CRESCE LA DIVERGENZA EUROPA/USA

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Si dice che quando l’economia reale soffre (ma non troppo) la grande finanza ci guadagna. Anche stavolta sembra stia andando così. Ma questo succede anche perché -se non arriva il putiferio- i profitti delle grandi imprese (quelle quotate ad esempio) continuano a crescere, man mano che esse consolidano le loro posizioni. Il caso “Deep Seek” può addirittura essere visto come un utile spauracchio nella direzione dell’efficienza gestionale e dello sgonfiamento della bolla speculativa tecnologica. Nessuna paura per le borse quindi, qualche scossone qua invece è assicurato!

 

I DAZI SONO GIÀ INIZIATI

Lo scorso Venerdì, a mercati chiusi in Europa, sono iniziate le “guerre commerciali“ di Donald Trump, e prima del previsto. I dazi del 25% per le importazioni da Canada e Messico, due tra i paesi più interconnessi con gli USA sono un segnale chiarissimo: si comincia con gli “amici” per poi rivolgersi agli altri. Un istante dopo i mercati dei cambi valute sono impazziti al riguardo del Peso Messicano e del Dollaro Canadese:

La morale però è che risulta piuttosto probabile che per l’Europa che esporta negli ”States” ci saranno forse altrettanti dazi. Non per nulla il cambio Euro/Dollaro, che negli ultimi giorni era leggermente risalito, ha subìto nelle ultime ore un assestamento (come si può leggere dal grafico qui sotto riportato):

TRUMP NON PERDE TEMPO

Sino a qualche giorno fa i mercati finanziari scommettevano su un approccio graduale del nuovo Presidente americano, il quale invece ha mostrato chiaramente di non voler perdere tempo, per raggiungere l’obiettivo che si è posto (quello di recuperare spazio negoziale nei confronti del resto del mondo). Lo scorso Venerdì sera i mercati finanziari tuttavia negli USA erano ancora aperti e, correttamente, all’annuncio Wall Street ha virato al ribasso. Cosa che ragionevolmente potrà accadere anche alle altre borse già lunedì mattina quando, a partire dal Giappone, le piazze finanziarie si risveglieranno agitate dal riposo del fine settimana.

Peraltro non è così scontato che le borse volgano davvero al ribasso (nel grafico sopra riportato si evince chiaramente una tendenza positiva per l’indice SP500).

LA BCE TAGLIA, LA FED NO

La Banca Centrale Europea ha proceduto con un nuovo taglio del costo del denaro e -per di più- una serie di indicatori europei (quali i consumi e la disoccupazione) fanno propendere per la possibilità che la medesima banca centrale possa proseguire con il taglio dei tassi d’interesse. Di seguito un grafico che riporta l’andamento del differenziale dei tassi:

I PROFITTI TRIMESTRALI CRESCONO ANCHE IN EUROPA

Come non bastasse, i profitti trimestrali annunciati sino ad oggi in Europa sembrano decisamente in rialzo, non soltanto per le imprese americane ma anche per quelle europee, a parte il caso Stellantis che pesa come un macigno. Si veda in proposito il grafico qui sotto che riguarda l’Europa:

IL CASO DEEP SEEK AIUTA A SGONFIARE LA BOLLA SPECULATIVA

Altro fattore che può far pensare ad una tendenza delle borse occidentali tutto sommato positive anche in futuro è il ridimensionamento in corso delle quotazioni delle grandi multinazionali tecnologiche americane, i multipli di valore delle quali preoccupano ancora quelli che temono uno scoppio improvviso della bolla speculativa che ne ha gonfiato sino a ieri le quotazioni. Nel grafico qui sotto possiamo osservarne la dinamica:


LA DIVERGENZA DELLE DUE ECONOMIE

La “spaccatura” degli andamenti tra le due sponde dell’Atlantico riguarda tuttavia soprattutto i dati macroeconomici: l’America continua la sua corsa verso una crescita impetuosa (nonostante la Federal Reserve abbia deciso di mantenere i tassi d’interesse al 4,25% cioè ben al di sopra a quelli europei, giunti con l’ultimo taglio al 2,75%) e, ovviamente, anche l’inflazione ne risente al rialzo.


IL COSTO DELL’ENERGIA METTE A RISCHIO DI INFLAZIONE ANCHE L’EUROPA

L’Europa negli ultimi giorni invece ha certificato un ultimo trimestre 2024 la cui crescita economica è stata pari a zero (con la Germania a -0,2% e la Francia a -0,1%) con l’inflazione che si è mantenuta in leggero ribasso, nonostante l’impetuosa crescita del costo dell’energia, come si può leggere dal grafico qui riportato (il primo relativo al solo gas naturale, il secondo al prezzo all’ingrosso dell’energia)

IL PREZZO DELL’ORO È SEMPRE STATO LA MISURA DELLA SVALUTAZIONE

In tema d’inflazione dei prezzi peraltro è difficile confidare soltanto sulle statistiche ufficiali. In molti casi la svalutazione monetaria è ben superiore all’incremento dei prezzi rilevato. In questi giorni è di nuovo al centro delle attenzioni il prezzo dell’oro, cresciuto nell’ultimo anno ben più di quanto si sarebbe potuto immaginare (circa il 40% come mostra il GRAFICO QUI SOTTO), soprattutto se si tiene conto del fatto che, nel lungo termine, esso rispecchia più o meno esattamente la svalutazione monetaria.

D’altra parte l’andamento riflessivo dell’economia europea parte da lontano: dalla scarsità di investimenti nell’innovazione tecnologica e dalla crisi (non ancora risolta) del comparto industriale dell’automobile, che ha investito sì principalmente la Germania ma di risulta anche tutti i piccoli fornitori dell’industria tedesca.

L’Europa inoltre si confronta con una dinamica dei salari non particolarmente favorevole, che deprime i consumi, come si può leggere nel grafico relativo alla FIDUCIA DEI CONSUMATORI IN U.E. :

L’Europa cioè riesce ad esprimere un’inflazione media dei prezzi in diminuzione nonostante l’esplosione del costo di energia e riscaldamento, anche grazie ad una dinamica riflessiva dei consumi. Non per niente l’andamento delle aspettative economiche degli analisti finanziari per il nostro paese resta ancora a Gennaio in territorio negativo.

MA QUANDO L’ECONOMIA NON TIRA, LA FINANZA GUADAGNA

Difficile tuttavia esprimere da queste considerazioni delle indicazioni per ciò che riguarda i mercati finanziari perché, come abbiamo più volte notato, l’andamento dell’economia reale e quello dei mercati finanziari sono quasi sempre disallineati, se non addirittura opposti. Questo potrebbe far pensare che le borse europee potrebbero anche proseguire la loro strada di crescita, spinte dal ribasso dei tassi d’interesse praticati dalla BCE, che tuttavia non corrisponde esattamente ad un ribasso del costo del denaro, come si può leggere dal GRAFICO qui sotto riportato:

D’altra parte questo in parte spiega l’andamento estremamente positivo dei conti delle principali banche italiane (quelle quotate). E’ vero che è soprattutto la giostra delle possibili aggregazioni a menare le danze, ma resta il fatto che le valutazioni aziendali non sarebbero così positive se i margini non fossero così ampi.

LE QUOTAZIONI DELLE BANCHE CONTINUANO A CORRERE

Ecco il GRAFICO riportato in proposito dal Sole 24 Ore dello scorso Sabato (esattamente in linea con quanto previsto su queste colonne la scorsa settimana):

 

 

Stefano di Tommaso