MERCATI FINANZIARI : CAOS CALMO

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Papa Francesco continuava a ripeterlo: la terza guerra mondiale è già iniziata! E in effetti non ci sono soltanto guerre in Medio Oriente ed Est Europa: una serie infinita di altri piccoli conflitti locali (come in Pakistan, Sudan, Libia, Algeria, ecc…) e rivoluzioni colorate (come quelle che rischiano di accendere guerre civili in Angola, Congo e Serbia) restano polveriere di un nuovo “disordine mondiale” che sembra disseminato ad arte per vendere più armi e riuscire a ritardare l’incedere inesorabile della storia verso un mondo multipolare nel quale le attuali potenze occidentali perdono influenza.

 

E il caos non regna soltanto nella geopolitica: sue vittime illustri sono anche le economie asiatiche colpite dai dazi imposti sulla Cina al 30%. Così come i nuovi rischi per il corretto svolgimento dei commerci internazionali, che possono derivare dal rialzo dei noli navali e delle assicurazioni di trasporto, dalla cavalcante svalutazione del Dollaro americano, dalla più o meno corrispondente ascesa del prezzo dell’oro, e dalla nuova volatilità dei prezzi di petrolio, gas, alcune derrate alimentari e di materie prime a volte essenziali per le nuove tecnologie (come ad esempio le terre rare).

I MERCATI SONO TORNATI A BRINDARE

A rigore di logica ciò dovrebbe far temere per la crescita economica globale e per la stabilità dei prezzi. Eppure al momento questo caos si manifesta in modo tranquillo, quasi ordinato e i mercati finanziari ne beneficiano. Gli investitori, che dovrebbero avere i nervi a fior di pelle e aver innestato da tempo la marcia ridotta per evitare i rischi più elevati, da quando è iniziato il cessate il fuoco” tra Israele e Iran, stanno invece puntando a nuovi massimi sulle borse occidentali come non esistesse un domani, travolgendo nel loro entusiasmo (oltre alle quotazioni dell’oro) anche i rendimenti dei titoli del Tesoro americano a lungo termine e le cripto valute. E ciò nonostante la FED si ostini a non abbassare i tassi d’interesse a breve termine!

Non solo ma da quando è “scoppiata” la pace (o meglio l’armistizio Israele-Iran) anche il prezzo del petrolio ne è rimasto vittima, crollando in pochi giorni a (quasi) i livelli precedenti all’attacco missilistico. La prima domanda che si pone chi osserva ciò che è accaduto nell’ultima settimana è: quanto può durare?


LA PACE NON È STATA RAGGIUNTA

Le tensioni tra Israele (e l’intero mondo occidentale) e Iran non si sono certo acquetate, nonostante il pesante intervento americano. Né sembra tramontata la “minaccia” nucleare di Teheran. Anzi il governo iraniano ha appena diffuso i suoi dubbi sulla capacità di Israele di continuare la pausa in corso e l’accaduto ha rinforzato i suoi legami con Cina e Russia. E focolai di nuovi conflitti sono dappertutto a partire dagli scontri di Gaza, dove cadono molte decine di vittime innocenti ogni giorno e dove la situazione rischia di esplodere a causa del possibile coalizzarsi del mondo arabo contro Gerusalemme. Dunque la pace in medio Oriente poggia su pilastri assai traballanti.


Ma non sono più solide le prospettive in Ucraina dove, fosse stato per Londra, Parigi e Berlino, le truppe europee sarebbero già state entrate in scontro diretto con quelle russe, dando vita ad una importante “escalation” del conflitto (teoricamente ancora possibile). Anche dal punto di vista strettamente finanziario i conti non tornano: con il metallo giallo cresciuto del 30% da inizio anno chi se la sente davvero di speculare su ulteriori incrementi di prezzo? E con le borse americane oggi di nuovo vicine ai massimi storici, chi se la sente di scommettere su ulteriori importanti incrementi dei listini?

Con il rischio che il cambio del Dollaro americano continui a perdere ancora il 20 o 30% i possibili guadagni in borsa potrebbero trasformarsi in perdita per gli investitori non americani.

E con lo spread ai minimi storici tra i Bund tedeschi e i BTP italiani ha davvero ancora senso puntare su qs ultimi dopo gli ulteriori ribassi dei loro rendimenti? Molti grandi strateghi dei mercati come Warren Buffet e Ray Dalio non lo pensano e scelgono di restare alla finestra. Ma ciò che al momento sta succedendo è il contrario: le borse corrono (spinte soprattutto dagli acquisti “retail”, complice la crescita della liquidità in circolazione e il costo implicito della svalutazione del restare liquidi. I mercati finanziari insomma sono tornati a scommettere sull’assenza di effetti pratici di tutti i pericoli sopra indicati, nei confronti dello sviluppo economico.


E’ scoppiata cioè la “pace trumpiana”! E tornando alla domanda che riecheggia sulla possibile sua durata, la vera risposta è che non lo sa nessuno. Ma forse quella domanda non interessa a nessuno. I mercati risentono molto più della liquidità che delle prospettive reali circa i profitti futuri. E nulla toglie a tale logica il fatto che la volatilità possa improvvisamente riprendersi all’occorrenza di nuovi episodi di guerra, che l’oro possa sinanco prosegua la sua corsa, che il Dollaro americano prosegua i suoi ribassi, che l’economia cinese scenda in ulteriore deflazione e che quella europea torni a una sorta di “decrescita felice”.

IL DOLLARO SCENDE MA I TASSI RESTANO ALTI

CI SARÀ ANCORA CAOS SUI MERCATI?

Il caos non è sparito (anzi!) ma si manifesta sui mercati in modo molto strano. Quasi invisibile si insinua tra i titoli azionari delle imprese a minor capitalizzazione (soprattutto quelli americani, colpiti dall’eccessivo livello dei tassi praticato dalla banca centrale americana), quelli del comparto immobiliare e sinanco tra alcune delle grandi società tecnologiche. Ma la rotazione dei portafogli resta in atto, la migrazione è continua, i capitali fuggono dall’America, anche se i listini nel complesso registrano incrementi di prezzo in tutto l’Occidente.

Fino al prossimo momento dí possibile panico i mercati sembrano destinati a correre ancora, sebbene non sia un gioco per deboli di cuore.

Stefano di Tommaso

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