I TASSI D’INTERESSE STANNO SCENDENDO

Le ultime rilevazioni potrebbero timidamente indicare una tendenza alla discesa dei tassi d’interesse da entrambe le sponde dell’Atlantico, cosa che alimenterebbe tanto una sana ripresa degli investimenti quanto nuovi possibili spunti per i listini delle borse valori. Ovviamente la volatilità che sta caratterizzando l’inizio del nuovo anno non aiuta a comprendere quanto ne sia concreta la speranza.

Il tasso d’interesse determina il costo di un prestito o il rendimento di un investimento. Quando esso aumenta il denaro in prestito diventa più costoso e scoraggia gli investimenti. Divengono meno attraenti le cedole fisse dei bond esistenti, facendoli scendere di prezzo. Così come aumenta il costo dei mutui, riducendo la domanda di case e quindi il loro prezzo. Tassi d’interesse maggiori in certe nazioni rendono più attraente investire nella loro divisa valutaria, provocandone un apprezzamento. Quando i tassi scendono, gli effetti sono invertiti.

 

I TASSI A LUNGO TERMINE CALANO ANCHE IN AMERICA

Negli USA i rendimenti impliciti dei Treasury Bond a 10 anni sono oggi molto più elevati che in Europa (e infatti il cambio del dollaro è decisamente salito) anche se la scorsa settimana sono discesi al 4,48%, in flessione rispetto al 4,57% del precedente venerdì (con una tendenza al ribasso, come si può notare dai tre massimi progressivamente decrescenti evidenziati nella linea superiore del grafico qui sotto riportato):

La linea rosa del grafico qui sopra (il prezzo del petrolio) mostra anch’essa una tendenziale riduzione e, se la discesa dell’oro nero dovesse proseguire al ribasso, anche i tassi potrebbero seguire. Come è possibile leggere dalle linee di tendenza delineate nel grafico sopra riportato, se l’andamento dei i tassi a lungo termine dovesse allinearsi (come è sempre stato negli ultimi anni) a quello del petrolio, potrebbero scendere al di sotto del 3%.

Però occorre ricordare che in America, con l’economia che corre e con la grande quantità di titoli del debito pubblico da rifinanziare, i tassi non possono scendere tanto quanto in Europa. E con i consumi che crescono e la disoccupazione tornata a scendere al 4%, i timori di ripresa dell’inflazione restano vivi. Anche per questo i futures delle quotazioni dell’oro restano attorno ai massimi storici a ridosso dei 2900 dollari l’oncia. La Federal Reserve Bank of America infatti ha già dichiarato che non taglierà i tassi (quelli che lei controlla, cioè i tassi a breve termine) per l’intero primo semestre del 2025. Lo stesso accade con il Bitcoin (oggi utilizzato spesso come bene-rifugio), giunto di nuovo a ridosso della soglia psicologica dei 100.000 dollari:

LE POLITICHE DI TRUMP POSSONO FAR BENE AI MERCATI

Tuttavia l‘amministrazione Trump non resta a guardare: l’aspettativa del mercato è che il nuovo presidente riuscirà a ottenere maggiori entrate fiscali derivanti dai dazi alle importazioni (il 10% già imposto alle merci in arrivo dalla Cina conta parecchio in America) e in parallelo le drastiche misure di taglio della spesa pubblica che Elon Musk ha promesso a Trump potranno avere un effetto calmieratore tanto sui redditi quanto sui consumi.

Se ciò accadesse allora è probabile che il calo dei tassi a lungo termine e la concretizzazione dei tagli alla spesa pubblica lascino spazio anche ad un taglio alle imposte e la cosa potrebbe evidentemente generare una buona boccata d’aria fresca per l’intero mercato finanziario. Poiché al momento Trump e Musk appaiono piuttosto credibili nel mantenere le loro promesse, gli investitori restano cautamente ottimisti e i listini azionari rimangono vicini ai loro massimi di sempre. La possibilità che i tassi a lungo termine scendano in America è infatti una buona notizia anche per il mercato obbligazionario, per il Tesoro e per la Borsa, dal momento che i flussi di cassa futuri che le società quotate promettono, vengono attualizzati al tasso dei Treasury.

E poi, qualora calasse ancora il prezzo del petrolio e sempre che non si manifestino altre spinte inflazionistiche, la Federal Reserve, non potrebbe rimanere ferma troppo a lungo. Come si può leggere nel grafico qui sotto riportato, la tendenza al ribasso dei tassi praticati dalle due principali banche centrali appare infatti soltanto appena iniziata:

L’EUROPA TAGLIERÀ ANCORA I TASSI

In Europa invece oggi non c’è alcuna crescita economica e l’erosione dei salari reali derivante dall’inflazione ha portato al ribasso consumi e investimenti. L’economia debole dell’Eurozona (a prescindere dal prezzo del petrolio) spinge dunque le aspettative relative all’inflazione verso una sua ulteriore riduzione al tasso-obiettivo del 2%. Questo giustifica l’attesa di ulteriori tagli dei tassi d’interesse da parte della Banca Centrale.

Ma la vera notizia positiva è che al momento anche a casa nostra i tassi a lungo termine sembrano muoversi in discesa, come mostra il grafico sotto riportato relativo ai tassi impliciti espressi dal mercato per il BTP a 10 anni:

Ovviamente il limite sotto al quale il tasso di sconto della BCE farà fatica a scendere è rappresentato dal cosiddetto “tasso neutrale”, cioè quel tasso di rifinanziamento degli intermediari finanziari che non rappresenta né uno stimolo né un freno all’inflazione o allo sviluppo dell’economia. Come si può vedere dal grafico qui sotto riportato, il mercato sconta altri tagli per i prossimi mesi ma comunque ipotizza un tasso minimo del 2% intorno a fine 2025, oltre il quale potrebbe anche risalire.

La Bce ha citato nuovamente lo scorso venerdì l’intervallo entro cui dovrebbe collocarsi il discusso “tasso neutrale”indicandolo in una forchetta compresa tra l’1,75% e il 2,25%. Il nuovo range, più ristretto rispetto a quello precedentemente indicato, potrebbe segnalare che c’è ancora spazio per due o tre nuovi tagli prima di raggiungere il livello di tassi in cui la politica monetaria non stimola né frena l’economia.

Ma l’utilità dell’indicatore è messa in dubbio dagli stessi esponenti della Bce, sostenendo che non tratta di uno strumento di politica monetaria, poiché non può essere misurata con precisione e i modelli che lo stimano comportano un “grado molto elevato” di incertezza. Negli ultimi mesi, il tasso neutrale è stato nei giorni scorsi al centro delle discussioni, poiché secondo diversi banchieri costituirebbe il prossimo obiettivo. Non per niente il consiglio Bce ha eliminato dal comunicato emesso lo scorso venerdì sui tassi, il riferimento al mantenere una politica monetaria “restrittiva”.

DOVE SI COLLOCHERÀ IL “TASSO NEUTRALE” ?

Il tasso neutrale è un concetto teorico, che risulterebbe determinato dall’incontro della domanda e dell’offerta di risparmio. Con i cambiamenti nell’economia globale legati alla decarbonizzazione, alla demografia e alla deglobalizzazione, possiamo osservare come si sia recentemente invertita la recente “congestione dei risparmi” ovvero l’eccesso di offerta di risparmio, che aveva contribuito alla discesa del tasso neutrale. Con la globalizzazione all’apice e la Cina che trasferiva i proventi della sua crescita delle esportazioni in Occidente, questi era inondato di risparmio.

Negli ultimi anni la maggiore produttività legata all’Intelligenza Artificiale ed investimenti nella transizione energetica sostenuti da sussidi statali potrebbero ulteriormente incrementare la domanda di risparmi/investimenti e portare ad un tasso neutrale più alto. È dunque un tasso convenzionale di equilibrio. È anche per questo che la sua definizione poggia non solo sulle decisioni contingenti delle Banche Centrali, ma anche su quelle attese dagli operatori per il futuro.

NONOSTANTE LA VOLATILITÀ LE BORSE POTREBBERO RESTARE TONICHE

La cosa interessante però è che la possibilità che i tassi d’interesse scendano ancora può adombrare quella che le quotazioni delle borse -nonostante siano vicine ai massimi storici- trovino una motivazione in più per crescere ancora o, quantomeno, restino elevate, per tutto l’anno in corso, sebbene la volatilità attesa dei corsi potrà forse risultare molto maggiore di quella dell’anno precedente (si veda il grafico qui riportato):

Di seguito invece il grafico che riporta l’andamento ancora positivo dell’indice MSCI relativo ai titoli azionari di tutto il mondo:

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 109 – sa 8 feb 2025

Operazioni in essere : nessuna

GOLD APR 25

Sta dimostrando grande forza.

Quando è scaduto la volta precedente il ciclo di tempo che ha interessato gennaio 2025, GOLD ha chiuso alto il mese caratterizzato dal segnale, lo ha ecceduto del 4 % il mese successivo e poi si è impantanato in un movimento laterale – negativo per circa due anni.

Ben comprendete quindi che il comportamento deve essere attentamente osservato quanto meno anche nel presente febbraio.

Il fatto oggettivo rimane comunque che GOLD, non solo è andato oltre il livello di 2790, che era la mia area di vendita, ma ha chiuso gennaio, mese di scadenza del segnale, sopra tale prezzo.

Su GOLD sto cercando una operazione strategica e, mediamente, un Mercato, per concedere di sfruttare poi un vero trend, richiede stop loss più ampi dello standard nella fase di apertura delle operazioni.

Dopo che GOLD CASH è salito fino a 2886, è impensabile attendere la rottura del minimo di gennaio ( 2614 ) per aprire un ribasso.

Lo stop loss da piazzare sopra 2886 sarebbe insostenibile.

SILVER MARZO 25

Sta assumendo sempre maggiore importanza il doppio minimo a 28,75.

Vedremo insieme se sarà utilizzabile prima come stop loss per un acquisto e, possibilmente, poi per una vendita in rottura.

SILVER è salito a 32,50 che era il livello minimo per analizzare una vendita.

Segnalo sin da ora che in marzo 2025 scadrà un ciclo temporale di medio – alto rilievo, soprattutto se si trattasse di un minimo che si manifestasse tra il top di marzo 2024 ( 25,77 ) e il top di febbraio 2024 ( 23,50 )

Sono livelli talmente lontani che, più che un auspicio, pare una provocazione.

Ma non è così.

DOW JONES INDU CASH

Siamo pienamente nel bimestre che attendevo da tempo per apertura di ribasso su DOW JONES

Senza fretta, visto che il segnale coinvolge gennaio, ma anche febbraio, cerco di vendere nelle prossime settimane sopra la trend line in essere dal lontano ott 2022 ( da 28660 )

Ho segnato in giallo l’area preferita di vendita.

Il doppio massimo di 45054 contro 45073 di dicembre prova a respingere questo treno in corsa.

Nella N. 108 avevo allegato anche un grafico mensile per evidenziare che in novembre, dicembre e gennaio ci sono stati tre massimi uguali ( 45071 – 45073 – 45054 ) e due minimi molto vicini ( 41647 TRUMP e 41845, più recente ) tanto che i 90 gg costituiscono un BLOCCO UNICO.

Febbraio, dal punto di vista ciclico, è la fine della spinta da ott 2022 ( 28660 citato molte volte ) e ott 2023 ( 32327, per me meno importante )

Vedremo insieme se la scadenza del tempo produce una inversione.

Purtroppo febbraio deve ancora svilupparsi e DOW JONES si trova già nel range tra 44000 e 45073 dove ho progettato di venderlo, ma ovviamente non è semplice, essendoci 20 gg di calendario e 15 gg di borsa aperta in cui gestire l’eventuale apertura dello short.

Segnalo inoltre che è il secondo lunedì che porta enorme volatilità.

Dopo l’effetto DEEPSEEK di lu 27.1, abbiamo avuto lu 3.2 un minimo marginalmente più basso a 43879 DJ CASH per i dazi annunciati nel week end a mercati chiusi, salvo poi risalire quasi a 45000.

I dazi erano ampiamente attesi, ma la certezza della loro introduzione ha avuto impatto, ad ora, da confermare nel tempo.

Da 13 sedute DOW JONES si muove tra 43900 e 45050, su e giù a stoppare qualsiasi iniziativa.

Sembra che voglia ipnotizzare in febbraio, per poi prendere un nuovo trend.

Immagino al ribasso, ma è pericoloso anticipare.

NASDAQ 100 CASH

Nulla di nuovo.

Mi è stato chiesto se anche NAS 100 sia caratterizzato da un segnale temporale in febbraio 2025.

Non mi risulta, mentre vi è stato in gennaio ( ma di rango ben inferiore a quello che caratterizza DOW JONES in gennaio – febbraio ) e ciò attribuisce un certo significato alla eventuale rottura di 20538 NAS 100 CASH, minimo di gennaio.

Quindi una vendita a rottura di 20538 potrebbe essere l’unico modo di vendere NAS 100 con un qualche fondamento, senza dover attendere il minimo di TRUMP a 19880.

NAS 100 è l’ indice sul quale incidono in misura estrema i titoli che nella realtà ( ancor più nell’immaginazione ) trovano nella connessione all’intelligenza artificiale ciò che rende sopportabili dei P/E d’affezione.

Solo un vago dubbio che gli oligopolisti U.S.A. possano trovare un competitor in Asia è bastato a generare cali del 5 – 10 e oltre %.

In febbraio immagino che sceglierò DJ per aprire uno short, ma da dicembre i due indici azionari hanno un comportamento insolitamente simile.

Leonardo Bodini




CRESCE LA DIVERGENZA EUROPA/USA

Si dice che quando l’economia reale soffre (ma non troppo) la grande finanza ci guadagna. Anche stavolta sembra stia andando così. Ma questo succede anche perché -se non arriva il putiferio- i profitti delle grandi imprese (quelle quotate ad esempio) continuano a crescere, man mano che esse consolidano le loro posizioni. Il caso “Deep Seek” può addirittura essere visto come un utile spauracchio nella direzione dell’efficienza gestionale e dello sgonfiamento della bolla speculativa tecnologica. Nessuna paura per le borse quindi, qualche scossone qua invece è assicurato!

 

I DAZI SONO GIÀ INIZIATI

Lo scorso Venerdì, a mercati chiusi in Europa, sono iniziate le “guerre commerciali“ di Donald Trump, e prima del previsto. I dazi del 25% per le importazioni da Canada e Messico, due tra i paesi più interconnessi con gli USA sono un segnale chiarissimo: si comincia con gli “amici” per poi rivolgersi agli altri. Un istante dopo i mercati dei cambi valute sono impazziti al riguardo del Peso Messicano e del Dollaro Canadese:

La morale però è che risulta piuttosto probabile che per l’Europa che esporta negli ”States” ci saranno forse altrettanti dazi. Non per nulla il cambio Euro/Dollaro, che negli ultimi giorni era leggermente risalito, ha subìto nelle ultime ore un assestamento (come si può leggere dal grafico qui sotto riportato):

TRUMP NON PERDE TEMPO

Sino a qualche giorno fa i mercati finanziari scommettevano su un approccio graduale del nuovo Presidente americano, il quale invece ha mostrato chiaramente di non voler perdere tempo, per raggiungere l’obiettivo che si è posto (quello di recuperare spazio negoziale nei confronti del resto del mondo). Lo scorso Venerdì sera i mercati finanziari tuttavia negli USA erano ancora aperti e, correttamente, all’annuncio Wall Street ha virato al ribasso. Cosa che ragionevolmente potrà accadere anche alle altre borse già lunedì mattina quando, a partire dal Giappone, le piazze finanziarie si risveglieranno agitate dal riposo del fine settimana.

Peraltro non è così scontato che le borse volgano davvero al ribasso (nel grafico sopra riportato si evince chiaramente una tendenza positiva per l’indice SP500).

LA BCE TAGLIA, LA FED NO

La Banca Centrale Europea ha proceduto con un nuovo taglio del costo del denaro e -per di più- una serie di indicatori europei (quali i consumi e la disoccupazione) fanno propendere per la possibilità che la medesima banca centrale possa proseguire con il taglio dei tassi d’interesse. Di seguito un grafico che riporta l’andamento del differenziale dei tassi:

I PROFITTI TRIMESTRALI CRESCONO ANCHE IN EUROPA

Come non bastasse, i profitti trimestrali annunciati sino ad oggi in Europa sembrano decisamente in rialzo, non soltanto per le imprese americane ma anche per quelle europee, a parte il caso Stellantis che pesa come un macigno. Si veda in proposito il grafico qui sotto che riguarda l’Europa:

IL CASO DEEP SEEK AIUTA A SGONFIARE LA BOLLA SPECULATIVA

Altro fattore che può far pensare ad una tendenza delle borse occidentali tutto sommato positive anche in futuro è il ridimensionamento in corso delle quotazioni delle grandi multinazionali tecnologiche americane, i multipli di valore delle quali preoccupano ancora quelli che temono uno scoppio improvviso della bolla speculativa che ne ha gonfiato sino a ieri le quotazioni. Nel grafico qui sotto possiamo osservarne la dinamica:


LA DIVERGENZA DELLE DUE ECONOMIE

La “spaccatura” degli andamenti tra le due sponde dell’Atlantico riguarda tuttavia soprattutto i dati macroeconomici: l’America continua la sua corsa verso una crescita impetuosa (nonostante la Federal Reserve abbia deciso di mantenere i tassi d’interesse al 4,25% cioè ben al di sopra a quelli europei, giunti con l’ultimo taglio al 2,75%) e, ovviamente, anche l’inflazione ne risente al rialzo.


IL COSTO DELL’ENERGIA METTE A RISCHIO DI INFLAZIONE ANCHE L’EUROPA

L’Europa negli ultimi giorni invece ha certificato un ultimo trimestre 2024 la cui crescita economica è stata pari a zero (con la Germania a -0,2% e la Francia a -0,1%) con l’inflazione che si è mantenuta in leggero ribasso, nonostante l’impetuosa crescita del costo dell’energia, come si può leggere dal grafico qui riportato (il primo relativo al solo gas naturale, il secondo al prezzo all’ingrosso dell’energia)

IL PREZZO DELL’ORO È SEMPRE STATO LA MISURA DELLA SVALUTAZIONE

In tema d’inflazione dei prezzi peraltro è difficile confidare soltanto sulle statistiche ufficiali. In molti casi la svalutazione monetaria è ben superiore all’incremento dei prezzi rilevato. In questi giorni è di nuovo al centro delle attenzioni il prezzo dell’oro, cresciuto nell’ultimo anno ben più di quanto si sarebbe potuto immaginare (circa il 40% come mostra il GRAFICO QUI SOTTO), soprattutto se si tiene conto del fatto che, nel lungo termine, esso rispecchia più o meno esattamente la svalutazione monetaria.

D’altra parte l’andamento riflessivo dell’economia europea parte da lontano: dalla scarsità di investimenti nell’innovazione tecnologica e dalla crisi (non ancora risolta) del comparto industriale dell’automobile, che ha investito sì principalmente la Germania ma di risulta anche tutti i piccoli fornitori dell’industria tedesca.

L’Europa inoltre si confronta con una dinamica dei salari non particolarmente favorevole, che deprime i consumi, come si può leggere nel grafico relativo alla FIDUCIA DEI CONSUMATORI IN U.E. :

L’Europa cioè riesce ad esprimere un’inflazione media dei prezzi in diminuzione nonostante l’esplosione del costo di energia e riscaldamento, anche grazie ad una dinamica riflessiva dei consumi. Non per niente l’andamento delle aspettative economiche degli analisti finanziari per il nostro paese resta ancora a Gennaio in territorio negativo.

MA QUANDO L’ECONOMIA NON TIRA, LA FINANZA GUADAGNA

Difficile tuttavia esprimere da queste considerazioni delle indicazioni per ciò che riguarda i mercati finanziari perché, come abbiamo più volte notato, l’andamento dell’economia reale e quello dei mercati finanziari sono quasi sempre disallineati, se non addirittura opposti. Questo potrebbe far pensare che le borse europee potrebbero anche proseguire la loro strada di crescita, spinte dal ribasso dei tassi d’interesse praticati dalla BCE, che tuttavia non corrisponde esattamente ad un ribasso del costo del denaro, come si può leggere dal GRAFICO qui sotto riportato:

D’altra parte questo in parte spiega l’andamento estremamente positivo dei conti delle principali banche italiane (quelle quotate). E’ vero che è soprattutto la giostra delle possibili aggregazioni a menare le danze, ma resta il fatto che le valutazioni aziendali non sarebbero così positive se i margini non fossero così ampi.

LE QUOTAZIONI DELLE BANCHE CONTINUANO A CORRERE

Ecco il GRAFICO riportato in proposito dal Sole 24 Ore dello scorso Sabato (esattamente in linea con quanto previsto su queste colonne la scorsa settimana):

 

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 108 – sab 1 feb 2025

 

Operazioni in essere : nessuna

Lu 27.1 venduto 1 APR MICRO GOLD a 2768 stoppato il 30.1 a 2832 con una perdita di ( 64 x 10 usd = 640 usd ) corrispondenti a 621 euro; sempre gio 30.1 venduto 1 APR MICRO GOLD a 2820 stoppato il 31.1 a 2860 con una perdita di ( 40 x 10 usd = 400 usd ) corrispondenti a 388 euro, in totale 1009 euro.

GOLD APR 25

GOLD richiede molte considerazioni.

Sta dimostrando grande forza.

Non solo è andato oltre il livello di 2790, che era la mia area di vendita, ma ha chiuso gennaio, mese di scadenza del segnale, sopra tale prezzo.

A livello di difficoltà del trading, sono successe due cose insolite.

Lu 27.1, nella confusione generata dalle notizie su DEEPSEEK, che ragionevolmente dovevano incidere solo sull’azionario legato alla intelligenza artificiale, GOLD ha accompagnato al ribasso gli indici azionari fino a 2730 cash ( il future aprile ha segnato 2746,8 quindi 16,8 usd in più, come d’abitudine ) rompendo il minimo dei 2 gg precedenti e quindi facendo scattare l’operazione short a 2768 APR GOLD.

Poi è sempre salito, spingendo fino a 2817 GOLD CASH, ma il future aprile si è completamente distaccato al rialzo, giungendo a 2862,9 e stoppando la vendita eseguita a 2820.

La differenza di ( 2862,9 – 2817 ) 45,9 usd non si era mai vista in questo periodo e non riesco ad immaginare la ragione, forse un eccesso di scoperto sulla scadenza apr 2025.

Basti pensare che il precedente ve 24.1 il top di GOLD CASH era stato 2785 e quello del future aprile fu 2808,10 – vale a dire 23,1 usd in più. Nella norma.

Su GOLD sto cercando una operazione strategica, che possa durare anche oltre 30 gg e, mediamente, un Mercato, per concedere di sfruttare poi un vero trend, richiede stop loss più ampi dello standard nella fase di apertura delle operazioni.

Salterò come sempre una settimana, usandola per osservare se è stata una trappola, oppure GOLD romperà il forte segnale di gennaio e volerà a più alti livelli.

La barra mensile di GOLD CASH è ampia ( 2614 – 2817 ) e quindi non posso di certo attendere la eventuale rottura del minimo per operare. Vedremo

SILVER MARZO 25

Resta valido quanto scrissi nella precedente :

SILVER dimostra una evidente minore forza relativa rispetto a GOLD, per la distanza ben maggiore dal top di 34,86 cash e per i top settimanali fortemente in calo.

Sta assumendo sempre maggiore importanza il doppio minimo a 28,75.

Vedremo insieme se sarà utilizzabile prima come stop loss per un acquisto e, possibilmente, poi per una vendita in rottura.

Serve prima che SILVER salga almeno tra 31,5 ( livello colorato in giallo ) e 32,50

Segnalo sin da ora che in marzo 2025 scadrà un ciclo temporale di medio – alto rilievo, soprattutto se si trattasse di un minimo che si manifestasse tra il top di marzo 2024 ( 25,77 ) e il top di febbraio 2024 ( 23,50 )

Sono livelli talmente lontani che, più che un auspicio, pare una provocazione.

Ma non è così.

DOW JONES INDU CASH

Siamo pienamente nel bimestre che attendevo da tempo per apertura di ribasso su DOW JONES

Senza fretta, visto che il segnale coinvolge gennaio, ma anche febbraio, cerco di vendere nelle prossime settimane sopra la trend line in essere dal lontano ott 2022 ( da 28660 )

Ho segnato in giallo l’area preferita di vendita.

La recente settimana 27 – 31 gen ha spinto DOW JONES fino a 45054, contro 45073 di dicembre.

Siamo quindi ben sopra 44000 cash, che era il requisito minimo per analizzare una possibilità di vendita.

Ha segnato un doppio massimo, tanto perfetto da dar fastidio.

Fuori dalle abitudini, ho allegato anche un grafico mensile per evidenziare che in novembre, dicembre e gennaio ci sono stati tre massimi uguali ( 45071 – 45073 – 45054 ) e due minimi molto vicini ( 41647 TRUMP e 41845, più recente ) tanto che i 90 gg costituiscono un BLOCCO UNICO.

Febbraio, dal punto di vista ciclico, è la fine della spinta da ott 2022 ( 28660 citato molte volte ) e ott 2023 ( 32327, per me meno importante )

Vedremo insieme se la mia analisi del tempo produce una inversione.

Purtroppo febbraio inizia solo ora e DOW JONES si trova già nel range tra 44000 e 45073 dove ho progettato di venderlo, ma ovviamente non è semplice, essendoci 28 gg di calendario e 20 gg di borsa aperta in cui gestire l’eventuale apertura dello short.

Segnalo che la settimana 27 – 31 gennaio appena trascorsa era la 120esima da 28660, ciclo di rilievo e quindi il top assume un maggior significato.

Segnalo inoltre che, complice l’effetto DEEPSEEK di lu 27.1, quel giorno DOW JONES ha aperto molto in basso, con un minimo, anche settimanale, a 44026 per poi volare su, con un outside rialzista.

Dopo questo evento esasperato DJ da merc 29.1 a ven 31.1 ha espresso tre outside in tre gg consecutivi.

L’ultimo ha toccato 45054 ( doppio massimo ) e poi è sceso tutto il giorno, rompendo il range dei tre gg precedenti.

Significato : DJ ha stoppato qualsiasi posizione legata a barre giornaliere, al rialzo e al ribasso, a giorni alterni.

Cercherò una figura grafica che consenta di avere uno stop loss contenuto, ma non escludo di attendere la rottura di 44026.

NASDAQ 100 CASH

L’effetto DEEPSEEK ovviamente è stato ben più forte su NAS 100, indice sul quale incidono in misura estrema i titoli che nella realtà ( ancor più nell’immaginazione ) trovano nella connessione all’intelligenza artificiale ciò che rende sopportabili dei P/E d’affezione.

Solo un vago dubbio che gli oligopolisti U.S.A. possano trovare un competitor in Asia è bastato a generare cali del 5 – 10 e oltre %.

In febbraio immagino che sceglierò DJ per aprire uno short, ma da dicembre i due indici azionari hanno un comportamento insolitamente simile.

Leonardo Bodini