GEOPOLITICA E INCOGNITE DI FINE ANNO

La caduta di Assad in Siria si aggiunge ai numerosi focolai di guerra e di rivolta sociale potenzialmente destabilizzanti (del Medio Oriente e non solo: in Ucraina, in Georgia, in Corea, in Romania, ecc…) e apre ulteriore incertezza negli scenari geopolitici internazionali, ma fino ad oggi i mercati della finanza globalizzata non si sono scomposti, anzi! Hanno battuto ogni precedente record e rischiano di continuare a farlo, sebbene in una situazione di crescente rischio di possibili scossoni e sorprese, mentre l’economia reale continua ad veder crescere i distinguo tra zone geografiche, comparti industriali e dimensioni aziendali.

 


L’EUROPA NEL DISORDINE POLITICO-SOCIALE E SENZA UNA VERA GUIDA

Anche In Germania e in Francia sono in corso delle crisi di Governo e delle proteste popolari. E gli echi di quei tafferugli rischiano di coinvolgere la sopravvivenza stessa della Commissione Europea e il parlamento di Bruxelles, cioè l’integrità dell’Unione Europea. Ma ce n’è ben donde! Sorgono perciò molti dubbi sulla stabilità prospettica dei mercati finanziari europei. Invece questi ultimi paiono seguire pedissequamente Wall Street con un appetito per il rischio che appare difficilmente spiegabile secondo razionalità.

È pur vero che ci si attende che la banca centrale europea continui ad abbassare i tassi d’interesse, ma tutti sanno che, non essendo la frenesia dei consumi ad aver provocato l’inflazione, non sarà il denaro a buon mercato a suscitare una ripresa, a meno di non allentare i vincoli del Patto di Stabilità e i cordoni della borsa delle politiche monetarie, cosa che difficilmente avverrà a causa della contrarietà dei membri “nordici” dell’Unione.

I RISCHI GEOPOLITICI E LA COMPIACENZA DEI MERCATI

Un segnale inequivocabile dell’eccessiva compiacenza e dell’ingiustificata fiducia negli utili futuri che gli investitori ripongono nei mercati borsistici è la misura della loro ”volatilità” (cioè della variabilità delle loro quotazioni): oggi eccessivamente bassa e vicina ai minimi storici di sempre. Una volatilità che, statisticamente, non potra che tornare a rimbalzare verso la sua media di lungo periodo.


I mercati finanziari tendono a ignorare i disordini geopolitici (almeno in un primo momento) perché i loro esiti non sono mai certi e per la difficoltà di valutarne le conseguenze. L’ esempio che viene spesso portato a controprova riguarda il prezzo del petrolio dopo p’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023: ha raggiunto il suo picco massimo il giorno prima ma con l’innesco del conflitto allargato che ha investito l’intero Medio Oriente il petrolio non ha proseguito la sua corsa. Anzi: oggi è sceso al di sotto della soglia psicologica dei 70 dollari al barile.

Qualche economista fa invece notare che i mercati hanno reagito in modo consistente all’elezione di Donald Trump perché in tal caso appariva piuttosto chiaramente quali ne potevano essere gli esiti. Laddove cioè questi ultimi non sono certi (e -fattore essenziale- la liquidità è abbondante) i mercati tendono a ignorare i rischi geopolitici.

LA FAME DI ENERGIA DOVREBBE PORTARE AD UN RIALZO DEL SUO PREZZO

Oggigiorno ad esempio si profila all’orizzonte un rischio deciso di incremento delle esigenze di energia nel mondo, sia a motivo del fatto che ancora 3 miliardi di persone povere sul pianeta consumano a testa in media meno energia di quanto ne assorbe il nostro frigorifero di casa; ma anche perché i nuovi super-calcolatori necessari per far “girare” i software dell’intelligenza artificiale assorbono molta più energia di quelli che non la usano e ne assorbiranno ancora di più in futuro, mentre le esigenze globali di “de-carbonizzazione” costringeranno le nazioni a porre degli ovvi limiti all’utilizzo di elettricità derivante dal bruciare combustibili di origine fossile.


La conseguenza lampante sarà il probabile rincaro del costo dell’energia, per il semplice fatto che la sua domanda sembra destinata a superarne l’offerta. Ma oggi neanche questo sta accadendo e nessuno sa quando esattamente questo potrà succedere, con il rischio che quando avverrà , possa farlo all’improvviso, ravvivando l’inflazione dei prezzi.

 I MERCATI FINANZIARI SEGNANO NUOVI RECORD

Da molti mesi poi, anche a causa del fatto che i mercati finanziari viaggiano da tempo sui massimi e, anzi, segnano nuovi record, gli investitori hanno cercato di diversificare le loro scommesse tra numerosi beni-rifugio quali l’oro, le criptovalute, le public utilities e sono tornati a investire pesantemente sui titoli del reddito fisso. Sinanco i contratti sul cambio del Dollaro americano e sui prezzi delle risorse naturali ne sono stati investiti. Ma oggi tutti questi mercati sembrano saturi ed è divenuto sempre più difficile decidere “quali pesci pigliare”!

Sino ad oggi quindi l’unico vero investimento che ha avuto senso fare (anche per i redditi in grado di generare) è stato quello dei titoli azionari delle imprese più capitalizzati e più tecnologiche del pianeta, anche per il fatto che sono state soprattutto queste ultime che hanno incrementato i profitti negli ultimi tempi. Il problema è che la maggior parte delle multinazionali tecnologiche è di nazionalità americana (seppur con qualche eccezione). Questo ci riporta, in modo circolare, a riflettere sull’eccesso di ottimismo che i mercati borsistici hanno mostrato sui profitti che verranno generati non soltanto oggi, ma anche nel prossimo futuro.

IL TRAINO DELL’A.I. E GLI ANALISTI FINANZIARI

L’ottimismo generale viene anche avallato dai grandi soloni del mercato, quali gli economisti e gli analisti delle principali banche d’affari, delle banche centrali e delle principali case d’investimento. La maggioranza di essi continua a scommettere sul traino che potrà discendere dalle nuove applicazioni dell’intelligenza artificiale, praticamente in ogni settore dell’attività umana, dall’industria ai trasporti, al commercio e ai servizi. Se anche questo sarà vero nel lungo termine, gli unici profitti che sono stati generati fino ad oggi dall’A.I. riguardano colò che hanno venduto a caro prezzo i componenti necessari a chi continua ad investirci senza ancora trarre alcun profitto.

IL REDDITO FISSO E LA SOSTENIBILITÀ DEI DEBITI PUBBLICI

Al tempo stesso anche sui titoli a reddito fisso c’è oggi molto ottimismo, nonostante il fatto che i debiti pubblici occidentali continuano ad espandersi e che la loro sostenibilità complessiva non sia mai stata così a rischio come oggi. Sembrava che il mercato se ne fosse accorto chiedendo per i titoli pubblici rendimenti crescenti, ma poi è arrivato il “cigno nero” dell’elezione di Trump, che ha riportato fiducia nella possibilità della sua futura amministrazione di ridurre il disavanzo del governo federale dunque di rendere più “sostenibili” i debiti esistenti.

Anche se altri osservatori fanno notare che le intenzioni di Trump di introdurre sanzioni e dazi su buona parte dell’interscambio commerciale globale e quella di bloccare i flussi migratori irregolari possano rischiare di provocare nuova inflazione dei prezzi. Ma persino l’inflazione può avere un risvolto positivo se gli occhi per osservarla sono quelli degli ottimisti: essa erode il peso relativo del debito, soprattutto se -come sembra- dovesse accompagnarsi ad una situazione in cui i tassi d’interesse non torneranno a crescere.

IL FATTORE “LIQUIDITÀ” CONTA PIÙ DELL’ A.I.

Ovviamente molto dell’ottimismo dei mercati tende a dipendere non poco dall’evoluzione della liquidità che viene immessa dalle banche centrali sui mercati finanziari o che si accresce in conseguenza degli afflussi dall’estero di capitali. Non per nulla i “multipli del reddito” alla base delle valutazioni espresse sui mercati americani appaiono decisamente superiori a quelli dell’Europa e di molti Paesi Emergenti: la banca centrale americana ha immesso sul mercato molta più liquidità di quanto abbia fatto quella europea ma soprattutto i mercati finanziari americani hanno drenato dal resto del mondo molta più liquidità di quelli europei.

IL DILEMMA DEI MERCATI: CONTINUERANNO A CORRERE?

Oggi però resta più che mai senza risposta il dilemma dei mercati finanziari occidentali: continueranno ancora a salire di valore oppure si fermeranno? La risposta non è ovvia (sarebbe facile poter dire: attenzione! Quando le quotazioni crescono troppo poi esse arrivano a precipitare) perché l’economia globale non appare surriscaldata, anzi: rischia di rallentare.

Sinanco in Asia la situazione appare fluida. In Cina, ad esempio: apparentemente l’economia continua a crescere del 5% annuo ma in realtà i consumi interni sembrano languire e i valori immobiliari mostrano una discesa, cosa che fa pensare che lo sviluppo del Prodotto Interno Lordo sia determinato a tavolino principalmente dalle politiche fiscali governative decisamente espansive (e che quindi sostanzialmente non riguardi la gente comune).

L’Europa poi sembra essere entrata in un tunnel che la porta a prevedere per i prossimi anni una crescita economica nulla o assai ridotta. Per non parlare delle numerose economie minori del pianeta, devastate dai conflitti bellici locali, i quali tutti insieme hanno sino ad oggi congiurato per una domanda di materie prime ed energie inferiore alla loro offerta, e dunque un contenimento dei prezzi dei mezzi di produzione e della loro inflazione.

I VALORI FINANZIARI POTREBBERO PROSEGUIRE LA LORO CORSA

Se l’economia globale dovesse dunque continuare a crescere senza ”riscaldarsi” troppo nè subire guerre o crisi di sistema allora, data la crescente “polarizzazione” della ricchezza in poche mani sempre più potenti, i valori espressi dai mercati finanziari potrebbero proseguire la loro corsa, soprattutto perché molto dello,sviluppo economico dipenderà dalle nuove tecnologie, che sono inequivocabilmente controllate dalle medesime mani.

Se viceversa per qualche motivo la liquidità globale dovesse iniziare a scarseggiare ovvero dovesse innescare un processo a spirale di rialzo dei prezzi, allora sarebbe più probabile un deciso ridimensionamento dei valori segnati dai mercati mobiliari.

Potrebbe anche succedere che la prosecuzione dell’attuale “bonanza” sui mercati avvenga quasi esclusivamente per le grandi multinazionali e i colossi quotati sui mercati americani, accentuando così il divario di valutazioni con l’Europa e i Paesi Emergenti, ivi compresi quelli più importanti dell’Estremo Oriente. Una situazione che potrebbe essere esasperata dalla forza del Dollaro americano sui cambi con le altre valute.

Anzi, quest’ultimo (il Dollaro forte ancora per un po’ di tempo) è probabilmente lo scenario ”mediano”, cioè quello con maggiori chances di verificarsi. Resta tuttavia importante restare vigili sui grandi cambiamenti in corso durante quest’ultimo scorcio dell’anno 2024, perché essi rischiano di mutare radicalmente il contesto competitivo e di contorno di quasi tutte le imprese.

L’INFLUENZA CRESCENTE DELLE TECNOLOGIE

Parliamo cioè dei progressi tecnologici che potranno essere indotti dalla progressiva digitalizzazione di quasi tutte le attività umane, della progressiva “smaterializzazione” dei consumi e degli investimenti. Parliamo della possibilità che il costo dell’energia torni ad essere protagonista nel prossimo futuro, anche a causa del fatto che la crescita della sua domanda sembra avviata ad eccederne l’offerta, e della possibilità conseguente al possibile rincaro dell’energia che l’inflazione, pur strisciante, continui a resistere ancora a lungo e ad erodere i piccoli risparmi per favorire il grande capitale.

Parliamo anche della possibilità che la congiuntura oggi prevedibile arrivi a provocare ulteriori ondate di aggregazione tra aziende di tutte le dimensioni per giungere a dominare i singoli mercati di sbocco (penalizzando ulteriormente la piccola dimensione del business e lasciando poco spazio alle imprese davvero innovative). Come pure parliamo del fatto che questa situazione così “estrema” non possa che incrementare la frattura tra i Paesi OCSE e quelli emergenti, in particolare i BRICS.

I POSSIBILI “VINCITORI” DELLA GUERRA DELLE TECNOLOGIE

Difficile gettare lo sguardo ancora oltre, ma le conseguenze a livello dei singoli compartí industriali dei sommovimenti di fondo potrebbero essere travolgenti anche qualora non arrivi sui mercati finanziari alcuno “shock” e non si verifichi alcun conflitto militare di grandi proporzioni. La diffusione di strumenti di interconnessione sempre più efficienti potrà poi aiutare la gente a collaborare da ogni parte del pianeta, a prescindere dai “distretti” produttivi e dalle città e nazioni di appartenenza. Una fattispecie socio-culturale che potrebbe favorire non poco le economie maggiori del pianeta e quelle con i mercati finanziari più sviluppati, nonché far incrementare la spesa militare globale e gli investimenti nelle nuove tecnologie.


Ovviamente l’affermarsi di nuove forme di “dominanza” diverse da quelle strettamente geo-politiche e macro-economiche imporrà un probabile ripensamento dei sistemi informativi e della difesa, di quelli di polizia e di controllo socio-politico. Auspicabilmente imporrà al mondo di tornare a tornare a combattere l’eccessiva concentrazione del potere finanziario in poche mani, ma a costo di dure battaglie in tutte le direzioni possibili. Ma potrebbero anche aprirsi scenari distopici simili a quelli evocati in romanzi come “1984” di George Orwell, così come potrebbero viceversa affermarsi comunità locali migliori delle altre che lotteranno a livello di marketing territoriale e infrastrutture pubbliche per accaparrarsi risorse e cervelli.

Scenari molto diversi tra loro sembrano oggi quindi tutti possibili. E potrebbero orientare non poco l’andamento dei mercati finanziari, molti dei quali probabilmente però nel breve periodo è possibile che tenderanno a frammentarsi e a de-sincronizzarsi geograficamente e per i diversi settori economici. La qual cosa tuttavia è storicamente sempre stata fortemente negativa per la salute delle borse valori e dunque non costituisce un buon presagio per l’avvio del prossimo anno.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 103 – sab 14 dic 2024

 

Operazioni in essere : nessuna

– merc 27.11 comperato a 30,5 1 MARZO MICRO SILVER FUT
– e lu 9.12 comperato a 32,2 1 MARZO MICRO SILVER FUT , entrambi chiusi in stop gio 12.12 a 31,20.

Il primo ha dato un utile di 0,7 usd x 1000 once = 700 usd; il secondo ha dato una perdita di 1 usd x 1000 once = 1000 usd.

In totale la perdita è di usd 300 pari a euro 285.

GOLD FEB 25

Avevo scritto :
“………………….Nella settimana 2 – 6 dic il range ( 2657 – 2613 cash ) è piccolo, inferiore al range giornaliero di lu 25.11, che era l’inizio delle due settimane di segnale temporale e questa settimana di “NON EVENTO” denota grande incertezza, comunque con chiusura ben sotto il range attenzionato di 2650 – 2670.

E quindi cosa farò ?

Cerco di immaginare cosa farebbe un Mercato dispettoso : salirebbe sopra il top di 2657, per poi scendere in outside settimanale ribassista sotto 2613 ( 2 – 6 dic ) ma soprattutto sotto 2605 ( bottom del 25 – 29 nov, che costituiva il pull back sul livello molto importante di 2603 ), che fu il minimo delle due settimane interessate dal segnale di tempo.

Il massimo dei massimi sarebbe una salita intorno alla parte alta del range ( 2670 ) con successiva caduta.

Illusione …………..e smentita.

Troppo comodo per me ( ci proverei con inversione giornaliera dopo aver toccato circa 2670 ) , ma poco probabile.”

GOLD ha fatto anche di peggio, rispetto alla dinamica, contorta, che avevo prospettato.

E’ salito da lunedì a mercoledì di 90 usd ( tre barre grandi, dopo una laterale di 50 usd in 9 gg ) e, alle parole di C. Lagarde, ha riperso tutto, senza però avvicinare il livello di 2603 – 2605.

Si trova ora ai prezzi di una settimana orsono, ma dopo una volatilità devastante per tutti, compratori e venditori.

Serve una rianalisi, ma sin da ora anticipo che una eventuale mia vendita probabilmente non attenderà più l’area di doppio massimo assoluto intorno a 2790.

Una vendita in forza potrebbe essere piazzata intorno a 2726 GOLD CASH, il massimo relativo segnato gio 12.12 , nei minuti precedenti alle parole della presidente BCE.

SILVER MARZO 25

Dopo aver alzato a 31,20 lo stop loss per la posizione in essere di 1 MARZO MICRO SILVER FUT comprato a 30,50 , la Lettera N. 102 aveva comperato 1 MARZO MICRO SILVER FUT in rottura di 32,20 marzo future, sempre con stop loss a 31,20 – specificando che, da lu 9.12, se il future marzo fosse salito in area 33,50 avrei alzato ogni giorno lo stop loss sotto il minimo di ogni giorno precedente.

Il Mercato, fastidioso, sembra aver letto la Lettera : tra lu 9 e gio 12 è salito fino a 33,33 usd MARZO FUT ( ante Lagarde ) senza raggiungere 33,50 e poi è crollato, senza che la Lettera ( non aggiornabile nella settimana ) potesse alzare lo stop loss.

In realtà 33,33 è vicino all’area 33,50 ma questa Lettera deve essere trasparente, meglio ancora cristallina e quindi devo penalizzare gli esiti, quando essi non siano incontrovertibili.

Così è per la mia natura e per lo scopo ultimo di questa Lettera.

Con i miei quattrini, potendo intervenire in qualsiasi istante, poiché già lu 9.12 SILVER MARZO era esploso fino a 32,95 – dopo l’acquisto in rottura del livello di 32,2 – il giorno successivo alzai lo stop a 32,2 vale a dire in pari con il secondo acquisto e così inalterato rimase l’ordine fino all’eseguito di ve 13.12; tale modifica infra settimanale ha dato un utile di ( 32,2 meno 30,5 = 1700 usd ) sul primo acquisto e zero sul secondo acquisto.

Mi dispiaccio per la Lettera e incamero il profitto.

DOW JONES INDU CASH

Nella settimana 2 – 6 dic in cui vi era un ciclo temporale di medio – alto significato DJ ha ritoccato il massimo storico da 45071 a 45073 cash, senza trend.

L’unica operatività consentita era una vendita in rottura del minimo di tale settimana pari a 44574 DJ CASH, ma, dopo un range settimanale limitato all’ 1 %, poiché non ho una buona statistica per i casi in cui la barra rotta è di dimensione insignificante, avevo preferito, salvo l’eventualità di un outside settimanale ribassista, stare a guardare.

DJ è sceso per 7 gg consecutivi, nei quali tanto i massimi che i minimi sono stati decrescenti.

Osservate le 7 candele nere del grafico giornaliero allegato.

Nessun inside, nessun outside.

Questa discesa senza pentimenti appare già lunga e potrebbe essere vicino un rimbalzo, ma non vedo uno stop loss per proteggere l’eventuale acquisto e quindi devo attendere un avvicinamento al top assoluto di 45073 per una vendita.

Siamo lontani, si attende.

La prossima operatività sarà sul future marzo ( il fut dicembre scadrà ve 20.12 , anche per NAS 100 )

NASDAQ 100 CASH

Sale con forza e il grafico settimanale indica che l’unica candela nera di grande dimensione ( 21182 meno 20315 = 867 ) dai primi gg di settembre è stata la settimana 11 – 15 novembre.

Quindi un segnale di notevole rilievo ciclico è riuscito a frenare questo treno in corsa per due sole settimane, due attività sono consentite :

– comprare sulla fiducia oppure
– stare a vedere.

Scelgo la seconda.

La Lettera ritornerà martedì 7 gennaio 2025.

Auguri a tutti i lettori.

Leonardo Bodini

 




LA FINANZA DIVERGE DALL’ECONOMIA REALE

Perché le borse sono euforiche mentre l’economia arranca? Succede persino in Europa, dove l’orizzonte appare piuttosto tetro e la crisi del settore automobilistico influenza l’andamento anche del resto dell’industria manifatturiera. Ma le borse di tutto il mondo non potrebbero esprimere più ottimismo (sin troppo, forse). E la motivazione sta tutta nella progressiva concentrazione delle ricchezze in poche mani, con il rischio che anche le tecnologie ne dipendano fortemente.

 


L’ECCEZIONALISMO AMERICANO

Nelle ultime settimane si è parlato a lungo dell’eccezionalismo americano (una definizione che addirittura risale a Alexis de Tocqueville ne: “La Democrazia in America” del 1831) a proposito del fatto che, dopo la vittoria del nuovo Presidente Eletto, i mercati finanziari si sono ri-focalizzati sulle prospettive americane di crescita economica legata ai fattori produttivi, alla produttività, al progresso tecnologico, all’utilizzo del capitale, alla ricerca. Tutti elementi che -oggettivamente- sono incoraggiati ed esaltati nel loro “sistema industriale” e che lo saranno ancora di più con un’Amministrazione Trump giudicata fortemente “pro-business”.

L’America può effettivamente vantare un’economia che resta molto solida e funge da traino per il resto del mondo, consentendo all’economia globale di non rallentare troppo. Ma soprattutto investe sulle tecnologie che potranno trainare la crescita anche nel medio-lungo termine e che, alimentando i redditi disponibili, mantengono tonici anche i consumi. Un sottoprodotto di tale situazione è peraltro una dinamica che non si arresta dell’inflazione dei prezzi (soprattutto nel settore dei servizi) che dunque contribuisce a tenere relativamente elevati i tassi d’interesse, quantomeno rispetto a ciò che si era visto sino al biennio precedente. Una situazione questa che impedisce alle banche centrali di calare troppo i tassi d’interesse e lascia buoni margini anche al sistema bancario e finanziario.

LA CONGIUNTURA INTERNAZIONALE RESTA FAVOREVOLE

Ha poi contribuito a mantenere tonico lo sviluppo economico globale la mancata impennata del prezzo del petrolio, che avrebbe potuto scatenare una seconda ondata di inflazione (che avrebbe di nuovo ucciso le retribuzioni “reali”) e che invece, evidentemente, non si è verificata.


LE BORSE AGGIUNGONO NUOVI RECORD

E il risultato di questo quadro positivo lo si è percepito soprattutto sui mercati finanziari: non soltanto l’indice principale di borsa di Wall Street (lo Standard & Poor 500) è giunto a nuovi massimi, guadagnando quasi il 28% da inizio anno, ma si sono ripresi anche i titoli azionari delle imprese “minori” (cioè quelli ricompresi nell’indice Russell 2000), nonché le criptovalute e, insospettabilmente, sinanco i titoli di stato, le cui quotazioni fino a prima delle elezioni presidenziali erano in discesa con il rischio che il costo del debito pubblico crescesse oltre ogni sostenibilità.

Gli investitori dunque sono stati entusiasti delle prospettive e hanno fatto affluire (anche dall’estero) notevoli quantità di denaro sui mercati. Si veda in proposito il grafico qui riportato, dal quale si evince una tendenza positiva dei flussi di capitale nei confronti dei mercati americani che si è soltanto incrementata, ma che partiva da molto tempo addietro:


L’ECCEZIONALISMO DELLE BORSE NON È SOLO AMERICANO

Ma l’ “eccezione” americana tuttavia non ha riguardato soltanto i mercati finanziari d’oltreoceano bensì -in misura più moderata- anche le borse europee, che hanno messo a segno delle insospettate performances. Perché “insospettate”? Principalmente perché si è sviluppata, del tutto parallelamente, una profonda crisi del sistema industriale continentale, che rischia di generare una riduzione generalizzata dei redditi reali e dunque anche una minor dinamica dei consumi individuali. Le borse europee cioè si sono mosse in totale dissonanza con l’economia reale, danneggiata soprattutto dalla crisi europea del settore ”auto”.

LA CRISI DEL SETTORE AUTO

Non per niente l’indice azionario del settore automotive è il peggiore in Europa da inizio anno e perde quasi il 14%. La crisi è conclamata. Si manifesta con la chiusura delle fabbriche, a partire dalla Germania, dove i dipendenti di Volkswagen scioperano ad oltranza. E porta a scossoni nei vertici delle principali case automobilistiche europee. Le dimissioni di Tavares, AD di Stellantis, arrivano qualche mese prima della fine del suo mandato. Ma la pressione è visibile anche in Borsa, dove gli investitori non vedono prospettive di risultato e strategie credibili per la ripresa.

La divaricazione tra l’andamento dell’economia “di carta” (quella dei mercati finanziari) e quella “reale” delle fabbriche, dei servizi e dell’occupazione in Europa non potrebbe essere più marcata. Alla Borsa di Milano ’indice azionario Ftse Mib è stato il più brillante in Europa nell’ultima settimana, grazie al rimbalzo dopo qualche temporanea presa di profitto. Eppure negli ultimi giorni non sono arrivate buone notizie per l’economia italiana. Anzi! Lo spettro dei licenziamenti a catena provocato dall’ indotto dell’industria automobilistica provoca tensioni sociali e riduzioni dei consumi.

Ma mentre chi sta peggio in Europa sembra proprio essere la Germania, addirittura l’indice principale della Borsa di Francoforte (il DAX) tocca nuovi record. Da inizio anno sale del 21,7%:

E, sebbene l’Ocse abbia ridotto le stime ma prevede ancora una crescita a +0,5% per il 2024 e a +0,9% per il 2025 (a Settembre le previsioni erano per un aumento del Pil dello 0,8% per quest’anno) in Germania, a Ottobre, la produzione industriale è diminuita a sorpresa dell’1% su base mensile e del 4,5% su base annua. Sempre a ottobre, gli ordini al settore manifatturiero sono calati dell’1,5%. Un pessimo inizio per l’ultimo trimestre dell’anno, per il quale si prepara una nuova flessione del Pil, dopo quella del 2023. Non si intravede ancora la fine della caduta industriale per la Germania. Quasi ogni giorno arrivano notizie di aziende del settore manifatturiero che costituisce il 20% del Prodotto Interno Lordo tedesco e che prepara inevitabili nuovi tagli dei posti di lavoro, trascinando buona parte del suo indotto in Italia e in altri Paesi europei.

IL PARADOSSO DELLE BORSE EUROPEE

A casa nostra l’Istat ha annuncia una diminuzione della crescita del prodotto interno lordo rispetto alla stima precedente e ha tagliato le aspettative per il 2024 di mezzo punto percentuale (a +0,5%) e dello 0,3% per il 2025, da +1,1% a +0,8 per cento, ma si tratta di convenzioni statistiche basate su ipotesi standard: nessun osservatore si attende davvero una crescita nel 2025 per l’Italia.

Allora quello delle borse europee è un paradosso? Solo apparentemente: la ragione è che le aziende dell’indice Dax fatturano in gran parte fuori dalla Germania e che lo stesso indice è concentrato su pochi titoli molto pesanti e ben performanti in Borsa. Insomma: la Borsa di Francoforte, o meglio il suo principale indice, non ha molta attinenza con la realtà del Paese. Le aziende incluse nell’indice Dax producono infatti l’84% dei ricavi fuori dai confini tedeschi.

in media questi gruppi dovrebbero aumentare gli utili del 12,90% nel 2025 secondo le stime degli analisti censiti da Bloomberg.

LA CONCENTRAZIONE DEI LISTINI DI BORSA SU POCHI GRANDI TITOLI

Altro fattore rilevante è il peso delle prime 4 aziende tedesche sull’indice: oltre il 40%. Tutti parlano delle magnifiche 7 Big Tech che guidano sui massimi la Borsa di New York, ma altrettanto rilevante è la concentrazione di quella tedesca. Sap, multinazionale dei software gestionali, da sola pesa per il 16,7% nell’indice e da inizio anno le sue azioni sono cresciute del 73%. Le azioni Siemens (che nell’indice pesa per il 9,94%), da inizio anno guadagnano il 14%. I titoli Allianz (che da sola fa l’8,1%) da Gennaio sono saliti in Borsa del 24,6% e quelli di Deutsche Telekom (che pesa per il 7,5%) del 40,6%. La Borsa di Milano è molto concentrata sulle banche e la performance degli ultimi anni di Piazza Affari è stata sostenuta proprio dai loro noti “extra-profitti”.


Dunque, esattamente come Wall Street è concentrata sulle “Big Tech” la spiegazione è spesso che tra le Borse e le realtà economiche di ciascun Paese c’è un enorme divario. Le prime riflettono le prospettive di creazione di valore per le imprese che vi sono quotate, spesso le maggiori, mentre il tessuto industriale dí ciascuna nazione riflette in buona parte le piccole e medie imprese, soprattutto in Italia dov’è queste ultime sono di gran lunga prevalenti.

ANCHE LE ASPETTATIVE PER IL FUTURO DIVERGONO

Questo è anche il principio motivo per il quale gli analisti restano ottimisti nel medio termine sull’andamento delle Borse mondiali. Anzi, le aspettative sono molto migliori di quelle di un anno fa di questi tempi. Potrebbero certo sbagliarsi anche questa volta (anche perché le rivalutazioni dei titoli migliori nelle borse ci sono già state e in misura abbondante e nulla toglie che all’orizzonte del prossimo anno possano esserci storni importanti rispetto alle attuali quotazioni), ma non soltanto le aziende quotate -e in particolare quelle i cui titoli sono inclusi nel principale indice di borsa- sono spesso le migliori di ciascuna nazione. Esse inoltre sono anche quelle di maggiori dimensioni.

E nulla appare più importante in questo momento storico come la dimensione aziendale, dal momento che con l’evoluzione tecnologica in corso si renderanno necessari ingenti investimenti e apparentemente soltanto poche grandi aziende riusciranno a permetterseli. Ma è probabile che in cambio avranno una marcia in più delle altre.

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 102 – sa 7 dic 2024

 

Operazioni in essere :

– gio 21.11 venduto a 20900 1 DIC MICRO NAS FUT, stoppato merc 4.12 alle 8.15 del mattino a 21353,40 con una perdita di 453,4 punti x 2 usd pari a usd 906,8 ( euro 863 )
e
– merc 27.11 comperato a 30,5 1 MARZO MICRO SILVER FUT, ora con stop loss a 31,2

Premessa

Nella settimana appena trascorsa, il segnale temporale di rilievo scadeva su DOW JONES, che è rimasto in un range molto contenuto, pari all’1 %, mentre NAS 100 vedeva scadere un segnale di livello ben inferiore, ma è salito del 3 %, volando via.

GOLD FEB 25 ( paragrafo complesso )

Avevo scritto :

“La reazione in salita da 2536 GOLD CASH, solo sfiorando il primo livello di possibile pull back a 2532, che ho evidenziato in giallo nel grafico giornaliero, è stata violenta arrivando ben sopra il livello di 2650 – 2670 dove immaginavo un possibile rimbalzo.

Gold sembra attratto dal livello di 2650 – 2670 più volte citato, poco sopra, poco sotto.”

Il livello di 2650 – 2670 assume ora un rilievo maggiore di quello che avevo attribuito prima di poter constatare il movimento di prezzo registrato nelle ultime due settimane, in cui scadeva il ciclo.

Ora posso osservare che :

– ven 29.11 GOLD CASH aveva chiuso la settimana a 2650, nella parte bassa del range che ritenevo di interesse;
– dal 2 al 6 dic il TOP è stato un misero 2657;
– ven 6.12 GOLD CASH ha chiuso a 2632, sotto il range citato.

In sintesi, GOLD sembra debole, con un dubbio.

Nella settimana 2 – 6 dic il range ( 2657 – 2613 cash ) è piccolo, inferiore al range giornaliero di lu 25.11, che era l’inizio delle due settimane di segnale temporale e questa settimana di “NON EVENTO” denota grande incertezza, comunque con chiusura ben sotto il range attenzionato di 2650 – 2670.

E quindi cosa farò ?

Cerco di immaginare cosa farebbe un Mercato dispettoso : salirebbe sopra il top di 2657, per poi scendere in outside settimanale ribassista sotto 2613 ( 2 – 6 dic ) ma soprattutto sotto 2605 ( bottom del 25 – 29 nov, che costituiva il pull back sul livello molto importante di 2603 ), che fu il minimo delle due settimane interessate dal segnale di tempo.

Il massimo dei massimi sarebbe una salita intorno alla parte alta del range ( 2670 ) con successiva caduta.

Illusione …………..e smentita.

Troppo comodo per me ( ci proverei con inversione giornaliera dopo aver toccato circa 2670 ) , ma poco probabile.

In caso di mancanza di rimbalzo e diretta discesa sotto 2613 – 2605 cash, personalmente venderò in rottura una dose contenuta, con stop loss sopra 2657 cash, da gestire giorno per giorno.

SILVER MARZO 25

La Lettera possiede solo 1 MARZO MICRO SILVER pagato 30,5 usd il merc 27.11 perché il secondo acquisto inserito per la settimana scorsa allo stesso prezzo è stato solo sfiorato a 30,51 nella notte tra dom 1.12 e lun 2.12 ( comunque la mia SIM non sarebbe stata operativa ) e poi SILVER è salito, non molto, con maggiore forza relativa di GOLD.

La situazione appare come segue :

– alla chiusura di ve 6.12 la posizione long ha un utile del 3 %, pari a circa 1000 usd ( 1 usd x 1000 once ) che a tutti piacerebbe incassare alla apertura di lu 9.12 , ma non devo ragionare così;
– siamo di fronte alla poco frequente situazione di TOP uguali nella ultime 4 settimane consecutive poco sotto 31,60 cash; certamente ciò sta creando un ostacolo, ma , al tempo stesso, un possibile punto di accelerazione, se superato, con target molto più in alto, direi tra 33 e 33,60 di SILVER CASH, niente male.

Se invece SILVER CASH rompesse direttamente il livello di 29,64 CASH – doppio minimo – , questo Mercato meriterà una completa rianalisi, per capire se vi siano ostacoli intermedi prima del fondamentale range da 26,44 ( ultimo bottom prima di 29,64 ) a 25,77 ( top di marzo 2024 )

Ciò premesso, sin dal mattino di lu 9.12, inserirò il seguente ordine :

alzo a 31,20 lo stop loss per la posizione in essere di 1 MARZO MICRO SILVER FUT

comprato a 30,50

e inoltre

compero 1 MARZO MICRO SILVER FUT a 32,20 stop ( in rottura di 32,20 marzo future ) sempre con stop loss a 31,20

Sin da ora decido che, da lu 9.12, se il future marzo salirà in area 33,50 alzerò ogni giorno lo stop loss sotto il minimo di ogni giorno precedente.

DOW JONES INDU CASH

Stanco di dimostrare una lieve maggior forza relativa rispetto a NAS 100, nell’ultima settimana DJ ha ritoccato il massimo storico da 45071 a 45073 cash, senza trend.

Poiché il 2 – 6 dic vi era un ciclo temporale di medio – alto significato, mi auguravo che DJ desse fuoco alle polveri, ma si è fermato.

L’unica operatività ora consentita sarebbe una vendita in rottura del minimo della settimana scorsa pari a 44574 DJ CASH, ma, dopo un range settimanale limitato all’ 1 %, ricordo che non ho una buona statistica per i casi in cui la barra rotta è di dimensione insignificante; è più alto il rischio di assistere ad un outside, con conseguente stop loss.

Se DOW JONES volesse farmi capire le sue intenzioni, potrebbe rompere, anche di poco, il top di 45073 e poi scendere in outside ribassista sotto 44574, ove potrei piazzare la vendita.

Infatti, dopo un outside, la probabilità di nuovo cambio di direzione ( c.d. “doppio outside “ ) è molto più bassa, mai esclusa, ma con statistica largamente a favore.

Una operatività che richiede una osservazione giornaliera.

NASDAQ 100 CASH

Nella settimana 2 – 6 dic 2024 anche NAS 100 vedeva scadere un segnale temporale, ma di rango ben inferiore a quello di DOW JONES.

NAS 100 è salito con violenza e merc 4.12 alle ore 8.15 del mattino, alla apertura della mia SIM, il prezzo oscillava pochi ticks sopra lo stop loss di 21350.

Pertanto ho chiuso lo short al meglio a 21353,40 per il DIC MICRO FUT che avevo venduto a 20900 il 21.11, registrando una perdita di 453,40 punti x 2 usd = usd 906,80 pari a 863 euro.

Dopo una perdita non opero su questo Mercato.

Segnalo che :

– l’ultima settimana ha segnato un range da 20971 a 21626 CASH, ma il minimo potrebbe non essere un punto di rottura utile al trading;
– la settimana più importante degli ultimi mesi era quella del 11 – 15 nov, che segnò un range da 21182 a 20315 e si tratta della candela nera più ampia da settembre 2024, ma senza che tale ribasso sia riuscito a invertire la salita;
– il livello di 20315 cash resterà significativo per alcune settimane e va osservato.

Leonardo Bodini