APPUNTI DI TRADING

N. 119 – sab 26 apr 2025

Operazioni in essere : nessuna

Premessa

La pausa pasquale mi ha fatto riflettere e ho deciso che ora questa Lettera cambia strategia, nella gestione degli stop loss.

La direzionalità univoca degli ultimi 12 – 18 mesi per gli indici azionari occidentali ( Asia tuttora è ferma al palo ) e per i metalli preziosi mi induceva già ad un ripensamento, ma il trading, fin troppo scoperto ( tanto che ormai ne hanno scritto tutti ) di chi sappiamo, ha cambiato il panorama e devo adeguarmi.

GOLD GIU 25

Lu 7.4 GOLD aveva rotto il minimo della settimana precedente, scendendo a 2956 cash, per poi salire di 289 USD nei successivi 4 gg, dando vita ad una settimana outside rialzista, la più grande di sempre in valore assoluto; in percentuale non ricordo.

Poi è salito a 3500 cash ( numero tondo, che fa pensare, come 22222 di NASDAQ 100 in feb 2025 ) per perdere 240 usd in 24 ore, giù a 3260.

Il range giornaliero medio era di 30 USD, mentre è ora di 100 USD.

Impossibile fare trading, sono consentiti solo ATTI DI FEDE, senza stop loss.

Attendo.

SILVER LUGLIO 25 ( ripropongo parte del paragrafo, che servirà in seguito, anche per altri Mercati )

Le eventuali, poco probabili, operazioni saranno effettuate sul contratto luglio, essendo il maggio vicino alla consegna.

Merita riproporre una parte della precedente N. 117 :

“Rammento che in marzo 2025 scadeva un ciclo temporale di medio – alto rilievo.

Nell’ àmbito di marzo, avevo trovato un ciclo settimanale nella settimana del 24 – 28 marzo e quindi volevo vendere quando si fosse avvicinato a 34,86 operando poi in rottura del minimo di ogni giorno precedente.

Nella settimana 24 – 28 marzo, SILVER CASH era salito fino a 34,58 – molto vicino all’area che mi interessava.

Sottolineo che il future maggio sta prezzando circa 90 cent più del cash, fatto assolutamente anomalo, quindi a SILVER CASH 34,86 corrisponderebbe il maggio fut a 35,76.”

E ancora :

“L’anomalia di SILVER FUTURE rispetto al prezzo per contanti si è ribaltata dalla parte opposta.

Ora il maggio future vale solo 5 cents più del prezzo cash.

Lu 7.4 SILVER CASH è precipitato a 28,34 USD ( da 34,58 ) e il MAGGIO FUTURE è addirittura andato sotto il prezzo per contanti, scendendo fino a 27,54 ( da 35,50 ).

Quindi il 28.3 il MAGGIO FUTURE valeva 92 cents più del cash, mentre il 7.4 valeva 80 cents di meno.

Ciò sembra testimoniare una scollatura ( temporanea ? ) tra SILVER in consegna per contanti e i contratti a termine.

Nei 4 gg successivi il MAGGIO FUTURE è salito da 27,54 a 32,30 – quasi il 20 %

( poi è salito a 33,68 ………………… )

Più volte avevo scritto che avevo un forte segnale mensile in marzo e un medio segnale settimanale il 24 – 28 marzo, quest’ultimo con calcolo di prezzo sul doppio massimo di 34,86.

SILVER salì ve 28.3 solo a 34,58 cash

Un cliente, stupìto prima dalla precisione dell’analisi e poi dal fatto che l’occasione è stata persa per meno di 30 cents, mi ha chiesto se si possa ovviare a questi sprechi di brillanti previsioni.

Rispondo a tutti che dovrei cambiare strategia :

– vendo a rate intorno all’obiettivo
– fisso lo stop loss non ogni sabato precedente, ma gg dopo l’apertura dell’operazione, quando si vede ( o si crede di aver visto ) l’intero sviluppo della salita.

E’ quello che talvolta faccio con il mio denaro, ma ciò richiede interventi giornalieri, la collaborazione di una SIM tempestiva negli alert e, ugualmente, non sempre va dritta.”

Quanto sopra va ben memorizzato se si vuole comprendere il nuovo approccio che questa Lettera adotterà da ora certamente per SILVER e forse anche per altri Mercati.

Ciò premesso, osservo che SILVER CASH è ancora una volta tornato intorno a 33,70 -livello che da molte settimane evidenzio sul grafico.

Da 33,70 fino a 34,50 SILVER CASH posso piazzare vendite; il problema è che non opero sul cash, ma a termine e non è costante la distanza tra prezzo per contanti e quello del contratto di luglio.

Da qualche gg il contratto luglio vale circa 30 centesimi più del cash ; speriamo che questa distanza si stabilizzi, salvo la normale discesa verso zero, avvicinandosi alla scadenza.

30 cents corrispondono a circa 1 %, che è in linea con il tasso a breve di USD per il trimestre che manca a luglio.

Resterà così ? Speriamo; comunque SILVER rende difficile scrivere questo paragrafo.

Nei prossimi 5 – 10 gg di trading cercherò personalmente una vendita da 34 a 34,5 di SILVER CASH e quindi tra 34,3 e 34,8 di luglio future con la seguente modalità :

dopo l’ eventuale salita almeno a 34,3 del future, venderò alla rottura del minimo di ogni giorno precedente, inserendo lo stop loss sopra il massimo che sarà stato segnato nella settimana di vendita.

Quale è la novità ?

Che non fisso lo stop loss il sabato precedente, ma dal giorno successivo alla vendita.

Teoricamente il rischio sale, ma scende la probabilità statistica di essere stoppati.

Provo con il mio denaro; solo poi verrà inserito nella Lettera, nata molto prudente.

DOW JONES INDU CASH ( mi ripeto, ma credo che la pazienza dei lettori sarà premiata )

Il limite molto stretto in % che avevo stabilito, relativamente agli stop loss, avviando questa Lettera, che intendeva proteggere il capitale, non può consentire di operare con questa ampiezza di range giornalieri.

In realtà, come anticipato in calce al paragrafo precedente su SILVER, finchè non cambia il contegno di chi sta manovrando, possiamo avere un giorno a meno 5 % e il successivo a più 5 %, ma può andare anche peggio.

Merc. 9.4 alla sera è successa una brutta cosa, a Mercati aperti.

Siamo passati da zero a 7 % per DOW e 11 % per NAS 100 dalle 19.00 alle 22.00.

Così non si può operare, sarebbe come tirare una moneta; immagino che solo quei pochi si stiano riempendo le tasche e poi qualcuno, non invitato al tavolo, penserà una contromisura.

La velocità del crollo da 45000 a 39 – 38000 mi aveva fatto dubitare del segnale di acquisto a 37000 che avevo per il 7 -11 aprile e quindi non ho inserito l’ordine, nemmeno personalmente, anche perché non era evidentemente possibile fissare un livello di stop loss.

Avevo scritto già sa 12 aprile :

Dopo sparate, smentite, strizzate di occhio e quant’altro ci hanno servito nell’ infernale 7 – 11 aprile 2025, penso che il livello di 36661 , anche dopo soli 4 gg di trading, possa essere considerato uno stop loss di discreto significato.

Avevo quindi inserito ( coraggiosamente ) due acquisti a 37500 e 37000 per il future, ma lu 21.4 il DOW FUT è sceso solamente a 37998 con immediata risalita di 2500 punti in due gg.

A 41000 circa ora ci troviamo nella TERRA DI NESSUNO, dove si sbaglia comunque.

Serve una pausa.

NASDAQ 100 CASH

E’ già sceso del 25.5 % da 22222 ( segnalato come un numero quanto meno strano, mi ricordava SP 500 a 666 nel marzo 2009 ) a 16542

La cosa rilevante è che NAS 100 ha perso il 25.5 % , ma NVIDIA e altri big sono scesi molto oltre e i danni per certi fondi sovraesposti sui TOP 7 saranno evidenti.

Lu 21.4 NAS 100 CASH è sceso a 17592, per poi salire 1800 punti in soli 3 gg.

Anche NAS 100 ha recuperato circa il 50 % della discesa, quindi si trova ad un test importante, da osservare.

Nota finale :

Il lettore più attento di questa Lettera, che già altre volte ha commentato puntualmente e che negli ultimi 15 gg ha sanzionato senza sconti la eccessiva differenza tra la mancanza di utili e la notevole qualità di certe previsioni temporali e di range ( azionario USA che regge fino a gennaio – febbraio 2025 …………………e nella N. 111 di sa 22 feb 2025 : …………….”gli obiettivi in giù sono talmente lontani che preferirei non parlarne, per evitare sberleffi……….” segnando nel grafico DOW JONES in giallo l’area 37000 ) mi ha ora chiesto perché abbia scritto in rosso il 31.3.2025 nel foglio EXCEL che, indelebile, elenca le operazioni fatte.

Nemmeno io sono felice di affaticarmi per elaborare simili previsioni ( credo insolitamente precise ) mentre la Lettera non ne sta beneficiando e quindi ho voluto fissare un punto zero e cambiare strategia.

La data 28.8.2023 fu invece da me immediatamente segnata in verde e così è rimasta da 20 mesi, pensando che un profitto del 32 % in 11 mesi era un risultato oltre ogni statistica.

La sensazione di allora era ben centrata.

Con la stessa convinzione ora cambio stile.

Leonardo Bodini




LA STAGFLAZIONE PUÒ ATTENDERE

Il mondo intero va incontro a inflazione e recessione? Le attese dei mercati sono pessime, ma dati e statistiche dicono qualcosa di diverso: la sfiducia deriva soprattutto da contrapposizioni politiche e di potere. Certo: le aspettative negative possono sempre autorealizzarsi. Ma non possono modificare radicalmente la realtà. Possono orientare la sfiducia degli investitori e generare una domanda di maggior premio per il rischio. Ma, in assenza di sostanza, non possono durare in eterno. Dunque ci sono due possibilità: o le aspettative di inflazione e recessione si auto realizzeranno oppure saranno state inutilmente nocive per le borse e queste alla fine torneranno sui loro passi.

 


Nel grafico qui sopra si può vedere l’andamento storico degli ultimi 30 anni dell’indice Standard & Poor 500 americano: a partire dalla crisi del 2008 fino a quella -acutissima- del Covid 19- (2020) Wall Street ha sempre riguadagnato le sue posizioni in un tempo piuttosto breve e coloro che hanno saputo cavalcare quelle onde hanno fatto ottimi profitti.

L’AMERICA ESPORTERÀ INFLAZIONE ?

Oggi questa domanda è sulla bocca di tutti: forse si, ma occorre vedere quanto i dazi cambieranno davvero lo scenario, perché al momento l’inflazione sembra in regresso.


E la seconda domanda è la seguente: il possibile arretramento del commercio internazionale potrà scatenare una recessione globale? Sì questo appare teoricamente possibile, anche se non immediatamente. La catena di trasmissione della recessione potrebbe essere la Cina, che subirà un impatto forte dai dazi, dal momento che gli Stati Uniti d’America rappresentano il 25% circa dei consumi globali e costituiscono il loro principale mercato di sbocco delle esportazioni. Anche se al momento appare più plausibile un mero rallentamento della crescita economica, più che la sua inversione.

GUERRE VALUTARIE ?

La catena di trasmissione dell’inflazione potrebbe passare anche dalle guerre valutarie: è un dato di fatto che il Dollaro si sta svalutando ed è anche probabile una svalutazione a breve della divisa cinese, per cui potrebbero innescarsi ulteriori guerre valutarie, e questo significherebbe di fatto svalutazione, cioè inflazione dei prezzi. L’oro infatti si è rivalutato moltissimo e, nel lungo termine, questo significherà quasi certamente una svalutazione del potere d’acquisto delle principali divise. Ma come si può leggere nel grafico qui sotto, questo sta avvenendo nell’ambito di un lungo ciclo di apprezzamento del Dollaro che dunque per il momento appare soltanto leggermente deviato.


VEDREMO INFLAZIONE E RECESSIONE CONTEMPORANEAMENTE ?

Tecnicamente ciò sarebbe possibile tuttavia non si è mai vista un’inflazione galoppante che si accompagni ad una vera recessione, a meno di shock esogeni come guerre, carestie o pandemie che innalzano artificiosamente il prezzo dei fattori di produzione pur in presenza di una domanda indebolita di prodotti e servizi.

È notorio che l’andamento del prezzo del petrolio (e in generale quello dell’energia) possa influenzare molte altre variabili e il fatto che questo stia scendendo (mentre probabilmente stanno già ritracciando anche i prezzi delle materie prime) di solito significa deflazione dei prezzi, quantomeno dei fattori di produzione. Non il contrario. Dunque è tutta da vedere se i dazi saranno davvero capaci di generare inflazione. Potrebbe addirittura essere l’opposto. Se infatti c’è recessione e la gente non spende e i prezzi non salgono.

COSA SUCCEDERÀ AI TASSI D’INTERESSE?

Nel grafico sopra riportato si può vedere una notevole correlazione storica tra l’andamento dei rendimenti del titolo di stato americano a 10 anni e il cambio del Dollaro nei cfr delle principali altre valute (il c.d. “dollar index”). Salvo che nell’ultima settimana, ove apparentemente l’oscillazione è andata al contrario (il tasso è salito ma il dollaro è sceso). Ma la domanda che ne consegue è: quanto durerà? Se davvero (come sembra) l’amministrazione repubblicana americana vuole far calare il cambio del Dollaro per favorire le esportazioni americani, allora evidentemente il tasso d’interesse a lungo termine appare destinato a scendere anch’esso.

Ovviamente bisogna vedere come si svilupperà il nuovo assetto geo-politico internazionale voluto da Trump e compagni. Al momento lo chock che si è propagato sui mercati ha riguardato più che altro una crisi di fiducia degli investitori, che potrebbe riassorbirsi molto presto. Anche se lo sgonfiamento della bolla speculativa che si era creata sulle borse era probabilmente in arrivo “a prescindere”. Ma se i tassi d’interesse a lungo termine riprenderanno a ridursi, allora probabilmente la discesa delle borse cui abbiamo assistito verrà quasi completamente riassorbita.


In questo potrebbe giocare un ruolo importante anche la Federal Reserve Bank of America (detta FED) contribuendo alla discesa dei tassi. Così come potrebbe anche agire in direzione opposta, qualora dovesse rilevare una risalita dell’inflazione. Cosa che provocherebbe ulteriore rallentamento dei consumi americani, i quali stanno oggi probabilmente già scendendo da soli. Più difficile che possa provocare una recessione globale. Ed è invece in assoluto più probabile che la FED sarà costretta ad immettere liquidità sul mercato per sostenere il sistema finanziario, cosa che aiuterebbe invece a far scendere il costo del denaro e probabilmente contribuirebbe alla ripresa delle quotazioni azionarie.

GLI INVESTITORI CHIEDONO UN MAGGIOR PREMIO AL RISCHIO

Esattamente come è successo ai tempi della pandemia, cosa che ha provocato un crollo del mercato azionario completamente riassorbito nel giro di qualche mese. Ciò che però stavolta il mercato sembra volerci dire è che gli investitori pretendono un maggior premio al rischio, poiché oggi cosa potrà succedere non lo può sapere nessuno. Probabilmente anche la frenesia dei futuri profitti legati all’intelligenza artificiale dovrà acquetarsi per qualche tempo. E con la nuova leadership politica la dominanza delle grandi multinazionali finanziarie e tecnologiche potrebbero finire sotto la lente d’ingrandimento delle autorità di vigilanza…


Il cambio di rotta della politica americana, combinato con una possibile crisi di fiducia rende quindi probabile che le valutazioni d’azienda, anche dopo eventuali rimbalzi delle borse, freneranno le loro eccessive valutazioni. Cosa che potrebbe soltanto far bene ai mercati finanziari internazionali, ma potrebbe danneggiare quelli europei, molto legati ai colossi bancari e all’industria meccanica, anch’essa destinata nel tempo a ridimensionarsi.

Al momento tuttavia la tendenza di fondo appare all’opposto: la redditività delle banche è mediamente salita nell’ultimo anno e questo spiega tanto il precedente boom delle loro valutazioni quanto il ritracciamento in corso.

L’EUROPA DEVE TROVARE UNA SUA NUOVA COLLOCAZIONE STRATEGICA

L’Europa però con l’era Trump dovrà interrogarsi a fondo per trovare un ruolo geopolitico diverso da quello avuto in precedenza. Oggi più che mai dipende dalle forniture estere di energia e materie prime e vuole spendere molto denaro per nuovi armamenti (principalmente importati) per un confronto militare con la Russia dove rischia di venire molto probabilmente umiliata.

Il buon senso vorrebbe farci trovare un po’ di ottimismo circa l’improbabilità della prosecuzione del conflitto, ma ciò dipenderà più che altro dall’orientamento politico. Il quale al momento prosegue con un approccio distruttivo.

Nel grafico sotto riportato si può vedere che le quotazioni azionarie dei principali 600 gruppi quotati europei sono salite soltanto negli ultimi mesi a causa dell’annuncio del riarmo bellico, ma sono già tornate a scendere più di quanto fossero salite.


VERSO UNA STAGIONE DI TASSI BASSI ?

Certamente una nuova stagione di tassi bassi e svalutazione monetaria potrebbe aiutare parecchio a rilanciare gli investimenti e a riconvertire l’industria del passato. Ma per averne beneficio l’Europa dovrebbe trovare una stabilità politica che ad oggi appare assai lontana.

Un’altra sfida importante saranno anche le spese infrastrutturali di cui il vecchio continente avrebbe decisamente bisogno: se queste potranno ripartire e trovare le risorse che le finanziano, allora l’Europa potrebbe addirittura conoscere una nuova età dell’oro. Se invece preferirà cannoni e migranti clandestini, allora il suo declino, anche economico, potrebbe apparire inevitabile.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 118 – sab 12 apr 2025

Operazioni in essere : nessuna

Premessa : certamente non è elegante ripetersi, ma credo che la settimana 7 – 11 aprile abbia fatto vedere a tutto il mondo, che comprende anche i lettori, cosa può succedere se non si mettono gli stop loss.

Qualcuno obietterà che poi, dopo il crollo culminato lu 7.4, merc 9.4 alle 19 circa ( ora italiana ) TRUMP ha spostato di 90 gg i dazi ( a molti, ma non a tutti ) e ha invertito il Mercato.

Vero.

Questo tuttavia non dimostra che possiamo evitare gli stop loss, ma unicamente che ORA prendere posizione sui Mercati è consentito solo al presidente e ad alcuni dei suoi finanziatori. Non tutti, evidentemente.

GOLD GIU 25

Settimana ingestibile.

Fortunatamente non erano previste operazioni.

Lu 7.4 GOLD ha rotto il minimo della settimana precedente, scendendo a 2956 cash, per poi salire di 289 USD nei successivi 4 gg, dando vita ad una settimana outside rialzista, immagino la più grande di sempre.

Quindi avrebbe stoppato due volte, prima al ribasso, poi al rialzo.

Si tratta solo di voci, ma pare che la Cina stia uscendo a buon ritmo dal dollaro U.S.A. a favore di GOLD e CHF.

Niente EURO, a quanto sembra.

Non compro oro a 90 euro al grammo, ma non posso di certo vendere se la Cina mantiene questo contegno.

Attendo.

SILVER MAGGIO 25 ( paragrafo lungo, ma servirà in seguito )

Merita riproporre una parte della precedente N. 117 :

“Rammento che in marzo 2025 scadeva un ciclo temporale di medio – alto rilievo.

Nell’ àmbito di marzo, avevo trovato un ciclo settimanale nella settimana del 24 – 28 marzo e quindi volevo vendere quando si fosse avvicinato a 34,86 operando poi in rottura del minimo di ogni giorno precedente.

Nella settimana 24 – 28 marzo, SILVER CASH era salito fino a 34,58 – molto vicino all’area che mi interessava.

Sottolineo che il future maggio sta prezzando circa 90 cent più del cash, fatto assolutamente anomalo, quindi a SILVER CASH 34,86 corrisponderebbe il maggio fut a 35,76.”

L’anomalia di SILVER FUTURE rispetto al prezzo per contanti si è ribaltata dalla parte opposta.

Ora il maggio future vale solo 5 cents più del prezzo cash.

Lu 7.4 SILVER CASH è precipitato a 28,34 USD ( da 34,58 ) e il MAGGIO FUTURE è addirittura andato sotto il prezzo per contanti, scendendo fino a 27,54 ( da 35,50 ).

Quindi il 28.3 il MAGGIO FUTURE valeva 92 cents più del cash, mentre il 7.4 valeva 80 cents di meno.

Ciò sembra testimoniare una scollatura ( temporanea ? ) tra SILVER in consegna per contanti e i contratti a termine.

Nei 4 gg successivi il MAGGIO FUTURE è salito da 27,54 a 32,30 – quasi il 20 %

Più volte avevo scritto che avevo un forte segnale mensile in marzo e un medio segnale settimanale il 24 – 28 marzo, quest’ultimo con calcolo di prezzo sul doppio massimo di 34,86.

SILVER salì ve 28.3 solo a 34,58 cash

Un cliente, stupìto prima dalla precisione dell’analisi e poi dal fatto che l’occasione è stata persa per meno di 30 cents, mi ha chiesto se si possa ovviare a questi sprechi di brillanti occasioni.

Rispondo a tutti che dovrei cambiare strategia :

– Si vende a rate intorno all’obiettivo
– Si fissa lo stop loss non ogni sabato precedente, ma gg dopo l’apertura dell’operazione, quando si vede ( o si crede di aver visto ) l’intero sviluppo della salita.

E’ quello che talvolta faccio con il mio denaro, ma ciò richiede interventi giornalieri, la collaborazione di una SIM tempestiva negli alert e, ugualmente, non sempre va dritta.

Comunque non si può fare mentre un presidente fa trading.

DOW JONES INDU CASH

Il limite molto stretto in % che avevo stabilito, relativamente agli stop loss, avviando questa Lettera, che intendeva proteggere il capitale, non può consentire di operare con questa ampiezza di range giornalieri.

In realtà, come anticipato in calce al paragrafo precedente su SILVER, finchè non cambia il contegno di chi sta manovrando, possiamo avere un giorno a meno 5 % e il successivo a più 5 %, ma può andare anche peggio.

Merc. 9.4 è successa una brutta cosa, a Mercati aperti.

Siamo passati da zero a 7 % per DOW e 11 % per NAS 100 dalle 19.00 alle 22.00.

Così non si può operare, sarebbe come tirare una moneta; immagino che solo quei pochi si stiano riempendo le tasche e poi qualcuno, non invitato al tavolo, penserà una contromisura.

Avevo scritto che: “……………. ritenevo poco probabile la rottura del minimo dell’anno 2024 ( 37122 ) in quanto fu uno splendido pull back sul top di inizio 2022 ( 36952 ) livello dal quale il Mercato andò giù fino a ottobre 2022 a 28660, da cui parte la trend line di cui parlo da oltre un anno e che ha accompagnato questo Mercato con un magnetismo visto non di frequente.

Vedendo la violenza del ribasso in corso e considerando che il fatto nuovo non è un evento di impatto ad ora calcolabile, anche 37122 potrebbe essere a rischio.

Le analisi vanno fatte nei momenti in cui il Mercato è normale, non quando un evento esogeno lo altera, ma l’enorme potere nelle mani del protagonista di questi ultimi 3 gg dà qualche titubanza in più.

Nella settimana 7 – 11 aprile ho calcolato un possibile acquisto intorno a 37000.

Vengono i brividi, vista la caduta libera, ma i calcoli mi porterebbero esattamente qui e ora.”

…. e ancòra :

“Gli obiettivi in giù sono talmente lontani che preferirei non parlarne, per evitare sberleffi”

e prima :

“Troverei statisticamente credibile un target finale tra 39000 e 37500 per DJ CASH.”

Tornando a QUI e ORA, è vero che il minimo 2024 di 37122 è stato rotto il lu 7.4 fino a 36661, ma dovrebbe colpire di più che DOW JONES è stato sotto 37122 solo per qualche ora, giusto per stoppare chi avesse attribuito un significato a quel livello, per poi restare nei paraggi, ma sempre sopra 37122.

La velocità del crollo da 45000 a 39 – 38000 mi aveva fatto dubitare del segnale di acquisto a 37000 che avevo per il 7 -11 aprile e quindi non ho inserito l’ordine, nemmeno personalmente, anche perché non era evidentemente possibile fissare un livello di stop loss.

Sotto 37122, eventualmente confermato in chiusura giornaliera o, per chi ha i nervi saldi, settimanale, vedo un vuoto di migliaia di punti e quindi NON SI PUO’ stare senza stop loss, ancora una volta.

Dopo sparate, smentite, strizzate di occhio e quant’altro ci hanno servito in questo infernale 7 – 11 aprile 2025, penso che il livello di 36661 , anche dopo soli 4 gg di trading, possa essere considerato uno stop loss di discreto significato.

Pertanto, senza cedere alla inevitabile perplessità sullo scenario, sin dalle 16.30 di lu 14.4 inserirò i seguenti ordini :

compero 1 GIU MICRO DJ FUT A 37500 , con stop loss a 36500

compero 1 GIU MICRO DJ FUT A 37000 , ugualmente con stop loss a 36500

Come per SILVER, anche per DOW JONES, due clienti dello studio mi hanno chiamato per capire, dopo che avevo da tempo indicato il livello di 39000 – 37500, poi affinato a 37000, come ragionevole target, se avessi comprato personalmente DOW JONES.

Non ancora.

Purtroppo lo spettacolo tenuto negli ultimi gg è solo per pochi protagonisti.

Chi non è tra gli invitati, rischia di venire sballottato prima, tritato poi.

Osservo semplicemente che, in un grande fracasso e una caduta da 44000 circa ( ultimo top del 3 marzo ) a 36661, il Mercato si è fermato ( più o meno ) intorno al “livello tecnico” in coincidenza di un segnale settimanale di medio rilievo.

Questo aspetto mi interessa molto, perché attribuisce un duplice significato, di prezzo e di tempo, al 36661 del 7 – 11 aprile.

Segnalo infine che, se tale livello dovesse cedere, poco probabile nei prossimi gg, vedo un vuoto fino a 33000 in prima battuta e poco sotto 30000 eventualmente.

Sembrano prezzi lontani, ma, tra i due livelli, si trova il 50 % della spinta tra 18213 ( COVID 19 ) e 45073 ( recenti massimi assoluti )

In fondo sarebbe un ritorno a price – earning accettabili anche per il grande W. BUFFET, esempio imperituro.

NASDAQ 100 CASH ( sarò sintetico per bilanciare il prec. paragrafo )

E’ già sceso del 25.5 % da 22222 ( segnalato come un numero quanto meno strano, mi ricordava SP 500 a 666 nel marzo 2009 ) a 16542

Per chi ama le definizioni, oltre il 20 % di discesa si tratterebbe di BEAR MARKET conclamato.

Non mi interessa come si chiama.

Vedo un vecchio ostacolo, risalente al 2023, intorno a 15600.

Forse scende fin là.

Ci sono anche altri supporti, lontani.

La cosa rilevante è che NAS 100 ha perso il 25.5 % , ma NVIDIA e altri big sono scesi molto oltre e i danni per certi fondi sovraesposti sui TOP 7 saranno evidenti.

Nota finale ( lunghissima )

Avevo scritto :

“…………….. tra 37000 di DOW JONES E 4800 di SP 500 ( 4818 fu il top di gen 2022 seguìto da agonia di 10 mesi fino a 3491 di ott 2022 ) immagino che Warren inizierà a compricchiare, con un occhio dedicato al NAS 100.

Bravo e coraggioso per tutto il 2024 a vendere a piene mani APPLE & co. che, nel frattempo, salivano e il Grande era criticato da molti, nell’ipotesi che avesse “perso il tocco magico.

Del resto, con le quantità di singoli titoli nel suo portafoglio, BUFFET può vendere solo quando un titolo è ancòra in chiaro up trend, meglio se maniacale.

Così si prende lo scherno di molti, ma anche liquidità da reinvestire quando a lui piacerà.”

Aggiungo ora :

Intorno al 15 maggio, purtroppo manca oltre 1 mese, verrà pubblicato il portafoglio di BERKSHIRE HATHAWAY al 31.3.2025 , giorno in cui a taluno la caduta pareva già assolutamente eccessiva, ma poi giunse il resto.

Saprò finalmente se W. BUFFET già allora aveva scucito qualche dollaro dei 341 miliardi di cui disponeva al 31.12.2024.

Spero di non annoiarvi a ricordarlo, ma immaginavo proprio di no.

Ora mi spingo oltre.

Potrei chiedermi se vedendo DOW JONES a 37000, SP 500 a 4835 e, soprattutto, NASDAQ 100 a 16500 il Grande abbia speso una rilevante quota del cash; mi rispondo che non sarà andato oltre il 20 %.

Massimo una settantina di miliardi, giusto per esserci.

Non sono lui, non posso intervistarlo e non spenderò 6-700000 USD per ospitarlo a cena ( ogni anno le offerte lievitano ), ma sto cercando di calcolare quale livello possa corrispondere al “ margine di sicurezza “ di cui BUFFET avrà certamente discusso con il suo maestro Benjamin Graham.

Pensa e ripensa, temo che 37000 non possa bastare.

Leonardo Bodini

 

 




IN DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA

Tutti a prendersela con Donald Trump & C. per le tariffe doganali annunciate. Soprattutto il “mainstream” europeo. Ma siamo sicuri che (almeno in parte) ciò che sta accadendo non sarebbe successo ugualmente? Magari in misura molto ridotta, ma è proprio questo il punto: quanta parte dei forti ribassi che abbiamo visto in borsa in tutto il mondo è dovuta alla speculazione? E quanto può durare? I grandi burattinai dei mercati (e dell’informazione di massa, ovviamente) hanno deciso di approfittare degli annunci per provocare una gigantesca ondata di vendite. E di allarmi. Ma anche qui sta probabilmente il bandolo della matassa: quanta parte di questi allarmi (recessione, stag-flazione, guerre commerciali, eccetera…) da qui a qualche settimana sarà verificata? Poca, probabilmente. Ecco: tanto tuonò che piovve? Staremo a vedere…

 

IL PERICOLO DI STAG-FLAZIONE

Prendiamo atto del fatto che persino il governatore (uscente e che non sarà rinnovato) della Federal Reserve si è sperticato in previsioni drammatiche e allarmistiche ma, per il momento, di fatti non ce ne sono quasi. Soprattutto per gli Stati Uniti d’America, la cui economia continua a marciare anche se (e lo si sapeva già) un rallentamento della crescita impetuosa vista fino all’anno scorso è nelle cose. E il fatto che i dazi scateneranno inflazione è tutto da dimostrare. Anzi: le guerre commerciali possono addirittura provocare deflazione.

Ma soprattutto prendiamo atto del fatto che in America le imprese stanno continuando ad assumere, dal momento che i consumi interni continuano a tirare (il paese conta per il 25% di tutti i consumi del mondo) e che le retribuzioni continuano a crescere (anche grazie al basso tasso di disoccupazione e alla crescita assoluta del numero degli occupati). Non soltanto: si stima che la discesa del prezzo del petrolio (siamo arrivati a 60 Dollari: si veda il grafico qui riportato)

e quella dei tassi d’interesse (buona parte delle vendite in America sono assistite dal credito al consumo) possa far incrementare il reddito disponibile per le classi meno abbienti. E poi i profitti delle imprese continuano a crescere. Di seguito una tabella dei profitti attesi a Wall Street (relative alle prime 500 imprese dell’indice Standard & Poor) aggiornata alla scorsa settimana:


IL BILANCIO FEDERALE AMERICANO AVRÀ UNA BOCCATA DI SOLLIEVO

In America inoltre i dazi porteranno ad un veloce riequilibrio del bilancio federale, dal momento che si prevedono maggiori entrate nell’ordine di 500 miliardi di Dollari (si veda il grafico qui sotto):


La spesa per interessi sul debito pubblico è in discesa e i tagli alla spesa messi in atto dal Dipartimento per l’Efficienza Governativa di Elon Musk dovrebbero completare un quadro assai rassicurante per chi compra i Treasury Bond. C’è un tentativo in corso (che vorremmo definire “politico”) di arrivare a tagliare il Rating federale in funzione del rallentamento del PIL americano, ma di fronte a tali premesse (e comunque a fronte di una crescita del PIL) non sarà per niente facile per le Agenzie di Rating tenere il punto di fronte al resto del mondo.

Dunque di fronte a cali in borsa di questa portata (si veda il grafico qui sotto relativo ai contratti a termine sul principale indice di Wall Street):


E di fronte ai cali dei tassi a lungo termine (già oggi in corso: si veda il grafico qui sotto riportato che compara i tassi medi federali a quelli dei titoli di stato a 2 e 10 anni):


Di fronte a tutto ciò è difficile non aspettarsi un rimbalzo delle quotazioni di Wall Street. E anche a breve termine, vista la doppia gamba discendente riportata nel primo dei due grafici qui sopra, che graficamente sembrerebbe aver concluso un ciclo di ribassi. Ma sono le quotazioni delle borse del resto del mondo potrebbero continuare a scendere.

L’EUROPA E’ MESSA PEGGIO

Per l’Europa è diverso, E lo è per parecchi motivi:

  • Tanto per cominciare di innovazione ne facciamo poca e il settore automobilistico che fino all’anno precedente aveva mosso buona parte della filiera produttiva continentale, è fortemente in crisi a causa della concorrenza cinese, non dei dazi americani;
  • Il maggior costo dell’energia (e la sua scarsità, soprattutto se non verrà abbandonato in fretta il “Green Deal” senza il quale potremmo utilizzare la produzione in eccesso di petrolio per fare energia) incide sulla competitività e riduce lo spazio per investimenti produttivi;
  • Il debito pubblico è in crescita verticale, a causa del programma di riarmo e di riconversione delle imprese tedesche all’industria pesante, dunque il costo del debito non è così scontato che scenderà quanto lo si desidera;
  • Ma soprattutto il grosso delle imprese quotate di dimensioni accettabili, se non è nel comparto automobilistico è in quello finanziario (che rischia di accartocciarsi se l’Europa resta a crescita zero), oppure in quello alimentare (che probabilmente sarà il più bersagliato dai dazi);
  • L’Europa infine rischia di mettere entrambi i piedi in una guerra con la Russia che non promette nulla di buono, se non per i produttori di armamenti (i quali però sono principalmente americani).

Di seguito l’andamento dell’indice cumulativo delle principali azioni europee che, come si può vedere dal grafico qui sotto riportato (relativo al principale indice cumulativo delle borse europee) si è rimangiato tutta la crescita sviluppata a partire dall’inizio del 2025 (a seguito dell’annuncio dei programmi di spesa tedeschi ed europei):


Senza contare il fatto che l’Europa è semplicemente più avanti nella discesa dei tassi d’interesse ma non è detto che possa continuare a sperare di pagare di meno ancora a lungo il costo del denaro a lungo termine (quello dei titoli di stato per intenderci) dal momento che i capitali rischiano di andare altrove.

Ma soprattutto i dazi per l’Europa, che vive di esportazioni, conteranno molto più che per gli USA, gettando molte imprese di fronte alla spiacevole scelta di tagliare i prezzi o di ridurre le esportazioni. Con il rischio che parecchie di esse vadano in crisi. Cosa che coinvolgerebbe ulteriormente le quotazioni delle banche (non per niente in due giorni l’indice del settore bancario è sceso del 15%):


CORREZIONE O “MERCATO ORSO”?

La correzione dunque c’è stata, eccome. Anzi: tecnicamente saremmo entrati in “mercato orso” (cioè ribassista) dal momento che la discesa ha superato il 20% a Wall Street, a meno che il rimbalzo che quasi certamente vedremo non sia di ampia misura. Ma il recupero delle quotazioni difficilmente sarà totale, perché la borsa americana restava e forse è ancora oggi sopravvalutata.

Per l’Europa (e anche per il resto del mondo) potrebbe andare peggio (cioè la discesa delle borse potrebbe essere soltanto agli inizi), dal momento che l’impatto dei dazi potrebbe essere molto più duro e che buona parte della recente corsa delle borse continentali era dovuta quasi esclusivamente ai programmi di riarmo.

Difficile prevedere ulteriori sviluppi, salvo il fatto che resta probabile che i dazi americani diverranno molto presto oggetto di negoziazioni serrate dell’America con il resto del mondo e che dunque il loro perimetro potrebbe cambiare. Ma difficilmente quelle negoziazioni riusciranno a risollevare i mercati finanziari.

Stefano di Tommaso