LE BORSE SCALDANO ANCORA I MOTORI

L’indice FtseMIB (il più indicativo dell’andamento di Piazza Affari ha inanellato la quarta settimana consecutiva di guadagni, crescendo del 21% da inizio anno e del 13% da quando è caduto il governo. La manovra della Banca Centrale Europea ha influito su tali guadagni soltanto con la crescita dell’1% nell’ultima settimana. Come ci siamo già detti però in precedenza non c’è niente di eclatante se non il recupero di posizioni perdute nei mesi precedenti a causa della diffidenza della grande finanza verso l’Italia. La cosa interessante è che siamo tornati ai massimi storici e ci avviamo a superarli di slancio, sulla scia dell’andamento delle altre borse mondiali. Quelle europee in primis (anch’esse tenute sotto freno nei mesi passati e ora forti di un nuovo governo dell’Unione che sembra essere pienamente in sella).
I “FATTORI DI CRESCITA”
- Nella settimana che inizia si prospettano poi altre questioni molto importanti, potenzialmente portatrici di nuovi record borsistici e di nuova serenità sui mercati:
- la ripresa (vera) delle negoziazioni America-Cina (con la prospettiva di raggiungere più di una semplice nuova tregua),
- Il Consiglio della Federal Reserve USA che potrebbe sancire un nuovo taglio dei tassi
Le prime notizie sull’andamento dei profitti aziendali nel terzo trimestre del 2019 (che sembrano promettere bene, sconfiggendo le voci relative all’accelerazione della fine dell’attuale ciclo economico espansivo).
Ci sono insomma le premesse perché nelle borse globali si registri del nuovo ottimismo e affinché quella di Milano possa addirittura beneficiarne più delle altre a causa dell’endemica sottovalutazione di taluni titoli (a partire da quelli bancari). Di seguito il grafico annuale dell’indice FTSE-MIB:

E I MOTIVI DI CAUTELA
Se dunque da un lato la manovra di Draghi ha gettato nuova euforia (e aspettative di ulteriore liquidità) tra gli operatori, essa però non ha avuto sull’Euro l’impatto sperato. Anziché svalutarsi infatti l’Euro si è ripreso contro il Dollaro, sfondando quota 1,11, nonostante che permanga la tendenza di medio termine del Dollaro a rivalutarsi contro Euro. Stiamo vivendo un momento di duro confronto sulle valute, che fanno a gara nello svalutarsi più delle altre, favorendo le quotazioni (e soprattutto le prospettive) dell’oro e degli altri beni rifugio.
E con le borse che ritornano ai massimi di sempre (e i titoli a reddito fisso che vi stazionano già da un bel po’) la corsa ai beni rifugio non potrà che accelerare ulteriormente, perché sempre più investitori cercano riparo nelle alternative. In particolare quelle asiatiche (Cina in testa) sono sugli scudi di nuovi minimi contro Dollaro, creando dunque problemi anche alle altre grandi divise valutarie, che oscillano perlopiù insieme al Dollaro e dunque in media si rivalutano contro quelle asiatiche. Lo scenario sta creando non pochi problemi alle esportazioni europee, ad esempio, mentre lo squilibrio tra le partite correnti tedesche continua a pesare come un macigno sulla competitività degli altri stati dell’Unione. Se la Germania non varerà nuovi incentivi e nuovi investimenti pubblici l’euforia europea potrebbe avere insomma il respiro corto.
Valute in tensione, corsa ai beni rifugio e possibili sorprese negative nei tassi come nella geo-politica sono quindi un contraltare credibile allo scenario tutto-rosa sopra delineato e di certezze abbiamo oramai esaurito le scorte da tempo!
I SETTORI CHE PIÙ NE BENEFICEREBBERO
Ma in tutto questo l’Italia dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) invece continuare a recuperare il terreno perduto in precedenza e, se questo nuovo governo dovesse addirittura riuscire a mettere mano alle grandi infrastrutture allora ne beneficerebbero innanzitutto :
- le società di costruzioni e quelle di impiantistica,
- le società di ingegneria e grandi appalti (come Leonardo),
- le Public Utilities (soprattutto quelle del nord, in mano al PD) le agenzie di lavoro interinale,
- il comparto delle banche,
- quello dell’energia (specialmente quelle rinnovabili, come la Falck) a causa del fatto che la nuova Commissione Europea ne ha quasi fatto una bandiera pseudo-ideologica,
- e infine probabilmente quello dell’informatica, corollario essenziale all’espansione dei possibili investimenti a favore dell’automazione e della competitività, che il nuovo governo dovrebbe incentivare ulteriormente.
Ecco dunque i comparti produttivi che potrebbero risultare come i migliori beneficiari di eventuali nuove rivalutazioni borsistiche, dunque le cui quotazioni più ne potrebbero beneficiare.
Ma tra le imprese che li compongono privilegerei quelle anticicliche (come quelle alimentari) e le imprese con le migliori aspettative di dividendi e quelle che stanno investendo di più, a causa del fatto che i tassi di interesse continueranno probabilmente a scendere e che la disponibilità di credito sarà probabilmente un po’ più abbondante.
Altra categoria di imprese che saranno in grande spolvero sono quelle che hanno solide basi commerciali e produttive negli Stati Uniti d’America, che per quanto prima o poi dovranno aspettarsi di incrociare lo spettro della recessione, tra oramai soltanto un anno affronteranno una delle campagne elettorali presidenziali più battagliate che la storia ricordi.
QUASI UNO SCENARIO DA “RICCIOLI D’ORO”
È probabile che dunque fino a quel momento l’economia americana possa continuare a correre più delle altre nel resto del mondo, e che anche la borsa ne risenta positivamente, mentre il rally delle borse europee potrebbe durare molto molto minor tempo, perché i fondamentali restano scarsi e la spaccatura tra nord e sud e del continente sembra soltanto allargarsi.
Poiché tutto questo avviene in una congiuntura tornata quasi positiva, gli investitori hanno dunque ripreso fiducia e potrebbero tornare a travasare più risorse di quanto oggi si preveda sui mercati borsistici. L’economia globale infatti comincia a mandare segnali di stabilizzazione o persino di ripresa, l’inflazione resta piatta, i tassi continuano a scendere (riportando la curva dei rendimenti su livelli meno minacciosi e costringendo prima o poi a rivedere al rialzo la valutazione dei titoli quotati). L’opinione pubblica poi inizia a farsi l’idea che anche gli stimoli fiscali (tagli alle aliquote e incentivi per gli investimenti) Sim guadagneranno tra i nuovi governanti più consenso, che Cina e Stati Uniti provano davvero a riavvicinarsi e che la brexit si materializzerà probabilmente in modo più soffice di quanto ventilato dai giornali.
Quasi uno scenario da “riccioli d’oro”, sebbene i rischi di nuovi shock petroliferi possano minacciarlo seriamente. Ma sono anche convinto che più dovessero crescere le quotazioni del greggio e più risulterà evidente che la recessione globale non è dietro l’angolo.
QUANTO DURERÀ L’ENTUSIASMO?
Quanto durerà la congiuntura (quasi) positiva e di conseguenza l’entusiasmo delle borse? Fino a qualche settimana fa qualcuno diceva soltanto fino alla prossima settimana (cioè all’arrivo dell’Autunno), qualcun altro è invece pronto a scommettere che i livelli raggiunti saranno tenuti o addirittura migliorati di qui a fine anno, dato l’enorme numero di coloro che dalle borse sono fuggiti e che adesso tendono a rientrare.
È sempre difficile fare previsioni oltre il brevissimo termine, se non quelle legate al fatto che oramai da alcuni anni di gran lunga il fattore che più influisce sulle quotazioni borsistiche è la disponibilità generale di liquidità. E che quest’ultima, ancora per un po’ di tempo, tutti giurano che resterà abbondante. Quella che osserviamo perciò non è dunque una normale dinamica di mercato, bensì la presa d’atto dell’influenza determinante della politica e degli orientamenti delle banche centrali sull’andamento dei mercati finanziari. È ciò che più di ogni altra cosa ci spinge a scommettere su un “autunno dorato” delle borse, soprattutto fino a quando l’attuale ciclo espansivo di interventi delle banche centrali, copiosi profitti e ancor più ricchi dividendi, dovesse continuare.
MA LA STRADA VERSO NUOVI MASSIMI NON È LINEARE
Facciamo infatti attenzione al “timing” degli investimenti: permane infatti il serio rischio che, subito dopo i nuovi massimi, le borse a Ottobre possano effettivamente incorrere in qualche realizzo.
Stefano di Tommaso

Ogni tanto le catastrofi arrivano davvero ma in tutti gli altri -ben più numerosi- casi, il prodotto interno lordo cresce e le nazioni -in media- migliorano le proprie condizioni economiche. Oggi al rientro da una tumultuosa estate ci troviamo più che mai alle prese con pronostici molto difficili da azzeccare, dal momento che una certa parte del mondo (la nostra, innanzitutto), fa fatica a infilare qualche barlume di speranza nella prosecuzione della crescita economica, mentre altre restano meglio impostate, non foss’altro che per la demografia positiva.
LA LIQUIDITÀ IN CIRCOLAZIONE AUMENTA
Cosa succederà di conseguenza ? Potremmo parlare a lungo delle probabilità nel medio periodo di una prossima recessione ma non ne avremmo alcuna certezza (e soprattutto non ne arriverà una identica per ogni regione del mondo, anzi!). Mentre è forse fin troppo facile prevedere cosa può succedere più a breve termine: che la frenesia da reddito fisso (basso e rischioso o negativo) evaporerà presto, non appena sarà un po’ più chiaro che le borse non crolleranno domani mattina e che i profitti aziendali non si riducono. Così come è successo in questi giorni per la borsa di Milano e lo spread Btp-Bund: le ricoperture dall’ipervenduto hanno lasciato un bello spazio per la ripresa.


Sul
Ci sono cioè forze che oggi possono spingere il mondo verso una lunga era di stagnazione, in cui i tassi di crescita economica degli anni passati saranno un ricordo. Queste forze sono poi controbilanciate dai grandi investimenti nelle innovazioni tecnologiche, per la corsa verso lo spazio, dal progressivo aumento del grado di qualificazione del personale delle aziende, eccetera. Ma non agiscono in maniera speculare, bensì in tempi e zone geografiche spesso diverse da quelle che subiscono di più gli effetti dell’invecchiamento di cui sopra.



E l’aspettativa è che, con l’evoluzione in corso dell’intelligenza artificiale, le cose dal punto di vista dei margini, non potranno che migliorare. Si parla di un mercato mondiale dell’impiantistica fissa per l’automazione industriale (con un focus particolare per la “manifattura additiva”, cioè per la stampa in 3D dei prodotti industriali) che cresce stabilmente nel mondo dell’8% annuo e dovrebbe perciò arrivare ai 100 miliardi di dollari entro il 2022 mentre nel totale delle sue componenti anche mobili e di indotto potrebbe toccare i 240 miliardi di dollari di fatturato entro lo stesso anno.
IL ROBO-GLOBAL ARTIFICIAL INTELLIGENCE INDEX