L’UNIONE BANCARIA EUROPEA PUÒ ATTENDERE

Quella della Commerzbank che non deve unirsi a UniCredit rischia di diventare una telenovela germanica di sapore nazional-socialista e, a questo punto è chiaro, la pretendente come minimo dovrà attendere un’intera stagione politica d’oltralpe. Nella quale qualcuno inizierà però a chiedersi se l’Unione europea è davvero tale oppure c’è soltanto quando fa comodo. Nel frattempo la Germania sta per varare addirittura una legge federale per evitare che il “Montepaschi di Germania“ possa fondersi con la Hypo Vereins Bank già controllata dagli italiani e finire sotto il controllo di questi ultimi.

LO SBARRAMENTO DELLA POLITICA TEDESCA

Qual’è infatti la principale preoccupazione dei politici e sindacalisti tedeschi di fronte a un’integrazione con la più grande banca italiana? Apparentemente la salvaguardia dei 42mila posti di lavoro che andrebbero ridotti con l’assorbimento della banca nel gruppo UniCredit: e se questo non è socialismo di vecchio stampo qualcuno dovrebbe spiegare cos’altro è. Un socialismo che l’Italia non ha mostrato quando molte aziende francesi olandesi e tedesche hanno integrato quelle italiane (a partire dalla BNL per finire alla Fiat).

Ma a quanto pare rischia addirittura di prevalere a Berlino una seconda e ancor più scomoda motivazione, agitata senza troppo pudore dai sindacati come dai principali ministri: Quella di lasciar scivolare la banca in mani straniere (seppur europee e dichiaratamente non-ostili). E se questo non è nazionalismo qualcuno provi a spiegare cos’altro è. Come si può vedere nel grafico qui sotto, l’azionariato della banca alla data di pubblicazione del bilancio 2022 mostra una grande prevalenza degli investitori istituzionali e privati, i quali non saranno felici di vedere la banca sotto il ricatto di sindacalisti e politici:

NAZIONALISMO + SOCIALISMO = NAZIONALSOCIALISMO

Ma se nazionalismo + socialismo (la cui sintesi è nazional-socialismo altrimenti noto come ”nazismo”) emergono come le due vere linee politiche espresse in questa brutta storia a Berlino (dopo che il governo ha pure fatto cassa con gli italiani, vendendogli parte della sua partecipazione acquisita ai tempi del salvataggio della ”Commerz”), allora torna inevitabilmente alla memoria la famosa frase di Andreotti: “amo talmente la Germania che ne preferisco due”. Il ”divo Giulio” era vissuto abbastanza a lungo da ricordare la congiuntura politica mitteleuropea che aveva portato agli orrori dell’Olocausto e alla seconda guerra mondiale. A seguito della quale la nazione tedesca era stata prudenzialmente suddivisa in due.

E sullo sfondo c’è un’altra inconfessabile (eppure palese) motivazione politica allo sbarramento verso gli italiani: in caso di crisi bancaria come potrebbe il governo tedesco salvare una banca che è controllata dagli stranieri? Inconfessabile perché politicamente inaccettabile quando si parla di Unione Bancaria Europea, ma al momento chi la sbandiera non si fa scrupoli a metterla in prima pagina.

Non solo: la questione del governo che potrebbe salvare delle banche si pone a causa del fatto che con un espediente anch’esso politicamente inaccettabile in Germania le mille casse rurali e banche di credito cooperativo “territoriali” sono di fatto rimaste fuori del controllo della Banca Centrale Europea (BCE, che comunque ha sede a Francoforte, non a Parigi o Roma). Fragili e antistoriche sì, ma sostenibili perché sostenute dalla politica. Il giorno in cui l’Unione Bancaria dovesse divenire “reale” quell’eccezione regolamentare dovrebbe venire rimossa.

L’UNIONE BANCARIA EUROPEA

Il bello è che UniCredit attende soltanto il “via libera” della BCE per trasformare in diritti di voto (di maggioranza relativa) il 21% già acquisito di Commerzbank e poter giungere fino alla soglia del 29,9% con acquisti dei titoli in borsa, per disporre dei poteri di lanciare un’Offerta Pubblica di Acquisto.

La medesima BCE che, lo scorso 26 Giugno 2023, in nome dei principi dell’Unione Bancaria Europea (creata nel 2014 quale componente essenziale dell’Unione economica e monetaria dell’UE per garantire alle componenti del sistema bancario solidità, redditività e minor frammentazione) ha approvato il regolamento che va sotto il nome di ”Basilea III” e che lo scorso 26 Marzo 2024 ha adottato la cosiddetta “direttiva sulle catene partecipative” per garantire che l’assorbimento delle perdite e l’eventuale ricapitalizzazione delle banche avvengano con mezzi privati qualora le banche entrino in crisi.

LO STUDIO DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA

In un recente studio la BCE mette proprio in evidenza che La crisi finanziaria globale del 2008-2010 ha segnato l’inizio di un lungo inverno nelle fusioni e acquisizioni bancarie europee. Esso mostra che le dimensioni delle banche acquisite dopo la crisi finanziaria sono molto più piccole di prima, mentre c’è un tasso di fallimento più elevato per le tentate fusioni negli anni successivi al 2008. Deutsche Bank ad esempio ha abbandonato i colloqui per fondersi con il suo rivale tedesco nel 2019, mentre circa quattro accordi su cinque nella zona euro erano solo nazionali.

Le poche operazioni bancarie transfrontaliere dalla crisi finanziaria tendono ad essere tra istituzioni in paesi vicini collegate da linguaggio o commercio comuni, come la CaixaBank spagnola che acquista il Banco BPI del Portogallo nel 2017 o vari accordi più piccoli come quelli che coinvolgono banche belghe, francesi e olandesi o la continua ricerca di Addiko austriaca da parte del prestatore serbo Alta Pay. In conseguenza di ciò le banche europee sono molto indietro rispetto a quelle americane o asiatiche da dalla crisi del 2008 in poi.

IL ”CASO” DELLE LANDESBANK

Se però si parla delle ”Landesbank” la musica è sempre stata diversa, dal momento che nelle numerose crisi che si sono succedute di recente (pandemia compresa) queste ultime sono sopravvissute praticamente solo grazie agli aiuti di stato. E alla prossima recessione avranno bisogno di nuovo di sostegno dal governo tedesco. Che però l’Unione Europea vorrebbe evitare per tutti gli altri. Due pesi e due misure insomma.

Va inoltre considerato che il principale problema del sistema bancario europeo è stato fino al 2022 quello della scarsa efficienza, e dunque di una limitata redditività. La questione è poi evaporata con il repentino rialzo dei tassi da parte delle banche centrali, che ha permesso anche alle banche continentali di tornare a macinare utili. Ma oggi, che lo scenario inflattivo “sembra” essere sopito, il sistema finanziario ha esigenza di tornare a far scendere i tassi d’interesse (soprattutto per una questione di sostenibilità dei debiti pubblici) e le questioni di competitività delle banche europee potrebbero tornare presto in primo piano.


VIA LIBERA ALLE FUSIONI TRANSFRONTALIERE, MA SOLO A PAROLE

Anche per questo motivo si è tornato a parlare di fusioni tra le banche di stati diversi del vecchio continente: non soltanto perché al livello di ciascun singolo stato un’eccessiva concentrazione della presenza delle principali banche porrebbe un gigantesco problema di normativa “antitrust”, ma anche perché -appunto- per raggiungere un’efficienza competitiva globale simile a quella degli istituti bancari asiatici e anglosassoni le banche europee dovrebbero superare i confini nazionali.

Oggi mediamente le banche europee hanno la metà dei profitti di quelle americane e, ovviamente, anche la metà dei multipli di valutazione in borsa. Ma questo è anche il motivo per il quale ci potrebbe essere ancora molto spazio per un incremento di valore delle banche europee, e anche il motivo per il quale il mercato del credito deve procedere verso una maggiore concentrazione.

Oggi delle 10 più grandi banche al mondo solo 3 sono europee. L’inseguimento dell’ampliamento dimensionale, anche in vista dell’esaurimento del triennio di “vacche grasse” per il sistema che ha gonfiato i profitti a causa dei tassi d’interesse elevati, sarebbe decisamente auspicabile. Tanto per la maggior resilienza alle prossime recessioni economiche che dovessero arrivare, quanto per poter mettere in grado il sistema di riuscire a finanziare quei grandi investimenti europei infrastrutturali che tutti riconoscono sarebbero necessari ma che al momento vengono ancora sistematicamente rinviati.

IL RIBASSO DEI TASSI D’INTERESSE INFLUIRÀ SUI CONTI DELLE BANCHE

Senza contare il fatto che, nonostante la discesa in corso della forbice sui tassi d’interesse, per il momento non si prevede un calo dei profitti delle principali banche europee soltanto perché è ancora piuttosto scarsa la concorrenza tra di esse all’interno dell’Unione Europea, che consente loro di poter esigere commissioni elevate sui servizi erogati. Ma questa peculiarità non è pensabile che perduri in eterno, perché la scarsa concorrenza tra banche si regge aspirando margini di profitto dalle piccole e medie imprese, senza lo sviluppo delle quali il sistema industriale europeo non potrà modernizzarsi. E Dio solo sa quanto occorrerebbe che questo si rinnovasse, se non vorremo che il vecchio continente si riduca ad essere un mero parco dei divertimenti del resto del mondo!

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 95 – sa 19 ott 2024
Operazioni in essere : nessuna
Ven 17 ott è stato stoppato a 2722,6 il DIC MICRO GOLD che era stato venduto mart 8 ott in rottura di 2630 con una perdita di 92,6 punti x usd 10 = 926 usd, pari a euro 854.
Ven 17 ott GOLD è salito nella notte asiatica poco oltre lo stop loss di 2720, “saltandolo” rispetto alla operatività della SIM presso cui eseguo le operazioni di questa Lettera.
Alle 8.15 di ven 17 ho pertanto dato ordine di chiudere il ribasso “a Mercato”, registrando il prezzo di 2722,6 – fortunatamente poco più alto dello stop loss scavalcato nella notte. Può andare molto peggio.

 

GOLD DICEMBRE 24
La settimana 7 – 11 ott aveva rilevanza ciclica e intendevo sfruttarla, se da lu 14 ott GOLD avesse rotto il minimo del 7 – 11 ott. Avevo deciso anche di anticipare il segnale, operando durante la settimana e non solo dopo.
Si è dimostrato pericoloso anticipare il segnale temporale di presunta inversione.

La settimana 7 – 11 ott giungeva dopo una salita quasi ininterrotta da 2353 a 2685, oltre 330 usd.
Dopo una simile salita, statisticamente il tempo di inversione ciclica genera un top di fine spinta rialzista, con svolta al ribasso.

Temendo che nella settimana 7 – 11 ott si assistesse ad un top modesto, sotto 2700 e quindi anche sotto 2730, con inversione al ribasso troppo rapida per essere gestita da una Lettera settimanale, avevo inserito, oltre alle due vendite a 2700 e 2730, quindi in forza, anche una vendita in rottura della settimana precedente, a 2630 DIC FUT.

GOLD, invece di salire oltre 2700 realizzando un top, con possibile segnale di vendita, è sceso – quasi esclusivamente merc 8 ott ( range 50 usd ) e l’inversione che attendevo si è tradotta in un minimo da comprare.

I lettori facilmente comprendono che, dopo una salita di 700 usd nei 6 mesi da febbraio 2024, nella finestra temporale di inversione sarei stato più sereno nel vendere un eventuale massimo, piuttosto che comperare dopo una discesa così modesta, concentrata in poche ore di gio 10 ott.
Ricordo infine che una delle regole della presente Lettera prevede che, dopo una perdita, non opera su quel Mercato per una settimana.

Diversamente, attribuendo ora un significato ancora più forte al ciclo del 7 – 11 ott dopo questa inversione al rialzo, inserirei un acquisto intorno a 2640 DIC FUT, con stop loss a 2610, poco sotto il minimo di 2618,8 registrato gio 10 ottobre.
Ma la Lettera non può.

SILVER DICEMBRE 24
Dopo che SILVER venerdì 4 ott ha tracciato un range giornaliero da 31,51 a 32,95 vale a dire il 4,5 % in poche ore, mart 8 ott ha fatto una discesa da 32,02 a 30,35 del future dicembre, pari a oltre il 5 %, per poi recuperare quasi tutto.
Ven 18 ott SILVER ha fatto un range ancora maggiore, da 31,86 a 33,97 pari al 6,6 %

In poche ore SILVER si muove in ampiezze da grafico mensile; non gestibile da questa Lettera, ma merita comunque di essere osservato.

DOW JONES INDU CASH
Siamo giunti ora, dopo il trascorrere di 104 settimane dal minimo di ott 2022 che fu 28660, al secondo ciclo “ fisso “ di 52 settimane dal minimo di ott 2023 a 32327.
Come per “liberarsi” del ciclo di presunta inversione di 104 settimane, senza scendere, DJ ha segnato un piccolo minimo a 41831 e poi ha rotto anche il massimo della settimana precedente, salendo oltre 1000 punti a 42889.

Ha quindi tracciato un outside rialzista nella settimana di ipotizzata inversione ciclica.
Il 21 – 25 ottobre scadrà un altro ciclo ( meno ) importante di 52 settimane dal minimo di ottobre 2023 ( 32327 DJ CASH ) che potrebbe, dopo che abbiamo avuto un outside rialzista, ragionevolmente generare un massimo.

Resta valido fino alle elezioni di inizio novembre quanto avevo scritto nella N. 93 :
“Si tratta di cicli da osservare, per giudicare eventuali cambi di comportamento di questo Mercato. In realtà mi interessa solo se questo Mercato svolterà al ribasso, non avendo alcuna intenzione di comperarlo, ma, nei 60 gg che precedono le presidenziali statunitensi, l’azionario U.S.A. sale o dorme, difficilmente scende.

Comunque i cicli scadono in ottobre e li osserviamo.
L’impatto della scadenza di questi due cicli probabilmente verrà vanificato dallo stato ipnotico pre – elettorale, ma non escludo che la loro rilevanza, provata statisticamente, possa estrinsecarsi dopo l’elezione.

Osserverò quindi soprattutto i minimi che DJ segnerà nelle due settimane.”
Il fatto positivo per chi, come me, è più interessato a vendere che a comprare questo Mercato, è che il minimo appena segnato a 41831 DJ CASH essendo :

– caduto in una settimana di grande significato
– in forma di outside settimanale, che si imprime bene nella mente degli operatori, perché li ha sballottati con due rotture opposte;
può diventare un livello credibile di vendita, quando verrà rotto ( se mai verrà rotto ), soprattutto se prima reggerà almeno 3 settimane.
Anche il minimo della prossima settimana, oggi non conosciuto, potrebbe diventare un livello di vendita da sfruttare dopo le presidenziali U.S.A.
Ragionevolmente sarà più alto di 41831 DJ CASH, quindi più sfruttabile.

NASDAQ 100 CASH

Dopo la chiusura del gap, NAS 100 ha invertito a livello giornaliero, scendendo a 19622 NAS 100 CASH, ( perciò proseguo ad allegare tale grafico ) per poi risalire al livello del gap, dove insiste a battere, come se bussasse ad una porta.

Nella settimana scorsa NAS 100 è infine riuscito a salire sopra tale gap ( 20266 )

Sono interessato a vendere NAS 100 intorno al top assoluto di 20691, circa 20800 DIC FUTURE. Non vi può essere un livello di stop loss attendibile, quindi l’operazione non è praticabile da questa Lettera.
Non ho fretta perché non dimentico la statistica positiva pre elettorale.
Segnalo tuttavia che, mentre DOW JONES e SP 500 continuano a raggiungere nuovi massimi, NAS 100 non ci riesce da inizio luglio, quando segnò 20691 CASH.

 

Leonardo Bodini




RALLY DELLE BORSE FINO A FINE ANNO?

Dopo una grande stagione di rialzi di borsa, che va avanti da quasi due anni, tutti si chiedono se il rialzo dei listini possa essere arrivato al capolinea e se non siamo al momento di un’inversione di tendenza. Domanda più che legittima ma, al momento, la risposta sembra essere negativa: non ci sono le condizioni, anzi! Potrebbe essere appena iniziato un nuovo ciclo di rialzi in borsa, sempre che l’inflazione con riprenda vigore. Ma andiamo nel dettaglio a vedere perché questo scenario sarebbe possibile.

NIENTE RECESSIONE NEGLI USA

Viviamo in un momento di grande incertezza che non lascia molta visibilità sul futuro. Si deve al fatto che sino ad oggi i tassi d’interesse sono rimasti elevati ma i mercati finanziari hanno battuto molti record. Sì deve anche al fatto che, nell’ultimo quinquennio, sono successe tante, forse troppe: l’esperienza pandemica, i tanti focolai di guerra nel mondo, la corsa dirompente delle grandi multinazionali verso una nuova rivoluzione tecnologica, le numerosissime proteste popolari in Occidente, gli scivoloni incredibili che l’economia globale ha preso per poi riprendersi più che proporzionalmente e favorire una corsa delle borse come non se ne ricordava da molti anni.

Dopo tutto ciò e dopo che oramai molte volte l’economia più importante dell’Occidente sembrava essere in procinto di entrare in recessione ma ogni volta questa ipotesi perdeva consistenza… Oggi le stime per la crescita nel 3° trimestre superano il 3% e dunque ogni scenario sembra essere possibile!

IL FAMIGERATO INDICATORE DI RECESSIONE NEGLI USA A FINE SETTEMBRE SEMBRA ESSERE TORNATO QUASI A ZERO
L’ASIA CONTINUA A CORRERE!

Ovviamente dopo la grande stagione di rialzi in borsa sono oramai molti mesi che parecchi soloni invocano crolli epocali delle borse, che invece non arriva. Anzi! Le borse toccano ogni volta nuovi record e anche l’economia globale mostra di voler crescere a un bel ritmo (oltre il 3%). Un tasso questo che sarebbe forse ancora più alto se non ci fosse il freno a mano tirato del fanalino di coda dell’economia globale: il “vecchio continente”, dove i redditi personali non sono riusciti ad adeguarsi al maggior costo della vita e dunque consumi e investimenti ristagnano, mentre le guerre alle porte sono troppo vicine per lasciare tranquille le popolazioni e le aziende.

Anche l’economia cinese corre. Anzi, nonostante la narrativa del “mainstream” voglia affermare il contrario, essa corre ben più dell’America e trascina con sé quella di buona parte del continente asiatico.


Nonostante dunque lo sviluppo economico nel mondo stia facendo ottimi progressi (salvo che nell’Eurozona) per i tassi d’interesse a breve termine (quelli manovrati dalle banche centrali) è attesa una discesa, con politiche monetarie che tendono ad essere meno restrittive. Aggiungiamoci poi che molte grandi nazioni (ad esempio la Cina) preparano pacchetti di stimolo allo sviluppo economico senza precedenti e che i profitti delle imprese di quasi tutto il mondo quest’anno stanno battendo ogni record, come si può vedere qui sotto:


WALL STREET CONTINUERÀ A CORRERE?

Dato tutto ciò quante chances ci sono che le borse possano innestare ancora una volta un bel rally di fine anno? Apparentemente parecchie. Soltanto una brusca ripresa dell’inflazione -con lo stop che ne conseguirebbe ai tagli dei tassi già programmati- potrebbe scongiurare tale possibilità. Ma sappiamo bene che l’inflazione potrebbe risalire se i consumi personali tornassero a impennarsi (cosa al momento improbabile) o se il costo dell’energia, delle materie prime e delle derrate alimentari dovesse crescere parecchio (cosa altrettanto improbabile, nonostante guerre e carestie dovute ai sobbalzi climatici). Altrimenti i movimenti al rialzo che oggi vediamo potrebbero continuare.

Il motivo per il quale i prezzi delle “Commodities” non dovrebbero correre troppo risiede soprattutto nell’ampio divario attuale tra domanda (scarsa) e offerta (ampia) di queste ultime, che dovrebbe tendere a livellare i picchi dei prezzi che emergono ogni qualvolta un nuovo conflitto regionale esplode o si acuisce. Ma occorre non sottovalutare il rischio che il fuoco covi sotto la cenere: l’inflazione dei prezzi nelle ultime settimane sembra essere risalita, principalmente a causa del fatto che l’economia a stelle e strisce sta “tirando” e il costo dei servizi non può che adeguarsi.


È in realtà c’è anche un altro fattore (oltre all’ inflazione) che potrebbe impedire che i tassi d’interesse continuino a scendere, e questo è l’eccessiva crescita del debito pubblico che, generato dai grandi deficit di bilancio di praticamente tutti i principali governi nazionali del pianeta, BRICS, Svizzera e Germania comprese, potrebbe sollevare seri dubbi in termini di fiducia degli investitori che lo finanziano.

Ma il vero problema da questo punto di vista è in America, che fino a ieri ha sempre potuto contare su un afflusso netto di liquidità proveniente dal resto del mondo che si indirizza presso i mercati finanziari d’oltre oceano perché essi sono i più liquidi al mondo e perché sono patria delle più grandi compagnie multinazionali del globo terracqueo.

Oggi però tale afflusso potrebbe ridursi, perché buona parte del mondo non-occidentale vorrebbe evitare di denominare i propri commerci internazionali in dollari anche per non dover mantenere riserve in dollari americani. Dunque in America di liquidità a poco a poco potrebbe arrivarne di meno, proprio adesso che il debito pubblico USA sta esplodendo e che dunque qualcun altro ”deve“ sottoscrivere i titoli emessi dal governo federale.

LA MONETIZZAZIONE DEL DEBITO GENERA INFLAZIONE

E chi potrebbe essere questo “qualcun altro” se non la stessa banca centrale americana? Il fenomeno è già in atto da tempo e si chiama “monetizzazione del debito”. Un’operazione che però non è esente dal rischio di generare nuova inflazione. Non per niente, le ultime rilevazioni dell’inflazione americana ne riportano una ripresa, come si può vedere dal grafico qui sotto:


E questo avviene tuttavia mentre la Federal Reserve ha iniziato ad abbassare i tassi di rifinanziamento delle banche. Quanto durerà la sua retorica se l’indice dei prezzi continuasse a correre? L’analisi grafica dell’andamento (il confronto del tasso d’inflazione CPI con la sua media mobile a 200 giorni) suggerisce che lo farà, come si può leggere dal grafico qui sotto:


Storia diversa riguarda invece i tassi a lungo termine, che sono impliciti nelle quotazioni dei titoli del Tesoro americano, che sembrano infatti tornare a crescere.

I TASSI D’INTERESSE A LUNGO TERMINE RISALGONO

Una tendenza che può tagliare le gambe al trascinamento (principalmente di ordine psicologico) che fino a ieri c’è sempre stato: quando le banche centrali muovo al ribasso i tassi d’interesse a breve termine, normalmente trascinano anche quelli a lungo termine. Questa volta però non sembra essere così, come si può vedere dal grafico qui sotto riportato:


Il problema è che le valutazioni d’azienda si basano quasi sempre sulle aspettative dei flussi di cassa futuri, attualizzati al momento zero scontandoli ad un tasso che normalmente è quello di lungo termine. Dunque se i tassi a lungo termine divergeranno dalla tendenza di quelli a breve a scendere anche le valutazioni d’azienda ne potrebbero risentire negativamente.

LA VALUTAZIONE DELLE IMPRESE “MINORI”

Si tratta però al momento di un aspetto che può riguardare quasi solo le imprese di minori dimensioni, non riscontrabile invece nei principali indici di borsa: sono proprio i listini delle borse americane infatti quelle che continuano a bruciare nuovi record, e che presumibilmente potrebbero continuare a farlo ancora per un po’ . Nel grafico qui sotto un confronto allo scorso Venerdì 11 Ottobre dell’andamento dell’indice RUSSELL 2000 (le principali medie imprese americane, linea azzurra) con l’indice Standard&Poor 500 (dove pesano molto di più le cosiddette “Big Tech”, linea rossa):


L’INDICE RUSSELL 2000 NON PERFORMA COME L’ SP500
A proposito della corsa dei listini azionari ho letto di recente un interessante articolo sul Sole 24 Ore in cui si prendono a esempio i precedenti cicli rialzisti sulle borse americane. La tesi di questo articolo è che la durata dell’attuale corsa dei listini non è poi particolarmente lunga se paragonata alle precedenti fasi “toro” dell’ultimo secolo.

LA CORSA DEI LISTINI POTREBBE PROSEGUIRE

E viene sintetizzata benissimo non tanto nel grafico qui sotto riportato quanto nella tabella che è accanto:


In questa tabella si può leggere che i 730 giorni di durata del ciclo rialzista oggi in corso, e soprattutto l’entità della salita delle quotazioni (+61% in poco meno di 2 anni) sono in realtà poca cosa se paragonati a molte precedenti fasi di crescita della borsa americana quali ad esempio quella del periodo 2009-2020 (+400% e quasi 4000 giorni di durata) e quella del 2020-2022 ( che comprende anche il crollo di Aprile-Giugno 2020: +114% per 661 giorni di durata). Dunque i grandi rialzi degli ultimi due anni dal punto di vista statistico non stupirebbero nessuno se dovessero andare avanti ancora qualche mese. E la fine del ciclo rialzista potrebbe non essere dietro l’angolo.

I PROFITTI AZIENDALI SONO AI MASSIMI

Soprattutto perché sono i profitti aziendali a correre più che mai, come si può vedere dai grafici qui sotto riportati :


E se i profitti continuano a battere le aspettative i mercati potranno non tenerne conto?

Stefano di Tommaso

 

 




APPUNTI DI TRADING

N. 94 – sa 12 ott 2024
Operazioni in essere : mart 8 ott venduto 1 DIC MICRO GOLD a 2630 ora con stop loss a 2720 fut

GOLD DICEMBRE 24
Avevo scritto :
“Il 7 – 11 ott ha una certa rilevanza ciclica e provo a sfruttarla, se da lu 14 ott GOLD dovesse rompere il minimo del 7 – 11 ott. Posso anche anticipare il segnale, operando durante la settimana e non solo dopo. Voglio usare la scadenza del ciclo di tempo per vendere in forza e, se poi GOLD iniziasse a scendere, sono interessato a raddoppiare la posizione alla rottura del minimo dalla settimana 30 sett – 4 ott, che si è appena conclusa con un inside, quindi nell’incertezza.”

Devo dire che GOLD resta il mio Mercato preferito, ma rende la vita un po’ difficile.

Nella scorsa settimana, che attendevo da molto tempo per una possibile inversione di ciclo, GOLD, invece di salire oltre 2700 realizzando un top, con possibile segnale di vendita, è sceso – quasi esclusivamente merc 8 ott ( range 50 usd ) e l’inversione che attendevo quindi sembra presentarsi come un minimo da comprare.
Mi convincerà, eventualmente, solo se vi sarà la rottura del TOP di gio 26 settembre, che fu 2685 cash.
Già da ora abbasso lo stop loss da 2750 fut a 2720 fut, poco sopra tale TOP.
Sembra probabile, dopo la salita di gio 10 – ven 11, che GOLD resterà almeno 3 gg sopra il minimo registrato gio 10 ott ( 2603 CASH – 2618,8 DIC FUT ) così da rendere tale minimo un pivot utilizzabile per vendite in rottura.

In tale caso inserirò il raddoppio della posizione al ribasso a 2615 stop per DIC FUT.

I lettori facilmente comprendono che, dopo una salita di 700 usd nei 6 mesi da febbraio 2024, nella finestra temporale di inversione, sarei stato più sereno nel vendere un eventuale massimo, piuttosto che comperare dopo una discesa così modesta, concentrata in poche ore di gio 10 ott.
Osserveremo insieme se si tratta di inversione LONG, oppure di un bidone.
Ciò premesso, inserirò i seguenti ordini :
– sin dal mattino di lu 14 ott abbasserò a 2720 DIC FUT lo stop loss per il micro contratto venduto a 2630 e
– da merc 16 ott ( se, come credo, il prezzo non sarà già stato rotto ) aggiungerò la vendita di un secondo DIC MICRO GOLD a 2615.
Nel caso che questa seconda vendita venisse eseguita, contestualmente abbasserò, per entrambi i DIC MICRO GOLD, lo stop loss sopra il massimo della settimana 14 – 18 ott, che non è ancora iniziata.

SILVER DICEMBRE 24
Dopo che SILVER venerdì 4 ott ha tracciato un range giornaliero da 31,51 a 32,95 vale a dire il 4,5 % in poche ore, mart 8 ott ha fatto una discesa da 32,02 a 30,35 del future dicembre, pari a oltre il 5 %, per poi recuperare quasi tutto.
Ha centrato a 30,11 CASH il pull back che avevo evidenziato in giallo nella precedente N. 93, offrendo un possibile acquisto, che non era inserito nella Lettera.
Al momento sono personalmente interessato a vendere intorno ai massimi di 32,90 SILVER CASH ( 33,10 DIC FUTURE ) ma non è una operazione idonea a questa Lettera, in quanto non vi è alcun punto di stop loss matematicamente suffragato e quindi mi trovo fuori dal profilo di rischio prestabilito.

DOW JONES INDU CASH
DOW JONES continua a “lavorare incollato” alla trend line tracciata da ott 2022 ( da 28660 )
Da quel tempo sono ora scadute 104 settimane, due anni.
Per complicare la vita, DJ ha trascorso questa settimana di importante significato ciclico rompendo di poco a 41831 il minimo della precedente e poi anche il massimo salendo oltre 1000 punti a 42889.
Ha quindi tracciato un outside rialzista nella settimana di ipotizzata inversione ciclica.
Fra due settimane, il 21 – 25 ottobre, scadrà un altro ciclo ( meno ) importante di 52 settimane dal minimo di ottobre 2023 ( 32327 DJ CASH ) che potrebbe, dopo un outside rialzista, ragionevolmente generare un massimo.
Resta valido fino alle elezioni di inizio novembre quanto avevo scritto nella N. 93 :
“Si tratta di cicli da osservare, per giudicare eventuali cambi di comportamento di questo Mercato. In realtà mi interessa solo se questo Mercato svolterà al ribasso, non avendo alcuna intenzione di comperarlo, ma, nei 60 gg che precedono le presidenziali statunitensi, l’azionario U.S.A. sale o dorme, difficilmente scende.
Comunque i cicli scadono in ottobre e li osserviamo.
L’impatto della scadenza di questi due cicli probabilmente verrà vanificato dallo stato ipnotico pre – elettorale, ma non escludo che la loro rilevanza, provata statisticamente, possa estrinsecarsi dopo l’elezione.
Osserverò quindi soprattutto i minimi che DJ segnerà nelle due settimane.”
Il fatto positivo per chi, come me, è più interessato a vendere che a comprare questo Mercato, è che il minimo appena segnato a 41831 DJ CASH essendo :
– caduto in una settimana di grande significato
– in forma di outside settimanale, che si imprime bene nella mente degli operatori, perché li ha sballottati con due rotture opposte;
può diventare un livello credibile di vendita, quando verrà rotto ( se mai verrà rotto ), soprattutto se prima reggerà almeno 3 settimane.
Ma ciò appare probabile, per la statistica neutra – positiva che caratterizza l’andamento dell’azionario statunitense in prossimità delle elezioni.

NASDAQ 100 CASH
Giovedì 26.9 ha chiuso il gap che restava aperto da metà luglio intorno a 20270, quindi diventa interessante per una eventuale vendita.
Dopo la chiusura del gap, NAS 100 ha invertito a livello giornaliero, scendendo a 19622 NAS 100 CASH, ( perciò proseguo ad allegare tale grafico ) per poi risalire al livello del gap, dove insiste a battere, come se bussasse ad una porta, senza ancora entrare.
Sono interessato a vendere NAS 100 intorno al top assoluto di 20691, circa 20800 DIC FUTURE. Non vi può essere un livello di stop loss attendibile, quindi l’operazione non è praticabile da questa Lettera.
Non ho fretta perché non dimentico la statistica positiva pre elettorale.
Segnalo tuttavia che, mentre DOW JONES e SP 500 continuano a raggiungere nuovi massimi, NAS 100 non ci riesce da inizio luglio, quando segnò 20691 CASH.
Ho quindi verificato l’andamento da luglio dei FABOLOUS 7, potendo accertare che si sono mantenuti, ma senza quella maggior forza relativa che avevano sugli altri 93 componenti di NAS 100.
Segnalo infine che i due cicli, rispettivamente di W 104 da ott 2022 e di W 52 da ott 2023, indicati sopra per DOW JONES, coincidono esattamente su NAS 100.
Allo stesso modo essi potrebbero essere, non disinnescati dal periodo elettorale, ma rinviati nel loro influsso.

Leonardo Bodini