ORA LA BCE DEVE TAGLIARE I TASSI

L’economia americana corre verso nuovi traguardi, l’economia dei paesi asiatici ancor di più, mentre quella dell’Eurozona ristagna e i governi europei non si associano a quelli delle altre zone del mondo nel moltiplicare gli incentivi allo sviluppo economico. Non possono e la Banca Centrale Europea (BCE) non collabora . Le borse europee ovviamente riflettono questa differenza di velocità e ristagnano anch’esse. Tuttavia delle buone notizie possono essere in arrivo perché in questa situazione è probabile che la (BCE) sarà costretta a intervenire tagliando i tassi d’interesse e modificando la politica monetaria in senso espansivo. Cosa che potrebbe risultare molto utile tanto per il sostegno delle emissioni di titoli pubblici quanto per le piccole e medie imprese.

 

LE BORSE SONO RISALITE IN TUTTO IL MONDO MA NON IN EUROPA

Il mese di Settembre si è rivelato un mese cruciale per le borse di (quasi) tutto il mondo. Dopo un pessimo avvio sulla scia di consistenti timori di una recessione imminente negli USA, i listini azionari sono stati sospinti tanto dalla Federal Reserve Bank of America (che ha ridotto i tassi più del previsto) quanto dalla Bank of China (che ha accompagnato con l’allentamento della politica monetaria un pacchetto governativo di stimoli fiscali senza precedenti), sull’onda di un ritrovato ottimismo circa lo sviluppo economico globale e per risollevare le quotazioni del listino, depresse dopo l’esodo dei capitali anglosassoni.

I tre indici di riferimento a Wall Street, il Dow Jones Industrial Average, l’S&P 500 e il Nasdaq, sono saliti a Settembre tra l’1,9% e il 2,7% per il mese, concludendo anche il trimestre in positivo. l’S&P 500 e il Dow hanno anche raggiunto nuovi massimi. Non è un caso: l’economia statunitense cresce a un ritmo sostenuto e, di conseguenza, il mercato azionario rimane in tendenza rialzista di lungo termine. Nonostante i numerosi “soloni”, le più recenti statistiche non mostrano alcun “atterraggio” dell’economia, né morbido né duro. Tanto i redditi quanto i consumi americani mostrano di continuare a crescere al ritmo medio del 3% annuo.

Come si può leggere nel grafico sopra riportato le borse di Shanghai e Shenzhen hanno goduto di un’ottima slancio dopo il lancio dei nuovi stimoli, come pure la Borsa di Tokyo, pur non essendo tornata ai massimi di luglio prima della “crisi del carro trade”, dopo la,quale molto investitori occidentali hanno fatto le valigie.

Al contrario, i mercati azionari europei hanno avuto performance quasi nulle rispetto alle controparti statunitensi e asiatiche a Settembre, principalmente a causa della crisi dell’industria automobilistica tedesca, ma anche per le preoccupazioni legate ai 2 conflitti alle porte: Ucraina e Israele. Su base mensile (2-30 Settembre) il Pan-Euro Stoxx 600 è sceso dello 0,28%, il FTSE MIB dello 0,5% e il CAC 40 dello 0,14%. Mentre il DAX è salito del 2,08% . Quasi solo i titoli azionari dei beni di di lusso hanno fatto eccezione in Europa, spinti dall’ottimismo che circonda una rapida ripresa della domanda cinese.

ANCHE L’INDUSTRIA EUROPEA È RIMASTA INDIETRO

Questo dipende anche dal fatto che le principali economie dell’Eurozona soffrono di un problema strutturale dell’industria automobilistica, che a sua volta genera stagnazione economica. Il supporto incondizionato dei governi europei alle guerre vicine ha inoltre generato molta instabilità politica, cosa che probabilmente rafforza la necessità della BCE di tagliare in maniera più decisa i tassi di interesse.


Sino ad oggi la BCE è rimasta piuttosto silente al riguardo, ma ora che l’America sta ribassando con decisione i propri tassi d’interesse non potrà più negare l’evidenza e dovrà convincersi ad allentare anche la politica monetaria, rimasta piuttosto severa quasi solo per motivi politici più che per fingere di combattere un’inflazione che invece dipendeva dal costo di energie e materie prime, non certo dall’eccesso di consumi.


Di conseguenza alle realistiche attese di ribasso dei tassi d’interesse i mercati borsistici europei potrebbero finalmente imboccare un trend rialzista, soprattutto i cosiddetti “titoli sottili”, sia per il fatto che la scarsa liquidità dei mercati europei li ha sino ad oggi fortemente penalizzati, ma anche perché risultano i più indebitati e di conseguenza i più sensibili alle riduzioni del costo del denaro e alla potenziale maggior disponibilità di credito.


L’ANDAMENTO DELL’ECONOMIA GLOBALE PUÒ AIUTARE L’EUROPA

Teoricamente poi altri due elementi potrebbero riuscire -sul finire del 2024- a provocare un tenue risveglio dell’economia: il ribasso del costo delle materie prime e l’andamento positivo dello sviluppo economico globale.

Per quanto riguarda quest’ultimo occorre notare che gli stimoli all’economia cinese e la corsa dello sviluppo economico americano dovrebbero riuscire a più che compensare -almeno per il nostro Paese- il calo di esportazioni verso la Germania. Dunque l’economia domestica potrebbe vedere una piccola accelerazione, ma ovviamente non in modo omogeneo per tutta l’Italia. Lo sviluppo potrebbe vedersi soprattutto al nord, dove è situata la massima parte delle imprese esportatrici.

Per quanto riguarda le materie prime si continua a speculare sui problemi che i numerosi venti di guerra potrebbero creare al loro prezzo e alla loro disponibilità. Ma la verità sembra -almeno per un altro mese, cioè fino alle elezioni presidenziali americane- un’altra: difficilmente prima di tale data l’Occidente si impegnerà direttamente in guerre o azioni militari dirette. Inoltre le materie prime e gli idrocarburi scendono di prezzo per eccesso di offerta e relativa scarsità di domanda. Dunque potrebbero anche continuare a farlo.

Quest’ultima considerazione fa ben sperare nella stabilizzazione verso il basso del tasso d’inflazione, elemento assolutamente principale tra le motivazioni che avevano spinto in passato la Banca Centrale Europea ad alzare i tassi d’interesse dallo zero in cui si trovavano fino all’avvento del COVID. Le resistenze (soprattutto tedesche) è presumibilmente che permarranno, ma difficilmente potranno far si che la BCE non si adegui alle altre principali banche centrali.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 93 – sabato 5 ottobre 2024

Operazioni in essere : nessuna.

GOLD DICEMBRE 24

Nella N. 92 avevo scritto :

“Il grafico settimanale evidenzia che la salita quasi verticale iniziata ai primi di marzo 2024 verrebbe annullata al ritorno sotto 2100. Possibile ? Sempre, ma non ora.

Se GOLD si calma e offre una laterale, con conseguente riduzione di ampiezza dello stop loss, potrò intervenire.”

Allego alla N. 93 sia il grafico settimanale con linee orizzontali di presunto supporto, che un grafico mensile che ricorda a tutti che GOLD, dal grande minimo del 1999 ( 252 usd per oncia ) è salito a 2685 con una moltiplicazione per 10,65 in 25 anni.

Ha battuto di molto DOW JONES e SP 500, non certo NASDAQ 100.

Complimenti a GOLD, comunque.

Ora sembra rallentare la salita, con una settimana inside.

Il 7 – 11 ott ha una certa rilevanza ciclica e provo a sfruttarla, se da lu 14 ott GOLD dovesse rompere il minimo del 7 – 11 ott.

Posso anche anticipare il segnale, operando durante la settimana e non solo dopo.

Pertanto da lu 7 ott inserirò i seguenti ordini :

– vendo 1 DIC MICRO GOLD a 2700 con stop loss a 2750
– vendo 1 DIC MICRO GOLD a 2730 con stop loss a 2750
– vendo 1 DIC MICRO GOLD a 2630 stop ( in rottura di 2630 ) e, allo stesso prezzo, vendo anche lo stesso numero di MICRO GOLD che sarò riuscito a vendere da 2700 in su.

Infine, se l’ ordine a 2630 stop viene eseguito prima delle vendite a 2700 e 2730, questi due ordini di vendita verranno cancellati, perché non voglio vendere se si realizza un outside rialzista settimanale.

Perché strutturo questa strategia ?

Voglio usare la scadenza del ciclo di tempo per vendere in forza e, se poi GOLD iniziasse a scendere, sono interessato a raddoppiare la posizione alla rottura del minimo dalla settimana 30 sett – 4 ott, che si è appena conclusa con un inside, quindi nell’incertezza.

La operazione di raddoppio è difficile da annotare in modo non controvertibile in excel, ma ci provo.

SILVER DICEMBRE 24

Avevo scritto :

“Ricordo ai lettori che i segnali importanti dell’anno scadevano in febbraio ( top di 23,5 cash ) e marzo ( top 25,77 cash )

23,5 – dopo la sua rottura – non si è più visto, mentre il livello di 25,77 è stato avvicinato due volte con due interessanti pull back a 26,02 e 26,45 ; peccato che in mezzo ai due pull back sia salito da 26,02 fino a 32,51 poi riperdendo quasi tutto il guadagno a 26,45.

Ben capite quale misura di rischio richiedeva una operatività. Non posso comprare a questi prezzi. Attendo una riduzione della volatilità per vendere.”

Per non smentirsi, SILVER venerdì 4 ott ha tracciato un range giornaliero da 31,51 a 32,95 vale a dire il 4,5 % in poche ore.

Sono personalmente interessato a vendere intorno a questi massimi di 32,90 SILVER CASH ( 33,10 DIC FUTURE ) ma non è una operazione idonea a questa Lettera, in quanto non vi è alcun punto di stop loss matematicamente suffragato e quindi mi trovo fuori dal profilo di rischio prestabilito.

DOW JONES INDU CASH

DOW JONES continua a “lavorare incollato” alla trend line tracciata da ott 2022 ( da 28660 )

Da quel tempo scadono ora 104 settimane, due anni

Si tratta di un ciclo da osservare, per giudicare eventuali cambi di comportamento di questo Mercato.

In realtà mi interessa solo se questo Mercato svolterà al ribasso, non avendo alcuna intenzione di comperarlo, ma, nei 60 gg che precedono le presidenziali statunitensi, l’azionario U.S.A. sale o dorme, difficilmente scende.

Comunque il ciclo scade qui e lo osserviamo.

Ci sono teatri di guerra che ben potrebbero far svoltare i Mercati azionari, ma sembra invece che nessuno tema impatti sull’economia.

Segnalo anche che il 21 – 25 ott scadrà il ciclo di 52 settimane dal minimo di ott 2023 ( 32327 ) che, come potete osservare dal grafico settimanale, è stato l’unico momento in cui DOW JONES ha tentato di raggiungere la trend line di pendenza dimezzata, per poi volare in su.

L’impatto della scadenza di questi due cicli probabilmente verrà vanificato dallo stato ipnotico pre – elettorale, ma non escludo che la loro rilevanza, provata statisticamente, possa estrinsecarsi dopo l’elezione.

Osserverò quindi soprattutto i minimi che DJ segnerà nelle due settimane.

NASDAQ 100 CASH

Giovedì 26.9 ha anche chiuso il gap che restava aperto da metà luglio intorno a 20270, quindi diventa interessante per una eventuale vendita.

Dopo la chiusura del gap, NAS 100 ha invertito a livello giornaliero ( perciò proseguo ad allegare tale grafico ) ma non scende.

Sono interessato a vendere NAS 100 tra il gap e il top assoluto di 20609, intorno a 20500 – 20600 DIC FUTURE

Segnalo infine che i due cicli, rispettivamente di W 104 da ott 2022 e di W 52 da ott 2023, indicati sopra per DOW JONES, coincidono esattamente su NAS 100.

Allo stesso modo essi potrebbero essere, non disinnescati dal periodo elettorale, ma rinviati nel loro influsso.

Leonardo Bodini

 




UN BELLISSIMO MA INSTABILE EQUILIBRIO

Per spiegare il motivo per il quale le borse hanno ripreso a salire (in basso il grafico dell’indice SP500) e l’inflazione a scendere, si è preso a cagione il prezzo del petrolio, mentre l’economia globale non entra in recessione ma anzi continua a crescere. Qualcuno ha rispolverato la teoria di Goldilocks, la “bambola dai riccioli d’oro” (che è felice quando la situazione sembra rispondere a un equilibrio perfetto) per spiegare che le cose potrebbero evolvere ancora meglio. Siamo però non proprio concordi su tale visione e proviamo qui a spiegarne il perché. L’apparenza può ingannare, nonostante l’evidente iato che si sta creando tra l’economia dell’Eurozona e quella del resto del mondo, dove tutto sommato la recessione non c’è mai stata, la liquidità abbonda e la tecnologia evolve molto più in fretta che a casa nostra.

 


IL PETROLIO È SCESO DEL 33%, BENZINA E ELETTRICITÀ MOLTO MENO

Sebbene infatti il resto del mondo si trovi in una condizione generale economica decisamente migliore della zona Euro, tale condizione tuttavia pare dipendere parecchio dall’attuale (e non necessariamente duraturo) ribasso del prezzo del petrolio (vedi il grafico qui sotto riportato), dal momento che esso incide per il 90% sul prezzo dell’energia, cosa che a sua volta resta una delle principali determinanti dell’inflazione dei prezzi industriali e, con un certo ritardo, al consumo. Situazione che consente all’industria di tenere alti i propri margini e dunque i profitti.

Il differenziale dei costi per l’energia tra Europa e resto del mondo è tuttavia notevole, soprattutto per l’Italia: da noi l’elettricità è a 200 euro per megawattora negli Usa e in Cina sotto gli 80 euro. E per il gas le distanze sono ancora maggiori, 60 euro/MWh da noi, 12 negli Usa (ed era così anche da noi prima della guerra in Ucraina). In realtà tuttavia il mercato dell’energia è tutt’altro che ”libero” e di conseguenza i prezzi al consumo restano vittima di oligopoli di fatto che strozzano gli utilizzatori finali.

Per la benzina è per questo motivo, oltre al fatto che in Italia circa il 60% del suo prezzo è costituito da accise, che sono fisse, cioè non proporzionali al prezzo della materia prima. Dunque quando quest’ultima costa meno il prezzo al pubblico non scende corrispondentemente. Per l’elettricità idem: pesa la componente fissa delle bollette che in tutta Europa sostiene gli incentivi alle fonti energetiche rinnovabili, ma che oggi “strozza” gli utenti finali, impedendone il calo.

L’EFFETTO CINA SU MATERIE PRIME E PETROLIO

Ma perché il petrolio scende? Possibile che dipenda dalla presunta crisi economica della Cina che ne avrebbe decurtato la domanda? No, non è possibile, anche perché la Cina è tutt’altro che in crisi e il suo prodotto interno lordo anche quest’anno crescerà del 5% (o -nel peggiore dei casi- del 4%, cioè ben più degli USA e diverse volte di più dell’Europa).

Ma la Cina ha impostato negli ultimi giorni un intervento molto forte a sostegno dello sviluppo economico (quantitative easing fiscale) e ha cambiato letteralmente le carte in tavola, contribuendo a far crescere la fiducia sui mercati finanziari di tutto il mondo. I due effetti più evidenti sono stati i record di tutte le borse (in particolare la borsa di Hong Kong, che è letteralmente decollata, e quella di Shangai, come si può vedere dai 2 grafici riportati):

La Cina però da un lato sta implementando con successo una politica di decarbonizzazione (ed è di gran lunga il più grande produttore al mondo di pannelli fotovoltaici) e dall’altro lato trova più conveniente fare contratti a lunghissimo termine con la Russia per acquistare numerose materie prime, nonché inaugurare nuovi oleodotti per acquistare il petrolio direttamente. In tal modo la sua domanda materie prime e combustibili sui mercati internazionali tende a scendere sempre più, mentre resta elevata l’offerta di prodotti industriali finiti a prezzi più bassi della concorrenza occidentale.

Il comparto automobilistico euro-americano ne è un esempio: oggi è in crisi principalmente per il fatto che l’industria “automotive” rimane spiazzata dalla concorrenza asiatica di prodotti che stanno raggiungendo i più elevati standard occidentali ma vengono fabbricati e venduti a prezzi parecchio più competitivi.

IL CARTELLO DEI PAESI ESTRATTORI DI PETROLIO

Senza dubbio poi anche l’OPEC sta facendo la sua parte, dal momento che nessuno dei Paesi aderenti al cartello rispetta al momento il contingentamento della produzione e che dunque l’Arabia Saudita sembra aver deciso di sbattere il pugno sul tavolo incrementando anch’essa la produzione e inaugurando una possibile stagione di guerra dei prezzi, sino a quando nell’OPEC non verrà ristabilito un equilibrio. C’è dunque la possibilità che i ribassi delle quotazioni dell’oro nero proseguano, nonostante i venti di guerra e nonostante il fatto che l’economia globale non sia in vero declino.

L’ECCESSO DI LIQUIDITÀ DEL SISTEMA SOSTIENE I LISTINI DI BORSA

Ma nelle ultime settimane le borse montano (e prima di loro e più di loro salgono i beni rifugio: oro e diamanti in testa) non soltanto per le attese di ulteriori ribassi dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali, ma soprattutto perché a livello internazionale c’è forse troppa liquidità in circolazione. Una spia di questa liquidità è senza dubbio la quotazione del Bitcoin, cresciuta parecchio nell’ultimo mese, come si può vedere dal grafico:


Le aspettative sono peraltro a favore di un’ulteriore crescita della liquidità, poiché le banche centrali -rilasciando le restrizioni monetarie (che in realtà non hanno mai imposto severamente)- non soltanto abbassano i tassi ma riprendono anche a pompare nuovo denaro a favore del sistema bancario, con il duplice scopo di sostenerlo ma anche per quello implicito di permettergli di sottoscrivere le emissioni sempre maggiori di titoli di stato dell’Occidente.

La controprova del fatto che il ”sentiment“ di mercato non è così splendido come potrebbe sembrare è infatti fornita dal mercato americano delle Initial Public Offerings (IPO) dove si vede una scarsa propensione degli investitori ad accogliere nuove matricole nel listino azionario, nonostante i livelli record raggiunti dall’indice SP500, come si vede dal grafico:


IL MONDO AFFOGA NEI DEBITI

Al momento poi l’Occidente accresce il suo debito ben più del resto del mondo per vari motivi. Ad esempio: la crescente spesa militare, gli stimoli a go-go dell’economia, il welfare che appare sempre meno sostenibile, il costo dei programmi di transizione verde e di quelli per la transizione digitale, eccetera… Ovviamente tutto questo nel medio termine non potrà che tradursi in ulteriori svalutazioni delle principali divise di conto monetario, a partire dal Dollaro, che ancora conta parecchio sull’assorbimento di buona parte del suo eccesso di base monetaria da parte dei Paesi Emergenti. L’America cioè è ancora finanziata non poco dai paesi emergenti!


MONETIZZAZIONE E REPRESSIONE FINANZIARIA

Tutti sanno da tempo che oramai per quasi tutti i governi occidentali le uniche due strade percorribili per ridurre l’attuale livello di indebitamento del sistema sono:

  • quella della repressione finanziaria, che consiste in una serie di politiche attuate dai governi per incanalare i fondi verso I titoli di stato che emettono. Tale politica spesso avviene a spese dei risparmiatori e degli investitori. È una strategia comunemente utilizzata quando ci si trova ad affrontare livelli elevati di debito e opzioni limitate per il suo rimborso;
  • quella della sua progressiva “monetizzazione”, ovvero l’acquisto dei titoli del debito pubblico da parte delle banche centrali. Ma è un’altra cosa che non può non generare il “debasing” della moneta di conto legale, ovvero togliere terreno sotto le sue fondamenta di valore, poichè ne amplia la stampa e di fatto la svaluta. Cosa che nel tempo non può non ripercuotersi in ulteriore inflazione dei prezzi.

Non per nulla l’indice che misura il cambio del Dollaro americano (e l’Euro non fa che seguire, discostandosene ben poco) si trova oggi ai minimi degli ultimi due anni e rischia di andare oltre!


IL VERO CALCOLO DELL’INFLAZIONE

In parte peraltro l’effetto della svalutazione delle principali divise di conto si è già visto, dal momento che il prezzo di buona parte dei beni che contano nella vita delle persone delle classi medio-alte (cioè ville, auto sportive, diamanti, barche, viaggi, sanità privata, ecc…) è cresciuto ben più del computo dell’inflazione che viene riportato dagli istituti di statistica.

Lo mostra chiaramente il prezzo dell’oro (il quale spesso resta l’unica vera misura dell’inflazione monetaria ”reale”), raddoppiato in pochi anni. C’è dunque un’inflazione dei prezzi ricompresi nei “panieri” ufficiali, sulla cui base vengono effettuati una serie di calcoli dí pubblica utilità, e poi c’è un’inflazione dei prezzi dei beni più rari, quelli al di fuori del paniere statistico, che continua invece a correre, nel breve termine più o meno quanto l’oro, nel lungo termine esattamente quanto l’oro.


COSA DEDURNE ?

Se teniamo conto del fatto che l’attuale situazione “ideale” che fa sfondare nuovi record alle borse e che consente buoni margini all’industria si basa su due fattori altamente instabili quali il ribasso dei prezzi delle materie prime e l’incremento della liquidità in circolazione, evidentemente gli investitori non dormono sonni tranquilli. La situazione geopolitica resta molto tesa e al momento non viene esacerbata principalmente per il fatto che i protagonisti di buona parte delle tensioni (gli americani) attendono i risultati delle elezioni presidenziali (il prossimo 5 Novembre).

Inoltre mentre è probabile che la liquidità in circolazione sui mercati resti elevata ancora a lungo (ma oggi questo accade soprattutto grazie ai poderosi stimoli del governo cinese alla propria economia, dunque potrebbe durare soltanto fino a fine anno), favorendo di fatto la capitalizzazione dei maggiori titoli azionari globali, non è altrettanto certo che il prezzo di petrolio e quello materie prime resterà basso a lungo, senza contare le ulteriori spinte inflazionistiche derivanti dalla monetizzazione dei debiti pubblici e dagli stimoli fiscali in deficit. Buona parte dei beni il cui prezzo cresce è tuttavia oggi esclusa dai panieri di beni le variazioni dei quali vengono rilevate dalle statistiche.

Dunque il sistema finanziario globale resta in meraviglioso ma precario equilibrio, sebbene si stimi che possa andare avanti almeno fino ai primi di Novembre, vale a dire un mese intero, che in borsa è pur sempre un’eternità.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 92 – sabato 28 settembre 2024

Operazioni in essere : nessuna.

GOLD DICEMBRE 24

GOLD, dopo che nella settimana 9 – 13 settembre ha rotto i top “piatti” delle tre settimane precedenti tracciando una grande barra di 100 usd ( 2485 – 2586 CASH ), ha spinto molto forte, salendo altri 100 usd, fino a 2685.

Se analizzo il grafico giornaliero, posso inserire un acquisto nella fascia da 2530 a 2485 CASH, con stop loss a 2470 CASH.

Preferisco guardare la figura più grande espressa dal grafico settimanale e osservare la salita da 1984 di feb 2024 fino al top di gio 26.9 a 2685, sempre di GOLD CASH.

Incremento di 700 usd pari al 35 %, in soli 7 mesi.

I supporti importanti sono molto lontani :

2353 in luglio 2024 alla scadenza del ciclo di 90 settimane da 1616

2277 – 2294 in maggio – giugno

Il grafico settimanale evidenzia che la salita quasi verticale iniziata ai primi di marzo 2024 verrebbe annullata al ritorno sotto 2100

Possibile ? Sempre, ma non ora.

Se GOLD si calma e offre una laterale, con conseguente riduzione di ampiezza dello stop loss, potrò intervenire.

SILVER DICEMBRE 24

In 14 gg è volato da 27,69 a 32,71 con una salita di 18.1 %.

Ingestibile.

Segnalo che ha rotto dopo 15 settimane la linea di top calanti

32,51

31,75

30,18

e questo è un segnale oggettivo di ritrovata forza.

E’ ragionevole che il livello di 28,57 circa da tetto sia divenuto supporto, con possibilità di un long tra 28 e 29 USD, con stop loss pari al recente minimo di 27,69.

Vedremo se scenderà a tale livello.

Ricordo ai lettori che i segnali importanti dell’anno scadevano in febbraio ( top di 23,5 cash ) e marzo ( top 25,77 cash )

23,5 – dopo la sua rottura – non si è più visto, mentre il livello di 25,77 è stato avvicinato due volte con due interessanti pull back a 26,02 e 26,45 ; peccato che in mezzo ai due pull back sia salito da 26,02 fino a 32,51 poi riperdendo quasi tutto il guadagno a 26,45.

Ben capite quale misura di rischio richiedeva una operatività.

Non posso comprare a questi prezzi.

Attendo una riduzione della volatilità per vendere.

DOW JONES INDU CASH

Un lettore mi ha chiesto :

– perché nella N. 89 di sabato 7 sett avevo scritto che a 40000 circa vi era un ostacolo ?
– Se avevo questa opinione, perché non ho comprato ?

Ottime domande, rispondo.

Ritenevo che, se DOW JONES è veramente forte, come sta dimostrando ora meglio di NAS 100, il top di marzo 2024 ( ciclo di 180 mesi dal grande minimo del marzo 2009 ) a 39889, ormai rotto in su di circa il 5 %, poteva diventare supporto.

Non ho comprato a quel prezzo, perché questa salita non durerà in eterno e stavo cercando di vendere sopra la solita trend line che accompagna DJ da ott 2022, tracciata da 28660, ormai a tutti ben nota.

NASDAQ 100 CASH

Prosegue la sua debolezza rispetto a DOW JONES.

NAS 100 ha interrotto la linea dei top decrescenti e, per darne evidenza, allego un grafico giornaliero.

Giovedì 26.9 ha anche chiuso il gap che restava aperto da metà luglio intorno a 20270, quindi diventa interessante per una eventuale vendita.

Osservo la settimana 30.9 – 4.10 e poi decido

Leonardo Bodini