TUTTI GLI EFFETTI DEL “TRUMP TRADE”

Cosa succederà all’economia globale dopo la vittoria travolgente del presidente-eletto americano? E cosa succederà ai mercati finanziari dopo l’entusiasmo iniziale? Molti si attendono una profonda riorganizzazione del panorama economico e politico e, ovviamente, un rialzo dei profitti relativi a tutti i cosiddetti “Trump Assets”, a partire dai listini di borsa (e in particolare dai titoli ”energetici”), fino ai Bitcoin e alle azioni di Tesla. Anche il Dollaro americano ha reagito al rialzo sulla scia della speranza che il nuovo corso proietterà l’America verso politiche espansionistiche e “pro-business”. Ma chi rischia di fare maggiormente le spese del cambio di guardia al governo americano è l’Europa…

 

IL BALZO DELLE BORSE AMERICANE

I mercati finanziari hanno immediatamente registrato un notevole cambio di prospettive dopo la vittoria di Donald Trump e del suo partito politico negli Stati Uniti d’America. È stato subito ribattezzato Trump Trade, in memoria di ciò che era avvenuto esattamente otto anni fa. Non soltanto perché la sua vittoria non era scontata ed è stata invece travolgente, ma anche per il fatto che Trump, ora che controlla anche i due rami del Parlamento d’oltreoceano, è in grado di invertire seriamente le politiche attuali e di far crescere i profitti di molte aziende.

Nella settimana appena conclusa l’S&P 500 è salito del 4,7% . I Magnifici 7, composti da Microsoft (MSFT), Meta Platforms (META), Amazon.com (AMZN), Apple (AAPL), NVIDIA (NVDA), Alphabet (GOOGL) e Tesla (TSLA), sono balzati in avanti dell’8,3%.

I mercati finanziari hanno dunque avuto una reazione considerevole alle elezioni statunitensi ma in particolare sono le grandi società tecnologiche che hanno beneficiato di più, dal momento che la vittoria elettorale è stata determinata soprattutto da Elon Musk. Gli investitori hanno sostanzialmente celebrato un forte ritorno dell’ottimismo e stanno ora cercando di fattorizzare tutti i possibili effetti delle politiche preannunciate dal presidente eletto.

In effetti da candidato Trump aveva impostato tutta la sua campagna elettorale su tre misure “chiave”: 1) un taglio dell’imposta sui profitti aziendali dal 21% al 15%, 2) nuove tariffe sulle importazioni e 3) una forte limitazione all’immigrazione. Proviamo a scendere dunque in dettaglio.


IL TAGLIO DELLE TASSE E IL RISCHIO PER I TITOLI DI STATO

Esso significherà inequivocabilmente più ricchezza per le aziende americane e dunque una maggior capitalizzazione per le quotate. Ma è probabile che significherà anche una maggior propensione agli investimenti dal momento che i ritorni dei medesimi possono venire amplificati dalla minor tassazione dei profitti.

Una possibile conseguenza negativa tuttavia potrebbe essere l’impatto sul già importante deficit dei bilanci pubblici, che potrebbe contribuire al rialzo dei tassi sui titoli di stato, già in corso:


I DAZI SULLE IMPORTAZIONI

Anche per controbilanciare i tagli fiscali Donald Trump ha proposto l’imposizione di tariffe del 60% sul prezzo dei beni provenienti dalla Cina e fino al 20% su quelli provenienti dal resto del mondo. Ovviamente però ci vorranno molti mesi prima che i dettagli delle nuove politiche commerciali americane vengano alla luce.

In teoria la misura dei dazi è orientata a creare un forte incentivo a produrre o assemblare prodotti all’interno degli USA e dunque a sospingere gli investimenti industriali e le piccole e medie imprese, ma il rischio è che esse agiscano al rialzo sui prezzi finali dei beni acquistati dai consumatori, incrementandoli e dunque inflazionandoli. In teoria ciò dovrebbe avvenire in un contesto di inflazione calante, ma alcuni segnali recenti ne indicano invece una ripresa:


Se il quadro inflazionistico dovesse tornare a preoccupare però le politiche di Trump potrebbero risultare ulteriormente inflazionistiche. Difficile peraltro fare oggi previsioni a medio termine sull’inflazione, sebbene la sensazione, guardando il grafico sopra riportato, è che il suo rialzo non sia già terminato.

LA STRETTA SULL’IMMIGRAZIONE

Un’altra promessa di Trump, una stretta sull’immigrazione, potrebbe portare a salari dei lavoratori americani più alti, poiché molte aziende si troveranno ad affrontare un bacino sempre più ridotto di lavoratori costretti dal bisogno ad accettare lavori sottopagati.

Il Fondo Monetario Internazionale (che tuttavia sembra parteggiare per gli oppositori di Trump) lo scorso mese si era spinto a prevedere una decisa riduzione dell’attività economica globale se le tariffe, insieme alle regole migratorie più severe e a una conseguente restrizione del numero dei lavoratori disponibili, dovessero ridurre la capacità industriale e generare aspettative di riaccensione dell’inflazione dei prezzi, con ovvi effetti di possibile rimbalzo sul costo del denaro: secondo l’ FMI l’effetto combinato di tali politiche americane arriverebbe a ridurre dello 0,8% la produzione economica globale l’anno prossimo e l’1,3% nel 2026.

GLI EFFETTI DELLE ASPETTATIVE SUL COMMERCIO GLOBALE

I dazi annunciati potrebbero modificare in maniera decisiva i flussi degli scambi commerciali internazionali, ovviamente però questo dipenderà molto da come sarà concepita l’applicazione dell’eventuale regime tariffario. Un primo effetto praticamente certo sarà quello di far levitare le tariffe di spedizione e di logistica, dal momento che molti importatori americani si affretteranno a ricevere e immagazzinare merci provenienti dal resto del mondo prima dell’insediamento della nuova amministrazione presidenziale.


Un effetto collaterale di questa frenesia prima che vengano chiusi i cancelli riguarda già i titoli azionari delle grandi società di spedizione quotate in borsa, scesi in modo consistente già dal primo giorno dopo il risultato delle votazioni.

LE ATTESE RELATIVE AI CAMBI VALUTA E AI TASSI D’INTERESSE

L’incertezza relativa al costo del lavoro, ai prezzi dei beni importati e, conseguentemente, all’inflazione, potrebbe spingere la Federal Reserve Bank of America a cambiare il proprio orientamento oggi indirizzato ad un allentamento delle restrizioni monetarie e a un calo dei tassi d’interesse da questa governati direttamente (quelli a breve termine).

L’impatto delle aspettative relative al possibile rialzo dei tassi d’interesse (quelli a medio e lungo termine, come si è visto dal grafico sopra riportato dei rendimenti dei titoli di stato sono già impostati all’insù) sta facendo levitare le quotazioni in borsa delle principali banche internazionali, anche perché si creerebbe un maggior divario tra i tassi americani e quelli europei, che viceversa dovranno ora, quasi di necessità, scendere maggiormente per favorire gli investimenti in un’economia che fa molta fatica a riprendere la corsa.

Questo meccanismo, già in atto dalla scorsa settimana, sta favorendo l’apprezzamento del Dollaro Americano (soprattutto sull’Euro, ma anche sulle divise di conto asiatiche) e, al tempo stesso, induce una riduzione dei costi in Dollari per le importazioni e dunque aiuta a tenere a bada l’inflazione interna americana.


I SETTORI CHE POTRANNO AVERE UN BENEFICIO DAL “TRUMP TRADE”

Secondo un recente rapporto di Goldman Sachs, la rielezione di Trump comporterà probabilmente un incremento della spesa per la difesa da parte dei paesi dell’Unione Europea, con un costo stimato pari allo 0,5% del PIL ogni anno. Anche le azioni della difesa dall’altra parte dell’Atlantico potrebbero registrare maggiori afflussi, poiché in passato “Trump ha aumentato la spesa per la difesa nel suo primo mandato da presidente e probabilmente farà lo stesso anche questa volta” Le azioni delle principali aziende produttrici di sistemi per la difesa hanno infatti già “festeggiato” con cospicui apprezzamenti la vittoria elettorale di Trump.

Anche l’approccio volto a favorire la ricerca e l’estrazione di risorse energetiche tradizionali (gas e petrolio in primis) anticipato dalle politiche economiche promesse da Trump, nonché l’impegno ad assegnare più permessi per le esportazioni di Gas hanno già alimentato le quotazioni delle azioni delle principali società petrolifere. Questo, unito alla prospettiva di una regolamentazione più flessibile, potrebbe dare una vera spinta alle azioni del comparto energetico. Parallelamente è tuttavia previsto un calo degli investimenti in titoli emessi da aziende che promuovono investimenti a favore dell’ESG (Environmental, Social, Governance). Trump potrebbe orientare diversamente (e ridurre) gli investimenti in sostenibilità ambientale nell’intero Occidente.

Le banche viceversa potrebbero risultare le vincitrici assolute dei prossimi quattro anni, non soltanto per le attese di tassi d’interesse crescenti (e dunque anche della forbice di intermediazione del denaro), ma anche per l’attesa riduzione delle regolamentazioni introdotte in precedenza dall’amministrazione Biden e per la necessità di finanziare un maggior volume complessivo di investimenti.

LE CRIPTOVALUTE DIVERRANNO MONETA LEGALE?

Un’altra scommessa (già vinta dalle prime ore dopo la vittoria repubblicana) è relativa al ruolo del Bitcoin. La criptovaluta più diffusa al mondo è salita ai suoi massimi storici il giorno del risultato delle elezioni e potrebbe trarre vantaggio anche a lungo termine dalla promessa di Trump di rendere l’America “la capitale delle criptovalute del pianeta”, così come potrebbe beneficiare in funzione della prospettiva di allentare la regolamentazione sulle attività relative alle monete digitali, cosa che potrebbe rilanciare l’interesse per le medesime quali strumenti di investimento.

Per converso i settori più sensibili ai possibili incrementi dei tassi di interesse, come l’immobiliare, i beni di consumo, le produzioni dei beni di prima necessità e i servizi di pubblica utilità, sono stati i più colpiti dal Trump Trade, a causa delle aspettative che la Fed potrebbe rallentare o addirittura fermare l’era dei tagli dei tassi. Le politiche proposte da Trump, come tagli alle tasse, deregolamentazione e tariffe di importazione più elevate, puntano con decisione verso un’inflazione più elevata e un conseguente rafforzamento del dollaro.

ADESSO I TASSI DELL’EUROZONA DOVRANNO SCENDERE ANCORA

Secondo il medesimo rapporto di Goldman Sachs, la produzione economica europea potrebbe subire un colpo dello 0,5% in termini di PIL reale, con la Germania che affronta una contrazione dello 0,6% e l’Italia un calo dello 0,3%. Le proiezioni di crescita dell’eurozona sì riducono dunque allo 0,8% nel 2025 e all’1,0% nel 2026, al di sotto delle previsioni precedenti e delle aspettative degli analisti. I tassi di interesse della BCE, inizialmente previsti al 2% nel 2025, ora dovrebbero dunque scendere ancora, all’1,75%, con un ulteriore taglio di 25 punti base previsto entro luglio 2025.


I MERCATI BORSISTICI

Sino ad oggi le borse americane sono state le maggiori beneficiarie della vittoria di Trump, non soltanto per la loro prevalenza sul resto del mondo in termini di redditività e liquidità, e nemmeno solo per la promessa di tagliare le imposte. Sono state comunicate infatti -più o meno nelle stesse ore- nuove misure di stimolo alla crescita economica varate dalla Cina e gli analisti immaginano che le politiche dell’amministrazione repubblicana stimoleranno nuovi cospicui investimenti industriali, i cui effetti percepiti sono evidentemente positivi. Dunque insieme alla borsa americana anche quelle cinesi hanno registrato cospicui incrementi.

I settori in crescita che avranno la maggior possibilità di beneficiare di tagli fiscali e dei maggiori rischi sistemici, tra cui le imprese a più elevata tecnologia, i beni di consumo discrezionali e servizi di comunicazione, sono stati già premiati dalle borse di tutto il mondo.

LE PROSPETTIVE PER L’UNIONE EUROPEA

All’opposto occorre notare che i mercati azionari del vecchio continente sono rimasti notevolmente sotto pressione dopo le notizie del 6 Novembre, nonostante l’ottimismo generale degli investitori. A contribuire in tale direzione le grandi incertezze relative alla politica e all’economia tedesche e il rischio che, nei prossimi due mesi in cui l’amministrazione democratica resterà al comando alla Casa Bianca, la guerra Russo-Ucraina possa subire una decisa accelerazione. Non per nulla le previsioni economiche dell’Eurozona sono state tagliate dopo la vittoria di Trump.


I dati della Commissione europea indicano che l’Unione europea ha esportato 502,3 miliardi di euro di beni negli Stati Uniti nel 2023, con macchinari e veicoli che rappresentano quasi 207,6 miliardi di euro di questo totale. Le sole esportazioni di auto ammontavano a circa 40 miliardi di euro, con la quota maggiore proveniente dalla Germania. Ora la prospettiva di tariffe statunitensi su questi settori critici ha già avuto un impatto sulle azioni delle case automobilistiche tedesche.


Secondo il già citato rapporto, Goldman Sachs ha di conseguenza abbassato le sue proiezioni di crescita per l’eurozona allo 0,8% nel 2025 e all’1,0% nel 2026, entrambe al di sotto delle previsioni precedenti e delle aspettative del consenso.


Infine occorre osservare che le tendenze della spesa per armamenti crescono a dismisura con l’arrivo di un presidente americano poco propenso a supportare le politiche fortemente interventiste in Ucraina dell’Unione Europea. Oltre alle implicazioni economiche sulle possibili tariffe più elevate alle esportazioni verso gli USA, la rielezione di Trump comporta infatti pressioni sulla spesa militare dell’Europa. Se Unione Europea e Regno Unito mantenessero l’attuale impostazione di supporto quasi illimitato alle spese militari dell’Ucraina, dovendo compensare il sostanziale abbandono del fronte di guerra da parte delle forze militari americane potrebbero trovarsi persino a superare l’obiettivo di spesa per armamenti e apparati militari recentemente proiettato dalla NATo al 2% del PIL, e sarebbero costretti ad affrontare un notevole esborso finanziario.

Solo a margine occorre peraltro affrontare l’eventualità che questo scenario, qualora rimanesse immutato, potrebbe acuire le attuali tensioni politiche interne all’Europa, rallentandone o addirittura invertendone l’ulteriore integrazione. Non per nulla Trump ha già fatto sapere che preferirà trattare con le singole nazioni piuttosto che con Draghi o la Commissione di Ursula von Der Leyen.

Stefano di Tommaso

 




APPUNTI DI TRADING

N. 98 – sa 9 nov 2024

Operazioni in essere : nessuna

Premessa

La dimensione ( oltre 2500 punti da 41647 a 44157 ) del range dell’outside rialzista settimanale contemporaneo alla elezione di TRUMP purtroppo “rovina” il grafico dell’azionario U.S.A. ; affermo ciò nel senso che l’analisi tecnica lavora su una probabilità statistica basata, tra l’altro, su una media ampiezza delle barre e, di fronte ad eventi simili, occorre che i range ritornino normali, salvo accettare stop loss veramente molto ampi.

GOLD DICEMBRE 24

Abbiamo ora vissuto il ciclo scadente il 4 – 8 nov, di rango ben inferiore a quelli di luglio ( 2353 ) e di ottobre ( 2603 ) che ho evidenziato in giallo nei grafici settimanali e giornalieri allegati a questa Lettera.

Poiché il prezzo collegato a tale ciclo era poco sopra 2700 GOLD CASH e ci trovavamo nei pressi, valeva la pena di osservare bene queste 5 sedute.

Avevo scritto :

“Non sia mai che, per adempiere al tempo di inversione, scenda di pochi dollari, segnando un minimo -alto-, per salire ancora. Lo stop loss sarebbe in tal caso a 2603 GOLD CASH. Non intendo comunque comprarlo.”

GOLD è sceso parecchio sotto il prezzo collegato al tempo ( ha segnato 2643 cash ) e la settimana ha anche chiuso poco sotto il livello di 2700 che collegava il prezzo al tempo.

Il comportamento non farebbe pensare ad un minimo da comprare.

Se volessi sfruttare il segnale di presunta inversione ( segnato un minimo, quindi inversione al rialzo ) dovrei comprare vicino allo stop loss di 2643 CASH.

Vedremo il contegno di GOLD nella settimana entrante.

Devo ancora una volta ricordare che l’area di acquisto a basso rischio resta tra 1998 e 2088 USD.

Essendo un livello molto lontano, il ripiego può essere un acquisto non troppo sopra 2353 ( potrebbe essere circa 2400 GOLD CASH ), con stop loss non sotto 2277, in modo tale che l’eventuale perdita sia contenuta e consenta di eseguire un secondo acquisto nell’area a basso rischio.

GOLD comunque è molto sopra questi prezzi e quindi continuo a cercare una vendita in forza ( molto vicina a 2790 CASH ), da raddoppiare alla eventuale rottura di 2643 GOLD CASH.

Non ora.

SILVER DICEMBRE 24

In 10 gg è sceso da 34,86 a 30,84 usd ( un massacro ) , ben diverso dalla discesa lenta di GOLD.

Le aree di acquisto sono intorno a 30 usd, ma non vedo uno stop loss gestibile; poi intorno a 26 – 27 usd.

Giunti eventualmente in tale fascia, l’acquisto si potrà eseguire se SILVER traccerà un doppio – triplo minimo ove piazzare uno stop loss.

DOW JONES INDU CASH

Prima di prendere posizione sull’azionario U.S.A., era certamente prudente attendere che vi fosse il risultato delle presidenziali, che è stato esplosivo.

Volevo vendere sopra la solita trend line, vale a dire almeno vicino a 43000 di DJ CASH, dopo che si fosse capito l’esito del voto.

Eccomi accontentato; esito non disputato.

Aspiravo a vendere sopra 43000, siamo oltre 44000.

Avevo scritto :

L’impatto della scadenza dei cicli di 104 settimane da ott 2022 ( 28660 ) e di 52 settimane da ott 2023 ( 32327 ) probabilmente verrà vanificato dallo stato ipnotico pre – elettorale, ma non escludo che la loro rilevanza, provata statisticamente, possa estrinsecarsi dopo l’elezione.

Segnalo che 41704 è anche il nuovo minimo di ottobre, quindi la sua eventuale rottura avrà un discreto significato, sempre se ciò non avverrà prima di un esito elettorale definitivo.”

Lunedì 4 nov DOW JONES è sceso di un nulla a 41647 prima delle votazioni e poi TRUMP, dopo 8 anni, ha dato lo stesso boost del nov 2016.

Finora a 44157 DJ CASH.

Ci penso un po’.

NASDAQ 100 CASH

Benchè NAS 100 abbia fatto una impennata simile in termini percentuali a DOW JONES, la analisi tecnica mi indicava una possibilità di intervento proprio nel range da 20691 a 21100 circa, mentre non ho al momento alcun livello utilizzabile per DJ.

Quindi potrebbe essere che il primo intervento della Lettera sull’azionario U.S.A. avvenga su NAS 100 e non su DOW JONES.

Avevo scritto :

“Ho individuato segnali di tempo tra lu 4.11 e ven 15.11 – di medio impatto – ma ritengo che i cicli temporali possono essere sovrastati dalla significatività delle settimane elettorali.

Preferirei, per avere un livello di vendita non troppo basso, che NAS 100 restasse sopra il minimo di ottobre ( 19622 ) in queste due settimane piuttosto importanti, ma cercherò anche una strategia di riserva, giorno per giorno.

Comunque, prima di ragionare su una vendita in rottura, devo cercare una vendita in forza da 20691 a 21100. Non vi può essere un livello di stop loss attendibile, quindi l’operazione non è praticabile da questa Lettera.”

Rammentato quanto sopra, se la salita del 5 % avvenuta con la vittoria di TRUMP si fermerà non molto oltre 21100, cercherò una vendita in inversione di una barra giornaliera ( rottura del minimo di ogni giorno precedente, anche in outside ) sin da questa settimana 11 – 15 novembre.

Non praticabile dalla Lettera.

L’unico stop loss fondato oggettivamente sarebbe il top assoluto che sarà stato registrato prima della vendita.

Osserviamo insieme, senza fretta.

Leonardo Bodini




SI FA STRADA LA VOLATILITÀ

E’ sulla bocca di tutti la grande operazione di pulizia del portafoglio titoli di Warren Buffett che ne ha venduti per altri 70 miliardi di dollari arrivando a detenere sui conti correnti e in Buoni del Tesoro la bellezza di 325 miliardi, pur di non sottoporsi al rischio di volatilità dei mercati nei prossimi mesi. La notizia ha fatto rabbrividire gli investitori americani i quali sono divenuti avvezzi a dover dare ragione (ex post) a quell’oramai 94enne, altrimenti noto come l’ “Oracolo di Omaha” che ancora vive in una cittadina del mid-west nella medesima casa comperata settant’anni fa con i suoi primi risparmi.

 

COSA SA WARREN BUFFETT (CHE GLI ALTRI NON SAPPIANO) ?

Tutti si stanno chiedendo infatti cosa sappia WB che gli altri non sanno. Probabilmente però chi si aspetta chissà quale colpo di scena rischia di rimanere deluso: a quanto pare lui (a differenza di tanti altri Soloni) quel che più sa è semplicemente fare di conto.

Il principale indice di borsa americano (lo Standard & Poor 500) nell’ultimo anno ha infatti messo a segno una corsa inarrestabile (poco meno del 37%, ma negli ultimi giorni era arrivato oltre il 40%). Non ci sarebbe perciò troppo da stupirsi se da questo momento in avanti qualcuno inizi ad avanzare della cautela:

LA CRESCENTE PREVALENZA DELLE “MAGNIFICENT SEVEN”

Ma c’è dell’altro a rendere ancor più stravagante la situazione che si è creata: nell’ultimo decennio la capitalizzazione di borsa dei primi sette titoli dell’indice SP500 è passata a “pesare” dall’8% al 32% sul totale della capitalizzazione di borsa dei 500 maggiori titoli azionari a Wall Street.

Si tratta delle cosiddette “Magnifiche Sette” multinazionali tecnologiche americane: complessivamente le loro quotazioni sono cresciute nell’ultimo anno in media del 48% sebbene ora, negli ultimi giorni, queste sembrano scricchiolare pericolosamente:

Se si vuole comprendere cosa sta succedendo insomma non soltanto non si può ignorare il fatto che la performance di tutta Wall Street è dipesa fortemente da questi pochi grandi titoli super-speculativi ma anche che, dopo la loro corsa dell’ultimo anno (oltre il 50% in più rispetto alle altre 493 società che rientrano nell’indice SP500), qualcuno stia decidendo che sia meglio monetizzare la meravigliosa performance sino qui realizzata.

MA A CORRERE È QUASI SOLO NVIDIA

E poi, come se non bastasse, occorre notare la vistosa differenza tra la performance di borsa nell’ultimo anno del titolo Alphabet (altrimenti noto per il suo “brand” più famoso: Google) rispetto a quella delle altre sei grandi multinazionali tecnologiche:

 

TUTTO DIPENDE DAI PROFITTI

Se insomma la poderosa crescita di Wall Street è dipesa quasi soltanto da un titolo azionario occorre porsi un’ovvia ma insidiosa domanda: quanto potrà durare? Nel grafico qui sotto sono riportate le attese degli analisti per il 2025 riguardo alla crescita dei profitti delle M7:

L’ovvietà della domanda infatti cozza fragorosamente contro la sua insidiosità. Fino ad oggi molte volte gli analisti avevano fatto notare che i titoli azionari americani avevano corso troppo, ma ogni volta sono stati smentiti dai fatti. L’incertezza dunque è sovrana! Si osservi ad esempio la crescita dei profitti generati dalle prime sette società di Wall Street nel 3° trimestre del 2024 (praticamente senza nessun paragone con gli altri 493 titoli dell’Indice SP500):

SULLE MONTAGNE RUSSE?

Ma torniamo al grande dubbio che propone Warren Buffett con la liquidazione di buona parte del suo portafoglio titoli: Wall Street si trova o no alla vigilia di una brutta china? Difficile dirlo, anche se l’andamento del suddetto indice di borsa nell’ultimo mese sembra essere stato catapultato sulle montagne russe:

L’ECONOMIA RALLENTA

Sebbene sia da considerarsi normale un po’ di volatilità dopo tutta la corsa messa a segno, occorre anche notare che la congiuntura economica americana continua a segnare dei vigorosi alti e bassi! La creazione di posti di lavoro (tradizionalmente indicata dalla variazione delle “buste paga non-agricole”) dell’ultimo mese ad esempio ha stupito tutti dal momento che è caduta quasi a zero:

Al di là delle vigorose oscillazioni, si può provare a intravedere una tendenza al ribasso della crescita economica americana, cosa che può far pensare al cosiddetto “soft landing”. Sarebbe una buona notizia per le borse (dunque la FED potrebbe continuare a tagliare i suoi tassi) meno buona però per l’economia reale: la crescita economica si spegne.

LA FESTA È GIÀ FINITA ?

Si forse ma non solo. Se la tendenza di fondo della creazione dei posti di lavoro nell’ultimo anno (grafico sopra riportato) mostra una discesa, interrotta soltanto dai dati anomali di Marzo e Settembre 2024, tuttavia l’economia americana difficile dire di quanto l’economia americana stia rallentando, dal momento che la creazione di nuovi posti di lavoro è solo una componente della crescita economica complessiva.

I profitti delle società quotate a Wall Street ad esempio stanno scendendo sì,ma molto meno:

LA VOLATILITÀ POTREBBE TORNARE A RISALIRE

Dove predomina l’incertezza però la volatilità potrebbe tornare a farla da padrona. Soprattutto in quest’ultimo scorcio del 2024, in cui molti gestori stanno augurandosi di concludere l’anno con buoni rendimenti, ma nel quale la bagarre che potrebbe seguire ai risultati elettorali americani fa si che il quadro sia addirittura più complesso per i titoli di stato (grafico qui sotto riportato) che per il mercato azionario :

La volatilità delle quotazioni azionarie infatti sembra essere in crescita, ma non troppo :

Preoccupa ad esempio il deficit pubblico (della maggior parte delle nazioni dell’intero Occidente) così come preoccupa la pericolosa “escalation” militare nei due focolai di guerra più caldi del pianeta: in Est Europa e in Medio Oriente. Ma, come abbiamo visto più sopra, sono soltanto pochi titoli ad orientare l’intero mercato.

LA PAURA POTREBBE SOPRAVANZARE L’AVIDITÀ…

C’è tuttavia un risvolto negativo nelle incertezze che si stanno accumulando anche a causa delle tensioni geopolitiche. Esse contribuiscono pericolosamente al deficit dei bilanci pubblici e la maggior domanda di denaro da parte del tesoro fa crescere il rendimento richiesto dagli investitori per comperarli, cosa che potrebbe peraltro far tornare a crescere anche l’inflazione:

Difficile perciò prevedere cosa succederà nel corso del mese di Novembre. Ma qualunque cosa accada, è altrettanto improbabile che nei prossimi mesi possa riprendere la calma piatta di cui hanno a lungo goduto i mercati.

… DUNQUE L’ORO POTREBBE CONTINUARE LA SUA CORSA

Non per niente i fondi di investimento si sono messi a comperare oro proprio negli ultimi mesi, e hanno proseguito nonostante i vistosi rialzi. Come mostra il grafico qui sotto riportato:

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 97 –  sa 2 nov 2024
Operazioni in essere : nessuna

GOLD DICEMBRE  24

Siamo giunti ad un ciclo scadente il 4 – 8 nov di rango ben inferiore a quelli di luglio ( 2353 ) e di ottobre ( 2603 ) che ho evidenziato in giallo nei grafici settimanali e giornalieri allegati a questa Lettera ma, poiché il prezzo collegato a tale ciclo è poco sopra 2700 GOLD CASH e ci troviamo nei pressi, vale la pena di osservare bene queste 5 sedute.

Non sia mai che, per adempiere al tempo di inversione, scenda di pochi dollari, segnando un minimo “alto”,  per salire ancora.

Lo stop loss sarebbe in tal caso a 2603 GOLD CASH.

Non intendo comunque comprarlo.

Ricordo che l’area di acquisto a basso rischio resta tra 1998 e 2088 USD.

Essendo un livello molto lontano, il ripiego può essere un acquisto non troppo sopra 2353, con stop loss non sotto 2277, in modo tale che l’eventuale perdita sia contenuta e consenta di eseguire un secondo acquisto nell’area a basso rischio.

So già che qualche lettore mi chiamerà per chiedermi cosa farò se invece GOLD continua a salire.

Comunque non lo compero e semplicemente cerco di trovare punti di vendita sempre più alti.

SILVER DICEMBRE 24

Per essere preso in considerazione, SILVER deve ridurre la dimensione dei range settimanali e non ci siamo ancòra.

Le aree di acquisto sono intorno a 30 usd, ma non vedo uno stop loss gestibile; poi intorno a 26 – 27 usd.

Giunti eventualmente in tale fascia, l’acquisto si potrà eseguire se SILVER traccerà un doppio – triplo minimo ove piazzare uno stop loss.

DOW JONES INDU CASH

Certamente, prima di prendere posizione sull’azionario U.S.A., è prudente attendere che vi sia un risultato delle presidenziali, riconosciuto dal candidato sconfitto.

Dopo le 104 settimane dal minimo di ott 2022 che fu  28660,  abbiamo anche chiuso il secondo ciclo “ fisso “ di 52 settimane dal minimo di ott 2023 a 32327.

Nella settimana 28 ott – 1 nov appena chiusa, DOW JONES è poco bello da vedere, essendo partito dalla trend line che ci accompagna da circa 2 anni e tracciando poi una barra settimanale quasi completamente sotto.

Da mesi invito a guardare questa trend line, che sembra essere un magnete per il Mercato, che la accompagna, poco sotto, poco sopra.

Vorrei vendere SOPRA questa trend line, vale a dire almeno vicino a 43000 di DJ CASH, dopo che si capirà l’esito delle imminenti presidenziali, esito che talvolta ha tardato ad essere riconosciuto.

L’impatto della scadenza dei cicli di 104 settimane da ott 2022 ( 28660 ) e di 52 settimane da ott 2023 ( 32327 ) probabilmente verrà vanificato dallo stato ipnotico pre – elettorale, ma non escludo che la loro rilevanza, provata statisticamente, possa estrinsecarsi dopo l’elezione.

Avevo scritto :

“Il fatto positivo per chi, come me, è più interessato a vendere che a comprare questo Mercato, è che il minimo appena segnato a 41831 DJ CASH essendo :

  • caduto in una settimana di grande significato
  • in forma di outside settimanale, che si imprime bene nella mente degli operatori, perché li ha sballottati con due rotture opposte;

può diventare un livello credibile di vendita,   quando verrà rotto    ( se mai verrà rotto ), soprattutto se prima reggerà almeno 3 settimane.

Ha retto due settimane, ma non la terza.

DOW JONES è sceso sotto il livello 41831 per circa 2 ore, segnando un minimo a 41704, per poi risalire debolmente, senza riconquistare la nota trendline.

Segnalo che 41704 è anche il nuovo minimo di ottobre, quindi la sua eventuale rottura avrà un discreto significato, sempre se ciò non avverrà prima di un esito elettorale definitivo.

NASDAQ 100 CASH 

Nella settimana scorsa NAS 100 ha ritoccato in alto il prezzo di 20552 fino a 20600 e poi ha generato un outside ribassista settimanale, rompendo il minimo della W 52, ma non della W 104.

Ho individuato segnali di tempo tra lu 4.11 e ven 15.11 – di medio impatto – ma ritengo che i cicli temporali saranno sovrastati dalla significatività delle settimane elettorali.

Preferirei, per avere un livello di vendita non troppo basso, che NAS 100 restasse sopra il minimo di ottobre ( 19622 ) in queste due settimane piuttosto importanti, ma cercherò anche una strategia di riserva, giorno per giorno.

Comunque, prima di ragionare su una vendita in rottura, devo cercare una vendita in forza da 20691 a 21100. Non vi può essere un livello di stop loss attendibile, quindi l’operazione non è praticabile da questa Lettera.

Allego uno zoom del grafico  giornaliero di ott 2024 che mi fa pensare :

  • NAS 100 appare privo di un vero trend
  • Poche candele nere ampie ( mart 1.10 – mart 15.10 – merc 23.10 ) e molte piccole candele bianche; quindi paura poco frequente, ma intensa
  • La figura di inverted hammer tracciata Ve 25.10 è stata ecceduta verso l’alto a 20600 CASH, senza alcuna accelerazione, per poi scendere in outside ribassista.

Come per dissuadere la persecuzione di qualsiasi analisi tecnica.

Osserviamo insieme, senza fretta.

 Leonardo Bodini