CHI VENDE I TITOLI A REDDITO FISSO ?

Le borse valori continuano a segnare nuovi massimi mentre le banche centrali promettono di tagliare il costo del denaro e il prezzo dell’oro continua a schizzare verso l’alto, ma ciò nonostante i prezzi dei titoli di stato a più lunga scadenza sono tornati a scendere (e i loro rendimenti a crescere). Cosa succede? Dobbiamo allarmarci per l’andamento futuro dei mercati finanziari? E’ soltanto l’effetto delle elezioni americane? Oppure c’è dell’altro? E soprattutto questa cosa avrà influenza sul costo del denaro per le imprese? Come sempre: “dipende” ! In questo articolo proviamo a chiederci da che cosa.

Non sono soltanto le aspettative relative alle elezioni presidenziali a influire sulle attese al rialzo dei tassi d’interesse a medio e lungo che stiamo vedendo sui mercati internazionali: numerose questioni concorrono ad alimentare una discesa dei corsi dei titoli a reddito fisso quotati più o meno di tutto il mondo, cosa che comporta una conseguente crescita dei loro rendimenti impliciti.

Innanzitutto occorre osservare quanta liquidità circola sul mercato: essa evidentemente non è eccessiva anche perché la domanda di denaro che proviene dalle aste dei titoli di stato di tutto l’Occidente sembra superare l’offerta.

LA RISALITA DEI “PREMI A TERMINE”

Ma occorre anche citare la rimonta delle aspettative per i tassi d’interesse dei prossimi mesi (evidentemente maggiore, nonostante che le banche centrali abbiano affermato di voler proseguire a tagliare i tassi d’interesse che esse controllano: cioè quelli a breve termine). La crescita dei “premi a termine” riduce la necessità di tagliare i tassi per le banche centrali.

C’è dunque il serio rischio che la Federal Reserve ancora una volta rinvii il calo dei tassi d’interesse, e questa a sua volta sembra essere la prima causa della risalita dei premi a termine. Non per nulla tanto la banca centrale americana quanto quella europea continuano a dichiararsi “data dipendent” cioè di voler restare alla finestra a veder cosa succederà, senza alcuna voglia di esprimere una “forward guidance”, come avevano fatto in passato. L’altra possibile causa è l’aspettativa di maggiori deficit se Trump dovesse vincere le elezioni, con conseguenze in termini di ulteriori stimoli ad un’economia già in crescita e però anche maggior debito pubblico.

LA ”CURVA DEI RENDIMENTI”

La crescita dei premi a termine peraltro si accompagna con un’inclinazione (finalmente) positiva della ”curva dei rendimenti” (l’insieme dei tassi d’interesse per ciascuna scadenza che normalmente sono più alti per le scadenze più lontane) mentre fino a pochi mesi fa essa aveva una pendenza invertita, cioè i tassi a breve termine superavano quelli a lungo termine. Vale a dire che mentre le banche centrali abbassano (seppur di poco e poco alla volta) i tassi d’interesse per il rifinanziamento delle banche commerciali, i titoli di stato a medio e lungo termine stanno scendendo di prezzo negli ultimi mesi, esprimendo dunque rendimenti crescenti. A questo proposito occorre ricordare che i mercati monetari stanno ancora stimando circa l’85% di possibilità che la Fed taglierà i tassi di un ulteriore 0,25% il mese prossimo e di un ulteriore 1,35% in totale entro la fine del 2025.

IL PREVALERE DELLO SCENARIO DI “NO LANDING”

Il fenomeno della risalita dei tassi a medio lungo termine si può collegare alla recente caduta delle aspettative di una recessione economica in arrivo negli Stati Uniti (l’Europa merita come sempre un discorso a parte) ma, poiché gli USA esprimono i maggiori volumi di scambi sui mercati finanziari, quello che succede sulle piazze finanziarie d’oltreoceano si riflette inevitabilmente anche in quelle del vecchio continente, a prescindere dalla mancata crescita dell’economia europea.

Si è parlato a lungo di “atterraggio morbido” ma ciò che si sta materializzando ora è l’assenza di alcun “atterraggio”. L’economia globale continua cioè a “tirare”. Anzi, si temeva che la recessione arrivasse proprio nel momento in la curva dei rendimenti -da anni invertita- sarebbe tornata a inclinarsi positivamente. Così è successo più volte in passato e si pensava di poter applicare l’analogia anche alla congiuntura attuale quale segnale di allerta. Al contrario oggi sembra che i tassi a medio e lungo termine crescano anche perché l’economia americana (ma anche quella globale) viaggia oramai a ritmi di crescita annui superiori al 3% e comporta una buona dinamica tanto di consumi quanto degli investimenti.

LE COMMODITIES SONO SALITE MA PETROLIO E GAS RESTANO STABILI

Per fortuna la tendenza globale ad una maggior domanda di beni e servizi non si è quasi per niente tradotta nel rialzo dei prezzi dell’energia (e delle materie prime a questa legate), a causa di una buona dinamica dell’offerta, proprio di petrolio e gas. Se invece i loro prezzi fossero ripartiti verso l’alto si sarebbe potuta temere una nuova ondata d’inflazione. Occorre tuttavia tener presente la forte pressione esercitata dall’amministrazione democratica della Casa Bianca sui vari paesi produttori di petrolio affinché il prezzo dell’oro nero restasse stabile. Difficile invece prevedere cosa succederà dopo il 5 Novembre, che oramai è tra una settimana.

I PROFITTI NON SCARSEGGIANO

Lo scenario che si prospetta per le prossime settimane insomma resta piuttosto positivo, pur lasciandosi polarizzare dalle diverse aspettative relative a quale dei contendenti dovesse vincere le elezioni. Questo significa non soltanto che le imprese continuino a prevedere buoni profitti netti, ma anche che questi ultimi si traducono in livelli elevati delle quotazioni azionarie, seppur in parallelo ad una crescita importante della volatilità dei corsi. Anche perché chi disinveste dai titoli a reddito fisso con buona probabilità indirizza i suoi risparmi su quelli azionari.

NONOSTANTE LA VOLATILITÀ LE BORSE POTREBBERO RESTARE TONICHE

Dunque l’inaspettata prosecuzione della crescita dell’economia globale aiuta i profitti delle grandi multinazionali (soprattutto quelle più tecnologiche) a restare elevati, e questo è ciò che più è servito sino ad oggi per evitare grandi scossoni ai mercati borsistici. Senza considerare il fatto che i tassi d’interesse in termini reali (cioè al netto dell’inflazione) sono oggi probabilmente sui massimi possibili e che se essi continueranno a crescere sarà principalmente perché l’inflazione persiste (o addirittura si ravviva).

In tal caso ancora una volta potremmo assistere ad un calo delle quotazioni del reddito fisso e ad ulteriori rialzi dei listini azionari. Il tutto però in un contesto di maggior confusione la quale non potrà che alimentare la volatilità dei mercati.

IL RISCHIO DI UNA NUOVA ONDATA INFLATTIVA NON È SCONGIURATO

Il punto tuttavia è che, sinanco qualora le quotazioni di energia e Commodities restino bassi, l’economia potrebbe ugualmente tornare a surriscaldarsi a causa della necessità di ulteriore spesa pubblica, investimenti infrastrutturali e per il riarmo globale, degli investimenti relativi all’iper-digitalizzazione e all’intelligenza artificiale, senza dimenticare la costante crescita della spesa privata per i sempre più costosi beni di consumo durevoli.

Ovviamente queste tendenze -qualora non smentite- non potranno che far levitare tanto il prezzo dei servizi quanto il valore delle retribuzioni dei lavoratori. Si rischierebbe quindi di generare stavolta un’inflazione dei prezzi molto più “canonica” (cioè -come avvenuto spesso in passato- derivante da eccesso di domanda) rispetto a quella degli ultimi due anni, che era stata invece generata principalmente dal rialzo dei prezzi di materie prime e energia.

MA CHI HA VENDUTO IL REDDITO FISSO?

Sebbene le banche centrali abbiano chiaramente fatto sapere che intendono continuare a ridurre la dimensione del propri bilanci (riducendo conseguentemente i titoli di stato che hanno in pancia), altri dati di mercato sembrano tuttavia mostrare che a vendere i titoli a reddito fisso siano stati soprattutto i grandi fondi di investimento e gli Hedge Funds, i quali hanno con ogni probabilità levereggiato questa manovra in termini fortemente speculativi. Cosa che lascerebbe spazio ad una certa volatilità prossima ventura, anche solo semplicemente per far luogo a eventuali “ricoperture” di vendite allo scoperto. Dunque non vi è ancora certezza alcuna al riguardo del fatto che si sia instaurata una tendenza netta alla risalita dei tassi d’interesse a medio e lungo termine.

Sicuramente dunque, sulla scia delle banche centrali, la speculazione ha messo a segno un colpo da maestro, dato anche l’elevatissimo livello dei listini azionari e dunque presumendo una certa propensione dei risparmiatori a monetizzare qualche profitto per posizionarsi su investimenti apparentemente più tranquilli quali i titoli di stato. E su questi invece hanno trovato una trappola. Ma quanto può durare questa “speculazione”?

I TASSI RIPRENDERANNO A SALIRE ?

Cosa potrà succedere in seguito ovviamente non può saperlo nessuno, dal momento che l’inflazione -senza che petrolio e materie prime tornino a galoppare- non potrà andare molto lontano. E sul mercato delle Commodities sappiamo che c’è più offerta che domanda. Diverso sarebbe però se ancora una volta la Cina smentisse i pronostici che la vedono rallentare la crescita (cosa che ha qualche probabilità di verificarsi). Al momento i recenti stimoli di politica monetaria non sono riusciti a ribaltare l’andamento riflessivo del mercato finanziario interno cinese che rischia una “giapponesizzazione” (tassi bassi molto a lungo). Ma le cose potrebbero anche cambiare!

 

Uno scenario possibile, con Trump alla Casa Bianca che applica nuovi dazi alle importazioni e la Cina che torna a galoppare e a comperare più petrolio e gas, potrebbe viceversa porre le condizioni per una nuova ondata di inflazione. Statisticamente però è poco probabile perché la tendenza sembra essere quella di una Cina che riesce a ottenere una parte crescente del suo fabbisogno di commodities dai BRICS a prezzi calmierati.

SCENDERÀ IL COSTO DEL DENARO PER LE IMPRESE?

Se l’inflazione nel mondo potrebbe tornare a crescere soltanto in presenza di un aggravamento delle tensioni belliche, allora si può presumere che le banche centrali continueranno nella loro politica di monetizzazione progressiva dei debiti pubblici, contribuendo in tal modo ad evitare strappi sui mercati dei titoli di stato. Lo scenario più probabile dunque è quello di una stabilizzazione dell’attuale situazione. Cosa che potrebbe permettere un maggior afflusso di liquidità al mercato dei capitali, che in tal modo sarà più propenso a sottoscrivere finanziamenti alle imprese e titoli di nuova emissione.

Occorre tuttavia precisare che ciò riguarderà più probabilmente le imprese di non piccola dimensione, capaci di esprimere un piano industriale credibile e un Rating (la ratifica ufficiale del merito di credito). Le imprese più piccole dovranno invece fare i conti con la progressiva riduzione della propensione delle banche commerciali a far loro credito a medio e lungo termine. Con la scomoda alternativa di doversi ricapitalizzare facendo scendere il grado di indebolimento ovvero di riuscire ad accrescere nettamente le loro dimensioni aziendali. Si veda ad esempio dov’è arrivato il costo dei mutui immobiliari negli USA:

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 96 – sa 26 ott 2024

Operazioni in essere : nessuna

GOLD DICEMBRE 24
Nel ciclo di presunta inversione che scadeva il 7 – 11 ott GOLD ha scelto di fare un minimo per poter continuare al rialzo.

Annoto il minimo di 2603 GOLD CASH, che diviene un punto di eventuale vendita in rottura.
Ovviamente, se si distaccherà troppo da tale prezzo verso l’alto, il livello di 2603 diventerà molto rischioso da usare per raddoppiare la posizione di una eventuale vendita, che cercherò di eseguire in forza.

Ho recentemente calcolato un ciclo scadente il 4 – 8 nov, ormai molto vicino, ma di rango ben inferiore a quelli di luglio ( 2353 ) e di ottobre ( 2603 ) che ho evidenziato in giallo nei grafici settimanali e giornalieri allegati a questa Lettera.

Il prezzo collegato a tale ciclo è poco sopra 2700 GOLD CASH
Non sia mai che, per adempiere al tempo di inversione, scenda di pochi dollari, segnando un minimo “alto” per salire ancora.

Lo stop loss sarebbe in tal caso a 2603 GOLD CASH.

Non intendo comunque comprarlo.

L’area di acquisto a basso rischio resta tra 1998 e 2088 USD.
Un ripiego può essere un acquisto non troppo sopra 2353, con stop loss non sotto 2277, in modo tale che l’eventuale perdita consenta di eseguire un secondo acquisto nell’area a basso rischio.
So già che qualche lettore mi chiamerà per chiedermi cosa farò se invece GOLD continua a salire.
Comunque non lo compero e semplicemente cerco di trovare punti di vendita sempre più alti.

SILVER DICEMBRE 24
Avevo scritto :
“Dopo che SILVER venerdì 4 ott ha tracciato un range giornaliero da 31,51 a 32,95 vale a dire il 4,5 % in poche ore, mart 8 ott ha fatto una discesa da 32,02 a 30,35 del future dicembre, pari a oltre il 5 %, per poi recuperare quasi tutto.

Ven 18 ott SILVER ha fatto un range ancora maggiore, da 31,86 a 33,97 pari al 6,6 %. In poche ore SILVER si muove in ampiezze da grafico mensile; non gestibile da questa Lettera, ma merita comunque di essere osservato.”

SILVER pare aver compreso il mio disappunto e si è quietato; resta stimolante nell’analisi ma, dopo l’uscita dai cicli di febbraio sopra 23,50 ( molto importante ) e marzo sopra 25,77 ( comunque di media rilevanza ) ha trovato una forza poco gestibile.

Nei due pull back sopra 25,77 ( registrati a 26,02 e 26,45 ) con altro profilo di rischio avrei potuto comperare e piazzare lo stop loss a 21,93 – sotto il doppio minimo; uno stop loss intorno al 20 % non è consentito alla Lettera per la sua impostazione; nemmeno l’ho accettato con i miei risparmi.
Altre volte ho affrontato uno stop loss così ampio, in presenza di segnali ciclici di così profondo significato; purtroppo non in questa occasione.

DOW JONES INDU CASH ( paragrafo insolitamente ricco e, forse, pesante )
Dopo le 104 settimane dal minimo di ott 2022 che fu 28660, abbiamo appena chiuso il secondo ciclo “ fisso “ di 52 settimane dal minimo di ott 2023 a 32327.

Come per “liberarsi” del ciclo di presunta inversione di 104 settimane, senza tuttavia scendere, DJ ha segnato un piccolo minimo a 41831 e poi ha rotto anche il massimo della settimana precedente, salendo oltre 1000 punti a 42889.

Ha quindi tracciato un outside rialzista nella settimana di ipotizzata inversione ciclica ( comportamento molto simile a GOLD che, nella settimana più importante di questa stagione, è sceso poco a 2603 GOLD CASH, si è liberato del tempo di inversione ed è schizzato in alto ).

Il 21 – 25 ottobre è scaduto un altro ciclo ( meno ) importante di 52 settimane dal minimo di ottobre 2023 che ha dato un “quasi” massimo; in realtà si tratta di top uguale a quello della precedente settimana 14 – 18 ott ( segnato 43310 contro 43325, differenza irrilevante ).

Nella 21 – 25 ott appena chiusa, DOW JONES è partito alto ed è sceso del 3 % fino a 42051, chiudendo poco sotto la trend line che ci accompagna da circa 2 anni.

Da mesi invito a guardare questa trend line, che sembra essere un magnete per il Mercato, che la accompagna, poco sotto, poco sopra.

Vorrei vendere SOPRA questa trend line, vale a dire almeno vicino a 43000 di DJ CASH, dopo che si capirà l’esito delle imminenti presidenziali, esito che talvolta ha tardato ad essere riconosciuto.

L’impatto della scadenza di questi due cicli probabilmente verrà vanificato dallo stato ipnotico pre – elettorale, ma non escludo che la loro rilevanza, provata statisticamente, possa estrinsecarsi dopo l’elezione.

Il fatto positivo per chi, come me, è più interessato a vendere che a comprare questo Mercato, è che il minimo appena segnato a 41831 DJ CASH essendo :
– caduto in una settimana di grande significato
– in forma di outside settimanale, che si imprime bene nella mente degli operatori, perché li ha sballottati con due rotture opposte;

può diventare un livello credibile di vendita, quando verrà rotto ( se mai verrà rotto ), soprattutto se prima reggerà almeno 3 settimane.

Ne sono già trascorse due.

Il minimo di 42051 della 52esima settimana appena trascorsa purtroppo non sarà utile ad alzare la vendita in rottura, in quanto troppo vicino a 41831 DJ CASH della W 104, che per me ha ben maggiore rilievo.

Quindi :

– attendo un risultato non disputato delle presidenziali e cerco di vendere sopra la trend line, che inesorabilmente sale verso i massimi appena registrati;
– dopo tale vendita, proverò a raddoppiare la posizione alla rottura di 41831 DJ CASH;
– nella eventuale impossibilità di vendere sopra la trend line, la vendita in rottura di 41831 avrà dimensione più contenuta;
– se DJ CASH sarà dispettoso, romperà il livello della W 104 prima che possiamo conoscere il risultato delle presidenziali; allora cercherò una vendita con utilizzo di grafico giornaliero, che purtroppo non può essere utilizzato per le strategie di una Lettera con cadenza settimanale.

NASDAQ 100 CASH

Nella settimana scorsa NAS 100, dopo aver rotto il minimo della settimana precedente, in 2 gg è schizzato su in outside rialzista settimanale e ha infine segnato un “quasi” doppio massimo ( 20552 ) con il top storico di luglio – 20691.

Ho individuato segnali di tempo tra lu 4.11 e ven 15.11 – di medio impatto – ma ritengo che i cicli temporali saranno sovrastati dalla significatività delle settimane elettorali.

Se il minimo di questo recente outside rialzista a 19934 reggerà fino al risultato delle presidenziali, potrei alzare a tale livello una vendita in rottura, che ad ora piazzerei sotto il minimo di ottobre a 19622, ma si tratta di migliorare il prezzo solo dell’1,5 % rinunciando a beneficiare del significato di una rottura mensile; il costo – beneficio è da valutare.

Comunque, prima di ragionare su una vendita in rottura, devo cercare una vendita in forza da 20691 a 21100. Non vi può essere un livello di stop loss attendibile, quindi l’operazione non è praticabile da questa Lettera.

Allego uno zoom del grafico giornaliero di ott 2024 che mi fa pensare :
– NAS 100 appare privo di un vero trend
– Poche candele nere ampie ( mart 1.10 – mart 15.10 – merc 23.10 ) e molte piccole candele bianche; quindi paura poco frequente, ma intensa
– Negli ultimi 3 gg da 19934 a 20552 il range ha ampiezza quasi mensile
– Ve 25.10 ha fatto un “quasi” doppio massimo, ma si tratta di inverted hammer, non bellissimo per salire, se non ecceduto rapidamente verso l’alto.

Osserviamo insieme, senza fretta.

Leonardo Bodini




L’UNIONE BANCARIA EUROPEA PUÒ ATTENDERE

Quella della Commerzbank che non deve unirsi a UniCredit rischia di diventare una telenovela germanica di sapore nazional-socialista e, a questo punto è chiaro, la pretendente come minimo dovrà attendere un’intera stagione politica d’oltralpe. Nella quale qualcuno inizierà però a chiedersi se l’Unione europea è davvero tale oppure c’è soltanto quando fa comodo. Nel frattempo la Germania sta per varare addirittura una legge federale per evitare che il “Montepaschi di Germania“ possa fondersi con la Hypo Vereins Bank già controllata dagli italiani e finire sotto il controllo di questi ultimi.

LO SBARRAMENTO DELLA POLITICA TEDESCA

Qual’è infatti la principale preoccupazione dei politici e sindacalisti tedeschi di fronte a un’integrazione con la più grande banca italiana? Apparentemente la salvaguardia dei 42mila posti di lavoro che andrebbero ridotti con l’assorbimento della banca nel gruppo UniCredit: e se questo non è socialismo di vecchio stampo qualcuno dovrebbe spiegare cos’altro è. Un socialismo che l’Italia non ha mostrato quando molte aziende francesi olandesi e tedesche hanno integrato quelle italiane (a partire dalla BNL per finire alla Fiat).

Ma a quanto pare rischia addirittura di prevalere a Berlino una seconda e ancor più scomoda motivazione, agitata senza troppo pudore dai sindacati come dai principali ministri: Quella di lasciar scivolare la banca in mani straniere (seppur europee e dichiaratamente non-ostili). E se questo non è nazionalismo qualcuno provi a spiegare cos’altro è. Come si può vedere nel grafico qui sotto, l’azionariato della banca alla data di pubblicazione del bilancio 2022 mostra una grande prevalenza degli investitori istituzionali e privati, i quali non saranno felici di vedere la banca sotto il ricatto di sindacalisti e politici:

NAZIONALISMO + SOCIALISMO = NAZIONALSOCIALISMO

Ma se nazionalismo + socialismo (la cui sintesi è nazional-socialismo altrimenti noto come ”nazismo”) emergono come le due vere linee politiche espresse in questa brutta storia a Berlino (dopo che il governo ha pure fatto cassa con gli italiani, vendendogli parte della sua partecipazione acquisita ai tempi del salvataggio della ”Commerz”), allora torna inevitabilmente alla memoria la famosa frase di Andreotti: “amo talmente la Germania che ne preferisco due”. Il ”divo Giulio” era vissuto abbastanza a lungo da ricordare la congiuntura politica mitteleuropea che aveva portato agli orrori dell’Olocausto e alla seconda guerra mondiale. A seguito della quale la nazione tedesca era stata prudenzialmente suddivisa in due.

E sullo sfondo c’è un’altra inconfessabile (eppure palese) motivazione politica allo sbarramento verso gli italiani: in caso di crisi bancaria come potrebbe il governo tedesco salvare una banca che è controllata dagli stranieri? Inconfessabile perché politicamente inaccettabile quando si parla di Unione Bancaria Europea, ma al momento chi la sbandiera non si fa scrupoli a metterla in prima pagina.

Non solo: la questione del governo che potrebbe salvare delle banche si pone a causa del fatto che con un espediente anch’esso politicamente inaccettabile in Germania le mille casse rurali e banche di credito cooperativo “territoriali” sono di fatto rimaste fuori del controllo della Banca Centrale Europea (BCE, che comunque ha sede a Francoforte, non a Parigi o Roma). Fragili e antistoriche sì, ma sostenibili perché sostenute dalla politica. Il giorno in cui l’Unione Bancaria dovesse divenire “reale” quell’eccezione regolamentare dovrebbe venire rimossa.

L’UNIONE BANCARIA EUROPEA

Il bello è che UniCredit attende soltanto il “via libera” della BCE per trasformare in diritti di voto (di maggioranza relativa) il 21% già acquisito di Commerzbank e poter giungere fino alla soglia del 29,9% con acquisti dei titoli in borsa, per disporre dei poteri di lanciare un’Offerta Pubblica di Acquisto.

La medesima BCE che, lo scorso 26 Giugno 2023, in nome dei principi dell’Unione Bancaria Europea (creata nel 2014 quale componente essenziale dell’Unione economica e monetaria dell’UE per garantire alle componenti del sistema bancario solidità, redditività e minor frammentazione) ha approvato il regolamento che va sotto il nome di ”Basilea III” e che lo scorso 26 Marzo 2024 ha adottato la cosiddetta “direttiva sulle catene partecipative” per garantire che l’assorbimento delle perdite e l’eventuale ricapitalizzazione delle banche avvengano con mezzi privati qualora le banche entrino in crisi.

LO STUDIO DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA

In un recente studio la BCE mette proprio in evidenza che La crisi finanziaria globale del 2008-2010 ha segnato l’inizio di un lungo inverno nelle fusioni e acquisizioni bancarie europee. Esso mostra che le dimensioni delle banche acquisite dopo la crisi finanziaria sono molto più piccole di prima, mentre c’è un tasso di fallimento più elevato per le tentate fusioni negli anni successivi al 2008. Deutsche Bank ad esempio ha abbandonato i colloqui per fondersi con il suo rivale tedesco nel 2019, mentre circa quattro accordi su cinque nella zona euro erano solo nazionali.

Le poche operazioni bancarie transfrontaliere dalla crisi finanziaria tendono ad essere tra istituzioni in paesi vicini collegate da linguaggio o commercio comuni, come la CaixaBank spagnola che acquista il Banco BPI del Portogallo nel 2017 o vari accordi più piccoli come quelli che coinvolgono banche belghe, francesi e olandesi o la continua ricerca di Addiko austriaca da parte del prestatore serbo Alta Pay. In conseguenza di ciò le banche europee sono molto indietro rispetto a quelle americane o asiatiche da dalla crisi del 2008 in poi.

IL ”CASO” DELLE LANDESBANK

Se però si parla delle ”Landesbank” la musica è sempre stata diversa, dal momento che nelle numerose crisi che si sono succedute di recente (pandemia compresa) queste ultime sono sopravvissute praticamente solo grazie agli aiuti di stato. E alla prossima recessione avranno bisogno di nuovo di sostegno dal governo tedesco. Che però l’Unione Europea vorrebbe evitare per tutti gli altri. Due pesi e due misure insomma.

Va inoltre considerato che il principale problema del sistema bancario europeo è stato fino al 2022 quello della scarsa efficienza, e dunque di una limitata redditività. La questione è poi evaporata con il repentino rialzo dei tassi da parte delle banche centrali, che ha permesso anche alle banche continentali di tornare a macinare utili. Ma oggi, che lo scenario inflattivo “sembra” essere sopito, il sistema finanziario ha esigenza di tornare a far scendere i tassi d’interesse (soprattutto per una questione di sostenibilità dei debiti pubblici) e le questioni di competitività delle banche europee potrebbero tornare presto in primo piano.


VIA LIBERA ALLE FUSIONI TRANSFRONTALIERE, MA SOLO A PAROLE

Anche per questo motivo si è tornato a parlare di fusioni tra le banche di stati diversi del vecchio continente: non soltanto perché al livello di ciascun singolo stato un’eccessiva concentrazione della presenza delle principali banche porrebbe un gigantesco problema di normativa “antitrust”, ma anche perché -appunto- per raggiungere un’efficienza competitiva globale simile a quella degli istituti bancari asiatici e anglosassoni le banche europee dovrebbero superare i confini nazionali.

Oggi mediamente le banche europee hanno la metà dei profitti di quelle americane e, ovviamente, anche la metà dei multipli di valutazione in borsa. Ma questo è anche il motivo per il quale ci potrebbe essere ancora molto spazio per un incremento di valore delle banche europee, e anche il motivo per il quale il mercato del credito deve procedere verso una maggiore concentrazione.

Oggi delle 10 più grandi banche al mondo solo 3 sono europee. L’inseguimento dell’ampliamento dimensionale, anche in vista dell’esaurimento del triennio di “vacche grasse” per il sistema che ha gonfiato i profitti a causa dei tassi d’interesse elevati, sarebbe decisamente auspicabile. Tanto per la maggior resilienza alle prossime recessioni economiche che dovessero arrivare, quanto per poter mettere in grado il sistema di riuscire a finanziare quei grandi investimenti europei infrastrutturali che tutti riconoscono sarebbero necessari ma che al momento vengono ancora sistematicamente rinviati.

IL RIBASSO DEI TASSI D’INTERESSE INFLUIRÀ SUI CONTI DELLE BANCHE

Senza contare il fatto che, nonostante la discesa in corso della forbice sui tassi d’interesse, per il momento non si prevede un calo dei profitti delle principali banche europee soltanto perché è ancora piuttosto scarsa la concorrenza tra di esse all’interno dell’Unione Europea, che consente loro di poter esigere commissioni elevate sui servizi erogati. Ma questa peculiarità non è pensabile che perduri in eterno, perché la scarsa concorrenza tra banche si regge aspirando margini di profitto dalle piccole e medie imprese, senza lo sviluppo delle quali il sistema industriale europeo non potrà modernizzarsi. E Dio solo sa quanto occorrerebbe che questo si rinnovasse, se non vorremo che il vecchio continente si riduca ad essere un mero parco dei divertimenti del resto del mondo!

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 95 – sa 19 ott 2024
Operazioni in essere : nessuna
Ven 17 ott è stato stoppato a 2722,6 il DIC MICRO GOLD che era stato venduto mart 8 ott in rottura di 2630 con una perdita di 92,6 punti x usd 10 = 926 usd, pari a euro 854.
Ven 17 ott GOLD è salito nella notte asiatica poco oltre lo stop loss di 2720, “saltandolo” rispetto alla operatività della SIM presso cui eseguo le operazioni di questa Lettera.
Alle 8.15 di ven 17 ho pertanto dato ordine di chiudere il ribasso “a Mercato”, registrando il prezzo di 2722,6 – fortunatamente poco più alto dello stop loss scavalcato nella notte. Può andare molto peggio.

 

GOLD DICEMBRE 24
La settimana 7 – 11 ott aveva rilevanza ciclica e intendevo sfruttarla, se da lu 14 ott GOLD avesse rotto il minimo del 7 – 11 ott. Avevo deciso anche di anticipare il segnale, operando durante la settimana e non solo dopo.
Si è dimostrato pericoloso anticipare il segnale temporale di presunta inversione.

La settimana 7 – 11 ott giungeva dopo una salita quasi ininterrotta da 2353 a 2685, oltre 330 usd.
Dopo una simile salita, statisticamente il tempo di inversione ciclica genera un top di fine spinta rialzista, con svolta al ribasso.

Temendo che nella settimana 7 – 11 ott si assistesse ad un top modesto, sotto 2700 e quindi anche sotto 2730, con inversione al ribasso troppo rapida per essere gestita da una Lettera settimanale, avevo inserito, oltre alle due vendite a 2700 e 2730, quindi in forza, anche una vendita in rottura della settimana precedente, a 2630 DIC FUT.

GOLD, invece di salire oltre 2700 realizzando un top, con possibile segnale di vendita, è sceso – quasi esclusivamente merc 8 ott ( range 50 usd ) e l’inversione che attendevo si è tradotta in un minimo da comprare.

I lettori facilmente comprendono che, dopo una salita di 700 usd nei 6 mesi da febbraio 2024, nella finestra temporale di inversione sarei stato più sereno nel vendere un eventuale massimo, piuttosto che comperare dopo una discesa così modesta, concentrata in poche ore di gio 10 ott.
Ricordo infine che una delle regole della presente Lettera prevede che, dopo una perdita, non opera su quel Mercato per una settimana.

Diversamente, attribuendo ora un significato ancora più forte al ciclo del 7 – 11 ott dopo questa inversione al rialzo, inserirei un acquisto intorno a 2640 DIC FUT, con stop loss a 2610, poco sotto il minimo di 2618,8 registrato gio 10 ottobre.
Ma la Lettera non può.

SILVER DICEMBRE 24
Dopo che SILVER venerdì 4 ott ha tracciato un range giornaliero da 31,51 a 32,95 vale a dire il 4,5 % in poche ore, mart 8 ott ha fatto una discesa da 32,02 a 30,35 del future dicembre, pari a oltre il 5 %, per poi recuperare quasi tutto.
Ven 18 ott SILVER ha fatto un range ancora maggiore, da 31,86 a 33,97 pari al 6,6 %

In poche ore SILVER si muove in ampiezze da grafico mensile; non gestibile da questa Lettera, ma merita comunque di essere osservato.

DOW JONES INDU CASH
Siamo giunti ora, dopo il trascorrere di 104 settimane dal minimo di ott 2022 che fu 28660, al secondo ciclo “ fisso “ di 52 settimane dal minimo di ott 2023 a 32327.
Come per “liberarsi” del ciclo di presunta inversione di 104 settimane, senza scendere, DJ ha segnato un piccolo minimo a 41831 e poi ha rotto anche il massimo della settimana precedente, salendo oltre 1000 punti a 42889.

Ha quindi tracciato un outside rialzista nella settimana di ipotizzata inversione ciclica.
Il 21 – 25 ottobre scadrà un altro ciclo ( meno ) importante di 52 settimane dal minimo di ottobre 2023 ( 32327 DJ CASH ) che potrebbe, dopo che abbiamo avuto un outside rialzista, ragionevolmente generare un massimo.

Resta valido fino alle elezioni di inizio novembre quanto avevo scritto nella N. 93 :
“Si tratta di cicli da osservare, per giudicare eventuali cambi di comportamento di questo Mercato. In realtà mi interessa solo se questo Mercato svolterà al ribasso, non avendo alcuna intenzione di comperarlo, ma, nei 60 gg che precedono le presidenziali statunitensi, l’azionario U.S.A. sale o dorme, difficilmente scende.

Comunque i cicli scadono in ottobre e li osserviamo.
L’impatto della scadenza di questi due cicli probabilmente verrà vanificato dallo stato ipnotico pre – elettorale, ma non escludo che la loro rilevanza, provata statisticamente, possa estrinsecarsi dopo l’elezione.

Osserverò quindi soprattutto i minimi che DJ segnerà nelle due settimane.”
Il fatto positivo per chi, come me, è più interessato a vendere che a comprare questo Mercato, è che il minimo appena segnato a 41831 DJ CASH essendo :

– caduto in una settimana di grande significato
– in forma di outside settimanale, che si imprime bene nella mente degli operatori, perché li ha sballottati con due rotture opposte;
può diventare un livello credibile di vendita, quando verrà rotto ( se mai verrà rotto ), soprattutto se prima reggerà almeno 3 settimane.
Anche il minimo della prossima settimana, oggi non conosciuto, potrebbe diventare un livello di vendita da sfruttare dopo le presidenziali U.S.A.
Ragionevolmente sarà più alto di 41831 DJ CASH, quindi più sfruttabile.

NASDAQ 100 CASH

Dopo la chiusura del gap, NAS 100 ha invertito a livello giornaliero, scendendo a 19622 NAS 100 CASH, ( perciò proseguo ad allegare tale grafico ) per poi risalire al livello del gap, dove insiste a battere, come se bussasse ad una porta.

Nella settimana scorsa NAS 100 è infine riuscito a salire sopra tale gap ( 20266 )

Sono interessato a vendere NAS 100 intorno al top assoluto di 20691, circa 20800 DIC FUTURE. Non vi può essere un livello di stop loss attendibile, quindi l’operazione non è praticabile da questa Lettera.
Non ho fretta perché non dimentico la statistica positiva pre elettorale.
Segnalo tuttavia che, mentre DOW JONES e SP 500 continuano a raggiungere nuovi massimi, NAS 100 non ci riesce da inizio luglio, quando segnò 20691 CASH.

 

Leonardo Bodini