L’EUROPA IN RECESSIONE

In Germania le statistiche sembrano una cosa seria e, giustamente, generano scalpore: la produzione industriale da maggio 2024 a luglio 2024 è stata inferiore del 2,7% rispetto ai tre mesi precedenti. A giugno 2024 la produzione erea aumentata dell’1,7% rispetto a maggio 2024 dopo la revisione dei risultati preliminari (valore preliminare: +1,4%). Rispetto a luglio 2023, la produzione di luglio 2024 è stata tuttavia inferiore del 5,3%. In Italia tutto tace al riguardo ma è noto che molte imprese italiane sono fornitrici di quelle tedesche, soprattutto nell’industria dell’auto, che sta travolgendo l’economia tedesca. Dispiace doverlo ammettere, ma il nostro sistema-paese arranca molto più di quanto al Forum Ambrosetti si sia disposti ad ammettere!

 


LA DOPPIA VERITÀ DELL’INFLAZIONE…

E’ probabilmente (quasi) vero che l’inflazione sia in calo, quantomeno nelle componenti dei prezzi industriali e in quelle energetiche, dal momento che il petrolio resta debole, apparentemente sulla scia di attese di una domanda calante. Un’altra teoria invece segnala un forte intervento del governo americano per calmierare i prezzi sino alle elezioni presidenziali. Dopodiché ci sarebbe da attendersi un rialzo dell’oro nero, sempre che a quel punto sinanco gli USA non entrino in recessione.


IL PREZZO DEL GREGGIO NELL’ULTIMO ANNO
Tuttavia l’inflazione dei prezzi continua a correre per tutta una serie di altri beni e servizi che non vengono considerati nel paniere ISTAT ma che tuttavia colpiscono non poco il potere d’acquisto dello stipendio medio nazionale, rimasto più o meno inchiodato ai livelli pre-covid.

Sull’aumento dei prezzi c’è dunque una doppia verità:

  • ad Agosto l’indice della domanda dei prezzi al consumo in Italia, al lordo dei tabacchi, sarebbe aumentato dello 0,2% su Luglio e dell’1,1% su base annua, in discesa dal +1,3% di Luglio (dunque al di sotto del target 2%);
  • ma nella classifica dei rincari dei principali beni e servizi la medesima ISTAT riferisce che a Luglio le vacanze all’estero hanno subìto aumenti del 18,8% sul mese precedente. I pacchetti vacanza in Italia sono invece cresciuti “solo” del 14,5%. E’ divenuto più caro il trasporto marittimo: +11,4%, seguìto dagli stabilimenti balneari e dalle piscine, con un +10% sul mese precedente. I biglietti aerei intercontinentali invece sono saliti “appena” dell’8,5% ( ! ). Per non parlare del costo di una stanza per gli universitari: lievitato del 7% a Luglio e del 27% rispetto a un anno fa.


…E QUELLA DEL POTERE D’ACQUISTO

Secondo l’Istat, nel primo trimestre del 2024 il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente del 3,3%, lievemente frenato dall’aumento dei prezzi al consumo (+0,2% la variazione congiunturale del deflatore implicito dei consumi delle famiglie). Aggiunge inoltre che prosegue anche la ripresa della propensione al risparmio delle famiglie: aveva toccato il suo minimo storico nell’ultimo trimestre del 2022 mentre nei primi tre mesi del 2024 è aumentata di 2,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, attestandosi al 9,5%.

L’OCSE ha tuttavia chiarito che in Italia -oggi all’ultimo posto della classifica Ocse- a Luglio il potere d’acquisto era più basso del 6,9% rispetto a quello del 2019, mentre nella media nei paesi OCSE esso è aumentato nel quinquennio del 2%. Dunque il potere d’acquisto del cittadino italiano ha perduto, rispetto a quello medio dei cittadini OCSE, la bellezza del 9% ! Il Censis peraltro concorda, indicando in uno spannometrico 10% medio la riduzione del potere d’acquisto degli italiani.

LA RECESSIONE NEGATA

Nonostante dunque la propaganda mediatica, secondo T ROWE PRICE nel 2024 l’Europa dovrà probabilmente attraversare qualche trimestre di crescita negativa, o perlomeno stagnante. La durata di questo periodo dipenderà da diversi fattori, ma lo scenario più probabile è che l’Eurozona subisca una recessione di lieve o media entità prima di tornare a crescere verso la fine del prossimo anno. Non si può tuttavia escludere il rischio di un periodo di stagnazione più prolungato, specialmente se la politica monetaria della Banca centrale europea (BCE) dovesse rimanere troppo rigida troppo a lungo.

L’indice Pmi manifatturiero in Eurozona ad Agosto si attesta a 45,8 punti, stesso valore di luglio, ma occorre notare: sotto la al di sotto della soglia di non cambiamento di 50 sin da luglio 2022. Lo segnala S&P Global. Sono state le due più grosse economie, Germania e Francia, a frenare maggiormente i risultati complessivi di agosto, con peggioramenti dell’indice manifatturiero in ambedue i Paesi.


IL RAPPORTO DRAGHI

Non per nulla Mario Draghi, incaricato dalla Presidenza della Commissione Europea sta cercando di trasmettere ai Commissari un senso di “urgenza” della necessità di agire e avrebbe detto di avere gli “incubi” a pensare cosa potrebbe essere dell’economia europea se non si agirà subito. Il suo rapporto, che potrebbe essere presentato al collegio dei commissari di mercoledì 11 settembre o addirittura lunedì 9, si sviluppa in cinque capitoli: produttività, riduzione delle dipendenze, clima, inclusione sociale.

In tutto si propongono ricette per dieci settori economici, con raccomandazioni specifiche per ciascuno di essi. Tra le priorità da affrontare ci sarebbero i rischi al rialzo per i prezzi dell’energia. In proposito il quotidiano tedesco Die Zeit indicava la scorsa settimana come nel secondo trimestre 2024, per la prima volta in 2 anni, l’Unione Europea abbia importato dalla Russia (tramite la Turchia) più gas (12,7 miliardi di metri cubi) che dagli USA (12,3). L’intento politico è tuttavia quello di eliminare completamente le importazioni e dunque non è improbabile un rialzo dei prezzi già in Autunno.


Draghi si concentra poi sul ritardo dell’UE nell’innovazione, nel mercato dei capitali, nelle regole della concorrenza e negli aiuti di Stato (a lungo termine chiaramente non più sostenibili), sulla coesione, sul divario delle competenze necessarie, sugli investimenti per la difesa, e sulla disoccupazione, che viene indicata come la principale causa della povertà. Quel che ne discende è un pericolosissimo calo della competitività delle imprese europee. Non per nulla si sta riducendo il loro peso su quello totale globale, come si può leggere nel grafico:


L’INTERVENTO DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA

Anche la BCE sembra pronta ad intervenire per prevenire il peggio: il prossimo Giovedì 12 Settembre taglierà il tasso di deposito di 25 punti base (portandolo al 3,25%) e di nuovo prevede di farlo a Dicembre, secondo la maggioranza degli economisti intervistati da Reuters.

Sebbene il dato statistico sull’inflazione (formalmente al 2,2% in Agosto, ai minimi da tre anni) e il rallentamento della crescita dei salari abbiano aperto la strada a un nuovo allentamento della politica monetaria, gli economisti hanno mantenuto da aprile le attese di un totale di soli tre tagli quest’anno. Ma i mercati -più preoccupati- prezzano invece quattro tagli, tenendo conto del fatto che la recessione è ben più che una possibilità.

Il problema principale resta peraltro quello della disponibilità di credito, oggi fortemente ridotta, come si può leggere dal grafico Bloomberg qui riportato:


LE CONSEGUENZE SUI MERCATI FINANZIARI

Ovviamente ciò che concerne di più gli investitori è la salute dell’economia americana, molto migliore di quella europea. Ma anche il resto del mondo costituisce motivo di preoccupazione sui mercati. Lo spettro della recessione può significare una decisa riduzione delle prospettive di profitto per molte grandi imprese, soprattutto quelle del settore tecnologico.


Queste ultime oggi sono al centro di speculazioni circa la correttezza delle stime dei loro redditi futuri, principalmente a causa della forte concentrazione dei loro ricavi verso altre imprese dello stesso settore.

Non va meglio peraltro per le imprese di medie dimensioni, rappresentate a Wall Street nell’indice Russell 2000, come si può leggere dal grafico qui riportato, costantemente al ribasso rispetto all’indice generale SP500 :

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 89 – sabato 7 settembre  2024

Operazioni in essere : nessuna

Nota : nella precedente N.88 avevo inserito il seguente ordine : vendo 1 MICRO DIC GOLD a 2560 con stop loss a 2580

Alle ore 14.35 di ve 6 settembre GOLD dicembre ha registrato 2559,80 e poi è sempre sceso fino a circa 2525. Ordine ovviamente non eseguito. Qualcuno certamente mi ha visto.

Prego di leggere con grande attenzione la rubrica su DOW JONES; mi è costata grande fatica, è certamente complessa e deriva dalla percezione che la discesa iniziata mart 3 settembre potrebbe essere diversa dalle precedenti.

GOLD DICEMBRE 24

GOLD è forte e le crepe inizierebbero solo sotto :

– 2353 cash, che fu il minimo della Week 90 dal terzo minimo in area 1616 nell’autunno 2022
– 2277 cash che è il più basso dei tre minimi registrati in maggio – giugno 2024

Potrei acquistare una eventuale, poco probabile, discesa in area 2400 GOLD CASH circa con stop loss 2353 GOLD CASH,

oppure

vendere in area 2530 cash ( 2560 contratto dicembre ) con stop loss 2580 DIC FUT, per finanziare un acquisto anche più alto di 2400 cash.

Da metà agosto il grafico giornaliero di GOLD CASH espone uno zig zig erratico tra 2470, doppio minimo e 2530, triplo massimo e questo “ non trend” suggerisce di non operare.

Deciderà da che parte uscire rispetto a questo range di soli 60 USD e rianalizzerò.

Non è chiaro se GOLD potrà avere una funzione di rifugio a fronte di fatti bellici.

Non vorrei invece che una discesa più robusta dell’azionario U.S.A. facesse liquidare un po’ di profitti sul GOLD per fare cassa e fronteggiare eventuali “MARGIN CALL”

Comunque, anche personalmente, non venderò sotto 2500 del future dicembre.

SILVER DICEMBRE 24

Da tempo è molto più debole di GOLD, ma non diviene per questo motivo completamente decorrelato.

Continuo a osservare se SILVER ritornerà tra il top di marzo ( 25,77 cash ) e quello di febbraio ( 23,50 cash )

Questo intervallo potrebbe consentire l’avvio di LONG con rischio controllato.

L’ultimo top di 30,18 è stato troppo lontano dai precedenti a 32,51 e 31,75 ed avrebbe richiesto quindi uno stop loss eccessivo per aprire una posizione al ribasso.

Bisogna attendere.

DOW JONES INDU CASH

Avevo scritto :
“DJ continua a sentire molto la forza di attrazione della nota trend line tracciata dal minimo di ott 2022 , il cui ritracciamento al 50 % è stato sfiorato una sola volta in ott 2023 e mai più avvicinato.

Una vendita appare a rischio controllato non sotto 40700 – 41000 di DJ CASH. Serve un rimbalzo del 3 %. Non pochissimo.

DJ è riuscito a salire da 38499 a 41585 in sole 19 sedute da lu 5 ago a ven 30 ago, riportandosi ai massimi, ancora una volta ( poco ) sopra la trend line settimanale da ott 2022, tracciata molto tempo fa dal minimo di 28660.

Potrebbe bastare per fermarsi, ammirare le indubbie qualità estetiche di questo doppio massimo e tornare un po’ indietro.”

Avevo anche annunciato la presenza di :

“ un grafico a candele mensili con evidenza in giallo degli outside.

Sono solo 5 in quasi 60 mesi, tutti, salvo dic 2021, forieri di ampi movimenti.

Quindi mi chiedo se l’outside rialzista di agosto possa scatenare, come nei casi evidenziati in giallo un importante movimento ( rialzista ), oppure se la eventuale, ora quasi non immaginabile, rottura del minimo di 38499 sia il vero punto di interesse.”

Allegata alla presente N. 89 trovate nuovamente il grafico con i dati del 30 agosto.

NOTA BENE

La situazione attuale di DOW JONES secondo me è molto particolare e questo indice deve sbrigarsi a riavvicinare la trend line tracciata da ott 2022.

Ritengo che abbia a disposizione solo 4 – 6 giorni, se ci riuscirà, forse sarà riuscito ad annullare un pattern veramente brutto.

Diversamente, se la discesa partita mart 3 settembre ( lu 2 sett U.S.A. chiuso per Labour Day ) proseguisse oltre mart 10 – merc 11 settembre, ritengo probabile una accelerazione al ribasso.

Immagino che la FED non gradisca una simile evoluzione e non escludo che si faccia sentire entro pochi gg, se essa giudica preoccupante questo pattern grafico, come io lo sto giudicando ora.

Fuori dalla Lettera, che è settimanale, cercherò in qualche modo di gestire giorno per giorno questo quadro per profittarne, ma ovviamente esprimere una strategia che possa reggere da lu 9 a ve 13 sfiora l’impossibile.

Ciò nonostante, mantenendo, ammesso che si riesca, un profilo prudente, la Lettera da lu 9 sett inserirà i seguenti ordini :

– vendo 1 SETTEMBRE MICRO DJ A 41200 con stop loss a 41700
e
– vendo 1 secondo SETTEMBRE MICRO DJ alla rottura del minimo del giorno in cui venisse effettuata la vendita a 41200, sempre con stop loss a 41700
e
– solo dopo che il minimo di 40297 DJ CASH, oppure un minimo più basso che vedremo entro mart 10 settembre, avrà retto per almeno 3 giorni, verrà inserita la vendita di 1 SETTEMBRE MICRO DJ in rottura di tale minimo; in tale caso lo stop loss non potrà essere fissato a 41700, livello troppo lontano e quindi oneroso, ma dovrò valutare quale sia l’ultimo top significativo; potrebbe essere il top della settimana 9 -13 settembre che sarà stato registrato prima di questa seconda vendita.

Per il principio inderogabile di questa Lettera, che rende infinitamente più difficile scriverla, anche questo stop loss verrà inserito contestualmente all’ordine di vendita, come sempre è avvenuto.

Ricordo ai lettori che il contratto future MICRO DJ vale solo 0,5 USD quindi si tratta di 40300 circa x 0,5 USD = USD 20150

Quella  che  segue  è una osservazione molto personale, che non  ha conseguenze operative per la Lettera :

il livello di circa 40000 DJ CASH è già un primo ostacolo alla discesa e, se questo Mercato vorrà complicare il quadro grafico al massimo livello, potrebbe :

già lu 9 settembre aprire alle 15.30 ora italiana in gap down intorno a 40000, indugiare brevemente intorno a tale livello e poi salire fino a 41000 – 41500 durante la settimana 9 – 13 settembre, per poi scendere, anche pesantemente.
Ma sarebbe un disegno veramente dispettoso.

NASDAQ 100 CASH

Come sopra esposto, ho concentrato su DOW JONES le mie analisi e non inserirò ordini sul NAS 100.

Segnalo comunque che :

– viaggia a velocità estrema sia al rialzo ( avidità ? ) che al ribasso ( qualche dubbio sulla sostenibilità dei price earning ? )
– è ormai molto lontano dal top di 20691 e quindi qualsiasi vendita esporrebbe a stop loss oltre il 10 %
– la rotazione dei ribassi tra i MAGNIFICI 7, oppure 6, oppure 5 sta proseguendo, ma il grande W. Buffet ne possedeva uno solo e sta facendo cassa, da par suo, vale a dire solo durante i rimbalzi, come sembra sia avvenuto da lu 19 a ve 30 ago, anche perché gli servono parecchie legioni di controparti per smaltire quello che gli aggrada, senza provocare il crollo della quotazione.

Vediamo insieme se invece il calo dell’ultima settimana è solo uno dei tanti e mi sto preoccupando per niente.

Leonardo Bodini

 




L’ANNO DELLE CHIMERE

È possibile che il 2024 passi agli annali di storia economica come l’ ”anno delle chimere”, un anno cioè nel quale sono ricorse diverse illusioni o minacce, tutte rivelatesi poi all’atto pratico piuttosto inconsistenti. Dall’attesa di diversi tagli dei tassi d’interesse, ancora oggi non concretizzatasi, a quella dei grandi profitti che sarebbero stati generati dall’intelligenza artificiale (di fatto rinviata ”sine die”), a quella del “soft landing” dell’economia, fino alla speranza che i governi perseguano senza limiti politiche fiscali espansive e incentivi allo sviluppo, o a quella della progressiva rivalutazione delle criptovalute, o ancora la chimera della rivalutazione dei titoli “sottili”: l’avveramento di tutte queste illusioni (o timori) è stato sino ad oggi quantomeno posticipato, se non addirittura cancellato. Con ovvie conseguenze sui mercati finanziari.

 

L’imprevedibilità relativa agli eventi di quest’anno ci lascia oggettivamente pochi spazi per riuscire immaginare correttamente il prossimo futuro, cioè per farlo con un minimo di realismo. Si dice che la realtà è ciò che resta dopo che tutti i programmi sono andati a farsi benedire, ma in effetti in un anno come il 2024 in cui si sono registrati continui record tanto per le quotazioni delle borse valori quanto, probabilmente, anche per lo sviluppo dell’economia globale, nulla di ciò che si poteva prevedere si è puntualmente effettivamente verificato come si pensava, anzi! Nel bene come nel male. Proviamo dunque a esaminare qualcuna delle “chimere” che gli investitori hanno inseguito sino ad oggi:

LA CHIMERA DEI “TAGLI” AI TASSI

Abbiamo iniziato l’anno con la chimera più importante di tutte: quella del calo dell’inflazione, un calo che effettivamente si è verificato anche se solo parzialmente e molto più lentamente di come si poteva sperare. Cosa che ha ritardato conseguentemente il taglio dei tassi di sconto da parte della Federal Reserve Bank of America -la FED-. E’ dalla fine del 2023 che se ne parla, ogni volta rinviando le previsioni dei tagli al mese o al trimestre successivi, anche se stavolta, a fine Settembre, dovrebbe finalmente prendere corpo il primo taglio di un quarto di punto percentuale, perché è stato il suo stesso governatore a dichiararlo pochi giorni fa.


La “chimera” tuttavia per i mercati finanziari non è tanto il fatto che la FED inizi a tagliare finalmente i tassi a fine mese, cosa già ampiamente preannunciata e scontata dai mercati, bensì la percentuale complessiva a cui ammonterà il totale dei tagli che nei mesi successivi verrà considerata corretta dalla FED e, soprattutto, in quanto tempo si materializzerà. Cosa che nemmeno questa volta è stata chiarita dal governatore della FED, pur “aprendo” all’idea che la politica monetaria debba d’ora in avanti essere più espansiva.

Al riguardo i mercati finanziari “scontano” nelle loro quotazioni un taglio complessivo di almeno un intero punto percentuale entro fine anno, che significherebbe cioè un ritmo pari a un quarto di punto al mese, senza interruzioni, ovvero qualche taglio da mezzo punto percentuale. Cosa questa estrema, per non dire improbabile, data la lentezza e prudenza manifestata dai banchieri centrali sino ad oggi. E questo è dunque un argomento sul quale è ancora possibile che i mercati continuino ad illudersi, anche perché il governatore della FED non ha mostrato una determinazione assoluta, e perché già molte altre volte ha esibito una prudenza che, giunti alla fine del 2024, potrebbe rivelarsi deleteria per l’economia reale, dettata dalla necessità di evitare critiche e mantenere sempre uno spazio di manovra.

LA CHIMERA DEI PROFITTI LEGATI ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Più o meno contemporaneamente (cioè a partire dalla fine del 2023) si è discusso a lungo dei benefici effetti dell’Intelligenza Artificiale -AI- sull’economia del pianeta e sulla competizione in atto per poterla dominare. Cosa che ci ha regalato una delle più belle illusioni degli ultimi decenni: quella di straordinari profitti che potrebbero essere accumulati dagli operatori maggiormente in grado di cavalcarne la tigre grazie ad un vero e proprio cambio di paradigma dell’economia.

La “chimera” è consistita nell’attesa di una sorta di corsa all’iper-digitalizzazione dell’industria, dei servizi e della vita domestica, che sarebbe sì in arrivo ma si è visto procedere assai più lentamente di quanto si poteva immaginare. E i cui extra-profitti sono ancora tutti da verificare! La bolla speculativa che si era formata attorno alle “Magnificent Seven” a causa di ciò si è alla fine in parte sgonfiata, ma le quotazioni di alcuni titoli -come NVIDIA- restano ancora sulla luna, anche perché di profitti le grandi multinazionali ne stanno facendo tanti ugualmente.


E’ tuttavia di questi giorni la constatazione del fatto che NVIDIA ha sviluppato profitti record principalmente grazie alle enor i vendite di “microchip” derivanti dagli enormi investimenti in AI messi in campo da pochissime altre grandi imprese americane, mostrando una concentrazione della clientela a dir poco pericolosa. Dal che sarebbe intuitivo attendersi che la bonanza dei super-profitti attesi dal mercato possa non durare in eterno. E se la chimera dei grandi profitti delle multinazionali dovesse dissolversi anche le loro quotazioni stellari potrebbero ridimensionarsi.

LA CHIMERA DEL SOFT LANDING

Le borse hanno poi proseguito con un’altra chimera, quella del “soft landing” dell’economia. Cioè dell’atterraggio morbido dall’impetuosa crescita attuale dell’economia americana ad un suo ordinato e soffice ridimensionamento. L’attesa di “soft landing” ha permesso ai mercati di attendersi una decisa riduzione dei tassi d’interesse di cui abbiamo appena parlato, con la conseguenza che le quotazioni dei listini azionari hanno avuto la scusa per toccare ogni volta nuovi record, salvo poi dover ammettere che -almeno ad oggi- della recessione americana non si vede nemmeno l’ombra! (cosa diversa è per l’UE)

Il mondo occidentale sta insomma inseguendo la ”chimera” del rallentamento “salutare” (cioè morbido) dell’economia quale precondizione essenziale per la discesa dei tassi d’interesse. Ma questa a tutt’oggi non sembra affatto essere in arrivo, quantomeno non in America. E se così sarà si creeranno le condizioni perché cada ancora un’altra chimera: quella del “Merry go round” (cioè della prosecuzione per un tempo indefinito) delle politiche fiscali espansive per la maggioranza dei paesi dell’Occidente industrializzato.

LA CHIMERA DELLA SOSTENIBILITÀ DEI DEFICIT E DEBITI PUBBLICI

Si perché se il costo del servizio del debito pubblico continuerà a restare (com’è oggi) intorno ai 4 punti percentuali, allora la spesa pubblica per interessi si rivelerà molto presto insostenibile per la maggior parte dei governi emittenti. Soprattutto poi se, a far lievitare la spesa pubblica fosse principalmente quella militare, che al momento reclama forti incrementi di budget pubblici, ma nessuno è in grandi di sapere con certezza come farà ad essere sostenibile.

E questo tanto più in presenza di una politica chiara e di lungo termine volta alla “de-dollarizzazione” degli scambi internazionali da parte di un notevolissimo blocco di paesi emergenti aderenti al cosiddetto blocco dei “BRICS” (sigla che in origine raggruppava Brasile, India, Cina e Sud Africa ma cui oggi aderiscono molte altre grandi economie del mondo, il cui totale della popolazione rasenta i 5 miliardi di persone). Questo significa che sarà progressivamente sempre più difficile per l’America esportare i suoi dollari (e i titoli di stato) verso il resto del mondo, dunque poter piazzare ancora i suoi titoli a tassi bassi.


Ma se anche questa “chimera” dovesse venir meno allora lo scenario relativo alle previsioni dei tassi d’interesse quantomeno si biforcherebbe: i tassi d’interesse a breve termine, che sono governati dalle banche centrali potrebbero anche scendere, ma non quelli a lungo termine (cioè quelli dei titoli di stato a 5, 10 e 30 anni), nei confronti dei quali la capacità delle banche centrali di influenzarne i corsi (e dunque i rendimenti) sarebbe probabilmente insufficiente, a fronte di un’offerta di titoli che dovesse superare ampiamente la domanda. Con la conseguenza che la curva dei tassi d’interesse si impennerebbe.

LA CHIMERA DELLA RIVALUTAZIONE DEI BENI RIFUGIO

Non solo, ma se i tassi d’interesse non scenderanno presto e in ragione consistente, nemmeno la ”chimera” della rivalutazione elle criptovalute prenderà valore, anzi rischierà di perderne, così come i prezzi dei metalli preziosi e degli immobili (soprattutto quelli commerciali), che senza un adeguato ribasso dei tassi non potranno mantenere le quotazioni attuali. E questo a prescindere dal fatto che uno o più ETF (fondi d’investimento quotati in borsa) ne amplifichino la base di utilizzatori. Questo vale anche per le quotazioni dell’oro, i cui elevatissimi prezzi a termine (oltre 2700 Dollari l’oncia) riflettono le preoccupazioni degli investitori e i timori di un possibile calo delle quotazioni del Dollaro americano. Timori solo parzialmente giustificati.


LA CHIMERA DELLA SVALUTAZIONE DEL DOLLARO

Si parla infatti da tempo di una possibile svalutazione del Dollaro dovuta al processo di de-dollarizzazione, che in effetti ha preso lentamente piede, nel senso già citato (il progressivo abbandono dell’uso del biglietto verde in un certo numero di transazioni commerciali internazionali). Ma da qui a poter sostenere che già nei prossimi mesi il Dollaro si svaluterà ce ne passa parecchio! Innanzitutto per il fatto che molte “asset class” (categorie di investimento) offrono rendimenti decisamente superiori a quelli di titoli espressi in Euro, Yuan, Yen o Rupie.


Ma poi anche perché la domanda di Dollari è sostenuta dagli investitori che ancora oggi rispettano un principio, quello di diversificazione dell’allocazione degli investimenti a livello internazionale, che resta valido sino a prova contraria, dal momento che una parte consistente delle migliori opportunità di investimento a livello globale restano denominate in Dollari americani.

LA CHIMERA DEI TITOLI “VALUE”

E senza una prosecuzione della corsa dei listini azionari c’è il rischio che cada anche la chimera della ripresa di valore dei titoli a bassa capitalizzazione, in America le quotazioni medie di questi ultimi sono riportate dall’indice RUSSELL 2000 e in Europa da quelli dell’Euronext Growth. Ma perché questi ultimi possano rivalutarsi occorrerebbe che si riversi sui mercati finanziari tanta liquidità, che al momento invece sembra buona ma non sovrabbondante.


Anzi i titoli “sottili” sembrano interessanti proprio in quanto “Value” cioè parte di una categoria d’investimento caratterizzata dall’intrinseco maggior valore rispetto ai titoli appartenenti alla sua alternativa: i titoli “Growth”, cioè quelli che scontano già valutazioni più elevate, non tanto perché nascondano valore intrinseco quanto piuttosto perché esprimono ottime potenzialità.

Sono anni che i vari commentatori economici affermano che prima o poi si sarebbe invertita la tendenza che sino ad oggi ha visto le quotazioni dei titoli “Growth” superare di gran lunga quelle dei titoli “Value”. Ma non è stato così nemmeno durante il “sell-off” del lunedì nero di Agosto. Quello che oramai è chiaro è che i listini di borsa sono mossi quasi esclusivamente dalle azioni delle grandi multinazionali tecnologiche e farmaceutiche, dalle banche e pochissime altre, anche perché continuano a macinare profitti e dunque a giustificare le loro valutazioni stellari.

COSA POTREBBE SUCCEDERE NELL’ULTIMO QUADRIMESTRE

Sebbene non sia mai facile fare previsioni occorre segnalare che le delusioni derivanti da tutte queste “chimere” possono avere effetti pratici, così come li hanno avuti sino ad oggi: ad esempio se i tassi d’interesse non scenderanno quanto si aspetta il mercato probabilmente le borse di tutto il mondo ne prenderanno atto ridimensionandosi rispetto agli attuali livelli.

Così come è possibile che eventuali delusioni relative all’attesa di svalutazione del Dollaro portino al suo opposto: alla sua rivalutazione, soprattutto qualora il clima geopolitico internazionale dovesse peggiorare ulteriormente, in particolare qualora alle prossime elezioni vincessero i repubblicani.

E’altresì possibile che i programmi relativi alla spesa militare che oggi la NATO sta programmando per i prossimi mesi trovino delle significative limitazioni nella riduzione dei budget di spesa dei governi che non riescono a sostenere agevolmente l’onere del programma di riarmo. Quel che potrebbe intervenire è perciò la possibilità che i tassi dei titoli di stato a lungo termine non scendano quanto quelli a breve o addirittura riprendano a salire, nonostante le politiche monetarie delle banche centrali vadano in direzione contraria.


Un altro motivo per il quale i listini azionari potrebbero ridimensionarsi riguarda l’allocazione del risparmio gestito, dal momento che i venti di guerra che spirano impetuosamente potrebbero suggerire prudenza ai risparmiatori che alimentano i grandi fondi di investimento, spostando risorse dal mercato azionario a quello obbligazionario, anche qualora ciò fosse poco razionale. Il risultato sarebbe una riduzione della liquidità in circolazione sui mercati borsistici che potrebbe penalizzare soprattutto i titoli “sottili”.

LA CHIMERA DEL CAMBIO DI PARADIGMA

Dal momento infine che nei prossimi mesi il mercato finanziario internazionale mostra aspettative di un consistente calo dell’inflazione, dei tassi d’interesse e anche del tasso di crescita dell’economia globale, molte altre possibili conseguenze potrebbero svilupparsi qualora ciò dovesse avverarsi solo parzialmente, o non avverarsi affatto, ad esempio a causa del possibile sviluppo di una “seconda ondata” d’inflazione. Ma tutto questo ci riporta inevitabilmente a rammentare che, come recita un noto aforisma usato nel 1922 da Niels Bohr (il quale riprendeva a sua volta un proverbio popolare danese) “è difficile fare previsioni, soprattutto quando queste riguardano il futuro“ !

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 88 – sabato 31 agosto 2024

 

Operazioni in essere : nessuna

Nota : riprendo a scrivere dopo che nel mattino di lu 5 ago avevo definito non operativi i livelli indicati nella precedente N. 87 di sa 3 ago.

GOLD DICEMBRE 24

Segnalo che, come immaginavo, il contratto ottobre 2024 scambia solo 1/20 dei volumi registrati dal contratto dicembre 2024, che quindi si fa preferire per la maggiore precisione degli stop loss. Il DIC FUT vale circa 30 USD più di GOLD CASH.

Veniamo ora all’analisi di GOLD.

Dopo la prima chiusura mensile sopra 1998 verificatasi in nov 2023, GOLD ha sempre dimostrato una grande forza.

Si osservi che, dal minimo mensile di 1984 cash registrato in feb 2024, i massimi mensili sono stati tutti crescenti.

Per entrare al rialzo lo stop loss minimo da inserire ha una ampiezza quasi proibitiva, non solo per i criteri prudenziali di questa Lettera.

Il minimo di agosto è stato 2364 GOLD CASH e l’unico acquisto possibile dovrebbe utilizzare tale minimo quale stop loss, in questo momento, molto ampio.

I minimi settimanali evidenziano un forte supporto nell’area 2277 – 2293 e nulla più.

Il grafico giornaliero è interessato da ampi movimenti intraday, con forte rialzo dal minimo di 2365 circa registrato il 5 ago 2024

Siamo ora ad un nuovo massimo storico e una discesa anche solo a 2450 sembra già un regalo.

In realtà GOLD è espresso in dollari U.S.A. e tale valuta ha perso circa il 3 % in agosto, forse alterando il grafico di GOLD.

Comunque ad ora GOLD è forte e le crepe inizierebbero solo sotto :

– 2353 cash, che fu il minimo della Week 90 dal terzo minimo in area 1616 nell’autunno 2022
– 2277 cash che è il più basso dei tre minimi registrati in maggio – giugno 2024

Potrei acquistare una eventuale, poco probabile, discesa in area 2400 GOLD CASH circa con stop loss 2353 GOLD CASH,

oppure

vendere in area 2530 cash ( 2560 contratto dicembre ) con stop loss 2580 DIC FUT, per finanziare un acquisto anche più alto di 2400 cash.

Quindi lu 2 settembre, sin dal mattino, inserirò i seguenti ordini :

vendo 1 MICRO DIC GOLD a 2560 con stop loss a 2580

e, solo dopo l’eseguito, venderò un secondo MICRO DIC GOLD alla rottura del minimo del giorno in cui fosse stata eseguita la vendita a 2560, ugualmente con stop loss a 2580.

Non venderò sotto 2500 del future dicembre.

SILVER DICEMBRE 24

Segnalo che il contratto sett si avvicina alla consegna e quindi le mie eventuali future operazioni verranno effettuate sul dicembre, che vale circa 45 cents in più, vale a dire + 1,5 %, veramente molto.

Avevo scritto :

“Anticipo ai lettori che vi sono segnali temporali di possibile inversione tra lu 22 luglio e venerdì 2 agosto, con impulsi in area 32,50 – 33, per vendere in forza ( aggiornamento : il livello alternativo di questi segnali è tra 26 e 27, per comprare in debolezza )”

Cosa è successo dopo aver scritto queste righe, nelle Lettere da N. 80 a 84 ?

è sceso fino a 26,45 gio 8 ago ben al di sotto dell’unico pivot visibile che era 28,57 e che non mi convinceva, ritenendo che SILVER si trovi ora in stato di debolezza relativa a GOLD, dopo che era salito del 48 % in soli tre mesi.

Il livello di 26 27 è stato raggiunto e l’acquisto si poteva fare, ma non compatibile con la scelta tassativa di questa Lettera di inserire lo stop loss sin dalla ipotesi di apertura dell’operazione.

DOW JONES INDU CASH

DJ continua a sentire molto la forza di attrazione della nota trend line tracciata dal minimo di ott 2022 , il cui ritracciamento al 50 % è stato sfiorato una sola volta in ott 2023 e mai più avvicinato.

Avevo scritto : “Una vendita appare a rischio controllato non sotto 40700 – 41000 di DJ CASH. Serve un rimbalzo del 3 %. Non pochissimo.”

DJ è riuscito a salire da 38499 a 41585 in sole 19 sedute da lu 5 ago a ven 30 ago, riportandosi ai massimi, ancora una volta ( poco ) sopra la trend line settimanale da ott 2022, tracciata molto tempo fa dal minimo di 28660.

Potrebbe bastare per fermarsi, ammirare le indubbie qualità estetiche di questo doppio massimo e tornare un po’ indietro.

Allego un grafico a candele mensili con evidenza in giallo degli outside.

Sono solo 5 in quasi 60 mesi, tutti, salvo dic 2021, forieri di ampi movimenti.

Quindi mi chiedo se l’outside rialzista di agosto possa scatenare, come nei casi evidenziati in giallo un importante movimento ( rialzista ), oppure se la eventuale, ora quasi non immaginabile, rottura del minimo di 38499 sia il vero punto di interesse.

Vedremo.

NASDAQ 100 CASH

Segnalo che ha perso 3256 punti (circa il 16 % ) da 20691 a 17435 in soli 18 gg; una discesa che non si vedeva da luglio – ottobre 2023, ma allora, per fare un calo del 13 %, impiegò 13 settimane, una intera stagione.

Dopo il 5 agosto non ha offerto né un doppio minimo, né una laterale idonea a individuare uno stop loss contenuto per cercare un acquisto, che volevo eseguire per finanziare il rischio di piazzare una vendita intorno al doppio massimo assoluto.

Poi è salito a 20000.

Vedo sul grafico giornaliero una gap aperto in area 20200 intorno al 10 luglio ; area ideale per una vendita.

L’ operazione purtroppo appare non adatta ad una Lettera settimanale, salvo che NAS 100 offra intorno a 20200 – 20500 quella laterale che non abbiamo avuto dopo il 5 agosto a 17435.

 

Leonardo Bodini