RALLY DELLE BORSE FINO A FINE ANNO?

Dopo una grande stagione di rialzi di borsa, che va avanti da quasi due anni, tutti si chiedono se il rialzo dei listini possa essere arrivato al capolinea e se non siamo al momento di un’inversione di tendenza. Domanda più che legittima ma, al momento, la risposta sembra essere negativa: non ci sono le condizioni, anzi! Potrebbe essere appena iniziato un nuovo ciclo di rialzi in borsa, sempre che l’inflazione con riprenda vigore. Ma andiamo nel dettaglio a vedere perché questo scenario sarebbe possibile.

NIENTE RECESSIONE NEGLI USA

Viviamo in un momento di grande incertezza che non lascia molta visibilità sul futuro. Si deve al fatto che sino ad oggi i tassi d’interesse sono rimasti elevati ma i mercati finanziari hanno battuto molti record. Sì deve anche al fatto che, nell’ultimo quinquennio, sono successe tante, forse troppe: l’esperienza pandemica, i tanti focolai di guerra nel mondo, la corsa dirompente delle grandi multinazionali verso una nuova rivoluzione tecnologica, le numerosissime proteste popolari in Occidente, gli scivoloni incredibili che l’economia globale ha preso per poi riprendersi più che proporzionalmente e favorire una corsa delle borse come non se ne ricordava da molti anni.

Dopo tutto ciò e dopo che oramai molte volte l’economia più importante dell’Occidente sembrava essere in procinto di entrare in recessione ma ogni volta questa ipotesi perdeva consistenza… Oggi le stime per la crescita nel 3° trimestre superano il 3% e dunque ogni scenario sembra essere possibile!

IL FAMIGERATO INDICATORE DI RECESSIONE NEGLI USA A FINE SETTEMBRE SEMBRA ESSERE TORNATO QUASI A ZERO
L’ASIA CONTINUA A CORRERE!

Ovviamente dopo la grande stagione di rialzi in borsa sono oramai molti mesi che parecchi soloni invocano crolli epocali delle borse, che invece non arriva. Anzi! Le borse toccano ogni volta nuovi record e anche l’economia globale mostra di voler crescere a un bel ritmo (oltre il 3%). Un tasso questo che sarebbe forse ancora più alto se non ci fosse il freno a mano tirato del fanalino di coda dell’economia globale: il “vecchio continente”, dove i redditi personali non sono riusciti ad adeguarsi al maggior costo della vita e dunque consumi e investimenti ristagnano, mentre le guerre alle porte sono troppo vicine per lasciare tranquille le popolazioni e le aziende.

Anche l’economia cinese corre. Anzi, nonostante la narrativa del “mainstream” voglia affermare il contrario, essa corre ben più dell’America e trascina con sé quella di buona parte del continente asiatico.


Nonostante dunque lo sviluppo economico nel mondo stia facendo ottimi progressi (salvo che nell’Eurozona) per i tassi d’interesse a breve termine (quelli manovrati dalle banche centrali) è attesa una discesa, con politiche monetarie che tendono ad essere meno restrittive. Aggiungiamoci poi che molte grandi nazioni (ad esempio la Cina) preparano pacchetti di stimolo allo sviluppo economico senza precedenti e che i profitti delle imprese di quasi tutto il mondo quest’anno stanno battendo ogni record, come si può vedere qui sotto:


WALL STREET CONTINUERÀ A CORRERE?

Dato tutto ciò quante chances ci sono che le borse possano innestare ancora una volta un bel rally di fine anno? Apparentemente parecchie. Soltanto una brusca ripresa dell’inflazione -con lo stop che ne conseguirebbe ai tagli dei tassi già programmati- potrebbe scongiurare tale possibilità. Ma sappiamo bene che l’inflazione potrebbe risalire se i consumi personali tornassero a impennarsi (cosa al momento improbabile) o se il costo dell’energia, delle materie prime e delle derrate alimentari dovesse crescere parecchio (cosa altrettanto improbabile, nonostante guerre e carestie dovute ai sobbalzi climatici). Altrimenti i movimenti al rialzo che oggi vediamo potrebbero continuare.

Il motivo per il quale i prezzi delle “Commodities” non dovrebbero correre troppo risiede soprattutto nell’ampio divario attuale tra domanda (scarsa) e offerta (ampia) di queste ultime, che dovrebbe tendere a livellare i picchi dei prezzi che emergono ogni qualvolta un nuovo conflitto regionale esplode o si acuisce. Ma occorre non sottovalutare il rischio che il fuoco covi sotto la cenere: l’inflazione dei prezzi nelle ultime settimane sembra essere risalita, principalmente a causa del fatto che l’economia a stelle e strisce sta “tirando” e il costo dei servizi non può che adeguarsi.


È in realtà c’è anche un altro fattore (oltre all’ inflazione) che potrebbe impedire che i tassi d’interesse continuino a scendere, e questo è l’eccessiva crescita del debito pubblico che, generato dai grandi deficit di bilancio di praticamente tutti i principali governi nazionali del pianeta, BRICS, Svizzera e Germania comprese, potrebbe sollevare seri dubbi in termini di fiducia degli investitori che lo finanziano.

Ma il vero problema da questo punto di vista è in America, che fino a ieri ha sempre potuto contare su un afflusso netto di liquidità proveniente dal resto del mondo che si indirizza presso i mercati finanziari d’oltre oceano perché essi sono i più liquidi al mondo e perché sono patria delle più grandi compagnie multinazionali del globo terracqueo.

Oggi però tale afflusso potrebbe ridursi, perché buona parte del mondo non-occidentale vorrebbe evitare di denominare i propri commerci internazionali in dollari anche per non dover mantenere riserve in dollari americani. Dunque in America di liquidità a poco a poco potrebbe arrivarne di meno, proprio adesso che il debito pubblico USA sta esplodendo e che dunque qualcun altro ”deve“ sottoscrivere i titoli emessi dal governo federale.

LA MONETIZZAZIONE DEL DEBITO GENERA INFLAZIONE

E chi potrebbe essere questo “qualcun altro” se non la stessa banca centrale americana? Il fenomeno è già in atto da tempo e si chiama “monetizzazione del debito”. Un’operazione che però non è esente dal rischio di generare nuova inflazione. Non per niente, le ultime rilevazioni dell’inflazione americana ne riportano una ripresa, come si può vedere dal grafico qui sotto:


E questo avviene tuttavia mentre la Federal Reserve ha iniziato ad abbassare i tassi di rifinanziamento delle banche. Quanto durerà la sua retorica se l’indice dei prezzi continuasse a correre? L’analisi grafica dell’andamento (il confronto del tasso d’inflazione CPI con la sua media mobile a 200 giorni) suggerisce che lo farà, come si può leggere dal grafico qui sotto:


Storia diversa riguarda invece i tassi a lungo termine, che sono impliciti nelle quotazioni dei titoli del Tesoro americano, che sembrano infatti tornare a crescere.

I TASSI D’INTERESSE A LUNGO TERMINE RISALGONO

Una tendenza che può tagliare le gambe al trascinamento (principalmente di ordine psicologico) che fino a ieri c’è sempre stato: quando le banche centrali muovo al ribasso i tassi d’interesse a breve termine, normalmente trascinano anche quelli a lungo termine. Questa volta però non sembra essere così, come si può vedere dal grafico qui sotto riportato:


Il problema è che le valutazioni d’azienda si basano quasi sempre sulle aspettative dei flussi di cassa futuri, attualizzati al momento zero scontandoli ad un tasso che normalmente è quello di lungo termine. Dunque se i tassi a lungo termine divergeranno dalla tendenza di quelli a breve a scendere anche le valutazioni d’azienda ne potrebbero risentire negativamente.

LA VALUTAZIONE DELLE IMPRESE “MINORI”

Si tratta però al momento di un aspetto che può riguardare quasi solo le imprese di minori dimensioni, non riscontrabile invece nei principali indici di borsa: sono proprio i listini delle borse americane infatti quelle che continuano a bruciare nuovi record, e che presumibilmente potrebbero continuare a farlo ancora per un po’ . Nel grafico qui sotto un confronto allo scorso Venerdì 11 Ottobre dell’andamento dell’indice RUSSELL 2000 (le principali medie imprese americane, linea azzurra) con l’indice Standard&Poor 500 (dove pesano molto di più le cosiddette “Big Tech”, linea rossa):


L’INDICE RUSSELL 2000 NON PERFORMA COME L’ SP500
A proposito della corsa dei listini azionari ho letto di recente un interessante articolo sul Sole 24 Ore in cui si prendono a esempio i precedenti cicli rialzisti sulle borse americane. La tesi di questo articolo è che la durata dell’attuale corsa dei listini non è poi particolarmente lunga se paragonata alle precedenti fasi “toro” dell’ultimo secolo.

LA CORSA DEI LISTINI POTREBBE PROSEGUIRE

E viene sintetizzata benissimo non tanto nel grafico qui sotto riportato quanto nella tabella che è accanto:


In questa tabella si può leggere che i 730 giorni di durata del ciclo rialzista oggi in corso, e soprattutto l’entità della salita delle quotazioni (+61% in poco meno di 2 anni) sono in realtà poca cosa se paragonati a molte precedenti fasi di crescita della borsa americana quali ad esempio quella del periodo 2009-2020 (+400% e quasi 4000 giorni di durata) e quella del 2020-2022 ( che comprende anche il crollo di Aprile-Giugno 2020: +114% per 661 giorni di durata). Dunque i grandi rialzi degli ultimi due anni dal punto di vista statistico non stupirebbero nessuno se dovessero andare avanti ancora qualche mese. E la fine del ciclo rialzista potrebbe non essere dietro l’angolo.

I PROFITTI AZIENDALI SONO AI MASSIMI

Soprattutto perché sono i profitti aziendali a correre più che mai, come si può vedere dai grafici qui sotto riportati :


E se i profitti continuano a battere le aspettative i mercati potranno non tenerne conto?

Stefano di Tommaso

 

 




APPUNTI DI TRADING

N. 94 – sa 12 ott 2024
Operazioni in essere : mart 8 ott venduto 1 DIC MICRO GOLD a 2630 ora con stop loss a 2720 fut

GOLD DICEMBRE 24
Avevo scritto :
“Il 7 – 11 ott ha una certa rilevanza ciclica e provo a sfruttarla, se da lu 14 ott GOLD dovesse rompere il minimo del 7 – 11 ott. Posso anche anticipare il segnale, operando durante la settimana e non solo dopo. Voglio usare la scadenza del ciclo di tempo per vendere in forza e, se poi GOLD iniziasse a scendere, sono interessato a raddoppiare la posizione alla rottura del minimo dalla settimana 30 sett – 4 ott, che si è appena conclusa con un inside, quindi nell’incertezza.”

Devo dire che GOLD resta il mio Mercato preferito, ma rende la vita un po’ difficile.

Nella scorsa settimana, che attendevo da molto tempo per una possibile inversione di ciclo, GOLD, invece di salire oltre 2700 realizzando un top, con possibile segnale di vendita, è sceso – quasi esclusivamente merc 8 ott ( range 50 usd ) e l’inversione che attendevo quindi sembra presentarsi come un minimo da comprare.
Mi convincerà, eventualmente, solo se vi sarà la rottura del TOP di gio 26 settembre, che fu 2685 cash.
Già da ora abbasso lo stop loss da 2750 fut a 2720 fut, poco sopra tale TOP.
Sembra probabile, dopo la salita di gio 10 – ven 11, che GOLD resterà almeno 3 gg sopra il minimo registrato gio 10 ott ( 2603 CASH – 2618,8 DIC FUT ) così da rendere tale minimo un pivot utilizzabile per vendite in rottura.

In tale caso inserirò il raddoppio della posizione al ribasso a 2615 stop per DIC FUT.

I lettori facilmente comprendono che, dopo una salita di 700 usd nei 6 mesi da febbraio 2024, nella finestra temporale di inversione, sarei stato più sereno nel vendere un eventuale massimo, piuttosto che comperare dopo una discesa così modesta, concentrata in poche ore di gio 10 ott.
Osserveremo insieme se si tratta di inversione LONG, oppure di un bidone.
Ciò premesso, inserirò i seguenti ordini :
– sin dal mattino di lu 14 ott abbasserò a 2720 DIC FUT lo stop loss per il micro contratto venduto a 2630 e
– da merc 16 ott ( se, come credo, il prezzo non sarà già stato rotto ) aggiungerò la vendita di un secondo DIC MICRO GOLD a 2615.
Nel caso che questa seconda vendita venisse eseguita, contestualmente abbasserò, per entrambi i DIC MICRO GOLD, lo stop loss sopra il massimo della settimana 14 – 18 ott, che non è ancora iniziata.

SILVER DICEMBRE 24
Dopo che SILVER venerdì 4 ott ha tracciato un range giornaliero da 31,51 a 32,95 vale a dire il 4,5 % in poche ore, mart 8 ott ha fatto una discesa da 32,02 a 30,35 del future dicembre, pari a oltre il 5 %, per poi recuperare quasi tutto.
Ha centrato a 30,11 CASH il pull back che avevo evidenziato in giallo nella precedente N. 93, offrendo un possibile acquisto, che non era inserito nella Lettera.
Al momento sono personalmente interessato a vendere intorno ai massimi di 32,90 SILVER CASH ( 33,10 DIC FUTURE ) ma non è una operazione idonea a questa Lettera, in quanto non vi è alcun punto di stop loss matematicamente suffragato e quindi mi trovo fuori dal profilo di rischio prestabilito.

DOW JONES INDU CASH
DOW JONES continua a “lavorare incollato” alla trend line tracciata da ott 2022 ( da 28660 )
Da quel tempo sono ora scadute 104 settimane, due anni.
Per complicare la vita, DJ ha trascorso questa settimana di importante significato ciclico rompendo di poco a 41831 il minimo della precedente e poi anche il massimo salendo oltre 1000 punti a 42889.
Ha quindi tracciato un outside rialzista nella settimana di ipotizzata inversione ciclica.
Fra due settimane, il 21 – 25 ottobre, scadrà un altro ciclo ( meno ) importante di 52 settimane dal minimo di ottobre 2023 ( 32327 DJ CASH ) che potrebbe, dopo un outside rialzista, ragionevolmente generare un massimo.
Resta valido fino alle elezioni di inizio novembre quanto avevo scritto nella N. 93 :
“Si tratta di cicli da osservare, per giudicare eventuali cambi di comportamento di questo Mercato. In realtà mi interessa solo se questo Mercato svolterà al ribasso, non avendo alcuna intenzione di comperarlo, ma, nei 60 gg che precedono le presidenziali statunitensi, l’azionario U.S.A. sale o dorme, difficilmente scende.
Comunque i cicli scadono in ottobre e li osserviamo.
L’impatto della scadenza di questi due cicli probabilmente verrà vanificato dallo stato ipnotico pre – elettorale, ma non escludo che la loro rilevanza, provata statisticamente, possa estrinsecarsi dopo l’elezione.
Osserverò quindi soprattutto i minimi che DJ segnerà nelle due settimane.”
Il fatto positivo per chi, come me, è più interessato a vendere che a comprare questo Mercato, è che il minimo appena segnato a 41831 DJ CASH essendo :
– caduto in una settimana di grande significato
– in forma di outside settimanale, che si imprime bene nella mente degli operatori, perché li ha sballottati con due rotture opposte;
può diventare un livello credibile di vendita, quando verrà rotto ( se mai verrà rotto ), soprattutto se prima reggerà almeno 3 settimane.
Ma ciò appare probabile, per la statistica neutra – positiva che caratterizza l’andamento dell’azionario statunitense in prossimità delle elezioni.

NASDAQ 100 CASH
Giovedì 26.9 ha chiuso il gap che restava aperto da metà luglio intorno a 20270, quindi diventa interessante per una eventuale vendita.
Dopo la chiusura del gap, NAS 100 ha invertito a livello giornaliero, scendendo a 19622 NAS 100 CASH, ( perciò proseguo ad allegare tale grafico ) per poi risalire al livello del gap, dove insiste a battere, come se bussasse ad una porta, senza ancora entrare.
Sono interessato a vendere NAS 100 intorno al top assoluto di 20691, circa 20800 DIC FUTURE. Non vi può essere un livello di stop loss attendibile, quindi l’operazione non è praticabile da questa Lettera.
Non ho fretta perché non dimentico la statistica positiva pre elettorale.
Segnalo tuttavia che, mentre DOW JONES e SP 500 continuano a raggiungere nuovi massimi, NAS 100 non ci riesce da inizio luglio, quando segnò 20691 CASH.
Ho quindi verificato l’andamento da luglio dei FABOLOUS 7, potendo accertare che si sono mantenuti, ma senza quella maggior forza relativa che avevano sugli altri 93 componenti di NAS 100.
Segnalo infine che i due cicli, rispettivamente di W 104 da ott 2022 e di W 52 da ott 2023, indicati sopra per DOW JONES, coincidono esattamente su NAS 100.
Allo stesso modo essi potrebbero essere, non disinnescati dal periodo elettorale, ma rinviati nel loro influsso.

Leonardo Bodini

 




ORA LA BCE DEVE TAGLIARE I TASSI

L’economia americana corre verso nuovi traguardi, l’economia dei paesi asiatici ancor di più, mentre quella dell’Eurozona ristagna e i governi europei non si associano a quelli delle altre zone del mondo nel moltiplicare gli incentivi allo sviluppo economico. Non possono e la Banca Centrale Europea (BCE) non collabora . Le borse europee ovviamente riflettono questa differenza di velocità e ristagnano anch’esse. Tuttavia delle buone notizie possono essere in arrivo perché in questa situazione è probabile che la (BCE) sarà costretta a intervenire tagliando i tassi d’interesse e modificando la politica monetaria in senso espansivo. Cosa che potrebbe risultare molto utile tanto per il sostegno delle emissioni di titoli pubblici quanto per le piccole e medie imprese.

 

LE BORSE SONO RISALITE IN TUTTO IL MONDO MA NON IN EUROPA

Il mese di Settembre si è rivelato un mese cruciale per le borse di (quasi) tutto il mondo. Dopo un pessimo avvio sulla scia di consistenti timori di una recessione imminente negli USA, i listini azionari sono stati sospinti tanto dalla Federal Reserve Bank of America (che ha ridotto i tassi più del previsto) quanto dalla Bank of China (che ha accompagnato con l’allentamento della politica monetaria un pacchetto governativo di stimoli fiscali senza precedenti), sull’onda di un ritrovato ottimismo circa lo sviluppo economico globale e per risollevare le quotazioni del listino, depresse dopo l’esodo dei capitali anglosassoni.

I tre indici di riferimento a Wall Street, il Dow Jones Industrial Average, l’S&P 500 e il Nasdaq, sono saliti a Settembre tra l’1,9% e il 2,7% per il mese, concludendo anche il trimestre in positivo. l’S&P 500 e il Dow hanno anche raggiunto nuovi massimi. Non è un caso: l’economia statunitense cresce a un ritmo sostenuto e, di conseguenza, il mercato azionario rimane in tendenza rialzista di lungo termine. Nonostante i numerosi “soloni”, le più recenti statistiche non mostrano alcun “atterraggio” dell’economia, né morbido né duro. Tanto i redditi quanto i consumi americani mostrano di continuare a crescere al ritmo medio del 3% annuo.

Come si può leggere nel grafico sopra riportato le borse di Shanghai e Shenzhen hanno goduto di un’ottima slancio dopo il lancio dei nuovi stimoli, come pure la Borsa di Tokyo, pur non essendo tornata ai massimi di luglio prima della “crisi del carro trade”, dopo la,quale molto investitori occidentali hanno fatto le valigie.

Al contrario, i mercati azionari europei hanno avuto performance quasi nulle rispetto alle controparti statunitensi e asiatiche a Settembre, principalmente a causa della crisi dell’industria automobilistica tedesca, ma anche per le preoccupazioni legate ai 2 conflitti alle porte: Ucraina e Israele. Su base mensile (2-30 Settembre) il Pan-Euro Stoxx 600 è sceso dello 0,28%, il FTSE MIB dello 0,5% e il CAC 40 dello 0,14%. Mentre il DAX è salito del 2,08% . Quasi solo i titoli azionari dei beni di di lusso hanno fatto eccezione in Europa, spinti dall’ottimismo che circonda una rapida ripresa della domanda cinese.

ANCHE L’INDUSTRIA EUROPEA È RIMASTA INDIETRO

Questo dipende anche dal fatto che le principali economie dell’Eurozona soffrono di un problema strutturale dell’industria automobilistica, che a sua volta genera stagnazione economica. Il supporto incondizionato dei governi europei alle guerre vicine ha inoltre generato molta instabilità politica, cosa che probabilmente rafforza la necessità della BCE di tagliare in maniera più decisa i tassi di interesse.


Sino ad oggi la BCE è rimasta piuttosto silente al riguardo, ma ora che l’America sta ribassando con decisione i propri tassi d’interesse non potrà più negare l’evidenza e dovrà convincersi ad allentare anche la politica monetaria, rimasta piuttosto severa quasi solo per motivi politici più che per fingere di combattere un’inflazione che invece dipendeva dal costo di energie e materie prime, non certo dall’eccesso di consumi.


Di conseguenza alle realistiche attese di ribasso dei tassi d’interesse i mercati borsistici europei potrebbero finalmente imboccare un trend rialzista, soprattutto i cosiddetti “titoli sottili”, sia per il fatto che la scarsa liquidità dei mercati europei li ha sino ad oggi fortemente penalizzati, ma anche perché risultano i più indebitati e di conseguenza i più sensibili alle riduzioni del costo del denaro e alla potenziale maggior disponibilità di credito.


L’ANDAMENTO DELL’ECONOMIA GLOBALE PUÒ AIUTARE L’EUROPA

Teoricamente poi altri due elementi potrebbero riuscire -sul finire del 2024- a provocare un tenue risveglio dell’economia: il ribasso del costo delle materie prime e l’andamento positivo dello sviluppo economico globale.

Per quanto riguarda quest’ultimo occorre notare che gli stimoli all’economia cinese e la corsa dello sviluppo economico americano dovrebbero riuscire a più che compensare -almeno per il nostro Paese- il calo di esportazioni verso la Germania. Dunque l’economia domestica potrebbe vedere una piccola accelerazione, ma ovviamente non in modo omogeneo per tutta l’Italia. Lo sviluppo potrebbe vedersi soprattutto al nord, dove è situata la massima parte delle imprese esportatrici.

Per quanto riguarda le materie prime si continua a speculare sui problemi che i numerosi venti di guerra potrebbero creare al loro prezzo e alla loro disponibilità. Ma la verità sembra -almeno per un altro mese, cioè fino alle elezioni presidenziali americane- un’altra: difficilmente prima di tale data l’Occidente si impegnerà direttamente in guerre o azioni militari dirette. Inoltre le materie prime e gli idrocarburi scendono di prezzo per eccesso di offerta e relativa scarsità di domanda. Dunque potrebbero anche continuare a farlo.

Quest’ultima considerazione fa ben sperare nella stabilizzazione verso il basso del tasso d’inflazione, elemento assolutamente principale tra le motivazioni che avevano spinto in passato la Banca Centrale Europea ad alzare i tassi d’interesse dallo zero in cui si trovavano fino all’avvento del COVID. Le resistenze (soprattutto tedesche) è presumibilmente che permarranno, ma difficilmente potranno far si che la BCE non si adegui alle altre principali banche centrali.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 93 – sabato 5 ottobre 2024

Operazioni in essere : nessuna.

GOLD DICEMBRE 24

Nella N. 92 avevo scritto :

“Il grafico settimanale evidenzia che la salita quasi verticale iniziata ai primi di marzo 2024 verrebbe annullata al ritorno sotto 2100. Possibile ? Sempre, ma non ora.

Se GOLD si calma e offre una laterale, con conseguente riduzione di ampiezza dello stop loss, potrò intervenire.”

Allego alla N. 93 sia il grafico settimanale con linee orizzontali di presunto supporto, che un grafico mensile che ricorda a tutti che GOLD, dal grande minimo del 1999 ( 252 usd per oncia ) è salito a 2685 con una moltiplicazione per 10,65 in 25 anni.

Ha battuto di molto DOW JONES e SP 500, non certo NASDAQ 100.

Complimenti a GOLD, comunque.

Ora sembra rallentare la salita, con una settimana inside.

Il 7 – 11 ott ha una certa rilevanza ciclica e provo a sfruttarla, se da lu 14 ott GOLD dovesse rompere il minimo del 7 – 11 ott.

Posso anche anticipare il segnale, operando durante la settimana e non solo dopo.

Pertanto da lu 7 ott inserirò i seguenti ordini :

– vendo 1 DIC MICRO GOLD a 2700 con stop loss a 2750
– vendo 1 DIC MICRO GOLD a 2730 con stop loss a 2750
– vendo 1 DIC MICRO GOLD a 2630 stop ( in rottura di 2630 ) e, allo stesso prezzo, vendo anche lo stesso numero di MICRO GOLD che sarò riuscito a vendere da 2700 in su.

Infine, se l’ ordine a 2630 stop viene eseguito prima delle vendite a 2700 e 2730, questi due ordini di vendita verranno cancellati, perché non voglio vendere se si realizza un outside rialzista settimanale.

Perché strutturo questa strategia ?

Voglio usare la scadenza del ciclo di tempo per vendere in forza e, se poi GOLD iniziasse a scendere, sono interessato a raddoppiare la posizione alla rottura del minimo dalla settimana 30 sett – 4 ott, che si è appena conclusa con un inside, quindi nell’incertezza.

La operazione di raddoppio è difficile da annotare in modo non controvertibile in excel, ma ci provo.

SILVER DICEMBRE 24

Avevo scritto :

“Ricordo ai lettori che i segnali importanti dell’anno scadevano in febbraio ( top di 23,5 cash ) e marzo ( top 25,77 cash )

23,5 – dopo la sua rottura – non si è più visto, mentre il livello di 25,77 è stato avvicinato due volte con due interessanti pull back a 26,02 e 26,45 ; peccato che in mezzo ai due pull back sia salito da 26,02 fino a 32,51 poi riperdendo quasi tutto il guadagno a 26,45.

Ben capite quale misura di rischio richiedeva una operatività. Non posso comprare a questi prezzi. Attendo una riduzione della volatilità per vendere.”

Per non smentirsi, SILVER venerdì 4 ott ha tracciato un range giornaliero da 31,51 a 32,95 vale a dire il 4,5 % in poche ore.

Sono personalmente interessato a vendere intorno a questi massimi di 32,90 SILVER CASH ( 33,10 DIC FUTURE ) ma non è una operazione idonea a questa Lettera, in quanto non vi è alcun punto di stop loss matematicamente suffragato e quindi mi trovo fuori dal profilo di rischio prestabilito.

DOW JONES INDU CASH

DOW JONES continua a “lavorare incollato” alla trend line tracciata da ott 2022 ( da 28660 )

Da quel tempo scadono ora 104 settimane, due anni

Si tratta di un ciclo da osservare, per giudicare eventuali cambi di comportamento di questo Mercato.

In realtà mi interessa solo se questo Mercato svolterà al ribasso, non avendo alcuna intenzione di comperarlo, ma, nei 60 gg che precedono le presidenziali statunitensi, l’azionario U.S.A. sale o dorme, difficilmente scende.

Comunque il ciclo scade qui e lo osserviamo.

Ci sono teatri di guerra che ben potrebbero far svoltare i Mercati azionari, ma sembra invece che nessuno tema impatti sull’economia.

Segnalo anche che il 21 – 25 ott scadrà il ciclo di 52 settimane dal minimo di ott 2023 ( 32327 ) che, come potete osservare dal grafico settimanale, è stato l’unico momento in cui DOW JONES ha tentato di raggiungere la trend line di pendenza dimezzata, per poi volare in su.

L’impatto della scadenza di questi due cicli probabilmente verrà vanificato dallo stato ipnotico pre – elettorale, ma non escludo che la loro rilevanza, provata statisticamente, possa estrinsecarsi dopo l’elezione.

Osserverò quindi soprattutto i minimi che DJ segnerà nelle due settimane.

NASDAQ 100 CASH

Giovedì 26.9 ha anche chiuso il gap che restava aperto da metà luglio intorno a 20270, quindi diventa interessante per una eventuale vendita.

Dopo la chiusura del gap, NAS 100 ha invertito a livello giornaliero ( perciò proseguo ad allegare tale grafico ) ma non scende.

Sono interessato a vendere NAS 100 tra il gap e il top assoluto di 20609, intorno a 20500 – 20600 DIC FUTURE

Segnalo infine che i due cicli, rispettivamente di W 104 da ott 2022 e di W 52 da ott 2023, indicati sopra per DOW JONES, coincidono esattamente su NAS 100.

Allo stesso modo essi potrebbero essere, non disinnescati dal periodo elettorale, ma rinviati nel loro influsso.

Leonardo Bodini