APPUNTI DI TRADING

N. 87 – sabato 3 agosto 2024

Operazioni in essere : nessuna

Premessa molto importante

La presente Lettera N.87 è stata scritta sa 3 ago con grande difficoltà e conseguente impegno. Avevo infatti una sensazione di difficoltà.

Oggi lu 5 ago alle 8.15 la SIM mi ha informato che l’indice Nikkey perde oltre 10 % e NAS 100 oltre 5 %; evidentemente non è un giorno normale.

Non mi convincono le motivazioni addotte ( rapido irrobustimento della divisa YEN, improvvisa presa di coscienza che i price – earning della tecnologia sono prezzi d‘ affezione…………..)

Credo ci possa essere altro, che ancora non viene detto.

Considerando che l’editore, che cortesemente ospita queste pagine, riprenderà a pubblicare lu 2 sett 2024, vale a dire fra un mese, per prudenza informo che la N. 87, che, come sempre, scrivo a me stesso e condivido con i lettori, non sarà per me operativa.

Rianalizzerò gli eventi nei prossimi gg e apprezzerò le reali circostanze.

Buone ferie al Dott. Di Tommaso e ai cortesi lettori.

GOLD OTTOBRE 24

Dopo che : “GOLD non è sceso nemmeno al primo dei due livelli richiesti dalla Lettera N. 85 per avviare gli acquisti” – ricordo che si trattava di 2340 – 2320 ott future, è salito con grande forza.

Non si può comprare a questo prezzo.

Ha fatto una serie di nuovi massimi ( 2431 – 2450 – 2483 cash ) perdendo poi rapidamente oltre 100 usd ogni volta.

E allora provo a venderlo in forza intorno al top di ve 2 ago, che mi offre uno stop loss accettabile in termini di reward – risk. Segnalo che il future con scadenza ottobre vale ora circa 20 usd più del cash.

Ciò premesso, da lu 5 ago sin dal mattino, inserirò la seguente vendita :

vendo 1 ott micro gold a 2490 con stop loss a 2520

Dal giorno successivo all’eventuale eseguito, ogni giorno venderò 1 ott micro gold a rottura di ogni nuovo minimo della settimana 5- 9 ago.

Per tutte queste eventuali vendite, stop loss sarà 2520.

SILVER SETTEMBRE 24

Avevo scritto :

“Anticipo ai lettori che vi sono segnali temporali di possibile inversione tra lu 22 luglio e venerdì 2 agosto, con impulsi in area 32,50 – 33, per vendere in forza ( aggiornamento : il livello alternativo di questi segnali è tra 26 e 27, per comprare in debolezza )”

Cosa è successo dopo aver scritto queste righe, nelle Lettere da N. 80 a 84 ?

– SILVER CASH è salito da 28,57 fino a gio 11.7 a 31,75 ( fatto doppio top calante, ben sotto 32,51 )
– è sceso fino a lu 29.7 a 27,31 ben al di sotto dell’unico pivot visibile che era 28,57 e che non mi convinceva, ritenendo che SILVER si trovi ora in stato di debolezza relativa a GOLD, dopo che era salito del 48 % in soli tre mesi. Quindi qualsiasi acquisto sarebbe stato stoppato in perdita.

Avevo anche scritto :

“……………..ritengo troppo rischioso vendere prima di raggiungere 30,50 – 31,50 di SILVER CASH e siamo ben lontani; un eventuale acquisto nel range attuale di 27,31 – 28 – raggiunto con una caduta del 14 % quasi verticale da 31,75 – che non ritengo essere strategico, ma finalizzato, come per GOLD, a finanziare una vendita da eseguire su un terzo top calante, dopo quelli a 32,51 – 31,75 non trova alcun livello di stop loss tecnicamente motivabile”.

E infine :

“Devo attendere che SILVER offra uno stop loss contenuto.”

Ritengo di averlo trovato.

Penso che le due settimane da lu 22 luglio a ve 2 agosto abbiano un discreto significato ciclico e quindi utilizzo il minimo di 27,31 SILVER CASH ( 27,45 sett future ) come stop loss e pertanto sin dal mattino di lu 5 ago inserirò il seguente acquisto :

compero 1 settembre micro SILVER a 28 con stop loss a 27,30

Non sfugge ai pazienti lettori che sto inserendo ordini di verso opposto rispetto a GOLD, ma i due metalli preziosi si sono recentemente disaccoppiati e la debolezza di SILVER, che mi attendevo e che ho più volte evidenziato, si è manifestata producendo due grafici completamente diversi.

Non è quasi mai successo in passato, quanto meno nei 30 anni di mia osservazione; non è dato sapere quanto durerà.

Forse GOLD resta un rifugio nella confusione montante e SILVER è visto come semplice metallo industriale, in tempi di calo dei consumi.

DOW JONES INDU CASH

Ora è più forte di NAS 100, che ha preso una legnata.

Avevo osservato, anche se non credo nelle analisi intermarket :

“………..dall’andamento del T – BOND, senza trend, ricavo che il rallentamento dei MAGNIFICI 7 ( ora ridotti a 6 o forse 5 ) non ha spinto il denaro degli investitori azionari verso i bond, ma nel rifugio DOW JONES”

Non è più vero, ora è sceso anche DJ ; tutti scappano dai FAANG + 3 e si comprano i T – BOND garantiti dal Dott. Jeremy Powell.

DJ continua a sentire molto la forza di attrazione della nota trend line tracciata dal minimo di ott 2022 , il cui ritracciamento al 50 % è stato sfiorato una sola volta in ott 2023 e mai più avvicinato.

Nel mentre DOW JONES si sta avvicinando al minimo della medesima W 90 ( 39037 CASH ), ma non credo che lo rompa immediatamente.

Vediamo.

Una vendita appare a rischio controllato non sotto 40700 – 41000 di DJ CASH.

Serve un rimbalzo del 3 %.

Non pochissimo.

NASDAQ 100 CASH

Avevo scritto :

“Nella settimana 22 – 26 luglio ho un segnale che invita a vendere un rimbalzo a 20500 cash ( avrei uno stop loss gestibile a 20691 ) oppure a comprare intorno a 19000 – 18500 cash, purtroppo senza uno stop loss basato scientificamente, salvo che dopo lu 29.7, una volta conosciuto il range 22 – 26 luglio.

Proverò a gestire quotidianamente questi livelli di interesse, senza poterli inserire nella Lettera, che è settimanale.”

NAS 100 CASH è sceso fino a 18263, quindi tornando sotto il top registrato in marzo 2024 ( 180 mesi da marzo 2009, quando partì il “denaro per tutti” )

Ma, per l’esperienza passata, NAS 100 forse ora consente di prendere le misure, senza rischiare troppo0.

Segnalo che ha perso 2428 punti (circa il 12 % ) in tre settimane; una discesa che non si vedeva da luglio – ottobre 2023, ma allora, per fare un simile calo, impiegò 13 settimane, una intera stagione.

Se farà una laterale di qualche gg che fornisca uno stop loss contenuto, cercherò un acquisto, inizialmente solo allo scopo di finanziare il rischio di piazzare una vendita intorno al doppio massimo assoluto, mi piacerebbe tra 20000 e 20500, con ovvio stop loss sopra 20691.

Vedo sul grafico giornaliero una gap aperto in area 20200 intorno al 10 luglio ; area ideale per una vendita.

Allo stesso modo, in mancanza di escalation delle stragi in corso nei due teatri principali di guerra, potrei comprare NAS 100 a questo livello di 18500 cash circa, che rappresenta l’azzeramento di tutta la salita oltre il top ( 18464 ) fatto nel ciclo di 180 mesi.

Entrambe le operazioni purtroppo non adatte ad una Lettera settimanale, ma arriverà un pattern gestibile anche sull’azionario U.S.A.

NOTA FINALE

Sembra che agosto 2024 possa essere molto dinamico, mi auguro non per eventi esogeni devastanti.

Si entra tuttavia nella pausa feriale dell’editore e quindi, nella parentesi, scriverò solo per me.

Leonardo Bodini




ATTERRAGGIO MORBIDO

Lo sviluppo economico è già in deciso rallentamento nell’intero Occidente, con il rischio di una recessione nel prossimo anno, ma stavolta le banche centrali potrebbero prenderne atto per tempo. Se così fosse allora potrebbero consolidarsi le aspettative per un “atterraggio morbido” dell’economia, cosa che favorirebbe i mercati finanziari in generale e aiuterebbe a migliorare le aspettative di tutti gli operatori economici. Alcuni segnali peraltro lo stanno già anticipando

LA MANOVRA DELLA YELLEN

Sappiamo quanto la Banca Centrale americana (la FED) possa condizionare le aspettative dei mercati finanziari di tutto il mondo, ma non è altrettanto evidente capacità del Tesoro americano (oggi governato da Janet Yellen, non a caso in precedenza governatore della FED) di fare altrettanto. E’noto infatti che i tassi d’interesse dei titoli di stato americani a lungo termine (cioè quelli a 10 anni principalmente) hanno subìto un incremento costante nell’ultimo triennio anche a causa dell’incremento considerevole delle emissioni dei titoli del debito pubblico complessivo e del conseguente minor appetito da parte dei risparmiatori nei loro confronti. Sì veda in proposito il grafico qui sotto:


La politica del tesoro americano ha risposto a questa tendenza andando ad emettere da qualche tempo soltanto titoli a breve termine, per ridurre l‘offerta di titoli a lungo termine ed evitare che i relativi tassi d’interesse salissero troppo.

Una manovra in apparenza logica, ma che ha come conseguenza pratica quella di falsare i segnali che potrebbero venire dalla curva dei rendimenti (cioè l’andamento del rapporto tra i tassi a breve termine e tassi a lungo termine), che spesso viene utilizzata come segnale dell’arrivo di una recessione. Nel grafico qui sotto possiamo vedere come è infatti andata nell’ultimo cinquantennio.


Tuttavia, secondo un recente studio di Stephen Miran e Nouriel Roubini ( qui di seguito il link dove è stato pubblicato: https://www.hudsonbaycapital.com/documents/FG/hudsonbay/research/635102_Activist_Treasury_Issuance_-_Hudson_Bay_Capital_Research.pdf ) questa manovra ha tuttavia agito distorcendo la leggibilità dei mercati e creando un effetto simile a quello che potrebbe avere un “quantitative easing” (QE), praticato però dal Tesoro (cioè dal governo USA) e non dalla Banca Centrale, che mantiene un certo grado di autonomia e che, almeno formalmente, sta ancora praticando una restrizione monetaria, vale a dire l’opposto del QE. Questa l’immagine più significativa di tale studio:


La manipolazione della curva dei rendimenti a fini politici da parte dell’attuale amministrazione Biden ha l’ovvia conseguenza che, qualora il Tesoro di Washington non fosse intervenuto così pesantemente nello stimolare indirettamente l’economia, i tassi d’interesse a lungo termine (che influiscono in modo importante sulle valutazioni delle imprese quotate in borsa) probabilmente non si troverebbero dove sono oggi, bensì forse un punto di tasso percentuale più in alto (cioè tra il 5% e il 6%).

LE BANCHE CENTRALI POTREBBERO ANTICIPARE I ”TAGLI”

Seguendo tale ragionamento tuttavia occorre prendere atto del fatto che la curva dei rendimenti senza tale manovra si sarebbe impennata ancora di più e che dunque la probabilità di un peggioramento delle condizioni economiche americane (e probabilmente dell’intero Occidente) sia molto più elevata di ciò che sembra. Dunque che di qui a poco tempo una recessione, o quantomeno un deciso rallentamento dell’economia, sono divenute molto probabili.

Poiché una cosa del genere non può che essere molto evidente anche per le banche centrali di tutto il mondo, è anche per questo motivo che si può ritenere forse più elevata di quanto potrebbe apparire la probabilità di un taglio dei tassi da parte della FED già nella prossima riunione di fine Luglio, nonostante la prudentissima gradualità con la quale si è mossa fino a ieri. La banca centrale americana ha infatti tenuto fermo il costo del denaro al livello fissato oramai un anno fa del 5,5%, nonostante l’inflazione si sia più che dimezzata.

UNA SETTIMANA DECISIVA

Non soltanto la Banca Centrale Europea ha invece iniziato ad abbassare il costo del denaro (prendendo atto di un rallentamento che, a casa nostra, è ancora più evidente) ma anche altre banche centrali occidentali, tra le quali la Banca d’Inghilterra, si riuniranno a breve per decidere se ridurre i tassi d’interesse ed è probabile che possano decidere di ridurre il costo del denaro.

Non soltanto: nel corso di questa settimana sono inoltre in arrivo numerosi dati macroeconomici rilevanti, tra i quali quelli riguardanti l’inflazione dei prezzi, che risulta comunque in deciso calo rispetto a qualche mese fa, nonostante la poca ortodossia delle statistiche che la rilevano. Dunque è probabile che lo scenario che il mercato borsistico americano sta già anticipando (quello della presa d’atto di un “soft landing” dell’economia e di una conseguente riduzione dei tassi praticati dalle banche centrali) si realizzi anche prima del mese di Settembre.

IL RECUPERO DEL GAP

Le conseguenze di una tale manovra sarebbero peraltro rilevanti, non soltanto per il peso eccessivo del costo del debito pubblico che rischia di “spiazzare” l’economia reale, ma anche in virtù del fatto che è in atto da qualche settimana una decisa (sebbene fisiologica, data la necessità di realizzare le plusvalenze) rotazione dei portafogli dei grandi investitori, con una decisa riduzione delle quotazioni dei titoli azionari più “aggressivi” (ad esempio le grandi multinazionali tecnologiche, i cui campioni sono state sino ad oggi le cosiddette “magnificent seven” di Wall Street) e con un recupero invece delle valutazioni delle imprese a più bassa capitalizzazione (per intenderci quelle espresse dall’indice americano “Russell 2000”).

Nel grafico che segue si può notare la recente inversione di marcia di entrambe le categorie con la conseguente riduzione del divario che si era creato tra l’una e l’altra negli ultimi mesi:

LE VALUTAZIONI DELLE “BIG TECH” AVEVANO CORSO TROPPO

D’altra parte i multipli dei profitti attesi, relativi alle valutazioni espresse da Wall Street per i grandi titoli tecnologici, avevano raggiunto livelli record che non si vedevano da oltre un ventennio, che non hanno più ragione di esistere, principalmente a causa dello “sgonfiamento” della bolla speculativa relativa all’intelligenza artificiale: oggi è in corso la presa d’atto del fatto che i profitti netti delle “major” tecnologiche non poteva riuscire a seguire le aspettative che si erano instaurate. Nel grafico che segue l’andamento del rapporto prezzo/utile (Price/Earnings) delle “tech companies”:


Nella tabella che segue possiamo inoltre leggere l’andamento dei principali indici azionari del mondo, che riflette la tendenza sopra citata alla rotazione dei portafogli (al ribasso per il Nasdaq, lo Standard & Poor 500). Nel grafico che si può inoltre notare (nonostante i recenti cali) le grandi performances che molte borse hanno realizzato nel corso del 2024 (ultima colonna). Fanno eccezione la borsa del Giappone (che aveva corso troppo e dove comunque l’indice Nikkei delle principali aziende è sceso più del Topix che traccia anche tutte le altre) e quella di Milano, che era oggettivamente rimasta indietro rispetto alle altre borse.

LA CORREZIONE DEI LISTINI POTREBBE CESSARE ANTICIPATAMENTE

Ma occorre anche notare che la presa di beneficio sui titoli che sono cresciuti più potrebbe anche essere giunta al capolinea, soprattutto se le banche centrali dovessero decidere di accelerare la riduzione dei tassi d’interesse praticati fino ad oggi. In tal caso potremmo assistere alla conclusione anticipata degli assestamenti in corso e ad una ripresa generale delle quotazioni dei principali indici azionari, che nell’ultima settimana hanno in generale sofferto non poco (colonna “this week change” della tabella sopra riportata).

Qualora infatti le banche centrali dell’intero occidente dovessero intervenire tempestivamente ad abbassare i tassi d’interesse (e ne avrebbero ben donde) il mercato finanziario consoliderebbe la sua aspettativa di un “atterraggio morbido” dell’economia, senza arrivare a subire le conseguenze disastrose di una recessione, cosa che non danneggerebbe i profitti attesi delle principali imprese quotate, e con la possibilità che si adegui al ribasso anche la parte più alta della curva dei rendimenti, riducendo la spesa per interessi delle nazioni (come la nostra) che hanno il debito pubblico più elevato.

Questa possibilità implicherebbe una ripresa generale dell’entusiasmo da parte dei gestori del risparmio e una certa probabilità che i listini possano muoversi (abbastanza a sorpresa, da un certo punto di vista) di nuovo al rialzo.

LA VOLATILITÀ POTREBBE CONTINUARE A CORRERE


Il mese di Agosto in generale ha sempre espresso d’altronde una notevole volatilità dei corsi e quest’anno la medesima (espressa nell’ultimo anno dal grafico qui sopra riportato) sembra solo essere ripartita un po’ in anticipo.

Stefano di Tommaso

 




APPUNTI DI TRADING

N. 86 – sabato 27 luglio 2024

Operazioni in essere : nessuna

Dopo che lu 22.7 COTTON OTT aveva sfiorato a 70,07 per l’ennesima volta ( credo la quinta ) a 70 lo stop loss che veniva pazientemente inserito ogni mattina da oltre un mese, il successivo mart 23.7 COTTON ha rotto tale livello, con slittamento dell’eseguito a 69,97.

Per fortuna non ha aperto al mattino in gap down, poteva anche andare peggio.

Ricordo ai lettori che merc 22.5 avevo comprato 1 JULY COTTON a 79 e ven 31.5 comperato il secondo JULY COTTON a 77, con roll over eseguito martedì 11.6 vendendo 2 july a 73.20 e comprando 2 december a 72,61 – a causa della inversione di volumi sulle due scadenze.

Quindi la perdita è veramente grande, pari a ( 78,41 – 69,97 = 8,44 cents per 50000 libbre equivalenti a 4220 usd = 3872 euro ) oltre a ( 76,41 – 69,97 = 6,44 cents per 50000 libbre equivalenti a 3220 usd = 2954 euro )

Commenterò nella rubrica dedicata, per l’ultima volta, a COTTON, cosa penso di questa vicenda.

GOLD OTTOBRE 24

GOLD non è sceso nemmeno al primo dei due livelli richiesti dalla Lettera N. 85 per avviare gli acquisti.

Ricordo che si sarebbe trattato, inizialmente, di acquisti finalizzati ad accumulare un profitto da investire nello stop loss, che temo dovrà essere molto ampio, necessario per aprire una posizione al ribasso, il più possibile vicina al top di 2483 GOLD CASH, per poi capire se verrà rotto il triplo minimo in area 2277 – 2294, rottura che renderebbe strategica e non di breve respiro la eventuale vendita eseguita.

Piccola riflessione

Gli operatori parlano della forza di GOLD perché :

– fa nuovi massimi ( 2431 – 2450 – 2483 )
– fa minimi crescenti ( 2277 – 2287 – 2294 )
Ciò è fatto storico, quindi oggettivo, ma :

– non è sceso nemmeno fino alla laterale a 2330 cash e quindi, secondo me, non ha sfogato la negatività che attendevo;
– lo stop loss di un acquisto non può essere sopra 2277 cash, quindi il reward – risk non è accettabile;
– tutta questa forza unanimemente dichiarata dagli esperti potrebbe svanire sotto 2277, con una eventuale caduta a 2146 – 2088, oggi nemmeno minimamente creduta.

Quindi non rincorro GOLD in un acquisto a prezzo “ALTO”

SILVER SETTEMBRE 24 ( paragrafo molto difficile da scrivere e da leggere )

Avevo scritto :

“Anticipo ai lettori che vi sono segnali temporali di possibile inversione tra lu 22 luglio e venerdì 2 agosto, con impulsi in area 32,50 – 33, per vendere in forza ( aggiornamento : il livello alternativo di questi segnali è tra 26 e 27, per comprare in debolezza )

Si tratterebbe di un doppio massimo, troppo alto per i miei gusti, poco agevole per mettersi al ribasso. Mi servirebbe un doppio top calante, ben sotto 32,51.

e infine : ……………non appare acquistabile, salvo inserire uno stop loss sotto 28,57 – troppo ampio.”

Cosa è successo dopo aver scritto queste righe, nelle Lettere da N. 80 a 84 ?

– SILVER CASH è salito da 28,57 fino a gio 11.7 a 31,75 ( fatto doppio top calante, ben sotto 32,51 )
– è sceso fino a gio 25.7 a 27,43 ben al di sotto dell’unico pivot visibile che era 28,57 e che non mi convinceva, ritenendo che SILVER si trovi ora in stato di debolezza relativa a GOLD, dopo che era salito del 48 % in soli tre mesi. Quindi qualsiasi acquisto sarebbe stato stoppato in perdita.

Segnalo inoltre che il mese di luglio è outside ribassista rispetto a giugno………….

Ora mi trovo ad una decisione difficile :

– ritengo troppo rischioso vendere prima di raggiungere 30,50 – 31,50 di SILVER CASH e siamo ben lontani;
– un eventuale acquisto nel range attuale di 27,5 – 28 – raggiunto con una caduta del 14 % quasi verticale da 31,75 – che non ritengo essere strategico, ma finalizzato, come per GOLD, a finanziare una vendita da eseguire su un terzo top calante, dopo quelli a 32,51 – 31,75 non trova alcun livello di stop loss tecnicamente motivabile;
– Merc. 17.7 e Gio. 25.7 SILVER CASH ha dimostrato che è talmente debole da perdere un dollaro e mezzo in poche ore ( 5 % circa );
– L’unica area di acquisto a rischio contenuto sarebbe quella tra 26,02 ( pull back e minimo di maggio ) e 25,77 – top di marzo;
– In realtà la vera area di acquisto per SILVER, ma so bene che potrebbe non essere raggiunta, è tra il top di marzo 25,77 e quello di febbraio 23,50.

Quindi: stiamo parlando di un mercato che si muove anche del 5 % in un giorno, che è in caduta del 14 % in soli 11 gg e che nemmeno ha raggiunto il range febbraio – marzo ove ( correttamente ) ritenevo che potesse partire un movimento importante.

Francamente non potevo immaginare un incremento del 48 % da 22 a 32,5 in tre mesi.

Diversamente avrei allargato gli stop loss dei ripetuti acquisti che da mesi avevo effettuato.

Acquisti corretti come strategia, ma stoppati con perdita.

Devo attendere che SILVER offra uno stop loss contenuto.

DOW JONES INDU CASH

Ora è più forte di NAS 100, che ha preso una pausa.

Dall’andamento del T – BOND, senza trend, ricavo che il rallentamento dei MAGNIFICI 7 ( ora ridotti a 6 o forse 5 ) non ha spinto il denaro degli investitori azionari verso i bond, ma nel rifugio DOW JONES.

DJ continua a sentire molto la forza di attrazione della nota trend line tracciata dal minimo di ott 2022 , il cui ritracciamento al 50 % è stato sfiorato una sola volta in ott 2023 e mai più avvicinato.

Segnalo che, dopo NAS 100, anche SP 500 la scorsa settimana ha rotto il minimo della W 90 ( 5446 CASH ) scendendo fino a 5390.

Nel mentre DOW JONES è rimasto lontano il 2 % dal minimo della medesima W 90 ( 39037 CASH )

NASDAQ 100 CASH

Avevo scritto :

“Nella settimana 22 – 26 luglio ho un segnale che invita a vendere un rimbalzo a 20500 cash ( avrei uno stop loss gestibile a 20691 ) oppure a comprare intorno a 19000 – 18500 cash, purtroppo senza uno stop loss basato scientificamente, salvo che dopo lu 29.7, una volta conosciuto il range 22 – 26 luglio.

Proverò a gestire quotidianamente questi livelli di interesse, senza poterli inserire nella Lettera, che è settimanale.”

NAS 100 CASH è sceso fino a 18721, entrando quindi nel range di acquisto e offrendo l’occasione attesa.

Non ho acquistato, nemmeno con i miei denari, perché non ha raggiunto il top ( 18464 ) del mese 180 dal marzo 2009, requisito minimo che chiedevo, non avendo a disposizione alcun livello tecnico per inserire uno stop loss.

Ma, per l’esperienza passata, NAS 100 forse ora consente di prendere le misure, senza rischiare troppo.

Segnalo che ha perso quasi 2000 punti ( oltre il 9 % ) in 11 gg , poco più di due settimane, una discesa che non si vedeva da luglio – ottobre 2023 , ma allora, per fare un simile calo, impiegò 13 settimane, una intera stagione.

Se farà una laterale di qualche gg che fornisca uno stop loss contenuto, cercherò un acquisto, inizialmente solo allo scopo di finanziare il rischio di piazzare una vendita intorno al doppio massimo assoluto, mi piacerebbe tra 20200 e 20500, con ovvio stop loss sopra 20691.

COTTON DEC FUTURE

Avevo scritto :

“COTTON resta fermo, evidentemente deve decidere.

Le settimane da 8 a 19 luglio sono caratterizzate da uno dei range più contenuti che si siano visti su questo Mercato. Certamente COTTON vuole stancare.

Il caro amico, che da mesi ha una rilevante posizione al rialzo, non si diverte.

Ha tutta la mia comprensione.”

Dopo un numero insolito di sfioramenti del livello del mio stop loss, che stazionava a 70 da troppo tempo, mart 23.7 COTTON ha scelto il ribasso, causando una perdita e spingendomi a constatare che :

– Ho affrontato un Mercato che non conoscevo ( tuttora non posso dire di averne maturato una percezione adeguata a fare trading ) solo per essere stato interessato da un caro amico, che non ha ancora chiuso la sua posizione ( di cifra molto rotonda ), ma ho trascurato il fatto che COTTON aveva già percorso da febbraio a maggio un movimento ( crollo da 103,80 a 73,68 ) che lo rendeva non idoneo a questa lettera;
– L’ho affrontato in una stagione, quella dei bilanci, che avrebbe suggerito semmai di liberarsi da qualche impegno e non di assumerne altri;
– E’ meglio simulare a lungo il trading solo su carta per un Mercato sconosciuto prima di condividere con i lettori una strategia, rivelatasi poi una laterale agonizzante e infine perdente.
Amen.

Leonardo Bodini

 




DEBITO E POLITICA FRENANO L’ECONOMIA

Il 2024 è un anno elettorale per buona parte delle nazioni dell’Occidente e i segnali che stanno emergendo dalle votazioni indicano tutti la voglia di cambiamenti profondi da parte degli elettori ma questa, per varie ragioni, è facile pronosticare che sarà in buona parte disattesa. Appare dunque probabile un prossimo futuro caratterizzato da molta confusione a livello politico, cosa che avrà al tempo stesso conseguenze negative e positive per l’economia. Conseguenze che riguardano il possibile rallentamento tanto dello sviluppo economico quanto della marcia a tappe forzate verso digitalizzazione e tutela dell’ambiente, nonché una più che probabile crescita ulteriore della spesa pubblica (e quindi anche del debito).

 

I TASSI SCENDERANNO A FATICA

La crescita del debito pubblico però ha già mostrato l’evidente conseguenza della difficoltà di rifinanziarne le scadenze, cosa che spingere le banche centrali ad agire in supporto delle emissioni, tornando ad incrementare le dimensioni dei loro bilanci. Normalmente l’intervento degli istituti di emissione aiuta a calmierare i tassi d’interesse perché riduce l’offerta di titoli rispetto alla domanda, ma questa volta le grandi quantità di titoli di stato da piazzare è probabile che impediranno alle banche centrali di tutto l’Occidente di riuscire a ridurre i tassi d’interesse a lungo termine.

ANDAMENTO TASSI D’INTERESSE SUI TITOLI DI STATO AMERICANI A 10 ANNI

L’INFLAZIONE CONTINUERÀ DOVE L’ECONOMIA TIRA DI PIÙ

Ulteriore conseguenza degli interventi delle banche centrali in supporto delle emissioni dei titoli di stato è quella di ostacolare la loro battaglia contro l’inflazione perché la “monetizzazione” del debito pubblico favorisce la svalutazione monetaria. L’inflazione che residua dunque potrebbe restare a lungo “appiccicosa”, soprattutto laddove l’economia “tira” di più (come si può vedere dal grafico). Senza dubbio gli interventi delle banche centrali comportano aggiunta di liquidità sui mercati finanziari, aiutando dunque le borse valori a sostenere le quotazioni azionarie (o a impedirne dei crolli) seppur in presenza di una probabile significativa rotazione dei portafogli dei grandi investitori.


Quest’ultima conseguenza dovrebbe in teoria favorire la possibilità che torni a crescere la volatilità dei corsi azionari ma -per onestà intellettuale- occorre segnalare che più volte in passato la logica non è stata supportata dai fatti e che l’indice della volatilità è soltanto sceso negli ultimi tempi.

LA VOLATILITÀ A WALL STREET E’ SEMPRE SCESA NEGLI ULTIMI 5 ANNI

LA CURVA DEI RENDIMENTI TORNERÀ POSITIVA

Quel che consegue tuttavia alle manovre forzose delle banche centrali è anche che i tassi d’interesse a lungo termine (cioè quelli prevalenti nel finanziamento dei debiti pubblici) non potranno scendere di molto o addirittura torneranno a salire, mentre quelli a breve termine è probabile che scendano, in funzione dei “tagli” che oramai tutti si aspettano per la fine dell’estate, cosa che riporterà la curva dei rendimenti a inclinarsi positivamente (quando il reddito fisso offre minori rendimenti per i titoli a breve termine rispetto a quello delle scadenze più lunghe).

ANDAMENTO DEI TASSI DI SCONTO PRATICATI DALLE BANCHE CENTRALI

Da notare che quasi sempre nel recente passato il momento della fine dell’inversione della curva dei rendimenti è coinciso con un deciso rallentamento dello sviluppo economico, il quale provocherà una ripresa della disoccupazione (già In ripresa come conseguenza dei recenti progressi tecnologici dell’intelligenza artificiale). Il timore è che questa volta la disoccupazione colpirà soprattutto le fasce più anziane della popolazione nonché quelle più deboli che vengono impiegate per lavori manuali, in corso di progressiva sostituzione da parte dell’automazione delle macchine.

MATERIE PRIME E COMMODITIES

Peraltro la necessità di imponenti supercomputer e di maggior automazione industriale è probabile che contribuirà a sostenere di parecchio la domanda di energia, sinanco qualora il rallentamento dell’economia dovesse spingere in direzione opposta. La prossima recessione sarà quindi anche più difficile delle precedenti perché stavolta è improbabile che il prezzo dell’energia volga significativamente verso il basso. Anche questo -insieme alla svalutazione monetaria- dovrebbe impedire all’inflazione di azzerarsi, complicando il lavoro dei banchieri centrali, costretti a dare un colpo al cerchio e uno alla botte.

L’INDICE DELLE PRINCIPALI COMMODITIES E, SOTTO, LE LORO VARIAZIONI CRB Index is composed of 19 categories of raw material. Energy (39%): crude oil, natural gas, gasoline, and heating oil Soft commodity (21%): sugar, cotton, coffee, cocoa and oj Metal (20%): gold, silver, copper, aluminum, and nickel Produce (13%): soybean, wheat, and corn Livestock (7%): live cattle, lean hogs

Tuttavia la congiuntura appena descritta, se non interverranno cigni neri, guerre o devastazioni, potrebbe configurare il quadretto ideale per favorire quella parte dei mercati azionari che non aveva beneficiato della corsa dei pochi titoli iper-tecnologici che hanno “pompato” le quotazioni delle borse. Il che costituirebbe un risultato non da poco in una prospettiva semi-recessiva! Mentre sarà più difficile fare performances per i titoli a reddito fisso, le cui quotazioni difficilmente potranno trarre significativo giovamento dal calo dei tassi d’interesse a breve termine.

LE ISTITUZIONI PUBBLICHE SPIAZZANO L’ECONOMIA PRIVATA

La prospettiva di un deciso rallentamento economico dell’Occidente tuttavia avrebbe comunque ulteriori ricadute negative (dalla scarsità della disponibilità di credito fino al calo dei consumi e all’eventuale ulteriore discesa dei valori immobiliari). Cosa che danneggerà inevitabilmente le aziende con minor capitalizzazione e quelle che potranno esibire una minor capacità di generare cassa, dal momento che lo “spiazzamento dell’economia” (crowding out) da parte delle istituzioni pubbliche, che dovranno piazzare quantità crescenti del debito, ridurrrà le risorse che verranno destinate agli investimenti privati.

In definitiva dunque il quadro politico complesso e il fragile equilibrio che ci ha ancora evitato di passare dalla “guerra fredda” a quella “calda” sostiene il prezzo di energia e commodities e riduce la fiducia sull’immediato futuro, ma aiuta il sistema finanziari a “galleggiare” su una montagna di liquidità. Restiamo pertanto relativamente ottimisti sulla tenuta delle borse e un po’ meno a proposito delle quotazioni dell’economia reale, soprattutto in Occidente.

Stefano di Tommaso