UN NUOVO PARADIGMA

Tutto cambi perché nulla cambi? Possibile, visto che è l’America il cui nuovo presidente ha deciso di cambiare tutto, lo ha fatto per evitare di proseguire in una deriva di profondo cambiamento, dove era destinata a perdere posizioni. Esaminare oggi lo stato attuale dello sviluppo economico globale e quello -parallelo- dei mercati finanziari sembra più questione dí sociologia che di statistica perché la reazione degli investitori (fuga dal Dollaro e dai mercati borsistici americani) può essere giustificata soltanto in parte. Tant’è che molta parte della volatilità dei mercati nell’ultima settimana è già rientrata. E anche parte delle perdite dei listini hanno subìto un rimbalzo. Ovviamente la volatilità dei mercati, per molte ragioni, non può scomparire da un giorno all’altro. Né avrebbe senso attendersi un pieno recupero dei livelli massimi cui erano giunte le quotazioni delle borse o la piena ripresa delle quotazioni del Dollaro americano. Ma un parziale recupero e, con esso, una progressiva stabilizzazione delle oscillazioni, sono già partiti nell’ultima settimana. E potranno faticosamente proseguire nei prossimi mesi.

 

I MERCATI CONTRO LA POLITICA DI TRUMP

Ciò che sta iniziando ad emergere è infatti, dopo gli scrolloni, un vero e proprio nuovo paradigma nelle relazioni internazionali che non necessariamente sarà peggiore del precedente. Il quale avrà almeno il merito di fare maggior chiarezza nei rapporti di geopolitica tra le varie nazioni e che probabilmente porterà con se una stabilizzazione dei mercati finanziari. Questi ultimi sono rimasti condizionati psicologicamente (anzi, visto che il fenomeno è stato portato a livello ampiamente collettivo: potremmo dire sociologicamente condizionati) dagli annunci di Trump. Ma anche dalla grancassa mediatica che ha voluto che le campane suonassero a morte. Cosa che non poteva continuare in eterno.

Subito dopo gli annunci dunque la volatilità ha fatto un salto quantico, per poi tornare quasi ai livelli precedenti:

La stessa cosa è successa ai mercati finanziari, salvo che alle quotazioni dell’oro:

Questo perché prima di stracciarsi davvero le vesti gli investitori dovranno fare i conti con la realtà della macroeconomia, che non confermerà completamente le previsioni catastrofiche circolate nell’ultimo mese. A metterlo nero su bianco è addirittura l’International Monetary Fund:

E infatti, se andiamo a guardare cos’è successo nel mondo sino ad oggi a livello di :

  • Inflazione,
  • Consumi,
  • Investimenti,ù
  • Tassi d’interesse,
  • Profitti netti delle imprese quotate,

è interessante notare che -almeno per il momento- non è successo quasi nulla. L’economia reale si trova più o meno nella stessa situazione di inizio d’anno, quando già ci si aspettava un rallentamento dello sviluppo economico. Ecco al riguardo un’altra tabella pubblicata lo scorso 24 Aprile:

IL GIOCO DELLE ASPETTATIVE

L’unica vera differenza da allora ad oggi sui mercati finanziari l’hanno dunque fatta le aspettative: l’annuncio da parte di Trump di nuove tariffe doganali sulle merci che saranno importate in futuro negli USA ha provocato una forte reazione da parte degli investitori internazionali e (probabilmente) poche forti mani hanno provocato crolli delle borse e allarmi generalizzati, supportati dal mantra di analisti ed economisti pronti a dichiarare l’avvento di un’era di stagnazione economica e nuova inflazione a causa dei dazi annunciati. Salvo poi essere smentiti dagli Organismi sovranazionali.

Le quotazioni delle borse, dal “liberation day” americano ad oggi, sono discese del 10% in media (ma nei tre-cinque mesi precedenti erano salite di altrettanto). Il dollaro si è parimenti svalutato del 10% circa (i dazi puntano soprattutto a questo) e le quotazioni dell’oro sono salite anche oltre quel 10% circa. I tassi d’interesse invece sono rimasti più o meno gli stessi negli USA (con l’attesa del mercato per qualche taglio già nell’anno corrente ) e sono scesi in quasi tutto il resto del mondo.

Il tutto sulla base della richiesta da parte del governo federale americano (inascoltata fino ad oggi) di un riequilibrio delle partite commerciali con il resto del mondo. Ovviamente subito dopo l’annuncio dei dazi alle importazioni in America sono iniziate la trattative con i moltissimi paesi colpiti da tali dazi per ridurre il disequilibrio commerciale e trovare accordi finalizzati ad evitare una paralisi degli scambi commerciali. In molti casi gli avvi di questi colloqui hanno effettivamente permesso di sospendere le ulteriori tariffe doganali e di cercare nuovi equilibri bilaterali.

MA L’AMERICA AVEVA PERDUTO COMPETITIVITÀ

Nel grafico che segue la forte discesa del livello di competitività negli USA negli ultimi 25 anni fino allo scorso anno:

L’unica vera contrapposizione da registrare (almeno per il momento) che, anche per motivi storici e strategici, rischia di restare tutt’altro che temporanea- è quella dell’America con la Cina. Ma neanche questa era inaspettata. Una contrapposizione che proviene da molto lontano, e che è sicuramente stata acuita dal successo della Cina nel capitanare un’organizzazione dell’organizzazione di paesi non allineati alternativa alla NATO e che risponde al nome di BRICS (anche se il numero degli aderenti dai 5 originari è passato ad 11 membri a pieno titolo e 9 partners aggiuntivi, per un totale del 55% della popolazione globale e del 43% del Prodotto Lordo Globale (in termini di Dollari americani).

Ora quella contrapposizione con la Cina è letteralmente deflagrata ma occorre chiedersi se davvero durerà a lungo, perché la cosa non sarebbe negli interessi di alcuna delle due nazioni e i presidenti di America e Cina sono notoriamente molto pragmatici. Nel grafico il brusco calo di importazioni americane dalla Cina :

Basterebbero soltanto queste considerazioni per poter affermare che la crisi di fiducia dei mercati finanziari sia destinata a invertirsi molto presto. Ma occorre anche tenere presente che la tendenza al ribasso (piuttosto incomprimibile) dei tassi d’interesse in tutto il mondo dovrebbe aiutare non poco la ripresa delle quotazioni di borse e titoli a reddito fisso.

Unica grande incognita sono i profitti delle imprese, dal momento che essi potrebbero risultare affetti dalla (quasi scontata) prospettiva di riduzione dei consumi un po’ in tutto il mondo, che dovrebbe palesarsi molto presto anche nei dati statistici dei prossimi mesi. E’ noto come uno dei criteri più diffusi di valutazione delle imprese sia infatti quello del valore attualizzato dei profitti netti futuri. E va da sé che dunque un’attesa di ribasso dei profitti netti futuri possa risultare in una minor valutazione d’azienda, a meno che il tasso d’interesse al quale tali profitti vengono attualizzati non scenda più che proporzionalmente. Nel qual caso evidentemente le valutazioni potrebbero addirittura tornare a crescere. Nel grafico qui riportato si può leggere infatti un andamento positivo a tutto il 1.quadrimestre del 2025:

Oggi il nuovo paradigma geo-politico cui punta il nuovo presidente americano è sicuramente quello di una svalutazione del cambio del Dollaro americano, accompagnata ad una progressiva monetizzazione del debito pubblico di Washington. Uno scenario che possa aiutare i governi occidentali a ridurre la spesa per interessi derivante dalla mole di debito pubblico e, possibilmente, ad abbassare il costo dell’energia che negli ultimi tempi aveva contribuito all’inflazione dei prezzi alla produzione.

Il rincaro delle importazioni deciso dal governo americano ha inoltre anche lo scopo di favorire l’industria nazionale e quello di creare le condizioni perché molte imprese decidano di venire a produrre all’interno degli USA ciò che prima vi veniva esportato. Questo per far rifiorire la manifattura che fino a poco tempo fa l’Occidente aveva delegato quasi totalmente all’estremo Oriente.

Niente di trascendentale, dunque, né di inaspettato. Piuttosto inaspettata invece è stata la prima risposta -quasi isterica- dei mercati finanziari all’annuncio delle politiche protezionistiche americane. Una reazione che nell’ultima settimana è già in parte stata riassorbita e che non è improbabile possa rientrare quasi completamente nei prossimi mesi, soprattutto se, come è presumibile, Trump avvierà trattative con la Cina. A quel punto, sebbene sotto un nuovo paradigma, il commercio internazionale sarà stato in qualche modo normalizzato.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 119 – sab 26 apr 2025

Operazioni in essere : nessuna

Premessa

La pausa pasquale mi ha fatto riflettere e ho deciso che ora questa Lettera cambia strategia, nella gestione degli stop loss.

La direzionalità univoca degli ultimi 12 – 18 mesi per gli indici azionari occidentali ( Asia tuttora è ferma al palo ) e per i metalli preziosi mi induceva già ad un ripensamento, ma il trading, fin troppo scoperto ( tanto che ormai ne hanno scritto tutti ) di chi sappiamo, ha cambiato il panorama e devo adeguarmi.

GOLD GIU 25

Lu 7.4 GOLD aveva rotto il minimo della settimana precedente, scendendo a 2956 cash, per poi salire di 289 USD nei successivi 4 gg, dando vita ad una settimana outside rialzista, la più grande di sempre in valore assoluto; in percentuale non ricordo.

Poi è salito a 3500 cash ( numero tondo, che fa pensare, come 22222 di NASDAQ 100 in feb 2025 ) per perdere 240 usd in 24 ore, giù a 3260.

Il range giornaliero medio era di 30 USD, mentre è ora di 100 USD.

Impossibile fare trading, sono consentiti solo ATTI DI FEDE, senza stop loss.

Attendo.

SILVER LUGLIO 25 ( ripropongo parte del paragrafo, che servirà in seguito, anche per altri Mercati )

Le eventuali, poco probabili, operazioni saranno effettuate sul contratto luglio, essendo il maggio vicino alla consegna.

Merita riproporre una parte della precedente N. 117 :

“Rammento che in marzo 2025 scadeva un ciclo temporale di medio – alto rilievo.

Nell’ àmbito di marzo, avevo trovato un ciclo settimanale nella settimana del 24 – 28 marzo e quindi volevo vendere quando si fosse avvicinato a 34,86 operando poi in rottura del minimo di ogni giorno precedente.

Nella settimana 24 – 28 marzo, SILVER CASH era salito fino a 34,58 – molto vicino all’area che mi interessava.

Sottolineo che il future maggio sta prezzando circa 90 cent più del cash, fatto assolutamente anomalo, quindi a SILVER CASH 34,86 corrisponderebbe il maggio fut a 35,76.”

E ancora :

“L’anomalia di SILVER FUTURE rispetto al prezzo per contanti si è ribaltata dalla parte opposta.

Ora il maggio future vale solo 5 cents più del prezzo cash.

Lu 7.4 SILVER CASH è precipitato a 28,34 USD ( da 34,58 ) e il MAGGIO FUTURE è addirittura andato sotto il prezzo per contanti, scendendo fino a 27,54 ( da 35,50 ).

Quindi il 28.3 il MAGGIO FUTURE valeva 92 cents più del cash, mentre il 7.4 valeva 80 cents di meno.

Ciò sembra testimoniare una scollatura ( temporanea ? ) tra SILVER in consegna per contanti e i contratti a termine.

Nei 4 gg successivi il MAGGIO FUTURE è salito da 27,54 a 32,30 – quasi il 20 %

( poi è salito a 33,68 ………………… )

Più volte avevo scritto che avevo un forte segnale mensile in marzo e un medio segnale settimanale il 24 – 28 marzo, quest’ultimo con calcolo di prezzo sul doppio massimo di 34,86.

SILVER salì ve 28.3 solo a 34,58 cash

Un cliente, stupìto prima dalla precisione dell’analisi e poi dal fatto che l’occasione è stata persa per meno di 30 cents, mi ha chiesto se si possa ovviare a questi sprechi di brillanti previsioni.

Rispondo a tutti che dovrei cambiare strategia :

– vendo a rate intorno all’obiettivo
– fisso lo stop loss non ogni sabato precedente, ma gg dopo l’apertura dell’operazione, quando si vede ( o si crede di aver visto ) l’intero sviluppo della salita.

E’ quello che talvolta faccio con il mio denaro, ma ciò richiede interventi giornalieri, la collaborazione di una SIM tempestiva negli alert e, ugualmente, non sempre va dritta.”

Quanto sopra va ben memorizzato se si vuole comprendere il nuovo approccio che questa Lettera adotterà da ora certamente per SILVER e forse anche per altri Mercati.

Ciò premesso, osservo che SILVER CASH è ancora una volta tornato intorno a 33,70 -livello che da molte settimane evidenzio sul grafico.

Da 33,70 fino a 34,50 SILVER CASH posso piazzare vendite; il problema è che non opero sul cash, ma a termine e non è costante la distanza tra prezzo per contanti e quello del contratto di luglio.

Da qualche gg il contratto luglio vale circa 30 centesimi più del cash ; speriamo che questa distanza si stabilizzi, salvo la normale discesa verso zero, avvicinandosi alla scadenza.

30 cents corrispondono a circa 1 %, che è in linea con il tasso a breve di USD per il trimestre che manca a luglio.

Resterà così ? Speriamo; comunque SILVER rende difficile scrivere questo paragrafo.

Nei prossimi 5 – 10 gg di trading cercherò personalmente una vendita da 34 a 34,5 di SILVER CASH e quindi tra 34,3 e 34,8 di luglio future con la seguente modalità :

dopo l’ eventuale salita almeno a 34,3 del future, venderò alla rottura del minimo di ogni giorno precedente, inserendo lo stop loss sopra il massimo che sarà stato segnato nella settimana di vendita.

Quale è la novità ?

Che non fisso lo stop loss il sabato precedente, ma dal giorno successivo alla vendita.

Teoricamente il rischio sale, ma scende la probabilità statistica di essere stoppati.

Provo con il mio denaro; solo poi verrà inserito nella Lettera, nata molto prudente.

DOW JONES INDU CASH ( mi ripeto, ma credo che la pazienza dei lettori sarà premiata )

Il limite molto stretto in % che avevo stabilito, relativamente agli stop loss, avviando questa Lettera, che intendeva proteggere il capitale, non può consentire di operare con questa ampiezza di range giornalieri.

In realtà, come anticipato in calce al paragrafo precedente su SILVER, finchè non cambia il contegno di chi sta manovrando, possiamo avere un giorno a meno 5 % e il successivo a più 5 %, ma può andare anche peggio.

Merc. 9.4 alla sera è successa una brutta cosa, a Mercati aperti.

Siamo passati da zero a 7 % per DOW e 11 % per NAS 100 dalle 19.00 alle 22.00.

Così non si può operare, sarebbe come tirare una moneta; immagino che solo quei pochi si stiano riempendo le tasche e poi qualcuno, non invitato al tavolo, penserà una contromisura.

La velocità del crollo da 45000 a 39 – 38000 mi aveva fatto dubitare del segnale di acquisto a 37000 che avevo per il 7 -11 aprile e quindi non ho inserito l’ordine, nemmeno personalmente, anche perché non era evidentemente possibile fissare un livello di stop loss.

Avevo scritto già sa 12 aprile :

Dopo sparate, smentite, strizzate di occhio e quant’altro ci hanno servito nell’ infernale 7 – 11 aprile 2025, penso che il livello di 36661 , anche dopo soli 4 gg di trading, possa essere considerato uno stop loss di discreto significato.

Avevo quindi inserito ( coraggiosamente ) due acquisti a 37500 e 37000 per il future, ma lu 21.4 il DOW FUT è sceso solamente a 37998 con immediata risalita di 2500 punti in due gg.

A 41000 circa ora ci troviamo nella TERRA DI NESSUNO, dove si sbaglia comunque.

Serve una pausa.

NASDAQ 100 CASH

E’ già sceso del 25.5 % da 22222 ( segnalato come un numero quanto meno strano, mi ricordava SP 500 a 666 nel marzo 2009 ) a 16542

La cosa rilevante è che NAS 100 ha perso il 25.5 % , ma NVIDIA e altri big sono scesi molto oltre e i danni per certi fondi sovraesposti sui TOP 7 saranno evidenti.

Lu 21.4 NAS 100 CASH è sceso a 17592, per poi salire 1800 punti in soli 3 gg.

Anche NAS 100 ha recuperato circa il 50 % della discesa, quindi si trova ad un test importante, da osservare.

Nota finale :

Il lettore più attento di questa Lettera, che già altre volte ha commentato puntualmente e che negli ultimi 15 gg ha sanzionato senza sconti la eccessiva differenza tra la mancanza di utili e la notevole qualità di certe previsioni temporali e di range ( azionario USA che regge fino a gennaio – febbraio 2025 …………………e nella N. 111 di sa 22 feb 2025 : …………….”gli obiettivi in giù sono talmente lontani che preferirei non parlarne, per evitare sberleffi……….” segnando nel grafico DOW JONES in giallo l’area 37000 ) mi ha ora chiesto perché abbia scritto in rosso il 31.3.2025 nel foglio EXCEL che, indelebile, elenca le operazioni fatte.

Nemmeno io sono felice di affaticarmi per elaborare simili previsioni ( credo insolitamente precise ) mentre la Lettera non ne sta beneficiando e quindi ho voluto fissare un punto zero e cambiare strategia.

La data 28.8.2023 fu invece da me immediatamente segnata in verde e così è rimasta da 20 mesi, pensando che un profitto del 32 % in 11 mesi era un risultato oltre ogni statistica.

La sensazione di allora era ben centrata.

Con la stessa convinzione ora cambio stile.

Leonardo Bodini




LA STAGFLAZIONE PUÒ ATTENDERE

Il mondo intero va incontro a inflazione e recessione? Le attese dei mercati sono pessime, ma dati e statistiche dicono qualcosa di diverso: la sfiducia deriva soprattutto da contrapposizioni politiche e di potere. Certo: le aspettative negative possono sempre autorealizzarsi. Ma non possono modificare radicalmente la realtà. Possono orientare la sfiducia degli investitori e generare una domanda di maggior premio per il rischio. Ma, in assenza di sostanza, non possono durare in eterno. Dunque ci sono due possibilità: o le aspettative di inflazione e recessione si auto realizzeranno oppure saranno state inutilmente nocive per le borse e queste alla fine torneranno sui loro passi.

 


Nel grafico qui sopra si può vedere l’andamento storico degli ultimi 30 anni dell’indice Standard & Poor 500 americano: a partire dalla crisi del 2008 fino a quella -acutissima- del Covid 19- (2020) Wall Street ha sempre riguadagnato le sue posizioni in un tempo piuttosto breve e coloro che hanno saputo cavalcare quelle onde hanno fatto ottimi profitti.

L’AMERICA ESPORTERÀ INFLAZIONE ?

Oggi questa domanda è sulla bocca di tutti: forse si, ma occorre vedere quanto i dazi cambieranno davvero lo scenario, perché al momento l’inflazione sembra in regresso.


E la seconda domanda è la seguente: il possibile arretramento del commercio internazionale potrà scatenare una recessione globale? Sì questo appare teoricamente possibile, anche se non immediatamente. La catena di trasmissione della recessione potrebbe essere la Cina, che subirà un impatto forte dai dazi, dal momento che gli Stati Uniti d’America rappresentano il 25% circa dei consumi globali e costituiscono il loro principale mercato di sbocco delle esportazioni. Anche se al momento appare più plausibile un mero rallentamento della crescita economica, più che la sua inversione.

GUERRE VALUTARIE ?

La catena di trasmissione dell’inflazione potrebbe passare anche dalle guerre valutarie: è un dato di fatto che il Dollaro si sta svalutando ed è anche probabile una svalutazione a breve della divisa cinese, per cui potrebbero innescarsi ulteriori guerre valutarie, e questo significherebbe di fatto svalutazione, cioè inflazione dei prezzi. L’oro infatti si è rivalutato moltissimo e, nel lungo termine, questo significherà quasi certamente una svalutazione del potere d’acquisto delle principali divise. Ma come si può leggere nel grafico qui sotto, questo sta avvenendo nell’ambito di un lungo ciclo di apprezzamento del Dollaro che dunque per il momento appare soltanto leggermente deviato.


VEDREMO INFLAZIONE E RECESSIONE CONTEMPORANEAMENTE ?

Tecnicamente ciò sarebbe possibile tuttavia non si è mai vista un’inflazione galoppante che si accompagni ad una vera recessione, a meno di shock esogeni come guerre, carestie o pandemie che innalzano artificiosamente il prezzo dei fattori di produzione pur in presenza di una domanda indebolita di prodotti e servizi.

È notorio che l’andamento del prezzo del petrolio (e in generale quello dell’energia) possa influenzare molte altre variabili e il fatto che questo stia scendendo (mentre probabilmente stanno già ritracciando anche i prezzi delle materie prime) di solito significa deflazione dei prezzi, quantomeno dei fattori di produzione. Non il contrario. Dunque è tutta da vedere se i dazi saranno davvero capaci di generare inflazione. Potrebbe addirittura essere l’opposto. Se infatti c’è recessione e la gente non spende e i prezzi non salgono.

COSA SUCCEDERÀ AI TASSI D’INTERESSE?

Nel grafico sopra riportato si può vedere una notevole correlazione storica tra l’andamento dei rendimenti del titolo di stato americano a 10 anni e il cambio del Dollaro nei cfr delle principali altre valute (il c.d. “dollar index”). Salvo che nell’ultima settimana, ove apparentemente l’oscillazione è andata al contrario (il tasso è salito ma il dollaro è sceso). Ma la domanda che ne consegue è: quanto durerà? Se davvero (come sembra) l’amministrazione repubblicana americana vuole far calare il cambio del Dollaro per favorire le esportazioni americani, allora evidentemente il tasso d’interesse a lungo termine appare destinato a scendere anch’esso.

Ovviamente bisogna vedere come si svilupperà il nuovo assetto geo-politico internazionale voluto da Trump e compagni. Al momento lo chock che si è propagato sui mercati ha riguardato più che altro una crisi di fiducia degli investitori, che potrebbe riassorbirsi molto presto. Anche se lo sgonfiamento della bolla speculativa che si era creata sulle borse era probabilmente in arrivo “a prescindere”. Ma se i tassi d’interesse a lungo termine riprenderanno a ridursi, allora probabilmente la discesa delle borse cui abbiamo assistito verrà quasi completamente riassorbita.


In questo potrebbe giocare un ruolo importante anche la Federal Reserve Bank of America (detta FED) contribuendo alla discesa dei tassi. Così come potrebbe anche agire in direzione opposta, qualora dovesse rilevare una risalita dell’inflazione. Cosa che provocherebbe ulteriore rallentamento dei consumi americani, i quali stanno oggi probabilmente già scendendo da soli. Più difficile che possa provocare una recessione globale. Ed è invece in assoluto più probabile che la FED sarà costretta ad immettere liquidità sul mercato per sostenere il sistema finanziario, cosa che aiuterebbe invece a far scendere il costo del denaro e probabilmente contribuirebbe alla ripresa delle quotazioni azionarie.

GLI INVESTITORI CHIEDONO UN MAGGIOR PREMIO AL RISCHIO

Esattamente come è successo ai tempi della pandemia, cosa che ha provocato un crollo del mercato azionario completamente riassorbito nel giro di qualche mese. Ciò che però stavolta il mercato sembra volerci dire è che gli investitori pretendono un maggior premio al rischio, poiché oggi cosa potrà succedere non lo può sapere nessuno. Probabilmente anche la frenesia dei futuri profitti legati all’intelligenza artificiale dovrà acquetarsi per qualche tempo. E con la nuova leadership politica la dominanza delle grandi multinazionali finanziarie e tecnologiche potrebbero finire sotto la lente d’ingrandimento delle autorità di vigilanza…


Il cambio di rotta della politica americana, combinato con una possibile crisi di fiducia rende quindi probabile che le valutazioni d’azienda, anche dopo eventuali rimbalzi delle borse, freneranno le loro eccessive valutazioni. Cosa che potrebbe soltanto far bene ai mercati finanziari internazionali, ma potrebbe danneggiare quelli europei, molto legati ai colossi bancari e all’industria meccanica, anch’essa destinata nel tempo a ridimensionarsi.

Al momento tuttavia la tendenza di fondo appare all’opposto: la redditività delle banche è mediamente salita nell’ultimo anno e questo spiega tanto il precedente boom delle loro valutazioni quanto il ritracciamento in corso.

L’EUROPA DEVE TROVARE UNA SUA NUOVA COLLOCAZIONE STRATEGICA

L’Europa però con l’era Trump dovrà interrogarsi a fondo per trovare un ruolo geopolitico diverso da quello avuto in precedenza. Oggi più che mai dipende dalle forniture estere di energia e materie prime e vuole spendere molto denaro per nuovi armamenti (principalmente importati) per un confronto militare con la Russia dove rischia di venire molto probabilmente umiliata.

Il buon senso vorrebbe farci trovare un po’ di ottimismo circa l’improbabilità della prosecuzione del conflitto, ma ciò dipenderà più che altro dall’orientamento politico. Il quale al momento prosegue con un approccio distruttivo.

Nel grafico sotto riportato si può vedere che le quotazioni azionarie dei principali 600 gruppi quotati europei sono salite soltanto negli ultimi mesi a causa dell’annuncio del riarmo bellico, ma sono già tornate a scendere più di quanto fossero salite.


VERSO UNA STAGIONE DI TASSI BASSI ?

Certamente una nuova stagione di tassi bassi e svalutazione monetaria potrebbe aiutare parecchio a rilanciare gli investimenti e a riconvertire l’industria del passato. Ma per averne beneficio l’Europa dovrebbe trovare una stabilità politica che ad oggi appare assai lontana.

Un’altra sfida importante saranno anche le spese infrastrutturali di cui il vecchio continente avrebbe decisamente bisogno: se queste potranno ripartire e trovare le risorse che le finanziano, allora l’Europa potrebbe addirittura conoscere una nuova età dell’oro. Se invece preferirà cannoni e migranti clandestini, allora il suo declino, anche economico, potrebbe apparire inevitabile.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 118 – sab 12 apr 2025

Operazioni in essere : nessuna

Premessa : certamente non è elegante ripetersi, ma credo che la settimana 7 – 11 aprile abbia fatto vedere a tutto il mondo, che comprende anche i lettori, cosa può succedere se non si mettono gli stop loss.

Qualcuno obietterà che poi, dopo il crollo culminato lu 7.4, merc 9.4 alle 19 circa ( ora italiana ) TRUMP ha spostato di 90 gg i dazi ( a molti, ma non a tutti ) e ha invertito il Mercato.

Vero.

Questo tuttavia non dimostra che possiamo evitare gli stop loss, ma unicamente che ORA prendere posizione sui Mercati è consentito solo al presidente e ad alcuni dei suoi finanziatori. Non tutti, evidentemente.

GOLD GIU 25

Settimana ingestibile.

Fortunatamente non erano previste operazioni.

Lu 7.4 GOLD ha rotto il minimo della settimana precedente, scendendo a 2956 cash, per poi salire di 289 USD nei successivi 4 gg, dando vita ad una settimana outside rialzista, immagino la più grande di sempre.

Quindi avrebbe stoppato due volte, prima al ribasso, poi al rialzo.

Si tratta solo di voci, ma pare che la Cina stia uscendo a buon ritmo dal dollaro U.S.A. a favore di GOLD e CHF.

Niente EURO, a quanto sembra.

Non compro oro a 90 euro al grammo, ma non posso di certo vendere se la Cina mantiene questo contegno.

Attendo.

SILVER MAGGIO 25 ( paragrafo lungo, ma servirà in seguito )

Merita riproporre una parte della precedente N. 117 :

“Rammento che in marzo 2025 scadeva un ciclo temporale di medio – alto rilievo.

Nell’ àmbito di marzo, avevo trovato un ciclo settimanale nella settimana del 24 – 28 marzo e quindi volevo vendere quando si fosse avvicinato a 34,86 operando poi in rottura del minimo di ogni giorno precedente.

Nella settimana 24 – 28 marzo, SILVER CASH era salito fino a 34,58 – molto vicino all’area che mi interessava.

Sottolineo che il future maggio sta prezzando circa 90 cent più del cash, fatto assolutamente anomalo, quindi a SILVER CASH 34,86 corrisponderebbe il maggio fut a 35,76.”

L’anomalia di SILVER FUTURE rispetto al prezzo per contanti si è ribaltata dalla parte opposta.

Ora il maggio future vale solo 5 cents più del prezzo cash.

Lu 7.4 SILVER CASH è precipitato a 28,34 USD ( da 34,58 ) e il MAGGIO FUTURE è addirittura andato sotto il prezzo per contanti, scendendo fino a 27,54 ( da 35,50 ).

Quindi il 28.3 il MAGGIO FUTURE valeva 92 cents più del cash, mentre il 7.4 valeva 80 cents di meno.

Ciò sembra testimoniare una scollatura ( temporanea ? ) tra SILVER in consegna per contanti e i contratti a termine.

Nei 4 gg successivi il MAGGIO FUTURE è salito da 27,54 a 32,30 – quasi il 20 %

Più volte avevo scritto che avevo un forte segnale mensile in marzo e un medio segnale settimanale il 24 – 28 marzo, quest’ultimo con calcolo di prezzo sul doppio massimo di 34,86.

SILVER salì ve 28.3 solo a 34,58 cash

Un cliente, stupìto prima dalla precisione dell’analisi e poi dal fatto che l’occasione è stata persa per meno di 30 cents, mi ha chiesto se si possa ovviare a questi sprechi di brillanti occasioni.

Rispondo a tutti che dovrei cambiare strategia :

– Si vende a rate intorno all’obiettivo
– Si fissa lo stop loss non ogni sabato precedente, ma gg dopo l’apertura dell’operazione, quando si vede ( o si crede di aver visto ) l’intero sviluppo della salita.

E’ quello che talvolta faccio con il mio denaro, ma ciò richiede interventi giornalieri, la collaborazione di una SIM tempestiva negli alert e, ugualmente, non sempre va dritta.

Comunque non si può fare mentre un presidente fa trading.

DOW JONES INDU CASH

Il limite molto stretto in % che avevo stabilito, relativamente agli stop loss, avviando questa Lettera, che intendeva proteggere il capitale, non può consentire di operare con questa ampiezza di range giornalieri.

In realtà, come anticipato in calce al paragrafo precedente su SILVER, finchè non cambia il contegno di chi sta manovrando, possiamo avere un giorno a meno 5 % e il successivo a più 5 %, ma può andare anche peggio.

Merc. 9.4 è successa una brutta cosa, a Mercati aperti.

Siamo passati da zero a 7 % per DOW e 11 % per NAS 100 dalle 19.00 alle 22.00.

Così non si può operare, sarebbe come tirare una moneta; immagino che solo quei pochi si stiano riempendo le tasche e poi qualcuno, non invitato al tavolo, penserà una contromisura.

Avevo scritto che: “……………. ritenevo poco probabile la rottura del minimo dell’anno 2024 ( 37122 ) in quanto fu uno splendido pull back sul top di inizio 2022 ( 36952 ) livello dal quale il Mercato andò giù fino a ottobre 2022 a 28660, da cui parte la trend line di cui parlo da oltre un anno e che ha accompagnato questo Mercato con un magnetismo visto non di frequente.

Vedendo la violenza del ribasso in corso e considerando che il fatto nuovo non è un evento di impatto ad ora calcolabile, anche 37122 potrebbe essere a rischio.

Le analisi vanno fatte nei momenti in cui il Mercato è normale, non quando un evento esogeno lo altera, ma l’enorme potere nelle mani del protagonista di questi ultimi 3 gg dà qualche titubanza in più.

Nella settimana 7 – 11 aprile ho calcolato un possibile acquisto intorno a 37000.

Vengono i brividi, vista la caduta libera, ma i calcoli mi porterebbero esattamente qui e ora.”

…. e ancòra :

“Gli obiettivi in giù sono talmente lontani che preferirei non parlarne, per evitare sberleffi”

e prima :

“Troverei statisticamente credibile un target finale tra 39000 e 37500 per DJ CASH.”

Tornando a QUI e ORA, è vero che il minimo 2024 di 37122 è stato rotto il lu 7.4 fino a 36661, ma dovrebbe colpire di più che DOW JONES è stato sotto 37122 solo per qualche ora, giusto per stoppare chi avesse attribuito un significato a quel livello, per poi restare nei paraggi, ma sempre sopra 37122.

La velocità del crollo da 45000 a 39 – 38000 mi aveva fatto dubitare del segnale di acquisto a 37000 che avevo per il 7 -11 aprile e quindi non ho inserito l’ordine, nemmeno personalmente, anche perché non era evidentemente possibile fissare un livello di stop loss.

Sotto 37122, eventualmente confermato in chiusura giornaliera o, per chi ha i nervi saldi, settimanale, vedo un vuoto di migliaia di punti e quindi NON SI PUO’ stare senza stop loss, ancora una volta.

Dopo sparate, smentite, strizzate di occhio e quant’altro ci hanno servito in questo infernale 7 – 11 aprile 2025, penso che il livello di 36661 , anche dopo soli 4 gg di trading, possa essere considerato uno stop loss di discreto significato.

Pertanto, senza cedere alla inevitabile perplessità sullo scenario, sin dalle 16.30 di lu 14.4 inserirò i seguenti ordini :

compero 1 GIU MICRO DJ FUT A 37500 , con stop loss a 36500

compero 1 GIU MICRO DJ FUT A 37000 , ugualmente con stop loss a 36500

Come per SILVER, anche per DOW JONES, due clienti dello studio mi hanno chiamato per capire, dopo che avevo da tempo indicato il livello di 39000 – 37500, poi affinato a 37000, come ragionevole target, se avessi comprato personalmente DOW JONES.

Non ancora.

Purtroppo lo spettacolo tenuto negli ultimi gg è solo per pochi protagonisti.

Chi non è tra gli invitati, rischia di venire sballottato prima, tritato poi.

Osservo semplicemente che, in un grande fracasso e una caduta da 44000 circa ( ultimo top del 3 marzo ) a 36661, il Mercato si è fermato ( più o meno ) intorno al “livello tecnico” in coincidenza di un segnale settimanale di medio rilievo.

Questo aspetto mi interessa molto, perché attribuisce un duplice significato, di prezzo e di tempo, al 36661 del 7 – 11 aprile.

Segnalo infine che, se tale livello dovesse cedere, poco probabile nei prossimi gg, vedo un vuoto fino a 33000 in prima battuta e poco sotto 30000 eventualmente.

Sembrano prezzi lontani, ma, tra i due livelli, si trova il 50 % della spinta tra 18213 ( COVID 19 ) e 45073 ( recenti massimi assoluti )

In fondo sarebbe un ritorno a price – earning accettabili anche per il grande W. BUFFET, esempio imperituro.

NASDAQ 100 CASH ( sarò sintetico per bilanciare il prec. paragrafo )

E’ già sceso del 25.5 % da 22222 ( segnalato come un numero quanto meno strano, mi ricordava SP 500 a 666 nel marzo 2009 ) a 16542

Per chi ama le definizioni, oltre il 20 % di discesa si tratterebbe di BEAR MARKET conclamato.

Non mi interessa come si chiama.

Vedo un vecchio ostacolo, risalente al 2023, intorno a 15600.

Forse scende fin là.

Ci sono anche altri supporti, lontani.

La cosa rilevante è che NAS 100 ha perso il 25.5 % , ma NVIDIA e altri big sono scesi molto oltre e i danni per certi fondi sovraesposti sui TOP 7 saranno evidenti.

Nota finale ( lunghissima )

Avevo scritto :

“…………….. tra 37000 di DOW JONES E 4800 di SP 500 ( 4818 fu il top di gen 2022 seguìto da agonia di 10 mesi fino a 3491 di ott 2022 ) immagino che Warren inizierà a compricchiare, con un occhio dedicato al NAS 100.

Bravo e coraggioso per tutto il 2024 a vendere a piene mani APPLE & co. che, nel frattempo, salivano e il Grande era criticato da molti, nell’ipotesi che avesse “perso il tocco magico.

Del resto, con le quantità di singoli titoli nel suo portafoglio, BUFFET può vendere solo quando un titolo è ancòra in chiaro up trend, meglio se maniacale.

Così si prende lo scherno di molti, ma anche liquidità da reinvestire quando a lui piacerà.”

Aggiungo ora :

Intorno al 15 maggio, purtroppo manca oltre 1 mese, verrà pubblicato il portafoglio di BERKSHIRE HATHAWAY al 31.3.2025 , giorno in cui a taluno la caduta pareva già assolutamente eccessiva, ma poi giunse il resto.

Saprò finalmente se W. BUFFET già allora aveva scucito qualche dollaro dei 341 miliardi di cui disponeva al 31.12.2024.

Spero di non annoiarvi a ricordarlo, ma immaginavo proprio di no.

Ora mi spingo oltre.

Potrei chiedermi se vedendo DOW JONES a 37000, SP 500 a 4835 e, soprattutto, NASDAQ 100 a 16500 il Grande abbia speso una rilevante quota del cash; mi rispondo che non sarà andato oltre il 20 %.

Massimo una settantina di miliardi, giusto per esserci.

Non sono lui, non posso intervistarlo e non spenderò 6-700000 USD per ospitarlo a cena ( ogni anno le offerte lievitano ), ma sto cercando di calcolare quale livello possa corrispondere al “ margine di sicurezza “ di cui BUFFET avrà certamente discusso con il suo maestro Benjamin Graham.

Pensa e ripensa, temo che 37000 non possa bastare.

Leonardo Bodini