RIPARTE IL RISIKO BANCARIO EUROPEO

La notizia della possibile acquisizione di Commerzbank da parte di UniCredit ha rilanciato le attese del mercato finanziario per una ripartenza complessiva delle fusioni e acquisizioni in tutta Europa, non soltanto perché è quanto invoca la Banca Centrale Europea, bensì anche per una serie di motivi strutturali qui esaminati, i quali fanno sì che -a nostro avviso- la giostra delle compravendite di banche -sonnecchiante fino alla prima metà dell’anno- non possa che riprendere invece a correre.

 

IL CALO DEI TASSI D’INTERESSE FARÀ SCENDERE GLI UTILI DELLE BANCHE?

Dopo una lunghissima attesa per la discesa dell’inflazione che tardava ad arrivare è finalmente stata inaugurata l’era dei “tagli” dei tassi d’interesse da parte delle principali banche centrali, anche perché oggi sono più diffusi che in passato i timori (o i dolori, dove è già successo) dei danni che possono derivare dalla recessione economica. Ma mentre è probabile che la recessione non colpirà tutti i territori e tutti i settori industriali allo stesso momento e nello stesso modo (gli Stati Uniti d’America ad esempio sembrano particolarmente resilienti alla prospettiva di una recessione, quelli dell’Unione Europea sembrano invece esserci già dentro da tempo), è già molto chiaro che l’ondata di riduzione dei tassi d’interesse sembra oggi propagarsi in giro per il mondo in modo molto più veloce e uniforme.

Ora dunque tutti si chiedono se -insieme ai tassi d’interesse- scenderanno parimenti anche i profitti degli istituti di credito, i quali hanno molto beneficiato del paio d’anni di inflazione e tassi elevati. E adesso che le banche centrali hanno iniziato a muoversi davvero i grandi investitori hanno avviato la cessione di buona parte dei titoli azionari di banche e finanziarie da loro posseduti, anche per prendere beneficio delle supervalutazioni raggiunte.

I GRANDI INVESTITORI VENDONO I TITOLI BANCARI

E’ ad esempio cronaca di questi giorni la cessione di una quota importante di Bank of America da parte della Berkshire Hathaway di Warren Buffett per circa 7 miliardi di dollari. Così come sono balzate alla ribalta della cronaca le decisioni di vari governi europei di cedere le loro partecipazioni in grandi istituti di credito nazionali: quello olandese di in Abn Amro, quello italiano in Monte Paschi, quello inglese in NatWest e quello federale tedesco in Commerzbank.

LA RICERCA DI MAGGIORI DIMENSIONI

Non è poi così scontato prevedere di quanto scenderanno i profitti delle banche, dal momento che molte di esse godono di posizioni oligopolistiche e che la contrazione del loro margine d’interesse potrebbe essere compensata dalle plusvalenze sul portafoglio titoli, dall’efficientamento della gestione che potrebbe derivare dall’intelligenza artificiale e dalla specializzazione in particolari comparti.

Ma è anche sempre più chiaro che -nel nuovo scenario- a mantenere elevati profitti saranno quasi soltanto gli istituti di credito di maggiori dimensioni, che potranno compensare il calo dei margini con le economie di scala dei costi e la più elevata stabilità degli utili che può provenire dalla diversificazione territoriale.

LE ECONOMIE DI SCALA E LE NECESSITÀ EUROPEE

Questo sembra essere il motivo principale per il quale potrebbe essere tornato il momento della ripresa della giostra di fusioni e acquisizioni tra banche e istituti finanziari/assicurativi, Ivi comprese le cosiddette ”fabbriche di prodotto” che afferiscono loro, ciascuna delle quali necessita di poter raggiungere una notevole massa critica per raggiungere un elevato grado di efficienza. Molti istituti di credito insomma stanno prendendo atto del fatto che, senza incrementare le loro dimensioni aziendali, non potranno restare competitivi e reggere le sfide che si profilano.

Così come il rapporto Draghi, venuto alla luce nei giorni scorsi, sembra andare nella medesima direzione: saranno necessari istituti di credito di grandi dimensioni per supportare l’ingente mole di investimenti da lui sollecitata al fine di permettere all’Euro-zona di riprendere un cammino di sviluppo economico. E poi chi, come UniCredit, ha guadagnato una super-valutazione dei propri corsi azionari, oggi cerca di sfruttare la propria ingente capitalizzazione per tentare una fusione importante, conscio del rischio che di qui a poco tempo essa possa ridursi.

 

LA NECESSITÀ DI AGIRE “CROSS-BORDER”

Anche la diversificazione territoriale potrebbe risultare premiante in vista di una maggior integrazione bancaria europea, dal momento che le migliori opportunità di aggregazione per le banche dell’Unione potranno risultare al di fuori dei propri confini nazionali. Il Caso Commerzbank sembra rispondere appieno a questa logica: sembra infatti che il governo federale tedesco prima che all’Unicredit abbia offerto il proprio pacchetto di azioni alla Deutsche Bank, tra l’altro uno dei maggiori istituti di credito d’Europa, ma questi abbia rifiutato anche per la scarsa prospettiva di sinergie di costo che poteva emergere dall’unione di due istituti che primeggiano nel medesimo territorio.

ANDREA ORCEL
UniCredit tra l’altro aveva già superato i confini territoriali della Germania da diversi anni e ha mostrato di saper fare anche su quel territorio ottimi profitti. Dal punto di vista del suo leader, Andrea Orcel, non è stato dunque mal investito il miliardo e mezzo di euro che è costata la partecipazione del 9% raggiunta nell’istituto di Francoforte sul Meno, di cui una metà acquisita dal governo e l’altra in borsa.

L’ESCA DELLA BASSA VALUTAZIONE DI COMMERZBANK

Perciò la valutazione del 100% alla quale è stata acquisita la quota di Commerzbank è all’incirca 16 miliardi di Euro. Anche ipotizzando un premio del 20% per riuscire ad acquisirne il restante 16% (prima della soglia dell’OPA e, verosimilmente, della proposta di OPS da parte di UniCredit) parliamo di una valutazione di Commerzbank nell’ordine di 19-20 miliardi di euro, contro un patrimonio netto di quest’ultima di circa 25 miliardi di euro. Un buon affare dunque, a partire dal valore degli asset in palio.

UNICREDIT È GIÀ FORTE IN GERMANIA

In realtà poi UniCredi non ha soltanto beneficiato della sua mossa a sorpresa per il balzo del 15% che le azioni Commerzbank hanno fatto subito dopo l’annuncio, e nemmeno soltanto per la possibilità di esprimere immediatamente un nuovo management in Germania, già attivo nella gestione della divisione tedesca di UniCredit, quello di HypoVereinsBank (HVB), dopo che il vertice di Commerzbank aveva annunciato il suo prossimo ritiro. In realtà il ramo tedesco di UniCredit, la HVB (che conta per circa il 20% degli asset di UniCredit) mostra una redditività sul capitale investito del 20% contro quella del 7% di Commerzbank: dunque è verosimile pensare che il management tedesco della HVB, una volta al comando di Commerzbank possa raggiungere risultati decisamente migliori del pregresso nel gestirla.

LA POSSIBILITÀ DI UN’OFFERTA PUBBLICA DI ACQUISTO

Il vero asso nella manica di UniCredit consiste tuttavia nella possibilità di risultare credibile nel proporre, dopo che fosse riuscito ad acquisire altre azioni Commerzbank sino alla soglia dell’Offerta Pubblica di Acquisto (OPA), una fusione tra i due istituti, beneficiando dell’ottimo livello di capitalizzazione che ha accumulato, a fronte di multipli decisamente inferiori di capitalizzazione della Commerzbank, dovuti alla minor capacità di esprimere crescita e profitti (oggi UniCredit può contare su una redditività sostenibile dell’ordine di 10 miliardi l’anno).

LE ALTRE CANDIDATE DEL RISIKO BANCARIO

Il punto che risulta più interessante però non è sapere se una banca italiana riuscirà a vincere le resistenze sindacali tedesche nei confronti dell’acquirente o se riuscirà a mettere insieme in tempo un pacchetto di azioni che gli possa permettere di proporre la fusione, bensì il fatto che a livello più generale altri istituti non potranno che muoversi parimenti, a pena di non poter mantenere gli attuali livelli di capitalizzazione di borsa.

Parliamo ad esempio di una delle principali banche europee – il Credit Agricole– che già possiede una quota del 10% nel capitale del Banco BPM, piuttosto che del gruppo Unipol-BPE, che sembra candidato all’integrazione con il Monte dei Paschi di Siena. Così come la spagnola Santander che sembra pronta a digerire il boccone della francese Société Génerale.

Al momento le più grandi banche europee sono le seguenti:

  1. ING Bank
  2. Lloyds Banking Group
  3. Barclays Plc
  4. Groupe BPCE
  5. Societé Générale SA
  6. Deutsche Bank AG
  7. Banco Santander SA
  8. Crédit Agricole Group
  9. BNP Paribas SA
  10. HSBC Holdings PLC
  11. UBS Group
  12. UniCredit SpA
  13. Crédit Mutuel Group
  14. Intesa SanPaolo SpA
  15. Royal Bank of Scotland Group PLC
  16. Credit Suisse Group
  17. Banco Bilbao Vizcaya Argentaria
  18. Standard Chartered PLC
  19. Rabobank
  20. Nordea Bank.

GLI INGENTI INVESTIMENTI NECESSARI IN INTELLIGENZA ARTIFICIALE

La ragione della possibile corsa che potrebbe scatenarsi in Europa non sta peraltro soltanto nella ricerca di motivi per poter sostenere gli ingenti incrementi nella capitalizzazione di borsa degli istituti di maggiori dimensioni, bensì principalmente nella necessità di poter sostenere e “giustificare” gli ingenti investimenti nell’iper-digitalizzazione richiesti dall’introduzione delle nuove tecnologie legate all’intelligenza artificiale, essenziali per poter esprimere il massimo livello di competitività.

IL VALORE IN MLD DI $ DEGLI INVESTIMENTI IN ARTIFICIAL INTELLIGENCE DELLE BANCHE
A livello dimensionale infatti i maggiori istituti bancari del mondo (JPM, ICBC, BOFA, CCB, ABC, BOFC, HSBC, WELLS F., GOLDMAN S., MORGAN S.) non si trovano nell’Eurozona bensì in America e in Asia. Ed è evidente che costoro avranno, a bocce ferme, molto maggiori possibilità di evolvere nelle tecnologie innovative rispetto alle loro concorrenti europee.

Stefano di Tommaso

 




APPUNTI DI TRADING

N. 90 – sa 14 sett 2024

Operazioni in essere : venerdì 13 sett venduto 1 SETT MICRO DJ a 41200, ora con stop loss a 41700

Nota bene : invito i lettori a dirigere la propria attenzione alla rubrica dedicata al DOW JONES, rileggendo con pazienza anche la riproposizione di stralci della Lettera precedente. Questo Mercato tra 39993 e 41600 circa forse sta giocando una partita importante.

Se così fosse, prima di scegliere in che verso andare, dovrà sballottare gli operatori cercando di bruciare gli stop loss agli estremi di questo range.

GOLD DICEMBRE 24

Avevo scritto :

“Da metà agosto il grafico giornaliero di GOLD CASH espone uno zig zig erratico tra 2470, doppio minimo e 2530, triplo massimo e questo “ non trend” suggerisce di non operare. Deciderà da che parte uscire rispetto a questo range di soli 60 USD e rianalizzerò.”

GOLD sembra aver deciso di uscire al rialzo, non prima di aver “assaggiato” a 2485 la parte bassa del range 2470 – 2530 CASH

Sottolineo che nella settimana 9 – 13 settembre GOLD ha rotto i top “piatti” delle tre settimane precedenti tracciando una grande barra di 100 usd ( 2485 – 2586 CASH )

Dopo questa uscita escludo assolutamente di vendere; non vi sarebbe alcun livello oggettivo di stop loss.

Posso stare fuori, oppure inserire un acquisto nella fascia da 2530 a 2485 CASH, con stop loss a 2470 CASH.

Attendo l’eventuale ritracciamento.

SILVER DICEMBRE 24

Nell’ultima settimana è volato da 27,70 a 30,92 con una salita di 11,6 %.

Ingestibile.

Segnalo che ha rotto dopo 15 settimane la linea di top calanti

32,51

31,75

30,18

e questo è un segnale oggettivo di ritrovata forza.

E’ ragionevole che il livello di 28,57 circa da tetto sia divenuto supporto, con possibilità di un long in tale area con stop loss pari al recente minimo di 27,69.

Vedremo se scenderà a tale livello.

DOW JONES INDU CASH

Due clienti – lettori mi hanno chiamato mercoledì sera quando DOW JONES CASH è sceso a 39993, per poi schizzare rapidamente in alto, chiedendo se ero contento che avesse raggiunto il supporto indicato nella N. 89 ( anche se non avvenuto già alla apertura di lunedì 9.9 )

Sì e no.

Fa piacere aver ipotizzato un livello di supporto che poi scatena una inversione così ampia, ma la facilità con cui DOW JONES tra merc 11 e ven 13 ha ripercorso al contrario tutta la settimana 2 – 6 settembre riagganciando la più volte citata trend line da 28660 ( ott 2022 ) mi impressiona non poco.

Invito a rileggere quanto avevo scritto ( non annoiatevi, tornerà utile ai lettori pazienti ):

“DJ continua a sentire molto la forza di attrazione della nota trend line tracciata dal minimo di ott 2022 , il cui ritracciamento al 50 % è stato sfiorato una sola volta in ott 2023 e mai più avvicinato…………………..

Potrebbe bastare per fermarsi, ammirare le indubbie qualità estetiche di questo doppio massimo e tornare un po’ indietro.

…………………….mi chiedo se l’outside rialzista di agosto possa scatenare, come nei casi evidenziati in giallo un importante movimento ( rialzista ), oppure se la eventuale, ora quasi non immaginabile, rottura del minimo di 38499 sia il vero punto di interesse.”

e infine :

la situazione attuale di DOW JONES secondo me è molto particolare e questo indice deve sbrigarsi a riavvicinare la trend line tracciata da ott 2022.

Ritengo che abbia a disposizione solo 4 – 6 giorni; se ci riuscirà, forse sarà riuscito ad annullare un pattern veramente brutto.

Diversamente, se la discesa partita mart 3 settembre ( lu 2 sett U.S.A. chiuso per Labour Day ) proseguisse oltre mart 10 – merc 11 settembre, ritengo probabile una accelerazione al ribasso. Fuori dalla Lettera, che è settimanale, cercherò in qualche modo di gestire giorno per giorno questo quadro per profittarne, ma ovviamente esprimere una strategia che possa reggere da lu 9 a ve 13 sfiora l’impossibile.

………………………………..Quella che segue è una osservazione molto personale, che non ha conseguenze operative per la Lettera :

il livello di circa 40000 DJ CASH è già un primo ostacolo alla discesa e, se questo Mercato vorrà complicare il quadro grafico al massimo livello, potrebbe :

già lu 9 settembre aprire alle 15.30 ora italiana in gap down intorno a 40000, indugiare brevemente intorno a tale livello e poi salire fino a 41000 – 41500 durante la settimana 9 – 13 settembre, per poi scendere, anche pesantemente.

Ma sarebbe un disegno veramente dispettoso.”

Purtroppo DOW JONES, con 2 gg di ritardo rispetto alla mia ipotesi, ha toccato 39993 cash e, come fulminato da tale livello, è schizzato su oltre 41500, chiudendo venerdì sera ai massimi.

E’ stato peggio che dispettoso.

La Lettera ha venduto venerdì 13 pomeriggio 1 SETTEMBRE MICRO DJ a 41200, ora con stop loss a 41700

Se in settimana la vendita non verrà stoppata, verrà rollata entro gio 19.9 sul contratto dicembre che vale circa 400 punti in più.

Infatti ven 20.9 scadrà il contratto di sett 2024.

Il Mercato è salito anche ( poco ) oltre 41500 CASH e ha chiuso ai massimi, andando una ennesima volta a riagguantare la trend line.

Francamente, dopo che DOW JONES sta sballottando nelle due direzioni, con outside mensile rialzista in agosto e con outside settimanale rialzista il 9 – 13 settembre, se poi dovesse rompere al ribasso 39993 prima e 38499 poi, smonterebbe qualsiasi manuale di analisi tecnica.

Immagino che non lo farà, ma mi limito a tenere lo stop loss a 41700 e non aggiungo altri ordini di vendita.

Stiamo a vedere.

NASDAQ 100 CASH

Prosegue la sua debolezza rispetto a DOW JONES.

Mentre DJ continua a riagguantare la trend line martellando l’area 41500, NAS 100 segna massimi decrescenti, pur con barre giornaliere di percentuale pericolosa, come nell’outside rialzista di merc 11.9

Mi concentro quindi su DJ.

Leonardo Bodini

 




L’EUROPA IN RECESSIONE

In Germania le statistiche sembrano una cosa seria e, giustamente, generano scalpore: la produzione industriale da maggio 2024 a luglio 2024 è stata inferiore del 2,7% rispetto ai tre mesi precedenti. A giugno 2024 la produzione erea aumentata dell’1,7% rispetto a maggio 2024 dopo la revisione dei risultati preliminari (valore preliminare: +1,4%). Rispetto a luglio 2023, la produzione di luglio 2024 è stata tuttavia inferiore del 5,3%. In Italia tutto tace al riguardo ma è noto che molte imprese italiane sono fornitrici di quelle tedesche, soprattutto nell’industria dell’auto, che sta travolgendo l’economia tedesca. Dispiace doverlo ammettere, ma il nostro sistema-paese arranca molto più di quanto al Forum Ambrosetti si sia disposti ad ammettere!

 


LA DOPPIA VERITÀ DELL’INFLAZIONE…

E’ probabilmente (quasi) vero che l’inflazione sia in calo, quantomeno nelle componenti dei prezzi industriali e in quelle energetiche, dal momento che il petrolio resta debole, apparentemente sulla scia di attese di una domanda calante. Un’altra teoria invece segnala un forte intervento del governo americano per calmierare i prezzi sino alle elezioni presidenziali. Dopodiché ci sarebbe da attendersi un rialzo dell’oro nero, sempre che a quel punto sinanco gli USA non entrino in recessione.


IL PREZZO DEL GREGGIO NELL’ULTIMO ANNO
Tuttavia l’inflazione dei prezzi continua a correre per tutta una serie di altri beni e servizi che non vengono considerati nel paniere ISTAT ma che tuttavia colpiscono non poco il potere d’acquisto dello stipendio medio nazionale, rimasto più o meno inchiodato ai livelli pre-covid.

Sull’aumento dei prezzi c’è dunque una doppia verità:

  • ad Agosto l’indice della domanda dei prezzi al consumo in Italia, al lordo dei tabacchi, sarebbe aumentato dello 0,2% su Luglio e dell’1,1% su base annua, in discesa dal +1,3% di Luglio (dunque al di sotto del target 2%);
  • ma nella classifica dei rincari dei principali beni e servizi la medesima ISTAT riferisce che a Luglio le vacanze all’estero hanno subìto aumenti del 18,8% sul mese precedente. I pacchetti vacanza in Italia sono invece cresciuti “solo” del 14,5%. E’ divenuto più caro il trasporto marittimo: +11,4%, seguìto dagli stabilimenti balneari e dalle piscine, con un +10% sul mese precedente. I biglietti aerei intercontinentali invece sono saliti “appena” dell’8,5% ( ! ). Per non parlare del costo di una stanza per gli universitari: lievitato del 7% a Luglio e del 27% rispetto a un anno fa.


…E QUELLA DEL POTERE D’ACQUISTO

Secondo l’Istat, nel primo trimestre del 2024 il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente del 3,3%, lievemente frenato dall’aumento dei prezzi al consumo (+0,2% la variazione congiunturale del deflatore implicito dei consumi delle famiglie). Aggiunge inoltre che prosegue anche la ripresa della propensione al risparmio delle famiglie: aveva toccato il suo minimo storico nell’ultimo trimestre del 2022 mentre nei primi tre mesi del 2024 è aumentata di 2,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, attestandosi al 9,5%.

L’OCSE ha tuttavia chiarito che in Italia -oggi all’ultimo posto della classifica Ocse- a Luglio il potere d’acquisto era più basso del 6,9% rispetto a quello del 2019, mentre nella media nei paesi OCSE esso è aumentato nel quinquennio del 2%. Dunque il potere d’acquisto del cittadino italiano ha perduto, rispetto a quello medio dei cittadini OCSE, la bellezza del 9% ! Il Censis peraltro concorda, indicando in uno spannometrico 10% medio la riduzione del potere d’acquisto degli italiani.

LA RECESSIONE NEGATA

Nonostante dunque la propaganda mediatica, secondo T ROWE PRICE nel 2024 l’Europa dovrà probabilmente attraversare qualche trimestre di crescita negativa, o perlomeno stagnante. La durata di questo periodo dipenderà da diversi fattori, ma lo scenario più probabile è che l’Eurozona subisca una recessione di lieve o media entità prima di tornare a crescere verso la fine del prossimo anno. Non si può tuttavia escludere il rischio di un periodo di stagnazione più prolungato, specialmente se la politica monetaria della Banca centrale europea (BCE) dovesse rimanere troppo rigida troppo a lungo.

L’indice Pmi manifatturiero in Eurozona ad Agosto si attesta a 45,8 punti, stesso valore di luglio, ma occorre notare: sotto la al di sotto della soglia di non cambiamento di 50 sin da luglio 2022. Lo segnala S&P Global. Sono state le due più grosse economie, Germania e Francia, a frenare maggiormente i risultati complessivi di agosto, con peggioramenti dell’indice manifatturiero in ambedue i Paesi.


IL RAPPORTO DRAGHI

Non per nulla Mario Draghi, incaricato dalla Presidenza della Commissione Europea sta cercando di trasmettere ai Commissari un senso di “urgenza” della necessità di agire e avrebbe detto di avere gli “incubi” a pensare cosa potrebbe essere dell’economia europea se non si agirà subito. Il suo rapporto, che potrebbe essere presentato al collegio dei commissari di mercoledì 11 settembre o addirittura lunedì 9, si sviluppa in cinque capitoli: produttività, riduzione delle dipendenze, clima, inclusione sociale.

In tutto si propongono ricette per dieci settori economici, con raccomandazioni specifiche per ciascuno di essi. Tra le priorità da affrontare ci sarebbero i rischi al rialzo per i prezzi dell’energia. In proposito il quotidiano tedesco Die Zeit indicava la scorsa settimana come nel secondo trimestre 2024, per la prima volta in 2 anni, l’Unione Europea abbia importato dalla Russia (tramite la Turchia) più gas (12,7 miliardi di metri cubi) che dagli USA (12,3). L’intento politico è tuttavia quello di eliminare completamente le importazioni e dunque non è improbabile un rialzo dei prezzi già in Autunno.


Draghi si concentra poi sul ritardo dell’UE nell’innovazione, nel mercato dei capitali, nelle regole della concorrenza e negli aiuti di Stato (a lungo termine chiaramente non più sostenibili), sulla coesione, sul divario delle competenze necessarie, sugli investimenti per la difesa, e sulla disoccupazione, che viene indicata come la principale causa della povertà. Quel che ne discende è un pericolosissimo calo della competitività delle imprese europee. Non per nulla si sta riducendo il loro peso su quello totale globale, come si può leggere nel grafico:


L’INTERVENTO DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA

Anche la BCE sembra pronta ad intervenire per prevenire il peggio: il prossimo Giovedì 12 Settembre taglierà il tasso di deposito di 25 punti base (portandolo al 3,25%) e di nuovo prevede di farlo a Dicembre, secondo la maggioranza degli economisti intervistati da Reuters.

Sebbene il dato statistico sull’inflazione (formalmente al 2,2% in Agosto, ai minimi da tre anni) e il rallentamento della crescita dei salari abbiano aperto la strada a un nuovo allentamento della politica monetaria, gli economisti hanno mantenuto da aprile le attese di un totale di soli tre tagli quest’anno. Ma i mercati -più preoccupati- prezzano invece quattro tagli, tenendo conto del fatto che la recessione è ben più che una possibilità.

Il problema principale resta peraltro quello della disponibilità di credito, oggi fortemente ridotta, come si può leggere dal grafico Bloomberg qui riportato:


LE CONSEGUENZE SUI MERCATI FINANZIARI

Ovviamente ciò che concerne di più gli investitori è la salute dell’economia americana, molto migliore di quella europea. Ma anche il resto del mondo costituisce motivo di preoccupazione sui mercati. Lo spettro della recessione può significare una decisa riduzione delle prospettive di profitto per molte grandi imprese, soprattutto quelle del settore tecnologico.


Queste ultime oggi sono al centro di speculazioni circa la correttezza delle stime dei loro redditi futuri, principalmente a causa della forte concentrazione dei loro ricavi verso altre imprese dello stesso settore.

Non va meglio peraltro per le imprese di medie dimensioni, rappresentate a Wall Street nell’indice Russell 2000, come si può leggere dal grafico qui riportato, costantemente al ribasso rispetto all’indice generale SP500 :

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 89 – sabato 7 settembre  2024

Operazioni in essere : nessuna

Nota : nella precedente N.88 avevo inserito il seguente ordine : vendo 1 MICRO DIC GOLD a 2560 con stop loss a 2580

Alle ore 14.35 di ve 6 settembre GOLD dicembre ha registrato 2559,80 e poi è sempre sceso fino a circa 2525. Ordine ovviamente non eseguito. Qualcuno certamente mi ha visto.

Prego di leggere con grande attenzione la rubrica su DOW JONES; mi è costata grande fatica, è certamente complessa e deriva dalla percezione che la discesa iniziata mart 3 settembre potrebbe essere diversa dalle precedenti.

GOLD DICEMBRE 24

GOLD è forte e le crepe inizierebbero solo sotto :

– 2353 cash, che fu il minimo della Week 90 dal terzo minimo in area 1616 nell’autunno 2022
– 2277 cash che è il più basso dei tre minimi registrati in maggio – giugno 2024

Potrei acquistare una eventuale, poco probabile, discesa in area 2400 GOLD CASH circa con stop loss 2353 GOLD CASH,

oppure

vendere in area 2530 cash ( 2560 contratto dicembre ) con stop loss 2580 DIC FUT, per finanziare un acquisto anche più alto di 2400 cash.

Da metà agosto il grafico giornaliero di GOLD CASH espone uno zig zig erratico tra 2470, doppio minimo e 2530, triplo massimo e questo “ non trend” suggerisce di non operare.

Deciderà da che parte uscire rispetto a questo range di soli 60 USD e rianalizzerò.

Non è chiaro se GOLD potrà avere una funzione di rifugio a fronte di fatti bellici.

Non vorrei invece che una discesa più robusta dell’azionario U.S.A. facesse liquidare un po’ di profitti sul GOLD per fare cassa e fronteggiare eventuali “MARGIN CALL”

Comunque, anche personalmente, non venderò sotto 2500 del future dicembre.

SILVER DICEMBRE 24

Da tempo è molto più debole di GOLD, ma non diviene per questo motivo completamente decorrelato.

Continuo a osservare se SILVER ritornerà tra il top di marzo ( 25,77 cash ) e quello di febbraio ( 23,50 cash )

Questo intervallo potrebbe consentire l’avvio di LONG con rischio controllato.

L’ultimo top di 30,18 è stato troppo lontano dai precedenti a 32,51 e 31,75 ed avrebbe richiesto quindi uno stop loss eccessivo per aprire una posizione al ribasso.

Bisogna attendere.

DOW JONES INDU CASH

Avevo scritto :
“DJ continua a sentire molto la forza di attrazione della nota trend line tracciata dal minimo di ott 2022 , il cui ritracciamento al 50 % è stato sfiorato una sola volta in ott 2023 e mai più avvicinato.

Una vendita appare a rischio controllato non sotto 40700 – 41000 di DJ CASH. Serve un rimbalzo del 3 %. Non pochissimo.

DJ è riuscito a salire da 38499 a 41585 in sole 19 sedute da lu 5 ago a ven 30 ago, riportandosi ai massimi, ancora una volta ( poco ) sopra la trend line settimanale da ott 2022, tracciata molto tempo fa dal minimo di 28660.

Potrebbe bastare per fermarsi, ammirare le indubbie qualità estetiche di questo doppio massimo e tornare un po’ indietro.”

Avevo anche annunciato la presenza di :

“ un grafico a candele mensili con evidenza in giallo degli outside.

Sono solo 5 in quasi 60 mesi, tutti, salvo dic 2021, forieri di ampi movimenti.

Quindi mi chiedo se l’outside rialzista di agosto possa scatenare, come nei casi evidenziati in giallo un importante movimento ( rialzista ), oppure se la eventuale, ora quasi non immaginabile, rottura del minimo di 38499 sia il vero punto di interesse.”

Allegata alla presente N. 89 trovate nuovamente il grafico con i dati del 30 agosto.

NOTA BENE

La situazione attuale di DOW JONES secondo me è molto particolare e questo indice deve sbrigarsi a riavvicinare la trend line tracciata da ott 2022.

Ritengo che abbia a disposizione solo 4 – 6 giorni, se ci riuscirà, forse sarà riuscito ad annullare un pattern veramente brutto.

Diversamente, se la discesa partita mart 3 settembre ( lu 2 sett U.S.A. chiuso per Labour Day ) proseguisse oltre mart 10 – merc 11 settembre, ritengo probabile una accelerazione al ribasso.

Immagino che la FED non gradisca una simile evoluzione e non escludo che si faccia sentire entro pochi gg, se essa giudica preoccupante questo pattern grafico, come io lo sto giudicando ora.

Fuori dalla Lettera, che è settimanale, cercherò in qualche modo di gestire giorno per giorno questo quadro per profittarne, ma ovviamente esprimere una strategia che possa reggere da lu 9 a ve 13 sfiora l’impossibile.

Ciò nonostante, mantenendo, ammesso che si riesca, un profilo prudente, la Lettera da lu 9 sett inserirà i seguenti ordini :

– vendo 1 SETTEMBRE MICRO DJ A 41200 con stop loss a 41700
e
– vendo 1 secondo SETTEMBRE MICRO DJ alla rottura del minimo del giorno in cui venisse effettuata la vendita a 41200, sempre con stop loss a 41700
e
– solo dopo che il minimo di 40297 DJ CASH, oppure un minimo più basso che vedremo entro mart 10 settembre, avrà retto per almeno 3 giorni, verrà inserita la vendita di 1 SETTEMBRE MICRO DJ in rottura di tale minimo; in tale caso lo stop loss non potrà essere fissato a 41700, livello troppo lontano e quindi oneroso, ma dovrò valutare quale sia l’ultimo top significativo; potrebbe essere il top della settimana 9 -13 settembre che sarà stato registrato prima di questa seconda vendita.

Per il principio inderogabile di questa Lettera, che rende infinitamente più difficile scriverla, anche questo stop loss verrà inserito contestualmente all’ordine di vendita, come sempre è avvenuto.

Ricordo ai lettori che il contratto future MICRO DJ vale solo 0,5 USD quindi si tratta di 40300 circa x 0,5 USD = USD 20150

Quella  che  segue  è una osservazione molto personale, che non  ha conseguenze operative per la Lettera :

il livello di circa 40000 DJ CASH è già un primo ostacolo alla discesa e, se questo Mercato vorrà complicare il quadro grafico al massimo livello, potrebbe :

già lu 9 settembre aprire alle 15.30 ora italiana in gap down intorno a 40000, indugiare brevemente intorno a tale livello e poi salire fino a 41000 – 41500 durante la settimana 9 – 13 settembre, per poi scendere, anche pesantemente.
Ma sarebbe un disegno veramente dispettoso.

NASDAQ 100 CASH

Come sopra esposto, ho concentrato su DOW JONES le mie analisi e non inserirò ordini sul NAS 100.

Segnalo comunque che :

– viaggia a velocità estrema sia al rialzo ( avidità ? ) che al ribasso ( qualche dubbio sulla sostenibilità dei price earning ? )
– è ormai molto lontano dal top di 20691 e quindi qualsiasi vendita esporrebbe a stop loss oltre il 10 %
– la rotazione dei ribassi tra i MAGNIFICI 7, oppure 6, oppure 5 sta proseguendo, ma il grande W. Buffet ne possedeva uno solo e sta facendo cassa, da par suo, vale a dire solo durante i rimbalzi, come sembra sia avvenuto da lu 19 a ve 30 ago, anche perché gli servono parecchie legioni di controparti per smaltire quello che gli aggrada, senza provocare il crollo della quotazione.

Vediamo insieme se invece il calo dell’ultima settimana è solo uno dei tanti e mi sto preoccupando per niente.

Leonardo Bodini