APPUNTI DI TRADING

N. 85 – sabato 20 luglio 2024

 

Operazioni in essere : merc 22.5 comprato 1 JULY COTTON a 79 e ven 31.5 comperato il secondo JULY COTTON a 77, con roll over eseguito martedì 11.6 vendendo 2 july a 73.20 e comprando 2 december a 72,61 – a causa della inversione di volumi sulle due scadenze. Entrambi i contratti acquistati mantengono stop loss a 70, che è stato sfiorato molte ( troppe ) volte.

Ve 19.7 è stato venduto per chiudere a 2424,30 il contratto AGO MICRO GOLD comperato lu 17.6 a 2330 con un utile di ( 2424,30 – 2330 = 94,30 ) x 10 usd = 943 usd = euro 865

Finalmente un profitto, dopo troppo tempo.

GOLD OTTOBRE 24

Segnalo che il contratto ago sta per andare in consegna, quindi eseguirò le prossime operazioni sul contratto ottobre, che vale 23 – 24 usd in più.

So bene che sarà più liquido il contratto dicembre, ma quota un prezzo di 47 – 48 usd più di GOLD CASH e ciò disturba i miei calcoli.

Passerò da ottobre a dicembre fra due mesi circa, oppure se i volumi del contratto ottobre saranno pericolosamente modesti.

Avevo scritto :

“Voglio restare in questo movimento al rialzo più a lungo possibile, in quanto l’ipotesi di vedere una inversione al ribasso intorno a 2450 circa è solo una eventualità, mentre è oggettivo che :

– il livello di 2277 – 2287 è ora divenuto importante;
– GOLD CASH ha rotto il top del precedente mese di giugno e ciò significa forza;
– la settimana scorsa ha provato a scendere, ma solo di 45 usd da 2401 fut a 2356 fut, per poi invertire con violenza.

Eventualmente giunto a tali prezzi, alzerò lo stop loss al minimo dei due gg precedenti ad ogni giorno. Lo stop loss diviene quindi scorrevole, solo verso l’alto.

L’importanza dell’area 2431 – 2450 ( doppio massimo ) sta crescendo e un eventuale fallimento della rottura verso l’alto potrebbe far cambiare idea al Mercato, con una discesa anche di rilievo.

Aggiungo che mi farebbe piacere che GOLD CASH registrasse un doppio massimo intorno 2450 e poi scendesse, possibilmente rompendo 2277 cash.”

Riepilogo per i lettori il contegno che ho tenuto nel trading settimanale della Lettera N. 84 :

GOLD AGO FUT è salito fino a 2488,40 – livello toccato merc 17.7

Ogni giorno ho alzato lo stop della mia operazione al rialzo al minimo dei due giorni precedenti e quindi alla sera di gio 18.7 il livello era divenuto 2429,90 pari al minimo di mart 16.7.

Ve 19.7 GOLD AGO FUT, dopo una discesa notturna da circa 2445 a 2426, alle 8.20 del mattino, orario in cui diviene operativa la S.I.M., era già sotto 2429,90 e quindi ho venduto al meglio realizzando il prezzo di 2424,30 con un utile di ( 2424,30 – 2330 = 94,30 ) x 10 usd = 943 usd = euro 865.

In realtà lo scopo dell’acquisto eseguito un mese fa a 2330 era di accumulare un profitto per affrontare il costo di uno stop loss ( che avevo ipotizzato probabilmente ampio ) per una vendita intorno a 2450, eventuale doppio massimo.

GOLD è andato un po’ troppo oltre, ma soprattutto ha perso 90 usd in poche ore.

Mi renderà quindi impegnativo aprire la desiderata operazione al ribasso.

Se la discesa continuasse per altri 90 usd, sarei indotto a comprare, prima della desiderata vendita, ma vedremo insieme…………………..

La presenza di un triplo minimo tra 2277 cash e 2294 cash mi invita ad inserire la seguente operazione :

Compero, sin dal mattino di lu 22.7, 1 OTT MICRO GOLD FUT a 2340 e 1 OTT MICRO GOLD FUT a 2320 , entrambi con stop loss a 2290.

SILVER SETTEMBRE 24

Avevo scritto :

“La salita verticale sopra 25,77 fino a 32,51 è stata ritracciata oltre la metà, giù fino a 28,57 La salita da 21,93 a 32,51 ( intero movimento ) è di usd 10,58 e il ritracciamento da 32,51 a 28,57 è del 37,2 %

Siamo in zona Fibonacci …..Probabile una spinta in su e poi vediamo se SILVER è così cortese da scendere dove posso affrontare il rischio di acquisto.

SILVER mi ha sentito e, da par suo, ha invertito al rialzo ed è salito con velocità pari ad un multiplo di GOLD.

Anticipo ai lettori che vi sono segnali temporali di possibile inversione tra lu 22 luglio e venerdì 2 agosto, con impulsi in area 32,50 – 33, per vendere in forza ( aggiornamento : il livello alternativo di questi segnali è tra 26 e 27, per comprare in debolezza )

Si tratterebbe di un doppio massimo, troppo alto per i miei gusti, poco agevole per mettersi al ribasso. Mi servirebbe un doppio top calante, ben sotto 32,51.

e infine : ……………non appare acquistabile, salvo inserire uno stop loss sotto 28,57 – troppo ampio.”

Cosa è successo dopo aver scritto queste righe, nelle Lettere da N. 80 a 84 ?

– SILVER CASH è salito da 28,57 fino a gio 11.7 a 31,75 ( fatto doppio top calante, ben sotto 32,51 )
– è sceso ieri a 28,87 e così offrirebbe la possibilità di acquistare senza che lo stop loss di 28,57 sia troppo ampio, ma la recente debolezza di SILVER mi induce a preferire un acquisto su GOLD e, semmai, cercare una vendita in forza su SILVER.

La discesa è stata molto rapida e non ho avuto il tempo di vendere, ma l’analisi sembra buona, anche se al momento non ho ancora in tasca nessun utile.

DOW JONES INDU CASH

DOW JONES, dopo una lunga dormita, mentre NAS 100 si impennava, ha ritrovato grande forza ed è salito ad un nuovo top assoluto a 41376, talmente lontano dal minimo della W 90 di 39037, da rendere antieconomico ( stop loss di almeno 41376– 39037 = 2339 pari al 6 per cento ) effettuare una vendita in una poco probabile inversione.

Segnalo che DOW CASH nella W 91 ( una settimana di ritardo ) ha infine raggiunto la trend line che parte da ott. 2022 a 28660, mentre nella W 92 ha fatto una sfuriata al rialzo, per poi chiudere sotto la citata trend line che sembra guidare DOW JONES da quasi due anni.

Se deve rovinare i risparmiatori, dovrebbe nelle prossime settimane rompere il minimo della W 90 ( 39037 ) e generare una delusione collettiva.

Se la rottura di 39037 si verificasse, l’obiettivo della discesa diverrebbe ambizioso, non escludendo di tornare al top del luglio 2023 intorno a 36000.

NASDAQ 100 CASH

NAS 100 ha registrato l’ennesimo nuovo top assoluto a 20691 e poi ha picchiato duramente con discesa di circa 1200 punti pari al 6 %.

Non è stato un massacro dal punto di vista grafico come ci fu in aprile, quando la discesa da 18300 circa fino a 16973 in pochi gg ruppe il minimo di 12 settimane.

Ho segnato in giallo le settimane rotte in un attimo a metà aprile.

Ricorderete che la Lettera rinunciò allora ad incassare un profitto potenziale dalla rottura di 17900 NAS FUT per restare nella presunta tendenza, sbagliando strategia, con stop in pareggio.

Nella settimana 22 – 26 luglio ho un segnale che invita a vendere un rimbalzo a 20500 cash ( avrei uno stop loss gestibile a 20691 ) oppure a comprare intorno a 19000 – 18500 cash, purtroppo senza uno stop loss basato scientificamente, salvo che dopo lu 29.7, una volta conosciuto il range 22 – 26 luglio.

Proverò a gestire quotidianamente questi livelli di interesse, senza poterli inserire nella Lettera, che è settimanale.

COTTON DEC FUTURE

Ho cancellato con righe rosse sul grafico i dati non rilevanti in quanto riferiti al contratto luglio che era in consegna e contratto ottobre che non ha mai scambiato volumi veri.

COTTON resta fermo, evidentemente deve decidere.

Le settimane da 8 a 19 luglio sono caratterizzate da uno dei range più contenuti che si siano visti su questo Mercato.

Una eventuale rottura al rialzo del top di 73 della settimana 15 – 19 luglio andrebbe seguita con un acquisto, da raddoppiare sopra 75,84 – top della settimana in cui avevo calcolato un segnale di tempo.

Ma devo ricordare che la Lettera è già al rialzo con un contratto dic 24 al costo di (79 – 0,59 ) 78,41 e un contratto dic 24 a ( 77 – 0,59 ) 76,41

Entrambi in forte perdita in % se venisse centrato lo stop loss che resta a 70 per entrambi i contratti.

Lo stop loss è stato nuovamente sfiorato a 70,21 merc 10.7, a 70,38 ve 12.7 e infine a 70,54 ve 19.7 – tira brutta aria.

Certamente COTTON vuole stancare.

Il caro amico, che da mesi ha una rilevante posizione al rialzo, non si diverte.

Ha tutta la mia comprensione.

NOTA FINALE

Qualche lettore ha manifestato il desiderio di leggere uno scritto più interventista.

Posso solo seguire la mia natura e le occasioni che vedo; molte certamente mi sfuggono, ma ricordo che il trading si fa anche rinunciando a intervenire tutte le volte che manca un pezzo sulla scacchiera.

Per l’azionario U.S.A. temo vi siano alcune ombre.

Osserviamo insieme se venisse rotto il minimo della W 90 da ott. 2022 su DOW JONES.

NAS 100 lo ha rotto ieri ve 19 luglio, ma sembra non interessare a nessuno.

Leonardo Bodini




IL PIVOT

La traduzione letterale di questo termine usato spesso sui mercati è il “picco”. I mercati finanziari hanno cioè corso davvero tanto nella prima parte dell’anno e adesso sembrano però giunti al capolinea, non tanto in funzione di un quadro di fondo peggiorato (per il momento -almeno oltreoceano- non lo è affatto, mentre per l’Europa sicuramente c’è qualche problema in più) bensì per le normali prese di beneficio che rendono cicliche le oscillazioni dei mercati e per la sempre più instabile situazione politica dell’intero Occidente. I mercati inoltre scontano già i ribassi dei tassi d’interesse che le banche centrali, a partire da Settembre, dovrebbero praticare diffusamente, ma devono fare i conti con la resilienza dei tassi d’interesse a lungo termine, dominati dalla grande necessità di collocare titoli del debito pubblico un po’ dappertutto nel mondo.


PRIMA DELL’ATTENTATO


Il quadro generale dei mercati finanziari occidentali appariva sino ad oggi fin troppo roseo, alimentando di conseguenza la sensazione di un’ascesa indefinita delle quotazioni, alimentate anche dalla grande liquidità che ha spinto gli investitori a restare “investiti” anche in presenza di una parziale riduzione della quota investita nei titoli delle “magnificent seven”. I mercati hanno atteso a lungo un recessione che si è manifestata soltanto settorialmente e -tutto sommato— in minima parte solo in Europa. La piccola ripresa della disoccupazione in America, comunque vicina ai minimi storici di sempre, non ha tuttavia preoccupato nessuno, anche perché mitigata dalla quasi certezza di un taglio dei tassi d’interesse americani entro Settembre, che dovrebbe smuovere al ribasso anche tutte le altre principali banche centrali.

COSA CAMBIA OGGI

Poi è arrivato l’attentato a Trump, un evento sul quale molti avrebbero tutto sommato già scommesso nel recente passato, ma che adesso c’è stato davvero e che sancisce inevitabilmente una linea di demarcazione con il passato: la fine del “fair play” nella politica americana (il confronto degli ideali e delle ideologie) e l’avvio di un’epoca più violenta, nella quale i poteri forti appaiono pronti a commettere qualsiasi efferatezza pur di raggiungere i loro obiettivi. Prima dell’attentato si poteva sperare che la politica di una parte si potesse confrontare con quella dell’altra parte, mentre da oggi si confronta direttamente con pallottole e sangue.


In altre parole: Trump questa volta l’ha scampata, ma ci riuscirà anche la prossima? Chi non lo vuole al governo del mondo è riuscito a tenerlo sotto schiaffo per i 4 anni della sua presidenza con il processo “russia gate”, poi è riuscito a fargli votare contro anche i morti e pochi giorni fa a farlo condannare in un processo penale la cui sentenza è soltanto sospesa. La lotta per il potere si fa dunque sempre più estrema e, come sempre in questi casi, per il momento rischia di prevalere l’incertezza. Forse il “Trump Trade”, cioè la bonanza che dovrebbe riguardare i titoli azionari grazie alle politiche fiscali tipiche del partito repubblicano (meno tasse e meno burocrazia) arriverà dopo le elezioni (cioè a Novembre) il cui esito, per mille motivi, appare tutt’ora imprevedibile. Adesso è caos.

LA PRUDENZA ORA PREVALE

Cosa può significare per i mercati questo evento così tragico, insieme con la considerazione che possa costituire soltanto l’inizio di un’era politica travagliata per l’intero Occidente? Probabilmente, occorre dirlo, niente di buono. Eppure i recenti dati sul calo dell’inflazione hanno fatto riprendere la speranza che a breve le banche centrali non solo abbasseranno i tassi, ma potrebbero anche allentare il cordone della liquidità. In questa situazione, gli investitori professionali hanno semplicemente trovato razionale ruotare i loro portafogli riducendo la quota di investimenti allocata sulle azioni delle grandi multinazionali tecnologiche (anche per poter prendere beneficio dei giganteschi guadagni in conto capitale che queste ultime hanno potuto regalare loro) e delle istituzioni finanziarie.

Di seguito l’andamento per settore di appartenenza dei titoli europei inseriti nell’indice STOXX 600, che indica un’attesa di rialzi dei prezzi dell’energia. Tipica di situazioni di guerra e di incertezza politica.


LA GRANDE ROTAZIONE DEI PORTAFOGLI

I mercati hanno segnato una ripresa generale degli investimenti sui titoli a reddito fisso, iniziando a muoverne leggermente al ribasso i rendimenti impliciti, sebbene permangano forti dubbi sulla “tenuta” dei debiti sovrani. Gli investitori hanno impiegato parte del denaro disinvestito dai titoli delle grandi “big tech” riscoprendo le public utilities, i titoli azionari a minore capitalizzazione e gli asset alternativi come i metalli preziosi o le commodities. Uniche eccezioni relative a questa grande rotazione dei portafogli sono stati i titoli “energetici”, che hanno invece continuato la loro corsa, e le azioni delle grandi società produttrici di armamenti, la cui performance -con il riarmo generale in corso dell’intero pianeta- non accenna affatto ad essere in procinto di terminare.


La rotazione dei portafogli ha sicuramente interrotto la corsa dell’indice generale della borsa americana SP500 (arrivato a superare le più rosee previsioni dell’anno con 5 mesi d’anticipo), ma non ha tuttavia impedito all’indice Nasdaq di toccare nuovi record, anche perché la grande liquidità disponibile ha impedito, sino ad oggi, grandi oscillazioni dei mercati. Una situazione di liquidità apparentemente destinata a durare ancora a lungo, dal momento che permane una stasi del settore immobiliare e molte banche che ne hanno finanziato grossi investimenti appaiono ancora in difficoltà monetaria. Le banche centrali dovranno dunque continuare con la politica delle “eccezioni” allo scopo di evitare di togliere loro ossigeno.

IL DUBBIO RELATIVO AI PROFITTI AZIENDALI

Unico vero punto di domanda, fino al giorno precedente l’attentato a Trump, erano le aspettative relative alla prosecuzione della grande stagione dei profitti: in presenza di un rallentamento dell’economia globale (peraltro salutare entro certi limiti) la domanda che si pongono tutti era se essa avrebbe potuto continuare, regalando nuovi massimi ai listini di borsa. Il rischio percepito era che una possibile recessione del 2025 arrivi spingere al ribasso -oltre che i consumi- anche la redditività delle imprese.


Il cigno nero di quanto è accaduto l’altro ieri invece ci consegna una realtà ancora più dubbiosa, non troppo diversamente da ciò che succede sui mercati quando il quadro geopolitico globale entra in una fase di crisi acuta: gli investitori cercano di accumulare più liquidità e rinviano a tempi più sereni gli investimenti maggiormente rischiosi, accumulano inoltre scorte di materie prime ed energia, metalli e beni rifugio. La stessa cosa presumibilmente sta per accadere oggi: quando si esaspera lo scontro tra fazioni opposte per la conquista delle posizioni di potere al governo di una nazione come quella americana, allora la prudenza prevale sull’entusiasmo, il la cautela sull’ottimismo.

IL PIVOT DEI TASSI D’INTERESSE

Non a caso poi l’esasperazione dello scontro politico arriva proprio a ridosso del possibile “pivot” (cioè il picco) dei tassi d’interesse federali: storicamente tutte le volte che hanno superato un picco i mercati hanno poi iniziato ad arretrare e si è manifestata una recessione, come si può ben leggere dal grafico qui sotto riportato.


In più questa volta l’America – già coinvolta più o meno direttamente in un paio di guerre (Ucraina e Medio Oriente) e sull’orlo di nuovi scontri nel sud-est asiatico e in Africa, oggi si riscopre vulnerabile, probabilmente incapace di piegare gli eventi della politica alle pianificazioni di chi già comanda davvero e domani vorrebbe continuare a farlo, ma si trova invece a dover fare i conti con una diversa volontà popolare, molto lontana nelle sue aspirazioni più recondite rispetto a quanto lungamente pianificato in precedenza.

COME NEL 2023

E’ dunque probabile che i mercati, tanto per i massimi recentemente raggiunti quanto per i timori di guerra civile, recessione ed eccesso di debito, stavolta inizino a veder prevalere le prese di beneficio e la ricerca di una maggior prudenza, perciò scendendo per eventualmente rischiare di continuare anche in buona parte della seconda metà dell’anno. Come peraltro è già successo nel 2023. Di seguito un grafico di confronto con l’anno precedente:


Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 84 – sabato 13 luglio 2024

 

Operazioni in essere : merc 22.5 comprato 1 JULY COTTON a 79 e ven 31.5 comperato il secondo JULY COTTON a 77, con roll over eseguito martedì 11.6 vendendo 2 july a 73.20 e comprando 2 december a 72,61 – a causa della inversione di volumi sulle due scadenze. Entrambi i contratti acquistati mantengono stop loss a 70

Lu 17.6 comperato 1 AGO MICRO GOLD a 2330 , ora con stop loss alzato a 2370

GOLD AGOSTO 24

GOLD ha trovato una base ( ricordo che 2287 dista poco dal minimo precedente di 2277 registrato il 3.5 in caduta violenta dal primo top di 2431 ) nella zona 2280

Gold ha sfiorato questi recenti minimi e la Lettera ha comperato 1 AGO MICRO GOLD a 2330 , ora con stop loss a 2370.

Perché non incassare sùbito un profitto di circa 70 punti ( x 10 usd = 700 usd ) ?

Voglio restare in questo movimento al rialzo più a lungo possibile, in quanto l’ipotesi di vedere una inversione al ribasso intorno a 2450 circa è solo una eventualità, mentre è oggettivo che :

– il livello di 2277 – 2287 è ora divenuto importante;
– GOLD CASH ha rotto il top del precedente mese di giugno e ciò significa forza;
– la settimana scorsa ha provato a scendere, ma solo di 45 usd da 2401 fut a 2356 fut, per poi invertire con violenza.

Ho calcolato un ciclo di tempo, constatando che scadeva gio 11.7, in cui GOLD CASH ha segnato un range ampio da 2371 fino al top di 2424; devo quindi osservare l’uscita da questo range ogni giorno.

Poiché la Lettera è settimanale, sin dal primo mattino di lu 15.7 alzerò lo stop loss a 2370 GOLD FUTURE AGO e provo ad accompagnare la salita fino a circa 2450 fut

Eventualmente giunto a tali prezzi, alzerò lo stop loss al minimo dei due gg precedenti ad ogni giorno.

Lo stop loss diviene quindi scorrevole , solo verso l’alto.

L’importanza dell’area 2431 – 2450 ( doppio massimo ) sta crescendo e un eventuale fallimento della rottura verso l’alto potrebbe far cambiare idea al Mercato, con una discesa anche di rilievo.

Aggiungo che mi farebbe piacere che GOLD CASH registrasse un doppio massimo intorno 2450 e poi scendesse, possibilmente rompendo 2277 cash.

Se ciò avvenisse, sarà un processo lungo. L’inflazione è calata, non è scomparsa.

SILVER SETTEMBRE 24

Prima di riproporre integralmente il testo precedente, ancòra attuale, segnalo che dai minimi di febbraio 2024, mentre GOLD è salito da 1984 a 2450 ( + 23,5 % ) SILVER è salito da 21,93 a 32,51 ( + 48,2 % )

Non appare acquistabile, salvo inserire uno stop loss sotto 28,57 – troppo ampio.

Avevo scritto :

“La salita verticale sopra 25,77 fino a 32,51 è stata ritracciata oltre la metà, giù fino a 28,57 La salita da 21,93 a 32,51 ( intero movimento ) è di usd 10,58 e il ritracciamento da 32,51 a 28,57 è del 37,2 %

Siamo in zona Fibonacci

Probabile una spinta in su e poi vediamo se SILVER è così cortese da scendere dove posso affrontare il rischio di acquisto.”

SILVER mi ha sentito e, da par suo, ha invertito al rialzo ed è salito con velocità pari ad un multiplo di GOLD.

Ricordo a tutti che SILVER sta a GOLD come NAS 100 sta a DOW JONES

Veloci a salire, quanto a scendere………..

Anticipo ai lettori che vi sono segnali temporali di possibile inversione tra lu 22 luglio e venerdì 2 agosto, con impulsi in area 32,50 – 33.

Si tratterebbe di un doppio massimo, troppo “alto” per i miei gusti, poco agevole per mettersi al ribasso. Mi servirebbe un doppio top calante, ben sotto 32,51.

DOW JONES INDU CASH

Avevo scritto :
“La ridotta ampiezza del range della W 90 del 1 – 5 luglio ( 39037 – 39438 inside settimanale pari ad un modesto uno per cento ) mi consentirebbe una operazione a basso rischio solo se da lu 8.7 DOW JONES rompesse prima 39438 cash e poi generasse un outside sulla W 90 rompendo 39037.

Potrei in tal caso aprire uno short con stop loss sopra il top che avrà segnato ( oggi non conosciuto ), possibilmente contenuto.

Operazione da gestire giorno per giorno, impraticabile per questa Lettera settimanale.

Se, prima dell’eventuale rottura di 39000, DJ CASH non sarà salito troppo oltre 39438, certamente cercherò la vendita al generarsi di outside.”

DOW JONES invece ha trovato grande forza ed è salito ad un nuovo top assoluto a 40257, molto lontano dal minimo della W 90 di 39037, rendendo molto costoso ( stop loss di almeno 40257 – 39037 = 1220 pari al 4 per cento ) effettuare una vendita in una poco probabile inversione.

Segnalo che DOW CASH nella W 91 ( una settimana di ritardo ) ha infine raggiunto la trend line che parte da ott. 2022 a 28660.

Se deve rovinare i risparmiatori, dovrebbe nelle prossime settimane rompere il minimo della W 90 ( 39037 ) e generare una delusione collettiva.

Se la rottura di 39037 si verificasse, l’obiettivo della discesa diverrebbe ambizioso, non escludendo di tornare al top del luglio 2023 intorno a 36000.

NASDAQ 100 CASH

NAS 100 ha registrato l’ennesimo nuovo top assoluto a 20691

Dalla fine di aprile, in meno di tre mesi è salito del 22 % da 16973 a 20691

Gestibile ?

Difficilmente e solo con stop loss troppo ampi per il profilo conservativo di questa Lettera.

Cercherò il modo, ugualmente.

Segnalo che il top di marzo 2024 a 18464 è talmente lontano che da ora in poi si candida a supporto sempre più importante.

NAS 100, dopo sei settimane consecutive di massimi crescenti, non è acquistabile.

A venderlo, nemmeno ci penso, ma non per i presupposti di rialzo che ravvisavo nei metalli preziosi in gennaio – febbraio 2024.

Non si può vendere perché i flussi mondiali di denaro vanno in una percentuale elevata su 5 – 6 titoli del NAS 100 che quindi si impennano, apparentemente, all’infinito; non si va contro le onde del mare e nemmeno contro vento.

COTTON DEC FUTURE

Il mio fornitore di dati finalmente da ve 5.7 scarica i prezzi del contratto dicembre, quindi il grafico che viene allegato alla Lettera ritorna attendibile solo da ve 5.7, dopo circa un mese di dati viziati.

Ho cancellato con righe rosse sul grafico i dati non rilevanti in quanto riferiti al contratto luglio che era in consegna e contratto ottobre che non ha mai scambiato volumi veri.

COTTON si è quasi fermato, evidentemente deve decidere.

La settimana 8 – 12 luglio è caratterizzata da uno dei range più contenuti che si siano visti su questo Mercato.

Una eventuale rottura al rialzo del top di 71,96 della settimana 8 – 12 luglio andrebbe seguita con un acquisto, da raddoppiare sopra 75,84 – top della settimana in cui avevo calcolato un segnale di tempo.

Ma devo ricordare che la Lettera è già al rialzo con un contratto dic 24 al costo di (79 – 0,59 ) 78,41 e un contratto dic 24 a ( 77 – 0,59 ) 76,41

Entrambi in forte perdita in % se venisse centrato lo stop loss che resta a 70 per entrambi i contratti.

Lo stop loss è stato nuovamente sfiorato a 70,21 merc 10.7 e a 70,38 ieri ve 12.7

Sembra che COTTON voglia stancare.

Il caro amico, che da mesi ha una rilevante posizione al rialzo, è già stanco da un po’.

Ha tutta la mia comprensione.

 

Leonardo Bodini




COME SARÀ IL 2°SEMESTRE ?

Il semestre che è appena terminato ha regalato all’Europa una parvenza di ripresa economica e l’ennesimo record dei listini di borsa. Ma come sarà quello che è iniziato ? Molte previsioni sono state smentite e molti pronostici elettorali sono stati beffati. Sarà così anche per il resto dell’anno? L’Europa appare in politicamente in subbuglio e la campagna elettorale americana divide la nazione. La Russia appare sempre più vicina alla Cina e insieme questi due paesi sono sempre più presenti in Africa. Anche l’India prende le distanze dall’Occidente mentre si consolida la prospettiva di un nutrito numero di paesi pronti a fare un fronte alternativo all’ordine mondiale imposto dagli anglosassoni. L’economia ovviamente non è immune da questi profondi cambiamenti e, almeno in Occidente, appare sempre più finanziarizzata. Il che non lascia dormire sonni tranquilli perché l’ultima volta che era successa una cosa simile è poi arrivata la grande crisi di fiducia del 2008…


SODDISFAZIONI E DELUSIONI DEL 2024

L’anno 2024 (non a caso bisestile) si avvia a registrare una serie di anomalie, eccezionalità e imprevedibilità come non se ne vedevano da qualche tempo. Il suo primo semestre è riuscito a stupire tutti gli osservatori economici per il notevole numero di eventi inattesi: dalla guerra in Medio Oriente al rialzo dei tassi d’interesse, all’esplosione della liquidità dei mercati (nonostante il “tapering”) e alle grandi performances delle “magnifiche sette” della borsa americana sulla scia degli sviluppi dell’intelligenza artificiale, fino alla sonora sconfitta della NATO in Ucraina, al rialzo del prezzo del petrolio e altre materie prime, nonché alla caduta nel dimenticatoio di buona parte delle politiche che dovevano condurci alla grande transizione verde, un fenomeno che fino all’altro ieri riempiva la bocca di chiunque.


Il secondo semestre si preannuncia parimenti quantomeno non scontato, se non addirittura imprevedibile: restano incognite le conseguenze possibili delle recenti e prossime tornate elettorali, e risulta conseguentemente imprevedibile la sostenibilità delle grandi manovre di spesa pubblica annunciate dalle sinistre, promettenti ma difficili da finanziare, che saranno inevitabilmente accompagnate da altrettanto imprevedibili manovre delle banche centrali, le quali da un lato sono ancora alle prese con i residui dell’inflazione ma dall’altro lato restano decisamente preoccupate di poter garantire la stabilità del sistema finanziario e la sostenibilità dei debiti pubblici (due esigenze assai contrastanti tra loro).

LA SPESA PUBBLICA SARÀ SOSTENIBILE?

Proprio i temi sostenibilità (da quella ambientale a quella finanziaria, sino a quella sociale) potrebbero divenire dunque gli argomenti più controversi del semestre appena iniziato. La vittoria delle sinistre in Inghilterra e Francia (che peraltro contrasta con gli ottimi risultati della destra in Italia e Germania registrate alle recenti votazioni per il parlamento europeo) significa quasi soltanto una cosa: l’importanza basilare delle politiche di “welfare” (assistenza sociale) per una larga fetta delle fasce meno benestanti della popolazione, scontente del progressivo impoverimento che la svalutazione monetaria ha provocato loro.

E dove troveranno i governi le risorse aggiuntive per poter sostenere le nuove politiche di assistenza sociale? Almeno in Europa la risposta è quasi scontata: nel collocamento di ulteriori titoli rappresentativi dei debiti pubblici, ovviamente, che sarà possibile collocare sui mercati soltanto grazie ai supporti che verranno forniti loro dalle banche centrali. E quasi altrettanto certamente l’ulteriore indebitamento sarà piazzato soltanto a fronte di adeguati tassi d’interesse, ben al di sopra dunque dell’inflazione ufficialmente rilevata.

TASSI D‘INTERESSE ANCORA ELEVATI

Una dinamica che sosterrà i livelli dei tassi d’interesse “reali” (cioè quelli al netto dell’inflazione), i quali però toglieranno di fatto risorse all’industria -cioè all’economia reale- per regalarle alla finanza -cioè all’economia di carta-. L’Europa insomma -anche a causa di ciò- rischia di non risollevarsi tanto preso dal torpore economico che la affligge.

Se dunque è probabile da un lato che -inflazione permettendo- i tassi d’interesse praticati dalle banche centrali dovrebbero finalmente scendere nel secondo semestre del 2024, è altrettanto probabile che non potranno (o quasi) scendere invece i tassi d’interesse a medio e lungo termine che verranno riconosciuti ai sottoscrittori della grande mole di titoli di stato che l’intero Occidente si appresta ad aggiungere al totale del debito già esistente.

ANDAMENTO DEL TASSO D’INTERESSE BTP 10Y ITALIA

L’alternativa a tassi ancora più elevati dei titoli di stato non sarebbe migliore: essa vedrebbe costrette le banche centrali ad assorbire nei propri bilanci i titoli di stato non sottoscritti dai privati, ampliando di conseguenza l’offerta di moneta e ponendo le basi per una prosecuzione indefinita dell’inflazione dei prezzi.

L’INFLAZIONE SEMBRA CALARE MA LE SUE DETERMINANTI NO

Anche la sostenibilità dell’inflazione sarà con ogni probabilità un tema che rischia di tornare d’attualità, e non soltanto a causa del fatto che le banche centrali devono riuscire ad assicurare sufficiente ossigeno alle banche di credito ordinario. Una liquidità che sino ad oggi ha sostenuto le borse valori e i mercati finanziari in generale e che però ha anche alimentato la corsa dei prezzi dei metalli preziosi e di numerose altre “commodities” (alimentari e non). Il focus sull’inflazione rischia di spostarsi -nei prossimi mesi- soprattutto sui prezzi dell’energia, a partire da quelli di petrolio e gas, i quali mostrano dinamiche al rialzo.


Il petrolio per il momento è risalito sino quasi alla soglia psicologica dei 90 Dollari al barile (per attestarsi al momento poco sotto: a 84 Dollari). Il prezzo del gas è riuscito sino ad oggi a rimanere su livelli accettabili innanzitutto a causa dell’importante stoccaggio operato dai governi europei e poi anche in funzione del fatto che per il momento l’eccedenza generalizzata di sua estrazione in Russia, aggirando blocchi e sanzioni, in qualche modo è potuta arrivare ugualmente in Europa. Ma la situazione rischia di peggiorare con l’arrivo della stagione invernale e con l’insistenza da parte americana del rispetto delle sanzioni commerciali, che peraltro permetterebbe agli esportatori di oltreoceano di piazzare in Europa un maggior numero di navi gasiere.

Le tensioni sul fronte dei prezzi energetici sono dunque destinate a ripercuotersi (almeno in parte) sui costi di produzione industriale, così come quelli sul fronte delle derrate alimentari non potranno non avere conseguenze sui prezzi dei generi alimentari. Due elementi che lasciano pensare che dovremo convivere ancora a lungo con la “coda” dell’inflazione dei prezzi che pensavamo di aver definitivamente sconfitto. Senza poi considerare il fatto che è tutta da dimostrare la sostenibilità del permanere nel tempo di un elevato livello dei tassi d’interesse ”reali”, senza che questi arrivino a danneggiare seriamente lo sviluppo economico.


In America le nuove tecnologie sino ad oggi hanno operato in senso opposto, calmierando dunque l’inflazione dei prezzi e alimentando a sufficienza l’inseguimento dei prezzi al consumo da parte dei salari, mentre nel vecchio continente ciò non è successo, e non è un caso che siano di conseguenza tornati d’attualità sussidi e sostegni pubblici alle classi meno agiate. E i dazi europei alle importazioni dall’estremo oriente potranno di conseguenza soltanto accentuare il disagio alla popolazione che proviene dal mancato adeguamento dei salari al maggior costo della vita. Il divario dell’andamento delle economie tra le due sponde dell’Atlantico sembra perciò destinato ad accrescersi invece che a ridursi.

LA LIQUIDITÀ SOSTIENE LE BORSE

La stessa dinamica ha peraltro riguardato le borse valori: forte sino ad oggi è stata la divergenza tra l’andamento delle grandi multinazionali della tecnologia (le quali hanno sostenuto tutto il listino di Wall Street) e l’andamento delle borse europee. E forte rischia di rimanere anche nel prossimo futuro, a meno che la Banca Centrale Europea non arrivi a inondare l’euro-zona di grande liquidità, cosa che evidentemente darebbe molto spazio alla risalita dei valori azionari.

Facile dunque scommettere, ancora una volta, sul buon andamento delle borse valori a causa dell’importante liquidità che presumibilmente continuerà ad esserci. Ma questo è valido quasi soltanto per il prossimo futuro. Difficile invece fare previsioni per i mesi autunnali o invernali, le cui dinamiche dipenderanno parecchio ancora una volta dall’attutirsi (o meno) delle tensioni geopolitiche. Su cui risulta praticamente impossibile fare previsioni.

Stefano di Tommaso