APPUNTI DI TRADING

N. 83 – sabato 6 luglio 2024

 

Operazioni in essere : merc 22.5 comprato 1 JULY COTTON a 79 e ven 31.5 comperato il secondo JULY COTTON a 77, con roll over eseguito martedì 11.6 vendendo 2 july a 73.20 e comprando 2 december a 72,61 – a causa della inversione di volumi sulle due scadenze. Entrambi i contratti acquistati mantengono stop loss a 70

Lu 17.6 comperato 1 AGO MICRO GOLD a 2330 , ora con stop loss 2330, vale a dire in pari.

GOLD AGOSTO 24

Ripropongo il testo della N. 80, con aggiornamenti.

Avevo scritto :

“GOLD CASH, dopo aver fatto le montagne russe :

2431 12 aprile

2277 3 maggio

2450 20 maggio

2287 segnato due volte, ven 7 e lu 10 giugno,

potrebbe trovare una base ( ricordo che 2287 dista poco dal minimo precedente di 2277 registrato il 3.5 in caduta violenta dal primo top di 2431 ) nella zona 2280………………….”

Gold ha sfiorato questi recenti minimi e la Lettera ha comperato 1 AGO MICRO GOLD a 2330 , ora con stop loss esattamente al prezzo di ingresso.

Perché non incassare sùbito un profitto di circa 70 punti ( x 10 usd = 700 usd ) ? Voglio restare in questo movimento al rialzo più a lungo possibile, in quanto l’ipotesi di vedere una inversione al ribasso intorno a 2450 circa è solo una eventualità, mentre è oggettivo che :

– il livello di 2277 – 2287 è ora divenuto piuttosto importante,
– GOLD CASH ha rotto il top del precedente mese di giugno e ciò significa forza;
– il range di settimana scorsa è tutto al rialzo ( anche se dal top giornaliero precedente a ieri ve 5.7 sono già trascorsi 10 gg, ….. non pochi; infatti osserverete facilmente che le distanze tra i top di GOLD sul giornaliero difficilmente distano oltre 10 – 12 gg, quanto meno negli ultimi mesi )

Lo scopo è di arrivare nell’ area 2430 – 2450 GOLD CASH con un certo profitto per affrontare lo stop loss, che dovrà necessariamente essere piuttosto ampio, per una vendita in forza.

IMPORTANTE

La vendita andrebbe eseguita quando GOLD CASH fosse salito almeno a 2430 ( + USD 6 circa per il future agosto ); raggiunto quindi almeno 2430, piazzerò l’ordine di vendita sotto il minimo di ogni giorno precedente, per non uscire dall’eventuale trend rialzista, prima che GOLD lo decida.

L’importanza dell’area 2431 – 2450 ( doppio massimo ) sta crescendo e un eventuale fallimento della rottura verso l’alto potrebbe far cambiare idea al Mercato, con una discesa anche di rilievo.

Aggiungo che mi farebbe piacere che GOLD CASH registrasse un doppio massimo intorno 2450 e poi scendesse, possibilmente rompendo 2277 cash.

Se ciò avvenisse, sarà un processo lungo. L’inflazione è calata, non è scomparsa.

SILVER SETTEMBRE 24

Avevo scritto :

“La salita verticale sopra 25,77 fino a 32,51 è stata ritracciata oltre la metà, giù fino a 28,57 La salita da 21,93 a 32,51 ( intero movimento ) è di usd 10,58 e il ritracciamento da 32,51 a 28,57 è del 37,2 %

Siamo in zona Fibonacci

Probabile una spinta in su e poi vediamo se SILVER è così cortese da scendere dove posso affrontare il rischio di acquisto.”

SILVER mi ha sentito e, da par suo, ha invertito al rialzo ed è salito con velocità pari ad un multiplo di GOLD.

Ricordo a tutti che SILVER sta a GOLD come NAS 100 sta a DOW JONES

Veloci a salire, quanto a scendere………..

Anticipo ai lettori che vi sono segnali temporali di possibile inversione tra lu 22 luglio e venerdì 2 agosto, con impulsi in area 32,50 – 33.

Si tratterebbe di un doppio massimo, troppo “alto” per i miei gusti, poco agevole per mettersi al ribasso. Mi servirebbe un doppio top calante, ben sotto 32,51.

Ma forse potrei, ancora una volta, essere fortunato poiché, come GOLD, anche SILVER dista già 10 sedute dal top giornaliero precedente.

Quindi GOLD e SILVER potrebbero fare una discesa di 3 – 4 gg e poi spingere in alto fino a quanto piacerà loro.

DOW JONES INDU CASH

Avevo scritto :

“Mentre NAS 100 prosegue la sua salita, sostenuta veramente da pochi titoli, DOW JONES si muove in laterale senza avvicinare il top di 40077

Finalmente ho un segnale di tempo.

La settimana 1 – 5 luglio sarà la 90 esima dal minimo di ottobre 2022, pivot certamente di rilievo.

Venderei abbastanza volentieri intorno a 40000, top storico registrato in maggio, cinque settimane orsono.

Servirebbe una salita poco oltre il 2 %, niente di chè.

Ma i Mercati devono rendere dura la vita, soprattutto se preparano un movimento ampio.

Prima devono liberarsi dei passeggeri, poi il treno parte, con lievità. “

La 90 esima settimana è appena trascorsa, ma DOW JONES sembra addormentato, mentre NAS 100 è già 2000 punti ( + 11 %) oltre il top di marzo 2024, ciclo importante, che è stato sentito dal DJ, ma sbriciolato da NAS 100, con 5 titoli su 100 che, quasi da soli, gareggiano in salita e portano lo zaino degli altri 95.

Nuova economia ?

Nuovo paradigma ?

Vedremo.

La ridotta ampiezza del range della W 90 ( 39037 – 39438 inside settimanale pari ad un modesto uno per cento ) mi consentirebbe una operazione a basso rischio solo se da lu 8.7 DOW JONES rompesse prima 39438 cash e poi generasse un outside sulla W 90 rompendo 39037.

Potrei in tal caso aprire uno short con stop loss sopra il top che avrà segnato ( oggi non conosciuto ), possibilmente contenuto.

Operazione da gestire giorno per giorno, impraticabile per questa Lettera settimanale.

Se, prima dell’eventuale rottura di 39000, DJ CASH non sarà salito troppo oltre 39438, certamente cercherò la vendita al generarsi di outside.

NASDAQ 100 CASH

NAS 100 ha registrato l’ennesimo nuovo top assoluto a 20407 disegnando una candela tutta al rialzo………………………dopo aver registrato nella settimana 24 – 28 giugno un outside rialzista settimanale , rompendo prima al ribasso fino a 19472 NAS 100 CASH, per poi salire a 20017 fino a ve 28.6

Non pago, sempre ve 28.6, dopo aver segnato il nuovo top storico, NAS 100 CASH aveva tracciato un outside giornaliero ribassista da 20017 a 19665.

Vale a dire : butto fuori tutti, al rialzo e al ribasso, su base settimanale e poi giornaliera.

Gestibile ?

Difficilmente e solo con stop loss di almeno il 4 – 5 %; di certo 800 – 1000 punti sono troppi per il profilo conservativo di questa Lettera.

Cercherò il modo, ugualmente.

Mi dicono gli amici che i MAGNIFICI 7 sembrano essere rimasti non in 3 (NVIDIA, GOOGLE, MICROSOFT ) , ma in 5, quindi devo aggiungere APPLE e META.

Quindi sarebbero solo 95 e non 97 i titoli che dormono………..

Sempre tanti per un indice di 100.

COTTON DEC FUTURE

Il mio fornitore di dati finalmente si è svegliato e da ve 5.7 scarica i prezzi del contratto dicembre, che registra circa 20 – 25.000 scambi al giorno; risulta evidente perché questa Lettera lo utilizza.

Quindi il grafico che viene allegato alla Lettera ritorna attendibile solo da ve 5.7, dopo circa un mese di dati viziati.

Resta il fatto che questo Mercato, che ho affrontato da circa due mesi per richiesta di un caro amico di sempre, oltre a non essere adatto al profilo di questa Lettera, appare carico di una negatività veramente profonda.

La discesa da 103,80 di fine feb 2024 è giunta a 70,01; una ecatombe.

Un ottovolante, in % e in dollari.

Pertanto la Lettera ora ha un contratto dic 24 al costo di (79 – 0,59 ) 78,41 e un contratto dic 24 a ( 77 – 0,59 ) 76,41

Entrambi in forte perdita in %.

Lo stop loss resta a 70 per entrambi i contratti.

Segnalo che diventerei leggermente più confidente se il livello di 73,75 della settimana 1 – 5 luglio venisse rotto al rialzo, rottura da confermare sopra 75,84 – top della settimana in cui avevo calcolato un segnale di tempo.

Sembra velleitario ipotizzare una inversione di questo zombie, dopo la forte debolezza delle sedute recenti, ma ricordiamoci che il trend settimanale è in discesa da 103,80 e quello mensile è in discesa da 155,95

COTTON appare veramente vivere i SALDI ESTIVI ……………

 

Leonardo Bodini

 

 




IL TRIONFO DELLE BIG TECH

I mercati finanziari stanno vivendo una sorta di dorato crepuscolo, una situazione quasi surreale che potremmo facilmente scambiare per un’aurora, nel quale tuttavia a fare affari d’oro sono state sino ad quasi soltanto le imprese più tecnologiche, le multinazionali degli armamenti, le banche e le assicurazioni. L’intelligenza artificiale sta dunque sortendo l’effetto di polarizzare il mondo: da un lato le imprese che potranno beneficiarne massicciamente e dall’altro tutte le altre.

 

L’AMERICA CORRE IL RESTO DELL’OCCIDENTE NO

Dal punto di vista geografico l’Europa arranca e si non si unifica, l’Asia tende ad allontanarsi sempre più dal vecchio sistema di potere anglosassone e l’America del nord continua a guadagnare più di tutti. In questo periodo infatti ”gli USA sono l’unica economia del G20 a registrare una crescita che eccede i livelli pre-pandemici” (sono parole pronunciate lo scorso 27 Giugno da Kristalina Georgieva, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale). Indubbiamente i grandi investimenti nelle innovazioni hanno fatto la differenza!

Gli USA sono tuttavia anche l’unica tra le grandi economie del pianeta a mantenere il livello dei tassi d’interesse (attualmente al 5,25%-5,50%) ben al di sopra dell’inflazione dei prezzi (oggi al 2,5-2,6%). Questo divario (i c.d. tassi d’interesse “reali”) di quasi 3 punti percentuali ha scopi sin troppo evidenti: formalmente tenere a bada un’inflazione “appiccicosa” cioè che non scende facilmente, ma anche e soprattutto quello di attrarre capitali dal resto del mondo per finanziare il deficit strutturale della bilancia dei pagamenti e aiutare il Tesoro americano a collocare quella montagna di titoli di stato che serve a finanziare il deficit federale crescente.

Gli USA sono anche la patria delle più grandi multinazionali al mondo e delle imprese con le tecnologie più avanzate, due caratteristiche essenziali per poter beneficiare e fare lauti profitti dalla bonanza derivante dall’impiego dell’intelligenza artificiale.

I GIGANTI TECNOLOGICI CONTROLLANO TUTTO

Quei giganti della tecnologia sono anche i nuovi padroni del mondo occidentale e i principali a condizionare pesantemente l’economia, la finanza e sinanco le la politica. Non c’è da stupirsi se poi in borsa sono gli unici titoli che continuano a correre, favoriti peraltro dalla grande liquidità che caratterizza i mercati finanziari d’oltreoceano.

Nonostante i continui record accumulati dai mercati borsistici gli investitori non mollano e continuano a scommettere sulle magnifiche “sette sorelle” (una volta erano chiamate così le grandi compagnie petrolifere, oggi invece sono le c.d. “Big Tech”)perché essi sanno benissimo che, ancora per un po’, i profitti li fanno e li faranno quasi soltanto queste ultime.

Le stesse Big Tech forniscono ai militari le tecnologie di ultima generazione, mandano in orbita satelliti che controllano ogni cosa e vendono alle pubbliche amministrazioni i software capaci di organizzarle. Insieme a loro sono schierate le grandi banche d’affari e i grandi fondi d’investimento, che si estendono in buona parte del mondo condizionando i mercati finanziari e le valutazioni di borsa.

Molti poi sospettano che le medesime tengano anche libro paga i grandi burocrati del pianeta, tra i quali anche numerosi banchieri centrali. Questi ultimi continuano a gridare “al lupo, al lupo!” per l’inflazione, ma aprono i cordoni della borsa per monetizzare i debiti pubblici, propagando di fatto un Quantitative Easing che doveva invece essere un Tapering.

SUPERVALUTAZIONI? QUANTO VALE IL POTERE DELLE BIG TECH ?

Le valutazioni delle Big Tech sono sì sempre più folli, ma, visto che oramai condizionano anche le istituzioni finanziarie, occorre chiedersi: quanto vale il loro potere? A ben vedere, esso è proprio ciò che esprimono trasformandolo in lauti e crescenti profitti. Non stupisce perciò che siano cresciute assai poco le quotazioni di quasi tutte le altre grandi imprese dell’indice Standar&Poor 500 (se si escludono quelle delle “Magnifiche Sette”) nonché quelle delle altre principali borse valori.

Ci si è a lungo chiesti se la fantastica stagione borsistica appena conclusa avrebbe alla lunga determinato un maggior appetito degli investitori per le altre 493 imprese dell’indice S&P500. Cioè delle altre grandi imprese escludendo le ”Big Tech”. Ma non è successo. E rischia di non accadere ancora per un bel po’.

IL MONDO SI POLARIZZA

I motivi sono numerosi. Eccone alcuni:

  • Innanzitutto i tassi non accennano a scendere, dunque il costo del denaro resta elevato e scoraggia le imprese che producono meno “cassa” dall’investimenti che potrebbero permettere la loro crescita
  • poi la “ripresa selettiva” che il mondo sta vivendo non premia molto i titoli petroliferi ed energetici, nè le cosiddette “Big Pharma” e nemmeno le banche
  • Infine il “Green Deal” sembra oramai agli sgoccioli a ragione del fatto che gli incentivi pubblici per sostenerlo non possono essere troppo generosi.

I timori peraltro di nuovi conflitti bellici alimentano la paura di altri rincari delle materie prime (tra le quali quelle “energetiche”). Si tratta di un rischio concreto che potrebbe far rialzare la testa all’inflazione. Anche per questo i tassi d’interesse restano elevati, premiando le imprese più capitalizzate e penalizzando quelle indebitate. I titoli di stato fanno sempre più fatica a trovare compratori e dunque devono tenere elevati i tassi d’interesse a lungo termine, che poi sono quelli che determinano la valutazione di tutte le “altre” imprese.

LA FINANZA ”SUCCHIA” I PROFITTI INDUSTRIALI

Una situazione ideale per alimentare i profitti anche nel settore finanziario, nonché possibili squilibri sul mercato valutario : nel prossimo futuro il dollaro americano non potrà che continuare ad apprezzarsi, impedendo di fatto al resto del mondo di abbassare i tassi d’interesse. I quali a loro volta “succhiano” risorse al mondo produttivo.

Anche per questi motivi l’Europa difficilmente troverà nuovi spunti per riavvicinarsi ai ritmi americani. Oltre al fatto che le toccherà finanziare una guerra per procura della NATO. Poca rilevanza avranno al riguardo i sommovimenti politici: le borse non potranno che continuare a esaltare le “Big Tech”, fornitrici anche della componente più pregiata degli armamenti: l’intelligenza.

La situazione in corso può forse favorire talune esportazioni dell’Italia, dove operano molte piccole imprese di nicchia, ma poche di queste riusciranno a trovare i capitali per crescere perchè resta il fatto che gli investitori stranieri appaiono mal disposti ad investire in un paese che ha ancora un sistema giudiziario sesquipedale e incapace di tutelarli da truffe e aggressioni, a partire dalle beffe della della pubblica amministrazione.

L’unica speranza sono le “matricole” (cioè le imprese che per la prima volta si affacciano sui mercati dei capitali), spesso anche in Europa sono delle vere e proprie perle di tecnologia e innovazione che poi -se riescono a crescere- invariabilmente prendono il volo verso il resto del mondo e che, alle valutazioni oggi implicite nelle quotazioni delle piccole e medie imprese quotate in Borsa, appaiono un vero e proprio affare!

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 82 – sabato 29 giugno 2024

 

Operazioni in essere : merc 22.5 comprato 1 JULY COTTON a 79 e ven 31.5 comperato il secondo JULY COTTON a 77, con roll over eseguito martedì 11.6 vendendo 2 july a 73.20 e comprando 2 december a 72,61 – a causa della inversione di volumi sulle due scadenze. Entrambi i contratti acquistati mantengono stop loss a 70

Lu 17.6 comperato 1 AGO MICRO GOLD a 2330 , ora con stop loss 2290

GOLD AGOSTO 24

Ripropongo il testo della N. 80, con aggiornamenti.

Avevo scritto :

“GOLD CASH, dopo aver fatto le montagne russe :

2431 12 aprile

2277 3 maggio

2450 20 maggio

2287 segnato due volte, ven 7 e lu 10 giugno,

potrebbe trovare una base ( ricordo che 2287 dista poco dal minimo precedente di 2277 registrato il 3.5 in caduta violenta dal primo top di 2431 ) nella zona 2280.

Poiché questo Mercato si trova molto sopra la fascia 2146 – 2050 nella quale ritengo possibile acquistarlo con basso rischio, posso accettare un tentativo di acquisto a questo prezzo “alto” solo se sfiorasse i recenti minimi, inserendo uno stop loss molto contenuto.”

Gold ha sfiorato questi recenti minimi e la Lettera ha comperato 1 AGO MICRO GOLD a 2330 , ora con stop loss a 2290

Nella settimana 24 – 28 giu GOLD si è mosso poco, registrando un minimo di 2293 cash e 2304 AGO FUT

La eventuale rottura del top settimanale di 2340 cash ( 2351 ago fut ) potrebbe essere usata per raddoppiare la posizione LONG, ma questa Lettera non inserisce tale ordine in quanto :

– La settimana 24 – 28 giugno ha dimensione di 47 usd, non poco e tale dovrebbe essere la dimensione minima dello stop loss nel caso di acquisto in rottura di 2351
– L’obiettivo della salita ex ante non consente di rispettare il criterio di reward / risk di almeno 3 volte
– Infine la Lettera tuttora è esposta ad un rischio di perdita nella posizione rialzista di 2 contratti COTTON e non intendo alzare la rischiosità totale.

Lo scopo è di arrivare nell’ area 2400 – 2450 GOLD CASH con un certo profitto per affrontare lo stop loss, che dovrà necessariamente essere piuttosto ampio, per una vendita in forza.

IMPORTANTE

La vendita andrebbe eseguita quando GOLD CASH fosse salito almeno a 2430 ( + USD 11 circa per il future agosto ); raggiunto almeno 2430, piazzerò l’ordine di vendita sotto il minimo di ogni giorno precedente, per non uscire dall’eventuale trend rialzista, prima che GOLD lo decida.

L’importanza dell’area 2431 – 2450 sta crescendo e un eventuale fallimento della rottura verso l’alto potrebbe far cambiare idea al Mercato, con una discesa anche di rilievo.

Aggiungo che mi farebbe piacere che GOLD CASH registrasse un doppio massimo intorno 2450 e poi scendesse, possibilmente rompendo 2277 cash.

Se avvenisse, sarà un processo lungo. L’inflazione non è scomparsa.

SILVER SETTEMBRE 24

SILVER traccia movimenti di ampiezza 2 – 3 volte rispetto a GOLD, mai in conflitto.

Vale anche per SILVER l’auspicio di assistere ad un doppio massimo ( molto ) più basso di 32,51 e poi una discesa violenta che riporti almeno al top di marzo 25,77 usd, ritenendo difficile ritornare al top di febbraio 23,50

La salita verticale sopra 25,77 fino a 32,51 è stata ritracciata oltre la metà, giù fino a 28,57

La salita da 21,93 a 32,51 ( intero movimento ) è di usd 10,58 e il ritracciamento da 32,51 a 28,57 è del 37,2 %

Siamo in “zona Fibonacci”

Probabile una spinta in su e poi vediamo se SILVER è così cortese da scendere dove posso affrontare il rischio di acquisto.

Ripropongo parte del testo della N. 80

“……………………………..Ricordando che non ritengo prudente acquistare sopra la fascia da 25 a 23,50 – posso solo monitorare.
Si tratta di prezzi molto lontani, ma la recente discesa da 32,51 cash a 28,73 è avvenuta in pochi gg, dal 20.5 a giovedì 13.6 – l’altro ieri – ed essa corrisponde a ben 3,78 usd per oncia ; se la ruotiamo sul pivot 28,73 otteniamo 24,95 – che è l’inizio dell’area di acquisto.

Poco probabile, ma quando, meno di 30 gg orsono, SILVER CASH giunse a 32,51 – gli esperti iniziavano a pronosticare il ritorno del cambio GOLD / SILVER a 50

Siamo a 2348 / 29,62 = 79

Nessun commento.”

DOW JONES INDU CASH

Mentre NAS 100 prosegue la sua salita, sostenuta veramente da pochi titoli, DOW JONES si muove in laterale senza avvicinare il top di 40077

Finalmente ho un segnale di tempo.

La settimana 1 – 5 luglio sarà la 90 esima dal minimo di ottobre 2022, pivot certamente di rilievo.

Venderei abbastanza volentieri intorno a 40000, top storico registrato in maggio, cinque settimane orsono.

Servirebbe una salita poco oltre il 2 %, niente di chè.

Ma i Mercati devono rendere dura la vita, soprattutto se preparano un movimento ampio.

Prima devono liberarsi dei passeggeri, poi il treno parte, con lievità.

NASDAQ 100 CASH

NAS 100 ha registrato l’ennesimo nuovo top assoluto a 20017 – solo 37 ticks oltre il top precedente.

Ha anche disegnato un outside rialzista settimanale , rompendo prima al ribasso fino a 19472 NAS 100 CASH, per poi salire a 20017 ieri ve 28.6

Non pago, sempre ve 28.6, dopo aver segnato il nuovo top storico, NAS 100 CASH ha tracciato un outside giornaliero da 20017 a 19665.

Vale a dire : butto fuori tutti, al rialzo e al ribasso, su base settimanale e poi giornaliera.

Gestibile ?

Difficilmente e solo con stop loss di almeno il 4 – 5 %; di certo 800 – 1000 punti sono troppi per il profilo conservativo di questa Lettera.

Cercherò il modo, ugualmente.

Aggiungo che i MAGNIFICI 7 sembrano essere rimasti in 3 (NVIDIA, GOOGLE, MICROSOFT )

Gli altri 97 titoli ondeggiano.

COTTON DEC FUTURE

Il mio fornitore di dati purtroppo sta rincorrendo i roll over con la imperizia di un dilettante ed ora scarica i prezzi del contratto ottobre, che registra 40 – 50 scambi al giorno, quindi non è adatto al trading, ma solo a chi utilizza la materia prima, per tessere la maglia o consegnare il cotone.

Segnalo appena che il contratto dic 2024 registra circa 20 – 25.000 scambi al giorno e quindi vi risulta evidente perché questa Lettera lo utilizza.

Pur essendo storpio, tale grafico viene allegato alla Lettera, non disponendo di altro.

Il contratto dicembre 2024 già da lu 10.6 aveva volumi di scambio maggiori del luglio e per tale motivo avevo eseguito il roll over da contratto luglio a dicembre il successivo 11.6

Resta il fatto che questo Mercato, che ho affrontato da circa due mesi per richiesta di un caro amico di sempre, oltre a non essere adatto al profilo di questa Lettera, appare carico di una negatività veramente profonda.

La discesa da 103,80 di fine feb 2024 è giunta a 70,01; una ecatombe.

Nel frattempo COTTON è salito a 83,19 e poi sceso a 70,01.

Un ottovolante, in % e in dollari.

Pertanto la Lettera ora ha un contratto dic 24 al costo di (79 – 0,59 ) 78,41 e un contratto dic 24 a ( 77 – 0,59 ) 76,41

Entrambi in forte perdita in %.

Lo stop loss resta a 70 per entrambi i contratti.

Avevo scritto nella N. 81 :

“Segnalo che nei prossimi gg vi è un segnale in base al quale COTTON è attratto dal prezzo di due terzi del top di 103,80 – vale a dire 69,20 che è sotto allo stop loss da tempo inserito.”

Nella settimana 24 – 28 giu COTTON invece di scendere a 69,20 e stopparmi, è salito fino a 75,84 del DIC FUTURE e quindi il segnale di inversione esprimerebbe una potenziale vendita.

La chiusura bassa di ve 28.6 , secondo i testi di analisi tecnica, confermerebbe un sintomo di debolezza.

Ma devo ricordare che siamo poco sopra il livello di 72 ( vecchio minimo di 48,35 moltiplicato 1,5 ) e pertanto ritengo che questo livello – pur già ecceduto fino a 70,01 – potrebbe infine reggere.

Se ben ricordate, il primo ordine che ho inserito su COTTON fu un acquisto a 72 che non fu eseguito, salvo poi venire di molto ecceduto fino a 70,01

Segnalo che diventerei leggermente più confidente se il livello di 75,84 top della settimana di presunta inversione, verrà rotto al rialzo

Diventerei molto più confidente se venisse rotto al rialzo il livello di 83,13 top di maggio, mese in cui mi attendevo inversione del trend, mentre il minimo è stato pesantemente ecceduto in giugno.

Leonardo Bodini




CRESCE IL RISCHIO DI UNA CRISI DI FIDUCIA IN EUROPA

La scorsa settimana abbiamo osservato le prime avvisaglie della crisi di fiducia che può cogliere gli investitori sui mercati europei a seguito di importanti sommovimenti politici. Il caso della Francia ha fatto scuola. Ma i mercati non hanno ancora affrontato seriamente la sostenibilità del debito pubblico, che riguarda più o meno tutto l’Occidente e in particolare quello americano il quale, dagli attuali quasi 40mila miliardi (al debito “ufficiale” di circa 34mila ci sono da aggiungere ancora 4 Mila miliardi di dollari), si stima che correrà verso i 50mila miliardi in soli quattro anni (cioè gli anni di mandato del prossimo inquilino della Casa Bianca), mentre il prodotto interno lordo degli USA per la stessa data è stimato a 33mila miliardi dai 28mila miliardi di dollari di PIL previsti per la fine di quest’anno.

IL PROBLEMA DEI TITOLI DI STATO AMERICANI

L’esigenza di piazzare sul mercato i titoli del debito pubblico che si approssimano alla scadenza nonché quelli ulteriori per sostenere il debito aggiuntivo fa sì che i tassi del principale titolo di stato a 10 anni americano (il Treasury Bond 10 Y) stiano attualmente crescendo (oggi siamo al 4,3%, cioè 40 punti base sopra al titolo decennale italiano) e non è difficile comprendere che, se anche la banca centrale U.S.A. (la FED) dovesse decidersi presto ad abbassare i tassi d’interesse che può controllare direttamente, molto più complesso sarebbe per Janet Yellen, a capo del tesoro americano, portare verso il basso i rendimenti dei titoli di stato.

Per farlo dovrebbe chiedere alla FED di acquistarne sul mercato aperto grandi quantità, oltre a quelli che già compera per sostenere le attuali emissioni, ingigantendo parecchio il proprio attivo patrimoniale (oggi lo sta riducendo). La Yellen conosce bene la situazione e infatti al momento sta virando verso una strategia di emissioni di titoli di stato prevalentemente a breve termine, almeno fino a quando le acque dei tassi d’interesse non si saranno calmate.

L’INFLUENZA DEI TASSI SUL CAMBIO DEL DOLLARO

Questo però ci lascia supporre che i tassi d’interesse americani, almeno quelli a lungo termine (che poi sono quelli che contano di più tanto per la salute dell’economia quanto per le valutazioni delle imprese), resteranno probabilmente molto in alto ancora molto a lungo. Cosa che tiene elevato il cambio del Dollaro e deprime le economie dei Paesi Emergenti, i quali hanno emesso buona parte del loro debito in Dollari e dunque con la svalutazione importano dell’inflazione.


L’inflazione è l’altra grande incognita sui mercati, dal momento che le sue ultime rilevazioni statistiche -per quanto deviate su panieri di beni poco rappresentativi della realtà quotidiana- sono comunque sembrate in discesa verso il tasso-obiettivo del 2% di tutte le principali banche centrali, ma nessuno ne è ancora davvero convinto. E poi nessuno vorrebbe dover affrontare ulteriori scivoloni del cambio verso il Dollaro, dal momento che le principali materie prime e l’energia si pagano ancora col biglietto verde.

L’INFLAZIONE NON È ANCORA DEBELLATA

Sintantoché l’inflazione non completerà la sua discesa è probabile che la FED attenderà ancora a tagliare i tassi e che anche tutti gli altri Paesi occidentali terranno i loro tassi in linea con quelli americani, affaticando l’economia reale e favorendo banche e finanza. Il problema però è che i tassi elevati nel lungo periodo generano a loro volta inflazione, così come l’intervento (forzoso) delle banche centrali a sostegno delle aste dei titoli di stato aiutano la svalutazione della moneta, cioè l’inflazione. Dunque non ci sarà troppo da stupirsi se l’inflazione continuerà ancora a lungo a erodere (seppur in misura ridotta) i risparmi della gente.


Ma non si vede come ci si potrà sottrarre al circolo vizioso del debito elevato senza riuscire a tagliare pesantemente la spesa pubblica, mentre oggi l’intero Occidente va nella direzione opposta: quella di incrementarla, con incentivi all’economia e con le maggiori spese militari. L’accumulo di debito pubblico rende però l’economia vulnerabile alle crisi di fiducia, in particolare quando il debito è soprattutto a breve termine e deve essere rifinanziato in continuazione.

IL RISCHIO DI RECESSIONE

Un’altra crisi di fiducia come quella del 2008 ma focalizzata sull’Europa farebbe innalzare (invece che ridurre) i tassi d’interesse, farebbe fuggire i capitali altrove e determinerebbe una riduzione dei depositi bancari e bloccherebbe la maggior parte degli investimenti. In una parola: provocherebbe una vera recessione, a differenza di quella parziale che ha investito nel 2023 solo una metà dell’Eurozona e solo per pochi mesi.

D’altra parte la settimana scorsa abbiamo toccato con mano che questa medesima crisi di fiducia potrebbe scatenarsi nella sola Europa continentale, anche solo per la mancata continuità della linea politica di un solo Paese. Quando il debito è al limite della sostenibilità essa può divenire una logica conseguenza di ogni possibile timore aggiuntivo.


Oggi al contrario sembra proprio che la recessione l’abbiamo scampata. L’Occidente cresce (poco) ma non arretra. Nemmeno la Germania, che sta facendo un grosso sforzo per riconvertire la propria industria automobilistica. Ma le attuali tendenze di fondo appaiono a tutti gli effetti insostenibili nel lungo termine. E l’Europa che cresce meno e cavalca meno le nuove tecnologie si mostra più vulnerabile, soprattutto nello scenario peggiore, quello di un’inflazione che non demorde e di una FED che di conseguenza persevera nei tassi alti. La cui conseguenza è un’ inevitabile deflusso di capitali verso l’America, a danno tanto dei paesi asiatici quanto di quelli europei.


Ora, chiarita la non semplice congiuntura, c’è da considerare quali possibili impatti possono avere queste macro variabili sui mercati finanziari. Come si può vedere dal grafico sopra riportato i deflussi di capitali comportano inevitabilmente una discesa dei corsi azionari. È anche ciò che è accaduto in Francia la scorsa settimana nonché quello che può accadere nel resto del mondo se il “super dollaro” continuerà ad imperversare. In questo caso ci sarebbero un vincitore (gli U.S.A.) e molti vinti (U.E. e Giappone, nonché molti emergenti).

L’IMPATTO SUI MERCATI

Ma una potenziale crisi di fiducia sulla tenuta del sistema finanziario occidentale nel suo complesso potrebbe fare peggio: se i pochi grandi titoli che sostengono le quotazioni del Nasdaq dovessero ridimensionarsi anche il principale indice azionario di Wall Street (l’SP 500) potrebbe cadere, mentre dal grafico sottostante si può chiaramente affermare che il contributo degli altri titoli industriali alla crescita delle quotazioni della borsa americana è stato quasi nullo.


Sino ad oggi tutto si è risolto piuttosto bene (compresa la crisi francese della settimana passata) grazie ad un’ottima liquidità generale e alla costante crescita dei profitti di molte società quotate che a sua volta beneficia dell’ottima crescita economica globale che si sta sviluppando nell’anno in corso. Lo sviluppo delle economie occidentali però è oggi alimentata soprattutto dall’aumento della spesa per armamenti, che è tutto a debito. Il problema è che siamo arrivati sempre più vicini al limite estremo della sostenibilità del sistema.

L’incremento incontrollato del debito rischia di portare le banche centrali a non poter orientare i tassi d’interesse e a non poter evitare un collasso dei cambi nei confronti del Dollaro americano. Questo scenario sarebbe nuovo, poiché dal punto di vista pratico non è mai successo prima. E’ l’esasperazione della logica del Quantitative Easing degli ultimi anni che fa pensare ai governi occidentali di poter esagerare a volontà. Difficile dire quanto sarà possibile pilotare il sistema verso spiagge più sicure. Ma oggi è più probabile lo scivolone dei mercati finanziari europei, i quali sono molto basati su floride attese dei principali istituti di credito.

E se l’Europa dovesse tornare in recessione la banca centrale non potrebbe che proseguire ad abbassare i tassi d’interesse, ma a quel punto molte nuvole nere si accumulerebbero sui bilanci delle banche, riducendone le quotazioni.

 

Stefano di Tommaso