APPUNTI DI TRADING

N. 79 – sabato 8 giugno 2024

Operazioni in essere : merc 22.5 comprato 1 JULY COTTON a 79 e ven 31.5 comperato il secondo JULY COTTON a 77, entrambi ora con stop loss a 70

GOLD AGOSTO 24

Dopo che nella settimana del top assoluto ha immediatamente tracciato un outside ribassista da 2450 a 2325, gold cash ha fatto 5 gg in laterale per seguire con altro outside ribassista da 2386 a 2286, tutto ieri ven 7.6

Dopo la chiusura oltre 1998 del 30 nov 2023 resta certamente forte, ma sta bruciando le dita a chi ha comprato dai primi gg di aprile in poi.

Ora dista circa 200 – 250 usd dall’area dove potrei iniziare gli acquisti ( 2146 – 2050 circa )

Basterebbero due gg come ven 7.6; ovviamente poco probabile.

SILVER LUGLIO 24

SILVER richiede pazienza, a costo di un lungo rinvio.

SILVER ha fatto un movimento al rialzo di 24,9 % dal 2 maggio ( 26,02 cash ) al 20 maggio ( 32,51 cash ) in sole 12 sedute.

Ieri ven 7.6 ha espresso la sua ferocia con un calo del 7,7 % in un giorno, da 31,54 a 29,12 usd, una delle barre giornaliere più estese da mesi.

Il range giornaliero rappresenta tutta la settimana.

Ricordando che non ritengo prudente acquistare sopra la fascia da 25 a 23,50 – posso solo monitorare.

DOW JONES INDU CASH

L’azionario U.S.A. è entrato nelle due settimane che, da tempo, ritengo meritino una attenzione maggiore.

Diversamente da NAS 100, DOW JONES ha solo intaccato il top di marzo 2024 ( ciclo 180 mesi ) di 39889, registrando 40077, ma si tratta di 0,5 % , nulla al momento.

Nella recente settimana 3 -7 giugno la spinta verso l’alto è stata contenuta ; vediamo se il 10 – 14 giugno riesce ad avvicinare almeno il livello di 40000, per una eventuale vendita in forza, con stop loss limitato.

Se invece mantiene questa laterale, da lu 17.6 valuterò una vendita in rottura del minimo, non ancòra noto, che sarà registrato da lu 3.6 a ven 14.6

Ripropongo ancòra il paragrafo della precedente Lettera :

– Dal grafico settimanale si può ricavare che DOW JONES prosegue da ottobre 2022 ( casualmente questa Lettera esordì l’ormai lontano 1 ott 2022 ) il suo cammino intorno alla trend line toccata molte volte – evidenziate in giallo, con una unica forte discesa in ott 2023 a 32327, sfiorando nell’occasione l’altra trend line, costruita ben prima utilizzando la più importante frazione di Fibonacci; nessuno può negare che la trend line principale, da me tracciata oltre un anno fa, rappresenti la inclinazione di questo Mercato;
– Tale trend line si trova ora poco sotto 40000, sostanzialmente pari al top di marzo ( 39889 in corrispondenza del ciclo di 180 mesi dal marzo 2009, che fu inizio di un bull market figlio del denaro sottozero ben più che dell’incremento del GDP, vale a dire PIL Stati Uniti ) e vicino al nuovo top di 40077, dal quale è partita una caduta di 2076 punti in sole sette sedute, salvo poi invertire con violenza al rialzo ieri ve 31.5;
– Dal grafico giornaliero dal 1.1.2024 osservo che il minimo del 2024 è a 37122, molto avvicinato a marzo nella caduta dopo il ciclo di 180 mesi e che tale minimo di 37611 è stato sfiorato l’altro ieri a 38001, quindi abbiamo tra 37122 e 38001 tre minimi molto vicini che, nel caso oggi da nessuno creduto, una volta rotti, darebbero qualche brivido, quanto meno a chi fa analisi tecnica.

NASDAQ 100 CASH

NAS 100 ha registrato l’ennesimo nuovo top assoluto di 19113 e la rottura del top di marzo 18464 è ora del 3,5 % , certamente netta.

Posso solo riproporre quanto già scritto.

“Da molto tempo NAS 100 è sostenuto dai MAGNIFICI SETTE e da poco altro, ma nell’ultima settimana la crescita di NVIDIA di oltre il 10 % è stata sufficiente a segnare un nuovo top assoluto. Di certo non compro, esattamente come in febbraio scrivevo che i preziosi si potevano comprare oppure guardare, ma assolutamente non vendere. Al momento guardo e venderò solo se NAS 100 mi offrirà uno stop loss non oltre il 2 -3 %.”

Ricordo a tutti che NAS 100 è veloce, anche al ribasso.

COTTON JULY FUTURE

E’ sceso ad un nuovo minimo di 72,26 registrando in giugno il prezzo che avrei preferito leggere in maggio, che aveva una discreta rilevanza ciclica.

Ricorderete che avevo inserito il primo ordine di acquisto a 72, abbassato a 71 la settimana successiva; nessuno dei due sarebbe comunque stato eseguito.

Ricordo perché la fascia da 72 a 78 risulta per me di interesse.

Dal grafico mensile si può osservare che :

la metà in più di 48,35 è 72,525

tre quarti di 103,8 è 77,85

metà di 155,95 è 77,975

Una rilevante concentrazione di impulsi intorno ai prezzi registrati in maggio e giugno.

Nel frattempo COTTON è salito a 83,19 e poi sceso a 72,26.

Un ottovolante, in % e in dollari.

Lo stop loss resta a 70 per entrambi i contratti.

 

Leonardo Bodini

 

 

 

 

 




I TASSI SCENDERANNO?

In settimana la Banca Centrale Europea taglierà il suo tasso di sconto di un quarto di punto (dal 4,5% al 4,25%). Oramai lo ha fatto intendere e non può più tirarsi indietro, venendo incontro alle molteplici istanze che provengono dall’industria e dalla politica, a pochi giorni dalle elezioni europee. Ma a questo taglio ne seguiranno degli altri? Contribuirà in maniera decisiva a far scendere il costo del denaro (e magari anche i tassi dei titoli di stato)? Questa decisione cambierà qualcosa e potrà contribuire a rilanciare la sofferente economia della zona Euro?

 

La risposta a tutte queste domande è purtroppo quasi ineluttabilmente negativa: un piccolo taglio del tasso di sconto non cambierà nulla, anzi! La manovra della BCE rischia di essere nel migliore dei casi insignificante e nel peggiore (quello di una perseveranza nel ribasso dei tassi) di costituire un vero e proprio suicidio, tanto per la credibilità (già gravemente compromessa) dei banchieri centrali di Francoforte quanto per l’improbabilità che possa generare qualche conseguenza positiva.

ANZI !

Questa espressione esclamativa non sembra fuori posto: è relativa ai fondati timori che il taglio isolato della nostra banca centrale possa alterare l’equilibrio del cambio della divisa unica europea contro il Dollaro Americano, generando un effetto simile a quello che abbiamo osservato di recente in Giappone, dove il disallineamento della Bank of Japan con il mantenimento di tassi esageratamente bassi durante la recente inflazione ha alla fine sortito l’effetto di svalutare pesantemente la moneta nazionale e comportato l’utilizzo di ingenti riserve valutarie di quel paese pur di cercare (inutilmente peraltro) di porre argine alla svalutazione. E quest’ultima parola è parente stretta dell’inflazione dei prezzi, cioè esattamente il mostro che resta ancora da domare in Occidente.


L’INFLAZIONE NON È DOMATA

In Europa infatti una serie di componenti inflattive non si sono ancora esaurite a causa del fatto che la maggior disoccupazione ha tenuti compressi salari e stipendi impendendo che tenessero il passo con l’inflazione. Lo stesso vale per i prezzi dei servizi, il cui peso sul totale dei consumi è in costante crescita, come si può vedere dal grafico pubblicato di recente da E.Yardeni:


Entrambe le voci dunque continueranno per qualche tempo a “spingere” verso l’alto impedendo all’inflazione di discendere ai livelli di equilibrio.

Beninteso: l’inflazione resta un problema più per l’America che non per l’Europa, dove un’economia stagnante consente contemporaneamente una deflazione salariale e il plafonamento del costo dei servizi. Ma la ripresa economica americana potrebbe arrivare a fare capolino anche in Europa, con il risultato che favorirebbe un rincaro delle “commodities” e dell’energia già nei loro prezzi in Dollari.

SALARI E STIPENDI NON HANNO CONCLUSO LA CORSA

Figuriamoci l’effetto ulteriore di una svalutazione dell’Euro sui prezzi! Non per niente l’andamento di salari e stipendi nella seconda parte del 2024 è mostrato nel grafico che segue (pubblicato dalla BCE: https://www.ecb.europa.eu/press/blog/date/2024/html/ecbblog20240523~1964e193b7.en.html) che ne prevede un forte incremento:


Il rischio di pesanti conseguenze nell’agire al ribasso dei tassi da parte BCE in maniera non coordinata con le altre banche centrali non è solo elevatissimo. È praticamente una certezza, con tutto quello che può conseguirne data la situazione di estrema instabilità geopolitica globale e posta la strenua volontà da parte dell’OPEC (il cartello oligopolistico dei produttori di petrolio) di continuare a tagliare la produzione per risollevarne i prezzi. La guerra alla Russia da parte della NATO infatti è praticamente già stata dichiarata e può scatenare una corsa all’accaparramento delle materie prime e ulteriori problemi al loro trasporto, con il risultato probabile di un aumento dei prezzi.

I maggiori costi alla produzione che ne conseguiranno per le imprese che operano in area Euro si rifletteranno sì in maggiori prezzi al consumo, ma sicuramente con una certa vischiosità dovuta alla lentezza della catena di trasmissione, e dunque i rialzi di questi ultimi inizieranno ad arrivare tra qualche mese e si vedranno nelle statistiche ancora uno o due mesi dopo. Cioè dopo le elezioni, con buona pace per il benessere dei cittadini.

IL PROBABILE DEFLUSSO DI CAPITALI

Non soltanto. Il peggio riguarda poi i probabili deflussi di capitali i quali, visto l’ampliamento del differenziale di rendimento, abbandoneranno la Zona Euro per tornare ad affluire a quella americana che, senza queste manovre coordinate con le banche centrali cui è imposto il vassallaggio, sarebbe a corto di risorse finanziarie aggiuntive.

La Federal Reserve Bank of America non vuole far vedere che stampa nuovi biglietti verdi come ai tempi del Covid, perché questo indebolisce il Dollaro e genera aspettative di inflazione. Molto meglio riuscire a finanziare il deficit pubblico e il rally di Wall Street senza accrescere i tassi d’interesse interni, bensì alimentando il differenziale con quelli altrui.

A breve infatti scadranno ingenti quantità di titoli pubblici americani che oggi riscuotono poco apprezzamento da tre degli investitori e che dunque esprimono rendimenti crescenti (al 4 e 1/2% a 10 anni e poco sotto al 5% a 2 anni). Molti paesi aderenti ai BRICS hanno iniziato a dismetterli come riserva valutaria sostituendoli con i metalli rari e dunque non collaboreranno a sottoscriverne di nuovi.

Attrarre negli U.S.A. ingenti risparmi gestiti europei potrebbero risultare allora molto utili, soprattutto se, accanto ad un miglior rendimento, dovessero annusare un apprezzamento del Dollaro sull’Euro. Nel grafico l’andamento storico che evidenzia una progressiva svalutazione della moneta unica:


Il risultato pratico è probabile dunque che sia un innalzamento dei rendimenti dei titoli pubblici europei, cioè l’esatto opposto del risultato che apparentemente si potrebbe conseguire con un taglio dei tassi a breve termine.

E IL POSSIBILE RIALZO DEI TASSI SUI MUTUI

Ma anche i possibili deflussi di liquidità dall’Europa verso altri paesi può comportare una scarsità di raccolta da parte delle banche e un possibile conseguente incremento dei tassi d’interesse praticati sui finanziamenti, soprattutto quelli a medio termine. Negli U.S.A. ad esempio i tassi dei mutui residenziali continuano a crescere, nonostante la discesa “statistica” dell’inflazione, come si può leggere dal grafico qui sotto riportato, tratto dalla rivista Barron’s:


I tassi d’interesse che “contano” per l’economia sono infatti soprattutto quelli a medio e lungo termine, non soltanto per i modelli di valutazione delle aziende sulla base dell’attualizzazione dei flussi di cassa prospettici, ma anche per monitorare la sostenibilità dei debiti pubblici.

E se un piccolo abbassamento dei tassi a breve può determinare svalutazione monetaria e scardinamemto degli equilibri esistenti sui tassi d’interesse a medio e lungo termine allora l’effetto potenziale sarà sostanzialmente opposto a quello annunciato.

Stefano di Tommaso

 

 

 




APPUNTI DI TRADING

N. 78 – sabato 1 giugno 2024

 

Operazioni in essere : merc 22.5 comprato 1 JULY COTTON a 79 e ven 31.5 comperato il secondo JULY COTTON a 77, entrambi ora con stop loss a 70

GOLD AGOSTO 24

GOLD, dopo che avevo provato a vendere a 2420, mi ha stoppato a 2450, galleggiando solo poche ore sopra tale livello e poi è crollato a 2325 cash.

Ora è quasi immobile.

A questo prezzo è troppo distante da 2455 per venderlo e certamente non posso comprarlo a 200 usd dalla fascia “tecnica” di 2146 – 2088.

Per chi vuole rileggere, di seguito trovate quindi i commenti precedenti, invariati.

GOLD, dopo la chiusura mensile sopra 1998 del 30 nov 2023, ha cambiato comportamento e si può stare su questo Mercato solo accettando stop loss % molto più ampi di prima, come annunciato ben prima di tale evento.

Cercherò una strategia sopportabile per la Lettera.

SILVER LUGLIO 24

SILVER richiede pazienza, a costo di un lungo rinvio.

SILVER resta utile, nel breve termine, solo per visualizzare cosa succede quando un Mercato allarga i range giornalieri – settimanali.

SILVER ha fatto un movimento al rialzo di 24,9 % dal 2 maggio ( 26,02 cash ) al 20 maggio ( 32,51 cash ) in sole 12 sedute.

Se qualche lettore ancora ritenesse che gli stop loss fanno perdere soldi ( vero ) e quindi è meglio non metterli ( falso ), questo grafico ben illustra quale distruzione di ricchezza porti essere posizionati rovesci, senza stop loss inserito.

DOW JONES INDU CASH
Avevo scritto :
“Ha segnato un nuovo massimo di pochi ticks a 40077, per poi esprimere un ampio outside settimanale, giù fino a 39023. Crollo di 1000 punti tutti in poche ore, dicono………………………………perché i dati USA sono da economia forte e quindi i Mercati temono rinvio nel taglio dei tassi. Ingestibile.”

E poi…..

“ Secondo l’analisi tecnica, si può solo acquistare. Lo ritengo molto pericoloso. La salita dal minimo di 32327 cash di fine ottobre 2023 è ormai del 25 % Attendo i primi 15 gg di giugno per valutare se, con la mini discesa da 39889 a 37611 cash, abbiamo azzerato il contatore dei 180 mesi di rialzo e si riparte al rialzo”

Ho studiato questo Mercato più del solito questo sabato 1.6 , avendo osservato che dal top storico assoluto del 20 maggio a 40077 è sceso in 7 gg di trading a 38001 , con una caduta che non si riscontra sul NASDAQ 100 ( e nemmeno su SP 500, che beneficia molto più di DJ delle accelerazioni di forma iperbolica del MAGNIFICI 7 – con recente contributo esplosivo di NVIDIA )

Segnalo quindi che :

– Dal grafico settimanale si può ricavare che DOW JONES prosegue da ottobre 2022 ( casualmente questa Lettera esordì l’ormai lontano 1 ott 2022 ) il suo cammino intorno alla trend line toccata molte volte – evidenziate in giallo, con una unica forte discesa in ott 2023 a 32327, sfiorando nell’occasione l’altra trend line, costruita ben prima utilizzando la più importante frazione di Fibonacci; nessuno può negare che la trend line principale, da me tracciata oltre un anno fa, rappresenti la inclinazione di questo Mercato;
– Tale trend line si trova ora poco sotto 40000, sostanzialmente pari al top di marzo ( 39889 in corrispondenza del ciclo di 180 mesi dal marzo 2009, che fu inizio di un bull market figlio del denaro sottozero ben più che dell’incremento del GDP, vale a dire PIL Stati Uniti ) e vicino al nuovo top di 40077, dal quale è partita una caduta di 2076 punti in sole sette sedute, salvo poi invertire con violenza al rialzo ieri ve 31.5;
– Dal grafico giornaliero dal 1.1.2024 osservo che il minimo del 2024 è a 37122, molto avvicinato a marzo nella caduta dopo il ciclo di 180 mesi e che tale minimo di 37611 è stato sfiorato l’altro ieri a 38001, quindi abbiamo tra 37122 e 38001 tre minimi molto vicini che, nel caso oggi da nessuno creduto, una volta rotti, darebbero qualche brivido, quanto meno a chi fa analisi tecnica.

Tutto ciò premesso, mi espongo, più ancora del mio solito, a ipotizzare che, se DOW JONES vuole proprio fabbricare tanti poveri, dovrebbe salire nei primi 15 gg di giugno tra 40000 e 40500 ( vedete un segno giallo proprio là ), possibilmente indugiare per una distribuzione e poi iniziare una robusta discesa, rompendo la linea che passa per i tre ravvicinati e vistosi minimi segnati nel 2024.

Volesse proprio DOW JONES, uno dei miei due Mercati preferiti con GOLD, darmi soddisfazione, potrebbe ruotare i prezzi dal top, ancòra ignoto, al punto di rottura, evidentemente non sotto 38001, verso il basso.

Gradirei 36000. Non oso pensare a 35000 – 34500.

Osserviamo insieme le prime due settimane di giugno.

Credo che farò qualcosa, ma temo che la vendita non sarà gestibile – inseribile in una Lettera di cadenza settimanale.

NASDAQ 100 CASH

Posso solo riproporre quanto già scritto.

“Da molto tempo NAS 100 è sostenuto dai MAGNIFICI SETTE e da poco altro, ma nell’ultima settimana la crescita di NVIDIA di oltre il 10 % è stata sufficiente a segnare un nuovo top assoluto. Di certo non compro, esattamente come in febbraio scrivevo che i preziosi si potevano comprare oppure guardare, ma assolutamente non vendere. Al momento guardo e venderò solo se NAS 100 mi offrirà uno stop loss non oltre il 2 -3 %.”

Segnalo solo che il FORTISSIMO NAS 100, sostenuto fino allo spasimo dai MAGNIFICI 7, è sceso poco rispetto a DOW JONES, ma ha ugualmente fatto male ai suoi fieri sostenitori, per il ribaltamento troppo rapido di ve 31.5 ( 400 punti in giù e poi 400 in su in poche ore )

COTTON JULY FUTURE

Vi ricordo perché questo Mercato mi interessa:

“…………………………….dal grafico settimanale osservo che JULY COTTON è sceso per 8 settimane, poi ha illuso per una settimana, con successivo outside ribassista, per poi registrare un nuovo minimo merc 15.5 a 73,68 .

Il tutto con una discesa da 103,80 a 73,68. Crollo del 29 % dai primi di marzo 2024.”

Dal grafico mensile osservo che :

la metà in più di 48,35 è 72,525

tre quarti di 103,8 è 77,85

metà di 155,95 è 77,975

Una rilevante concentrazione di impulsi intorno ai prezzi registrati in maggio.”

COTTON è veramente una belva feroce, di certo non adatta allo spirito di questa Lettera, ma ricorderete che ho fatto partecipi i lettori di una richiesta di aiuto di questo vecchio ( tempi del liceo ) e caro amico, che gestisce un comparto dedicato alle commodity e quindi ora devo occuparmi anche di COTTON, sotto bilanci.

Dopo l’ acquisto del primo contratto effettuato a 79 due settimane fa, in occasione della rottura del top della settimana precedente, COTTON è salito violentemente fino al top di 83,19, per poi letteralmente crollare fino a 76,07 – eseguendo nel pomeriggio di ieri ve 31.5, in chiusura di settimana, il mio secondo acquisto, inserito sin da lu 27.5

Lo stop loss resta a 70 per entrambi i contratti.

Vita dura; non invidio questo amico, molto competente, che si guadagna la vita sulle commodities.

Vedremo insieme a tutti voi se riesco a cavarne un profitto per me e una uscita decente dalla posizione per lui.

Se, sperabilmente, lo stop loss non verrà centrato, forse in seguito alzerò la protezione vicino a 73,69 – minimo di maggio, ora noto.

 

Leonardo Bodini

 

 

 

 




LA  BOLLA DELL’A.I.

Per fare una premessa adeguata al difficile argomento (siamo davvero al culmine di una bolla speculativa?) aiuta rispolverare la leggenda del lustrascarpe di New York: una volta che J. P. Morgan sedette da lui e il lustrascarpe iniziò a chiacchierare di titoli in borsa, il magnate -compreso che l’umile lavoratore vi aveva investito i suoi pochi spiccioli- fu colto dal terrore e corse a liquidare tutte le proprie posizioni azionarie, salvando così il suo patrimonio dal crollo finanziario del 1929. Il suo ragionamento cinico ma realistico: se anche il lustrascarpe si ritrovava a investire in azioni, forse c’era troppo ottimismo!

 

SEGNALI CONTRADDITTORI

Oggi come allora troviamo segnali contrastanti che provengono dai grandi investitori, molti dei quali hanno alleggerito decisamente le proprie posizioni azionarie proprio mentre i fondi d’investimento che rappresentano i piccoli investitori sono invece ai massimi dell’assunzione del rischio! Per di più la volatilità dei corsi a Wall Street è recentemente scesa ai minimi di sempre (qui sotto il grafico) fornendo così la medesima indicazione: c’è probabilmente un eccesso di compiacenza per le quotazioni di borsa.


Non per niente secondo l’ultimo sondaggio condotto tra i fund manager da Bank of America-Merrill Lynch, la liquidità in pancia alle gestioni di portafoglio sembra oggi essere scesa ai minimi termini: il 4% del totale vale a dire il 20% in meno del valore medio degli anni passati, pari al 5%.

LE REGINE DELL’A.I.

Nel frattempo tivù e giornali celebrano i nuovi massimi dell’indice Standard & Poor’s 500 della borsa americana, raggiunti peraltro ancora una volta quasi esclusivamente sulla base degli ultimi record di capitalizzazione di alcuni grandi titoli tecnologici, quelli più legati al successo senza precedenti delle applicazioni derivanti dall’Intelligenza Artificiale (A.I.), quali ad esempio Microsoft e NVIDIA.

La prima delle due società è oggi quella che capitalizza di più a Wall Street: 3.100 miliardi di Dollari, dopo aver rubato il primato alla Apple che è scesa ad una “market cap” di 2.900 miliardi, e ovviamente perché controlla di fatto Chat GPT, oggi il più diffuso sistema di A.I. a disposizione del pubblico. La seconda società perché è quella che sta più beneficiando del boom delle vendite di microchip di ultima generazione (quelli necessari per i supercomputer dell’A.I.) e perché è riuscita a più che raddoppiare la propria capitalizzazione in pochi mesi arrivando al terzo posto della classifica globale con un valore di borsa che supera i 2.600 miliardi di Dollari.


Le cose però non vanno altrettanto bene per il resto del mercato. Nella stessa Wall Street l’indice delle imprese di piccola e media taglia (Russell 2000) ha realizzato una performance molto minore (il 16% contro il 26%) come si può vedere qui sotto:


Nello stesso periodo (un anno) l’indice delle principali 600 azioni europee realizza una performance ancora inferiore (il 12% contro il 26%) come si può vedere dal grafico:


I GRANDI INVESTITORI RESTANO LIQUIDI

Ma soprattutto ci sono i comportamenti dei maggiori investitori internazionali che dovrebbero fare paura al mercato: da Warren Buffett che ha portato a quasi 190 miliardi di dollari la liquidità complessiva detenuta dalla sua holding Berkshire Hathaway (contro i 163 di fine 2023) (si veda il grafico qui sotto in cui si evidenzia lo straordinario tempismo di Buffett circa la liquidità accumulata in prossimità dei picchi di valutazioni azionarie), fino a Jeff Bezos che ha venduto circa 2 miliardi di Dollari di azioni della propria società (Amazon).

Insomma le straordinarie performances raggiunte dal principale mercato azionario globale e al tempo stesso i piccoli passi indietro che vediamo compiere da parte delle vecchie volpi del mercato lasciano ritenere che sia maturato nell’aria forse un eccesso di ottimismo.


MA I PROFITTI ABBONDANO

Intendiamoci: l’A.I. sta davvero creando una rivoluzione economica globale paragonabile forse soltanto a quella della digitalizzazione (di cui è peraltro la più importante delle conseguenze). Ma è altrettanto vero che la crescita impetuosa del valore di capitalizzazione di borsa dei grandi colossi tecnologici americani ha superato ogni aspettativa. Dunque si tratta probabilmente di una bolla speculativa, anche se non appare così scontato che quella bolla possa esplodere, dal momento che il mercato è divenuto molto selettivo e la crescita di valore di borsa o si accompagna a crescite altrettanto impressionanti dei profitti oppure ne vengono penalizzati, come nel caso di Intel.


È importante notare che, laddove la crescita dei profitti dovesse proseguire, la bolla speculativa intorno all’A.I. potrebbe non esplodere affatto. In questo periodo ad esempio molte imprese stanno performando meglio di quanto previsto e ciò fornisce supporto all’elevatissimo livello dell’indice americano S&P500: gli analisti stanno aumentando le previsioni sugli utili per il trimestre in corso al ritmo più rapido degli ultimi due anni. Con quasi il 90% delle società dell’indice che hanno presentato i loro bilanci per questa stagione degli utili, i risultati positivi del primo trimestre hanno spinto Wall Street ad aumentare le previsioni di profitto per il secondo trimestre 2024. Eventuali indicazioni positive potrebbero essere ulteriore benzina nel motore degli acquisti.


E ci sono buone ragioni per crederlo, anche se occorre anche tener presente il fatto che esistono al momento anche dei limiti strutturali alla diffusione dell’A.I. Il primo dei quali risiede nel forte consumo di energia degli enormi calcolatori che la mettono a disposizione. Il giorno invece in cui dovessero finalmente diffondersi a prezzi accettabili i nuovi calcolatori “quantistici” questo problema potrebbe attutirsi. Così come è possibile che cresca in maniera significativa la capacità di generare più abbondante energia da fonti rinnovabili, con la quale potranno cadere gli attuali limiti allo sviluppo delle applicazioni basate sull’A.I.

I LIMITI ALLA DIFFUSIONE DELL’A.I.

Un altro importante passo verso lo sviluppo delle applicazioni dell’A.I. risulta essere la velocità di circolazione delle informazioni in rete, a causa della vetustà delle attuali tecnologie di trasmissione rispetto a quanto sarebbe necessario per una diffusione capillare dell’A.I. La tempistica di costruzione di nuove “autostrade informatiche” al momento impone qualche strozzatura. L’eventuale possibilità di accelerare lo scambio di informazioni in rete potrebbe invece fare una grande differenza.

Per tutti questi motivi l’intelligenza artificiale può sì contribuire all’inaugurazione di una nuova rivoluzione tecnologica e culturale, che però non può che passare dall’allargamento di tutte le altre infrastrutture necessarie e quindi non potrà accrescersi verticalmente. Un significativo grafico redatto da GARTNER quasi un anno fa evidenziava questi concetti:


Esistono tuttavia anche ragioni diverse dagli sviluppi dell’A.I. alla base dell’attuale euforia dei mercati finanziari. Ad esempio la grande liquidità totale in circolazione, che resta elevata nonostante tutto e che sorregge molti valori.

LE BORSE SEGUONO L’ANDAMENTO DELLA LIQUIDITÀ

Nel grafico sotto riportato vediamo l’indice globale del valore azionario Morgan Stanley Capital International che segue negli anni più o meno esattamente l’andamento della liquidità globale.


L’ottimismo delle borse peraltro si accompagna a cocenti delusioni da parte di quasi tutti gli acquirenti di titoli a reddito fisso, recentemente scesi ai minimi dal momento che i tassi d’interesse impliciti che il mercato esprime non sono calati come ci si aspettava ma anzi rimangono a livelli decisamente elevati e quasi vane sembrano risultare le aspettative circa i tagli dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali.


Dunque il disinvestimento dai titoli a reddito fisso genera liquidità per le borse. Da questo punto di vista però potremmo oramai essere giunti al capolinea, a meno di nuove importanti (e ad oggi imprevedibili) ondate inflazionistiche che portassero i tassi ad ulteriori rialzi. A giorni ci saranno le nuove rilevazioni dell’inflazione americana.


La maggior parte delle borse occidentali, in definitiva, ha raggiunto rapidamente quotazioni elevatissime che corrispondono sì alla crescita dei profitti, ma si potranno giustificare soltanto con una loro prosecuzione e una moderata inflazione, ma al tempo stesso con una tenuta dei consumi tale da dimenticare ogni possibilità di recessione o anche soltanto di “atterraggio morbido”. Un’aspettativa di congiuntura decisamente favorevole che non è detto possa trovare fondamento nella realtà dei prossimi mesi.


Si tratta evidentemente di attese molto ottimistiche, e occorre notare peraltro che gli attuali record o di borsa sono comunque da ascrivere ad una fortissima concentrazione dei rialzi su pochi grandi titoli ed una molto minore attenzione agli altri comparti dei mercati borsistici. Per una lunga serie di ragioni è pertanto possibile che la corsa delle borse, se anche dovesse proseguire, possa prendersi una pausa.

I POSSIBILI ARBITRAGGI

Innanzitutto è cresciuto così significativamente il divario tra le blue chip tecnologiche e tutte le altre aziende che, sino a quando non dovessero calare significativamente i tassi d’interesse (e al tempo stesso dovessero rimanere immutate le prospettive di incremento dei profitti), iniziano a crearsi tali spazi per arbitraggi tra titoli sopravvalutati e sottovalutati che si può pensa resti difficile pensare a una prosecuzione pedissequa verso l’alto delle tendenze osservate sino ad oggi.


In secondo luogo occorre notare che la prima ondata inflazionistica ha costituito essenzialmente un vantaggio per le imprese poiché in molti casi ha consentito un rialzo dei prezzi di vendita più che proporzionale all’incremento dei costi. Man mano però che i salari si adeguano alla svalutazione monetaria e qualora i consumi primari dovessero rivelarsi più deboli che in passato allora molte imprese potrebbero subire l’effetto opposto: i costi di produzione potrebbero crescere più velocemente dei prezzi di vendita.

L’A.I. FAVORISCE I PAESI CHE POSSONO INVESTIRE DI PIÙ

E’ vero che molte imprese potrebbero riuscire a vincere la sfida di una maggior efficienza gestionale affidandosi alle nuove tecnologie di A.I., ma è altrettanto vero che questo potrà succedere soltanto in presenza di abbondanti capitali a disposizione per effettuare gli investimenti necessari. Una cosa relativamente probabile nei paesi più industrializzati e, al contrario, piuttosto difficile da realizzare presso molte economie emergenti. Uno scenario relativamente distopico che potrebbe tuttavia alimentarsi con l’erigersi di barriere commerciali tra Oriente e Occidente del mondo.

 

Stefano di Tommaso