APPUNTI DI TRADING

N. 82 – sabato 29 giugno 2024

 

Operazioni in essere : merc 22.5 comprato 1 JULY COTTON a 79 e ven 31.5 comperato il secondo JULY COTTON a 77, con roll over eseguito martedì 11.6 vendendo 2 july a 73.20 e comprando 2 december a 72,61 – a causa della inversione di volumi sulle due scadenze. Entrambi i contratti acquistati mantengono stop loss a 70

Lu 17.6 comperato 1 AGO MICRO GOLD a 2330 , ora con stop loss 2290

GOLD AGOSTO 24

Ripropongo il testo della N. 80, con aggiornamenti.

Avevo scritto :

“GOLD CASH, dopo aver fatto le montagne russe :

2431 12 aprile

2277 3 maggio

2450 20 maggio

2287 segnato due volte, ven 7 e lu 10 giugno,

potrebbe trovare una base ( ricordo che 2287 dista poco dal minimo precedente di 2277 registrato il 3.5 in caduta violenta dal primo top di 2431 ) nella zona 2280.

Poiché questo Mercato si trova molto sopra la fascia 2146 – 2050 nella quale ritengo possibile acquistarlo con basso rischio, posso accettare un tentativo di acquisto a questo prezzo “alto” solo se sfiorasse i recenti minimi, inserendo uno stop loss molto contenuto.”

Gold ha sfiorato questi recenti minimi e la Lettera ha comperato 1 AGO MICRO GOLD a 2330 , ora con stop loss a 2290

Nella settimana 24 – 28 giu GOLD si è mosso poco, registrando un minimo di 2293 cash e 2304 AGO FUT

La eventuale rottura del top settimanale di 2340 cash ( 2351 ago fut ) potrebbe essere usata per raddoppiare la posizione LONG, ma questa Lettera non inserisce tale ordine in quanto :

– La settimana 24 – 28 giugno ha dimensione di 47 usd, non poco e tale dovrebbe essere la dimensione minima dello stop loss nel caso di acquisto in rottura di 2351
– L’obiettivo della salita ex ante non consente di rispettare il criterio di reward / risk di almeno 3 volte
– Infine la Lettera tuttora è esposta ad un rischio di perdita nella posizione rialzista di 2 contratti COTTON e non intendo alzare la rischiosità totale.

Lo scopo è di arrivare nell’ area 2400 – 2450 GOLD CASH con un certo profitto per affrontare lo stop loss, che dovrà necessariamente essere piuttosto ampio, per una vendita in forza.

IMPORTANTE

La vendita andrebbe eseguita quando GOLD CASH fosse salito almeno a 2430 ( + USD 11 circa per il future agosto ); raggiunto almeno 2430, piazzerò l’ordine di vendita sotto il minimo di ogni giorno precedente, per non uscire dall’eventuale trend rialzista, prima che GOLD lo decida.

L’importanza dell’area 2431 – 2450 sta crescendo e un eventuale fallimento della rottura verso l’alto potrebbe far cambiare idea al Mercato, con una discesa anche di rilievo.

Aggiungo che mi farebbe piacere che GOLD CASH registrasse un doppio massimo intorno 2450 e poi scendesse, possibilmente rompendo 2277 cash.

Se avvenisse, sarà un processo lungo. L’inflazione non è scomparsa.

SILVER SETTEMBRE 24

SILVER traccia movimenti di ampiezza 2 – 3 volte rispetto a GOLD, mai in conflitto.

Vale anche per SILVER l’auspicio di assistere ad un doppio massimo ( molto ) più basso di 32,51 e poi una discesa violenta che riporti almeno al top di marzo 25,77 usd, ritenendo difficile ritornare al top di febbraio 23,50

La salita verticale sopra 25,77 fino a 32,51 è stata ritracciata oltre la metà, giù fino a 28,57

La salita da 21,93 a 32,51 ( intero movimento ) è di usd 10,58 e il ritracciamento da 32,51 a 28,57 è del 37,2 %

Siamo in “zona Fibonacci”

Probabile una spinta in su e poi vediamo se SILVER è così cortese da scendere dove posso affrontare il rischio di acquisto.

Ripropongo parte del testo della N. 80

“……………………………..Ricordando che non ritengo prudente acquistare sopra la fascia da 25 a 23,50 – posso solo monitorare.
Si tratta di prezzi molto lontani, ma la recente discesa da 32,51 cash a 28,73 è avvenuta in pochi gg, dal 20.5 a giovedì 13.6 – l’altro ieri – ed essa corrisponde a ben 3,78 usd per oncia ; se la ruotiamo sul pivot 28,73 otteniamo 24,95 – che è l’inizio dell’area di acquisto.

Poco probabile, ma quando, meno di 30 gg orsono, SILVER CASH giunse a 32,51 – gli esperti iniziavano a pronosticare il ritorno del cambio GOLD / SILVER a 50

Siamo a 2348 / 29,62 = 79

Nessun commento.”

DOW JONES INDU CASH

Mentre NAS 100 prosegue la sua salita, sostenuta veramente da pochi titoli, DOW JONES si muove in laterale senza avvicinare il top di 40077

Finalmente ho un segnale di tempo.

La settimana 1 – 5 luglio sarà la 90 esima dal minimo di ottobre 2022, pivot certamente di rilievo.

Venderei abbastanza volentieri intorno a 40000, top storico registrato in maggio, cinque settimane orsono.

Servirebbe una salita poco oltre il 2 %, niente di chè.

Ma i Mercati devono rendere dura la vita, soprattutto se preparano un movimento ampio.

Prima devono liberarsi dei passeggeri, poi il treno parte, con lievità.

NASDAQ 100 CASH

NAS 100 ha registrato l’ennesimo nuovo top assoluto a 20017 – solo 37 ticks oltre il top precedente.

Ha anche disegnato un outside rialzista settimanale , rompendo prima al ribasso fino a 19472 NAS 100 CASH, per poi salire a 20017 ieri ve 28.6

Non pago, sempre ve 28.6, dopo aver segnato il nuovo top storico, NAS 100 CASH ha tracciato un outside giornaliero da 20017 a 19665.

Vale a dire : butto fuori tutti, al rialzo e al ribasso, su base settimanale e poi giornaliera.

Gestibile ?

Difficilmente e solo con stop loss di almeno il 4 – 5 %; di certo 800 – 1000 punti sono troppi per il profilo conservativo di questa Lettera.

Cercherò il modo, ugualmente.

Aggiungo che i MAGNIFICI 7 sembrano essere rimasti in 3 (NVIDIA, GOOGLE, MICROSOFT )

Gli altri 97 titoli ondeggiano.

COTTON DEC FUTURE

Il mio fornitore di dati purtroppo sta rincorrendo i roll over con la imperizia di un dilettante ed ora scarica i prezzi del contratto ottobre, che registra 40 – 50 scambi al giorno, quindi non è adatto al trading, ma solo a chi utilizza la materia prima, per tessere la maglia o consegnare il cotone.

Segnalo appena che il contratto dic 2024 registra circa 20 – 25.000 scambi al giorno e quindi vi risulta evidente perché questa Lettera lo utilizza.

Pur essendo storpio, tale grafico viene allegato alla Lettera, non disponendo di altro.

Il contratto dicembre 2024 già da lu 10.6 aveva volumi di scambio maggiori del luglio e per tale motivo avevo eseguito il roll over da contratto luglio a dicembre il successivo 11.6

Resta il fatto che questo Mercato, che ho affrontato da circa due mesi per richiesta di un caro amico di sempre, oltre a non essere adatto al profilo di questa Lettera, appare carico di una negatività veramente profonda.

La discesa da 103,80 di fine feb 2024 è giunta a 70,01; una ecatombe.

Nel frattempo COTTON è salito a 83,19 e poi sceso a 70,01.

Un ottovolante, in % e in dollari.

Pertanto la Lettera ora ha un contratto dic 24 al costo di (79 – 0,59 ) 78,41 e un contratto dic 24 a ( 77 – 0,59 ) 76,41

Entrambi in forte perdita in %.

Lo stop loss resta a 70 per entrambi i contratti.

Avevo scritto nella N. 81 :

“Segnalo che nei prossimi gg vi è un segnale in base al quale COTTON è attratto dal prezzo di due terzi del top di 103,80 – vale a dire 69,20 che è sotto allo stop loss da tempo inserito.”

Nella settimana 24 – 28 giu COTTON invece di scendere a 69,20 e stopparmi, è salito fino a 75,84 del DIC FUTURE e quindi il segnale di inversione esprimerebbe una potenziale vendita.

La chiusura bassa di ve 28.6 , secondo i testi di analisi tecnica, confermerebbe un sintomo di debolezza.

Ma devo ricordare che siamo poco sopra il livello di 72 ( vecchio minimo di 48,35 moltiplicato 1,5 ) e pertanto ritengo che questo livello – pur già ecceduto fino a 70,01 – potrebbe infine reggere.

Se ben ricordate, il primo ordine che ho inserito su COTTON fu un acquisto a 72 che non fu eseguito, salvo poi venire di molto ecceduto fino a 70,01

Segnalo che diventerei leggermente più confidente se il livello di 75,84 top della settimana di presunta inversione, verrà rotto al rialzo

Diventerei molto più confidente se venisse rotto al rialzo il livello di 83,13 top di maggio, mese in cui mi attendevo inversione del trend, mentre il minimo è stato pesantemente ecceduto in giugno.

Leonardo Bodini




CRESCE IL RISCHIO DI UNA CRISI DI FIDUCIA IN EUROPA

La scorsa settimana abbiamo osservato le prime avvisaglie della crisi di fiducia che può cogliere gli investitori sui mercati europei a seguito di importanti sommovimenti politici. Il caso della Francia ha fatto scuola. Ma i mercati non hanno ancora affrontato seriamente la sostenibilità del debito pubblico, che riguarda più o meno tutto l’Occidente e in particolare quello americano il quale, dagli attuali quasi 40mila miliardi (al debito “ufficiale” di circa 34mila ci sono da aggiungere ancora 4 Mila miliardi di dollari), si stima che correrà verso i 50mila miliardi in soli quattro anni (cioè gli anni di mandato del prossimo inquilino della Casa Bianca), mentre il prodotto interno lordo degli USA per la stessa data è stimato a 33mila miliardi dai 28mila miliardi di dollari di PIL previsti per la fine di quest’anno.

IL PROBLEMA DEI TITOLI DI STATO AMERICANI

L’esigenza di piazzare sul mercato i titoli del debito pubblico che si approssimano alla scadenza nonché quelli ulteriori per sostenere il debito aggiuntivo fa sì che i tassi del principale titolo di stato a 10 anni americano (il Treasury Bond 10 Y) stiano attualmente crescendo (oggi siamo al 4,3%, cioè 40 punti base sopra al titolo decennale italiano) e non è difficile comprendere che, se anche la banca centrale U.S.A. (la FED) dovesse decidersi presto ad abbassare i tassi d’interesse che può controllare direttamente, molto più complesso sarebbe per Janet Yellen, a capo del tesoro americano, portare verso il basso i rendimenti dei titoli di stato.

Per farlo dovrebbe chiedere alla FED di acquistarne sul mercato aperto grandi quantità, oltre a quelli che già compera per sostenere le attuali emissioni, ingigantendo parecchio il proprio attivo patrimoniale (oggi lo sta riducendo). La Yellen conosce bene la situazione e infatti al momento sta virando verso una strategia di emissioni di titoli di stato prevalentemente a breve termine, almeno fino a quando le acque dei tassi d’interesse non si saranno calmate.

L’INFLUENZA DEI TASSI SUL CAMBIO DEL DOLLARO

Questo però ci lascia supporre che i tassi d’interesse americani, almeno quelli a lungo termine (che poi sono quelli che contano di più tanto per la salute dell’economia quanto per le valutazioni delle imprese), resteranno probabilmente molto in alto ancora molto a lungo. Cosa che tiene elevato il cambio del Dollaro e deprime le economie dei Paesi Emergenti, i quali hanno emesso buona parte del loro debito in Dollari e dunque con la svalutazione importano dell’inflazione.


L’inflazione è l’altra grande incognita sui mercati, dal momento che le sue ultime rilevazioni statistiche -per quanto deviate su panieri di beni poco rappresentativi della realtà quotidiana- sono comunque sembrate in discesa verso il tasso-obiettivo del 2% di tutte le principali banche centrali, ma nessuno ne è ancora davvero convinto. E poi nessuno vorrebbe dover affrontare ulteriori scivoloni del cambio verso il Dollaro, dal momento che le principali materie prime e l’energia si pagano ancora col biglietto verde.

L’INFLAZIONE NON È ANCORA DEBELLATA

Sintantoché l’inflazione non completerà la sua discesa è probabile che la FED attenderà ancora a tagliare i tassi e che anche tutti gli altri Paesi occidentali terranno i loro tassi in linea con quelli americani, affaticando l’economia reale e favorendo banche e finanza. Il problema però è che i tassi elevati nel lungo periodo generano a loro volta inflazione, così come l’intervento (forzoso) delle banche centrali a sostegno delle aste dei titoli di stato aiutano la svalutazione della moneta, cioè l’inflazione. Dunque non ci sarà troppo da stupirsi se l’inflazione continuerà ancora a lungo a erodere (seppur in misura ridotta) i risparmi della gente.


Ma non si vede come ci si potrà sottrarre al circolo vizioso del debito elevato senza riuscire a tagliare pesantemente la spesa pubblica, mentre oggi l’intero Occidente va nella direzione opposta: quella di incrementarla, con incentivi all’economia e con le maggiori spese militari. L’accumulo di debito pubblico rende però l’economia vulnerabile alle crisi di fiducia, in particolare quando il debito è soprattutto a breve termine e deve essere rifinanziato in continuazione.

IL RISCHIO DI RECESSIONE

Un’altra crisi di fiducia come quella del 2008 ma focalizzata sull’Europa farebbe innalzare (invece che ridurre) i tassi d’interesse, farebbe fuggire i capitali altrove e determinerebbe una riduzione dei depositi bancari e bloccherebbe la maggior parte degli investimenti. In una parola: provocherebbe una vera recessione, a differenza di quella parziale che ha investito nel 2023 solo una metà dell’Eurozona e solo per pochi mesi.

D’altra parte la settimana scorsa abbiamo toccato con mano che questa medesima crisi di fiducia potrebbe scatenarsi nella sola Europa continentale, anche solo per la mancata continuità della linea politica di un solo Paese. Quando il debito è al limite della sostenibilità essa può divenire una logica conseguenza di ogni possibile timore aggiuntivo.


Oggi al contrario sembra proprio che la recessione l’abbiamo scampata. L’Occidente cresce (poco) ma non arretra. Nemmeno la Germania, che sta facendo un grosso sforzo per riconvertire la propria industria automobilistica. Ma le attuali tendenze di fondo appaiono a tutti gli effetti insostenibili nel lungo termine. E l’Europa che cresce meno e cavalca meno le nuove tecnologie si mostra più vulnerabile, soprattutto nello scenario peggiore, quello di un’inflazione che non demorde e di una FED che di conseguenza persevera nei tassi alti. La cui conseguenza è un’ inevitabile deflusso di capitali verso l’America, a danno tanto dei paesi asiatici quanto di quelli europei.


Ora, chiarita la non semplice congiuntura, c’è da considerare quali possibili impatti possono avere queste macro variabili sui mercati finanziari. Come si può vedere dal grafico sopra riportato i deflussi di capitali comportano inevitabilmente una discesa dei corsi azionari. È anche ciò che è accaduto in Francia la scorsa settimana nonché quello che può accadere nel resto del mondo se il “super dollaro” continuerà ad imperversare. In questo caso ci sarebbero un vincitore (gli U.S.A.) e molti vinti (U.E. e Giappone, nonché molti emergenti).

L’IMPATTO SUI MERCATI

Ma una potenziale crisi di fiducia sulla tenuta del sistema finanziario occidentale nel suo complesso potrebbe fare peggio: se i pochi grandi titoli che sostengono le quotazioni del Nasdaq dovessero ridimensionarsi anche il principale indice azionario di Wall Street (l’SP 500) potrebbe cadere, mentre dal grafico sottostante si può chiaramente affermare che il contributo degli altri titoli industriali alla crescita delle quotazioni della borsa americana è stato quasi nullo.


Sino ad oggi tutto si è risolto piuttosto bene (compresa la crisi francese della settimana passata) grazie ad un’ottima liquidità generale e alla costante crescita dei profitti di molte società quotate che a sua volta beneficia dell’ottima crescita economica globale che si sta sviluppando nell’anno in corso. Lo sviluppo delle economie occidentali però è oggi alimentata soprattutto dall’aumento della spesa per armamenti, che è tutto a debito. Il problema è che siamo arrivati sempre più vicini al limite estremo della sostenibilità del sistema.

L’incremento incontrollato del debito rischia di portare le banche centrali a non poter orientare i tassi d’interesse e a non poter evitare un collasso dei cambi nei confronti del Dollaro americano. Questo scenario sarebbe nuovo, poiché dal punto di vista pratico non è mai successo prima. E’ l’esasperazione della logica del Quantitative Easing degli ultimi anni che fa pensare ai governi occidentali di poter esagerare a volontà. Difficile dire quanto sarà possibile pilotare il sistema verso spiagge più sicure. Ma oggi è più probabile lo scivolone dei mercati finanziari europei, i quali sono molto basati su floride attese dei principali istituti di credito.

E se l’Europa dovesse tornare in recessione la banca centrale non potrebbe che proseguire ad abbassare i tassi d’interesse, ma a quel punto molte nuvole nere si accumulerebbero sui bilanci delle banche, riducendone le quotazioni.

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 81 – sa 22 giu 2024

 

Operazioni in essere : merc 22.5 comprato 1 JULY COTTON a 79 e ven 31.5 comperato il secondo JULY COTTON a 77, con roll over eseguito martedì 11.6 vendendo 2 july a 73.20 e comprando 2 december a 72,61 – a causa della inversione di volumi sulle due scadenze.

Entrambi i contratti acquistati mantengono stop loss a 70 – che è stato sfiorato lu 17.6 alle ore 15.40 italiane

Lu 17.6 comperato 1 AGO MICRO GOLD a 2330 , ora con stop loss 2290

GOLD AGOSTO 24

Ripropongo il testo della N. 80, con aggiornamenti.

Avevo scritto :

“GOLD CASH, dopo aver fatto le montagne russe :

2431 12 aprile

2277 3 maggio

2450 20 maggio

2287 segnato due volte, ven 7 e lu 10 giugno,
potrebbe trovare una base ( ricordo che 2287 dista poco dal minimo precedente di 2277 registrato il 3.5 in caduta violenta dal primo top di 2431 ) nella zona 2280.

Poiché questo Mercato si trova molto sopra la fascia 2146 – 2050 nella quale ritengo possibile acquistarlo con basso rischio, posso accettare un tentativo di acquisto a questo prezzo “alto” solo se sfiorasse i recenti minimi, inserendo uno stop loss molto contenuto.”

La Lettera ha comperato 1 AGO MICRO GOLD a 2330 , ora con stop loss a 2290

Segnalo che anche ve 21.6 la barra giornaliera è stata un outside di grande ampiezza ( top 2368 GOLD CASH, bottom 2316, meno 52 usd ), che quindi manda in perdita gli operatori che vanno in rottura.

Ciò potrebbe far uscire un elevata percentuale di operatori, evento che spesso prepara ad un movimento ampio.

Lo scopo è di arrivare nell’ area 2400 – 2450 GOLD CASH con un certo profitto per affrontare lo stop loss, che dovrà necessariamente essere piuttosto ampio, per una vendita in forza.

IMPORTANTE

La vendita andrebbe eseguita quando GOLD CASH fosse salito almeno a 2410 – 2430 ( + USD 12 circa per il future agosto ) quindi venderei almeno a 2420; se salisse così in alto, poco probabile, raggiunto almeno 2420, piazzerò l’ordine di vendita sotto il minimo di ogni giorno precedente, per non uscire dall’eventuale trend rialzista, prima che GOLD lo decida.

Scrissi inoltre :

“Spero per i lettori che possano ricordare che, quando ponevo enfasi sul valore grafico di una ( allora eventuale ) chiusura mensile sopra 1998 ed, in seguito, sulla rottura del livello di 2088, avevo ipotizzato che i due livelli di arrivo della attesa accelerazione potevano essere :

2200 livello ottenuto ruotando il range 1810 – 2000 circa intorno a 2000

2400 ottenuto ruotando il range 1616 – 2000 circa intorno a 2000

Pertanto, confortato dai top di 2431 e 2450 a tutti ben visibili, cerco ora di ottenere un utile in ipotesi di rialzo da 2300 circa per giungere nell’intervallo da 2400 a 2450 circa con la forza finanziaria e il coraggio necessari a piazzare una vendita con stop loss non troppo modesto.”

L’importanza dell’area 2431 – 2450 sta crescendo e un eventuale fallimento della rottura verso l’alto potrebbe far cambiare idea al Mercato, con una discesa anche di rilievo.

SILVER SETTEMBRE 24

Non ci sono novità, salvo che la barra di ve 20.6 è, ancora una volta, molto ampia e di forma “outside”, con conseguenti espulsioni dal Mercato nei due versi.

Segnalo che anche ve 21.6 la barra giornaliera è stata un outside di grande ampiezza ( top 30,85 SILVER CASH, bottom 29,47, meno 4,5 % ), che quindi manda in perdita gli operatori che vanno in rottura.

Ripropongo il testo della N. 80

“SILVER richiede pazienza, a costo di un lungo rinvio.

SILVER ha fatto un movimento al rialzo di 24,9 % dal 2 maggio ( 26,02 cash ) al 20 maggio ( 32,51 cash ), quindi in sole 12 sedute.

Ricordando che non ritengo prudente acquistare sopra la fascia da 25 a 23,50 – posso solo monitorare.

Si tratta di prezzi molto lontani, ma la recente discesa da 32,51 cash a 28,73 è avvenuta in pochi gg, dal 20.5 a giovedì 13.6 – l’altro ieri – ed essa corrisponde a ben 3,78 usd per oncia ; se la ruotiamo sul pivot 28,73 otteniamo 24,95 – che è l’inizio dell’area di acquisto.

Poco probabile, ma quando, meno di 30 gg orsono, SILVER CASH giunse a 32,51 – gli esperti iniziavano a pronosticare il ritorno del cambio GOLD / SILVER a 50
Siamo a 2348 / 29,62 = 79

Nessun commento.”

DOW JONES INDU CASH

Mentre NAS 100 prosegue la sua impennata, sostenuta veramente da pochi titoli, DOW JONES si muove in laterale senza avvicinare il top di 40077

Non ho segnali di tempo che sopperiscano alla stasi del prezzo, ma continuo a osservare la trend line crescente che passa per i minimi del 2024 :

37122 in gennaio

37611 in aprile

38001 in maggio

Sarà una operatività banale, ma più il tempo passa in un nulla di fatto, più una vendita alla rottura dei tre livelli mi interessa, dal punto di vista REWARD – RISK.

Restando ancòra attuale, ripropongo il paragrafo della precedente Lettera :

– Dal grafico settimanale si può ricavare che DOW JONES prosegue da ottobre 2022 ( casualmente questa Lettera esordì l’ormai lontano 1 ott 2022 ) il suo cammino intorno alla trend line toccata molte volte – evidenziate in giallo, con una unica forte discesa in ott 2023 a 32327, sfiorando nell’occasione l’altra trend line, costruita ben prima utilizzando la più importante frazione di Fibonacci; nessuno può negare che la trend line principale, da me tracciata oltre un anno fa, rappresenti la inclinazione di questo Mercato;
– Tale trend line si trova ora poco sotto 40000, sostanzialmente pari al top di marzo ( 39889 in corrispondenza del ciclo di 180 mesi dal marzo 2009, che fu inizio di un bull market figlio del denaro sottozero ben più che dell’incremento del GDP, vale a dire PIL Stati Uniti ) e vicino al nuovo top di 40077, dal quale è partita una caduta di 2076 punti in sole sette sedute, salvo poi invertire con violenza al rialzo da ve 31.5;
– Dal grafico giornaliero dal 1.1.2024 osservo che il minimo del 2024 è a 37122, molto avvicinato a marzo nella caduta dopo il ciclo di 180 mesi e che tale minimo di 37611 è stato sfiorato l’altro ieri a 38001, quindi abbiamo tra 37122 e 38001 tre minimi molto vicini che, nel caso oggi da nessuno creduto, una volta rotti, darebbero qualche brivido, quanto meno a chi fa analisi tecnica.

NASDAQ 100 CASH

NAS 100 ha registrato l’ennesimo nuovo top assoluto a 19980 e la rottura del top di marzo 18464 è ora pari al 8,2 % , quindi il top di marzo è stato sbriciolato.

Ricordo a tutti che NAS 100 è veloce, anche al ribasso.

Aggiungo che i MAGNIFICI 7 sembrano essere rimasti in 3.

COTTON DEC FUTURE

Il mio fornitore di dati purtroppo continua a scaricare i prezzi del contratto luglio, che è in consegna e quindi non è adatto al trading, ma solo a chi utilizza la materia prima. Tale grafico viene allegato alla Lettera, non disponendo di altro.

Il contratto dicembre 2024 già da lu 10.6 aveva volumi di scambio maggiori del luglio e per tale motivo avevo eseguito il roll over da contratto luglio a dicembre il successivo 11.6

Per fortuna non ho atteso.

Il contratto luglio è in caduta da allora, immagino per eccesso di offerta rispetto alla domanda di consegna.

Anche il contratto dic 2024 non è per cuori fragili……………………..

Lu 17.6 alle ore 15.40 è sceso fino a 70,01 ( sfiorando lo stop loss di 70 ) e poi è risalito, stancamente, per il resto della settimana.

Fortuna ? Certamente, salvo che apra una mattina in GAP DOWN del 5 -10 %; in tal caso sarebbe stato meglio avere COTTON già stoppato di giorno.

Resta il fatto che questo Mercato, che ho affrontato da circa due mesi per richiesta di un caro amico di sempre, oltre a non essere adatto al profilo di questa Lettera, appare carico di una negatività veramente profonda.

La discesa da 103,80 di fine feb 2024 è giunta a 70,01; una ecatombe.

Ricordo perché la fascia da 72 a 78 risulta per me di interesse.

Dal grafico mensile si può osservare che :

la metà in più di 48,35 è 72,525

tre quarti di 103,8 è 77,85

metà di 155,95 è 77,975

Una rilevante concentrazione di impulsi intorno ai prezzi registrati in maggio e giugno.

Nel frattempo COTTON è salito a 83,19 e poi sceso a 70,01.

Un ottovolante, in % e in dollari.

Pertanto la Lettera ora ha un contratto dic 24 al costo di (79 – 0,59 ) 78,41 e un contratto dic 24 a ( 77 – 0,59 ) 76,41

Entrambi in forte perdita in %.

Lo stop loss resta a 70 per entrambi i contratti.

Segnalo che nei prossimi gg vi è un segnale in base al quale COTTON è attratto dal prezzo di due terzi del top di 103,80 – vale a dire 69,20 che è sotto allo stop loss da tempo inserito.

Sarei quindi tentato di abbassare lo stop loss sotto il livello di 69,20 per lasciar trascorrere almeno la settimana 24 – 28 giugno, ma il principio di questa Lettera è che in posizioni al rialzo gli stop loss possono solamente essere spostati al rialzo ( ……………. …….solo al ribasso se la posizione è aperta al ribasso ) e così mi regolo.

Speriamo bene

Leonardo Bodini

 

 

 

 

 




SINDROME FRANCESE

La bufera che ha investito nell’ultima settimana i mercati finanziari europei, nonostante sia partita dal risultato elettorale francese, sembra aver colpito l’intera Eurozona e soprattutto l’Italia, che insieme alla Francia sta per ricevere la notifica ufficiale dell’apertura della procedura d’infrazione per eccesso d’indebitamento. Lo spread con i Bund tedeschi è risalito e il cambio dell’euro ne ha risentito. Ma soprattutto com’era prevedibile molti capitali hanno lasciato le sponde orientali dell’Atlantico per affluire a Wall Street.

 

TANTO LA BORSA DI NEW YORK QUANTO IL NASDAQ GUADAGNANO DALLA BAGARRE

LO SPREAD BTP-BUND A 10 ANNI

L’INCERTEZZA

A preoccupare in Europa non è tanto l’avanzata delle destre (che peraltro nulla sembra cambiare nella formazione della nuova Commissione Europea a Bruxelles) quanto piuttosto l’incertezza derivante dalle elezioni anticipate convocate da Macron. Questi si conferma il falco che è sempre stato: convocare elezioni anticipate significa lasciare che un eventuale governo di destra in Francia prenda corpo subito, cioè tre anni prima che debba rinnovarsi l’elezione del presidente della repubblica (il quale ha poteri molto più ampi di quelli italiani), così da azzopparlo e crocifiggerlo lasciando prendere a quest’ultimo le decisioni impopolari che sarebbero necessarie per contenere il disavanzo pubblico.

Non per niente lo spread tra il titolo di stato francese e quello tedesco è decollato:

E la borsa di Parigi è letteralmente crollata:

I mercati hanno subodorato l’azzardo, perché è probabile che in Francia un governo di destra in presenza di un presidente di sinistra non ne farà alcuna, portando così il paese ad una situazione difficilmente gestibile. Il che avrà indubbie ripercussioni in tutta l’Eurozona, dove anche la Germania ha visto avanzare non poco le forze dell’opposizione.

I CAPITALI FUGGONO

Dunque le maggiori economie europee potrebbero tutte peggiorare il loro indebitamento (anche a causa degli impegni al rafforzamento del proprio arsenale bellico appena presi con la NATO) e, giustamente, i mercati fanno due conti.

EUROPA CONTRO TUTTI

In realtà più o meno in contemporanea sono piovute molte brutte notizie come ad esempio l’annuncio di nuovi dazi sulle importazioni cinesi:

La NATO poi ha rincarato la dose in risposta alla proposta di pace della Russia, cosa che evidentemente fa temere un peggioramento della situazione geopolitica, già a sua volta aggravata dall’accentuarsi del conflitto di Israele al confine con il Libano, contro gli Hezbollah. Un’altro elemento di disordine globale è ovviamente la scelta di proseguire nell’intento di utilizzare le risorse sequestrate alla Russia per alimentare la guerra in Ucraina. Come si può vedere qui sotto dal grafico pubblicato dal Financial Times, lo scorso in Maggio l’Europa ha acquistato più gas dalla Russia che dagli U.S.A. (e da questo si può comprendere chi ha davvero un interesse a soffiare sul fuoco dello scontro…) :

Il risultato della congiuntura che si sta delineando è che l’Europa sta tra l’altro incrementando il rischio di essere coinvolta in una guerra ai suoi confini orientali, si trova a due passi dall’ennesima crisi tra Israele e Libano che può sfociare in un’altra guerra allargata all’intero Medio Oriente (con il rischio che la navigazione nel Mediterraneo possa divenire molto difficoltosa), vede dunque peggiorare le proprie prospettive economiche e al tempo stesso anche la sostenibilità dei debiti pubblici (con il conseguente rialzo dei rendimenti che annullerebbe il taglio recente della BCE). Non stupisce perciò il ribasso del cambio della valuta.

LA DE-DOLLARIZZAZIONE SCHIACCIA ANCHE L’EURO

Segnali di un distacco dell’intero Medio Oriente dalle politiche occidentali provengono peraltro anche dall’Arabia Saudita, che ha deciso di non rinnovare con gli U.S.A. l’accordo “Petrodollari” che le imponeva fino a ieri di scambiare le sue riserve petrolifere soltanto in Dollari americani. Non è difficile intuire che la manovra la porterà ad allontanarsi anche dall’Euro, troppo schiacciato dalle politiche atlantiste e più povero di rendimenti. Si teme pertanto che il prossimo passo di Riad sarà quello di favorire la risalita delle quotazioni del Petrolio, sino a ieri tenute schiacciate in vista delle prossime elezioni presidenziali U.S.A.

Insomma in pochi giorni una serie di nuvole nere si sono addensate sull’Europa e i mercati finanziari ne hanno preso atto facendo fluire molti capitali verso Oriente e verso gli Stati Uniti d’America. La quota dell’Euro nelle riserve di valuta estera era già scesa dal 21% al 20% nel 2023. I gestori delle riserve ufficiali delle altre banche centrali ne hanno ridotto la quota in euro per un importo di circa 100 miliardi, come conferma la Banca Centrale Europea lo scorso mercoledì. La sola Banca nazionale svizzera ha diminuito di 35 miliardi le sue riserve in euro.

LE RISERVE IN ORO HANNO SUPERATO QUELLE IN EURO

Ora con la bagarre politica e il taglio dei tassi della scorsa settimana da parte della Banca Centrale Europea l’attrattività della divisa unica continentale rischia di picchiare ulteriormente verso il basso, perché i tassi d’interesse sono più alti in molti altri paesi senza che siano migliori le prospettive economiche dell’Eurozona.

Si può dunque presumere che il deflusso dei capitali investiti in euro continuerà e che questo affliggerà anche le nostre borse valori. Da notare infatti il vistoso calo nei giorni scorsi dei titoli azionari che si erano rivalutati di più in Europa: quelli delle principali banche.

Anche la Banca Centrale Russa (che deteneva circa l’8% delle sue riserve in titoli denominati in euro, prima che fossero immobilizzate nel 2022) dopo le dichiarazioni del G7 Italia ha deciso di sospendere le contrattazioni di Euro e Dollaro alla propria borsa valori. Cosa che riduce ulteriormente la circolazione internazionale della divisa unica. Non per nulla il governatore della banca d’Italia Fabio Panetta ha dichiarato: “l’uso di una valuta come arma riduce inevitabilmente la sua attrattiva e incoraggia l’emergere di alternative”.

LA BRUSCA DISCESA DEI MAGGIORI TITOLI DELLA BORSA ITALIANA

Insomma la presa d’atto della svolta politica in Francia ha soltanto accelerato il declino del vecchio continente, il quale dovrebbe farsene in fretta una ragione invece di continuare a elargire capitali e armamenti come se potesse ancora permetterselo.

Ma la linea politica dei prossimi anni per la (dis)Unione Europea sembra viceversa voler marcare la continuità. Ciò a meno di ulteriori, pesanti stravolgimenti politici interni che tuttavia -nel breve termine almeno- non farebbero che favorire ulteriori fughe di capitali.

Un vero peccato per noialtri, pensando al fatto che -viceversa- nel resto del mondo la crescita economica sembra aver ripreso a correre!

CHI CI PUÒ GUADAGNARE

Gli unici comparti economici a casa nostra che potranno ottenerne un beneficio saranno dunque quelli legati alla produzione di armamenti e, indirettamente, quella parte di manifattura da esportazione che potrà meglio beneficiare della competitività derivante dalla svalutazione dell’Euro. Grossi problemi però potrebbero avere le aziende di minor dimensioni (che sono soprattutto italiane), qualora il deflusso di capitali oggi in corso arrivi a costringere le banche ad una forzosa riduzione dell’erogazione di credito.

Stefano di Tommaso