APPUNTI DI TRADING

N. 86 – sabato 27 luglio 2024

Operazioni in essere : nessuna

Dopo che lu 22.7 COTTON OTT aveva sfiorato a 70,07 per l’ennesima volta ( credo la quinta ) a 70 lo stop loss che veniva pazientemente inserito ogni mattina da oltre un mese, il successivo mart 23.7 COTTON ha rotto tale livello, con slittamento dell’eseguito a 69,97.

Per fortuna non ha aperto al mattino in gap down, poteva anche andare peggio.

Ricordo ai lettori che merc 22.5 avevo comprato 1 JULY COTTON a 79 e ven 31.5 comperato il secondo JULY COTTON a 77, con roll over eseguito martedì 11.6 vendendo 2 july a 73.20 e comprando 2 december a 72,61 – a causa della inversione di volumi sulle due scadenze.

Quindi la perdita è veramente grande, pari a ( 78,41 – 69,97 = 8,44 cents per 50000 libbre equivalenti a 4220 usd = 3872 euro ) oltre a ( 76,41 – 69,97 = 6,44 cents per 50000 libbre equivalenti a 3220 usd = 2954 euro )

Commenterò nella rubrica dedicata, per l’ultima volta, a COTTON, cosa penso di questa vicenda.

GOLD OTTOBRE 24

GOLD non è sceso nemmeno al primo dei due livelli richiesti dalla Lettera N. 85 per avviare gli acquisti.

Ricordo che si sarebbe trattato, inizialmente, di acquisti finalizzati ad accumulare un profitto da investire nello stop loss, che temo dovrà essere molto ampio, necessario per aprire una posizione al ribasso, il più possibile vicina al top di 2483 GOLD CASH, per poi capire se verrà rotto il triplo minimo in area 2277 – 2294, rottura che renderebbe strategica e non di breve respiro la eventuale vendita eseguita.

Piccola riflessione

Gli operatori parlano della forza di GOLD perché :

– fa nuovi massimi ( 2431 – 2450 – 2483 )
– fa minimi crescenti ( 2277 – 2287 – 2294 )
Ciò è fatto storico, quindi oggettivo, ma :

– non è sceso nemmeno fino alla laterale a 2330 cash e quindi, secondo me, non ha sfogato la negatività che attendevo;
– lo stop loss di un acquisto non può essere sopra 2277 cash, quindi il reward – risk non è accettabile;
– tutta questa forza unanimemente dichiarata dagli esperti potrebbe svanire sotto 2277, con una eventuale caduta a 2146 – 2088, oggi nemmeno minimamente creduta.

Quindi non rincorro GOLD in un acquisto a prezzo “ALTO”

SILVER SETTEMBRE 24 ( paragrafo molto difficile da scrivere e da leggere )

Avevo scritto :

“Anticipo ai lettori che vi sono segnali temporali di possibile inversione tra lu 22 luglio e venerdì 2 agosto, con impulsi in area 32,50 – 33, per vendere in forza ( aggiornamento : il livello alternativo di questi segnali è tra 26 e 27, per comprare in debolezza )

Si tratterebbe di un doppio massimo, troppo alto per i miei gusti, poco agevole per mettersi al ribasso. Mi servirebbe un doppio top calante, ben sotto 32,51.

e infine : ……………non appare acquistabile, salvo inserire uno stop loss sotto 28,57 – troppo ampio.”

Cosa è successo dopo aver scritto queste righe, nelle Lettere da N. 80 a 84 ?

– SILVER CASH è salito da 28,57 fino a gio 11.7 a 31,75 ( fatto doppio top calante, ben sotto 32,51 )
– è sceso fino a gio 25.7 a 27,43 ben al di sotto dell’unico pivot visibile che era 28,57 e che non mi convinceva, ritenendo che SILVER si trovi ora in stato di debolezza relativa a GOLD, dopo che era salito del 48 % in soli tre mesi. Quindi qualsiasi acquisto sarebbe stato stoppato in perdita.

Segnalo inoltre che il mese di luglio è outside ribassista rispetto a giugno………….

Ora mi trovo ad una decisione difficile :

– ritengo troppo rischioso vendere prima di raggiungere 30,50 – 31,50 di SILVER CASH e siamo ben lontani;
– un eventuale acquisto nel range attuale di 27,5 – 28 – raggiunto con una caduta del 14 % quasi verticale da 31,75 – che non ritengo essere strategico, ma finalizzato, come per GOLD, a finanziare una vendita da eseguire su un terzo top calante, dopo quelli a 32,51 – 31,75 non trova alcun livello di stop loss tecnicamente motivabile;
– Merc. 17.7 e Gio. 25.7 SILVER CASH ha dimostrato che è talmente debole da perdere un dollaro e mezzo in poche ore ( 5 % circa );
– L’unica area di acquisto a rischio contenuto sarebbe quella tra 26,02 ( pull back e minimo di maggio ) e 25,77 – top di marzo;
– In realtà la vera area di acquisto per SILVER, ma so bene che potrebbe non essere raggiunta, è tra il top di marzo 25,77 e quello di febbraio 23,50.

Quindi: stiamo parlando di un mercato che si muove anche del 5 % in un giorno, che è in caduta del 14 % in soli 11 gg e che nemmeno ha raggiunto il range febbraio – marzo ove ( correttamente ) ritenevo che potesse partire un movimento importante.

Francamente non potevo immaginare un incremento del 48 % da 22 a 32,5 in tre mesi.

Diversamente avrei allargato gli stop loss dei ripetuti acquisti che da mesi avevo effettuato.

Acquisti corretti come strategia, ma stoppati con perdita.

Devo attendere che SILVER offra uno stop loss contenuto.

DOW JONES INDU CASH

Ora è più forte di NAS 100, che ha preso una pausa.

Dall’andamento del T – BOND, senza trend, ricavo che il rallentamento dei MAGNIFICI 7 ( ora ridotti a 6 o forse 5 ) non ha spinto il denaro degli investitori azionari verso i bond, ma nel rifugio DOW JONES.

DJ continua a sentire molto la forza di attrazione della nota trend line tracciata dal minimo di ott 2022 , il cui ritracciamento al 50 % è stato sfiorato una sola volta in ott 2023 e mai più avvicinato.

Segnalo che, dopo NAS 100, anche SP 500 la scorsa settimana ha rotto il minimo della W 90 ( 5446 CASH ) scendendo fino a 5390.

Nel mentre DOW JONES è rimasto lontano il 2 % dal minimo della medesima W 90 ( 39037 CASH )

NASDAQ 100 CASH

Avevo scritto :

“Nella settimana 22 – 26 luglio ho un segnale che invita a vendere un rimbalzo a 20500 cash ( avrei uno stop loss gestibile a 20691 ) oppure a comprare intorno a 19000 – 18500 cash, purtroppo senza uno stop loss basato scientificamente, salvo che dopo lu 29.7, una volta conosciuto il range 22 – 26 luglio.

Proverò a gestire quotidianamente questi livelli di interesse, senza poterli inserire nella Lettera, che è settimanale.”

NAS 100 CASH è sceso fino a 18721, entrando quindi nel range di acquisto e offrendo l’occasione attesa.

Non ho acquistato, nemmeno con i miei denari, perché non ha raggiunto il top ( 18464 ) del mese 180 dal marzo 2009, requisito minimo che chiedevo, non avendo a disposizione alcun livello tecnico per inserire uno stop loss.

Ma, per l’esperienza passata, NAS 100 forse ora consente di prendere le misure, senza rischiare troppo.

Segnalo che ha perso quasi 2000 punti ( oltre il 9 % ) in 11 gg , poco più di due settimane, una discesa che non si vedeva da luglio – ottobre 2023 , ma allora, per fare un simile calo, impiegò 13 settimane, una intera stagione.

Se farà una laterale di qualche gg che fornisca uno stop loss contenuto, cercherò un acquisto, inizialmente solo allo scopo di finanziare il rischio di piazzare una vendita intorno al doppio massimo assoluto, mi piacerebbe tra 20200 e 20500, con ovvio stop loss sopra 20691.

COTTON DEC FUTURE

Avevo scritto :

“COTTON resta fermo, evidentemente deve decidere.

Le settimane da 8 a 19 luglio sono caratterizzate da uno dei range più contenuti che si siano visti su questo Mercato. Certamente COTTON vuole stancare.

Il caro amico, che da mesi ha una rilevante posizione al rialzo, non si diverte.

Ha tutta la mia comprensione.”

Dopo un numero insolito di sfioramenti del livello del mio stop loss, che stazionava a 70 da troppo tempo, mart 23.7 COTTON ha scelto il ribasso, causando una perdita e spingendomi a constatare che :

– Ho affrontato un Mercato che non conoscevo ( tuttora non posso dire di averne maturato una percezione adeguata a fare trading ) solo per essere stato interessato da un caro amico, che non ha ancora chiuso la sua posizione ( di cifra molto rotonda ), ma ho trascurato il fatto che COTTON aveva già percorso da febbraio a maggio un movimento ( crollo da 103,80 a 73,68 ) che lo rendeva non idoneo a questa lettera;
– L’ho affrontato in una stagione, quella dei bilanci, che avrebbe suggerito semmai di liberarsi da qualche impegno e non di assumerne altri;
– E’ meglio simulare a lungo il trading solo su carta per un Mercato sconosciuto prima di condividere con i lettori una strategia, rivelatasi poi una laterale agonizzante e infine perdente.
Amen.

Leonardo Bodini

 




DEBITO E POLITICA FRENANO L’ECONOMIA

Il 2024 è un anno elettorale per buona parte delle nazioni dell’Occidente e i segnali che stanno emergendo dalle votazioni indicano tutti la voglia di cambiamenti profondi da parte degli elettori ma questa, per varie ragioni, è facile pronosticare che sarà in buona parte disattesa. Appare dunque probabile un prossimo futuro caratterizzato da molta confusione a livello politico, cosa che avrà al tempo stesso conseguenze negative e positive per l’economia. Conseguenze che riguardano il possibile rallentamento tanto dello sviluppo economico quanto della marcia a tappe forzate verso digitalizzazione e tutela dell’ambiente, nonché una più che probabile crescita ulteriore della spesa pubblica (e quindi anche del debito).

 

I TASSI SCENDERANNO A FATICA

La crescita del debito pubblico però ha già mostrato l’evidente conseguenza della difficoltà di rifinanziarne le scadenze, cosa che spingere le banche centrali ad agire in supporto delle emissioni, tornando ad incrementare le dimensioni dei loro bilanci. Normalmente l’intervento degli istituti di emissione aiuta a calmierare i tassi d’interesse perché riduce l’offerta di titoli rispetto alla domanda, ma questa volta le grandi quantità di titoli di stato da piazzare è probabile che impediranno alle banche centrali di tutto l’Occidente di riuscire a ridurre i tassi d’interesse a lungo termine.

ANDAMENTO TASSI D’INTERESSE SUI TITOLI DI STATO AMERICANI A 10 ANNI

L’INFLAZIONE CONTINUERÀ DOVE L’ECONOMIA TIRA DI PIÙ

Ulteriore conseguenza degli interventi delle banche centrali in supporto delle emissioni dei titoli di stato è quella di ostacolare la loro battaglia contro l’inflazione perché la “monetizzazione” del debito pubblico favorisce la svalutazione monetaria. L’inflazione che residua dunque potrebbe restare a lungo “appiccicosa”, soprattutto laddove l’economia “tira” di più (come si può vedere dal grafico). Senza dubbio gli interventi delle banche centrali comportano aggiunta di liquidità sui mercati finanziari, aiutando dunque le borse valori a sostenere le quotazioni azionarie (o a impedirne dei crolli) seppur in presenza di una probabile significativa rotazione dei portafogli dei grandi investitori.


Quest’ultima conseguenza dovrebbe in teoria favorire la possibilità che torni a crescere la volatilità dei corsi azionari ma -per onestà intellettuale- occorre segnalare che più volte in passato la logica non è stata supportata dai fatti e che l’indice della volatilità è soltanto sceso negli ultimi tempi.

LA VOLATILITÀ A WALL STREET E’ SEMPRE SCESA NEGLI ULTIMI 5 ANNI

LA CURVA DEI RENDIMENTI TORNERÀ POSITIVA

Quel che consegue tuttavia alle manovre forzose delle banche centrali è anche che i tassi d’interesse a lungo termine (cioè quelli prevalenti nel finanziamento dei debiti pubblici) non potranno scendere di molto o addirittura torneranno a salire, mentre quelli a breve termine è probabile che scendano, in funzione dei “tagli” che oramai tutti si aspettano per la fine dell’estate, cosa che riporterà la curva dei rendimenti a inclinarsi positivamente (quando il reddito fisso offre minori rendimenti per i titoli a breve termine rispetto a quello delle scadenze più lunghe).

ANDAMENTO DEI TASSI DI SCONTO PRATICATI DALLE BANCHE CENTRALI

Da notare che quasi sempre nel recente passato il momento della fine dell’inversione della curva dei rendimenti è coinciso con un deciso rallentamento dello sviluppo economico, il quale provocherà una ripresa della disoccupazione (già In ripresa come conseguenza dei recenti progressi tecnologici dell’intelligenza artificiale). Il timore è che questa volta la disoccupazione colpirà soprattutto le fasce più anziane della popolazione nonché quelle più deboli che vengono impiegate per lavori manuali, in corso di progressiva sostituzione da parte dell’automazione delle macchine.

MATERIE PRIME E COMMODITIES

Peraltro la necessità di imponenti supercomputer e di maggior automazione industriale è probabile che contribuirà a sostenere di parecchio la domanda di energia, sinanco qualora il rallentamento dell’economia dovesse spingere in direzione opposta. La prossima recessione sarà quindi anche più difficile delle precedenti perché stavolta è improbabile che il prezzo dell’energia volga significativamente verso il basso. Anche questo -insieme alla svalutazione monetaria- dovrebbe impedire all’inflazione di azzerarsi, complicando il lavoro dei banchieri centrali, costretti a dare un colpo al cerchio e uno alla botte.

L’INDICE DELLE PRINCIPALI COMMODITIES E, SOTTO, LE LORO VARIAZIONI CRB Index is composed of 19 categories of raw material. Energy (39%): crude oil, natural gas, gasoline, and heating oil Soft commodity (21%): sugar, cotton, coffee, cocoa and oj Metal (20%): gold, silver, copper, aluminum, and nickel Produce (13%): soybean, wheat, and corn Livestock (7%): live cattle, lean hogs

Tuttavia la congiuntura appena descritta, se non interverranno cigni neri, guerre o devastazioni, potrebbe configurare il quadretto ideale per favorire quella parte dei mercati azionari che non aveva beneficiato della corsa dei pochi titoli iper-tecnologici che hanno “pompato” le quotazioni delle borse. Il che costituirebbe un risultato non da poco in una prospettiva semi-recessiva! Mentre sarà più difficile fare performances per i titoli a reddito fisso, le cui quotazioni difficilmente potranno trarre significativo giovamento dal calo dei tassi d’interesse a breve termine.

LE ISTITUZIONI PUBBLICHE SPIAZZANO L’ECONOMIA PRIVATA

La prospettiva di un deciso rallentamento economico dell’Occidente tuttavia avrebbe comunque ulteriori ricadute negative (dalla scarsità della disponibilità di credito fino al calo dei consumi e all’eventuale ulteriore discesa dei valori immobiliari). Cosa che danneggerà inevitabilmente le aziende con minor capitalizzazione e quelle che potranno esibire una minor capacità di generare cassa, dal momento che lo “spiazzamento dell’economia” (crowding out) da parte delle istituzioni pubbliche, che dovranno piazzare quantità crescenti del debito, ridurrrà le risorse che verranno destinate agli investimenti privati.

In definitiva dunque il quadro politico complesso e il fragile equilibrio che ci ha ancora evitato di passare dalla “guerra fredda” a quella “calda” sostiene il prezzo di energia e commodities e riduce la fiducia sull’immediato futuro, ma aiuta il sistema finanziari a “galleggiare” su una montagna di liquidità. Restiamo pertanto relativamente ottimisti sulla tenuta delle borse e un po’ meno a proposito delle quotazioni dell’economia reale, soprattutto in Occidente.

Stefano di Tommaso

 




APPUNTI DI TRADING

N. 85 – sabato 20 luglio 2024

 

Operazioni in essere : merc 22.5 comprato 1 JULY COTTON a 79 e ven 31.5 comperato il secondo JULY COTTON a 77, con roll over eseguito martedì 11.6 vendendo 2 july a 73.20 e comprando 2 december a 72,61 – a causa della inversione di volumi sulle due scadenze. Entrambi i contratti acquistati mantengono stop loss a 70, che è stato sfiorato molte ( troppe ) volte.

Ve 19.7 è stato venduto per chiudere a 2424,30 il contratto AGO MICRO GOLD comperato lu 17.6 a 2330 con un utile di ( 2424,30 – 2330 = 94,30 ) x 10 usd = 943 usd = euro 865

Finalmente un profitto, dopo troppo tempo.

GOLD OTTOBRE 24

Segnalo che il contratto ago sta per andare in consegna, quindi eseguirò le prossime operazioni sul contratto ottobre, che vale 23 – 24 usd in più.

So bene che sarà più liquido il contratto dicembre, ma quota un prezzo di 47 – 48 usd più di GOLD CASH e ciò disturba i miei calcoli.

Passerò da ottobre a dicembre fra due mesi circa, oppure se i volumi del contratto ottobre saranno pericolosamente modesti.

Avevo scritto :

“Voglio restare in questo movimento al rialzo più a lungo possibile, in quanto l’ipotesi di vedere una inversione al ribasso intorno a 2450 circa è solo una eventualità, mentre è oggettivo che :

– il livello di 2277 – 2287 è ora divenuto importante;
– GOLD CASH ha rotto il top del precedente mese di giugno e ciò significa forza;
– la settimana scorsa ha provato a scendere, ma solo di 45 usd da 2401 fut a 2356 fut, per poi invertire con violenza.

Eventualmente giunto a tali prezzi, alzerò lo stop loss al minimo dei due gg precedenti ad ogni giorno. Lo stop loss diviene quindi scorrevole, solo verso l’alto.

L’importanza dell’area 2431 – 2450 ( doppio massimo ) sta crescendo e un eventuale fallimento della rottura verso l’alto potrebbe far cambiare idea al Mercato, con una discesa anche di rilievo.

Aggiungo che mi farebbe piacere che GOLD CASH registrasse un doppio massimo intorno 2450 e poi scendesse, possibilmente rompendo 2277 cash.”

Riepilogo per i lettori il contegno che ho tenuto nel trading settimanale della Lettera N. 84 :

GOLD AGO FUT è salito fino a 2488,40 – livello toccato merc 17.7

Ogni giorno ho alzato lo stop della mia operazione al rialzo al minimo dei due giorni precedenti e quindi alla sera di gio 18.7 il livello era divenuto 2429,90 pari al minimo di mart 16.7.

Ve 19.7 GOLD AGO FUT, dopo una discesa notturna da circa 2445 a 2426, alle 8.20 del mattino, orario in cui diviene operativa la S.I.M., era già sotto 2429,90 e quindi ho venduto al meglio realizzando il prezzo di 2424,30 con un utile di ( 2424,30 – 2330 = 94,30 ) x 10 usd = 943 usd = euro 865.

In realtà lo scopo dell’acquisto eseguito un mese fa a 2330 era di accumulare un profitto per affrontare il costo di uno stop loss ( che avevo ipotizzato probabilmente ampio ) per una vendita intorno a 2450, eventuale doppio massimo.

GOLD è andato un po’ troppo oltre, ma soprattutto ha perso 90 usd in poche ore.

Mi renderà quindi impegnativo aprire la desiderata operazione al ribasso.

Se la discesa continuasse per altri 90 usd, sarei indotto a comprare, prima della desiderata vendita, ma vedremo insieme…………………..

La presenza di un triplo minimo tra 2277 cash e 2294 cash mi invita ad inserire la seguente operazione :

Compero, sin dal mattino di lu 22.7, 1 OTT MICRO GOLD FUT a 2340 e 1 OTT MICRO GOLD FUT a 2320 , entrambi con stop loss a 2290.

SILVER SETTEMBRE 24

Avevo scritto :

“La salita verticale sopra 25,77 fino a 32,51 è stata ritracciata oltre la metà, giù fino a 28,57 La salita da 21,93 a 32,51 ( intero movimento ) è di usd 10,58 e il ritracciamento da 32,51 a 28,57 è del 37,2 %

Siamo in zona Fibonacci …..Probabile una spinta in su e poi vediamo se SILVER è così cortese da scendere dove posso affrontare il rischio di acquisto.

SILVER mi ha sentito e, da par suo, ha invertito al rialzo ed è salito con velocità pari ad un multiplo di GOLD.

Anticipo ai lettori che vi sono segnali temporali di possibile inversione tra lu 22 luglio e venerdì 2 agosto, con impulsi in area 32,50 – 33, per vendere in forza ( aggiornamento : il livello alternativo di questi segnali è tra 26 e 27, per comprare in debolezza )

Si tratterebbe di un doppio massimo, troppo alto per i miei gusti, poco agevole per mettersi al ribasso. Mi servirebbe un doppio top calante, ben sotto 32,51.

e infine : ……………non appare acquistabile, salvo inserire uno stop loss sotto 28,57 – troppo ampio.”

Cosa è successo dopo aver scritto queste righe, nelle Lettere da N. 80 a 84 ?

– SILVER CASH è salito da 28,57 fino a gio 11.7 a 31,75 ( fatto doppio top calante, ben sotto 32,51 )
– è sceso ieri a 28,87 e così offrirebbe la possibilità di acquistare senza che lo stop loss di 28,57 sia troppo ampio, ma la recente debolezza di SILVER mi induce a preferire un acquisto su GOLD e, semmai, cercare una vendita in forza su SILVER.

La discesa è stata molto rapida e non ho avuto il tempo di vendere, ma l’analisi sembra buona, anche se al momento non ho ancora in tasca nessun utile.

DOW JONES INDU CASH

DOW JONES, dopo una lunga dormita, mentre NAS 100 si impennava, ha ritrovato grande forza ed è salito ad un nuovo top assoluto a 41376, talmente lontano dal minimo della W 90 di 39037, da rendere antieconomico ( stop loss di almeno 41376– 39037 = 2339 pari al 6 per cento ) effettuare una vendita in una poco probabile inversione.

Segnalo che DOW CASH nella W 91 ( una settimana di ritardo ) ha infine raggiunto la trend line che parte da ott. 2022 a 28660, mentre nella W 92 ha fatto una sfuriata al rialzo, per poi chiudere sotto la citata trend line che sembra guidare DOW JONES da quasi due anni.

Se deve rovinare i risparmiatori, dovrebbe nelle prossime settimane rompere il minimo della W 90 ( 39037 ) e generare una delusione collettiva.

Se la rottura di 39037 si verificasse, l’obiettivo della discesa diverrebbe ambizioso, non escludendo di tornare al top del luglio 2023 intorno a 36000.

NASDAQ 100 CASH

NAS 100 ha registrato l’ennesimo nuovo top assoluto a 20691 e poi ha picchiato duramente con discesa di circa 1200 punti pari al 6 %.

Non è stato un massacro dal punto di vista grafico come ci fu in aprile, quando la discesa da 18300 circa fino a 16973 in pochi gg ruppe il minimo di 12 settimane.

Ho segnato in giallo le settimane rotte in un attimo a metà aprile.

Ricorderete che la Lettera rinunciò allora ad incassare un profitto potenziale dalla rottura di 17900 NAS FUT per restare nella presunta tendenza, sbagliando strategia, con stop in pareggio.

Nella settimana 22 – 26 luglio ho un segnale che invita a vendere un rimbalzo a 20500 cash ( avrei uno stop loss gestibile a 20691 ) oppure a comprare intorno a 19000 – 18500 cash, purtroppo senza uno stop loss basato scientificamente, salvo che dopo lu 29.7, una volta conosciuto il range 22 – 26 luglio.

Proverò a gestire quotidianamente questi livelli di interesse, senza poterli inserire nella Lettera, che è settimanale.

COTTON DEC FUTURE

Ho cancellato con righe rosse sul grafico i dati non rilevanti in quanto riferiti al contratto luglio che era in consegna e contratto ottobre che non ha mai scambiato volumi veri.

COTTON resta fermo, evidentemente deve decidere.

Le settimane da 8 a 19 luglio sono caratterizzate da uno dei range più contenuti che si siano visti su questo Mercato.

Una eventuale rottura al rialzo del top di 73 della settimana 15 – 19 luglio andrebbe seguita con un acquisto, da raddoppiare sopra 75,84 – top della settimana in cui avevo calcolato un segnale di tempo.

Ma devo ricordare che la Lettera è già al rialzo con un contratto dic 24 al costo di (79 – 0,59 ) 78,41 e un contratto dic 24 a ( 77 – 0,59 ) 76,41

Entrambi in forte perdita in % se venisse centrato lo stop loss che resta a 70 per entrambi i contratti.

Lo stop loss è stato nuovamente sfiorato a 70,21 merc 10.7, a 70,38 ve 12.7 e infine a 70,54 ve 19.7 – tira brutta aria.

Certamente COTTON vuole stancare.

Il caro amico, che da mesi ha una rilevante posizione al rialzo, non si diverte.

Ha tutta la mia comprensione.

NOTA FINALE

Qualche lettore ha manifestato il desiderio di leggere uno scritto più interventista.

Posso solo seguire la mia natura e le occasioni che vedo; molte certamente mi sfuggono, ma ricordo che il trading si fa anche rinunciando a intervenire tutte le volte che manca un pezzo sulla scacchiera.

Per l’azionario U.S.A. temo vi siano alcune ombre.

Osserviamo insieme se venisse rotto il minimo della W 90 da ott. 2022 su DOW JONES.

NAS 100 lo ha rotto ieri ve 19 luglio, ma sembra non interessare a nessuno.

Leonardo Bodini




IL PIVOT

La traduzione letterale di questo termine usato spesso sui mercati è il “picco”. I mercati finanziari hanno cioè corso davvero tanto nella prima parte dell’anno e adesso sembrano però giunti al capolinea, non tanto in funzione di un quadro di fondo peggiorato (per il momento -almeno oltreoceano- non lo è affatto, mentre per l’Europa sicuramente c’è qualche problema in più) bensì per le normali prese di beneficio che rendono cicliche le oscillazioni dei mercati e per la sempre più instabile situazione politica dell’intero Occidente. I mercati inoltre scontano già i ribassi dei tassi d’interesse che le banche centrali, a partire da Settembre, dovrebbero praticare diffusamente, ma devono fare i conti con la resilienza dei tassi d’interesse a lungo termine, dominati dalla grande necessità di collocare titoli del debito pubblico un po’ dappertutto nel mondo.


PRIMA DELL’ATTENTATO


Il quadro generale dei mercati finanziari occidentali appariva sino ad oggi fin troppo roseo, alimentando di conseguenza la sensazione di un’ascesa indefinita delle quotazioni, alimentate anche dalla grande liquidità che ha spinto gli investitori a restare “investiti” anche in presenza di una parziale riduzione della quota investita nei titoli delle “magnificent seven”. I mercati hanno atteso a lungo un recessione che si è manifestata soltanto settorialmente e -tutto sommato— in minima parte solo in Europa. La piccola ripresa della disoccupazione in America, comunque vicina ai minimi storici di sempre, non ha tuttavia preoccupato nessuno, anche perché mitigata dalla quasi certezza di un taglio dei tassi d’interesse americani entro Settembre, che dovrebbe smuovere al ribasso anche tutte le altre principali banche centrali.

COSA CAMBIA OGGI

Poi è arrivato l’attentato a Trump, un evento sul quale molti avrebbero tutto sommato già scommesso nel recente passato, ma che adesso c’è stato davvero e che sancisce inevitabilmente una linea di demarcazione con il passato: la fine del “fair play” nella politica americana (il confronto degli ideali e delle ideologie) e l’avvio di un’epoca più violenta, nella quale i poteri forti appaiono pronti a commettere qualsiasi efferatezza pur di raggiungere i loro obiettivi. Prima dell’attentato si poteva sperare che la politica di una parte si potesse confrontare con quella dell’altra parte, mentre da oggi si confronta direttamente con pallottole e sangue.


In altre parole: Trump questa volta l’ha scampata, ma ci riuscirà anche la prossima? Chi non lo vuole al governo del mondo è riuscito a tenerlo sotto schiaffo per i 4 anni della sua presidenza con il processo “russia gate”, poi è riuscito a fargli votare contro anche i morti e pochi giorni fa a farlo condannare in un processo penale la cui sentenza è soltanto sospesa. La lotta per il potere si fa dunque sempre più estrema e, come sempre in questi casi, per il momento rischia di prevalere l’incertezza. Forse il “Trump Trade”, cioè la bonanza che dovrebbe riguardare i titoli azionari grazie alle politiche fiscali tipiche del partito repubblicano (meno tasse e meno burocrazia) arriverà dopo le elezioni (cioè a Novembre) il cui esito, per mille motivi, appare tutt’ora imprevedibile. Adesso è caos.

LA PRUDENZA ORA PREVALE

Cosa può significare per i mercati questo evento così tragico, insieme con la considerazione che possa costituire soltanto l’inizio di un’era politica travagliata per l’intero Occidente? Probabilmente, occorre dirlo, niente di buono. Eppure i recenti dati sul calo dell’inflazione hanno fatto riprendere la speranza che a breve le banche centrali non solo abbasseranno i tassi, ma potrebbero anche allentare il cordone della liquidità. In questa situazione, gli investitori professionali hanno semplicemente trovato razionale ruotare i loro portafogli riducendo la quota di investimenti allocata sulle azioni delle grandi multinazionali tecnologiche (anche per poter prendere beneficio dei giganteschi guadagni in conto capitale che queste ultime hanno potuto regalare loro) e delle istituzioni finanziarie.

Di seguito l’andamento per settore di appartenenza dei titoli europei inseriti nell’indice STOXX 600, che indica un’attesa di rialzi dei prezzi dell’energia. Tipica di situazioni di guerra e di incertezza politica.


LA GRANDE ROTAZIONE DEI PORTAFOGLI

I mercati hanno segnato una ripresa generale degli investimenti sui titoli a reddito fisso, iniziando a muoverne leggermente al ribasso i rendimenti impliciti, sebbene permangano forti dubbi sulla “tenuta” dei debiti sovrani. Gli investitori hanno impiegato parte del denaro disinvestito dai titoli delle grandi “big tech” riscoprendo le public utilities, i titoli azionari a minore capitalizzazione e gli asset alternativi come i metalli preziosi o le commodities. Uniche eccezioni relative a questa grande rotazione dei portafogli sono stati i titoli “energetici”, che hanno invece continuato la loro corsa, e le azioni delle grandi società produttrici di armamenti, la cui performance -con il riarmo generale in corso dell’intero pianeta- non accenna affatto ad essere in procinto di terminare.


La rotazione dei portafogli ha sicuramente interrotto la corsa dell’indice generale della borsa americana SP500 (arrivato a superare le più rosee previsioni dell’anno con 5 mesi d’anticipo), ma non ha tuttavia impedito all’indice Nasdaq di toccare nuovi record, anche perché la grande liquidità disponibile ha impedito, sino ad oggi, grandi oscillazioni dei mercati. Una situazione di liquidità apparentemente destinata a durare ancora a lungo, dal momento che permane una stasi del settore immobiliare e molte banche che ne hanno finanziato grossi investimenti appaiono ancora in difficoltà monetaria. Le banche centrali dovranno dunque continuare con la politica delle “eccezioni” allo scopo di evitare di togliere loro ossigeno.

IL DUBBIO RELATIVO AI PROFITTI AZIENDALI

Unico vero punto di domanda, fino al giorno precedente l’attentato a Trump, erano le aspettative relative alla prosecuzione della grande stagione dei profitti: in presenza di un rallentamento dell’economia globale (peraltro salutare entro certi limiti) la domanda che si pongono tutti era se essa avrebbe potuto continuare, regalando nuovi massimi ai listini di borsa. Il rischio percepito era che una possibile recessione del 2025 arrivi spingere al ribasso -oltre che i consumi- anche la redditività delle imprese.


Il cigno nero di quanto è accaduto l’altro ieri invece ci consegna una realtà ancora più dubbiosa, non troppo diversamente da ciò che succede sui mercati quando il quadro geopolitico globale entra in una fase di crisi acuta: gli investitori cercano di accumulare più liquidità e rinviano a tempi più sereni gli investimenti maggiormente rischiosi, accumulano inoltre scorte di materie prime ed energia, metalli e beni rifugio. La stessa cosa presumibilmente sta per accadere oggi: quando si esaspera lo scontro tra fazioni opposte per la conquista delle posizioni di potere al governo di una nazione come quella americana, allora la prudenza prevale sull’entusiasmo, il la cautela sull’ottimismo.

IL PIVOT DEI TASSI D’INTERESSE

Non a caso poi l’esasperazione dello scontro politico arriva proprio a ridosso del possibile “pivot” (cioè il picco) dei tassi d’interesse federali: storicamente tutte le volte che hanno superato un picco i mercati hanno poi iniziato ad arretrare e si è manifestata una recessione, come si può ben leggere dal grafico qui sotto riportato.


In più questa volta l’America – già coinvolta più o meno direttamente in un paio di guerre (Ucraina e Medio Oriente) e sull’orlo di nuovi scontri nel sud-est asiatico e in Africa, oggi si riscopre vulnerabile, probabilmente incapace di piegare gli eventi della politica alle pianificazioni di chi già comanda davvero e domani vorrebbe continuare a farlo, ma si trova invece a dover fare i conti con una diversa volontà popolare, molto lontana nelle sue aspirazioni più recondite rispetto a quanto lungamente pianificato in precedenza.

COME NEL 2023

E’ dunque probabile che i mercati, tanto per i massimi recentemente raggiunti quanto per i timori di guerra civile, recessione ed eccesso di debito, stavolta inizino a veder prevalere le prese di beneficio e la ricerca di una maggior prudenza, perciò scendendo per eventualmente rischiare di continuare anche in buona parte della seconda metà dell’anno. Come peraltro è già successo nel 2023. Di seguito un grafico di confronto con l’anno precedente:


Stefano di Tommaso