Dopo che il 30 nov 2023 GOLD CASH ha chiuso per la prima volta un mese sopra 1998 ( rammento che fu il top di apr 2022, ciclo importante ) non un mese, ma nemmeno una sola settimana è più riuscito a chiudere sotto 1998.
La chiusura più bassa è stata di usd 2004 il giorno 8 dic 2023, dopo una caduta verticale di seguito al top notturno segnato il 3 dic 2023 a 2146 usd.
Osservando le chiusure mensili, si ha :
nov 2023 usd 2036
dic 2023 2062
genn 2024 2039
feb 2024 2043
mentre in marzo, finora, il minimo è stato 2039.
Sembra quindi che GOLD CASH abbia acquisito il livello di 1998 dopo la chiusura sopra del 30.11.2023 e che stia ora cercando di acquisire il livello di circa usd 2040
La visione del grafico settimanale allegato alla Lettera consente di visualizzare quanto appena esposto.
Sono ragionevolmente confidente che GOLD CASH stenterà a scendere sotto 1998 in questi mesi ?
Abbastanza.
Sono anche convinto che stenterà a scendere sotto 2040 – 2030 ?
E’ certamente molto presto per considerare acquisito tale livello, ma, come avete letto nelle Lettere più recenti, cerco di utilizzarlo per iniziare acquisti attraverso un “PIANO DI ACCUMULO”.
Sono positivo su GOLD per ragioni di analisi tecnica.
Non conosco le ragioni di Mercato per le quali sta salendo.
Sembra che la CINA stia cambiando una parte delle giacenze di USD in GOLD, ma ci può essere anche altro.
Tutto ciò premesso, da lu 18 marzo inserirò i seguenti ordini :
compero 1 JUNE MICRO GOLD FUT a 2060 e 1 JUNE MICRO GOLD FUT a 2040, entrambi con stop loss a 2000
Si tratta di prezzi tirati, possibili, ma non probabili, tuttavia il profilo di rischio moderato della Lettera e la forte riduzione dei profitti avvenuta di recente suggeriscono di non rincorrere GOLD.
Il contratto aprile va in consegna e quindi i miei ordini saranno piazzati sul giugno, che costa 21 usd in più.
SILVER MAGGIO 24
Dopo aver premuto a lungo sul supporto di 22 usd, come GOLD, anche SILVER è salito rapidamente, finalmente esibendo una forza relativa maggiore di GOLD, in mancanza della quale, data la pericolosa maggior volatilità di SILVER rispetto a GOLD, certamente resta un Mercato da evitare.
Resta il fatto che vi è la scadenza di cicli di media importanza nei mesi consecutivi di feb – mar 2024.
Nei due mesi il range è già ora del 15 % circa, benchè marzo non sia concluso e quindi immagino che comprerò SILVER solo se in marzo rientrerà profondamente nel range segnato in febbraio (21,93 – 23,50 cash ), direi tra 23 e 22,50.
Ripeto da mesi che non mi interessa andare a ribasso su SILVER; potrei ripensarci solo se venisse rotto il minimo di febbraio pari a 21,93 ( prezzo cash ).
DOW JONES INDU CASH
Per tutto l’azionario mondiale si registra in marzo il ciclo di 180 mesi dal minimo del 2009.
Si tratta statisticamente di un tempo da non anticipare, ma da osservare, per comprendere un eventuale cambio di trend.
NASDAQ 100 CASH
La forza relativa di NAS 100 contro DOW è meno vistosa nell’ ultima settimana, tanto che non ha segnato un nuovo top assoluto, mentre DOW JONES non ci riesce già da 15 sedute.
Dopo che il 4-8 marzo aveva segnato il terzo outside rialzista in sei settimane, NAS 100 CASH ha rotto il minimo di 17804 di tale settimana, scendendo solo fino a 17765 e chiudendo poco sopra, a 17809.
Una belva feroce che si è liberata di chiunque abbia provato a vendere, compresa questa Lettera.
Non ho l’abitudine di insistere, quando un Mercato fa tre outside settimanali su sole sei settimane, con inevitabili perdite per chi, come me, segue le rotture, ma certamente la rilevanza ciclica di marzo 2024, del quale mancano ancora 10 sedute di trading, consiglia di lasciar scorrere questo breve periodo.
Leonardo Bodini
E ADESSO COSA ?
Continueranno le Borse a infrangere nuovi record? E con pochissimi titoli Super-tecnologici? Oppure l’entusiasmo si allargherà? O peggio: siamo arrivati al capolinea ed è meglio comperare Bond a lungo termine per beneficiare del calo dei tassi? Ogni attesa è lecita dal momento che non ci sono certezze ma, a meno di repentini sbalzi nei tassi d’inflazione, sembra ancora esserci spazio per altro ottimismo. Ma problema resta sempre lo stesso: dove allocare oggi le nuove sfide?
CHI SARANNO I NUOVI TITOLI “MAGNIFICI” ?
La corsa vertiginosa del mercato azionario globale è continuata fino a qualche giorno fa. C’è stato un cambio della guardia ai vertici delle performances azionarie con Apple, Tesla e Alphabet affondate, mentre Nvidia prosegue la sua corsa e due società farmaceutiche di grandi dimensioni: Eli Lilly e Novo Nordisk, reduci da fortunate campagne di investimenti in ricerca e sviluppo, sono in ascesa.
Ciò ha senso. L’economia americana è in ripresa – gli USA hanno aggiunto 275.000 nuovi posti di lavoro a febbraio – e anche le aziende stanno diventando più dinamiche. Il mercato è spinto avanti da innovazioni reali nel campo dell’intelligenza artificiale e dell’assistenza sanitaria che porteranno a flussi di cassa crescenti negli anni a venire. È così che gli investitori possono giustificare valutazioni azionarie più elevate del solito del 20-30%.
LA LIQUIDITÀ SOSPINGE I BENI RIFUGIO
L’indice S&P 500 ha chiuso la settimana in ribasso dello 0,3% dopo essere sceso dello 0,7% venerdì, ma il giorno prima ha comunque raggiunto il 16° record del 2024. Il Dow Jones Industrial Average e il Nasdaq Composite sono scesi rispettivamente dello 0,9% e dell’1,2%, ma non erano lontani dai rispettivi massimi.
Alla fine della settimana scorsa, dopo un’esagerata ascesa dei mercati azionari e la constatazione che la liquidità in circolazione fosse ancora molto elevata, su queste colonne avevamo segnalato la potenzialità di un deciso rialzo dei prezzi di metalli preziosi, materie prime e, in generale, beni rifugio. Cosa che si è puntualmente materializzata per il bitcoin e per l’oro (di seguito i rispettivi grafici) :
Mentre occorre ammettere che ancora si è mosso assai poco il petrolio (come si può vedere dal grafico qui sotto riportato), peraltro l’aver mantenuto una tendenza rialzista dopo la decisione dell’Opec di estendere le quote di produzione e dunque, in sostanza, di inondare il mercato con maggiori quantità è stato un risultato ancora migliore per i paesi produttori.
In sostanza la domanda di petrolio cresce, ma al momento i paesi produttori stanno lavorando per massimizzare la loro soddisfazione in termini di ricavi totali, non di prezzi crescenti.
E LA VOLATILITÀ RIPRENDE A SALIRE
L’indice della volatilità della Borsa di Wall Street, l’indice VIX, è anch’esso salito dalla settimana scorsa, come previsto tra queste colonne e come si può leggere da grafico qui riportato:
Ma a nostro avviso esso ha probabilmente ancora molta strada da fare al rialzo, man mano che gli investitori cercheranno di costruire dei portafogli in linea con una ripresa economica globale che -al momento- non è ancora così evidente.
IN AMERICA RISALE L’INDICE DELLE IMPRESE MINORI
Questo significa che le borse andranno giù ? Non necessariamente, dal momento che le condizioni congiunturali che hanno fatto letteralmente decollare le attese degli investitori nei confronti dei titoli più esposti al cambiamento che arriverà dall’Intelligenza Artificiale restano positivamente immutate. Dunque c’è spazio per altro entusiasmo.
La vera domanda che ricorre tra gli analisti adesso però è se, e quando, le attese di maggiori profitti potranno riguardare gli altri comparti delle tecnologie e dell’industria. Negli U.S.A. In parte è già successo, con l’indice Russell 2000 che, come si può leggere dal grafico qui riportato, dallo scorso Novembre è salito da 1650 a 2100 (del 27%). Tra l’altro il fatto che in questi giorni risulti ancora una volta in crescita dopo un consolidamento avvenuto all’inizio dell’anno fa ben sperare nella possibilità di un deciso prosieguo.
Dunque sta arrivando il momento di investire nelle PMI? Forse, ma di certo non in tutte. In Europa ad esempio abbiamo un serio problema di produttività, come si può vedere dal grafico qui riportato:
L’EUROPA ARRANCA
Le statistiche ultime disponibili per l’Europa in generale al momento non sono buone: per la Germania i nuovi ordinativi manifatturieri del mese di gennaio sono in calo dell’11,3% su base mensile. Non potrà non risentirne l’interscambio commerciale con l’Italia che normalmente si manifesta con tre mesi di ritardo. I profitti aziendali europei dell’ultimo trimestre ‘24 segnano un calo dell’11%, anche se per il primo trimestre (in corso) parlano soltanto di un -4%.
Dunque l’economia europea soffre indubbiamente di una differenza significativa di performances con gli USA dove il mercato è spinto da innovazioni reali nel campo dell’intelligenza artificiale e dell’assistenza sanitaria che porteranno a flussi di cassa crescenti negli anni a venire. Tuttavia, se il quadro generale dovesse confermarsi in accelerazione, anche l’Europa, da sempre molto sensibile all’export, potrebbe arrivare a beneficiarne presto.
I MERCATI ORA “VEDONO” DUE TAGLI DEI TASSI
Tuttavia i mercati talvolta guardano più al calo dei tassi che all’ Intelligenza Artificiale (AI) e ai nuovi farmaci. Dunque se l’inflazione che verrà rilevata nelle prossime ore non farà brutti scherzi (ed è l’ipotesi più plausibile) l’entusiasmo degli investitori potrà continuare, anche se è lecito aspettarsi che vada in parallelo a quel “volo verso la qualità” che viene loro imposto sia dall’elevato costo del denaro che dalla necessità di evitare titoli che sono già cresciuti troppo di valore. Dunque gli acquisti potrebbero estendersi a tutti quei business che potranno risultare ben posizionati per l’ultra-digitalizzazione che arriverà tramite l’AI.
Il contesto generale perciò, sebbene ancora sottoposto al rischio geopolitico e a quello di una ripresa dell’inflazione, fornisce speranza di una progressiva normalizzazione, che si accompagnerebbe al termine di ogni timore di recessione.
Stefano di Tommaso
APPUNTI DI TRADING
N. 66 – sabato 9 mar 2024
Operazioni in essere : nessuna
GOLD APR 24
Purtroppo avevo visto giusto e GOLD ha chiuso sopra 2090, ma quasi IN CIELO.
Avevo scritto lo scorso sa 2 marzo :
“Credo più ad un rialzo, che sarà confermato dopo una chiusura settimanale sopra 2090 GOLD CASH, ………………………. GOLD sta provando a mandarmi long in forza, ha ripetuto il prezzo di 2088, che sulla Lettera è in evidenza da molto tempo ed ha chiuso di poco sotto………..La barra dell’ultima settimana quasi coincide con quella di ve 1 marzo; fa pensare che qualcuno sappia qualcosa che sta arrivando……………..Poiché l’acquisto in rottura impone uno stop loss molto ampio, cercando di evitare che l’attesa di una chiusura settimanale sopra 2090 costringa infine ad acquistare a prezzi molto più alti…………………” avevo provato ad acquistare a 2050 e 2030, inserendo uno stop loss ampio a 1990.
Il successivo lu 4 marzo GOLD ( e SILVER ) hanno inanellato una serie di barre giornaliere molto estese , tutte con minimi crescenti.
Premesso che GOLD in pochi gg ha radicalmente cambiato il proprio grafico e che l’acquisto in pull back presenterebbe uno stop loss accettabile solo a patto di scendere sotto 2088 cash, da lu 11 marzo inserirò i seguenti ordini :
compero 1 APR MICRO GOLD FUT a 2060 e 1 APR MICRO GOLD FUT a 2040, entrambi con stop loss a 1990
Si tratta di prezzi tirati, possibili, ma non probabili, tuttavia il profilo di rischio moderato della Lettera e la forte riduzione dei profitti avvenuta di recente suggeriscono di non rincorrere GOLD.
SILVER MAGGIO 24
Dopo aver premuto a lungo sul supporto di 22 usd, come GOLD, anche SILVER è salito rapidamente, senza tuttavia esibire una forza relativa maggiore di GOLD, del quale in passato ha esagerato i movimenti, tanto al rialzo, quanto al ribasso.
Potrebbe essere, come temo, che SILVER ora rappresenti la scarsa domanda di metalli industriali, mentre GOLD svolga il ruolo di rifugio.
Avevo chiesto : “una riduzione di volatilità ( ragionevole ) potrebbe mantenere il range di marzo circa all’interno di quello che stiamo osservando in febbraio.”
In quanto : “La scadenza di cicli di media importanza nei mesi consecutivi di feb – mar 2024 stimola una maggiore attenzione, soprattutto a quante energie stiano spendendo i venditori per sfondare il supporto di 22 USD, che da mesi avevo indicato e colorato nei grafici come rilevante.”
Infine avevo scritto : “Non mi interessa andare al ribasso ora su questo Mercato.”
Poiché il comportamento di SILVER dimostra meno forza rispetto a GOLD, lo comprerò solo se in marzo rientrerà profondamente nel range segnato in febbraio ( 22,28 – 23,50 cash ), direi tra 23 e 22,50.
DOW JONES INDU CASH
Per tutto l’azionario mondiale si registra in marzo il ciclo di 180 mesi dal minimo del 2009.
Si tratta statisticamente di un tempo da non anticipare, ma da osservare, per comprendere un eventuale cambio di trend.
NASDAQ 100 CASH
Vale quanto sopra, salvo che la forza relativa è ben maggiore nelle ultime settimane, tanto che continua a segnare nuovi top assoluti, mentre DOW JONES non ci riesce da 10 sedute.
L’ultima settimana ha segnato il terzo outside rialzista in sei settimane.
La candela della settimana 4 – 8 marzo esteticamente inganna, in quanto il corpo scuro induce a ritenerla ribassista, mentre chi controllerà il grafico giornaliero vedrà che la realtà è il contrario, con minimo mart 5.3 poco sopra 17800 e top il ven 8.3 poco sopra 18400, sempre del MARZO FUTURE.
Una belva feroce che si sta liberando di chiunque abbia provato a vendere.
Utile una pausa per radunare energie e idee.
Leonardo Bodini
PETROLIO, ORO E BITCOIN
È possibile che sia in arrivo il momento dei beni rifugio? L’economia sembra tornare a voler correre e, con le quotazioni delle borse salite alle stelle, c’è chi ci scommette. Citi di New York ad esempio ha pubblicato un importante studio al riguardo. La tesi è peraltro verosimile, anche se molto dipenderà dal comportamento che avranno le banche centrali. Vediamo perché :
L’OTTIMISMO DEI MERCATI
Le borse -nonostante i continui record toccati e nonostante i grandi rischi che si sgonfi la bolla speculativa legata alle aspettative sull’intelligenza artificiale- continuano a testare nuovi massimi, innalzando i moltiplicatori dei redditi attesi che sono alla base delle valutazioni d’azienda e contagiando grande ottimismo generale. Qui sotto l’andamento dell’indice globale azionario MSCI :
L’ottimismo insomma, per quel che è possibile intuire, è sempre ai massimi, anche se trova un fondamento razionale nelle attese di prosecuzione della ripresa economica. I mercati tra l’altro continuano a prezzare attese di una discesa dei tassi d’interesse anche se, al momento, essa non trova grandi conferme.
Anzi: ci sono timori diffusi di una ripresa dell’inflazione, anche a causa del buon andamento dell’economia globale, e ci sono evidenze di una tendenza alla risalita del prezzo del petrolio, normalmente assimilato al costo tendenziale dell’energia, così come ci sono segnali di forza del dollaro americano, che potrebbe di per sé determinare un rialzo indiretto dei prezzi delle materie prime, dal momento che questi ultimi normalmente sono espressi in Dollari americani. Molti segnali dunque fanno pensare che i tassi d’interesse non scenderanno tanto presto, ma i mercati vogliono crederci ugualmente.
MOLTE BANCHE SONO IN AFFANNO
Ci sono poi ancora una volta segnali di difficoltà evidenti di numerosi istituti bancari di piccola e media dimensione, che sono in competizione tra loro per mantenere l’appetibilità dei loro depositi e si vedono costrette a remunerarli molto cari pur di non perderli. Le loro difficoltà stanno obbligando le banche centrali (soprattutto la più importante di tutte, la Federal Reserve Bank of America, detta FED) ad immettere liquidità aggiuntiva per sostenerle, una liquidità che non può non riversarsi sui mercati finanziari e che non potrà che alimentare tanto i listini delle borse valori quanto l’acquisto di beni-rifugio come appunto metalli preziosi, materie prime e criptovalute.
L’ANDAMENTO DEI TITOLI A WALL STREET DI DIVERSI ISTITUTI BANCARI E’NEGATIVO
Dunque i mercati finanziari scommettono sul fatto che l’inflazione continuerà a flettere anche se la liquidità in circolazione resterà abbondante.
LA “TRAPPOLA”DELLE BANCHE CENTRALI
In questo momento poi si dice che le banche centrali sono “intrappolate” perchè se ciò non dovesse accadere, allora per salvaguardare la tenuta del sistema finanziario esse dovranno irrorarlo di ulteriore liquidità proprio mentre avrebbero voluto continuare con il “quantitative tightening” (la stretta monetaria che normalmente viene messa in atto per contrastare l’inflazione). Cosa che non potrebbe che favorire ulteriormente i listini di borsa.
MA LO SCENARIO RESTA FAVOREVOLE
Sebbene dunque uno dei presupposti dell’ottimismo delle borse (l’attesa di un calo dei tassi d’interesse) al momento non sembra prendere forma (anzi: i tassi a lungo termine, quelli espressi dai titoli di stato americani a dieci anni, ad esempio, negli ultimi mesi sono risaliti di mezzo punto) resta al momento valido l’altro elemento di ottimismo: quello della crescita dei profitti aziendali (almeno quelli delle grandi multinazionali), circa il quale invece restano pochi dubbi
Lo scenario economico globale resta dunque positivo e, anche se al momento non è ancora urgente un taglio dei tassi d’interesse, l’America scommette sul fatto che la liquidità resterà abbondante ma l’inflazione non tornerà significativamente a crescere e che quindi alla fine la FED abbasserà i tassi d’interesse.
Tra l’altro se la FED dovesse farlo, allora nessuna delle altre banche centrali sarebbe nella condizione di divergere dalle sue politiche monetarie (con l’eccezione della Banca del Giappone, come si può leggere dal grafico qui sotto riportato), sia per evitare di vedere travolto il cambio delle loro valute nazionali con il Dollaro, che per il fatto che anch’esse devono evitare una eccessiva onerosità dei rispettivi debiti pubblici.
ORO A 3000 DOLLARI?
In uno scenario del genere tuttavia, dal momento che i listini delle borse valori si trovano già a livelli che in precedenza non erano nemmeno immaginabili e visto che la liquidità in circolazione non sembra destinata a ridursi, gli analisti di alcune grandi banche come Citibank si aspettano che possano tornare a crescere i prezzi di materie prime, beni rifugio e criptovalute.
Perciò prevedono che il prezzo dell’oro possa riprendere salire sino a 3.000 dollari l’oncia e quello il petrolio sino aalmeno a 100 dollari al barile entro i prossimi 12-18 mesi. Sul Bitcoin è un po’ più difficile esprimere previsioni precise, ma ce n’è anche meno bisogno perché il suo prezzo è già decollato.
Più precisamente gli analisti di Citibank prevedono che le banche centrali dei paesi BRICS desidereranno sì incrementare le loro riserve ma al tempo stesso si ripropongono una progressiva de-dollarizzazione delle loro economie. Per questo motivo le stesse potrebbero aumentare gli acquisti del metallo giallo. Il World Gold Council riferisce che banche centrali di tutto il mondo hanno sostenuto per due anni consecutivi più di 1.000 tonnellate di acquisti netti di oro, e indovinate chi ha venduto? La FED e la BCE ovviamente. Ma in futuro non è così detto che continueranno a farlo. Di qui le previsioni per una crescita delle quotazioni del metallo giallo.
La speculazione al rialzo sui beni rifugio come l’oro, le materie prime o il Bitcoin, potrebbe inoltre essere sospinta dalle attese di ribasso dei tassi d’interesse, soprattutto nel caso in cui a ciò non dovesse corrispondere necessariamente l’azzeramento dell’inflazione o una riduzione in corso della monetizzazione dei debiti pubblici nazionali.
Il prezzo dell’oro (come del resto anche quello del Bitcoin) ha poi una relazione inversa con i tassi di interesse. Man mano che si consolidano aspettative di discesa dei tassi di interesse, l’oro e il Bitcoin divengono più attraentirispetto agli asset che forniscono un reddito fisso come le obbligazioni, che producono sì rendimenti, ma sono soggette alla progressiva svalutazione monetaria.
PETROLIO A 100 DOLLARI?
Un altro scenario evidenziato nel rapporto di Citi prevede che i prezzi del petrolio raggiungano nuovamente la tripla cifra. I catalizzatori che faranno sì che il petrolio raggiunga i 100 dollari al barile includono rischi geopolitici crescenti, tagli più marcati da parte dell’ “OPEC+” e possibili nuove interruzioni dell’offerta dalle principali regioni produttrici di petrolio, a causa ad esempio degli attacchi Houthi dallo Yemen contro petroliere e navi-cargo che attraversano il Mar Rosso.
I recenti sviluppi mostrano che le tensioni al confine tra Israele e Libano sollevano il timore che la guerra a Gaza possa diffondersi altrove in Medio Oriente. Iraq, Iran, Libia, Nigeria e Venezuela sono vulnerabili a possibili interruzioni delle forniture, con una politica di sanzioni statunitensi più restrittiva nei confronti di Iran e Venezuela potenzialmente già in programma.
C’è poi la possibilità che il buon andamento dell’economia globale spinga al rialzo la domanda di petrolio e quasi sicuramente di conseguenza crescerebbero le sue quotazioni, data la marcata rigidità dell’offerta. Insomma le possibilità che queste salgano sembrano maggiori di quelle che scendano.
MOLTO DIPENDERÀ DALLA LIQUIDITÀ IN CIRCOLAZIONE
La giostra, come si può dedurre dalla narrativa, dipenderà molto dalla creazione di nuova liquidità che le banche centrali saranno disposte a concedere. Al riguardo non ci sono soltanto le possibili crisi di solvibilità di molti istituti bancari, ma anche le necessità crescenti di continuare a finanziare i debiti pubblici praticamente in tutto il mondo. Per questo motivo le banche centrali sono chiamate a intervenire per supportare (e monetizzare) le emissioni di debito pubblico praticamente in tutto il mondo, esattamente come avviene già da tempo in Giappone.
E sino a quando lo sviluppo economico globale non darà segnali di rallentamento oppure le banche centrali decideranno di frenare davvero la liquidità in circolazione, borse e beni rifugio resteranno intorno ai massimi storici, magari semplicemente incrementando la volatilità dei loro corsi (che resta davvero bassa da troppo tempo) e accelerando la rotazione dei portafogli degli investitori, dagli asset più aggressivi a quelli difensivi.