IN DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA

Tutti a prendersela con Donald Trump & C. per le tariffe doganali annunciate. Soprattutto il “mainstream” europeo. Ma siamo sicuri che (almeno in parte) ciò che sta accadendo non sarebbe successo ugualmente? Magari in misura molto ridotta, ma è proprio questo il punto: quanta parte dei forti ribassi che abbiamo visto in borsa in tutto il mondo è dovuta alla speculazione? E quanto può durare? I grandi burattinai dei mercati (e dell’informazione di massa, ovviamente) hanno deciso di approfittare degli annunci per provocare una gigantesca ondata di vendite. E di allarmi. Ma anche qui sta probabilmente il bandolo della matassa: quanta parte di questi allarmi (recessione, stag-flazione, guerre commerciali, eccetera…) da qui a qualche settimana sarà verificata? Poca, probabilmente. Ecco: tanto tuonò che piovve? Staremo a vedere…

 

IL PERICOLO DI STAG-FLAZIONE

Prendiamo atto del fatto che persino il governatore (uscente e che non sarà rinnovato) della Federal Reserve si è sperticato in previsioni drammatiche e allarmistiche ma, per il momento, di fatti non ce ne sono quasi. Soprattutto per gli Stati Uniti d’America, la cui economia continua a marciare anche se (e lo si sapeva già) un rallentamento della crescita impetuosa vista fino all’anno scorso è nelle cose. E il fatto che i dazi scateneranno inflazione è tutto da dimostrare. Anzi: le guerre commerciali possono addirittura provocare deflazione.

Ma soprattutto prendiamo atto del fatto che in America le imprese stanno continuando ad assumere, dal momento che i consumi interni continuano a tirare (il paese conta per il 25% di tutti i consumi del mondo) e che le retribuzioni continuano a crescere (anche grazie al basso tasso di disoccupazione e alla crescita assoluta del numero degli occupati). Non soltanto: si stima che la discesa del prezzo del petrolio (siamo arrivati a 60 Dollari: si veda il grafico qui riportato)

e quella dei tassi d’interesse (buona parte delle vendite in America sono assistite dal credito al consumo) possa far incrementare il reddito disponibile per le classi meno abbienti. E poi i profitti delle imprese continuano a crescere. Di seguito una tabella dei profitti attesi a Wall Street (relative alle prime 500 imprese dell’indice Standard & Poor) aggiornata alla scorsa settimana:


IL BILANCIO FEDERALE AMERICANO AVRÀ UNA BOCCATA DI SOLLIEVO

In America inoltre i dazi porteranno ad un veloce riequilibrio del bilancio federale, dal momento che si prevedono maggiori entrate nell’ordine di 500 miliardi di Dollari (si veda il grafico qui sotto):


La spesa per interessi sul debito pubblico è in discesa e i tagli alla spesa messi in atto dal Dipartimento per l’Efficienza Governativa di Elon Musk dovrebbero completare un quadro assai rassicurante per chi compra i Treasury Bond. C’è un tentativo in corso (che vorremmo definire “politico”) di arrivare a tagliare il Rating federale in funzione del rallentamento del PIL americano, ma di fronte a tali premesse (e comunque a fronte di una crescita del PIL) non sarà per niente facile per le Agenzie di Rating tenere il punto di fronte al resto del mondo.

Dunque di fronte a cali in borsa di questa portata (si veda il grafico qui sotto relativo ai contratti a termine sul principale indice di Wall Street):


E di fronte ai cali dei tassi a lungo termine (già oggi in corso: si veda il grafico qui sotto riportato che compara i tassi medi federali a quelli dei titoli di stato a 2 e 10 anni):


Di fronte a tutto ciò è difficile non aspettarsi un rimbalzo delle quotazioni di Wall Street. E anche a breve termine, vista la doppia gamba discendente riportata nel primo dei due grafici qui sopra, che graficamente sembrerebbe aver concluso un ciclo di ribassi. Ma sono le quotazioni delle borse del resto del mondo potrebbero continuare a scendere.

L’EUROPA E’ MESSA PEGGIO

Per l’Europa è diverso, E lo è per parecchi motivi:

  • Tanto per cominciare di innovazione ne facciamo poca e il settore automobilistico che fino all’anno precedente aveva mosso buona parte della filiera produttiva continentale, è fortemente in crisi a causa della concorrenza cinese, non dei dazi americani;
  • Il maggior costo dell’energia (e la sua scarsità, soprattutto se non verrà abbandonato in fretta il “Green Deal” senza il quale potremmo utilizzare la produzione in eccesso di petrolio per fare energia) incide sulla competitività e riduce lo spazio per investimenti produttivi;
  • Il debito pubblico è in crescita verticale, a causa del programma di riarmo e di riconversione delle imprese tedesche all’industria pesante, dunque il costo del debito non è così scontato che scenderà quanto lo si desidera;
  • Ma soprattutto il grosso delle imprese quotate di dimensioni accettabili, se non è nel comparto automobilistico è in quello finanziario (che rischia di accartocciarsi se l’Europa resta a crescita zero), oppure in quello alimentare (che probabilmente sarà il più bersagliato dai dazi);
  • L’Europa infine rischia di mettere entrambi i piedi in una guerra con la Russia che non promette nulla di buono, se non per i produttori di armamenti (i quali però sono principalmente americani).

Di seguito l’andamento dell’indice cumulativo delle principali azioni europee che, come si può vedere dal grafico qui sotto riportato (relativo al principale indice cumulativo delle borse europee) si è rimangiato tutta la crescita sviluppata a partire dall’inizio del 2025 (a seguito dell’annuncio dei programmi di spesa tedeschi ed europei):


Senza contare il fatto che l’Europa è semplicemente più avanti nella discesa dei tassi d’interesse ma non è detto che possa continuare a sperare di pagare di meno ancora a lungo il costo del denaro a lungo termine (quello dei titoli di stato per intenderci) dal momento che i capitali rischiano di andare altrove.

Ma soprattutto i dazi per l’Europa, che vive di esportazioni, conteranno molto più che per gli USA, gettando molte imprese di fronte alla spiacevole scelta di tagliare i prezzi o di ridurre le esportazioni. Con il rischio che parecchie di esse vadano in crisi. Cosa che coinvolgerebbe ulteriormente le quotazioni delle banche (non per niente in due giorni l’indice del settore bancario è sceso del 15%):


CORREZIONE O “MERCATO ORSO”?

La correzione dunque c’è stata, eccome. Anzi: tecnicamente saremmo entrati in “mercato orso” (cioè ribassista) dal momento che la discesa ha superato il 20% a Wall Street, a meno che il rimbalzo che quasi certamente vedremo non sia di ampia misura. Ma il recupero delle quotazioni difficilmente sarà totale, perché la borsa americana restava e forse è ancora oggi sopravvalutata.

Per l’Europa (e anche per il resto del mondo) potrebbe andare peggio (cioè la discesa delle borse potrebbe essere soltanto agli inizi), dal momento che l’impatto dei dazi potrebbe essere molto più duro e che buona parte della recente corsa delle borse continentali era dovuta quasi esclusivamente ai programmi di riarmo.

Difficile prevedere ulteriori sviluppi, salvo il fatto che resta probabile che i dazi americani diverranno molto presto oggetto di negoziazioni serrate dell’America con il resto del mondo e che dunque il loro perimetro potrebbe cambiare. Ma difficilmente quelle negoziazioni riusciranno a risollevare i mercati finanziari.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 117 – sab 5 apr 2025

Operazioni in essere : nessuna

lu 17.3 avevo comperato 1 GIU MICRO NAS 100 a 20000, lu 24.3 comperato 1 GIU MICRO NAS 100 a 20200 e ve 28.3 comperato 1 GIU MICRO NAS 100 a 19700.

Come stabilito nella precedente N. 116, lunedì 31.3 avevo “fatto spazio” per lo stop loss fino a 18500 perché immaginavo che ci sarebbe stata una iniziale prosecuzione del semi – crollo del precedente ve 28.3 e ho alzato il rischio, in attesa di un ripensamento, se non di TRUMP, del suo staff.

Conformemente alla mia ipotesi, lu 31.3 NAS 100 FUT ha aperto il mattino europeo sotto 19000 ( segnando 18800 nella ns. notte tra domenica e lu 31.3 ) e poi ha iniziato a salire, ma alle 16.30, orario in cui avevo stabilito di riportare lo stop loss al livello precedente di 19300, il prezzo era ancora al di sotto.

Quindi non ho atteso molto oltre e ho chiuso a Mercato tutti i tre GIU MICRO NAS 100 al prezzo medio di 19239 con una perdita di :

20000 – 19239 = 761 x usd 2 1522 usd

20200 – 19239 = 961 x usd 2 1922 usd

19700 – 19239 = 461 x usd 2 922 usd

Per un totale di usd 4399, equivalenti ad euro 4000

In realtà poi GIU NAS 100 FUT è risalito fino a 20040 , prima della prolusione di TRUMP di merc 2.4 alla sera, ma gli stop loss funzionano così : si mettono o non si mettono e poi…………… sarei a guardare se 17400 è sufficiente per un rimbalzo, oppure 15600 ( non male, prendo nota ) oppure ?

Nessun ripensamento di TRUMP è giunto lunedì 31.3 e martedì 1.4

Mercoledì 2.4 alle 22.00 ora italiana ha confermato i dazi, anche oltre le % immaginate.

Immediata accelerazione violenta al ribasso.

Gli stop loss costano, ma queste giornate ricordano a cosa servono.

GOLD GIU 25

Rammento che dalla settimana 17 – 21 marzo è iniziata una finestra che si è conclusa ve 4.4., con prezzi – obiettivo tra 3030 e 3060.

GOLD è andato molto oltre, fino a merc. 2.4 alle 22.00

Poi è ritornato nel range.

Nessuna operazione possibile, al momento.

Salvo vendite intorno al doppio massimo di 3168 GOLD CASH , corrispondente a 3200 GIU FUT

SILVER MAGGIO 25

Rammento che in marzo 2025 scadeva un ciclo temporale di medio – alto rilievo.

Nell’ àmbito di marzo, avevo trovato un ciclo settimanale nella settimana del 24 – 28 marzo e quindi volevo vendere quando si fosse avvicinato a 34,86 operando poi in rottura del minimo di ogni giorno precedente.

Nella settimana 24 – 28 marzo, SILVER CASH era salito fino a 34,58 – molto vicino all’area che mi interessava.

Rammento che il future maggio sta prezzando circa 90 cent più del cash, fatto assolutamente anomalo, quindi a SILVER CASH 34,86 corrisponderebbe il maggio fut a 35,76.

Infine, concluso marzo e conosciuto il range mensile, intendevo sfruttarlo intorno ai suoi estremi.

Alle parole di TRUMP, mentre GOLD ha ripiegato ben poco ( due gg da meno 2 % ) SILVER si è sfasciato e, anche con intervento giornaliero mio personale, aprire una posizione al ribasso è stato rischioso e quindi attuato con dosi contenute.

Da merc. 2.4 alle 22.00 ora italiana SILVER FUT è sceso da 35 fino a 29,5 usd ; 16 % di calo in 2 gg

Ingestibile.

DOW JONES INDU CASH

Raramente mi è capitato, come con il segnale di FEBBRAIO 2025 per DOW JONES, di individuare con mesi di anticipo un possibile FINE TREND e poi non riuscire ad approfittarne.

Rileggendo le Lettere da 112 ad ora, trovo la spiegazione.

Nella 112 di sa 1 marzo avevo inserito ordine di vendita a 44700 ( future marzo risalì lu 3.3 non sopra 44121 ) per non superare 500 punti di stop loss ( fissato a 45200 )

Nella 113 lo stesso ordine fu abbassato a 44400, troppo alto per la seconda volta.

Poi accelerazione e due gg di crollo.

Il limite molto stretto in % che avevo stabilito per questa Lettera, che intendeva proteggere il capitale, da tempo conduce a tante, piccole, perdite.

Sto valutando di allargare la % di stop loss.

Se fosse, lo dichiarerò in modo esplicito.

Rammento infine che ritenevo poco probabile la rottura del minimo dell’anno 2024 ( 37122 ) in quanto fu uno splendido pull back sul top di inizio 2022 ( 36952 ) livello dal quale il Mercato andò giù fino a ottobre 2022 a 28660, da cui parte la trend line di cui parlo da oltre un anno e che ha accompagnato questo Mercato con un magnetismo visto non di frequente.

Vedendo la violenza del ribasso in corso e considerando che il fatto nuovo non è un evento di impatto ad ora calcolabile, anche 37122 potrebbe essere a rischio.

Le analisi vanno fatte nei momenti in cui il Mercato è normale, non quando un evento esogeno lo altera, ma l’enorme potere nelle mani del protagonista di questi ultimi 3 gg dà qualche titubanza in più.

Nella settimana 7 – 11 aprile ho calcolato un possibile acquisto intorno a 37000.

Vengono i brividi, vista la caduta libera, ma i calcoli mi porterebbero esattamente qui e ora.

Ovviamente si tratta di un segnale di portata solo settimanale, che non ha il peso del segnale di feb 2025 sempre su DOW JONES, per il quale avevo scritto già nella Lettera 112 di sa 1 marzo, quando DJ era ancora ben sopra 43000 :

………………..”Ciò premesso, sin da lu 3.3, inserirò i seguenti ordini :

vendo 1 MARZO MICRO DJ a 44700 con stop loss a 45200

e, nel caso che l’ordine venga eseguito senza essere stoppato, aggiungerò :

vendo 1 MARZO MICRO DJ alla rottura del minimo del giorno in cui avrò venduto a 44700 senza essere stoppato, sempre con stop loss a 45200.

Serve una salita intorno al 2 %, ben possibile; tutto da vedere che poi inverta e vada a rompere 43100, bottom del mese ( feb 2025 ) ciclicamente rilevante.

Gli obiettivi in giù sono talmente lontani che preferirei non parlarne, per evitare sberleffi, ma immagino che, una volta iniziato un ribasso, il doppio minimo di TRUMP non diventerà triplo, mentre l’area 40000 potrebbe essere difficile da passare al primo tentativo e non perché è una cifra tonda. “

In lettera seguente ho scritto : “Troverei statisticamente credibile un target finale tra 39000 e 37500 per DJ CASH.”

Era un obiettivo da raggiungere in molte settimane.

Quasi ci siamo, in due gg………….

NASDAQ 100 CASH

E’ già sceso del 22 % da 22222 ( segnalato come un numero quanto meno strano, mi ricordava SP 500 a 666 nel marzo 2009 ) a 17387.

Per chi ama le definizioni, oltre il 20 % di discesa si tratterebbe di BEAR MARKET conclamato.

Non mi interessa come si chiama.

Vedo un vecchio ostacolo, risalente al 2023, intorno a 15600.

Vediamo se scende fin là.

Vedo anche altri supporti, lontani.

La cosa rilevante è che NAS 100 ha perso il 22 % , ma NVIDIA e altri big sono scesi molto oltre e i danni per certi fondi sovraesposti sui TOP 7 saranno evidenti.

Nota finale ( lunga, scusate )

Tarderà ancòra un po’ la comunicazione trimestrale del portafoglio di B. Hathaway per capire se al 31.3.2025 avrà già impegnato una quota rilevante dei 334 billion.

Come ho detto, immagino di no.

Ma tra 37000 di DOW JONES E 4800 di SP 500 ( 4818 fu il top di gen 2022 seguìto da agonia di 10 mesi fino a 3491 di ott 2022 ) immagino che Warren inizierà a compricchiare, con un occhio dedicato al NAS 100.

Bravo e coraggioso per tutto il 2024 a vendere a piene mani APPLE & co. che, nel frattempo, salivano e il Grande era criticato da molti, nell’ipotesi che avesse “perso il tocco magico”.

Del resto, con le quantità di singoli titoli nel suo portafoglio, BUFFET può vendere solo quando un titolo è ancòra in chiaro up trend, meglio se maniacale.

Così si prende lo scherno di molti, ma anche liquidità da reinvestire quando a lui piacerà.

Quanto a questa Lettera, per non esaurire completamente i profitti ( esagerati ) prodotti nei primi dieci mesi fino al 28 agosto 2023, aumenterò l’ampiezza dello stop loss e vediamo un po’.

Qualche calcolo da fare.

Leonardo Bodini

 

 

 

 




QUANTO DURA LA CORREZIONE DEI MERCATI?

Le quotazioni di Wall Street sono scese la scorsa settimana sulla scia di una contrazione dei consumi americani e sui timori di una nuova stagione di stagflazione. Ma quanto è realistico pensare che, a fronte di un rallentamento della crescita economica, i prezzi potranno continuare a salire? E quanto è possibile che il rallentamento che sembra di intravvedersi possa trasformarsi in una recessione? Pochino, al momento! I profitti netti delle imprese americane sembrano infatti continuare a correre, sebbene possa profilarsi un incremento dei salari all’orizzonte, a causa del blocco all’immigrazione clandestina, che li calmierava. Dunque le borse potrebbero presto accorgersi del fatto che l’attuale procurato allarme sia privo di fondamento. Anzi: che la discesa dei tassi d’interesse a lungo termine potrebbe proseguire aggiungendo benzina al motore delle borse!

 

L’INFLAZIONE STA DAVVERO SALENDO?

Una serie di dati statistici sembra rafforzare la narrazione che le tariffe doganali del presidente Donald Trump rallenteranno la più grande economia del mondo, mentre la misura di inflazione preferita della Federal Reserve (la Personal Consumption Expenditure, che misura l’aumento dei prezzi esclusi cibo e energia) è aumentata di un decimo di punto a Febbraio. Difficile però affermare che il rialzo dal 2,7% al 2,8% possa significare che l’inflazione sta ripartendo alla grande, almeno sino a quando non ripartiranno alla grande i prezzi delle materie prime.

I CAPITALI STANNO FUGGENDO DALL’AMERICA?

Gli investitori da qualche tempo sembrano essersi allontanati dalle borse americane per andare in Europa o in Cina, o per comperare oro e altri beni-rifugio. Ma il fatto che i titoli di stato a stelle e strisce sul mercato secondario salgano di prezzo e scendano di rendimento (ora il Treasury Bond decennale è al 4,26 per cento) autorizza a pensare che non c’è vera fuga dei capitali dall’America, bensì un mero riposizionarsi su fronti meno speculativi. Qui di seguito il grafico del Treasury Bond a 10 anni e la tabella di tutti gli altri bond americani, aggiornata a Venerdì:


LA STAGIONALITÀ DEI MERCATI BORSISTICI

Occorre infatti ricordare infatti l’ovvia stagionalità dei corsi azionari. Come si può vedere nel grafico qui sotto riportato, la correzione attuale sembra soltanto aver accentuato un fattore assolutamente stagionale (in neretto l’attuale andamento dell’indice SP500 e in grigio l’andamento medio del medesimo nei precedenti 5 anni):


Giudicare l’attuale correzione delle quotazioni di Wall Street è impossibile senza tener conto delle eccezionali valutazioni che i titoli a stelle e strisce avevano raggiunto fino allo scorso metà Febbraio: da vera e propria bolla speculativa. La correzione attuale, di poco più del 10% per i titoli industriali e del 15% per quelli tecnologici, non può da sola autorizzare l’allarme che il “mainstream” mediatico vuole accreditare (sebbene, come vedremo, la medesima correzione non possa ancora dirsi “conclusa”).

Nell’ultima settimana l’indice S&P 500 di Wall Street è sceso del 2% mentre il Nasdaq Composite incentrato sulla tecnologia è scivolato del 2,7 per cento. Nel grafico qui sotto riportato si può tuttavia vedere come la tendenza di fondo dell’ultimo anno resti ampiamente positiva:


Un rallentamento dell’economia americana che, trainata principalmente da consumi eccessivi effettuati da parte di uno dei popoli meglio pagati al mondo e più abituati a contrarre debito non soltanto per acquistare beni durevoli ma sinanco per pagare i viaggi turistici, era quasi necessario a causa di una serie di fattori strutturali primo tra i quali ad esempio la necessaria moralizzazione della folle spesa pubblica che aveva caratterizzato la precedente stagione politica. Nessuno oggi tende più a ricordare il gigantesco rischio di insolvenza cui stava andando incontro il bilancio federale americano solo un paio di mesi fa: al momento del passaggio di consegne da parte di Biden.

LA “BUFALA” DELLA STAGFLAZIONE

L’ultima trovata della campagna mediatica anti-Trump è poi che l’attuale scenario possa condurre ad una situazione di stagflazione (cioè di ripresa dell’inflazione e stagnazione dell’economia). I dati attuali però non giustificano questo allarme, perché per preoccuparsene davvero occorrerebbe prima osservare un’entrata in recessione dell’economia americana (oggi tutta da verificare, per quanto, dopo anni di corsa al rialzo del Prodotto Interno Lordo essa potrebbe anche manifestarsi), e poi anche una ripresa significativa dell’inflazione, non la crescita di un decimo di punto percentuale annuo.


Soprattutto se la confrontiamo con l’andamento, ancora eccessivo, della spesa dei consumatori, aumentata dello 0,4% il mese scorso, in completa inversione di tendenza rispetto al calo dello 0,3% di gennaio. Segno di un’economia ancora lontana da ipotesi di recessione. Pochi giorni fa Goldman Sachs (una banca che non è certo favorevole a Trump) ha rivisto al ribasso le sue previsioni per il PIL americano, portandole a un tasso di crescita annualizzato dello 0,6 per cento nel 2025. Cioè comunque a una crescita.

IL SIGNIFICATO DEI DAZI AMERICANI

Donald Trump insiste con i dazi alle importazioni perché ha un duplice obiettivo: nuovi introiti per il governo federale USA (e i dazi sono da questo punto di vista uno strumento molto potente), e un rallentamento della crescita economica per domare, nel tempo, il rischio di un rialzo dell’inflazione. Anche i tagli agli eccessi e agli sprechi di spesa federale aiutano da questo punto di vista. E, indubbiamente, se l’economia rallenta la sua corsa i consumi si placano e le pressioni al rialzo sui prezzi si stemperano. La teoria che afferma l’effetto inflazionistico dei dazi è, appunto, tutta da dimostrare, nella misura in cui i dazi alle importazioni si limitino a creare un effetto sostitutivo di beni importati con beni prodotti internamente.

Alessandro Fugnoli (strategist di Kairos) fa giustamente notare che: “i dazi equivalgono funzionalmente a una svalutazione. In un contesto di strutturale sopravvalutazione del dollaro e di altrettanto strutturale sottovalutazione del resto del mondo imporre i dazi equivale a riportare i cambi tra le valute su livelli sostenibili. Se il dollaro fosse a 1.20 contro euro e non ci fossero i dazi, nessuno parlerebbe di distorsioni”.


In conclusione i mercati stanno sistematicamente riallineandosi, sebbene in modo scomposto (dunque con molta volatilità dei corsi) verso un riequilibrio tra le valutazioni d’azienda che venivano espresse dal mercato americano e quelle, fino a ieri molto inferiori, dei mercati europei e asiatici. Ovviamente il rischio è che i margini delle imprese occidentali quotate, sino ad oggi molto ampi, possano progressivamente restringersi in funzione della crescente concorrenza, soprattutto proveniente dalla Cina, con i suoi eccessi di capacità produttiva e le sue generose sovvenzioni pubbliche all’industria. I dazi alle importazioni (che sono intesi soprattutto a riequilibrare gli squilibri dell’Occidente con l’Oriente) da questo punto di vista possono aiutare a mitigare la concorrenza ma, nel tempo, il loro effetto svanirà se le imprese e le nazioni occidentali non troveranno nuova linfa per avanzare nella tecnologia e nella creazione di ricchezza.

LE VALUTAZIONI DEL MERCATO AMERICANO SI RIALLINEANO AL RESTO DEL MONDO

Dal punto di vista degli investimenti dunque le prospettive dei mercati non sono così nere come molti commentatori vorrebbero suggerire: tanto per cominciare relativamente all’andamento dei profitti attesi, per il momento per assurdo protetti proprio dalle guerre commerciali; e poi relativamente all’inflazione, che potrebbe vedere ulteriori discese nei prossimi mesi proprio in funzione del rallentamento della crescita economica e della minor pressione della domanda sui prezzi delle commodities. Cosa che peraltro potrebbe aiutare i tassi d’interesse a proseguire nella loro discesa, il che aiuterebbe a migliorare i multipli di valore espressi dalle borse.


L’andamento dell’indice ”Cyclically Adjusted Price Earnings” elaborato dal premio Nobel Robert Shiller relativamente al rapporto tra le valutazioni d’azienda espresse dal principale indice di Wall Street e la redditività delle imprese medesime, qui sopra riportato, mostra chiaramente tanto la tendenza di breve periodo quanto quella di lungo termine. Quel che se ne può dedurre è che la correzione dei mercati probabilmente non è ancora del tutto esaurita, ma anche che appare destinata ad essere riassorbita.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 116 – sa 29 mar 2025

Operazioni in essere : lu 17.3 comperato 1 GIU MICRO NAS 100 a 20000, lu 24.3 comperato 1 GIU MICRO NAS 100 a 20200 e ve 28.3 comperato 1 GIU MICRO NAS 100 a 19700. Per tutti lo stop loss resta a 19300.

Premessa: il rimbalzo degli indici azionari U.S.A. da gio 13.3 è proseguito con i normali alti e bassi fino a tutto mart. 25.3; il giorno seguente il presidente TRUMP ha confermato i dazi, ringhiando come d’abitudine e ribaltando in giù gli indici.

Non è dato sapere se stia lucrando su una posizione personale al ribasso; non fosse così, immagino che nel week end il suo staff lo inviterà a dichiarazioni meno aggressive.

Se nessun ammorbidimento pervenisse, NAS 100 è già ora a rischio di rompere il minimo del 13.3, con possibile partenza di una seconda ondata di ribassi, che presumo non avrebbe ampiezza inferiore a quella iniziata gio 20.2 e conclusa gio 13.3

GOLD GIU 25

Rammento che dalla settimana 17 – 21 marzo è iniziata una finestra che si concluderà ve 4.4., con prezzi – obiettivo tra 3030 e 3060.

Siamo già l’ uno per cento oltre tale range e sembra che GOLD sia tornato ad essere l’unico bene rifugio, surclassando altri metalli preziosi e FRANCO SVIZZERO.

Nessuna operazione possibile, al momento.

SILVER MAGGIO 25

Rammento che in marzo 2025 scade un ciclo temporale di medio – alto rilievo.

Silver è salito molto oltre l’area sopra 33,70 che attendevo per pianificare una vendita, che ho deciso di aprire solo se avvicinerà il livello di doppio massimo, quindi vicino a 34,86

Nell’ àmbito di marzo, avevo trovato un ciclo settimanale nella settimana del 24 – 28 marzo e cercherò di vendere quando si avvicinasse a 34,86 operando poi in rottura del minimo di ogni giorno precedente.
Nella settimana appena conclusa, SILVER CASH è salito fino a 34,58 – molto vicino all’area che mi interessa.

Segnalo che il future maggio sta prezzando circa 90 cent più del cash, assolutamente anomalo, quindi a SILVER CASH 34,86 corrisponderebbe il maggio fut a 35,76.

Vedremo se mantiene questo divario, ben oltre il tasso di interesse del dollaro.

Concluso marzo e conosciuto il range mensile, cercherò di sfruttarlo intorno ai suoi estremi.

DOW JONES INDU CASH

Concluso febbraio, nel quale avevo collocato da tempo un importante segnale di inversione, da lu 3 marzo a gio 13 marzo DJ cash è sceso da 44033 a 40661 pari a 7,7 %, in sole 9 sedute.

La mia operazione strategica deve essere una vendita, ma ciò è fattibile solo dopo un profondo rimbalzo.

Ho cercato quindi un acquisto, inizialmente per finanziare lo stop loss della futura operazione strategica di vendita, ma non ha mai centrato i prezzi che ho inserito.

Il range da 45073 a 40661 è di circa 4400 punti e non posso accettare vendite sotto la metà, che ora è 42867.

Merc. 26.3 DOW JONES CASH ha sfiorato a 42821 il 50 % della discesa, ma poi la certezza dei dazi import U.S.A. ha invertito la salita.

Avevo un ordine di acquisto a 41700 per il micro fut giugno, ma è stato solo sfiorato; meglio così; tira aria pesante, salvo un urgente nuovo discorso di Trump che possa attenuare la prospettiva.

Troverei statisticamente credibile un target finale tra 39000 e 37500 per DJ CASH.

Rammento infine che ritengo poco probabile la rottura del minimo dell’anno 2024 ( 37122 ) in quanto fu uno splendido pull back sul top di inizio 2022 ( 36952 ) livello dal quale il Mercato andò giù fino a ottobre 2022 a 28660, da cui parte la trend line di cui parlo da oltre un anno e che ha accompagnato questo Mercato con un magnetismo visto non di frequente.

NASDAQ 100 CASH

Avevo indicato nel grafico giornaliero tre livelli di possibile rimbalzo, solo da osservare, per valutare la forza residua di questo Mercato, il cui raddoppio dal 2022 ( 10440 ) ad ora ( 22222 ) è stato originato da 5 – 8 titoli, mentre il resto lateralizzava.

Ma, diversamente da DOW JONES, NAS 100 non dimostra assolutamente capacità di rimbalzo, nè fino al minimo di genn 2025 a 20538 cash ( raggiunto 20292 merc. 26.3 ), tantomeno a metà del range di discesa.

NAS 100 ha eseguito, tra gli ordini inseriti nelle lettere successive al 13.3, solo due acquisti in rottura a 20000 e 20200, ovviamente più costosi e quindi rischiosi di quelli ( avvicinati, ma non eseguiti ) a 19500 prima e 19600 poi.

Nell’ultima settimana il future giugno ha prima rotto al rialzo, eseguendo l’acquisto a 20200 e salendo poi fino a 20536 merc 26.3.

Una salita del genere, in una eventuale operatività giornaliera, suggeriva di alzare lo stop loss a 20000, in pari con l’acquisto eseguito al prezzo più basso e pure induceva a togliere l’ordine di acquisto in debolezza a 19700, ma l’aggiornamento non può che essere settimanale.

Da merc. 26.3 NAS 100 è sceso molto più forte di DJ, disegnando un outside settimanale ribassista con discesa di 1179 punti fino a 19357 del future giugno, avvicinando molto lo stop loss che resta a 19300.

Ciò premesso, sin da lu 31.3, per tutti gli acquisti già eseguiti a 20000, 20200 e 19700 lo stop loss resta fissato a 19300.

Ho deciso che lunedì dalle 8.15 del mattino terrò uno stop loss a 18500, che verrà alzato a 19300 solo dalle 16.30 ( dopo 60 min dall’apertura di WALL STREET ).

Lunedì mattina infatti potrebbe proseguire ancòra la negatività estrema di ven. 28.3, mentre non mi sorprenderei di un qualche tentativo di placare gli indici e gli animi, entro l’orario di apertura del listino ufficiale.

Nota finale

Attendo la comunicazione trimestrale del portafoglio di B. Hathaway per capire se al 31.3.2025 avrà già impegnato una quota rilevante dei 334 billion.

Come ho detto, anche troppo chiaramente, immagino di no.

Leonardo Bodini