CON IL VENTO IN POPPA

Maggio è stato, contrariamente alle statistiche stagionali e ai diffusi timori per i dazi, un mese brillante per le borse occidentali. Wall Street nel mese è salita del 6% ( il miglior maggio da 35 anni ). Il Nasdaq nello stesso mese ha fatto ancora meglio: +10%. Anche la Borsa di Milano ha registrato una performance eccezionale: l’indice FTSE MIB ha guadagnato il 6,3%, (il miglior maggio dal 1998) e, poiché sono stati staccati parecchi dividendi, in termini di Total Return il rendimento del FTSE MIB di Maggio è stato ancora migliore: l’8,2%. E Giugno rischia di non essere da meno. E ciò accade nonostante le perplessità dei grandi investitori professionali, i quali si stanno scontrando con gli acquisti in massa di titoli azionari da parte del grande pubblico.

 


FALSI ALLARMI

I detrattori del Presidente Trump (i quali controllano la maggior parte degli organi d’informazione occidentali) hanno sino a ieri inutilmente continuato a suonare le campane a morto invocando l’avvento di un’era di inflazione e stagnazione e adesso fanno lo stesso per il mese di giugno.

PROFITTI IN CRESCITA E INFLAZIONE IN CALO

Ma i profitti delle aziende americane sono cresciuti del 13% sull’anno precedente e quasi l’80% di esse ha superato le aspettative dichiarate (volutamente prudenziali per i timori sui dazi e di conseguenza sui consumi). Come non bastasse anche l’inflazione (misurata con l’indice PCE – Personal Consumption Expenditures, la misura d’inflazione preferita dalla Federal Reserve) ha registrato un deciso rallentamento, con un aumento mensile di soltanto lo 0,1% ad Aprile e una crescita annua del 2,1%, in calo rispetto al 2,3% del mese precedente e al 2,6% di Febbraio.

FIDUCIA DEI CONSUMATORI IN AUMENTO

E soprattutto la fiducia dei consumatori è in aumento! In Italia lo stesso: l’indice di fiducia è aumentato da 92,7 a 96,5 punti a maggio, superando di slancio le aspettative degli analisti. Anche il temuto aumento dei tassi d’interesse sui titoli di stato americani a 10 anni è stato un fuoco di paglia del mese di Maggio, subito ridimensionato. E la tendenza, come si può leggere dal grafico qui sotto riportato, è comunque in discesa (è tornato al 4,4% cioè al livello precedente al 2 Aprile, giorno della dichiarazione dei dazi).

TASSI D’INTERESSE EUROPEI IN FORTE DISCESA

Sul fronte dei tassi interbancari europei l’interbancario a 12 mesi ha chiuso maggio al 2,081%, in calo rispetto al 3,680% di maggio 2024. È atteso poi per il 5 di Giugno un ulteriore taglio dei tassi da parte della BCE (di 1/4 di punto) e, come si può vedere dal grafico qui sotto, il tasso Euribor a 3 mesi è già andato sotto al 2%.


L’Italia poi può vantare non soltanto un ottimo recupero delle quotazioni di Borsa, ma anche un’importante discesa del rendimento dei titoli di stato (nel grafico qui sotto quello del BTP a 10 anni) e, soprattutto, una corrispondente discesa dello spread con il medesimo tasso della Germania, giunto a calare ben al di sotto dei 100 punti base (97,8 bp) .


ALLARME O FIDUCIA ?

I mercati ci raccontano dunque una storia completamente diversa da quella predicata dai mass media, secondo i quali l’incertezza è alle stelle e il mondo va verso un baratro provocato dalle dichiarazioni sconsiderate del nuovo presidente americano. Se vogliamo chiederci chi ha avuto ragione fino ad oggi, i dubbi sono davvero pochini: il sell-off di Aprile/Maggio è stato più o meno (a seconda delle borse) completamente riassorbito dal mercato e, con il senno del poi, è stato un’inutile forzatura per attaccare una nuova leadership politica che aveva il torto di sovvertire la narrativa precedente. Se vogliamo invece chiederci chi l’avrà avuta alla fine dell’anno ovviamente le scommesse sono aperte.

Da un lato infatti c’è il possibile impatto delle tariffe doganali americane (recessivo per il resto del mondo, inflattivo per gli USA), dall’altro lato però ci sono anche occasioni straordinarie di crescita economica dovute a numerosi fattori, tra i quali :

  • il cambio di paradigma tecnologico (l’intelligenza artificiale sta comportando una iper-digitalizzazione dell’economia)
  • l’occasione propizia di prezzi particolarmente bassi di energia e materie prime, a sua volta dovuta a
  • la macrotendenza deflattiva sui prezzi dei prodotti finiti derivante tanto dallo sviluppo del commercio elettronico quanto dall’eccesso di capacità produttiva che si è accumulato in estremo oriente
  • l’esigenza di progredire in direzione di numerosi investimenti infrastrutturali,
  • la crescita demografica dei Paesi Emergenti.

Di queste tendenze beneficiano innanzitutto gli Emergenti ma, seppur indirettamente, anche l’Occidente.

ANCORA VOLATILITÀ

Per molti motivi però (stagionali e geopolitici innanzitutto) nel corso del mese di Giugno potrebbero esprimere altra volatilità: il prezzo delle materie prime, i cambi contro Dollaro e le quotazioni di borsa, nonché, di conseguenza, anche i rendimenti dei titoli a lungo termine. I grandi movimenti di capitale in corso inoltre potrebbero fare la differenza. Occorre però precisare che tutto questo era ancor più vero nel mese di Maggio e i mercati sono invece andati dall’altra parte.

La situazione tutto sommato pare al momento restare positiva soprattutto per le borse valori, perché parcheggiare la liquidità, soprattutto quella espressa in Dollari americani, può costare molto caro, mentre -tecnicamente- potrebbe esserci spazio nel breve termine per ulteriori apprezzamenti, soprattutto delle “big tech”, le quali continuano a macinare profitti. E’ chiaro però che le borse di tutto il mondo sono giunte a vertici mai raggiunti in precedenza (si veda il grafico storico sotto riportato) e dunque, dazi o non dazi, sono sempre possibili degli assestamenti.

Stefano di Tommaso

 




APPUNTI DI TRADING

N. 124 – sa 31 mag 2025

Operazioni in essere : nessuna

lu 12.5 era stato venduto 1 GIU MICRO DJ a 42400 e gio 22.5 venduto 1 GIU MICRO DJ a 41800; entrambi sono stati chiusi alle 8.15 di lunedì 26.5 a 42041 con un utile di soli 59 punti rispetto al prezzo medio di vendita di 42100.

59 punti x 0,5 USD X 2 MICRO DJ = profitto di 59 USD , vale a dire il nulla.

Resta il fatto che, se non avessi deciso nel week end precedente di chiudere ai primi prezzi, avrei trascorso la settimana con la posizione in leggera perdita.

GOLD AGO 25

Le chiusure mensili di aprile e maggio 2025 sono uguali ( 3288 cash )

Il top di marzo ( 3127 ) è quasi uguale al minimo di maggio ( 3121 )

Quindi 3288 e 3121 divengono livelli da osservare.

Il grafico non consente operazioni di medio termine e pertanto, solo se il future agosto salirà almeno a 3390,

venderò un primo MICRO AGO FUTURE in rottura del minimo di ogni giorno precedente e poi

venderò un secondo MICRO AGO FUTURE a rottura di 3250 ago fut

Entrambe le vendite avranno stop loss appena sopra il top segnato dal 2.6

Operazione di breve respiro, che difficilmente porterà sotto 3120 cash.

SILVER LUGLIO 25

Avendo riscontrato che nella settimana 12-16 maggio scadeva un segnale di Tempo di media importanza ho osservato il comportamento.

Ha segnato un minimo a 31,65 cash ed è risalito fino alla solita area di 33,70 cash, come fosse attirato da un magnete.

Nella settimana scorsa la N. 123 prevedeva la vendita a 33,80 ma SILVER ha solo sfiorato tale livello a 33,70 mart 27.5 e a 33,66 gio 29.5

A me serve comunque per un fine tuning.

Ora che maggio è concluso, segnalo che scadeva anche un segnale mensile di medio rilievo.

Poiché il range mensile ( 31,65 – 33,69 ) è inferiore alla media, cercherò di utilizzarlo per aprire una vendita a rischio contenuto.

SP 500

Eccezionalmente scrivo un paragrafo su SP 500, il più significativo indice americano.

Il motivo è un insolito segnale di inversione presente su questo indice tra lu 2.6 e ve 13.6, con improbabile, ma possibile prolungamento a ve 20.6

Il segnale porterebbe a due prezzi ben diversi :

– area TOP assoluto vale a dire 6147 del 19 feb 2025 oppure
– circa 5500 ( 50 % della discesa da 19.2 al 4835 del 7.4, durante lo show del capo )

Preferirei vendere intorno a 6050 – 6150 che comprare a 5500, ma è solo una opinione personale.

L’analisi tecnica non distingue tra i due punti.

Vedremo se questo Mercato si spingerà ad uno dei due estremi e deciderò qualcosa.

Fuori dalla consuetudine, allego quindi anche un grafico di SP 500 con evidenza dei due diversi livelli.

DOW JONES INDU CASH

Sostituito da SP 500, al momento.

NASDAQ 100 CASH

Dopo essere sceso del 25.5 % da 22222 ( segnalato come un numero quanto meno strano, mi ricordava SP 500 a 666 nel marzo 2009 ) a 16542, NAS 100 sembra aver ripreso una forza relativa superiore a DOW JONES.

Nelle ultime settimane NAS 100 ha accelerato ed è si è avvicinato a 22000, livello che mi interessava per vendere.

Come al solito è un Mercato molto veloce, paga molto e rovina molta gente.

Non ho ancòra trovato un segnale che mi suggerisca il tempo di inversione e semplicemente lo osservo.

Cercherò un pattern a rischio limitato, come sempre.

NOTA FINALE

Ho assunto un incarico che mi terrà fuori studio qualche periodo, non pianificabile nella scansione temporale.

Cercherò ugualmente di scrivere con attenzione queste Lettere; non sarà agevole.

Leonardo Bodini

 

 

 

 




I TASSI HANNO SMESSO DI SCENDERE

La settimana scorsa ci eravamo chiesti quanto sarebbe durata l’ondata rialzista delle borse e, purtroppo, è durata solo fino a metà della settimana. La motivazione dello scetticismo risiedeva più nei fattori stagionali che non nel timore di una risalita dell’inflazione derivante dalla possibile nuova ondata di tariffe doganali (questa volta in particolare nei cfr dell’Europa). Ma le borse si sono ridimensionate comunque, e insieme a loro anche i titoli di stato americani sono stati venduti a mani basse, con il conseguente rialzo dei loro rendimenti impliciti. Un rialzo dei tassi d’interesse che rischia di allargarsi all’intero occidente e che, ovviamente, danneggia le quotazioni azionarie e innalza la volatilità.

 


I “media” dicono che tutto origina dalle dichiarazioni di Trump: quelle che anticipano un rialzo importante dei dazi alle importazioni di merci europee. A onor del vero stavolta Trump sembra essersi proprio stufato del fatto che l’Europa non lo segue in nulla. Schierata politicamente con i suoi oppositori (soprattutto al riguardo del processo di pace in Ucraina) cioè l’Unione di fatto di Regno Unito, Germania Francia e Olanda (i cosiddetti “volenterosi” della guerra a oltranza in Ucraina e dell’avanzo commerciale con gli USA) si trovano un Presidente a stelle e strisce pronto fare con loro ben più sul serio che non in precedenza.

BRACCIO DI FERRO CON L’EUROPA E INFLAZIONE AMERICANA

Esiste dunque un rischio concreto che tra l’Europa e gli USA si ingaggi una vera e propria guerra commerciale, a tutto beneficio del Medio Oriente, dell’India, della Cina e sinanco della Federazione Russa. E se una guerra commerciale nei prossimi mesi sarà inevitabile, allora torna impetuosa la domanda delle domande circa l’economia d’oltreoceano: quale impatto avranno i dazi alle importazioni sui prezzi al consumo in America? Molti ritengono che l’impatto dei dazi sui prezzi al consumo americani ci sarà e, soprattutto a causa della necessità per i lavoratori americani di richiedere aumenti di paga commisurati agli aumenti dei prezzi, tale impatto innescherebbe quasi inevitabilmente una spirale inflazionistica americana.


Il sottoscritto è tuttavia molto meno allarmista del cosiddetto “mainstream” al riguardo, dal momento che una parte delle tariffe doganali potrebbero trasformarsi in minori margini di vendita ovvero in svalutazioni competitive dei paesi che più esportano in USA come ad esempio la Cina. Se così fosse Trump si sarebbe rivelato un genio, perché l’esigenza del Tesoro americano di incassare di più sarebbe in tal modo soddisfatta dal resto del mondo e, in misura minore, dalla riduzione dei profitti dell’industria e del commercio. Probabilmente assisteremo alla classica via di mezzo. Che però, a causa del controbilanciamento dell’inflazione con la deflazione che deriverà dal rallentamento economico globale e della discesa dei costi di energia e materie prime, potrebbe lasciare i livelli inflazionistici al consumo molto vicini a quelli attuali.


I TASSI HANNO ARRESTATO LA LORO CORSA

Le brutte notizie che circolano sulla stampa e sui media prevalenti tuttavia potrebbero non essere eccessive, dal momento che il deficit del bilancio federale americano e la discesa dei corsi dei titoli azionari ed obbligazionari potrebbero lasciar proseguire (almeno per qualche tempo) il rialzo dei tassi d’interesse a lungo termine, i quali avrebbero un duplice effetto negativo: da un lato farebbero lievitare la spesa per interessi del governo americano con il possibile azzeramento dell’effetto positivo dovuto alle entrate fiscali tariffarie, dall’altro lato potrebbero deprimere i corsi azionari.


DA COSA DIPENDONO I TASSI D’INTERESSE

Ma il livello dei tassi d’interesse non è soltanto una conseguenza dell’appetito dei risparmiatori nei confronti dei titoli di stato americani, bensì anche di altre dinamiche, quali ad esempio :

  • Il downgrading del merito di credito del tesoro americano che, perdendo la tripla A di Moody’s, rischia di perdere sottoscrittori che sono obbligati per regolamento di fondi e gestioni ad investire esclusivamente in titoli “privi di rischio” (le virgolette sono d’obbligo perché ovviamente si tratta di una pura convenzione);
  • La mancata collaborazione della banca centrale americana può, da sola, riuscire a scatenare la stagflazione, tanto a causa del mancato ribasso del costo del denaro a breve termine, pur in presenza di consumi correnti chiaramente in declino (cosa che ha effetti depressivi sull’economia), quanto a causa della mancata collaborazione nel mantenere la liquidità bancaria a livelli ottimali, cosa che riduce il credito disponibile per le piccole imprese e i consumatori, con un ulteriore effetto depressivo sull’economia, ma soprattutto con la mancata immissione di liquidità aggiuntiva che deprime i corsi dei titoli a reddito fisso e ne innalza i rendimenti impliciti;
  • La progressiva de-dollarizzazione degli scambi internazionali a sua volta provoca una minor domanda di titoli emessi dagli USA e quindi un prevalere della loro offerta sul prezzo di equilibrio di mercato, aiutando i rendimenti impliciti dei titoli a reddito fisso a lungo termine a non scendere.
    Contenuto dell’articolo

Esiste dunque una discreta possibilità (anche se non saprei dire se è prevalente) che i tassi d’interesse a lungo termine americani non scendano (nonostante il calo quasi scontato della crescita economica) o addirittura che proseguano al rialzo e che il resto del mondo dovrà prenderne atto probabilmente agendo di conseguenza.

È COLPA ANCHE DELLA BANCA CENTRALE AMERICANA

L’Europa ad esempio non può permettersi una forte variazione del cambio contro Dollaro e dunque la banca centrale europea potrebbe prendersi una bella pausa di riflessione nella discesa dei tassi programmata. La Cina invece, che addirittura vorrebbe ulteriori svalutazioni competitive per controbilanciare i dazi americani, potrebbe proseguire nell’immettere liquidità sui mercati continuando a far scendere i tassi d’interesse asiatici anche allo scopo di tenere basso il cambio con il dollaro, ma soltanto moderatamente, perchè in questo modo ”aiuterebbe” l’eventuale re-flazione dei prezzi nel mondo proprio mentre l’attività economica rallenta.


Insomma, il rischio di stagflazione americana (e poi, man mano, globale) potrebbe iniziare a concretizzarsi, anche se la colpa, nell’ottica di chi scrive, sarebbe da ascrivere principalmente alla testardaggine della Federal Reserve bank of America. Ma soprattutto, anche qualora la stagflazione di fatto non si materializzasse, resterebbe il problema dell’elevato costo del denaro in Dollari che. Se da un lato aiuterebbe gli Stati Uniti ad attirare risorse per sottoscrivere la marea di titoli pubblici in scadenza quest’anno, dall’altro lato deprimerebbe l’economia dei Paesi Emergenti e, soprattutto, impedirebbe al resto del mondo di abbassare i tassi d’interesse più decisamente.

CONCLUSIONI

Il contesto che sembra delinearsi ha dunque una discreta probabilità di penalizzare i profitti delle aziende, di aspirare liquidità dai mercati europei per farla affluire a quelli americani e di non far scendere ulteriormente i tassi d’interesse proprio adesso che la debolezza dei consumi e dei redditi del vecchio continente avrebbe richiesto uno sforzo deciso verso grandi investimenti di riconversione ed efficientamento dell’industria. Dunque anche con una discreta probabilità di penalizzare (o di impedire entusiasmi ulteriori) per nuovi investimenti sui mercati azionari. Almeno fino all’estate.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 123 – sa 24 mag 2025

 

Operazioni in essere : lu 12.5 venduto 1 GIU MICRO DJ a 42400, e gio 22.5 venduto 1 GIU MICRO DJ a 41800; entrambi verranno chiusi alle 8.15 di lunedì 26.5, non appena la mia SIM aprirà.

GOLD AGO 25

Sento in certi clienti una impazienza all’acquisto e ciò denoterebbe una assuefazione a questi prezzi.

I gioielli a oltre 90 euro al grammo continuano a non vendersi.

Visto da lontano, l’acquisto di GOLD appare ad alto rischio sopra la fascia da 2956 a 2790 ( prezzi cash )

Cercherò quindi l’acquisto in eventuale avvicinamento a 2956 e una vendita non sotto 3420.

Si attende.

SILVER LUGLIO 25

Avendo riscontrato che nella settimana 12-16 maggio scadeva un segnale di Tempo di media importanza ho osservato il comportamento.

Ha segnato un minimo a 31,65 cash ed è risalito fino alla solita area di 33,70 cash, come fosse attirato da un magnete.

Il range settimanale non è eccessivamente ampio e pertanto, da lu 26.5 a partire dalle 16, inserirò il seguente ordine :

vendo 1 LUGLIO MICRO SILVER a 33,80 con stop loss a 34,5 e vendo 1 LUGLIO MICRO SILVER in rottura di 31,60 con stop loss da inserire dopo la vendita, immagino non oltre 1 usd di rischio.

Valuterò con calma.

Il target di discesa appare non sotto 30 USD

Allego il grafico mensile di lungo periodo per ricordare ai lettori che SILVER segnò l’ultimo minimo evidente a 17,56 USD

Per tutto l’anno 2025 il raddoppio di tale prezzo ( 35,12 ) crea una resistenza significativa.

Quanto meno fino a tutta l’estate.

Per prevenire domande, anticipo che considererei rotta questa resistenza se riscontrassi una chiusura settimanale, meglio mensile, ma darei troppo spazio al prezzo, oltre 35,5 USD.

A quel punto potrebbe “saltare il tappo”, come fece GOLD alla rottura del triplo massimo di 2080 circa, preannunciato dalla chiusura sopra 1998 del 30 novembre 2023.

DOW JONES INDU CASH

Dopo la vendita a 42400, il giugno future DJ ha oscillato fino a 42976, ma questa volta il trader più potente e imprevedibile che sta sul Mercato in poche ore ha mandato il future 1700 punti più in basso.

E’ stata quindi eseguita anche la vendita in rottura di 41800, con accelerazione fino a 41240, per poi cominciare a risalire nella serata di ve 23.5

Ringrazio il presidente per questa randellata, ma non mi piace restare appeso alle sue esternazioni.

Pertanto lunedì, alla apertura della SIM, la Lettera chiuderà entrambi i MICRO DJ venduti, al meglio.

Annoto che, nonostante il downgrade da parte di MOODY’S, il T – BOND non è crollato, ma il tasso del trentennale oltre il 5 % trasmette tensione agli operatori.

Il rating del debito U.S.A. è argomento serio, di cui parlano molto gli addetti e poco i TG.

NASDAQ 100 CASH

Avevo scritto :

“Dopo essere sceso del 25.5 % da 22222 ( segnalato come un numero quanto meno strano, mi ricordava SP 500 a 666 nel marzo 2009 ) a 16542, NAS 100 sembra aver ripreso una forza relativa superiore a DOW JONES.

Tra 20500 e 22000 esaminerò il comportamento, per eventuale vendita.”

Nelle ultime settimane NAS 100 ha accelerato ed è entrato nel range che mi interessava per vendere.

Come al solito è un Mercato molto veloce, paga molto e rovina molta gente.

Non ho ancòra trovato un segnale che mi suggerisca il tempo di inversione e semplicemente lo osservo.

Cercherò un pattern a rischio limitato, come sempre.

NOTA FINALE

Diversi lettori hanno chiamato per commentare le prime due pagine della N. 54 di sa 2 dic 2023, che scrissi dopo che per la prima volta GOLD cash chiuse un mese ( 30 nov 2023 ) sopra 1998, che era un top fondamentale secondo la mia analisi, ma invisibile ai più.

Apprezzo che qualcuno abbia compreso la lungimiranza contenuta in quella Lettera, che non invecchia, anzi.

So bene che la presente Lettera è più sintetica dello standard, ma mi trovo lontano dallo studio e quasi privo di strumenti.

I grafici sono quindi limitati a gio 22.5

Leonardo Bodini