APPUNTI DI TRADING

N. 80 – sabato 15 giugno 2024

 

Operazioni in essere : merc 22.5 comprato 1 JULY COTTON a 79 e ven 31.5 comperato il secondo JULY COTTON a 77, con roll over eseguito martedì 11.6 vendendo 2 july a 73.20 e comprando 2 december a 72,61 – a causa della inversione di volumi sulle due scadenze.

Entrambi i contratti acquistati mantengono stop loss a 70

GOLD AGOSTO 24

GOLD CASH, dopo aver fatto le montagne russe :

2431 12 aprile

2277 3 maggio

2450 20 maggio

2287 segnato due volte, ven 7 e lu 10 giugno,

potrebbe trovare una base ( ricordo che 2287 dista poco dal minimo precedente di 2277 registrato il 3.5 in caduta violenta dal primo top di 2431 ) nella zona 2280.

Poiché questo Mercato si trova molto sopra la fascia 2146 – 2050 nella quale ritengo possibile acquistarlo con basso rischio, posso accettare un tentativo a questo prezzo “alto” se sfiorasse i recenti minimi, inserendo uno stop loss molto contenuto.

Pertanto, sin dal mattino di lu 17.6, inserirò i seguenti ordini :

compero 1 AGO MICRO GOLD a 2330 con stop loss a 2290

compero 1 AGO MICRO GOLD a 2310 con stop loss a 2290

Lo scopo è di arrivare nell’ area 2400 – 2450 GOLD CASH con un certo profitto per affrontare lo stop loss, che dovrà necessariamente essere piuttosto ampio, per una vendita in forza.

Spero per i lettori che possano ricordare che, quando ponevo enfasi sul valore grafico di una ( allora eventuale ) chiusura mensile sopra 1998 ed, in seguito, sulla rottura del livello di 2088, avevo ipotizzato che i due livelli di arrivo della attesa accelerazione potevano essere :

2200 livello ottenuto ruotando il range 1810 – 2000 circa intorno a 2000

2400 ottenuto ruotando il range 1616 – 2000 circa intorno a 2000

Pertanto, confortato dai top di 2431 e 2450 a tutti ben visibili, cerco ora di ottenere un utile in ipotesi di rialzo da 2300 circa per giungere nell’intervallo da 2400 a 2450 circa con la forza finanziaria e il coraggio necessari a piazzare una vendita con stop loss non troppo modesto.

Ricordo che GOLD dista circa 200 – 300 usd dall’area dove potrei iniziare gli acquisti ( 2146 – 2050 )

Troppi.

SILVER SETTEMBRE 24

Il future luglio si avvicina alla scadenza e ogni futura operazione sarà eseguita sul contratto settembre, che costa 31 centesimi più del luglio

SILVER richiede pazienza, a costo di un lungo rinvio.

SILVER ha fatto un movimento al rialzo di 24,9 % dal 2 maggio ( 26,02 cash ) al 20 maggio ( 32,51 cash ), quindi in sole 12 sedute.

Ricordando che non ritengo prudente acquistare sopra la fascia da 25 a 23,50 – posso solo monitorare.

Si tratta di prezzi molto lontani, ma la recente discesa da 32,51 cash a 28,73 è avvenuta in pochi gg, dal 20.5 a giovedì 13.6 – l’altro ieri – ed essa corrisponde a ben 3,78 usd per oncia ; se la ruotiamo sul pivot 28,73 otteniamo 24,95 – che è l’inizio dell’area di acquisto.

Poco probabile, ma quando, meno di 30 gg orsono, SILVER CASH giunse a 32,51 – gli esperti iniziavano a pronosticare il ritorno del cambio GOLD / SILVER a 50

Siamo a 2348 / 29,62 = 79

Nessun commento.

DOW JONES INDU CASH

Le due settimane che, da tempo, ritengo meritassero una attenzione maggiore si sono concluse con una spinta deludente che si è limitata a 1119 punti, da 38001 a 39120, mentre mi serviva avvicinare il più possibile il top storico di 40077 per una vendita in forza, con stop loss ridotto.

E’ mancato un 2 % in valore, pazienza.

Mi resta solo la vendita in rottura del minimo delle due settimane da lu 3.6 a ve 14.6 che corrisponde a 38247 DJ CASH, ma non mi convince.

Questo livello è troppo vicino a :

– 38001 – ultimo pivot di spinta
– 37611 – minimo di aprile , segnato dopo la caduta di tutti gli indici U.S.A., secondo me conseguente al ciclo di 180 mesi registrato in marzo 2024.

Diversamente da NAS 100, DOW JONES ha solo intaccato il top di marzo 2024 ( ciclo 180 mesi ) di 39889, registrando 40077, ma si tratta di 0,5 % , nulla al momento.

Ripropongo ancòra il paragrafo della precedente Lettera :

– Dal grafico settimanale si può ricavare che DOW JONES prosegue da ottobre 2022 ( casualmente questa Lettera esordì l’ormai lontano 1 ott 2022 ) il suo cammino intorno alla trend line toccata molte volte – evidenziate in giallo, con una unica forte discesa in ott 2023 a 32327, sfiorando nell’occasione l’altra trend line, costruita ben prima utilizzando la più importante frazione di Fibonacci; nessuno può negare che la trend line principale, da me tracciata oltre un anno fa, rappresenti la inclinazione di questo Mercato;
– Tale trend line si trova ora poco sotto 40000, sostanzialmente pari al top di marzo ( 39889 in corrispondenza del ciclo di 180 mesi dal marzo 2009, che fu inizio di un bull market figlio del denaro sottozero ben più che dell’incremento del GDP, vale a dire PIL Stati Uniti ) e vicino al nuovo top di 40077, dal quale è partita una caduta di 2076 punti in sole sette sedute, salvo poi invertire con violenza al rialzo da ve 31.5;
– Dal grafico giornaliero dal 1.1.2024 osservo che il minimo del 2024 è a 37122, molto avvicinato a marzo nella caduta dopo il ciclo di 180 mesi e che tale minimo di 37611 è stato sfiorato l’altro ieri a 38001, quindi abbiamo tra 37122 e 38001 tre minimi molto vicini che, nel caso oggi da nessuno creduto, una volta rotti, darebbero qualche brivido, quanto meno a chi fa analisi tecnica.

NASDAQ 100 CASH

NAS 100 ha registrato l’ennesimo nuovo top assoluto di 19664 e la rottura del top di marzo 18464 è ora pari al 6,5 % , quindi il top di marzo è stato sbriciolato.

Ricordo a tutti che NAS 100 è veloce, anche al ribasso.

COTTON DEC FUTURE

E’ sceso ad un nuovo minimo di 71,20 del contratto dic 2024 ( il contratto luglio 2024 che va in consegna è sceso fino a 70,84 ) registrando in giugno il prezzo che avrei preferito leggere in maggio, che aveva una discreta rilevanza ciclica.

Ricordo perché la fascia da 72 a 78 risulta per me di interesse.

Dal grafico mensile si può osservare che :

la metà in più di 48,35 è 72,525

tre quarti di 103,8 è 77,85

metà di 155,95 è 77,975

Una rilevante concentrazione di impulsi intorno ai prezzi registrati in maggio e giugno.

Nel frattempo COTTON è salito a 83,19 e poi sceso a 71,20.

Un ottovolante, in % e in dollari.

Lu 10.6 alla sera ho notato che il numero di scambi sul future dic 2024 ha superato quello di luglio 2024 e quindi mart 11.6 ho venduto i due contratti luglio a 73,20 per chiudere e comperato due contratti dicembre a 72,61.

“ Roll over ”.

Pertanto la Lettera ora ha un contratto dic 24 al costo di (79 – 0,59 ) 78,41 e un contratto dic 24 a ( 77 – 0,59 ) 76,41

Entrambi in forte perdita in %.

Lo stop loss resta a 70 per entrambi i contratti.

Osservazione su COTTON

Il Mercato è crollato da 103,80 a 71 circa e sta sfiorando l’unico livello ( 70,21 registrato a fine 2022 ) utile a piazzare uno stop loss.

Sotto questo prezzo non si vede nulla fino a 48,35 registrato in aprile 2020, nel pieno del COVID 19, che comportò un diffuso lock down, con conseguente blocco dei consumi ed eccesso di offerta di materie prime.

Certamente la eventuale rottura del livello 70 non farà agevolmente scendere COTTON a 48 (diversamente ci offrirebbe una vendita senza rischi ) ma lo stop loss, come sempre, va messo e deve essere eseguito anche nel caso che, dopo una notte difficile sui Mercati, venga “saltato” in gap down.

Leonardo Bodini

 

 

 

 




VERSO UNA NUOVA RIPRESA ?

È sempre più difficile comprendere l’attuale momento congiunturale: molti dati mostrano elementi contraddittorii e fattori geopolitici completamente nuovi come la spaccatura sempre più profonda tra Oriente e Occidente alimentano infinite minacce e grandi opportunità. Per questo motivo è sempre più difficile parlare di andamento dell’economia globale. Il commercio internazionale però non ha subìto un crollo e pertanto la competizione resta forte, mentre l’economia dei Paesi Emergenti prosegue la sua corsa sotto la spinta demografica, tecnologica e militare.

 

ALCUNE CONTRADDIZIONI:

  • le borse europee si ridimensionano ma Wall Street sale,
  • ci sono speranze che i tassi d’interesse possano scendere ma l’inflazione sembra rialzare la testa (nei servizi è risalita a maggio al 4,1%, dal 3,7% di aprile, mentre l’Eurosistema cioè la Bce in collaborazione con le banche centrali nazionali, ne ha alzato le stime per quest’anno -dal 2,3% al 2,5%- e per il prossimo -dal 2 al 2,2%- ),
  • i rendimenti dei titoli di stato e i tassi dei mutui ipotecari non scendono significativamente,
  • il prezzo del petrolio cala ma quello del gas sale,
  • le materie prime calano ma i metalli sono sempre più cari,
  • i consumi rallentano (i salari hanno recuperato solo in parte il potere d’acquisto perduto a causa del carovita) ma i profitti aziendali aumentano.

(i principali titoli azionari europei sembrano soffrire l’attuale congiuntura, soprattutto se paragonati alla performance di quelli americani sotto riportati)


Potremmo andare avanti ancora a lungo con queste apparenti contraddizioni: cosa sta succedendo? Siamo alle porte di una recessione e a una possibile svolta che porterà le borse ad un inesorabile declino oppure abbiamo appena imboccato un nuovo sentiero di crescita e stiamo per assistere all’ennesimo “rally” dei mercati?

IL BAROMETRO DI MORGAN

Si diceva che John Pierpoint Morgan dovesse la sua immancabile fortuna ad un barometro gelosamente custodito nel suo ufficio che invece di indicare la meteorologia anticipava le tendenze della Borsa.


Ovviamente è una leggenda metropolitana e un tale barometro non ce l’ha mai avuto nessuno né tantomeno in situazioni simili. Possiamo dunque soltanto permetterci di fare delle illazioni, non solo per le Borse, ma anche per riflettere sulle possibili conseguenze pratiche delle tendenze in corso.

IL “BLUFF” DELL’INFLAZIONE E LE SPERANZE DI UNA “VERA” RIPRESA

Ebbene dopo il lungo “bluff” dell’ultimo semestre relativamente alla crescita apparente del Prodotto Interno Lordo (P.I.L.) di molte delle economie occidentali, cioè cresciuti soltanto per le statistiche a causa del minor deflattore applicato alla crescita del P.I.L. rispetto a quanto sarebbe stato corretto (gli istituti di statistica sono stati abilissimi nel rilevare solo una piccola parte dell’inflazione dei prezzi) stavolta invece, all’alba di un’estate infervorata dalle numerosissime elezioni e dall’ansia del riarmo generalizzato, sembrerebbe che una “vera” ripresa economica possa essere alle porte.


Le ragioni di tale sviluppo potrebbero risiedere (il condizionale è d’obbligo in un momento così difficile da interpretare) nella riaccelerazione della spesa pubblica (dovuta non soltanto al riarmo in corso, ma anche ai numerosi incentivi che i governi occidentali elargiscono tanto per motivi elettorali quanti per alimentare la corsa verso lo sviluppo delle nuove tecnologie, in concorrenza con l’estremo Oriente per conservare il primato. Fuori dalle economie dell’OCSE tuttavia si trova la maggior quantità di risorse naturali del pianeta ed è questo il motivo per il quale l’Occidente sta spingendo così a fondo sulla supremazia tecnologica: per evitare di rimanere una forza residuale.

La grande liquidità oggi in circolazione è l’ovvia conseguenza dell’elevata spesa pubblica di gran parte delle principali nazioni e del supporto che le banche centrali assicurano per garantire un adeguato collocamento dei titoli pubblici in emissione: non soltanto per rimpiazzare quelli in scadenza, ma anche per finanziare i deficit di bilancio. Ovviamente i debiti pubblici fuori controllo dovrebbero preoccuparci, così come i tassi d’interesse che non scendono. Ma la liquidità in circolazione agisce come una droga per i mercati: li rende quasi inconsapevolmente euforici.


L’ECONOMIA GLOBALE È IN ESPANSIONE

Il risultato dal punto di vista della crescita economica globale è al momento tuttavia decisamente positivo. La banca centrale americana potrebbe rinviare ulteriormente il primo taglio dei tassi (fino a novembre o dicembre), come sembra dopo la pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro Usa che mostrano una crescita. Anche la Banca Centrale Europea potrebbe essere più cauta in futuro perché l’economia continentale sembra iniziare a riprendersi.


Il mondo insomma sembra incamminarsi verso un nuovo periodo di crescita economica, con la speranza che quest’ultima non venga stroncata sul nascere dal dilagare dei conflitti armati, divenuti pericolosamente incontrollabili. Ovviamente questo pericolo limita l’ottimismo degli investitori incrementando la quota di capitali da questi mantenuta liquida, ma la volatilità delle borse si trova oramai ai minimi storici e i profitti delle grandi aziende quotate (e le più grandi sono anche le più tecnologiche) continuano a correre:

L’INDICE “VIX” DELLA VOLATILITÀ DI WALL STREET

Quali indicazioni se ne possono trarre per il prossimo futuro? Senza dubbio di grande incertezza per tutte le contraddizioni che abbiamo elencato, ma anche di speranza: se una nuova grande guerra non sconvolgerà l’Occidente la ripresa economica darà ulteriore impulso alle performances industriali, gli investimenti potranno beneficiare della liquidità disponibili e sinanco lo sforzo bellico potrebbe avere ricadute positive non soltanto per il comparto tecnologico, bensì per tutta l’industria.

L’ARBITRAGGIO

L’attesa è dunque per un allargamento dell’attenzione degli investitori verso i settori industriali più tradizionali, spesso divenuti un ottimo affare per la loro sottovalutazione oramai cronica. In America infatti l’indice di borsa delle piccole e medie imprese: il RUSSELL 2000 non ha affatto performato quanto l’indice principale: lo STANDARD & POOR 500, come si può leggere dal grafico qui riportato che ne evidenzia lo scostamento:


La differenza tra i due indici è giunta cioè ai massimi dal 2001 e oggi potrebbe anche riprendersi. Anche perché a ben guardare le famiglie europee detengono molte meno azioni di quelle americane, e nel tempo questo divario potrebbe colmarsi:


Anche i titoli di stato americani sembrano avere appena imboccato un piccolo ribasso dei rendimenti (e dunque una corrispondente risalita dei corsi), come si può vedere dal grafico qui riportato:


La situazione perciò, a dispetto del vecchio adagio “sell in may and sail away” sembra nel complesso volgere verso un miglioramento complessivo, seppur assai incerto e coperto dal grande rischio di un conflitto globale. Se peraltro i rendimenti dei bond “lunghi” dovessero seriamente imboccare una discesa, allora probabilmente anche le borse potrebbero beneficiarne, dal momento che i dividendi futuri attesi dei titoli quotati vengono attualizzati sulla base dei rendimenti a lungo termine.

LA MINACCIA DELL’INFLAZIONE

Ovviamente tutto questo sarà possibile soltanto se l’inflazione non dovesse ricominciare a correre, cosa invece possibile proprio a causa dei conflitti e della ripresa economica.


Difficile pertanto azzeccare delle previsioni in una situazione come questa, ma se c’è una ragione per la quale la borsa americana ha sopravanzato moltissimo quelle europee e se c’è una ragione altrettanto valida per la corsa dei titoli tecnologici, potrebbe anche succedere che le notizie positive supereranno quelle negative. Allora i mercati potrebbero tendere a compensare i divari, piuttosto che a cedere terreno rispetto ai massimi raggiunti. E la grande liquidità in circolazione potrebbe completare questa magia, dal momento che essa non sembra destinata a contrarsi. Il ritorno delle “meme stocks” potrebbe averne segnato l’avvio…

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 79 – sabato 8 giugno 2024

Operazioni in essere : merc 22.5 comprato 1 JULY COTTON a 79 e ven 31.5 comperato il secondo JULY COTTON a 77, entrambi ora con stop loss a 70

GOLD AGOSTO 24

Dopo che nella settimana del top assoluto ha immediatamente tracciato un outside ribassista da 2450 a 2325, gold cash ha fatto 5 gg in laterale per seguire con altro outside ribassista da 2386 a 2286, tutto ieri ven 7.6

Dopo la chiusura oltre 1998 del 30 nov 2023 resta certamente forte, ma sta bruciando le dita a chi ha comprato dai primi gg di aprile in poi.

Ora dista circa 200 – 250 usd dall’area dove potrei iniziare gli acquisti ( 2146 – 2050 circa )

Basterebbero due gg come ven 7.6; ovviamente poco probabile.

SILVER LUGLIO 24

SILVER richiede pazienza, a costo di un lungo rinvio.

SILVER ha fatto un movimento al rialzo di 24,9 % dal 2 maggio ( 26,02 cash ) al 20 maggio ( 32,51 cash ) in sole 12 sedute.

Ieri ven 7.6 ha espresso la sua ferocia con un calo del 7,7 % in un giorno, da 31,54 a 29,12 usd, una delle barre giornaliere più estese da mesi.

Il range giornaliero rappresenta tutta la settimana.

Ricordando che non ritengo prudente acquistare sopra la fascia da 25 a 23,50 – posso solo monitorare.

DOW JONES INDU CASH

L’azionario U.S.A. è entrato nelle due settimane che, da tempo, ritengo meritino una attenzione maggiore.

Diversamente da NAS 100, DOW JONES ha solo intaccato il top di marzo 2024 ( ciclo 180 mesi ) di 39889, registrando 40077, ma si tratta di 0,5 % , nulla al momento.

Nella recente settimana 3 -7 giugno la spinta verso l’alto è stata contenuta ; vediamo se il 10 – 14 giugno riesce ad avvicinare almeno il livello di 40000, per una eventuale vendita in forza, con stop loss limitato.

Se invece mantiene questa laterale, da lu 17.6 valuterò una vendita in rottura del minimo, non ancòra noto, che sarà registrato da lu 3.6 a ven 14.6

Ripropongo ancòra il paragrafo della precedente Lettera :

– Dal grafico settimanale si può ricavare che DOW JONES prosegue da ottobre 2022 ( casualmente questa Lettera esordì l’ormai lontano 1 ott 2022 ) il suo cammino intorno alla trend line toccata molte volte – evidenziate in giallo, con una unica forte discesa in ott 2023 a 32327, sfiorando nell’occasione l’altra trend line, costruita ben prima utilizzando la più importante frazione di Fibonacci; nessuno può negare che la trend line principale, da me tracciata oltre un anno fa, rappresenti la inclinazione di questo Mercato;
– Tale trend line si trova ora poco sotto 40000, sostanzialmente pari al top di marzo ( 39889 in corrispondenza del ciclo di 180 mesi dal marzo 2009, che fu inizio di un bull market figlio del denaro sottozero ben più che dell’incremento del GDP, vale a dire PIL Stati Uniti ) e vicino al nuovo top di 40077, dal quale è partita una caduta di 2076 punti in sole sette sedute, salvo poi invertire con violenza al rialzo ieri ve 31.5;
– Dal grafico giornaliero dal 1.1.2024 osservo che il minimo del 2024 è a 37122, molto avvicinato a marzo nella caduta dopo il ciclo di 180 mesi e che tale minimo di 37611 è stato sfiorato l’altro ieri a 38001, quindi abbiamo tra 37122 e 38001 tre minimi molto vicini che, nel caso oggi da nessuno creduto, una volta rotti, darebbero qualche brivido, quanto meno a chi fa analisi tecnica.

NASDAQ 100 CASH

NAS 100 ha registrato l’ennesimo nuovo top assoluto di 19113 e la rottura del top di marzo 18464 è ora del 3,5 % , certamente netta.

Posso solo riproporre quanto già scritto.

“Da molto tempo NAS 100 è sostenuto dai MAGNIFICI SETTE e da poco altro, ma nell’ultima settimana la crescita di NVIDIA di oltre il 10 % è stata sufficiente a segnare un nuovo top assoluto. Di certo non compro, esattamente come in febbraio scrivevo che i preziosi si potevano comprare oppure guardare, ma assolutamente non vendere. Al momento guardo e venderò solo se NAS 100 mi offrirà uno stop loss non oltre il 2 -3 %.”

Ricordo a tutti che NAS 100 è veloce, anche al ribasso.

COTTON JULY FUTURE

E’ sceso ad un nuovo minimo di 72,26 registrando in giugno il prezzo che avrei preferito leggere in maggio, che aveva una discreta rilevanza ciclica.

Ricorderete che avevo inserito il primo ordine di acquisto a 72, abbassato a 71 la settimana successiva; nessuno dei due sarebbe comunque stato eseguito.

Ricordo perché la fascia da 72 a 78 risulta per me di interesse.

Dal grafico mensile si può osservare che :

la metà in più di 48,35 è 72,525

tre quarti di 103,8 è 77,85

metà di 155,95 è 77,975

Una rilevante concentrazione di impulsi intorno ai prezzi registrati in maggio e giugno.

Nel frattempo COTTON è salito a 83,19 e poi sceso a 72,26.

Un ottovolante, in % e in dollari.

Lo stop loss resta a 70 per entrambi i contratti.

 

Leonardo Bodini

 

 

 

 

 




I TASSI SCENDERANNO?

In settimana la Banca Centrale Europea taglierà il suo tasso di sconto di un quarto di punto (dal 4,5% al 4,25%). Oramai lo ha fatto intendere e non può più tirarsi indietro, venendo incontro alle molteplici istanze che provengono dall’industria e dalla politica, a pochi giorni dalle elezioni europee. Ma a questo taglio ne seguiranno degli altri? Contribuirà in maniera decisiva a far scendere il costo del denaro (e magari anche i tassi dei titoli di stato)? Questa decisione cambierà qualcosa e potrà contribuire a rilanciare la sofferente economia della zona Euro?

 

La risposta a tutte queste domande è purtroppo quasi ineluttabilmente negativa: un piccolo taglio del tasso di sconto non cambierà nulla, anzi! La manovra della BCE rischia di essere nel migliore dei casi insignificante e nel peggiore (quello di una perseveranza nel ribasso dei tassi) di costituire un vero e proprio suicidio, tanto per la credibilità (già gravemente compromessa) dei banchieri centrali di Francoforte quanto per l’improbabilità che possa generare qualche conseguenza positiva.

ANZI !

Questa espressione esclamativa non sembra fuori posto: è relativa ai fondati timori che il taglio isolato della nostra banca centrale possa alterare l’equilibrio del cambio della divisa unica europea contro il Dollaro Americano, generando un effetto simile a quello che abbiamo osservato di recente in Giappone, dove il disallineamento della Bank of Japan con il mantenimento di tassi esageratamente bassi durante la recente inflazione ha alla fine sortito l’effetto di svalutare pesantemente la moneta nazionale e comportato l’utilizzo di ingenti riserve valutarie di quel paese pur di cercare (inutilmente peraltro) di porre argine alla svalutazione. E quest’ultima parola è parente stretta dell’inflazione dei prezzi, cioè esattamente il mostro che resta ancora da domare in Occidente.


L’INFLAZIONE NON È DOMATA

In Europa infatti una serie di componenti inflattive non si sono ancora esaurite a causa del fatto che la maggior disoccupazione ha tenuti compressi salari e stipendi impendendo che tenessero il passo con l’inflazione. Lo stesso vale per i prezzi dei servizi, il cui peso sul totale dei consumi è in costante crescita, come si può vedere dal grafico pubblicato di recente da E.Yardeni:


Entrambe le voci dunque continueranno per qualche tempo a “spingere” verso l’alto impedendo all’inflazione di discendere ai livelli di equilibrio.

Beninteso: l’inflazione resta un problema più per l’America che non per l’Europa, dove un’economia stagnante consente contemporaneamente una deflazione salariale e il plafonamento del costo dei servizi. Ma la ripresa economica americana potrebbe arrivare a fare capolino anche in Europa, con il risultato che favorirebbe un rincaro delle “commodities” e dell’energia già nei loro prezzi in Dollari.

SALARI E STIPENDI NON HANNO CONCLUSO LA CORSA

Figuriamoci l’effetto ulteriore di una svalutazione dell’Euro sui prezzi! Non per niente l’andamento di salari e stipendi nella seconda parte del 2024 è mostrato nel grafico che segue (pubblicato dalla BCE: https://www.ecb.europa.eu/press/blog/date/2024/html/ecbblog20240523~1964e193b7.en.html) che ne prevede un forte incremento:


Il rischio di pesanti conseguenze nell’agire al ribasso dei tassi da parte BCE in maniera non coordinata con le altre banche centrali non è solo elevatissimo. È praticamente una certezza, con tutto quello che può conseguirne data la situazione di estrema instabilità geopolitica globale e posta la strenua volontà da parte dell’OPEC (il cartello oligopolistico dei produttori di petrolio) di continuare a tagliare la produzione per risollevarne i prezzi. La guerra alla Russia da parte della NATO infatti è praticamente già stata dichiarata e può scatenare una corsa all’accaparramento delle materie prime e ulteriori problemi al loro trasporto, con il risultato probabile di un aumento dei prezzi.

I maggiori costi alla produzione che ne conseguiranno per le imprese che operano in area Euro si rifletteranno sì in maggiori prezzi al consumo, ma sicuramente con una certa vischiosità dovuta alla lentezza della catena di trasmissione, e dunque i rialzi di questi ultimi inizieranno ad arrivare tra qualche mese e si vedranno nelle statistiche ancora uno o due mesi dopo. Cioè dopo le elezioni, con buona pace per il benessere dei cittadini.

IL PROBABILE DEFLUSSO DI CAPITALI

Non soltanto. Il peggio riguarda poi i probabili deflussi di capitali i quali, visto l’ampliamento del differenziale di rendimento, abbandoneranno la Zona Euro per tornare ad affluire a quella americana che, senza queste manovre coordinate con le banche centrali cui è imposto il vassallaggio, sarebbe a corto di risorse finanziarie aggiuntive.

La Federal Reserve Bank of America non vuole far vedere che stampa nuovi biglietti verdi come ai tempi del Covid, perché questo indebolisce il Dollaro e genera aspettative di inflazione. Molto meglio riuscire a finanziare il deficit pubblico e il rally di Wall Street senza accrescere i tassi d’interesse interni, bensì alimentando il differenziale con quelli altrui.

A breve infatti scadranno ingenti quantità di titoli pubblici americani che oggi riscuotono poco apprezzamento da tre degli investitori e che dunque esprimono rendimenti crescenti (al 4 e 1/2% a 10 anni e poco sotto al 5% a 2 anni). Molti paesi aderenti ai BRICS hanno iniziato a dismetterli come riserva valutaria sostituendoli con i metalli rari e dunque non collaboreranno a sottoscriverne di nuovi.

Attrarre negli U.S.A. ingenti risparmi gestiti europei potrebbero risultare allora molto utili, soprattutto se, accanto ad un miglior rendimento, dovessero annusare un apprezzamento del Dollaro sull’Euro. Nel grafico l’andamento storico che evidenzia una progressiva svalutazione della moneta unica:


Il risultato pratico è probabile dunque che sia un innalzamento dei rendimenti dei titoli pubblici europei, cioè l’esatto opposto del risultato che apparentemente si potrebbe conseguire con un taglio dei tassi a breve termine.

E IL POSSIBILE RIALZO DEI TASSI SUI MUTUI

Ma anche i possibili deflussi di liquidità dall’Europa verso altri paesi può comportare una scarsità di raccolta da parte delle banche e un possibile conseguente incremento dei tassi d’interesse praticati sui finanziamenti, soprattutto quelli a medio termine. Negli U.S.A. ad esempio i tassi dei mutui residenziali continuano a crescere, nonostante la discesa “statistica” dell’inflazione, come si può leggere dal grafico qui sotto riportato, tratto dalla rivista Barron’s:


I tassi d’interesse che “contano” per l’economia sono infatti soprattutto quelli a medio e lungo termine, non soltanto per i modelli di valutazione delle aziende sulla base dell’attualizzazione dei flussi di cassa prospettici, ma anche per monitorare la sostenibilità dei debiti pubblici.

E se un piccolo abbassamento dei tassi a breve può determinare svalutazione monetaria e scardinamemto degli equilibri esistenti sui tassi d’interesse a medio e lungo termine allora l’effetto potenziale sarà sostanzialmente opposto a quello annunciato.

Stefano di Tommaso