MERCATI,GUERRE E INFLAZIONE

Cosa succede agli investimenti azionari e ai titoli a reddito fisso? La mancata discesa dell’inflazione e la guerra in Medio Oriente hanno rovinato la festa definitivamente o soltanto temporaneamente? La risposta non è semplice perché è a rischio la crescita economica globale, fino a poche settimane fa molto ben impostata in tutto il mondo e oggi a rischio soprattutto in Occidente a causa dei conflitti armati. Nel dubbio i mercati finanziari hanno innestato la marcia ridotta e prevengono l’inflazione investendo in oro e commodities. Ma lo sgonfiamento delle posizioni più speculative non è di per sé una cattiva notizia…

 

LA CORREZIONE DELLE BORSE

Dopo l’attacco di Israele al consolato persiano di Damasco e la mancata discesa dell’inflazione borse non l’hanno mandata a dire: non soltanto gli indici principali sono scesi dai recenti massimi del 5%, ma addirittura le grandi multinazionali della tecnologia hanno raddoppiato il ribasso, arrivando a -10%. NVIDIA, pur essendo cresciuta da inizio d’anno di circa il 70%, rispetto ai massimi toccati è sotto addirittura del 15%, dopo aver bruciato 350 miliardi di dollari di valore. TESLA è scesa addirittura del 40%.


Le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e in est Europa hanno avuto la funzione di detonatore ma in realtà le borse erano chiaramente affette da eccesso di ottimismo e attendevano soltanto qualche segnale per iniziare a invertire la rotta. E di segnali ce ne sono stati parecchi, dal calo delle vendite di microchip all’acuirsi delle tensioni geopolitiche, fino alla constatazione di un brusco calo della liquidità in circolazione.

LA VARIABILE GEOPOLITICA È IN PEGGIORAMENTO

Nella scorsa settimana parecchi episodi hanno determinato un brusco risveglio alla realtà: non soltanto attacchi e contrattacchi tra Iran e Israele (che peraltro continua imperterrito a fare molti morti tra i Palestinesi, attirandosi non poche “attenzioni” da parte del mondo arabo), ma anche il rinnovato stanziamento per la spesa militare da parte del Congresso americano (quasi 100 miliardi di dollari) che lascia temere il riacuirsi dello scontro con la Russia e con la Cina (i principali destinatari di questi fondi sono infatti, oltre a Israele, l’Ucraina e Taiwan).


D’altra parte i mercati ne hanno ben donde. Innanzitutto la grande ondata di entusiasmo per l’intelligenza artificiale che ha portato il principale indice di Wall Street (lo SP500) oltre quota 5200 punti (lo scorso venerdì sera è invece arrivato a scendere sotto la soglia psicologica di 5000 punti) non si è mai davvero estesa al resto del mercato azionario, cresciuto invero assai poco se si escludono i “magnifici 7” (i quali notoriamente rappresentano da soli oltre un quarto del valore di capitalizzazione complessivo dell’intera Wall Street) e oggi tornato addirittura sotto la parità rispetto a inizio d’anno.

IL CALO DEI SEMICONDUTTORI PUÒ ESSERE UN BRUTTO SEGNALE

Ma soprattutto c’è un dato che pesa più di tutti gli altri sulle ”magnifiche sorti et progressive” del comparto tecnologico: la fiacca complessiva del mercato globale dei semiconduttori, nonostante l’entusiasmo dovuto agli sviluppi dell’intelligenza artificiale abbia rinvigorito la domanda di quelli più performanti. Le attese di crescita del mercato globale dei semiconduttori sono infatti state tagliate del 10% negli ultimi giorni, segnalando la concreta possibilità che questo calo rappresenti quello che viene considerato dai mercati il “canarino nella miniera”, cioè un campanello d’allarme relativo ad un rallentamento in arrivo tanto negli investimenti quanto nei consumi di tecnologia.


D’altra parte come già fatto notare buona parte della grande ondata di acquisti degli investitori si era concentrata proprio sui titoli tecnologici, per i quali dunque era da mettere in conto una volatilità dei corsi ben più alta della media. Dunque l’entusiasmo per i titoli azionari “aromatizzati” con il sapore dell’intelligenza artificiale aveva semplicemente superato ogni limite. Ma ora cosa può succedere? Il calo delle vendite di semiconduttori torna a far temere per un rallentamento generale dell’economia, notoriamente sempre più digitalizzata.

I PROFITTI DEL PRIMO TRIMESTRE SARANNO PIATTI

La stagione dei profitti del primo trimestre sta per aprirsi con le prime risultanze che verranno pubblicate a partire dalla settimana in corso, ma le stime degli analisti ci anticipano risultati piuttosto deludenti un po’ per tutti i settori. In realtà le attese per l’anno in corso restano ancora positive, ma si riducono gli eccessi recenti delle valutazioni delle grandi multinazionali tecnologiche.

I MERCATI RESTANO AL MOMENTO RESILIENTI

Per molti gestori di patrimoni le forti oscillazioni dei mercati di questi giorni sembrano rappresentare soltanto delle ottime occasioni per proseguire l’investimento azionario, mantenendo dunque un atteggiamento sostanzialmente favorevole, tanto nelle prospettive dell’economia quanto in quelle delle borse. Anche per questo modo di analizzare le ultime tendenze ci sono ottime ragioni, che partono innanzitutto dall’analisi della liquidità in circolazione, per poi prendere in considerazione il potenziale effetto positivo dell’attesa di nuovo rallentamento dello sviluppo economico globale: quello di un minor timore di una nuova pesante ondata inflazionistica.


È evidente infatti che, se il peggioramento del commercio internazionale e i maggiori timori di nuove guerre dovessero proseguire, allora anche i timori d’inflazione si placherebbero e lascerebbero di nuovo spazio ad attese di interventi delle banche centrali, ivi comprese le riduzioni del “tapering” in atto (cioè delle politiche monetarie restrittive) e del tasso di sconto, dunque dei tassi d’interesse a breve termine.

LA LIQUIDITÀ DEI MERCATI È CONTROLLATA DALLA FED

Almeno per gli Stati Uniti d’America ci sono inoltre fondate speranze che la liquidità in circolazione (fattore determinante per l’andamento dei mercati finanziari), sebbene non sia mai stata tanto bassa, si è progressivamente ridotta per effetto della politica monetaria restrittiva da parte della Federal Reserve, la quale -a colpi di 95 miliardi al mese- ha ridotto il suo “bilancio” di quasi duemila miliardi negli ultimi due anni.


Adesso la liquidità sta risalendo per l’effetto combinato di due fattori: da un lato l’attesa di nuove politiche fiscali di stimolo all’economia che potrebbe deliberare l’amministrazione Biden in prossimità delle elezioni (ha accumulato un “tesoretto” di mille miliardi di dollari che potrebbe spendere presto), e dall’altro lato la speranza che la banca centrale torni a immettere denaro nel sistema alimentando il sistema bancario, il quale, dato il permanere di tassi d’interesse elevati, resta indubbiamente alle prese con forti minusvalenze tanto per il portafoglio dei titoli a reddito fisso quanto per i prestiti al settore immobiliare.

Dunque negli USA tanto la prospettiva di un possibile intervento da parte della banca centrale è una buona notizia per i mercati borsistici, quanto la prospettiva di nuove politiche fiscali espansive può contribuire a mantenere elevato il tasso di crescita economica. Elementi che potrebbero incidere positivamente sui due fattori che sostengono le borse: i profitti aziendali e i “buy-back” stanziati da parte delle società quotate, che erano stati recentemente molto ridotti.

IL MERCATO DELLE “IPO” STA ANCORA SOFFRENDO

Un altro fattore di grande attenzione da parte degli investitori è la possibile ripresa delle grandi operazioni di Initial Public Offerings (IPO, cioè le quotazioni in borsa da parte di nuove ”matricole”). Negli ultimi due anni decisamente ridotte, tanto in numero quanto in valore, a seguito delle maggiori cautele espresse dagli investitori nei confronti delle Startup.

È chiaro che se la liquidità dovesse tornare a crescere forse anche le IPO potrebbero tornare ad essere oggetto di interesse da parte degli investitori, magari con aspettative di valore meno esagerate di quelle viste ultimamente. Ma se il numero ed il volume di matricole continueranno a non affluire alle borse valori allora sarebbe ancora più evidente che le prospettive del mercato azionario non sono affatto positive.

SE ATENE PIANGE, SPARTA NON RIDE

Molte delle considerazioni sin qui svolte per gli U.S.A. sono da copiare -purtroppo assai in peggio- per l’Europa, dal momento che nel vecchio continente la crescita economica media attuale è quasi nulla, e le possibili conseguenze delle possibili guerre ai suoi confini sarebbero assai peggiori con la sua forte dipendenza da fonti energetiche di terze parti. Non per niente i profitti attesi per il primo trimestre 2024 delle società quotate dello Stoxx600 sono decisamente in calo, come si può leggere dalle tabelle qui sotto riportate:


Sebbene i conti delle principali società quotate in Italia dovrebbero risultare tra i meno danneggiati dall’attuale situazione generale, comunque il quadro generale resta piuttosto negativo. Non per niente i multipli di valore sono stati generalmente meno generosi per l’Europa nel corso degli ultimi 12 mesi:


Nei prossimi giorni tuttavia molte delle incertezze qui riportate potrebbero venire a chiarire il possibile scenario per l’anno in corso, dal momento che verranno pubblicati, oltre ai profitti aziendali, i nuovi dati sull’inflazione, attesa peraltro meno persistente nel vecchio continente dove infatti la ripresa economica è quasi assente. Il rischio è quello che le tensioni geopolitiche e le loro conseguenze in termini di rialzo dei costi energetici e delle materie prime possa generare rincari a catena, quantomeno sino a tutta la prima metà del 2024.

ORO E PETROLIO POTREBBERO CONTINUARE LA CORSA

Questo spiegherebbe molto bene le vere cause delle tendenze rialziste di fondo dei prezzi (in dollari) di oro e petrolio, come si può chiaramente evincere dai due grafici qui riportati:

Nell’incertezza cioè gli investitori cercano sponde sicure di valore assoluto, come il metallo giallo e speculano sul possibile divario tra domanda e offerta di petrolio, soprattutto nel caso di inasprimento dei conflitti in corso. Come si può desumere chiaramente dalla performance (in dollari) trimestrale (in arancione) e annuale (in azzurro) riportata qui sotto per ciascuna della più importanti “asset class”:


Ma la diversificazione in atto significa soltanto mostrare la necessaria prudenza, tanto nei confronti dell’inflazione (che probabilmente è già molto più elevata di quanto tradiscano le statistiche ufficiali) e delle guerre. E non necessariamente una sfiducia nelle prospettive di medio-lungo termine.

Stefano di Tommaso

 




APPUNTI DI TRADING

N. 72 – sa 20 apr 2024

Operazioni in essere : lu 15.4 venduto 1 GIU MICRO NAS 100 a 17900, ora con stop loss in pari a 17900

Solo perché i lettori ben comprendano, segnalo che lo stop loss dalla apertura della posizione di lu 15.4 fino a ieri ve 19.4 era stato inserito sopra il top dei 3 gg precedenti al 15.4, vale a dire a 18520.

GOLD GIUGNO 24

Nella precedente N. 71 avevo scritto :

“Posso ugualmente riprovare un acquisto di GOLD ? Forse sì .………………………………..Segnalo che ve 12 aprile 2024, GOLD ha segnato il top storico a 2431 cash ( 2448,80 per il contratto giu 24 ) per poi perdere in poche ore, 98 USD, cadendo come un sasso. I punti a basso rischio dove proverò a comperare sono :
– 2146 ( top dic 2023 )
– 2088 – 2040 ( svolta long a metà febbraio )”

Questi livelli sono ancòra molto lontani e quindi sto valutando se, prima di comprare, sia possibile effettuare una vendita, giustificata dal fatto che GOLD ha raggiunto il livello che avevo indicato nella N. 54 di sa 2 dic 2023 che era 2400 usd.

Tutto ciò premesso, da lu 22 aprile, sin dal mattino, inserirò il seguente ordine :

vendo 1 GIUGNO MICRO GOLD a 2430 con stop loss a 2460 e, solo se viene eseguita la vendita senza essere stoppata, dal giorno successivo all’eseguito, vendo 1 GIUGNO MICRO GOLD a rottura del minimo di ogni giorno precedente, con stop loss sopra il massimo della settimana 22-26 aprile, che ora non posso conoscere.

SILVER MAGGIO 24

In due mesi da metà feb 2024 GOLD è salito del 20 %, ma SILVER gli ha risposto con un + 35 %; immaginate la dimensione in % degli stop loss che dovrebbe accettare la Lettera.

Analizzerò se in questa enorme volatilità si possano ugualmente assumere posizioni su SILVER ( ne dubito ), ma ciò potrebbe anche essere, in caso di pull back sotto 25,01 fino a 23,49 che è stato il top di feb 2024; ricordo infine che feb 24 era il primo dei due mesi consecutivi di possibile cambio di trend.

La dimensione delle barre settimanali è talmente ampia che, nonostante sia evidente il tentativo di disegnare un doppio massimo tra il vecchio 30,09 usd e il nuovo 29,79 usd, il profilo di rischio della Lettera non consente una strategia come ho illustrato per GOLD.

SILVER richiede pazienza, a costo di un lungo rinvio.

DOW JONES INDU CASH

La discesa di DJ CASH è stata lenta e lunga , con perdita in percentuale poco inferiore a NAS 100.

Potrò considerare una vendita solo dopo un eventuale rimbalzo ad almeno 39000 di DJ CASH.

Non posso valutare un acquisto, dopo tutto quello che ho scritto del ciclo di 180 mesi.

NASDAQ 100 CASH

Avevo scritto :

“Negli ultimi giorni NAS 100 ha dormito, senza accompagnare il lento scivolare del DOW JONES.”

Forse NAS 100 ha letto la Lettera, si è indispettito e già lo scorso lu 15.4 ha rotto il minimo di marzo a 17765 cash, accelerando al ribasso, ben più velocemente di DJ.

Un cliente ha chiesto se ciò sia conseguenza delle iniziative dell’IRAN.

Osservo che l’IRAN c’è anche per DOW JONES; ritengo pertanto che l’accelerazione al ribasso di NAS 100, che prima si muoveva in laterale, sia legata alla rottura del minimo di marzo, che il DOW JONES aveva già rotto da molti gg.

La posizione di 1 MICRO NAS 100 è la minima possibile e cerco di non chiuderla, anche se il profitto percentuale è interessante, ma non passo a riscuotere; quindi faccio un sacrificio e semplicemente abbasso lo stop loss in pari, vale a dire a 17900 NAS 100 future.

Leonardo Bodini




IL CIGNO NERO DELL’ IRAN

Il mondo intero sembrava avviato verso un percorso di crescita economica, relativamente bassa inflazione e ripresa degli investimenti infrastrutturali, essenziali per veder crescere l’economia nei prossimi 3-5 anni. E invece sabato mattina è arrivato un altro “cigno nero” (per citare un famoso libro di Nassim Taleb), con la pesante risposta dell’Iran al recente attacco subìto da Israele. Le conseguenze in termini di inflazione possono risultare notevoli.

L’AVVERTIMENTO

L’effetto voluto era soltanto quello di inviare al mondo occidentale “un avvertimento” circa il fatto che Teheran non tollererà alcun altro attacco come quello recentemente subìto al consolato persiano di Damasco. L’invio dei droni non ha fatto vittime, grazie all’intervento dei sistemi americani e di diversi altri paesi nell’intercettarli, come pure per il fatto che l’Iran ha voluto limitare (e preannunciare) la sua risposta, segnalando che la misura è colma.

COME DOPO LA GUERRA DEL KIPPUR

Nel vedere tuttavia le immagini dei droni sopra Gerusalemme la memoria corre alla guerra del Kippur. Correva l’anno 1973 e l’attacco a Israele durante la festività religiosa del pentimento e del digiuno costituì la scintilla per un conflitto breve ma capace di generare un importante incremento dei prezzi di petrolio e materie prime, a loro volta prodromi di un’inflazione selvaggia dei prezzi al consumo. Il risultato finale in termini economici del maggior costo del petrolio fu particolarmente devastante per diversi anni successivi.


L’invio di un centinaio di droni su Israele e le eventuali rappresaglie che potrebbero proseguire da entrambe le parti (ivi compreso l’ennesimo blocco dei trasporti su nave nel Mar Rosso) hanno già scosso il mondo intero e potrebbero determinare a livello inflattivo qualcosa di simile a ciò che successe più di cinquant’anni fa tra Israele ed Egitto. Non per nulla per oggi le borse di tutto il mondo sono previste in ribasso (Tokyo ha già chiuso sotto dell’1% stamane) mentre dollaro, petrolio e criptovalute sono decisamente in rialzo. È ragionevole inoltre temere un’ulteriore risalita dei prezzi di quasi tutte le commodities (derrate, materie prime e semilavorati essenziali) in ragione quantomeno del maggior costo dei trasporti e poi della necessità di aumentarne le riserve strategiche.

IL NUOVO RISIKO GEOPOLITICO

Oggi la situazione potrebbe risultare addirittura più complessa di cinquant’anni fa: innanzitutto c’è appena stato un importante rincaro delle materie prime nel 2022-2023 che ha avuto come conseguenza una prima ondata globale di inflazione non ancora peraltro del tutto rientrata. In secondo luogo il Medio Oriente è in fiamme per l’operazione militare su Gaza con il tacito benestare occidentale. Inoltre anche l’Europa orientale vede un’escalation in corso del conflitto con la Russia con la previsione di un probabile coinvolgimento delle truppe NATO. Infine anche l’Estremo Oriente resta agitato per le tensioni tra Cina e USA (dove Taiwan è quasi soltanto una scusa). Insomma si rischia la terza guerra mondiale dell’Occidente nei confronti di un’alleanza di paesi “Brics” che continua ad allargarsi, e i mercati finanziari stavolta sono costretti a prenderne atto.


Una risposta, quella di Israele, certamente dovuta per sgominare un’importante organizzazione terroristica, ma anche assai sproporzionata e dunque estremamente pericolosa, nei confronti dell’intero Islam globale, per l’eccesso di morti e distruzione che ne è conseguito.

CHI CI GUADAGNA E CHI CI PERDE

Non è del tutto fuori luogo intravedere un filo conduttore tra le diverse problematiche geopolitiche, dal momento che esse portano le materie prime, l’energia e i beni rifugio ai prezzi massimi di sempre e che trainano una forte ripresa della spesa militare (attuale e soprattutto prospettica). Non è difficile infatti -come dicono gli inglesi- “follow the money” vedere cioè chi ci guadagna (gli U.S.A. ad esempio, che non soltanto sono i principali produttori di armamenti, ma esportano anche petrolio e gas). E non è nemmeno difficile cogliere chi sono i Paesi che ne risultano più danneggiati: quelli del bacino mediterraneo ad esempio, come pure quelli dell’est europeo e le economie intorno al Golfo d’Arabia.

Non per nulla i prezzi dell’oro, del Dollaro e del petrolio appaiono in ascesa verticale mentre l’Euro è in ritirata persino nei confronti di tutte le altre valute. Le tensioni geopolitiche alimentano poi inesorabilmente il rincaro (anche in termini di dollari) delle materie prime e dei combustibili fossili. Un rialzo dei prezzi che era già iniziato prima della “retaliation” iraniana. Ora con i nuovi blocchi navali ed i conseguenti ovvi rincari nei noli dei trasporti la situazione può soltanto peggiorare.

BORSE PIATTE D’ORA IN AVANTI?

Come reagiranno i mercati finanziari? Male, appunto, ma sarebbe sbagliato ritenere che d’ora in avanti si rischi un “sell-off” generalizzato (alla condizione che le tensioni non vadano troppo in là). Il problema peraltro non sono le borse, che pur dovranno prendere atto di una prospettiva assai peggiorativa ma che dall’altro lato continuano a celebrare le conquiste della nuova tecnologia dell’intelligenza artificiale. È infatti ragionevole immaginare che -davanti a una situazione cambiata in peggio- le borse non continueranno la loro corsa. Con gli episodi di sabato mattina l’era di Goldilocks sembra dunque venire archiviata.


Ho letto peraltro uno spunto interessante da parte di Mauldin Economics (pubblicato prima degli eventi di Sabato) che richiama una tendenza storica ricorrente: dopo un lungo periodo di ascesa dei valori di borsa, c’è da attendersi un probabile periodo di volatilità e sostanziale stasi dei corsi. Come richiamato nel grafico di lunghissimo periodo sopra riportato.


il problema vero è che quando si innalzano i costi delle materie prime, dell’energia e dei trasporti, allora -tempo qualche mese- si innesta una nuova ondata di inflazione dei prezzi al consumo che rischia di travolgere ogni precedente scenario strategico. Non soltanto d’ora in avanti i tassi d’interesse potrebbero non scendere, ma addirittura rischiano di riprendere a salire ancora, come peraltro sta già succedendo dall’inizio dell’anno sul fronte del mercato secondario dei titoli di stato americani ed europei.

LA SECONDA ONDATA

Un recente studio sulle serie storiche dell’economia fatto da Strategas (citato da Jason de Sena Trennert) indica infatti nel 90% la probabilità che, dopo una prima ondata di inflazione sopra il 6%, se ne possa registrare una seconda del medesimo tenore. E se guerre, attacchi e disastri geopolitici danno anche una mano, allora dall’elevata probabilità di una nuova ondata inflattiva, si rischia di passare alla certezza assoluta! Se ciò fosse, le rosee prospettive di crescita economica globale di cui si discuteva sino a ieri, dovute ai profitti derivanti dalla crescente spesa militare alla grande liquidità in circolazione, potrebbero lasciare il posto a una maggior volatilità delle borse e a altri rialzi dei rendimenti impliciti dei titoli a reddito fisso. Uno scenario sostanzialmente diverso da quello che stavamo iniziando a dare per scontato fino a soltanto una o due settimane fa.


Una cosa è tuttavia piuttosto probabile: l’impennata della volatilità dei mercati, colti ancora una volta alla sprovvista dal cigno nero di un conflitto allargato con sempre maggiore probabilità a tutto il Medio Oriente e all’Europa orientale e alle prese con la possibilità che si riducano i profitti di quasi tutte le imprese al di fuori delle grandi multinazionali tecnologiche.

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 71 – sa 13 apr 2024

Operazioni in essere : nessuna

Nota iniziale :

due lettori, avendo analizzato la frase ( nella N. 70 ) “solo da gio 11.4, dopo che il recente minimo di 38559 DJ CASH avesse retto per 3 gg”…………… vendo 1 GIU MINI DJ FUT a 38800 STOP ( in rottura di 38800 ) con stop loss sopra il top degli ultimi 3 gg compreso, quello dell’eventuale eseguito ( ora non conoscibile ), mi hanno chiesto se hanno capito correttamente che non ho venduto, dato che il minimo di 38559 DJ CASH era stato rotto già merc 10.4

Premesso che APPUNTI DI TRADING è una rubrica in cui semplicemente annuncio le operazioni che personalmente farò ogni settimana successiva, con il conto corrente che ho dedicato a questa Lettera, senza alcun interesse economico quale autore e senza invitare alcuno a fare altrettanto, la disciplina è fondamentale e i due lettori hanno ben compreso che quel livello aveva per me un significato solo se avesse retto per almeno 3 gg, che appunto scadevano merc 10.4.

Il livello ha retto solo fino a mart 9.4, quindi il mio ordine non è mai stato inserito.

Certamente, se la vendita al livello di 38800 stop fosse stata da me inserita prima di gio 11.4, l’ordine sarebbe stato eseguito e ora la posizione al ribasso sarebbe ancora in essere, poiché l’eventuale ( necessario ) stop loss non sarebbe ancora stato colpito.

Vi sarebbe inoltre un discreto profitto, ancora non consolidato con chiusura dell’operazione.

Esaurita la spiegazione come richiesto, veniamo ora alle consuete fatiche.

GOLD GIUGNO 24

Nella precedente N. 70, per un disguido, chi ha assemblato gli allegati, ha omesso di inserire due pagine della, ormai molto vecchia, N. 54 di sa 2 dic 2023, che deve essere riletta in uno con il grafico mensile datato 1 dic 2023.

La inserisco nuovamente e invito i lettori a soppesare il contenuto, risalente a 4 mesi fa.

Insisto per l’importanza di rileggere la N. 54 perché i professionals non davano alcuna importanza alla chiusura mensile sopra 1998 GOLD CASH, diversamente da me.

E cosa sia avvenuto dopo quel 30 nov 2023 ora è clamorosamente evidente, così come gli obiettivi ( 2200 e 2400 ) sono stati ormai raggiunti, ma allora erano difficili da calcolare.

Posso ugualmente riprovare un acquisto di GOLD ?

Forse sì.

Ricordo che in marzo GOLD aveva toccato una ultima volta 2039 e poi è volato via.

La Lettera, vincolata a stop loss molto ridotti, ha visto entrambe le ( modeste, solo due micro contratti ) posizioni long stoppate a 2015 il 17.1.2024.

Diversamente la posizione poteva essere mantenuta e, gradualmente, incrementata.

La Lettera ora non può certamente vendere, andando contro questo treno in corsa e deve attendere una figura che consenta uno stop loss contenuto per comperare.

Segnalo che ve 12 aprile 2024, GOLD ha segnato il top storico a 2431 cash ( 2448,80 per il contratto giu 24 ) per poi perdere in poche ore, 98 USD, cadendo come un sasso.

I punti a basso rischio dove proverò a comperare sono :

– 2146 ( top dic 2023 )
– 2088 – 2040 ( svolta long a metà febbraio )

Sono prezzi molto lontani e quindi la Lettera non inserisce ordini.

Segnalo tuttavia che, con 3 gg simili a ve 12.4.2024, si scenderebbe intorno a 2146, top notturno di dicembre e pull back più volte ritestato a metà marzo.

SILVER MAGGIO 24

In due mesi da metà feb 2024 GOLD è salito del 20 %, ma SILVER gli ha risposto con un + 35 %; immaginate la dimensione in % degli stop loss che dovrebbe accettare la Lettera.

Analizzerò se in questa enorme volatilità si possano ugualmente assumere posizioni su SILVER ( ne dubito ), ma ciò potrebbe anche essere, in caso di pull back sotto 25,01 fino a 23,49 che è stato il top di feb 2024, che, ricordo, era il primo dei due mesi consecutivi di possibile cambio di trend.

DOW JONES INDU CASH

Il minimo di marzo 2024, distante 15 anni esatti dalla partenza del bull market dell’ anno 2009, è stato 38457 DOW JONES CASH, registrato il 5.3

Il top del medesimo mese di marzo 2024 e della storia è stato 39889, registrato il 21.3 e ripetuto il 28.3.

Avevo anche scritto :

“Pur avendo posto in largo anticipo molta enfasi sulla importanza del ciclo di 180 mesi dalla partenza del bull market dal marzo 2009, il gioco mi sembra un po’ troppo facile ( top nel mese 180 e poi si scende ) Vedrei volentieri che aprile eccedesse di qualche punto percentuale, non troppi, il top di marzo, per poi iniziare una discesa; un outside ribassista in aprile rispetto al range di marzo, ormai conosciuto, sarebbe il massimo, ma il Mercato fa quello che gli pare.”

DOW JONES ha rotto il minimo di marzo, al momento senza accelerazioni al ribasso.

Comunque in 3 gg lo ha già ecceduto di 600 punti, pari all’uno e mezzo per cento.

Diversamente NAS 100 ( così come SP500, di cui questa Lettera finora non si è occupata ) non solo non ha rotto il minimo di marzo 2024, ma è quasi fermo.

Osserverò quindi con attenzione.

Dopo aver pronosticato un target di GOLD a 2400 senza profittarne, la Lettera desidera analizzare il modo migliore per trarre vantaggio da un eventuale ribasso dell’azionario U.S.A., se compatibile con il proprio profilo di rischio che vuole restare molto basso.

NASDAQ 100 CASH

Negli ultimi giorni NAS 100 ha dormito, senza accompagnare il lento scivolare del DOW JONES.

Tutto ciò premesso, sin da lu 15.4, dopo che il recente minimo di 17875 NAS 100 CASH ha retto per parecchi giorni, la Lettera inserirà il seguente ordine :

vendo 1 GIU MICRO NAS 100 FUT a 17900 STOP ( in rottura di 17900 ) con stop loss sopra il top degli ultimi 3 gg, compreso quello di eseguito ( ora non conoscibile )

Su questo Mercato eviterò una vendita in forza, salvo che vi sia un outside ribassista giornaliero, che limiterebbe l’ampiezza dello stop loss, altrimenti di entità settimanale, secondo la usuale strategia della Lettera.

Leonardo Bodini

 

N. 54 – sabato 2 dicembre 2023

Operazioni in essere :

lu 27 nov comperato 1 FEB MICRO GOLD FUT a 2035, ora con stop loss a 1940

( so bene che lo stop loss è molto più ampio dello standard della Lettera, ma vale quanto scritto nella “premessa” della precedente N. 53 )

Premessa alla N. 54 :

Nella settimana 27 nov – 1 dic GOLD CASH ha chiuso un mese ( 30 nov ) sopra 1998 e, contemporaneamente, SILVER CASH ha rotto 25,01 – che avevo indicato molto tempo fa essere un livello di medio alto significato tecnico – ed ha chiuso tre gg sopra.

Se avevo visto correttamente, l’energia di entrambi questi Mercati dovrebbe aumentare sin da ora.

GOLD FEBB 24

Avevo scritto :

“Sembra avvicinarsi un pattern che mi consenta di operare di nuovo su GOLD, con il quale questa Lettera iniziò oltre un anno fa.

Per aprire una posizione strategica, anche per la dimensione, al rialzo su GOLD serve la chiusura mensile di GOLD CASH sopra 1998.

Vedremo insieme se ci riuscirà gio 30 novembre. “

E’ riuscito.

Poiché più volte aveva assaggiato il livello di 2010 cash, senza riuscire ad andare oltre, tale sarà il livello ( assunto come area, non come valore puntuale ) ove inserirò un acquisto in pull back.

Tenete presente che la chiusura del 30.11 sopra 1998 cash secondo me può aver cambiato il comportamento di questo Mercato.

Se fosse seguita dalla rottura del TRIPLO MASSIMO ( 2075 – 2070 -2060 ) che evidenzio sul grafico mensile da molte settimane, non escludo un forte movimento al rialzo con obiettivi anche molto lontani.

Potrebbe ruotare il range da 1998 a 1810 verso l’alto con un obiettivo di 2200 circa.

Potrebbe ruotare il range da 1998 a 1616 verso l’alto sfiorando 2400.

Nella precedente Lettera N. 53, per GOLD avevo inserito solo ordini di acquisto, dei quali è stato eseguito unicamente quello in rottura.

Sembra che GOLD abbia una forza enorme; qualcuno dice che ciò derivi dalla debolezza di USD contro EURO.

Non sono d’accordo e, per chi invece lo credesse, invito ad osservare i 3 gg più recenti, nei quali USD ha guadagnato su EURO ed ugualmente GOLD si è impennato, anche se espresso in USD.

Per chi non si arrende nemmeno di fronte all’evidenza, invito a verificare che GOLD espresso in EURO ieri ha segnato il nuovo massimo storico.

Ciò premesso, da lu 4.12 , dalle 15.30 inserirò il seguente ordine :

compero 1 FEB MICRO GOLD FUT a 2110 stop ( in rottura di 2110 )

Tutti gli eseguiti ( compreso il long 2035 fatto lu 27.11 ) avranno stop loss a 1940, molto più ampio dello STD, come illustrato in epigrafe.

SILVER MAR 24

Avevo scritto :

“La barra dell’ultima settimana è enorme, un mega outside.

Intervenire su SILVER, dopo questo outside che contiene le 4 settimane precedenti, è molto difficile.”

Poiché da tempo attribuivo grande importanza alla eventuale rottura del top di fine agosto a 25,01 cash e volevo evitare di acquistare alla rottura di quel livello, avevo inserito ordini di acquisto intorno a 23 USD, senza eseguire.

Ricorderete che da tempo non prevedo vendite su SILVER; ora 25,01 è stato rotto, con chiusura sopra.

Quasi impossibile affrontare l’ampiezza dello stop loss necessario ad entrare ora al rialzo; comunque è impossibile vendere.

Convinto che la rottura di 25,01 è importante, con grande incremento del rischio, da lu 4.12 inserirò il seguente ordine :

compero 1 MARZO MINI SILVER FUTURE a 24,00 con stop loss a 23,50