APPUNTI DI TRADING

N. 65 – sabato 2 marzo 2024

Operazioni in essere : nessuna

Merc. 31.1 venduti 2 MARZO MICRO NAS 100 a 17350, ven 2.2 venduto 1 MARZO MICRO NAS 100 a 17750 ed infine mart 20.2 venduti 2 MICRO NAS 100 a 17500; tutti i 5 MICRO NAS 100 ven 1 marzo sono stati stoppati a 18200 con una perdita di :

17350 – 18200 = 850 punti x 2 contratti x 2 usd = usd 3400

17750 – 18200 = 450 punti x 1 contratto x 2 usd = usd 900

17500 – 18200 = 700 punti x 2 contratti x 2 usd = usd 2800, in totale usd 7100, pari ad euro 6562

GOLD APR 24

Ha assaggiato più volte il livello di 1998 senza chiudere nessuna settimana al di sotto.

Avevo scritto : “Credo più ad un rialzo, che sarà confermato dopo una chiusura settimanale sopra 2090 GOLD CASH, che ad un ribasso, che prenderebbe credibilità con chiusura di qualche gg sotto 1973 GOLD CASH”.

GOLD sta provando a mandarmi long in forza, ha ripetuto il prezzo di 2088, che sulla Lettera è in evidenza da molto tempo ed ha chiuso di poco sotto.

La barra dell’ultima settimana quasi coincide con quella di ve 1 marzo; fa pensare che qualcuno sappia qualcosa che sta arrivando.

Poiché l’acquisto in rottura impone uno stop loss molto ampio, cercando di evitare che l’attesa di una chiusura settimanale sopra 2090 costringa infine ad acquistare a prezzi molto più alti, da lu 4 marzo inserirò il seguente ordine :

compero 1 APR MICRO GOLD FUT a 2050 e 1 APR MICRO GOLD FUT a 2030, entrambi con stop loss a 1990

SILVER MAGGIO 24

SILVER continua a premere sul supporto di 22 USD e ciò potrebbe proseguire anche in marzo, quando il Tempo, che analizzo più del Prezzo, darebbe questa indicazione.

Al momento mi farebbe comodo una riduzione della volatilità, per poter acquistare con uno stop loss contenuto.

Il termine “contenuto” è poco adatto a SILVER, che molte volte sorprende con barre giornaliere oltre il 4 -5 %

Una riduzione di volatilità ( ragionevole ) potrebbe mantenere il range di marzo circa all’interno di quello che stiamo osservando in febbraio.

La scadenza di cicli di media importanza nei mesi consecutivi di feb – mar 2024 stimola una maggiore attenzione, soprattutto a quante energie stiano spendendo i venditori per sfondare il supporto di 22 USD, che da mesi avevo indicato e colorato nei grafici come rilevante.

Il livello di 22 USD, più volte assaggiato, non cede, al momento, quindi cercherò di utilizzarlo per un acquisto a basso rischio.

Nell’ultima settimana del mese ( lu 26.2 – ve 1.3 ) SILVER è salito, senza offrire un acquisto vicino a 22 usd.

Devo attendere perché, per tutto il mese che è appena iniziato, il ciclo temporale attrae SILVER cash in zona 22 USD e quindi cercherò uno o più acquisti in quell’area ( circa 22,20 per il future maggio )

Non mi interessa andare al ribasso ora su questo Mercato.

DOW JONES INDU CASH

Per tutto l’azionario mondiale si registrerà in marzo il ciclo di 180 mesi dal minimo del 2009.

Si tratta statisticamente di un tempo da non anticipare, ma da osservare, per comprendere un eventuale cambio di trend.

NASDAQ 100 CASH

Tanta fatica e soldi buttati. Facevo meglio ad attendere marzo, centoottantesimo mese dal 2009.

Pazienza.

In coda alla precedente N. 64 avevo scritto :

– “NAS 100 ha mandato questa Lettera in vendita per 5 contratti, di cui 2 + 2 in rottura di minimi, vale a dire a prezzi bassi rispetto al range percorso nel 2024;
– mediamente ciò fa salire la perdita potenziale e non mi piace;
– il prezzo medio di queste vendite ( 17350 * 2 + 17750 * 1 + 17500 * 2 ) è di 17490 e ve 23.2 il Mercato ha chiuso poco sotto 18000, quindi ben sopra il punto di pareggio;
sembrerebbe un regalo riuscire a chiudere la posizione in pari da 17490 in giù;
– comunque ritengo corretto seguire la poco probabile rottura del minimo di febbraio ( 17128 cash, circa 17150 del contratto marzo )”.

Su NAS 100 prendo una pausa, dopo che due outside settimanali rialzisti mi hanno, in entrambe le occasioni, prima mandato in vendita e poi ribaltato il trend in qualche ora.

La vita, non per tutti, è dura.

Leonardo Bodini

 




“HIGH FOR LONGER”

I mercati finanziari stanno anticipando la ripresa economica? Un paio di settimane fa pubblicavo un articolo al riguardo, per concludere che si, questo ora è possibile, sebbene permangano una marea di rischi: da quelli già scontati della geopolitica a quelli meno evidenti di una nuova ondata inflattiva.

 

L’AMERICA CRESCE PIÙ DELLE ATTESE

La pubblicazione -la settimana scorsa- della lettura preliminare del Prodotto Interno Lordo USA tuttavia aggiunge benzina sul fuoco perché proietta la crescita di Gennaio al +3,3%, ben oltre-dunque- le più rosee aspettative degli economisti e dei vari istituti di ricerca. Mai più che in questo momento è la locomotiva americana a guidare l’Occidente. In particolare ora che la Germania affronta uno dei periodi più difficili dal dopoguerra per la salute delle sue industrie, e anche se il Giappone (insieme a tutto il resto dell’estremo oriente) sta performando altrettanto bene. Ma l’America ha tassi molto più alti, e le più grandi multinazionali del pianeta. Non c’è da stupirsi dunque se le attese sono per un Dollaro forte!


IL 2024 POTREBBE ESSERE MIGLIORE DEL 2023

Gli Organismi Sovranazionali ovviamente non sono pronti ad affermarlo pubblicamente: il Fondo Monetario Internazionale ad esempio si dichiara sorpreso della resilienza mostrata dall’economia globale, attribuendolo alla “resilienza degli Stati Uniti e di diversi grandi mercati emergenti ed economie in via di sviluppo, nonché al sostegno delle politiche fiscali messe in atto in Cina”. e pubblica una leggera revisione al rialzo delle stime per il 2024 come si può leggere nel grafico riassuntivo qui sotto:


Anche se gli indicatori anticipatori compositi dell’OCSE (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico dei paesi industriali più sviluppati e dotati di un’economia di mercato aperto) puntano verso una ripresa nella maggior parte delle economie anche emergenti (con Cina e Regno Unito come i maggiori “rimbalzi”), è negli U.S.A. che si mostrano le valutazioni più positive sui redditi personali e sulle prospettive del mercato del lavoro, con l’indice della fiducia dei consumatori salito a dicembre a 110,7.

Come si può leggere dagli istogrammi sopra riportati, le prospettive economiche sembrano essere in miglioramento anche per i paesi emergenti, e in particolare per il blocco dei BRICS di cui possiamo osservare le attese del FMI di Cina, India, Brasile e Russia (prudenziali, aggiungerei, visto che in tutti gli ultimi anni esse -per i BRICS- risultano poi superiori alle attese del FMI).

In particolare per gli USA il Leading Economic Index (LEI), il cui grafico aggiornato a fine Gennaio è qui sotto riportato, fornisce un’indicazione tempestiva dei punti di svolta significativi nel ciclo economico e della direzione in cui si sta dirigendo l’economia nel breve termine.


Mentre il calo del LEI continua a segnalare venti contrari all’attività economica, per la prima volta negli ultimi due anni, sei dei suoi dieci componenti hanno fornito contributi positivi negli ultimi sei mesi (fino a gennaio 2024). Di conseguenza, l’indice guida attualmente non segnala più una recessione imminente.

L’INFLAZIONE


La tendenza al ribasso dell’inflazione ha vacillato nelle economie avanzate (Figura 1). Negli Stati Uniti, l’indice dei prezzi al consumo (CPI) è aumentato del 3,4% (annualizzato) a dicembre (3,1% a novembre), mentre l’inflazione core è scesa al 3,9% (annualizzato) a dicembre (4,0% a novembre). L’inflazione complessiva dell’Eurozona è salita al 2,9% su base annua a dicembre, rispetto al 2,4% di novembre, con l’arrivo dell’inverno; ad eccezione dell’energia, c’è stata una lieve riduzione in tutti i componenti. Una grande sorpresa è stata il rialzo dell’indice dei prezzi al consumo del Regno Unito, salito al 4,0% a dicembre dal 3,9% di novembre; Anche l’inflazione di fondo è rimasta inaspettatamente invariata al 5,1%, mentre l’inflazione dei servizi è salita al 6,2% (dal 6,1%).


LE ECONOMIE EMERGENTI “TIRANO”

È stata una storia simile in alcune economie emergenti. L’inflazione complessiva dell’India è salita al 5,7% a dicembre dal 5,6% di novembre, mentre la Russia ha visto l’inflazione complessiva salire al 7,5% a novembre prima di scendere leggermente al 7,4% a dicembre. Al contrario, la Cina sta lottando contro la deflazione, con i prezzi al consumo in contrazione del –0,3% a dicembre e i prezzi alla produzione in calo del –2,7%. Nel frattempo, l’inflazione in Brasile è scesa per il terzo mese consecutivo, scendendo leggermente al 4,6% (4,7% a novembre).

MA I TASSI RISALGONO

Insomma mentre l’economia nel 2024 sembra al momento migliorare un po’ in tutto il mondo, il rovescio della medaglia di questa congiuntura positiva (cioè chi ne fa le spese) ovviamente sono i i tassi d’interesse, da qualche tempo, stanno risalendo, soprattutto negli USA, anche a causa della crescente domanda di capitali e di credito, tanto da parte dei governi quanto delle imprese, come si può vedere dal grafico qui sotto riportato:


Attualmente, il commercio mondiale è in gran parte trainato dalle importazioni nelle economie emergenti.

LA LIQUIDITÀ ABBONDA

Ci sono dunque molti motivi per i quali i tassi sono tornati a salire, nonostante il fatto ad esempio che la ripresa economica si può intuire, ma per adesso ancora non si può toccare con mano. Il primo motivo è senza dubbio l’abbondanza della liquidità in circolazione, che irrora anche le borse valori, tenendole intorno ai massimi: la sensazione peraltro è che quella liquidità non sia destinata a scendere.


Ma c’è poi la contemporanea presenza di politiche fiscali molto espansive da parte di quasi tutti i governi delle principali nazioni, che stimola la crescita economica e, al tempo stesso, mantiene elevata la domanda di capitali e finanziamenti. La ragione principale di queste politiche è peraltro la corsa al riarmo e all’aggiornamento tecnologico dell’arsenale militare, ma c’è anche la necessità di nuove infrastrutture che spinge i governi a spendere come non ci fosse un domani, e nonostante non si sia verificata alcuna significativa recessione economica.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SPINGE A INVESTIRE

E c’è una nuova domanda di capitali per investimenti tecnologici che deriva dalla necessità di cavalcare la nuova rivoluzione tecnologica dettata dalla possibilità di utilizzare nel business le prime soluzioni per l’intelligenza artificiale. Probabilmente siamo soltanto agli inizi, ma questa nuova tendenza può acquistare “momento” man mano che passano i mesi e può diventare il nuovo mantra di una stagione di sviluppo economico.


Non è molto diversa dall’ondata di investimenti che sono stati richiesti dalla corsa alla digitalizzazione, anzi ci va a braccetto, ma evidentemente può cambiare per sempre il modo di vivere e di produrre beni e servizi e chi ci arriva per primo può godere di un vantaggio significativo.

CRESCE L’OCCUPAZIONE ANCHE IN EUROPA

Questa corsa agli investimenti mantiene elevata la domanda di beni e servizi e tiene bassa la disoccupazione.


Ma cosa può significare per gli investimenti azionari la prospettiva di vedere i tassi d’interesse elevati ancora a lungo?

MA COSA SUCCEDE SE I TASSI RESTANO ALTI?

Dal punto di vista teorico possono succedere due cose, piuttosto divergenti tra loro in termini di conseguenze:

  • la prima è che, se l’inflazione non resterà altrettanto resiliente quanto la crescita economica, i tassi reali che derivano da interessi elevati e bassa inflazione risulteranno troppo ”cari” per non danneggiare lo sviluppo economico, comportando tra l’altro maggiori problemi per le imprese medio-piccole rispetto a quelle grandi e più capitalizzate;
  • la seconda è che i profitti aziendali, in conseguenza di una congiuntura economica che potrebbe risultare ancora migliore di quella oggi prospettata, resteranno elevati, soprattutto per quelle imprese che più potranno beneficiare delle nuove tecnologie (cioè ancora una volta le più grandi e capitalizzate).

I PROFITTI DI NVIDIA SUPERANO LE ATTESE DEGLI INVESTITORI

C’è anche da dire però che l’abbondanza di liquidità generata dalle politiche fiscali espansive e dalle generose politiche di rifinanziamento delle banche centrali potrebbe aiutare l’incremento dei moltiplicatori di valore anche per le imprese più piccole e tradizionali, così come potrebbe facilitare per molte imprese “matricola” l’accesso al mercato borsistico e in generale a quello dei capitali, cosa che in generale aiuterebbe a ridurre il divario tra le imprese “AI driven” e le altre.

I PROFITTI AZIENDALI CRESCONO


Ma che la nuova ondata di investimenti in tecnologia aiuterà gli investitori di borsa a fare sempre più distinzione tra imprese meritevoli e le vecchie glorie del passato è praticamente certo! Insomma il “volo verso la qualità” non soltanto è iniziato con il “boom” delle grandi multinazionali tecnologiche, ma è probabilmente destinato a proseguire con la possibilità che i tassi restino elevati più a lungo.

Come sempre del resto: ogni nuova ondata tecnologica aiuta a scuotere la struttura industriale pre-esistente rivoluzionandone i fondamenti. E questo in assoluto non è detto che costituirà un male per lo sviluppo economico globale.

 

Stefano di Tommaso

 

 




APPUNTI DI TRADING

N. 64 – sabato 24 febbraio 2024

Operazioni in essere : merc. 31.1 venduti 2 MARZO MICRO NAS 100 a 17350, ven 2.2 venduto 1 MARZO MICRO NAS 100 a 17750 ed infine mart 20.2 venduti 2 MICRO NAS 100 a 17500; tutte queste vendite avranno da lu 26.2 lo stop loss a 18200

GOLD APR 24

Ha assaggiato più volte il livello di 1998 senza chiudere nessuna settimana al di sotto.

Al momento non inserisco operazioni.

Credo più ad un rialzo, che sarà confermato dopo una chiusura settimanale sopra 2090 GOLD CASH, che ad un ribasso, che prenderebbe credibilità con chiusura di qualche gg sotto 1973 GOLD CASH.

SILVER MAGGIO 24

SILVER continua a premere sul supporto di 22 USD e ciò potrebbe proseguire anche in marzo, quando il Tempo, che analizzo più del Prezzo, darebbe questa indicazione.

Al momento mi farebbe comodo una riduzione della volatilità, per poter acquistare con uno stop loss contenuto.

Il termine “contenuto” è poco adatto a SILVER che molte volte sorprende con barre giornaliere oltre il 4 -5 %

Una riduzione di volatilità ( ragionevole ) potrebbe mantenere il range di marzo circa all’interno di quello che stiamo osservando in febbraio.

La scadenza di cicli di media importanza nei mesi consecutivi di feb – mar 2024 stimola una maggiore attenzione, soprattutto a quante energie stiano spendendo i venditori per sfondare il supporto di 22 USD, che da mesi avevo indicato e colorato nei grafici come rilevante.

Il livello di 22 USD, più volte assaggiato, non cede, al momento, quindi cercherò di utilizzarlo per un acquisto a basso rischio.

Non dimentico che SILVER, dopo aver dato a questa Lettera un profitto veloce ( forse esagerato ) in lug – ago 2023, si è ripreso tutto il guadagno e oltre, alzando la volatilità, non voluta, delle performance della Lettera.

Nell’ultima settimana del mese ( lu 26.2 – ve 1.3 ) appare un ciclo di modesto rilievo; vedrò se e come sfruttarlo per un acquisto in area 22 usd del contratto maggio, ma non lo inserisco in questa Lettera, per impossibilità di contenere la dimensione dello stop loss, che va gestito giorno per giorno.

Diversamente, da lu 4.3, avendo concluso la settimana di maggiore significato ciclico, potrei disporre di un pattern gestibile anche dalla Lettera.

Non mi interessa andare al ribasso ora su questo Mercato.

DOW JONES INDU CASH

NUOVO MASSIMO ASSOLUTO SMENTISCE LA PRECEDENTE SETTIMANA OUTSIDE RIBASSISTA.

Francamente, dopo che un outside ribassista viene seguito da una rottura al rialzo, è il momento di guardare questo Mercato, senza toccare.

Ricordo che tutto l’azionario mondiale registrerà in marzo, ormai imminente, il ciclo di 180 mesi dal minimo del 2009.

Si tratta statisticamente di un tempo da non anticipare, ma da osservare, per comprendere un eventuale cambio di trend.

NASDAQ 100 CASH ( capitolo difficile da scrivere e da leggere )

Ancora una volta questo mercato ha fatto una settimana outside rialzista.

Dopo aver rotto, non di poco, i minimi delle due settimane precedenti, ha sfiorato lo stop loss ( 18145 del marzo future ), senza centrarlo.

Mantengo quindi il livello prefissato di stop loss a 18200.

Ricordo a tutti che il minimo delle due settimane precedenti era poco sopra 17500 del FUT MARZO; nella settimana 19 – 23 feb appena conclusa NAS 100 FUT ha rotto 17500, facendo vendere a questa lettera in rottura di tale prezzo, con successiva discesa fino a 17372 NAS FUT merc 21.2 e poi è salito, trascinato dalla sfuriata rialzista di NVIDIA, generando un outside settimanale rialzista.

Un outside settimanale rende la vita difficile a qualsiasi gestore, vita che diviene quasi impossibile per un analista tecnico, che non può restare inerte di fronte alla rottura del minimo delle due settimane precedenti.

Sopravviverò ugualmente.

Se, diversamente, NAS 100, nonostante questa figura fortemente rialzista, rompesse il minimo di 17128 cash segnato merc 31.1, lo giudicherei un segnale di grave smentita della forza di questo Mercato.

Poco probabile, ma non impossibile.

ATTENZIONE

Le righe che seguono non derivano da analisi tecnica, ma da un prudente money management :

– NAS 100 ha mandato questa Lettera in vendita per 5 contratti, chi cui 2 + 2 in rottura di minimi, vale a dire a prezzi bassi rispetto al range percorso nel 2024;
– mediamente ciò fa salire la perdita potenziale e non mi piace;
– il prezzo medio di queste vendite ( 17350 * 2 + 17750 *1 + 17500 * 2 ) è di 17490 e ve 23.2 il Mercato ha chiuso poco sotto 18000, quindi ben sopra il punto di pareggio;
– sembrerebbe un regalo riuscire a chiudere la posizione in pari da 17490 in giù;
– comunque ritengo corretto seguire la poco probabile rottura del minimo di febbraio ( 17128 cash, circa 17150 del contratto marzo ).

Tutto ciò premesso, sin dal mattino del 26.2, la Lettera inserirà i seguenti ordini :

per i 5 MARZO MICRO NAS 100 da tempo venduti , mantengo lo stop loss a 18200

ed inoltre

compero, per chiudere i ribassi, 5 MARZO NAS 100 a 17490, ovviamente togliendo contestualmente l’ordine a 18200 ( so che è ovvio, ma lo scrivo lo stesso )

ed infine

vendo, per riaprire la posizione, 5 MARZO MICRO NAS 100 a 17150 stop ( in rottura ) con stop loss sopra il massimo registrato fino a quell’istante nella settimana 26.2 fino a 1.3, livello ora non preventivabile.

Nel caso questo Mercato scendesse sotto 17150, si tratterebbe di una posizione al ribasso di USD 171500 aperta su uno dei Mercati ( finora ) più forti che abbia mai visto e ( da sempre ) meno gestibili.

Quindi lo stop loss verrà ( solo ) abbassato molto rapidamente.

Qualcuno mi ha chiesto quale possa essere un supporto nel caso, ora poco probabile, della rottura di 17128 NAS 100 CASH.

Direi da 16000 a 15600 ( base della laterale a inizio del 2022 ), ma occorre un fattore esterno per mettere in discussione il mantra : compra i MAGNIFICI 7 e va in vacanza.

Leonardo Bodini

 

 




ESUBERANZA IRRAZIONALE

Di violente speculazioni sui corsi azionari come quella che continua a imperversare dalla fine dello scorso anno a proposito dell’Intelligenza Artificiale nella storia dei mercati finanziari se ne sono viste già parecchie. E sono tutte finite piuttosto male. Ci troviamo al centro di una bolla speculativa oppure le borse stanno soltanto anticipando dei solidi “fondamentali”? In questo articolo cerchiamo una risposta.

 

LE BOLLE SPECULATIVE PRECEDENTI

Andando a ritroso possiamo ricordare le numerose bolle speculative che hanno preceduto quella dell’ “Intelligenza Artificiale”: gli eccessi delle “Internet Startup”, legate allo sviluppo di nuovi modelli di business basati su internet, che alla fine degli anni ‘90 capitalizzavano valori superiori a IBM o General Motors, per esempio. Prima di loro c’erano stati gli “Eleganti Cinquanta” maggiori titoli azionari, che venivano considerati come le più solide certezze negli anni ‘70. Ancora prima ci furono i cosiddetti “Ruggenti Anni Venti” che videro il listino azionario americano crescere di quattro volte prima di precipitare con la grande depressione del 1929).


E prima ancora c’era stata la “Mania delle Ferrovie”: una bolla speculativa legata all’investimento nelle imprese che realizzavano le reti ferroviarie nell’800, che portò poi diverse compagnie a fallire senza che le ferrovie progettate venissero effettivamente realizzate. E via dicendo, fino a risalire alla cosiddetta ”Bolla dei Tulipani” scoppiata nell’economia olandese del Seicento relativa al prezzo dei bulbi dei fiori, la prima ad essere documentata nella storia del capitalismo. Ognuna di queste ondate speculative si basava su presupposti solidi ma eccedeva nell’anticiparne i risultati economici.


POCHI GRANDI TITOLI TECNOLOGICI

A Wall Street negli ultimi mesi la speculazione al rialzo riguarda quasi solo pochi grandi titoli “tecnologici”come Nvidia, Microsoft, Meta, Apple, Alphabet e Amazon. Oramai i “magnifici 7” come vengono chiamati tra gli operatori -aggiungendo a quelli citati a turno Netflix o Tesla– rappresentano ben più di un quarto dell’intero valore di capitalizzazione di borsa di tutti i 500 grandi titoli azionari compresi nell’indice principale Standard&Poor500.


L’Europa non è da meno: i listini sono popolati da un numero minore di grandi multinazionali tecnologiche ma il risultato non è differente. Tre grandi titoli: ASML (multinazionale olandese specializzata nella produzione di macchine utilizzate per produrre chip per computer) Novo Nordisk (multinazionale farmaceutica danese) e SAP (multinazionale tedesca leader nel software gestionale ERP) esprimono al momento più di tutti i guadagni di quest’anno dell’indice delle azioni europee Stoxx 600 (che senza queste tre società sarebbe sceso invece di salire).

LE BOLLE SPECULATIVE SONO DESTINATE A SCOPPIARE

Sono dunque le quotazioni di pochissime grandi multinazionali tecnologiche occidentali ad alimentare i record delle principali borse valori del mondo, facendo crescere a dismisura una bolla speculativa che è indubbiamente basata aspettative che ogni giorno che passa si rivelano più concrete: quelle dei grandi profitti che queste grandi aziende multinazionali potranno ottenere prima di tutte le altre dalla diffusione dell’Intelligenza Artificiale. Ma questa bolla speculativa è anche cresciuta a dismisura ed è noto come nel tempo ogni grande bolla sia inevitabilmente destinata a scoppiare. Non è quasi mai successo il contrario.

LA MONETIZZAZIONE DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

La convinzione diffusa è che queste aziende siano gli alfieri di una sorta di nuovo paradigma che guiderà il mondo: quello dell’intelligenza artificiale, destinato a incrementare vertiginosamente la produttività industriale, con benefici che non potranno che allargarsi a macchia d’olio a tutto il resto dell’economia. Una convinzione indubbiamente basata sulla concretezza della diffusione di massa di una nuova rivoluzione tecnologica destinata a cambiare le abitudini umane e il mondo aziendale ancora di più di quanto ci si poteva aspettare dalla rivoluzione precedente, quella derivante dalla digitalizzazione di gran parte dei servizi e dei processi produttivi.

QUESTA ESUBERANZA È IRRAZIONALE?

Ma, per poter comprendere quanto miglioreranno i conti aziendali delle pochissime grandi imprese oggetto della speculazione selvaggia che alimenta i nuovi record di borsa, occorrerebbe riuscire a misurarne gli incrementi futuri con un buon grado di approssimazione, cosa che invece al momento è praticamente impossibile. E’ dunque lecito parlare di una ”esuberanza irrazionale” andando a riprendere un’espressione divenuta famosa perché pronunciata a metà degli anni ‘90 dall’allora Governatore della Federal Reserv Alan Greenspan all’apice dell’entusiasmo dei mercati finanziari per le “internet companies” che erano destinate a cambiare il mondo? Il senso di quella frase suonava all’incirca così: “ come facciamo a sapere quanto l’esuberanza irrazionale abbia portato a esagerare le valutazioni? ”. Poco dopo che Greenspan avesse pronunciato quella frase i listini azionari crollarono bruscamente.


ECCESSI DEL MERCATO ?

Chiaramente titoli come quelli della Microsoft o della Apple di oggi non sono paragonabili alle anonime startup che si trovano d’impronta a capitalizzare più di IBM e General Motors, basate soltanto sulle aspettative dei benefici di Internet che poi implosero già alla fine degli anni ‘90. Anzi! Le “magnifiche 7” di oggi fanno grandissimi profitti e siedono su una montagna di liquidità. Se guardiamo però all’indice CAPE di Shiller che riporta il confronto tra l’indice SP500 e i profitti delle imprese che vi sono ricomprese (un’estensione dell’indice Prezzo/Utile tiene conto delle variazioni della redditività dovute ai cicli economici su un periodo di dieci anni), si può percepire immediatamente che Wall Street non esprima eccessiva sopravvalutazione.


Ma il principio di fondo rimane valido se guardiamo ai moltiplicatori dei profitti che stanno alla base delle valutazioni dei maggiori titoli tecnologici. Il titolo Nvidia ad esempio viene apprezzato circa 100 volte gli utili prospettici e la su capitalizzazione di borsa è più che raddoppiata in meno di 2 mesi perchè tutti si aspettano per il prossimo futuro un’esplosione dei profitti!

LA LIQUIDITÀ SOSPINGE LE BORSE

Certamente a sostenere gli attuali record dei listini di borsa concorrono anche parecchie altre situazioni. Prima fra tutte la grande liquidità che circola sui mercati dopo che è divenuto chiaro che le banche centrali non possono rischiare di non rifinanziare a pioggia i numerosi istituti bancari di piccole e medie dimensioni oggi in difficoltà, principalmente a causa della crisi del comparto immobiliare. E lo stanno facendo come non ci fosse un domani!


Non è da meno tuttavia anche la ritrovata fiducia nello sviluppo economico globale, il quale quest’anno pare destinato a superare quello dello scorso anno, stimato per il 2023 al 3,1%, al netto dell’inflazione. Ma gli argomenti che vengono considerati principali nell’entusiasmo attuale degli operatori di borsa sono indubbiamente quelli concernenti le attese sul calo dell’inflazione e le aspettative che ne conseguono in termini di riduzioni dei tassi d’interesse.

LE ATTESE SUI TASSI POTREBBERO ANDARE DELUSE

Paradossalmente è proprio da qualche brutta sorpresa a proposito dei tagli attesi dei tassi d’interesse che potrebbe partire un drastico cambiamento delle aspettative scatenando, a seguire, l’inizio di un possibile “sell-off”. L’inflazione infatti non è dato di sapere se davvero continuerà la propria discesa sino al “tasso obiettivo” del 2% che resta in cima alle priorità delle principali banche centrali occidentali. Nel grafico si vede come le attese si siano adeguate a tassi più elevati.


L’INFLAZIONE POTREBBE RIPRENDERSI

Anzi, ci sono molti elementi che fanno propendere per pochi o nessun taglio dei tassi: a partire dal rischio che i prezzi delle materie prime possano -a seguito delle buone prospettive economiche– riprendere vigore, proiettando verso l’alto anche il costo dell’energia. Per non parlare del fatto che la riallocazione presso le principali economie sviluppate del mondo di gran parte delle filiere di fornitura della componentistica industriale, che prima venivano decentrate nei paesi a più basso costo del lavoro, non può che trascinare maggiori costi che non sarà facile recuperare -nel tempo- con i guadagni in termini di produttività e che quindi sospingono i rincari dei prodotti finiti.

NEGLI USA L’INFLAZIONE SEMBRA RIALZARE LA TESTA

Così come non è ancora chiaro quali effetti sull’inflazione dei prezzi potrà avere il crollo della natalità con il conseguente invecchiamento della popolazione mondiale: in generale il maggior benessere progressivamente acquisito dalla popolazione dei Paesi Emergenti rischia di creare un effetto-scarsità su tutta una serie di beni e materiali che potrebbe portare ad un rialzo strutturale dei loro prezzi.

LA STORIA SI RIPETE

Ci sono poi molti elementi che farebbero ritenere lecito attendersi anche per il futuro che, come è avvenuto in passato in ogni periodo storico in cui si è riscontrata l’inflazione non si esaurisce mai in una sola ondata. E’ anzi tipico osservare, dopo un primo picco, una serie di “onde” successive, crescenti o decrescenti in funzione di una serie di fattori congiunturali.


CI ATTENDE UNA DOCCIA FREDDA?

E’ evidente che una stabile ripresa dell’inflazione nel corso dell’anno costituirebbe una sorta di “doccia fredda” per i mercati finanziari, tale da destabilizzarli non poco. Grazie a Dio al momento questa è solo una brutta ipotesi ma è lecito attendersi che, qualora gli indici dei prezzi dovessero mostrare di risalire, le banche centrali attenderebbero delle conferme prima di reagire nervosamente con nuovi rialzi dei tassi, cosa che porterebbe nell’immediato a ridurre i rendimenti reali (cioè al netto dell’inflazione) dei titoli a reddito fisso e, insieme a questi, anche i tassi d’interesse ai quali scontare le attese dei profitti futuri, cioè le valutazioni dei corsi azionari.

LA VOLATILITÀ POTREBBE RISALIRE

Difficile preconizzare quanto sia lecito perciò attendersi un “sell-off” dei titoli più speculativi delle borse occidentali per riportare le loro valutazioni a più miti consigli (con l’ovvio portato di un ridimensionamento generale dei listini azionari, dato l’enorme peso dei titoli maggiori sui livelli di questi ultimi). E’ più saggio attendersi casomai innanzitutto una ripresa della volatilità dei corsi, dal momento che oggi resta schiacciata sui minimi storici di sempre, come si può leggere nel grafico qui sotto.

L’INDICE VIX DELLA VOLATILITÀ E’SUI MINIMI STORICI

TENERE CONTO DELLA STAGIONALITÀ

Per comprendere poi le motivazioni di chi, giunti a questo punto, inizia ad essere scettico sulle performances delle borse per le prossime settimane, occorre osservare anche cosa ci insegnano le medie storiche delle performances di borsa sulla base della stagionalità. Nel grafico che segue possiamo vedere ad esempio che le performance dell’indice più importante della borsa americana nelle settimane che ci attendono (la seconda metà di Febbraio) sono state mediamente negative nell’ultimo secolo (dal 1928 ad oggi).


MA C’È PIÙ DI UNA SPERANZA

L’alternativa a una qualche correzione dei listini tuttavia esiste, eccome! Ed è la strada maestra che le borse dovrebbero percorrere a fronte del materializzarsi di ottime aspettative per la salute dell’economia globale (e in assenza di grandi shock geopolitici): l’allargamento delle aspettative di profitto (e delle conseguenti valutazioni aziendali) relative ai titoli di altri comparti industriali e ai titoli di minori dimensioni globali. Le premesse potrebbero esserci: se da un lato le imprese di minori dimensioni sono rimaste le più colpite dal rialzo dei tassi, dall’altro lato hanno potuto contare su un salutare rialzo generalizzato dei prezzi, che ha innalzato i margini di profitto. E l’economia globale che continua a “tirare” le spinge ad investire anch’esse sulle nuove tecnologie per abbassare i costi.

IL RALLY SI POTREBBE ESTENDERE AD ALTRI SETTORI

Se l’ottimismo dovesse contagiarsi al resto delle imprese, anche in presenza di leggeri arretramenti negli indici generali, le borse valori si bilancerebbero meglio, creando le basi per ulteriori futuri progressi. Potrebbero anche accadere entrambe le cose: una ripresa dell’inflazione da un lato e un miglioramento dei profitti delle imprese di minor dimensione. E non è detto che questo scoraggerebbe le borse, anzi! Ricordiamoci che le attività reali espresse dai titoli azionari potrebbero rivalutarsi in presenza di inflazione.


E’ senza dubbio lo scenario che sarebbe più auspicabile attendersi, e che sottrarrebbe molti contenuti a quell’aggettivo: “irrazionale” che al momento è d’obbligo accompagnare all’esuberanza che si può toccare con mano in queste prime settimane dell’anno in corso.

 

Stefano di Tommaso