QUEL FRAGILE EQUILIBRIO

Da oggi a metà Dicembre le borse occidentali potrebbero anche prendersi una pausa, anzi una slogatura scivolando sulle montagne russe dei massimi cui sono tornate dopo qualche mese estivo di maretta e qualche mese autunnale di ripresa della fiducia. Ma si badi bene, questo non cambierà la tendenza di fondo che potrebbe restare positiva. Dopo una bella corsa verso l’alto, potrebbe anche arrivare un assestamento. Ma la vera domanda è un’altra: è giustificato l’attuale (elevatissimo) livello delle borse? E quali sono le ”forze in campo” in questo momento? In questo articolo proviamo a rispondere a queste due domande.

 

UN ANNO ECCEZIONALE

Il 2023 è stato sino ad oggi un anno abbastanza positivo: le borse occidentali hanno continuato a guadagnare terreno nel corso di quasi tutto il 2023. Non stupirebbe a questo punto qualche momento di presa di beneficio da parte dei gestori di patrimoni. Certo, Il paradosso sarebbe che -se mai ciò dovesse accadere- avverrebbe proprio mentre i tassi d’interesse iniziano a flettere, l’inflazione arriva a stabilizzarsi, il petrolio e le principali materie prime a ripiegare (ad eccezione dei metalli preziosi) e mentre la volatilità dei mercati borsistici sembra essere tornata ai minimi storici.

I TASSI POTREBBERO INIZIARE A SCENDERE?

Ma -si sa- i mercati riflettono innanzitutto le aspettative, cioè le attese che riguardano il prossimo futuro. Ciò che è già successo rileva invece piuttosto poco. E l’andamento recente di tassi, inflazione, materie prime e volatilità sono stati senza dubbio tra i fattori che hanno permesso alle borse la recente volata. Oggi tuttavia traspare un certo nervosismo tra gli investitori: l’economia reale non promette nulla di buono e c‘è di conseguenza chi -come Davide Serra, il CEO di Algebris- scommette addirittura su una flessione dei tassi d’interesse ben più repentina di quanto ci si possa al momento immaginare e i grandi investitori stanno alleggerendo i loro portafogli.

SIAMO A UN PUNTO DI SVOLTA?

La risposta ad una tal domanda non è mai così scontata: la recessione, quella vera, in America ancora non si è ancora vista ma in Europa invece si, anzi adesso è certificata dagli ennesimi risultati macroeconomici negativi della Germania: il Prodotto Interno Lordo (PIL) tedesco del terzo trimestre segna un -0,1% e quello per l’intero 2023 è previsto scendere dello 0,4%. È anche piuttosto probabile che, causa riduzione del fatturato indotto a casa nostra, anche le esportazioni europee si ridurranno. Almeno questo è ciò che si aspettano i direttori acquisti delle aziende intervistate nel corso dell’ultimo sondaggio sull’indice PMI, che come si può vedere mostra scarso ottimismo soprattutto nel comparto manifatturiero.

I TIMORI LEGATI ALLA RECESSIONE

E alla recessione europea potrebbe seguire quella globale. Fa riflettere l’attesa piuttosto negativa degli intervistati nelle 4 economie del mondo che compongono l’aggregato ”G4”, vale a dire India Germania, Giappone e Brasile. Anche qui l’indice PMI mostra di essere tornato sotto la parità (il numero mediano 50 dell’indice) :

HANNO VALIDE RAGIONI ANCHE GLI OTTIMISTI

Ovviamente oltre ai “falchi” ci sono sempre anche le “colombe”: c’è infatti che invece canta vittoria plaudendo ai risultati raggiunti dalle borse e considerandoli parte di un “rally di Natale” che non si fermerà, pur riconoscendo il fatto che le borse europee esprimono multipli di valore aziendali che rasentano indubbiamente la metà di quelli americani. Secondo questi ultimi la corsa dei valori azionari delle “magnifiche sette” (M7) multinazionali della tecnologia (cioè Amazon Nvidia Netflix Apple Microsoft Meta e Alphabet) ora potrebbe finalmente estendersi anche alle piccole e medie imprese a causa del fatto che i tassi torneranno a scendere e il pericolo della recessione sarebbe oramai scampato.

Il ragionamento ha un minimo di fondamento: la performance di Wall Street sarebbe stata molto diversa quest’anno senza il pesante contributo delle Magnifiche 7 che hanno indubbiamente beneficiato delle attese che riguardano gli sviluppi dell’intelligenza artificiale. Ora anche molte altre imprese potrebbero migliorare i propri profitti grazie alle nuove tecnologie. Ma c’è da dire che questo potrebbe valere quasi solo per l’altra sponda dell’Atlantico.


LE BANCHE POTREBBERO SOFFRIRE PARECCHIO

In Europa i listini delle borse hanno fatto un bel balzo anch’essi ma in misura non paragonabile a quello di Wall Street (si veda il grafico qui sopra sui moltiplicatori di valore nel mondo). Più che per le attese riferibili al nuovo corso provocato dall’intelligenza artificiale, è valsa a casa nostra innanzitutto la forte componente di Banche e Finanziarie sul totale degli indici continentali: il violento rialzo dei tassi d’interesse ha indubbiamente favorito i profitti del comparto bancario e finanziario. Se ora invece i tassi dovessero ritornare a scendere, quella “pacchia” si esaurirebbe in fretta, con due aggravanti:

  • la prima è che la recessione appesantirebbe lo stato di salute delle banche continentali a causa del possibile moltiplicarsi dei debitori insolventi:
  • la seconda discende dal fatto che la recessione ingigantirà i deficit pubblici delle nazioni occidentali, strette tra la necessità di sussidi alla disoccupazione e alle classi sociali più svantaggiate e il probabile calo del gettito fiscale: dunque non potrà che proseguire l’emissione in grande quantità dei titoli pubblici per finanziare i deficit e questo manterrà probabilmente più elevati i tassi d’interesse a lungo termine. E se i tassi a lungo termine dovessero restare alti o addirittura risalire, allora le banche potrebbero subire delle minusvalenze nei loro portafogli titoli.

I TASSI A LUNGO TERMINE POTREBBERO RESTARE ALTI

Tra l’altro l’attesa di un divario crescente tra i tassi d’interesse a breve termine e quelli a lungo termine potrebbe fare un’altra vittima: le valutazioni aziendali si basano anche sul tasso d’interesse a lungo termine quale fattore di attualizzazione dei flussi di cassa prospettici (anch’essi in declino con l’arrivo della recessione). Dunque anche le aspettative sulle valutazioni d’azienda potrebbero comprimersi, con un effetto indubbiamente sfavorevole per le borse.

Dunque l’Europa in recessione potrebbe presto ritrovarsi a fare i conti con un comparto delle banche decisamente indebolito, cosa che ridurrebbe di conseguenza il livello dei listini azionari. L’unica speranza sarebbe quella di un deciso intervento da “pompiere” della Banca Centrale, con la creazione di liquidità sufficiente a garantire almeno l’equilibrio finanziario degli istituti di credito. Se così non fosse e si innestasse l’ennesima fuga in avanti dei risparmiatori che corrono a ritirare i depositi agli sportelli allora sarebbe veramente un disastro. Non c’è dubbio che i governi d’Europa non avrebbero la medesima capacità di fuoco mostrata dal Governo Federale Americano la scorsa primavera!

L’OCCIDENTE NON SE LA PASSA BENISSIMO

Anche a livello macroeconomico la situazione europea appare assai peggiore di quella americana: la sostanziale dipendenza del vecchio continente dalle materie prime e dagli idrocarburi importati rappresenta un fattore di debolezza nel quadro geopolitico attuale, che vede un Medio Oriente instabile e una sostanziale interruzione degli approvvigionamenti da fonti russe. Ma nemmeno l’economia americana si trova in splendida forma: è vero che i consumi corrono ma questo succede anche perché il Dollaro forte continua ad attrarre risorse finanziarie e queste alimentano i debiti a stelle e strisce.

Sinché dura però, perché il deficit pubblico USA potrebbe fare sempre più fatica ad essere alimentato e l’elevato indebitamento anche della popolazione (il credito al consumo non è mai stato così alto) potrebbe generare una sorta di ripetizione della crisi dei mutui “subprime”del 2008. L’America si ritroverebbe di nuovo come un gigante dai piedi d’argilla: da un lato fortemente capace di trarre beneficio dagli sviluppi più estremi dell’intelligenza artificiale (e in effetti molti studiosi concordano nell’indicare che potrebbe cambiare il mondo) e dall’altro decisamente in difficoltà a causa dell’eccessivo indebitamento.

L’AMERICA VORREBBE LA PACE NEL 2024

Già oggi questa situazione è evidente e ha già favorito le grandi imprese multinazionali a scapito delle piccole e medie. Se dovessero tuttavia proseguire le difficoltà di queste ultime l’intera nazione americana si ritroverebbe alla fine dei conti più povera e più incapace di proseguire lo slancio verso le nuove tecnologie. Ma soprattutto l’America si ritroverebbe sempre più divisa anche politicamente tra una classe media furibonda e un’elite cittadina sempre più favorita. Anche per questo motivo c’è il rischio di un ribaltone alle prossime elezioni presidenziali.

E’ dunque evidente che le economie dell’intero Occidente si basano oggi su un equilibrio molto fragile. La mia personale tesi è che quasi tutto dipenderà dal fattore geopolitico, dal momento che l’arrivo di una seppur tenue recessione potrebbe complicare parecchio la situazione dell’intero Occidente.

TUTTO DIPENDERÀ DAL FATTORE GEOPOLITICO

Possiamo tuttavia nutrire con una certa fondatezza la speranza che la situazione geopolitica si normalizzi in fretta, soprattutto perché il 2024 sarà un anno di campagna elettorale tanto in Europa quanto in America. E se i “venti di pace” che l’Amministrazione Biden sta cercando di proporre a tutto il mondo riuscissero a prevalere allora la tenuta del fragile equilibrio in cui ci troviamo potrebbe favorire parecchio i mercati finanziari e permettere loro di raggiungere nuovi massimi, a maggior ragione se le banche centrali faranno la loro parte nel finanziare i deficit e i debiti pubblici, monetizzandoli di fatto, con buona pace della svalutazione monetaria che, anche per questo motivo, non potrà mai scomparire del tutto.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 53 – sabato 25 novembre 2023

Operazioni in essere :

nessuna

Premessa

Le barre giornaliere degli indici azionari e di SILVER si sono ampliate, quindi, se voglio inserire ordini sui Mercati, devo allargare gli stop loss e ridurre in proporzione la dimensione delle operazioni, per non aumentare il rischio in assoluto.

GOLD FEBB 24

Sembra avvicinarsi un pattern che mi consenta di operare di nuovo su GOLD, con il quale questa Lettera iniziò oltre un anno fa.

Per aprire una posizione strategica, anche per la dimensione, al rialzo su GOLD serve la chiusura mensile di GOLD CASH sopra 1998.

Vedremo insieme se ci riuscirà gio 30 novembre.

Ci sta provando.

Nella settimana da 27.11 a 1.12 scade un ciclo che favorirebbe un acquisto in zona 1940 – 1960 cash ( + 20 usd per FEB FUT )

Sarebbe solo un tentativo di giungere alla eventuale chiusura mensile del 30.11 oltre 1998 con un acquisto già eseguito in basso.

Sembra infine che GOLD CASH dal 27.10 assaggi il livello di 2010 cash senza riuscire ad andare oltre e, tantomeno, chiudere sopra.

Ciò premesso, da lu 27.11 inserirò i seguenti ordini :

compero 1 FEB MICRO GOLD FUT a 1980

compero 1 FEB MICRO GOLD FUT a 1960

compero 1 FEB MICRO GOLD FUT a 2035 stop ( i.e. in rottura di 2035 )

Tutti gli ordini avranno stop loss a 1940.

SILVER MAR 24

Avevo scritto :

“La barra dell’ultima settimana è enorme, un mega outside.

Intervenire su SILVER, dopo questo outside che contiene le 4 settimane precedenti, è molto difficile.”

La barra di ve 24.11 è troppo ampia, per essere giornaliera.

Non inserisco ordini, per eccessiva ampiezza dello stop loss necessario.

Rammento ancora una volta che attribuirei grande importanza alla eventuale rottura del top di fine agosto a 25,01 cash e vorrei evitare di acquistare alla rottura di quel livello, senza avere già una posizione long che possa abbassare il prezzo medio di acquisto, ma da lu 13.11 SILVER CASH è salito da 21,88 a 24,33 in sole 10 sedute, pari a 11,2 % in due settimane. Non gestibile uno stop loss.

DOW JONES INDU CASH

Abbiamo assistito ad una salita verticale dal 27.10 ( 32327 ) ad ora ( 35399 )

Si tratta di 3072 punti in 19 gg di trading, dopo che una discesa simile da 35679 ( 1 ago 2023 ) a 32327 aveva occupato tutto agosto, settembre e ottobre, in totale 62 gg di trading.

Il prezzo appare sbilanciato rispetto al tempo, quindi :

– Un acquisto in corsa è troppo rischioso
– Una vendita sarebbe presuntuosa, perché contro trend

E allora ?

Inserirò da lu 27.11 il seguente ordine :

compero 1 DIC MINI DJ FUT a 34300 con stop loss 33900

……tentativo di partecipare a eventuale rally di Natale , senza rincorrere.

NASDAQ 100 CASH

Avevo scritto :

“L’ampiezza e la assenza di pause nel movimento partito gio 26 ott da 14035 cash mi inducono a non prendere il treno in corsa, pur a rischio di restare fuori dall’eventuale rally di Natale.

Nel grafico giornaliero ho evidenziato i numerosi GAP UP che corrispondono a interventi – ricoperture di short; non è detto che verranno riassorbiti.”

La corsa prosegue.

Dal 26 ott al 22 nov NAS 100, il mercato azionario più pericoloso ( e fruttuoso ) che conosco è salito in 19 gg da 14058 a 16119, con pendenza che sfiora 1 % al giorno, senza mai rifiatare.

Pericoloso da acquistare, salvo un profondo ritracciamento, vicino al 38,2 %.

Comunque impossibile da vendere.

Attenderò con disciplina un pattern che offra stop loss gestibile.

Leonardo Bodini

 




ECONOMIA: TORNA IL SERENO DOPO IL RATING DI MOODY’S ?

L’annuncio è arrivato a mercati finanziari chiusi: Moody’s non soltanto non peggiora il merito creditizio del nostro Paese ma addirittura inserisce una nota di ottimismo rialzando le aspettative per il futuro a “stabili”. I mass-media hanno strombazzato “vittoria”! È indubbio il successo dell’attuale governo nell’evitare il peggio in un contesto internazionale a noi sfavorevole quale quello del forte rialzo dei tassi d’interesse. Ma è altrettanto evidente (dal grafico qui sotto riportato) che il nostro merito di credito nazionale da 4 anni non è mai stato così basso! Dunque una nota d’ottimismo va benissimo ma nulla di più. Occorre anche un po’ di sano realismo.

 


GLI STATI UNITI D’AMERICA

L’economia americana sembra correre ad un ritmo mai visto in precedenza: +5% su base annua le ultime rilevazioni, e il bello è che lo fa in presenza di inflazione, costo dell’energia e prezzi delle materie prime che scendono, tassi d’interesse in lieve assestamento e dollaro che addirittura fa qualche passo indietro almeno rispetto alla divisa comune.


Ne conseguono aspettative di crescita per il trimestre in corso (l’ultimo dell’anno) anche oltre le stime ufficiali, come mostra questo grafico che riporta le previsioni di una grande banca d’affari americana :


Ovviamente la borsa brinda: l’indice generale SP500 (che è pur sempre fortemente influenzato dalle grandi multinazionali tecnologiche) è tornato vicino ai massimi di sempre e questo nonostante i profitti trimestrali delle società quotate non facciano impazzire di gioia.


Anzi: sono sempre più numerosi coloro che si aspettano una lieve recessione per l’anno che verrà. Ma è proprio questo che eccita gli investitori: se i tassi scenderanno e le banche centrali allenteranno i cordoni della liquidità allora probabilmente le borse continueranno a salire. Meglio comperare subito allora, invece che quando i listini saranno diventati più cari.

L’UNIONE EUROPEA

Anche l’economia europea sembra tirare un sospiro di sollievo, e questo nonostante il pessimismo dalle nostre parti arrivi ad essere prevalente. Ma più che altro sono coloro che guardano l’economia con lo specchietto retrovisore: in effetti negli scorsi mesi, come abbiamo scritto sino alla noia, la recessione in Europa c’è stata eccome. Tutte le statistiche forniscono una proiezione piuttosto grigia delle prospettive di crescita per l’Europa.


E’ forse adesso invece che i prodotti interni lordi sembrano tornare a crescere e soprattutto la produzione industriale torna a salire dello 0,2% nel terzo trimestre 2023 (un indicatore che a casa nostra sembra funzionare molto meglio del PIL). Ma quanto è propaganda e quanto è invece davvero possibile essere ottimisti?

L’ITALIA

Il nostro Paese ha poi incassato la bella notizia della revisione positiva anche dell’ultima (e più temibile) tra le tre principali società internazionali di Rating, che ha riacceso il dibattito politico ma la cui attesa ha senza dubbio contribuito a sgonfiare i rendimenti dei titoli di Stato, nonché lo spread tra questi e quelli tedeschi, come si può leggere dai due grafici qui sotto riportati:

Poi c’è sempre chi si lamenta della congiuntura, come le Confederazioni Sindacali e persino Confindustria, ma più che altro è politica, dal momento che le statistiche riportate dallo stesso Centro Studi Confindustria indicano invece delle cose diverse: l’inflazione scende più del previsto, i tassi sui titoli di stato si riducono e il PIL torna (seppur di poco) a crescere, come mostrano i tre grafici qui sotto riportati.


Insomma il barometro dell’economia sembra indicare una prospettiva migliore per i prossimi mesi si andò a casa nostra, dove il rialzo dei tassi d’interesse avrebbe potuto portare molto scompiglio per i timori sulla sostenibilità del debito pubblico, dove i prezzi di energia e materie prime sono fortemente dipendenti da variabili esogene al Bel Paese e dove i vincoli europei al bilancio pubblico impediscono di incentivare la ripresa come stanno ad esempio facendo adesso Francia e Germania.

LA BORSA

La borsa italiana ne risente positivamente, e questo nonostante che la forte presenza di azioni del settore finanziario sul totale dei grandi titoli (indice FTSE MIB 40) poteva far presumere una marcia indietro quando i tassi ricominciano a scendere (nell’immagine l’andamento del suddetto indice negli ultimi 12 mesi):


Tutto bene dunque? Si ma non del tutto. Il rallentamento economico americano sta arrivando davvero. Lo si può percepire dal calo del commercio internazionale e dalla stagnazione della produzione industriale globale, che indubbiamente non stanno passando uno dei loro migliori momenti.

I PREZZI DELLE MATERIE PRIME

Ad esempio, se guardiamo qui sotto al classico “canarino nella miniera” che sono i contratti a termine (3 mesi) sul Rame (la materia prima industriale per eccellenza) possiamo notare che non c’è mai stato un così ampio differenziale con i prezzi a pronti nemmeno durante la crisi epocale del 2008-2009. Questo vuol dire una sola cosa: che tutti si aspettano grandi ribassi nelle quotazioni da qui ai primi mesi dell’anno nuovo.


Più in generale i prezzi delle principali “commodities” sui mercati stanno attraversando una fase di ribasso, come si può notare dalla tabella comparata dei prezzi nell’ultimo anno sotto riportata :


In particolare troviamo un gigantesco crollo del costo del Litio (che viceversa dovrebbe alimentare la transizione energetica (alla quale oggi in pochi dimostrano di credere), dell’acciaio, del gas e del carbone. L’oro e l’argento fanno storia a sé perché sono di fatto delle categorie di investimento e il loro impiego nell’industria non è elevato sul totale. Ma anche il petrolio è sotto del 20% rispetto a un anno fa.

SONO I MERCATI FINANZIARI CHE ANTICIPANO IL SERENO

Dunque la situazione di “idillio” dei mercati finanziari non dipende (o almeno non dipende ancora) dallo scampato pericolo di recessione che invece è sempre più probabile per il prossimo futuro bensì principalmente dall’attesa di un assestamento dei tassi d’interesse e da cospicui investimenti dei principali investitori professionali e istituzionali: si parla di un triliardo di dollari di liquidità che sono stati investiti negli ultimi due mesi da hedge funds e dintorni.

Lo dimostrano una serie di recenti grafici trovati in rete come quelli che seguono. Innanzitutto l’indice di Goldman Sachs relativo alle condizioni finanziarie generali :


Vi si può leggere un vero e proprio rilassamento delle condizioni generali (tassi d’interesse, cambi valute, eccetera) iniziato “col botto” a partire dall’inizio del mese di Novembre. Cosa che, insieme alla notizia data sopra (la gigantesca riconversione della liquidità, accumulata fino al mese scorso, di nuovo in investimenti finanziari da parte dei fondi più speculativi) lascia supporre più una concertazione finalizzata ad un’ottima chiusura dell’anno in corso, che non un vero e proprio cambiamento di prospettive.

Riflettendoci, non è nemmeno detto che quest’ultimo non arrivi più avanti, ma al momento sono soltanto borse e gestori del risparmio collettivo a credere in una nuova era di felicità finanziaria, che in qualche maniera poi dovrà trovare delle conferme, a pena di pesanti ritracciamenti dei mercati già intorno al Santo Natale.

Si sa che i mercati, per mestiere, devono guardare avanti. Anche quando, negli scorsi mesi, hanno scommesso l’anima sul precoce ribasso dei tassi d’interesse che poi non solo non si è verificato, ma di questo passo arriverà ancora più tardi. Dunque anche i mercati talvolta si sbagliano, anche quando sono globalizzati.


Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 52 – sabato 18 novembre 2023

 

Operazioni in essere :

nessuna

Avevo venduto mart 7 nov 1 DIC MICRO GOLD a 1975, che è stato chiuso mart 14 nov con stop loss in pari a 1975. Perse solo le commissioni.

Se torna utile ai lettori, segnalo che il costo normale è di 7 USD per ogni MICRO GOLD FUT

Sento arrivare una maggiore volatilità, che raramente resta a lungo modesta come ora stiamo vedendo, quindi ritengo di allargare gli stop loss e ridurre in proporzione la dimensione delle operazioni, per non aumentare il rischio in assoluto.

GOLD FEBB 24

Da tempo indico nel corpo della Lettera e sui grafici il valore 1998 che corrisponde al top di apr 2022, mese di grande importanza.

GOLD CASH non ha mai chiuso un mese sopra. Per darne evidenza allego grafico mensile, dal quale si vede che GOLD è salito anche fino a 2060, ma non ha mai chiuso sopra 1998 l’ultimo giorno di ogni mese.

Ancora una volta, martedì 31 ott 2023 GOLD cash non è riuscito a chiudere sopra 1998.

Vedremo se ci riuscirà gio 30 novembre.

Avevo aperto un ribasso su GOLD, ma la discesa si è fermata questo lu 13 nov a 1928 cash, poco sopra il primo ostacolo, che avevo indicato a 1919 cash ( top dell’anno 2011 )

Per le prossime operazioni GOLD passerà al FUT febbraio, che costa 20 USD in più

SILVER MAR 24

SILVER passerà dal FUT dicembre a marzo, che costa 35 cent in più

La barra dell’ultima settimana è enorme, un mega outside.

Intervenire su SILVER, dopo questo outside che contiene le 4 settimane precedenti, è molto difficile.

Il range è partito dal minimo di lu 13 nov a 21,88 – seguito da una esplosione verso l’alto mart 14.11 – contestualmente ai dati U.S.A. con inflazione in calo e conseguente speranza del Mercato che la FED blocchi il rialzo tassi ed eventualmente possa abbassarli, se rallentassero i consumi.

Ogni giorno ha proseguito la salita fino al top di USD 24,14 cash registrato ven 17.11

Ricordiamo che la FED non aveva margini di allentamento quando i tassi erano nel range da 0 a 0,25 %, mentre ora si è creata un grande spazio.

Rammento ancora una volta che attribuirei grande importanza alla eventuale rottura del top di fine agosto a 25,01 cash e voglio evitare in ogni modo di acquistare alla rottura di quel livello, senza avere già una posizione long che possa abbassare il prezzo medio di acquisto.

Ciò premesso, inserirò da lu 20.11 il seguente ordine :

compero 1 MARZO MINI SILVER FUT a 22,80 con stop loss a 22

DOW JONES INDU CASH

Avevo scritto :

“Ven 10 nov la barra giornaliera secondo me dice molto, anche se la salita del DOW JONES è avvenuta soprattutto a causa dei pochi titoli quotati presso il NASDAQ e presenti anche nel DJ.

Forse la dimensione del range di ven 10 non colpisce tutti, ma consiglio di osservare il contesto complessivo, che mi fa pensare che il minimo di gio 9 nov ( 33859 cash ), che è anche il minimo settimanale, è meglio che non venga rotto, pena un primo rischio di accelerazione.”

Ho allegato un grafico giornaliero che evidenzia un forte gap up nel giorno mart 14.11, per lo stesso motivo illustrato sopra, relativamente al SILVER.

I 4 gg da mart 14 a ve 17.11 sono una “ISOLA” e ora il DJ deve scegliere da che parte lasciarla.
Comunque lo strappo long è evidente e quindi cercherò solo acquisti, questa settimana.

Pertanto inserirò da lu 20.11 il seguente ordine :

compero 1 DIC MINI DJ FUT a 34300 con stop loss 33900

NASDAQ 100 CASH

Avevo scritto :

“Ven 10 nov i titoli del mondo digitale sono saliti in forma corale tra il 4 e il 7 %.

Vediamo se ven 17 nov verrà chiusa la prossima settimana oltre il solito ostacolo di 15600.”

Il Mercato ha chiuso abbondantemente sopra 15600 e quindi il verdetto è : LONG

E’ mancata la conferma della rottura del top di 15932 cash, che resiste da luglio, ma
l’ampiezza e la assenza di pause nel movimento partito gio 26 ott da 14035 cash mi inducono a non prendere il treno in corsa, pur a rischio di restare fuori dall’eventuale rally di Natale.

Nel grafico giornaliero ho evidenziato i numerosi GAP UP che corrispondono a interventi – ricoperture di short; non è detto che verranno riassorbiti.

Almeno un lettore è certamente molto attento………………………..

Infatti un cliente dello studio mi ha segnalato che, nella tabella delle operazioni concluse e in corso, in data 24.7.2023 ho inserito un maggior profitto di euro 597; non sia mai.

Ho corretto e quindi il profitto dal 1 ott 2022 ad oggi scende da euro 27332 ad euro 26735, vale a dire oltre il 26 %.

Spero di proseguire a questo ritmo, ma sarebbe veramente esaltante.

Leonardo Bodini