APPUNTI DI TRADING

N. 72 – sa 20 apr 2024

Operazioni in essere : lu 15.4 venduto 1 GIU MICRO NAS 100 a 17900, ora con stop loss in pari a 17900

Solo perché i lettori ben comprendano, segnalo che lo stop loss dalla apertura della posizione di lu 15.4 fino a ieri ve 19.4 era stato inserito sopra il top dei 3 gg precedenti al 15.4, vale a dire a 18520.

GOLD GIUGNO 24

Nella precedente N. 71 avevo scritto :

“Posso ugualmente riprovare un acquisto di GOLD ? Forse sì .………………………………..Segnalo che ve 12 aprile 2024, GOLD ha segnato il top storico a 2431 cash ( 2448,80 per il contratto giu 24 ) per poi perdere in poche ore, 98 USD, cadendo come un sasso. I punti a basso rischio dove proverò a comperare sono :
– 2146 ( top dic 2023 )
– 2088 – 2040 ( svolta long a metà febbraio )”

Questi livelli sono ancòra molto lontani e quindi sto valutando se, prima di comprare, sia possibile effettuare una vendita, giustificata dal fatto che GOLD ha raggiunto il livello che avevo indicato nella N. 54 di sa 2 dic 2023 che era 2400 usd.

Tutto ciò premesso, da lu 22 aprile, sin dal mattino, inserirò il seguente ordine :

vendo 1 GIUGNO MICRO GOLD a 2430 con stop loss a 2460 e, solo se viene eseguita la vendita senza essere stoppata, dal giorno successivo all’eseguito, vendo 1 GIUGNO MICRO GOLD a rottura del minimo di ogni giorno precedente, con stop loss sopra il massimo della settimana 22-26 aprile, che ora non posso conoscere.

SILVER MAGGIO 24

In due mesi da metà feb 2024 GOLD è salito del 20 %, ma SILVER gli ha risposto con un + 35 %; immaginate la dimensione in % degli stop loss che dovrebbe accettare la Lettera.

Analizzerò se in questa enorme volatilità si possano ugualmente assumere posizioni su SILVER ( ne dubito ), ma ciò potrebbe anche essere, in caso di pull back sotto 25,01 fino a 23,49 che è stato il top di feb 2024; ricordo infine che feb 24 era il primo dei due mesi consecutivi di possibile cambio di trend.

La dimensione delle barre settimanali è talmente ampia che, nonostante sia evidente il tentativo di disegnare un doppio massimo tra il vecchio 30,09 usd e il nuovo 29,79 usd, il profilo di rischio della Lettera non consente una strategia come ho illustrato per GOLD.

SILVER richiede pazienza, a costo di un lungo rinvio.

DOW JONES INDU CASH

La discesa di DJ CASH è stata lenta e lunga , con perdita in percentuale poco inferiore a NAS 100.

Potrò considerare una vendita solo dopo un eventuale rimbalzo ad almeno 39000 di DJ CASH.

Non posso valutare un acquisto, dopo tutto quello che ho scritto del ciclo di 180 mesi.

NASDAQ 100 CASH

Avevo scritto :

“Negli ultimi giorni NAS 100 ha dormito, senza accompagnare il lento scivolare del DOW JONES.”

Forse NAS 100 ha letto la Lettera, si è indispettito e già lo scorso lu 15.4 ha rotto il minimo di marzo a 17765 cash, accelerando al ribasso, ben più velocemente di DJ.

Un cliente ha chiesto se ciò sia conseguenza delle iniziative dell’IRAN.

Osservo che l’IRAN c’è anche per DOW JONES; ritengo pertanto che l’accelerazione al ribasso di NAS 100, che prima si muoveva in laterale, sia legata alla rottura del minimo di marzo, che il DOW JONES aveva già rotto da molti gg.

La posizione di 1 MICRO NAS 100 è la minima possibile e cerco di non chiuderla, anche se il profitto percentuale è interessante, ma non passo a riscuotere; quindi faccio un sacrificio e semplicemente abbasso lo stop loss in pari, vale a dire a 17900 NAS 100 future.

Leonardo Bodini




IL CIGNO NERO DELL’ IRAN

Il mondo intero sembrava avviato verso un percorso di crescita economica, relativamente bassa inflazione e ripresa degli investimenti infrastrutturali, essenziali per veder crescere l’economia nei prossimi 3-5 anni. E invece sabato mattina è arrivato un altro “cigno nero” (per citare un famoso libro di Nassim Taleb), con la pesante risposta dell’Iran al recente attacco subìto da Israele. Le conseguenze in termini di inflazione possono risultare notevoli.

L’AVVERTIMENTO

L’effetto voluto era soltanto quello di inviare al mondo occidentale “un avvertimento” circa il fatto che Teheran non tollererà alcun altro attacco come quello recentemente subìto al consolato persiano di Damasco. L’invio dei droni non ha fatto vittime, grazie all’intervento dei sistemi americani e di diversi altri paesi nell’intercettarli, come pure per il fatto che l’Iran ha voluto limitare (e preannunciare) la sua risposta, segnalando che la misura è colma.

COME DOPO LA GUERRA DEL KIPPUR

Nel vedere tuttavia le immagini dei droni sopra Gerusalemme la memoria corre alla guerra del Kippur. Correva l’anno 1973 e l’attacco a Israele durante la festività religiosa del pentimento e del digiuno costituì la scintilla per un conflitto breve ma capace di generare un importante incremento dei prezzi di petrolio e materie prime, a loro volta prodromi di un’inflazione selvaggia dei prezzi al consumo. Il risultato finale in termini economici del maggior costo del petrolio fu particolarmente devastante per diversi anni successivi.


L’invio di un centinaio di droni su Israele e le eventuali rappresaglie che potrebbero proseguire da entrambe le parti (ivi compreso l’ennesimo blocco dei trasporti su nave nel Mar Rosso) hanno già scosso il mondo intero e potrebbero determinare a livello inflattivo qualcosa di simile a ciò che successe più di cinquant’anni fa tra Israele ed Egitto. Non per nulla per oggi le borse di tutto il mondo sono previste in ribasso (Tokyo ha già chiuso sotto dell’1% stamane) mentre dollaro, petrolio e criptovalute sono decisamente in rialzo. È ragionevole inoltre temere un’ulteriore risalita dei prezzi di quasi tutte le commodities (derrate, materie prime e semilavorati essenziali) in ragione quantomeno del maggior costo dei trasporti e poi della necessità di aumentarne le riserve strategiche.

IL NUOVO RISIKO GEOPOLITICO

Oggi la situazione potrebbe risultare addirittura più complessa di cinquant’anni fa: innanzitutto c’è appena stato un importante rincaro delle materie prime nel 2022-2023 che ha avuto come conseguenza una prima ondata globale di inflazione non ancora peraltro del tutto rientrata. In secondo luogo il Medio Oriente è in fiamme per l’operazione militare su Gaza con il tacito benestare occidentale. Inoltre anche l’Europa orientale vede un’escalation in corso del conflitto con la Russia con la previsione di un probabile coinvolgimento delle truppe NATO. Infine anche l’Estremo Oriente resta agitato per le tensioni tra Cina e USA (dove Taiwan è quasi soltanto una scusa). Insomma si rischia la terza guerra mondiale dell’Occidente nei confronti di un’alleanza di paesi “Brics” che continua ad allargarsi, e i mercati finanziari stavolta sono costretti a prenderne atto.


Una risposta, quella di Israele, certamente dovuta per sgominare un’importante organizzazione terroristica, ma anche assai sproporzionata e dunque estremamente pericolosa, nei confronti dell’intero Islam globale, per l’eccesso di morti e distruzione che ne è conseguito.

CHI CI GUADAGNA E CHI CI PERDE

Non è del tutto fuori luogo intravedere un filo conduttore tra le diverse problematiche geopolitiche, dal momento che esse portano le materie prime, l’energia e i beni rifugio ai prezzi massimi di sempre e che trainano una forte ripresa della spesa militare (attuale e soprattutto prospettica). Non è difficile infatti -come dicono gli inglesi- “follow the money” vedere cioè chi ci guadagna (gli U.S.A. ad esempio, che non soltanto sono i principali produttori di armamenti, ma esportano anche petrolio e gas). E non è nemmeno difficile cogliere chi sono i Paesi che ne risultano più danneggiati: quelli del bacino mediterraneo ad esempio, come pure quelli dell’est europeo e le economie intorno al Golfo d’Arabia.

Non per nulla i prezzi dell’oro, del Dollaro e del petrolio appaiono in ascesa verticale mentre l’Euro è in ritirata persino nei confronti di tutte le altre valute. Le tensioni geopolitiche alimentano poi inesorabilmente il rincaro (anche in termini di dollari) delle materie prime e dei combustibili fossili. Un rialzo dei prezzi che era già iniziato prima della “retaliation” iraniana. Ora con i nuovi blocchi navali ed i conseguenti ovvi rincari nei noli dei trasporti la situazione può soltanto peggiorare.

BORSE PIATTE D’ORA IN AVANTI?

Come reagiranno i mercati finanziari? Male, appunto, ma sarebbe sbagliato ritenere che d’ora in avanti si rischi un “sell-off” generalizzato (alla condizione che le tensioni non vadano troppo in là). Il problema peraltro non sono le borse, che pur dovranno prendere atto di una prospettiva assai peggiorativa ma che dall’altro lato continuano a celebrare le conquiste della nuova tecnologia dell’intelligenza artificiale. È infatti ragionevole immaginare che -davanti a una situazione cambiata in peggio- le borse non continueranno la loro corsa. Con gli episodi di sabato mattina l’era di Goldilocks sembra dunque venire archiviata.


Ho letto peraltro uno spunto interessante da parte di Mauldin Economics (pubblicato prima degli eventi di Sabato) che richiama una tendenza storica ricorrente: dopo un lungo periodo di ascesa dei valori di borsa, c’è da attendersi un probabile periodo di volatilità e sostanziale stasi dei corsi. Come richiamato nel grafico di lunghissimo periodo sopra riportato.


il problema vero è che quando si innalzano i costi delle materie prime, dell’energia e dei trasporti, allora -tempo qualche mese- si innesta una nuova ondata di inflazione dei prezzi al consumo che rischia di travolgere ogni precedente scenario strategico. Non soltanto d’ora in avanti i tassi d’interesse potrebbero non scendere, ma addirittura rischiano di riprendere a salire ancora, come peraltro sta già succedendo dall’inizio dell’anno sul fronte del mercato secondario dei titoli di stato americani ed europei.

LA SECONDA ONDATA

Un recente studio sulle serie storiche dell’economia fatto da Strategas (citato da Jason de Sena Trennert) indica infatti nel 90% la probabilità che, dopo una prima ondata di inflazione sopra il 6%, se ne possa registrare una seconda del medesimo tenore. E se guerre, attacchi e disastri geopolitici danno anche una mano, allora dall’elevata probabilità di una nuova ondata inflattiva, si rischia di passare alla certezza assoluta! Se ciò fosse, le rosee prospettive di crescita economica globale di cui si discuteva sino a ieri, dovute ai profitti derivanti dalla crescente spesa militare alla grande liquidità in circolazione, potrebbero lasciare il posto a una maggior volatilità delle borse e a altri rialzi dei rendimenti impliciti dei titoli a reddito fisso. Uno scenario sostanzialmente diverso da quello che stavamo iniziando a dare per scontato fino a soltanto una o due settimane fa.


Una cosa è tuttavia piuttosto probabile: l’impennata della volatilità dei mercati, colti ancora una volta alla sprovvista dal cigno nero di un conflitto allargato con sempre maggiore probabilità a tutto il Medio Oriente e all’Europa orientale e alle prese con la possibilità che si riducano i profitti di quasi tutte le imprese al di fuori delle grandi multinazionali tecnologiche.

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 71 – sa 13 apr 2024

Operazioni in essere : nessuna

Nota iniziale :

due lettori, avendo analizzato la frase ( nella N. 70 ) “solo da gio 11.4, dopo che il recente minimo di 38559 DJ CASH avesse retto per 3 gg”…………… vendo 1 GIU MINI DJ FUT a 38800 STOP ( in rottura di 38800 ) con stop loss sopra il top degli ultimi 3 gg compreso, quello dell’eventuale eseguito ( ora non conoscibile ), mi hanno chiesto se hanno capito correttamente che non ho venduto, dato che il minimo di 38559 DJ CASH era stato rotto già merc 10.4

Premesso che APPUNTI DI TRADING è una rubrica in cui semplicemente annuncio le operazioni che personalmente farò ogni settimana successiva, con il conto corrente che ho dedicato a questa Lettera, senza alcun interesse economico quale autore e senza invitare alcuno a fare altrettanto, la disciplina è fondamentale e i due lettori hanno ben compreso che quel livello aveva per me un significato solo se avesse retto per almeno 3 gg, che appunto scadevano merc 10.4.

Il livello ha retto solo fino a mart 9.4, quindi il mio ordine non è mai stato inserito.

Certamente, se la vendita al livello di 38800 stop fosse stata da me inserita prima di gio 11.4, l’ordine sarebbe stato eseguito e ora la posizione al ribasso sarebbe ancora in essere, poiché l’eventuale ( necessario ) stop loss non sarebbe ancora stato colpito.

Vi sarebbe inoltre un discreto profitto, ancora non consolidato con chiusura dell’operazione.

Esaurita la spiegazione come richiesto, veniamo ora alle consuete fatiche.

GOLD GIUGNO 24

Nella precedente N. 70, per un disguido, chi ha assemblato gli allegati, ha omesso di inserire due pagine della, ormai molto vecchia, N. 54 di sa 2 dic 2023, che deve essere riletta in uno con il grafico mensile datato 1 dic 2023.

La inserisco nuovamente e invito i lettori a soppesare il contenuto, risalente a 4 mesi fa.

Insisto per l’importanza di rileggere la N. 54 perché i professionals non davano alcuna importanza alla chiusura mensile sopra 1998 GOLD CASH, diversamente da me.

E cosa sia avvenuto dopo quel 30 nov 2023 ora è clamorosamente evidente, così come gli obiettivi ( 2200 e 2400 ) sono stati ormai raggiunti, ma allora erano difficili da calcolare.

Posso ugualmente riprovare un acquisto di GOLD ?

Forse sì.

Ricordo che in marzo GOLD aveva toccato una ultima volta 2039 e poi è volato via.

La Lettera, vincolata a stop loss molto ridotti, ha visto entrambe le ( modeste, solo due micro contratti ) posizioni long stoppate a 2015 il 17.1.2024.

Diversamente la posizione poteva essere mantenuta e, gradualmente, incrementata.

La Lettera ora non può certamente vendere, andando contro questo treno in corsa e deve attendere una figura che consenta uno stop loss contenuto per comperare.

Segnalo che ve 12 aprile 2024, GOLD ha segnato il top storico a 2431 cash ( 2448,80 per il contratto giu 24 ) per poi perdere in poche ore, 98 USD, cadendo come un sasso.

I punti a basso rischio dove proverò a comperare sono :

– 2146 ( top dic 2023 )
– 2088 – 2040 ( svolta long a metà febbraio )

Sono prezzi molto lontani e quindi la Lettera non inserisce ordini.

Segnalo tuttavia che, con 3 gg simili a ve 12.4.2024, si scenderebbe intorno a 2146, top notturno di dicembre e pull back più volte ritestato a metà marzo.

SILVER MAGGIO 24

In due mesi da metà feb 2024 GOLD è salito del 20 %, ma SILVER gli ha risposto con un + 35 %; immaginate la dimensione in % degli stop loss che dovrebbe accettare la Lettera.

Analizzerò se in questa enorme volatilità si possano ugualmente assumere posizioni su SILVER ( ne dubito ), ma ciò potrebbe anche essere, in caso di pull back sotto 25,01 fino a 23,49 che è stato il top di feb 2024, che, ricordo, era il primo dei due mesi consecutivi di possibile cambio di trend.

DOW JONES INDU CASH

Il minimo di marzo 2024, distante 15 anni esatti dalla partenza del bull market dell’ anno 2009, è stato 38457 DOW JONES CASH, registrato il 5.3

Il top del medesimo mese di marzo 2024 e della storia è stato 39889, registrato il 21.3 e ripetuto il 28.3.

Avevo anche scritto :

“Pur avendo posto in largo anticipo molta enfasi sulla importanza del ciclo di 180 mesi dalla partenza del bull market dal marzo 2009, il gioco mi sembra un po’ troppo facile ( top nel mese 180 e poi si scende ) Vedrei volentieri che aprile eccedesse di qualche punto percentuale, non troppi, il top di marzo, per poi iniziare una discesa; un outside ribassista in aprile rispetto al range di marzo, ormai conosciuto, sarebbe il massimo, ma il Mercato fa quello che gli pare.”

DOW JONES ha rotto il minimo di marzo, al momento senza accelerazioni al ribasso.

Comunque in 3 gg lo ha già ecceduto di 600 punti, pari all’uno e mezzo per cento.

Diversamente NAS 100 ( così come SP500, di cui questa Lettera finora non si è occupata ) non solo non ha rotto il minimo di marzo 2024, ma è quasi fermo.

Osserverò quindi con attenzione.

Dopo aver pronosticato un target di GOLD a 2400 senza profittarne, la Lettera desidera analizzare il modo migliore per trarre vantaggio da un eventuale ribasso dell’azionario U.S.A., se compatibile con il proprio profilo di rischio che vuole restare molto basso.

NASDAQ 100 CASH

Negli ultimi giorni NAS 100 ha dormito, senza accompagnare il lento scivolare del DOW JONES.

Tutto ciò premesso, sin da lu 15.4, dopo che il recente minimo di 17875 NAS 100 CASH ha retto per parecchi giorni, la Lettera inserirà il seguente ordine :

vendo 1 GIU MICRO NAS 100 FUT a 17900 STOP ( in rottura di 17900 ) con stop loss sopra il top degli ultimi 3 gg, compreso quello di eseguito ( ora non conoscibile )

Su questo Mercato eviterò una vendita in forza, salvo che vi sia un outside ribassista giornaliero, che limiterebbe l’ampiezza dello stop loss, altrimenti di entità settimanale, secondo la usuale strategia della Lettera.

Leonardo Bodini

 

N. 54 – sabato 2 dicembre 2023

Operazioni in essere :

lu 27 nov comperato 1 FEB MICRO GOLD FUT a 2035, ora con stop loss a 1940

( so bene che lo stop loss è molto più ampio dello standard della Lettera, ma vale quanto scritto nella “premessa” della precedente N. 53 )

Premessa alla N. 54 :

Nella settimana 27 nov – 1 dic GOLD CASH ha chiuso un mese ( 30 nov ) sopra 1998 e, contemporaneamente, SILVER CASH ha rotto 25,01 – che avevo indicato molto tempo fa essere un livello di medio alto significato tecnico – ed ha chiuso tre gg sopra.

Se avevo visto correttamente, l’energia di entrambi questi Mercati dovrebbe aumentare sin da ora.

GOLD FEBB 24

Avevo scritto :

“Sembra avvicinarsi un pattern che mi consenta di operare di nuovo su GOLD, con il quale questa Lettera iniziò oltre un anno fa.

Per aprire una posizione strategica, anche per la dimensione, al rialzo su GOLD serve la chiusura mensile di GOLD CASH sopra 1998.

Vedremo insieme se ci riuscirà gio 30 novembre. “

E’ riuscito.

Poiché più volte aveva assaggiato il livello di 2010 cash, senza riuscire ad andare oltre, tale sarà il livello ( assunto come area, non come valore puntuale ) ove inserirò un acquisto in pull back.

Tenete presente che la chiusura del 30.11 sopra 1998 cash secondo me può aver cambiato il comportamento di questo Mercato.

Se fosse seguita dalla rottura del TRIPLO MASSIMO ( 2075 – 2070 -2060 ) che evidenzio sul grafico mensile da molte settimane, non escludo un forte movimento al rialzo con obiettivi anche molto lontani.

Potrebbe ruotare il range da 1998 a 1810 verso l’alto con un obiettivo di 2200 circa.

Potrebbe ruotare il range da 1998 a 1616 verso l’alto sfiorando 2400.

Nella precedente Lettera N. 53, per GOLD avevo inserito solo ordini di acquisto, dei quali è stato eseguito unicamente quello in rottura.

Sembra che GOLD abbia una forza enorme; qualcuno dice che ciò derivi dalla debolezza di USD contro EURO.

Non sono d’accordo e, per chi invece lo credesse, invito ad osservare i 3 gg più recenti, nei quali USD ha guadagnato su EURO ed ugualmente GOLD si è impennato, anche se espresso in USD.

Per chi non si arrende nemmeno di fronte all’evidenza, invito a verificare che GOLD espresso in EURO ieri ha segnato il nuovo massimo storico.

Ciò premesso, da lu 4.12 , dalle 15.30 inserirò il seguente ordine :

compero 1 FEB MICRO GOLD FUT a 2110 stop ( in rottura di 2110 )

Tutti gli eseguiti ( compreso il long 2035 fatto lu 27.11 ) avranno stop loss a 1940, molto più ampio dello STD, come illustrato in epigrafe.

SILVER MAR 24

Avevo scritto :

“La barra dell’ultima settimana è enorme, un mega outside.

Intervenire su SILVER, dopo questo outside che contiene le 4 settimane precedenti, è molto difficile.”

Poiché da tempo attribuivo grande importanza alla eventuale rottura del top di fine agosto a 25,01 cash e volevo evitare di acquistare alla rottura di quel livello, avevo inserito ordini di acquisto intorno a 23 USD, senza eseguire.

Ricorderete che da tempo non prevedo vendite su SILVER; ora 25,01 è stato rotto, con chiusura sopra.

Quasi impossibile affrontare l’ampiezza dello stop loss necessario ad entrare ora al rialzo; comunque è impossibile vendere.

Convinto che la rottura di 25,01 è importante, con grande incremento del rischio, da lu 4.12 inserirò il seguente ordine :

compero 1 MARZO MINI SILVER FUTURE a 24,00 con stop loss a 23,50

 

 

 




INFLAZIONE FINANZIARIA

Quali considerazioni discendono dalla possibilità che il forte incremento di valore dei listini azionari di tutto il mondo dipenda quasi esclusivamente dalla svalutazione in termini reali delle principali divise monetarie? E quali indicazioni possiamo dedurne per il prossimo futuro? Su tutte sembra prevalere la variabile geopolitica…

 

LE CAUSE DEL RALLY DELLE BORSE

Molti analisti si sono chiesti a cosa era dovuto il “rally” delle borse degli ultimi mesi e tutti (me compreso) dal momento che quest’ultimo è stato a tutti gli effetti impetuoso e costante. Di seguito l’andamento (in termini nominali) dell’indice Morgan Stanley ponderato in base all’andamento e al peso -in termini di capitalizzazione- delle borse di tutto il mondo :


Abbiamo cercato delle spiegazioni a questa crescita poderosa nel recente abbandono dello scenario di recessione che sembrava incombere fino all’inizio dell’anno, come pure nella grande liquidità in circolazione nonostante un’apparente fase di “stretta monetaria” ovvero anche nell’attesa di ulteriori crescite dei profitti aziendali piuttosto che di ripetuti tagli nei tassi d’interesse, avallati dalle parole dei governatori delle banche centrali americana ed europea. Nella tabella che segue un dettaglio dell’andamento dei profitti per settore industriale:


Da notare peraltro che i due settori il cui andamento ha performato di meno sino al primo trimestre 2024 sono anche quelli che ci si aspetta possano crescere di più da adesso in poi, a causa della forte crescita dei prezzi di materie prime e petrolio.


Dal punto di vista dei profitti aziendali in effetti occorre notare che l’indice elaborato dal premio nobel Robert Schiller, relativo alla capitalizzazione (ponderata in relazione ai fattori ciclici) degli utili prospettici delle imprese inserite nell’indice Standard & Poor 500 della borsa americana, mostra valori si in crescita, ma non correlati all’impennata del prezzo delle azioni, come si può leggere dal grafico qui sotto riportato:


Dunque quantomeno la borsa americana mostra un multiplo di valore (il rapporto prezzo corrente/utili dell’anno in corso) elevato sì in termini assoluti (quasi 27 volte gli utili in media) ma del tutto “sano” rispetto all’impetuosa risalita delle quotazioni a causa della parallela crescita della profittabilità. Una nota rassicurante insomma relativamente al fatto che le borse non sono in preda ad una speculazione selvaggia.

Tuttavia c’è un grafico che occorre tener presente prima di dire che va tutto bene, ed è il seguente, relativo all’andamento del prezzo dell’oro:


Questo perché se proviamo a misurare il recente “rally” delle borse in termini del loro valore in oro, cioè di fatto in termini del loro valore reale al netto della svalutazione monetaria, la fotografia che ne deriva cambia completamente la percezione della performance delle borse.

Nel grafico qui sotto riportato si può leggere infatti una vera sorpresa: in termini “reali” la performance annuale del principale indice della borsa americana (l’indice Dow Jones) appare del tutto mediocre, quasi inesistente. Soprattutto nelle ultime settimane. Un anno fa infatti il valore dell’indice in termini aurei era sostanzialmente il medesimo:


Quando invece lo stesso indice Dow Jones in termini di Dollari ha fatto un’ottimo percorso (quasi il 16%) come si può leggere dal grafico qui sotto riportato:


Cosa se ne deduce? Che il prezzo delle azioni di Wall Street (che pure è stata una delle borse migliori nell’ultimo anno) facenti parte dell’indice Dow, cresciuto in termini nominali del 16%, si è in realtà limitato a mantenere invariato il valore in termini reali. Cioè che la svalutazione monetaria è stata l’unica causa della rivalutazione dell’indice Dow Jones.

Se occorre una prova dell’ammontare della svalutazione monetaria del dollaro americano nell’ultimo anno basta guardare di quanto si è rivalutato un barile di petrolio e cosa si prevede al riguardo (il grafico che segue mostra una prospettiva di 140 dollari al barile):

IL RISCHIO GEOPOLITICO

Le considerazioni precedenti ci aiutano a dedurre due cose: da un lato che la performance dei titoli azionari, vista in termini reali è stata in realtà soltanto una difesa contro la svalutazione monetaria, la quale invece ha evidentemente eroso il valore dei titoli obbligazionari, dall’altro lato la crescita (attuale e prevista) dei prezzi non soltanto dell’oro e del petrolio, ma anche di quasi tutte le materie prime, non riflette solamente l’effettivo svalutazione monetaria (molto superiore a quella rilevata dagli istituti di statistica) bensì ci racconta anche degli effetti sui delicati equilibri valutari e finanziari del peggioramento della situazione geopolitica globale.

L’INDICE “CALDARA & IACOVIELLO” PER LA MISURAZIONE DEL RISCHIO GEOPOLITICO

Qui sopra è riportato un interessante grafico che illustra l’andamento recente dell’indice di rischio geopolitico “Caldara e Iacoviello”, oggetto di uno studio accademico pubblicato nel 2022. Questo è il link relativo: https://bankunderground.co.uk/2024/04/04/the-transmission-channels-of-geopolitical-risk/

IL “DOLLAR INDEX”

La prospettiva dell’estensione di tali conflitti e della spesa militare che ne deriva sta drogando lo sviluppo economico soprattutto degli USA (i principali produttori di armi) e rischia di privilegiare il Dollaro americano ben oltre le sue attuali quotazioni, come si può intuire dall’andamento del “dollar index” qui riportato:


Cosa sta succedendo dunque? Che siamo di fronte ad un palese caso di “inflazione finanziaria”.

UNA DEFINIZIONE DI “INFLAZIONE FINANZIARIA”

La Cambridge University Press al riguardo ne fornisce una definizione molto esplicita:


“Al centro dell’instabilità finanziaria e della crisi ci sono i processi di inflazione e deflazione nei mercati del credito o finanziari. Questo è uno degli aspetti meno compresi della finanza, e di solito è del tutto ignorato nell’economia finanziaria. Eppure è impossibile capire lo stato apparentemente permanente di fluttuazione nei mercati finanziari, o condurre la politica monetaria in modo efficace, senza una certa comprensione di questi processi. L’inflazione finanziaria è descritta come l’aumento del valore del settore finanziario dell’economia in relazione al valore del resto dell’economia. Ad esempio, alla fine del XX secolo, il valore di tutte le attività finanziarie negli Stati Uniti era pari a più di tre volte il prodotto nazionale lordo degli Stati Uniti. A metà di quel secolo, il valore di tutte le attività finanziarie negli Stati Uniti era circa il doppio del PNL di quel paese. Poiché il prodotto nazionale lordo è un flusso e il valore delle attività finanziarie è uno stock, dovremmo, in senso stretto, confrontare il valore delle attività finanziarie con il valore di alcune altre attività (ad esempio, lo stock di capitale dell’economia). Ma ci sono problemi a misurare con precisione tali scorte. L’inflazione finanziaria può tuttavia essere osservata quando il credito si espande più rapidamente della produzione, o quando i prezzi dei titoli finanziari aumentano più rapidamente dei prezzi della produzione reale (beni di consumo o di investimento) o dei salari.”

I RINCARI DELLE COMMODITIES

Il mondo insomma si attende dunque ulteriori rincari dei prezzi di metalli preziosi, materie prime ed energia anche a causa del peggioramento delle relazioni internazionali tra i due blocchi di nazioni: occidentali e orientali. E in questa prospettiva i valori espressi dalle borse stanno dunque limitandosi a rispecchiare la svalutazione in atto delle principali “fiat currencies” (Dollaro, Euro, Yen e Renminbi). Una svalutazione che attualmente riguarda soltanto alcuni fattori di produzione e non ha per il momento quasi riscontri in termini di inflazione percepita nella media statistica dei prezzi al consumo ma che, evidentemente, non potrà che adeguarvisi, sebbene non potrà che essere rilevata dagli istituti di statistica con ulteriore ritardo.

IL PREZZO DELL’ALLUMINIO NELL’ULTIMO ANNO

Dal punto di vista delle prospettive che ne conseguono tuttavia ci sono elementi che aiutano a prevedere quanto segue:

CONSEGUENZE & PREVISIONI

  • se i prezzi di materie prime e commodities continueranno a correre ciò sarà anche in ragione di una sostenuta domanda, segnale di forza dello sviluppo economico in corso;
  • se l’incremento dei valori espressi dai listini azionari si è di fatto limitato a neutralizzare l’incremento dei prezzi di materie prime e commodities allora è meno probabile che essi andranno giù, sebbene sia lecito attendersi un’importante ripresa della volatilità dei corsi e sebbene sia lecito attendersi una rotazione dei settori privilegiati dagli investitori verso titoli più difensivi;
  • se la svalutazione in corso delle principali divise monetarie si confermerà inoltre come tale non soltanto i tassi d’interesse non scenderanno, ma soprattutto i titoli a reddito fisso saranno progressivamente abbandonati dagli investitori a favore dei titoli azionari, cosa che non potrà che rafforzare i livelli delle borse, a causa del riversamento su queste ultime della liquidità che verrà sottratta ai titoli obbligazionari.
    In questa prospettiva ovviamente la variabile principale resta quella delle tensioni geopolitiche: le tendenze in atto riflettono infatti una prosecuzione delle tensioni e un incremento delle spese militari, che a loro volta stimolano indubbiamente tanto lo sviluppo economico quanto l’inflazione finanziaria (che alla fine dovrebbe riflettersi anche su ulteriori incrementi dei prezzi al consumo).

Va da sé che qualora questo scenario dovesse mutare (ad esempio in caso di ribaltamento dell’attuale amministrazione federale americana alle prossime elezioni politiche) anche le tendenze di fondo potrebbero cambiare.

Stefano di Tommaso