APPUNTI DI TRADING

N. 68 – sabato 23 marzo 2024

 

Operazioni in essere : nessuna

GOLD GIUGNO 24

Dopo che il 30 nov 2023 GOLD CASH ha chiuso per la prima volta un mese sopra 1998 ( rammento che fu il top di apr 2022, ciclo importante ) non un mese, ma nemmeno una sola settimana è più riuscito a chiudere sotto 1998.

La chiusura più bassa è stata di usd 2004 il giorno 8 dic 2023, dopo una caduta verticale di seguito al top notturno segnato il 3 dic 2023 a 2146 usd.

Osservando le chiusure mensili, si ha :

nov 2023 usd 2036

dic 2023 2062

genn 2024 2039

feb 2024 2043

mentre in marzo, finora, il minimo è stato 2039.

Sembra quindi che GOLD CASH abbia acquisito il livello di 1998 dopo la chiusura sopra del 30.11.2023 e che stia ora cercando di acquisire il livello di circa usd 2040

Invito i lettori a guardare bene il grafico giornaliero per prendere coscienza di quanto segue :

– Il top del 3 dic 2023 a 2146 di GOLD CASH sinora ha rappresentato il minimo delle ultime 10 sedute, il che descriverebbe GOLD come molto forte;
– se venisse rotto 2146, un acquisto a basso rischio può iniziare da 2088, con prezzi ideali in area 2055 – 2040, ma purtroppo lo stop loss non può essere inserito più in alto di 1984 GOLD CASH, con assunzione di un forte rischio in percentuale.

Immaginando un cambio di comportamento di GOLD, una volta che avesse chiuso un mese sopra 1998 GOLD CASH, alcuni mesi fa avevo annunciato che avrei dovuto allargare gli stop loss, riducendo al contempo il numero di contratti su cui aprire le mie posizioni.

Fino ad un cambio di scenario.

Tutto ciò premesso, da lu 25 marzo inserirò i seguenti ordini :

compero 1 JUNE MICRO GOLD FUT a 2060 e 1 JUNE MICRO GOLD FUT a 2040, entrambi con stop loss a 2000

SILVER MAGGIO 24

Dopo aver premuto a lungo sul supporto di 22 usd, come GOLD, anche SILVER è salito rapidamente, finalmente esibendo una forza relativa maggiore di GOLD, in mancanza della quale, data la pericolosa maggior volatilità di SILVER rispetto a GOLD, certamente resta un Mercato da evitare.

Resta il fatto che vi è la scadenza di cicli di media importanza nei mesi consecutivi di feb – mar 2024.

Nei due mesi il range è già ora del 17 % circa, benchè marzo non sia concluso e quindi immagino che comprerò SILVER solo se nelle prossime settimane rientrerà profondamente nel range segnato in febbraio (21,93 – 23,50 cash ), direi tra 23,50 e 22,50.

Ripeto da mesi che non mi interessa andare a ribasso su SILVER; potrei ripensarci solo se venisse rotto il minimo di febbraio pari a 21,93 ( prezzo cash ).

Segnalo infine che SILVER CASH, dopo aver segnato un TOP a 25,77 usd, nello stesso gio 21 marzo è sceso di oltre il 4 % a 24,65 per poi scendere ancora ven 22.3

Quindi SILVER, graficamente più debole di GOLD ( non ha certo segnato top storici, che restano a 49,45 usd e nemmeno è sinora riuscito a rompere i massimi dell’anno precedente ), non si fa mancare giornate di ampio range, che possono causare costosi stop loss.

Si può fare trading, ma solo quando offrirà figure a basso rischio.

Impossibile da vendere, salvo inserire uno stop loss a 26,13 di SILVER CASH, ora troppo lontano.

Preferisco attendere con pazienza un acquisto.

DOW JONES INDU CASH

Per tutto l’azionario mondiale si registra in marzo il ciclo di 180 mesi dal minimo del 2009.

Si tratta statisticamente di un tempo da non anticipare, ma da osservare, per comprendere un eventuale cambio di trend.

NASDAQ 100 CASH

La forza relativa di NAS 100 contro DOW è in alternanza, con una ripetuta rotazione dell’economia storica rispetto alla tecnologia ( FAANG + 2 perdono qualche colpo, TESLA stenta, dopo il dimezzamento del top storico )

Dopo che il 4-8 marzo aveva segnato il terzo outside rialzista in sei settimane, NAS 100 CASH ha rotto il minimo di 17804 di tale settimana, scendendo solo fino a 17765 e salendo fino a nuovi massimi, di pochi ticks.

Una belva feroce che si è liberata di chiunque abbia provato a vendere, compresa questa Lettera.

Non ho l’abitudine di insistere, quando un Mercato fa tre outside settimanali su sole sei settimane, con inevitabili perdite per chi, come me, segue le rotture, ma certamente la rilevanza ciclica di marzo 2024, del quale mancano ancora 5 sedute di trading, consiglia di lasciar scorrere questo breve periodo.

Un lettore molto attento, che non è nuovo a note interessanti, mi ha posto in evidenza che il ciclo di 180 mesi dal marzo 2009, ora in essere, è corretto per DOW JONES e SP 500, mentre è scaduto da 5 mesi su NASDAQ 100.

Dice bene in quanto NAS 100 segnò il minimo di 1018 ( ora siamo a 18464, circa 18 volte in 15 anni ) in ott 2008.

Considero comunque rilevante anche per NAS 100 il marzo 2024 in quanto tale Mercato, dopo ott 2008, disegnò un NOWHERE PATTERN finchè ci fu un secondo minimo a 1040 in marzo 2009 , con una partenza violenta da tale tempo.

Quindi il conteggio può partire dalla partenza del movimento.

NOTA FINALE

Anticipo già ai lettori che la dimensione del range di marzo per DOW JONES è già piuttosto ampia ( 39889 – 38457 ), intorno al 3,70 % e quindi una eventuale vendita in rottura del minimo di marzo, con stop loss sopra il massimo, che non sappiamo ancora se si limiterà a 39889, sarà una operazione molto complessa, se non sarà disponibile un diverso pattern, ora non visibile, di minore ampiezza.

Diversamente da come ci ha abituato in 15 anni, NAS 100, nel medesimo marzo 2024, ha disegnato un range solo di poco più ampio di DJ, tra il minimo di 17765 e il recente top di 18464, pari al 3,93 % e, al momento, una sua eventuale, ipotetica, inversione potrebbe, a parità di ampiezza dello stop loss, avere più spazio di ribasso.

Vedremo insieme.

Leonardo Bodini

 

 




INFLAZIONE, SECONDA ONDATA

Una serie di indici e segnali fanno temere l’arrivo di una seconda ondata d’inflazione: quanto sarà consistente? E quanto durerà? I mercati finanziari poi al momento li stanno ignorando oppure li hanno già incorporati nelle quotazioni? Ovviamente la notizia non è di secondo piano, a meno che non si riveli presto come un fuoco di paglia. Al momento non lo sa nessuno e sembra cogliere tutti impreparati, non soltanto nelle sue prospettive, ma anche nelle cause: è l’economia che accelera o è dovuta ad altre strozzature nelle filiere di approvvigionamento? Cerchiamo qui di mettere insieme le informazioni, in attesa di poterne trarre qualche conclusione. 

I MERCATI FINANZIARI RESTANO OTTIMISTI

Negli ultimi giorni l’indice principale del mercato azionario americano (lo Standard & Poor 500, il cui andamento è qui sotto riportato) è rimasto molto vicino al suo record storico, nonostante la serie di segnali che esamineremo più oltre faccia temere che i tassi d’interesse non scenderanno e l’inflazione possa risalire.

Addirittura le borse sembrano sui massimi “a prescindere”, come mostra questo grafico che riporta contemporaneamente l’indice SP500 di Wall Street (scala sulla sinistra) e la risalita dei tassi d’interesse sui titoli di stato (scala sulla destra):

L’INFLAZIONE

Il grafico qui sotto mostra il tasso medio annuo dell’inflazione dei prezzi al consumo negli USA che ha già recuperato nelle ultime settimane una buna parte di quel vistoso calo che aveva fatto alla fine dello scorso anno.

Evidentemente la cosa non potrà durare a lungo: o l’inflazione riprenderà a flettere e di conseguenza le banche centrali (che sono tutte allineate a ciò che deciderà la Federal Reserve Bank of America per timore di grandi oscillanti sui cambi valute) abbasseranno la guardia, oppure -se l’inflazione continuerà a recuperare terreno- i mercati dovranno prendere atto del fatto che le aspettative di due o tre tagli dei tassi (a partire da Giugno) poggiano oramai su presupposti divenuti impossibili. Qui sotto si può ben leggere il calo delle aspettative di tagli dei tassi tra gli operatori per il 2024 :

PERCHÉ L’INFLAZIONE SALE ?

Innanzitutto perché l’economia globale va piuttosto bene. E poi la liquidità in circolazione è sinanco eccessiva, cosa che evidentemente aiuta lo sviluppo. Ma anche perché la domanda di materie prime, commodities, metalli preziosi e risorse strategiche resta decisamente forte, a partire da quella del petrolio, che -sebbene in sordina- continua a crescere. Di seguito l’andamento del prezzo del greggio Brent:

BRENT OIL CRUDE

Ha stupito tutti poi la caduta verticale della volatilità dei prezzi del petrolio, il che fa pensare ad essere spettatori di un momento di “accumulazione”. Se ciò fosse dovremmo poi vedere i prezzi energetici presto molto più alti. Di seguito un grafico al riguardo di tale discesa della volatilità del prezzo del petrolio:

Ma l’inflazione in risalita non dipende soltanto dalle aspettative sul prezzo del petrolio, bensì anche dalla relativa tonicità dell’economia, che -soprattutto negli Stati Uniti d’America, ma non soltanto- “tira” evidentemente più di quanto si potrebbe dedurre da taluni indici economici.

L’ECONOMIA GLOBALE “TIRA”

Crescono infatti più che proporzionalmente i prezzi dei servizi e continuano a crescere le retribuzioni medie. Come abbiamo detto, soprattutto crescono i prezzi delle materie prime, come si può rilevare da grafico e tabella sintetici qui sotto riportati:

Ma al tempo stesso crescono i tassi d’interesse sul medio-lungo termine: il rendimento dei bond a 10 anni americani ha fatto una bella risalita nelle ultime settimane, come mostra il grafico sottostante (anzi, l’ultima rilevazione del tasso a 10 anni del T Bond è addirittura stata del 4,69% lo scorso venerdì sera):

TREASURY BOND 10 YEARS

Non è peraltro diverso il percorso del Bund a 10 anni tedesco, come mostra il grafico qui sotto:

BUND 10 YEARS

Il quale peraltro aiuta parecchio a spiegare il calo dello spread italiano (rilevato proprio come differenza dei rendimenti tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi a 10 anni), dal momento che è soprattutto il rendimento dei titoli tedeschi che è risalito.

DIPENDE DALLO SVILUPPO O DA QUALCHE “STROZZATURA”?

Lo scenario economico a questo punto si tinge di giallo: la risalita di consumi, prezzi e tassi ci sta segnalando l’imminente arrivo di una ripresa roboante dello sviluppo economico globale, che deve però ancora manifestarsi appieno, oppure ci avviamo verso uno scenario distopico di “stag-flazione” (stagnazione economica e inflazione dei prezzi)?

Per una serie di motivi sarei più propenso alla prima ipotesi, non soltanto perché le nuove tecnologie avanzano (e fanno più profitti), ma anche perchè le grandi corporation sono in una fase decisamente positiva, come si può vedere dai due grafici qui riportati, per le imprese americane e per quelle europee:

Il risveglio peraltro dell’indice di fiducia delle imprese europee qui sotto riportato (tanto quello del comparto manifatturiero quanto quello generale) dovrebbe esserne una controprova, dal momento che esso dipende parecchio dall’andamento delle nostre esportazioni nel resto del mondo.

 

Stefano di Tommaso

 




APPUNTI DI TRADING

N. 67 – sabato 16 marzo 2024

 

Operazioni in essere : nessuna

GOLD GIUGNO 24

Dopo che il 30 nov 2023 GOLD CASH ha chiuso per la prima volta un mese sopra 1998 ( rammento che fu il top di apr 2022, ciclo importante ) non un mese, ma nemmeno una sola settimana è più riuscito a chiudere sotto 1998.

La chiusura più bassa è stata di usd 2004 il giorno 8 dic 2023, dopo una caduta verticale di seguito al top notturno segnato il 3 dic 2023 a 2146 usd.

Osservando le chiusure mensili, si ha :

nov 2023 usd 2036

dic 2023 2062

genn 2024 2039

feb 2024 2043

mentre in marzo, finora, il minimo è stato 2039.

Sembra quindi che GOLD CASH abbia acquisito il livello di 1998 dopo la chiusura sopra del 30.11.2023 e che stia ora cercando di acquisire il livello di circa usd 2040

La visione del grafico settimanale allegato alla Lettera consente di visualizzare quanto appena esposto.

Sono ragionevolmente confidente che GOLD CASH stenterà a scendere sotto 1998 in questi mesi ?

Abbastanza.

Sono anche convinto che stenterà a scendere sotto 2040 – 2030 ?

E’ certamente molto presto per considerare acquisito tale livello, ma, come avete letto nelle Lettere più recenti, cerco di utilizzarlo per iniziare acquisti attraverso un “PIANO DI ACCUMULO”.

Sono positivo su GOLD per ragioni di analisi tecnica.

Non conosco le ragioni di Mercato per le quali sta salendo.

Sembra che la CINA stia cambiando una parte delle giacenze di USD in GOLD, ma ci può essere anche altro.

Tutto ciò premesso, da lu 18 marzo inserirò i seguenti ordini :

compero 1 JUNE MICRO GOLD FUT a 2060 e 1 JUNE MICRO GOLD FUT a 2040, entrambi con stop loss a 2000

Si tratta di prezzi tirati, possibili, ma non probabili, tuttavia il profilo di rischio moderato della Lettera e la forte riduzione dei profitti avvenuta di recente suggeriscono di non rincorrere GOLD.

Il contratto aprile va in consegna e quindi i miei ordini saranno piazzati sul giugno, che costa 21 usd in più.

SILVER MAGGIO 24

Dopo aver premuto a lungo sul supporto di 22 usd, come GOLD, anche SILVER è salito rapidamente, finalmente esibendo una forza relativa maggiore di GOLD, in mancanza della quale, data la pericolosa maggior volatilità di SILVER rispetto a GOLD, certamente resta un Mercato da evitare.

Resta il fatto che vi è la scadenza di cicli di media importanza nei mesi consecutivi di feb – mar 2024.

Nei due mesi il range è già ora del 15 % circa, benchè marzo non sia concluso e quindi immagino che comprerò SILVER solo se in marzo rientrerà profondamente nel range segnato in febbraio (21,93 – 23,50 cash ), direi tra 23 e 22,50.

Ripeto da mesi che non mi interessa andare a ribasso su SILVER; potrei ripensarci solo se venisse rotto il minimo di febbraio pari a 21,93 ( prezzo cash ).

DOW JONES INDU CASH

Per tutto l’azionario mondiale si registra in marzo il ciclo di 180 mesi dal minimo del 2009.

Si tratta statisticamente di un tempo da non anticipare, ma da osservare, per comprendere un eventuale cambio di trend.

NASDAQ 100 CASH

La forza relativa di NAS 100 contro DOW è meno vistosa nell’ ultima settimana, tanto che non ha segnato un nuovo top assoluto, mentre DOW JONES non ci riesce già da 15 sedute.

Dopo che il 4-8 marzo aveva segnato il terzo outside rialzista in sei settimane, NAS 100 CASH ha rotto il minimo di 17804 di tale settimana, scendendo solo fino a 17765 e chiudendo poco sopra, a 17809.

Una belva feroce che si è liberata di chiunque abbia provato a vendere, compresa questa Lettera.

Non ho l’abitudine di insistere, quando un Mercato fa tre outside settimanali su sole sei settimane, con inevitabili perdite per chi, come me, segue le rotture, ma certamente la rilevanza ciclica di marzo 2024, del quale mancano ancora 10 sedute di trading, consiglia di lasciar scorrere questo breve periodo.

Leonardo Bodini

 

 

 

 




E ADESSO COSA ?

Continueranno le Borse a infrangere nuovi record? E con pochissimi titoli Super-tecnologici? Oppure l’entusiasmo si allargherà? O peggio: siamo arrivati al capolinea ed è meglio comperare Bond a lungo termine per beneficiare del calo dei tassi? Ogni attesa è lecita dal momento che non ci sono certezze ma, a meno di repentini sbalzi nei tassi d’inflazione, sembra ancora esserci spazio per altro ottimismo. Ma problema resta sempre lo stesso: dove allocare oggi le nuove sfide?

CHI SARANNO I NUOVI TITOLI “MAGNIFICI” ?

La corsa vertiginosa del mercato azionario globale è continuata fino a qualche giorno fa. C’è stato un cambio della guardia ai vertici delle performances azionarie con Apple, Tesla e Alphabet affondate, mentre Nvidia prosegue la sua corsa e due società farmaceutiche di grandi dimensioni: Eli Lilly e Novo Nordisk, reduci da fortunate campagne di investimenti in ricerca e sviluppo, sono in ascesa.


Ciò ha senso. L’economia americana è in ripresa – gli USA hanno aggiunto 275.000 nuovi posti di lavoro a febbraio – e anche le aziende stanno diventando più dinamiche. Il mercato è spinto avanti da innovazioni reali nel campo dell’intelligenza artificiale e dell’assistenza sanitaria che porteranno a flussi di cassa crescenti negli anni a venire. È così che gli investitori possono giustificare valutazioni azionarie più elevate del solito del 20-30%.

LA LIQUIDITÀ SOSPINGE I BENI RIFUGIO

L’indice S&P 500 ha chiuso la settimana in ribasso dello 0,3% dopo essere sceso dello 0,7% venerdì, ma il giorno prima ha comunque raggiunto il 16° record del 2024. Il Dow Jones Industrial Average e il Nasdaq Composite sono scesi rispettivamente dello 0,9% e dell’1,2%, ma non erano lontani dai rispettivi massimi.

Alla fine della settimana scorsa, dopo un’esagerata ascesa dei mercati azionari e la constatazione che la liquidità in circolazione fosse ancora molto elevata, su queste colonne avevamo segnalato la potenzialità di un deciso rialzo dei prezzi di metalli preziosi, materie prime e, in generale, beni rifugio. Cosa che si è puntualmente materializzata per il bitcoin e per l’oro (di seguito i rispettivi grafici) :

Mentre occorre ammettere che ancora si è mosso assai poco il petrolio (come si può vedere dal grafico qui sotto riportato), peraltro l’aver mantenuto una tendenza rialzista dopo la decisione dell’Opec di estendere le quote di produzione e dunque, in sostanza, di inondare il mercato con maggiori quantità è stato un risultato ancora migliore per i paesi produttori.


In sostanza la domanda di petrolio cresce, ma al momento i paesi produttori stanno lavorando per massimizzare la loro soddisfazione in termini di ricavi totali, non di prezzi crescenti.


E LA VOLATILITÀ RIPRENDE A SALIRE

L’indice della volatilità della Borsa di Wall Street, l’indice VIX, è anch’esso salito dalla settimana scorsa, come previsto tra queste colonne e come si può leggere da grafico qui riportato:


Ma a nostro avviso esso ha probabilmente ancora molta strada da fare al rialzo, man mano che gli investitori cercheranno di costruire dei portafogli in linea con una ripresa economica globale che -al momento- non è ancora così evidente.

IN AMERICA RISALE L’INDICE DELLE IMPRESE MINORI

Questo significa che le borse andranno giù ? Non necessariamente, dal momento che le condizioni congiunturali che hanno fatto letteralmente decollare le attese degli investitori nei confronti dei titoli più esposti al cambiamento che arriverà dall’Intelligenza Artificiale restano positivamente immutate. Dunque c’è spazio per altro entusiasmo.

La vera domanda che ricorre tra gli analisti adesso però è se, e quando, le attese di maggiori profitti potranno riguardare gli altri comparti delle tecnologie e dell’industria. Negli U.S.A. In parte è già successo, con l’indice Russell 2000 che, come si può leggere dal grafico qui riportato, dallo scorso Novembre è salito da 1650 a 2100 (del 27%). Tra l’altro il fatto che in questi giorni risulti ancora una volta in crescita dopo un consolidamento avvenuto all’inizio dell’anno fa ben sperare nella possibilità di un deciso prosieguo.


Dunque sta arrivando il momento di investire nelle PMI? Forse, ma di certo non in tutte. In Europa ad esempio abbiamo un serio problema di produttività, come si può vedere dal grafico qui riportato:


L’EUROPA ARRANCA

Le statistiche ultime disponibili per l’Europa in generale al momento non sono buone: per la Germania i nuovi ordinativi manifatturieri del mese di gennaio sono in calo dell’11,3% su base mensile. Non potrà non risentirne l’interscambio commerciale con l’Italia che normalmente si manifesta con tre mesi di ritardo. I profitti aziendali europei dell’ultimo trimestre ‘24 segnano un calo dell’11%, anche se per il primo trimestre (in corso) parlano soltanto di un -4%.

Dunque l’economia europea soffre indubbiamente di una differenza significativa di performances con gli USA dove il mercato è spinto da innovazioni reali nel campo dell’intelligenza artificiale e dell’assistenza sanitaria che porteranno a flussi di cassa crescenti negli anni a venire. Tuttavia, se il quadro generale dovesse confermarsi in accelerazione, anche l’Europa, da sempre molto sensibile all’export, potrebbe arrivare a beneficiarne presto.

I MERCATI ORA “VEDONO” DUE TAGLI DEI TASSI

Tuttavia i mercati talvolta guardano più al calo dei tassi che all’ Intelligenza Artificiale (AI) e ai nuovi farmaci. Dunque se l’inflazione che verrà rilevata nelle prossime ore non farà brutti scherzi (ed è l’ipotesi più plausibile) l’entusiasmo degli investitori potrà continuare, anche se è lecito aspettarsi che vada in parallelo a quel “volo verso la qualità” che viene loro imposto sia dall’elevato costo del denaro che dalla necessità di evitare titoli che sono già cresciuti troppo di valore. Dunque gli acquisti potrebbero estendersi a tutti quei business che potranno risultare ben posizionati per l’ultra-digitalizzazione che arriverà tramite l’AI.


Il contesto generale perciò, sebbene ancora sottoposto al rischio geopolitico e a quello di una ripresa dell’inflazione, fornisce speranza di una progressiva normalizzazione, che si accompagnerebbe al termine di ogni timore di recessione.

Stefano di Tommaso