LE BORSE ANTICIPANO LA RIPRESA ECONOMICA

È andato tutto fin troppo bene sino ad oggi. La recessione è stata evitata in America e in parte dell’Europa, ha limitato i danni altrove e per molti paesi emergenti c’è stata addirittura una bella crescita. Sinanco la Cina l’ha evitata, anzi: anche quest’anno promette di crescere del 5%, cioè poco meno del doppio degli U.S.A. Ma soprattutto, se la crescita economica globale nel 2024 sembra destinata quantomeno a pareggiare quella del 2023 (3,1% anno su anno), ci sono addirittura fondate speranze per un’accelerazione dello sviluppo economico nell’anno in corso! Insomma niente male.

 

Le borse ovviamente non corrono soltanto a motivo delle speranze di accelerazione della crescita economica globale (come vedremo qui sotto) ma queste ultime sembrano solidamente basate su importanti importanti presupposti che è utile citare in breve:

PERCHÉ L’ECONOMIA POTREBBE MIGLIORARE

Le grandi imprese nel mondo hanno concluso l’anno passato con ottimi profitti e le indicazioni per quelli previsti nel 2024 sembrano addirittura migliori

  • Poiché tuttavia molte piccole aziende hanno sofferto l’inflazione e il rincaro dei tassi d’interesse, i governi delle principali economie del mondo stanno studiando ulteriori importanti stimoli alla crescita economica
  • La liquidità globale sta tornando a crescere, principalmente grazie all’intervento silenzioso ma corposo delle principali banche centrali, che hanno alzato i tassi ma non hanno ridotto il loro supporto di liquidità al sistema bancario

  • Continua il processo di concentrazione dei principali settori economici, soprattutto quelli tecnologici, con la conseguenza della crescita dimensionale delle principali imprese globali e il progressivo miglioramento dei loro profitti, con i quali esse proseguono negli investimenti e nell’efficientamento
  • L’ondata di inflazione degli ultimi due anni ha sicuramente contribuito a dare uno scossone all’industria e al commercio, rilanciando il prodotto globale lordo e cambiando gli equilibri precedenti

  • L’avvento delle nuove tecnologie sta anch’esso cambiando parecchio i precedenti assetti industriali e commerciali, contribuendo allo sviluppo della produttività del lavoro e alla conseguente generazione di nuova ricchezza, con un innegabile effetto benefico sull’economia globale
  • La crescita progressiva della popolazione globale nonché dell’economia e del reddito disponibile dei paesi in via di sviluppo sta anch’essa generando, insieme alla crescita economica loro interna, un progressivo spiazzamento dei settori industriali soggetti alla loro concorrenza nei paesi più industrializzati, con una conseguente riallocazione dell’industria di questi ultimi su nuovi paradigmi o su livelli di miglior qualità. Anche in questo caso l’economia globale ne trae un indubbio beneficio.

Tutto bene dunque? Probabilmente si, ma come sempre la risposta non è mai semplice e univoca.

LE COSE POTREBBERO CAMBIARE NELLA SECONDA PARTE DEL 2024

Innanzitutto riguardo ai mercati finanziari: l’inaspettata crescita economica globale in un anno che sembrava destinato a sperimentare una nuova recessione può generare tensioni sui prezzi dell’energia, delle materie prime e dei beni rifugio. Alcuni economisti si avventurano addirittura (con qualche buona ragione peraltro) a prevedere una nuova ondata di inflazione nella seconda parte dell’anno.

La previsione non è inverosimile poiché ci sono tensioni al rialzo sul prezzo del petrolio, che sino ad oggi è stato contenuto anche grazie a numerosi interventi degli U.S.A. (l’amministrazione Biden ha tutto l’interesse a non trovarsi problemi in coincidenza con la campagna elettorale) e per il fatto che, dopo una prima compressione dei consumi collettivi a causa dell’erosione del potere d’acquisto dei salari determinata dall’inflazione, questi ultimi stanno ora gradualmente crescendo, recuperando almeno in parte il divario che si era creato.

 

I consumi di conseguenza possono tornare presto a crescere (negli U.S.A. è già successo) e questa potrà risultare un’ulteriore buona notizia per i profitti aziendali.

PREVISIONI PER IL PREZZO DEL PETROLIO
consumi di conseguenza possono tornare presto a crescere (negli U.S.A. è già successo) e questa potrà risultare un’ulteriore buona notizia per i profitti aziendali.

PERCHÉ LE BORSE POTREBBERO FERMARSI…

Il punto tuttavia è che le borse stanno già ampiamente anticipando quanto per il momento è ancora soltanto un’ipotesi da verificare, dal momento che per i listini azionari quel che conta è il gioco delle aspettative. Dunque non è così scontato che esse proseguano indisturbate nella loro corsa, giunta già adesso a nuovi record storici.

Molti fattori potrebbero congiurare per una correzione, dopo i rialzi recenti:

  • Innanzitutto le prese di profitto da parte di tutti coloro che si rendono conto del fatto che in poco tempo hanno accumulato ottimi guadagni e che potrebbero essere tentati di monetizzarli
  • Altrettanto importante è il fatto che è iniziata la stagione dei dividendi relativi ai profitti del 2023, allo stacco dei quali l’equipollenza delle valutazioni presuppone una discesa del prezzo del titolo che ha staccato i dividendi
  • C’è poi un fattore stagionale: i mesi tra Febbraio e Marzo sono storicamente mesi negativi per le borse, anche se il fenomeno è sempre stato legato a quello già citato dello stacco dei dividendi
  • C’è infine un effetto “tassi d’interesse” dal momento che meglio andrà l’economia e più lentamente le banche centrali saranno disponibili ad abbassare i tassi, rischiando di deludere le attese del mercato e generare così una sorta di ondata di sconforto.

…E PERCHÉ POTREBBERO CONTINUARE LA CORSA

Tutto questo, sebbene sia ragionevole pensarlo, non significa automaticamente che assisteremo a un sell-off, per diversi motivi:

  • Lo sviluppo dell’economia può continuare a sorprenderci positivamente, in particolare le economie dei paesi emergenti potrebbero aggiungere carburante

 

  • Il rialzo dei listini delle principali borse non è stato uniforme nel mondo (sebbene le borse americane contino per quasi l’80% del valore globale di capitalizzazione, pur riguardando un’economia che raggiunge il 18% circa del prodotto globale lordo) e non ha riguardato affatto tutti i comparti industriali: soltanto il 20-30% dei settori economici ha vissuto importanti rialzi e quasi soltanto nelle imprese di maggiori dimensioni. Dunque i rialzi dei listini azionari potrebbero gradualmente estendersi ad altri comparti e ad altre zone geografiche del mondo, assicurando nuova linfa all’ottimismo dilagante

  • La liquidità in circolazione potrebbe continuare a crescere a causa del fatto che le banche centrali si trovano costrette a sostenere le esigenze di rifinanziamento di moltissime banche regionali, fortemente esposte nei confronti del settore immobiliare, che resta compresso a causa degli elevati livelli dei tassi d’interesse. E se la liquidità continua a crescere è probabile che anche le borse ne risentiranno positivamente.

COSA SUGGERISCE LA CONGIUNTURA

Dunque non è facile prevedere cosa potrebbe succedere, sebbene qualche indicazione possa provenire da una più accurata osservazione della congiuntura finanziaria:

  • I tassi d’interesse alla fine dovrebbero alla fine comunque dirigersi verso il basso, per quanto lo potranno fare più lentamente di quanto scontino i contratti derivati sui mercati finanziari

  • La volatilità dei corsi azionari negli ultimi mesi ha toccato livelli storici minimi e può risultare ragionevole prevedere che questo non continuerà in eterno (dunque le borse in futuro potrebbero oscillare maggiormente)
  • I moltiplicatori di valore dei profitti attesi risultano in molti casi eccessivamente elevati, e potrebbero tendere nei prossimi mesi al riallineamento con il resto dei titoli sui mercati (che comunque vengono scambiati a livelli elevati in assoluto rispetto alle medie storiche)
  • I tassi d’interesse attuali vengono considerati elevati in funzione delle aspettative dei mercati che “prezzano” una forte discesa dell’inflazione sino ad almeno il tasso-obiettivo del 2% stabilito dalle principali banche centrali, ma se l’inflazione dovesse riprendere quota allora i tassi d’interesse “reali” (cioè quelli al netto dell’inflazione) potrebbero tendere al ribasso, generando un nuovo spostamento di gran parte dei capitali dai titoli a reddito fisso a quelli azionari, alimentando nuovi record delle quotazioni borsistiche.

IL BUON SENSO INNANZITUTTO

Come orientarsi dunque di fronte a tutte queste considerazioni e ipotesi? Con il buon senso, innanzitutto, ricordando che le borse non sono dei casinò e che dunque ogni volta che si decide di investirvi i propri risparmi occorre farlo puntando al medio-lungo termine. E con sano realismo, il quale ci avverte che dopo ogni picco verso l’alto le oscillazioni aumentano e qualcuno prende paura.

Dunque è lecito attendersi nel corso del mese qualche riallineamento verso il basso. E infine con ragionevolezza, puntando a tenere conto delle attese di redditività che ciascun titolo azionario quotato può esprimere, dal momento che i profitti del passato potrebbero differire parecchio da quelli del futuro.

Dunque è sempre sconsigliabile fare di ogni erba un fascio: le borse non salgono o scendono mai uniformemente. Occorre pertanto effettuare analisi strategiche accurate relative a ciascun business quotato e occorre inoltre un minimo di diversificazione tra settori differenti per evitare di rischiare troppo.

MA I RISCHI GEOPOLITICI RIMANGONO !

Ciò detto non si può non notare che, con i tassi d’interesse che restano alti e che dunque penalizzano i piccoli imprenditori indebitati e rendono ancor più ricche le banche e le grandi multinazionali ultra-liquide, la ricchezza globale continua a concentrarsi in poche mani, aumentando a dismisura i disequilibri e, indubbiamente, anche i rischi geopolitici e di tensioni sociali.


E non c’è dubbio che, qualora questi dovessero esplodere, anche la fiducia degli operatori in un mondo migliore verrebbe meno, riportando verso il basso ciò che era asceso troppo in alto.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 62 – sabato 10 febbraio 2024

 

Operazioni in essere : merc. 31.1 venduti 2 MARZO MICRO NAS 100 a 17350 e ven 2.2 venduto 1 MARZO MICRO NAS 100 a 17750 con stop loss a 18200 per tutto

GOLD APR 24

Ho riproposto il grafico giornaliero, oltre al consueto settimanale, per tracciare il cono che evidenzia la totale assenza di direzionalità da due mesi a questa parte, dopo la violenta discesa dal top assoluto di 2146, che in soli 7 gg ha portato a 1973.

Da allora GOLD, che è da sempre il mio mercato preferito, rimbalza con sempre minor forza.

Ritengo fondamentale osservare se romperà ( immagino di no ) il minimo ( 1973 GOLD CASH ) di dic 2023, che aveva un medio – basso valore ciclico.

Senza trend si vigila, ma non inserisco ordini.

Resta valido, anche se i prezzi non lo rendono urgente, quanto scrissi nella N. 61 : “se GOLD riceve maggiori flussi e prova ad attaccare 2090 in chiusura settimanale; sopra tale livello chi vuole comprare, secondo me dovrà spicciarsi.”

SILVER MAR 24

Appare debole rispetto a GOLD fino ad ora, ma, dopo massimi settimanali calanti da 5 settimane e minimi intorno a 22 usd, è riuscito a rompere il top della precedente settimana, senza accelerare, al momento.

La Lettera lo monitora, senza inserire ordini.

DOW JONES INDU CASH

NON RIESCE A REGISTRARE UN NUOVO MASSIMO ASSOLUTO, MA NON MOLLA

DOW JONES ha restituito a NAS 100 lo scettro della maggior forza relativa, registrando una settimana inside.

Tutto l’azionario mondiale registrerà in marzo, ormai imminente, il ciclo di 180 mesi dal minimo del 2009.

Si tratta statisticamente di un tempo da non anticipare, ma da osservare, per comprendere un eventuale cambio di trend.

NASDAQ 100 CASH

Fortissimo, saliva da un mese e, nella settimana del 29 gen – 2 feb, cui attribuivo una media rilevanza ciclica e quindi possibilità di invertire il trend, NAS 100, invece di registrare un nuovo massimo ed eventualmente iniziare a scendere, ha fatto un minimo ed è risalito veloce, registrando un outside rialzista.

Come ho più volte scritto, l’outside è la figura grafica che è poco gestibile per qualsiasi investitore ed è molto difficile non subire una perdita, che non si è ancora concretizzata, ma è nell’aria a 18200.

NAS 100 si è comportato come fece DOW JONES nella finestra temporale di due settimane dal 2.1 al 12.1, che avevo dichiarato idonea ad una inversione.

Invece di fare un top ( che avrebbe dato una vendita ) quel Mercato scese fino a rompere il minimo della settimana precedente, per poi salire in 2 gg con outside rialzista.

Mantengo quindi il livello prefissato di stop loss a 18200.

Se, diversamente, NAS 100 nonostante questa figura fortemente rialzista, rompesse il minimo di 17128 cash segnato merc 31.1, lo giudicherei un segnale di grave smentita della forza di questo Mercato.

Conseguentemente venderei altri due MICRO FUT in rottura del minimo settimanale di 17200.

Poco probabile, ma non impossibile.

Tutto ciò premesso, sin dal mattino del 12.2, la Lettera inserirà i seguenti ordini :

per i 3 MARZO MICRO NAS 100 venduti , mantengo lo stop loss a 18200

( se ritracciasse intorno a 17500 fut, valuterei la riduzione – azzeramento dei 3 micro shortati, per limitare il rischio, ma è una simile operatività va gestita giorno per giorno e questa Lettera è settimanale )

e poi

vendo 2 MARZO MICRO NAS 100 a 17200 stop ( in rottura )

Leonardo Bodini




NIENTE RECESSIONE!

L’economia globale continua a “tirare”! Quest’anno si prevede una crescita del prodotto globale lordo almeno pari a quella del 2023, mentre le borse toccano nuovi massimi e gli interessi pagati dai titoli a reddito fisso continuano a flettere. Tutto bene dunque? Forse si, nonostante le cornacchie abbondino e i cannoni urlino. La stagione dei dividendi in arrivo sembra ricca e la liquidità sui mercati difficilmente scarseggerà. Unica guastafeste potrebbe risultare la volatilità, ad agitare le acque nei prossimi mesi.

 

L’ECONOMIA CRESCE

Tanto tuonò che piovve”! Il proverbio viene dal racconto che Platone fa della vita di Socrate: mentre il filosofo intratteneva un ospite nel cortile di casa, la moglie iniziasse a brontolare ed inveire ad alta voce. Completamente ignorata, la donna fini per rovesciare dalla finestra una brocca di acqua sulla testa di Socrate che in quella occasione ebbe a pronunciare seraficamente questa frase, destinata a fissarsi nell’immaginario collettivo per significare l’ineluttabilità di un evento.

Ma stavolta l’ineluttabilità evidentemente non era tale (cioè nonostante i tuoni “non” piovve), visto che la recessione più annunciata della storia continua anche quest’anno a non verificarsi!

Sia ben chiaro: è sempre possibile che si verifichino eventi straordinari e imprevedibili quali guerre, pandemie, catastrofi naturali o simili. A dire il vero il rischio geopolitico continua a più che mai ma nel frattempo i mercati brindano! La verità è che nessuno può prevedere gli eventi catastrofici, e in loro assenza, l’economia va avanti, e contro tutte le previsioni. È altrettanto vero che prima o poi le recessioni arrivano, ma se non riusciamo a prevedere quando, allora è inutile parlarne!

E infatti l’economia globale quest’anno dovrebbe superare di slancio il 3% di crescita (la stima del FMI è del 3,1%, cioè più del 2023) al netto dell’inflazione, che peraltro continua a flettere. È vero: le banche centrali temporeggiano nell’abbassare i tassi e il costo del debito continua a restare alto, ma è altrettanto vero che i tassi d’interesse a lungo termine (cioè quelli che guidano le valutazioni azionarie e che riguardano la maggior parte dei titoli obbligazionari) continuano a scendere, nonostante i timori che riguardano lo straripare dei debiti pubblici e la conseguente necessità di collocare più titoli. E se scendono i rendimenti impliciti dei titoli a reddito fisso si apprezzano corrispondentemente quasi tutti i valori finanziari.

MA GLI IMMOBILI AL MOMENTO LANGUONO

Gli unici valori che -ad oggi- proprio non ne vogliono sapere di rivalutarsi (o anche soltanto di riprendere fiato) sono quelli immobiliari, stretti fra un elevato costo del denaro e un’inflazione calante. E questi rischiano di far crollare il valore di una parte importante degli impieghi delle banche, che iniziano a rappresentare una sorta di attivo “tossico” per i loro bilanci.

Nemmeno sul fronte delle banche tuttavia sta succedendo alcunché di grave, perché stavolta le principali banche centrali stanno irrorandole con molti rifinanziamenti. Sono soprattutto le banche del territorio quelle che mantengono più impieghi negli immobili e sono anche quelle più penalizzate nelle valutazioni delle borse. Ma per assurdo è proprio questo rischio che spinge le banche centrali a mettere a disposizione del sistema degli importanti rifinanziamenti, sospingendo così la liquidità disponibile.

E I TAGLI DEI TASSI VENGONO RINVIATI

Ecco spiegato peraltro per quale motivo le banche centrali nicchiano nell’abbassare i tassi d’interesse: non potendo praticare politiche monetarie restrittive (a pena del crollo di buona parte delle banche minori) ecco che esse rallentano sul fronte dei tassi, almeno sino a quando l’inflazione non scenderà al di sotto del tasso-target (il famigerato 2%).

Quest’ultimo tuttavia, nella misura in cui l’economia continuerà a tirare -come al momento può sembrare, soprattutto in America- rischia di rimanere una sorta di “asintoto” (cioè un limite cui ci si può avvicinare ma non può essere raggiunto). E così, seduta dopo seduta, i tagli dei tassi continuano ad essere rinviati.

I PRIVILEGIATI RESTANO I TECNOLOGICI

Ma il lavoro delle banche centrali stavolta lo sta facendo il mercato, perché se i tassi a lungo termine scendono allora i titoli salgono e l’economia ne viene ristorata, quasi come se il costo del denaro fosse ugualmente in discesa: ad esempio scendono i tassi fissi e salgono i valori azionari, soprattutto quelli fortemente orientati al futuro. Cioè i più solidi e più tecnologici.

Questo fenomeno ovviamente può spaventare perché continua a crescere il divario tra i valori azionari emessi da aziende “tradizionali” (cioè meno tecnologiche) e quelli delle altre. Così come continuano ad essere meglio valutate le imprese più grandi rispetto a quelle minori: è un tema implicito di “comperare” il lungo termine: la chimera più richiesta al momento dagli investitori.

CRESCE IL DIVARIO TRA AMERICA E EUROPA

Purtroppo, mentre le notizie in generale per i mercati finanziari restano decisamente positive, continua a crescere il divario tra i valori che esprimono al di qua e al di là dell’Atlantico. I corsi azionari di molte imprese americane continuano a sovraperformare rispetto a quelle europee, dove peraltro esistono in assoluto poche imprese davvero tecnologiche e molte più banche del territorio. Un divario che sembra destinato a permanere, anche se il rendimento implicito dei dividendi in Europa continua a crescere e diviene in tal modo attrattivo, soprattutto se la liquidità continuerà ad essere abbondante e i tassi d’interesse continueranno a flettere.

L’auspicio rimane cioè quello di un progressivo allargamento dell’interesse degli investitori ai settori meno innovativi e alle imprese di minor dimensione. Soprattutto se, come sembra, i bilanci che verranno pubblicati da qui a poco riveleranno ulteriori miglioramenti dei profitti netti. Cosa però plausibile dal momento che -con la scusa dell’inflazione dei prezzi- molte imprese hanno potuto beneficiare della revisione all’insù dei listini di vendita.

MA LA VOLATILITÀ POTREBBE RISALIRE

Dunque si può legittimamente sperare -almeno fino alla conclusione della stagione dei bilanci in un’ ampliamento ad altri comparti dell’appetito degli investitori, cosa che potrebbe rilanciare i titoli a più bassa capitalizzazione e contribuire a mantenere un buon tono generale sui mercati finanziari.

Anche se è altrettanto probabile che i listini di borsa, da tempo giunti ai massimi di sempre, inizieranno a scarseggiare di buone notizie e potrebbero di conseguenza registrare una generale maggior volatilità dei corsi, sino ad oggi rimasta sostanzialmente ai minimi.

Se da questa possibile maggior volatilità potrà scaturire anche qualche vero sell-off dipenderà -al netto delle possibili sorprese della geopolitica, purtroppo sempre in agguato- soprattutto dall’abbondanza della liquidità disponibile. E al momento risulta difficile vederne la probabilità.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 61 – sabato 3 febbraio 2024

 

Operazioni in essere : merc. 31.1 venduti 2 MARZO MICRO NAS 100 a 17350 e ven 2.2 venduto 1 MARZO MICRO NAS 100 a 17750 con stop loss a 18200 per tutti

GOLD APR 24

Ho riproposto il grafico mensile, dopo molto tempo, per evidenziare che, dopo 19 mesi dal top di apr 2022 ( GOLD CASH 1998 ), le chiusure di fine novembre , dicembre e gennaio sono avvenute sopra tale livello. Sintomo di forza, con alcuni pull back ( 1973 e 2002 )

La rottura del TRIPLO MASSIMO ( 2075 – 2070 – 2060 ), che attendo, ancora non si vede.

Se e quando ci sarà (la dichiarerò dopo una chiusura settimanale sopra 2090 cash ) mi aspetto un forte movimento al rialzo con obiettivi anche molto lontani.

La mia ipotesi è che, molto lentamente, GOLD riceva denaro in uscita dalla rilevante liquidità mondiale, per fare una passeggiata al rialzo.

Tutti i maggiori asset managers sanno che hanno troppo liquido per riuscire a comperare oro senza far schizzare il prezzo, cosa che vogliono evitare perché depotenzierebbe il loro tentativo di usarlo come copertura dall’eccesso di “fiat money”.

Avevo scritto :

“Da 4 settimane GOLD non riesce a rompere il top della settimana precedente e ciò mette in allarme per la tenuta di 1973, che fu il minimo registrato la settimana successiva al top assoluto di 2146 registrato nella notte del 3 dic 2023. Resto convinto di un rialzo, finchè GOLD CASH non rompesse 1973. Per dare il via potrebbe bastare anche la sola rottura del top di ogni settimana precedente.”

Nella ultima settimana è stato rotto il top della precedente; vedremo se GOLD riceve maggiori flussi e prova ad attaccare 2090 in chiusura settimanale; sopra tale livello chi vuole comprare, secondo me dovrà spicciarsi.

SILVER MAR 24

Appariva molto debole fino ad ora, ma, dopo massimi settimanali calanti da 5 settimane e minimi intorno a 22 usd, è riuscito a rompere il top della precedente, senza accelerare, al momento.

La Lettera lo monitora, senza inserire ordini.

DOW JONES INDU CASH

ENNESIMO NUOVO MASSIMO ASSOLUTO

E’ stato rotto il top di 36952 dell’inizio gen 2022 e il Mercato è salito a 38783 DJ CASH. Continua a segnare nuovi record, questa volta con barra estesa.

L’andamento di DOW JONES ven 26.1 mostra una maggior forza relativa rispetto a NAS 100, che non si vedeva dall’inizio di gennaio. Va monitorato.

NASDAQ 100 CASH

Avevo scritto :

“La mia analisi del tempo porta ad attribuire un certo rilievo alla settimana da lu 29.1 a ven 2.2, quindi proverò a sfruttare questo segnale, che possono vedere solo pochi operatori, certamente meno di uno su cento. NAS 100 è salito proprio nel range 17500-17700 ( registrato 17665 ) che avevo indicato da circa un mese, ma ora bisogna vedere se questo treno in corsa invertirà proprio qui e ora. Sarebbe una analisi di grande valenza, che poi dovrò tradurre in profitti, senza espormi ad uno stop loss non compatibile con il profilo di rischio della Lettera. Giunti ora ai prezzi che avevo calcolato, tutto da verificare che il Mercato inverta, ma si creerebbe un pattern interessante.”

Nella settimana appena conclusa, cui attribuivo una media rilevanza ciclica e quindi possibilità di invertire il trend, NAS 100 invece di registrare un nuovo massimo ed eventualmente iniziare a scendere, ha fatto un minimo ed è risalito veloce, registrando un outside rialzista.

Esattamente come fece DOW JONES dal 2.1 al 12.1, invece di assistere ad un top ( che avrebbe dato una vendita ) quel Mercato scese fino a rompere il minimo della settimana precedente, per poi salire in 2 gg con outside rialzista.

Quindi, nei 5 gg di trading, stesso copione del DOW JONES, che poi salì circa di un ulteriore 5 per cento, sino ad ora.

Mantengo il livello prefissato di stop loss a 18200.

Se, diversamente, NAS 100 nonostante questa figura fortemente rialzista, rompesse il minimo di 17128 cash segnato merc 31.1, lo giudicherei un segnale di grave smentita della forza di questo Mercato.

Conseguentemente venderei altri due MICRO FUT in rottura del minimo settimanale di 17200.

Poco probabile, ma non impossibile.

Tutto ciò premesso, sin dal mattino del 5.2, la Lettera inserirà i seguenti ordini :

per i 3 MARZO MICRO NAS 100 appena venduti , mantengo lo stop loss a 18200

e poi

vendo 2 MARZO MICRO NAS 100 a 17200 stop ( in rottura )

NOTA FINALE

Nella N. 60 ho dimenticato di scrivere una riga : gli ordini di vendita a 17750 e a 17900 saranno cancellati, se NAS 100 scenderà sotto 17350 prima di averli eseguiti.

Ciò per me era scontato, in quanto la rottura di 17350, seguita dalla rottura di 17750, avrebbe generato un outside rialzista e certamente non si vende in forza contro il ribaltamento del trend. Ma la riga non c’è e pertanto la Lettera si trova con 1 MARZO MICRO NASDAQ venduto a 17750, che non ci doveva essere.

Amen.

Leonardo Bodini