APPUNTI DI TRADING

N. 66 – sabato 9 mar 2024

Operazioni in essere : nessuna

GOLD APR 24

Purtroppo avevo visto giusto e GOLD ha chiuso sopra 2090, ma quasi IN CIELO.

Avevo scritto lo scorso sa 2 marzo :

“Credo più ad un rialzo, che sarà confermato dopo una chiusura settimanale sopra 2090 GOLD CASH, ………………………. GOLD sta provando a mandarmi long in forza, ha ripetuto il prezzo di 2088, che sulla Lettera è in evidenza da molto tempo ed ha chiuso di poco sotto………..La barra dell’ultima settimana quasi coincide con quella di ve 1 marzo; fa pensare che qualcuno sappia qualcosa che sta arrivando……………..Poiché l’acquisto in rottura impone uno stop loss molto ampio, cercando di evitare che l’attesa di una chiusura settimanale sopra 2090 costringa infine ad acquistare a prezzi molto più alti…………………” avevo provato ad acquistare a 2050 e 2030, inserendo uno stop loss ampio a 1990.
Il successivo lu 4 marzo GOLD ( e SILVER ) hanno inanellato una serie di barre giornaliere molto estese , tutte con minimi crescenti.
Premesso che GOLD in pochi gg ha radicalmente cambiato il proprio grafico e che l’acquisto in pull back presenterebbe uno stop loss accettabile solo a patto di scendere sotto 2088 cash, da lu 11 marzo inserirò i seguenti ordini :

compero 1 APR MICRO GOLD FUT a 2060 e 1 APR MICRO GOLD FUT a 2040, entrambi con stop loss a 1990

Si tratta di prezzi tirati, possibili, ma non probabili, tuttavia il profilo di rischio moderato della Lettera e la forte riduzione dei profitti avvenuta di recente suggeriscono di non rincorrere GOLD.

SILVER MAGGIO 24

Dopo aver premuto a lungo sul supporto di 22 usd, come GOLD, anche SILVER è salito rapidamente, senza tuttavia esibire una forza relativa maggiore di GOLD, del quale in passato ha esagerato i movimenti, tanto al rialzo, quanto al ribasso.

Potrebbe essere, come temo, che SILVER ora rappresenti la scarsa domanda di metalli industriali, mentre GOLD svolga il ruolo di rifugio.

Avevo chiesto : “una riduzione di volatilità ( ragionevole ) potrebbe mantenere il range di marzo circa all’interno di quello che stiamo osservando in febbraio.”

In quanto : “La scadenza di cicli di media importanza nei mesi consecutivi di feb – mar 2024 stimola una maggiore attenzione, soprattutto a quante energie stiano spendendo i venditori per sfondare il supporto di 22 USD, che da mesi avevo indicato e colorato nei grafici come rilevante.”

Infine avevo scritto : “Non mi interessa andare al ribasso ora su questo Mercato.”
Poiché il comportamento di SILVER dimostra meno forza rispetto a GOLD, lo comprerò solo se in marzo rientrerà profondamente nel range segnato in febbraio ( 22,28 – 23,50 cash ), direi tra 23 e 22,50.

DOW JONES INDU CASH

Per tutto l’azionario mondiale si registra in marzo il ciclo di 180 mesi dal minimo del 2009.

Si tratta statisticamente di un tempo da non anticipare, ma da osservare, per comprendere un eventuale cambio di trend.

NASDAQ 100 CASH

Vale quanto sopra, salvo che la forza relativa è ben maggiore nelle ultime settimane, tanto che continua a segnare nuovi top assoluti, mentre DOW JONES non ci riesce da 10 sedute.

L’ultima settimana ha segnato il terzo outside rialzista in sei settimane.

La candela della settimana 4 – 8 marzo esteticamente inganna, in quanto il corpo scuro induce a ritenerla ribassista, mentre chi controllerà il grafico giornaliero vedrà che la realtà è il contrario, con minimo mart 5.3 poco sopra 17800 e top il ven 8.3 poco sopra 18400, sempre del MARZO FUTURE.

Una belva feroce che si sta liberando di chiunque abbia provato a vendere.

Utile una pausa per radunare energie e idee.

Leonardo Bodini

 




PETROLIO, ORO E BITCOIN

È possibile che sia in arrivo il momento dei beni rifugio? L’economia sembra tornare a voler correre e, con le quotazioni delle borse salite alle stelle, c’è chi ci scommette. Citi di New York ad esempio ha pubblicato un importante studio al riguardo. La tesi è peraltro verosimile, anche se molto dipenderà dal comportamento che avranno le banche centrali. Vediamo perché :

L’OTTIMISMO DEI MERCATI

Le borse -nonostante i continui record toccati e nonostante i grandi rischi che si sgonfi la bolla speculativa legata alle aspettative sull’intelligenza artificiale- continuano a testare nuovi massimi, innalzando i moltiplicatori dei redditi attesi che sono alla base delle valutazioni d’azienda e contagiando grande ottimismo generale. Qui sotto l’andamento dell’indice globale azionario MSCI :


L’ottimismo insomma, per quel che è possibile intuire, è sempre ai massimi, anche se trova un fondamento razionale nelle attese di prosecuzione della ripresa economica. I mercati tra l’altro continuano a prezzare attese di una discesa dei tassi d’interesse anche se, al momento, essa non trova grandi conferme.

Anzi: ci sono timori diffusi di una ripresa dell’inflazione, anche a causa del buon andamento dell’economia globale, e ci sono evidenze di una tendenza alla risalita del prezzo del petrolio, normalmente assimilato al costo tendenziale dell’energia, così come ci sono segnali di forza del dollaro americano, che potrebbe di per sé determinare un rialzo indiretto dei prezzi delle materie prime, dal momento che questi ultimi normalmente sono espressi in Dollari americani. Molti segnali dunque fanno pensare che i tassi d’interesse non scenderanno tanto presto, ma i mercati vogliono crederci ugualmente.

MOLTE BANCHE SONO IN AFFANNO

Ci sono poi ancora una volta segnali di difficoltà evidenti di numerosi istituti bancari di piccola e media dimensione, che sono in competizione tra loro per mantenere l’appetibilità dei loro depositi e si vedono costrette a remunerarli molto cari pur di non perderli. Le loro difficoltà stanno obbligando le banche centrali (soprattutto la più importante di tutte, la Federal Reserve Bank of America, detta FED) ad immettere liquidità aggiuntiva per sostenerle, una liquidità che non può non riversarsi sui mercati finanziari e che non potrà che alimentare tanto i listini delle borse valori quanto l’acquisto di beni-rifugio come appunto metalli preziosi, materie prime e criptovalute.

L’ANDAMENTO DEI TITOLI A WALL STREET DI DIVERSI ISTITUTI BANCARI E’NEGATIVO

Dunque i mercati finanziari scommettono sul fatto che l’inflazione continuerà a flettere anche se la liquidità in circolazione resterà abbondante.

LA “TRAPPOLA”DELLE BANCHE CENTRALI

In questo momento poi si dice che le banche centrali sono “intrappolate” perchè se ciò non dovesse accadere, allora per salvaguardare la tenuta del sistema finanziario esse dovranno irrorarlo di ulteriore liquidità proprio mentre avrebbero voluto continuare con il “quantitative tightening” (la stretta monetaria che normalmente viene messa in atto per contrastare l’inflazione). Cosa che non potrebbe che favorire ulteriormente i listini di borsa.

MA LO SCENARIO RESTA FAVOREVOLE

Sebbene dunque uno dei presupposti dell’ottimismo delle borse (l’attesa di un calo dei tassi d’interesse) al momento non sembra prendere forma (anzi: i tassi a lungo termine, quelli espressi dai titoli di stato americani a dieci anni, ad esempio, negli ultimi mesi sono risaliti di mezzo punto) resta al momento valido l’altro elemento di ottimismo: quello della crescita dei profitti aziendali (almeno quelli delle grandi multinazionali), circa il quale invece restano pochi dubbi


Lo scenario economico globale resta dunque positivo e, anche se al momento non è ancora urgente un taglio dei tassi d’interesse, l’America scommette sul fatto che la liquidità resterà abbondante ma l’inflazione non tornerà significativamente a crescere e che quindi alla fine la FED abbasserà i tassi d’interesse.


Tra l’altro se la FED dovesse farlo, allora nessuna delle altre banche centrali sarebbe nella condizione di divergere dalle sue politiche monetarie (con l’eccezione della Banca del Giappone, come si può leggere dal grafico qui sotto riportato), sia per evitare di vedere travolto il cambio delle loro valute nazionali con il Dollaro, che per il fatto che anch’esse devono evitare una eccessiva onerosità dei rispettivi debiti pubblici.


ORO A 3000 DOLLARI?

In uno scenario del genere tuttavia, dal momento che i listini delle borse valori si trovano già a livelli che in precedenza non erano nemmeno immaginabili e visto che la liquidità in circolazione non sembra destinata a ridursi, gli analisti di alcune grandi banche come Citibank si aspettano che possano tornare a crescere i prezzi di materie prime, beni rifugio e criptovalute.


Perciò prevedono che il prezzo dell’oro possa riprendere salire sino a 3.000 dollari l’oncia e quello il petrolio sino aalmeno a 100 dollari al barile entro i prossimi 12-18 mesi. Sul Bitcoin è un po’ più difficile esprimere previsioni precise, ma ce n’è anche meno bisogno perché il suo prezzo è già decollato.


Più precisamente gli analisti di Citibank prevedono che le banche centrali dei paesi BRICS desidereranno sì incrementare le loro riserve ma al tempo stesso si ripropongono una progressiva de-dollarizzazione delle loro economie. Per questo motivo le stesse potrebbero aumentare gli acquisti del metallo giallo. Il World Gold Council riferisce che banche centrali di tutto il mondo hanno sostenuto per due anni consecutivi più di 1.000 tonnellate di acquisti netti di oro, e indovinate chi ha venduto? La FED e la BCE ovviamente. Ma in futuro non è così detto che continueranno a farlo. Di qui le previsioni per una crescita delle quotazioni del metallo giallo.

La speculazione al rialzo sui beni rifugio come l’oro, le materie prime o il Bitcoin, potrebbe inoltre essere sospinta dalle attese di ribasso dei tassi d’interesse, soprattutto nel caso in cui a ciò non dovesse corrispondere necessariamente l’azzeramento dell’inflazione o una riduzione in corso della monetizzazione dei debiti pubblici nazionali.


Il prezzo dell’oro (come del resto anche quello del Bitcoin) ha poi una relazione inversa con i tassi di interesse. Man mano che si consolidano aspettative di discesa dei tassi di interesse, l’oro e il Bitcoin divengono più attraenti  rispetto agli asset che forniscono un reddito fisso come le obbligazioni, che producono sì rendimenti, ma sono soggette alla progressiva svalutazione monetaria.

PETROLIO A 100 DOLLARI?

Un altro scenario evidenziato nel rapporto di Citi prevede che i prezzi del petrolio raggiungano nuovamente la tripla cifra. I catalizzatori che faranno sì che il petrolio raggiunga i 100 dollari al barile includono rischi geopolitici crescenti, tagli più marcati da parte dell’ “OPEC+” e possibili nuove interruzioni dell’offerta dalle principali regioni produttrici di petrolio, a causa ad esempio degli attacchi Houthi dallo Yemen contro petroliere e navi-cargo che attraversano il Mar Rosso.


I recenti sviluppi mostrano che le tensioni al confine tra Israele e Libano sollevano il timore che la guerra a Gaza possa diffondersi altrove in Medio Oriente. Iraq, Iran, Libia, Nigeria e Venezuela sono vulnerabili a possibili interruzioni delle forniture, con una politica di sanzioni statunitensi più restrittiva nei confronti di Iran e Venezuela potenzialmente già in programma.

C’è poi la possibilità che il buon andamento dell’economia globale spinga al rialzo la domanda di petrolio e quasi sicuramente di conseguenza crescerebbero le sue quotazioni, data la marcata rigidità dell’offerta. Insomma le possibilità che queste salgano sembrano maggiori di quelle che scendano.

MOLTO DIPENDERÀ DALLA LIQUIDITÀ IN CIRCOLAZIONE

La giostra, come si può dedurre dalla narrativa, dipenderà molto dalla creazione di nuova liquidità che le banche centrali saranno disposte a concedere. Al riguardo non ci sono soltanto le possibili crisi di solvibilità di molti istituti bancari, ma anche le necessità crescenti di continuare a finanziare i debiti pubblici praticamente in tutto il mondo. Per questo motivo le banche centrali sono chiamate a intervenire per supportare (e monetizzare) le emissioni di debito pubblico praticamente in tutto il mondo, esattamente come avviene già da tempo in Giappone.


E sino a quando lo sviluppo economico globale non darà segnali di rallentamento oppure le banche centrali decideranno di frenare davvero la liquidità in circolazione, borse e beni rifugio resteranno intorno ai massimi storici, magari semplicemente incrementando la volatilità dei loro corsi (che resta davvero bassa da troppo tempo) e accelerando la rotazione dei portafogli degli investitori, dagli asset più aggressivi a quelli difensivi.

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 65 – sabato 2 marzo 2024

Operazioni in essere : nessuna

Merc. 31.1 venduti 2 MARZO MICRO NAS 100 a 17350, ven 2.2 venduto 1 MARZO MICRO NAS 100 a 17750 ed infine mart 20.2 venduti 2 MICRO NAS 100 a 17500; tutti i 5 MICRO NAS 100 ven 1 marzo sono stati stoppati a 18200 con una perdita di :

17350 – 18200 = 850 punti x 2 contratti x 2 usd = usd 3400

17750 – 18200 = 450 punti x 1 contratto x 2 usd = usd 900

17500 – 18200 = 700 punti x 2 contratti x 2 usd = usd 2800, in totale usd 7100, pari ad euro 6562

GOLD APR 24

Ha assaggiato più volte il livello di 1998 senza chiudere nessuna settimana al di sotto.

Avevo scritto : “Credo più ad un rialzo, che sarà confermato dopo una chiusura settimanale sopra 2090 GOLD CASH, che ad un ribasso, che prenderebbe credibilità con chiusura di qualche gg sotto 1973 GOLD CASH”.

GOLD sta provando a mandarmi long in forza, ha ripetuto il prezzo di 2088, che sulla Lettera è in evidenza da molto tempo ed ha chiuso di poco sotto.

La barra dell’ultima settimana quasi coincide con quella di ve 1 marzo; fa pensare che qualcuno sappia qualcosa che sta arrivando.

Poiché l’acquisto in rottura impone uno stop loss molto ampio, cercando di evitare che l’attesa di una chiusura settimanale sopra 2090 costringa infine ad acquistare a prezzi molto più alti, da lu 4 marzo inserirò il seguente ordine :

compero 1 APR MICRO GOLD FUT a 2050 e 1 APR MICRO GOLD FUT a 2030, entrambi con stop loss a 1990

SILVER MAGGIO 24

SILVER continua a premere sul supporto di 22 USD e ciò potrebbe proseguire anche in marzo, quando il Tempo, che analizzo più del Prezzo, darebbe questa indicazione.

Al momento mi farebbe comodo una riduzione della volatilità, per poter acquistare con uno stop loss contenuto.

Il termine “contenuto” è poco adatto a SILVER, che molte volte sorprende con barre giornaliere oltre il 4 -5 %

Una riduzione di volatilità ( ragionevole ) potrebbe mantenere il range di marzo circa all’interno di quello che stiamo osservando in febbraio.

La scadenza di cicli di media importanza nei mesi consecutivi di feb – mar 2024 stimola una maggiore attenzione, soprattutto a quante energie stiano spendendo i venditori per sfondare il supporto di 22 USD, che da mesi avevo indicato e colorato nei grafici come rilevante.

Il livello di 22 USD, più volte assaggiato, non cede, al momento, quindi cercherò di utilizzarlo per un acquisto a basso rischio.

Nell’ultima settimana del mese ( lu 26.2 – ve 1.3 ) SILVER è salito, senza offrire un acquisto vicino a 22 usd.

Devo attendere perché, per tutto il mese che è appena iniziato, il ciclo temporale attrae SILVER cash in zona 22 USD e quindi cercherò uno o più acquisti in quell’area ( circa 22,20 per il future maggio )

Non mi interessa andare al ribasso ora su questo Mercato.

DOW JONES INDU CASH

Per tutto l’azionario mondiale si registrerà in marzo il ciclo di 180 mesi dal minimo del 2009.

Si tratta statisticamente di un tempo da non anticipare, ma da osservare, per comprendere un eventuale cambio di trend.

NASDAQ 100 CASH

Tanta fatica e soldi buttati. Facevo meglio ad attendere marzo, centoottantesimo mese dal 2009.

Pazienza.

In coda alla precedente N. 64 avevo scritto :

– “NAS 100 ha mandato questa Lettera in vendita per 5 contratti, di cui 2 + 2 in rottura di minimi, vale a dire a prezzi bassi rispetto al range percorso nel 2024;
– mediamente ciò fa salire la perdita potenziale e non mi piace;
– il prezzo medio di queste vendite ( 17350 * 2 + 17750 * 1 + 17500 * 2 ) è di 17490 e ve 23.2 il Mercato ha chiuso poco sotto 18000, quindi ben sopra il punto di pareggio;
sembrerebbe un regalo riuscire a chiudere la posizione in pari da 17490 in giù;
– comunque ritengo corretto seguire la poco probabile rottura del minimo di febbraio ( 17128 cash, circa 17150 del contratto marzo )”.

Su NAS 100 prendo una pausa, dopo che due outside settimanali rialzisti mi hanno, in entrambe le occasioni, prima mandato in vendita e poi ribaltato il trend in qualche ora.

La vita, non per tutti, è dura.

Leonardo Bodini

 




“HIGH FOR LONGER”

I mercati finanziari stanno anticipando la ripresa economica? Un paio di settimane fa pubblicavo un articolo al riguardo, per concludere che si, questo ora è possibile, sebbene permangano una marea di rischi: da quelli già scontati della geopolitica a quelli meno evidenti di una nuova ondata inflattiva.

 

L’AMERICA CRESCE PIÙ DELLE ATTESE

La pubblicazione -la settimana scorsa- della lettura preliminare del Prodotto Interno Lordo USA tuttavia aggiunge benzina sul fuoco perché proietta la crescita di Gennaio al +3,3%, ben oltre-dunque- le più rosee aspettative degli economisti e dei vari istituti di ricerca. Mai più che in questo momento è la locomotiva americana a guidare l’Occidente. In particolare ora che la Germania affronta uno dei periodi più difficili dal dopoguerra per la salute delle sue industrie, e anche se il Giappone (insieme a tutto il resto dell’estremo oriente) sta performando altrettanto bene. Ma l’America ha tassi molto più alti, e le più grandi multinazionali del pianeta. Non c’è da stupirsi dunque se le attese sono per un Dollaro forte!


IL 2024 POTREBBE ESSERE MIGLIORE DEL 2023

Gli Organismi Sovranazionali ovviamente non sono pronti ad affermarlo pubblicamente: il Fondo Monetario Internazionale ad esempio si dichiara sorpreso della resilienza mostrata dall’economia globale, attribuendolo alla “resilienza degli Stati Uniti e di diversi grandi mercati emergenti ed economie in via di sviluppo, nonché al sostegno delle politiche fiscali messe in atto in Cina”. e pubblica una leggera revisione al rialzo delle stime per il 2024 come si può leggere nel grafico riassuntivo qui sotto:


Anche se gli indicatori anticipatori compositi dell’OCSE (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico dei paesi industriali più sviluppati e dotati di un’economia di mercato aperto) puntano verso una ripresa nella maggior parte delle economie anche emergenti (con Cina e Regno Unito come i maggiori “rimbalzi”), è negli U.S.A. che si mostrano le valutazioni più positive sui redditi personali e sulle prospettive del mercato del lavoro, con l’indice della fiducia dei consumatori salito a dicembre a 110,7.

Come si può leggere dagli istogrammi sopra riportati, le prospettive economiche sembrano essere in miglioramento anche per i paesi emergenti, e in particolare per il blocco dei BRICS di cui possiamo osservare le attese del FMI di Cina, India, Brasile e Russia (prudenziali, aggiungerei, visto che in tutti gli ultimi anni esse -per i BRICS- risultano poi superiori alle attese del FMI).

In particolare per gli USA il Leading Economic Index (LEI), il cui grafico aggiornato a fine Gennaio è qui sotto riportato, fornisce un’indicazione tempestiva dei punti di svolta significativi nel ciclo economico e della direzione in cui si sta dirigendo l’economia nel breve termine.


Mentre il calo del LEI continua a segnalare venti contrari all’attività economica, per la prima volta negli ultimi due anni, sei dei suoi dieci componenti hanno fornito contributi positivi negli ultimi sei mesi (fino a gennaio 2024). Di conseguenza, l’indice guida attualmente non segnala più una recessione imminente.

L’INFLAZIONE


La tendenza al ribasso dell’inflazione ha vacillato nelle economie avanzate (Figura 1). Negli Stati Uniti, l’indice dei prezzi al consumo (CPI) è aumentato del 3,4% (annualizzato) a dicembre (3,1% a novembre), mentre l’inflazione core è scesa al 3,9% (annualizzato) a dicembre (4,0% a novembre). L’inflazione complessiva dell’Eurozona è salita al 2,9% su base annua a dicembre, rispetto al 2,4% di novembre, con l’arrivo dell’inverno; ad eccezione dell’energia, c’è stata una lieve riduzione in tutti i componenti. Una grande sorpresa è stata il rialzo dell’indice dei prezzi al consumo del Regno Unito, salito al 4,0% a dicembre dal 3,9% di novembre; Anche l’inflazione di fondo è rimasta inaspettatamente invariata al 5,1%, mentre l’inflazione dei servizi è salita al 6,2% (dal 6,1%).


LE ECONOMIE EMERGENTI “TIRANO”

È stata una storia simile in alcune economie emergenti. L’inflazione complessiva dell’India è salita al 5,7% a dicembre dal 5,6% di novembre, mentre la Russia ha visto l’inflazione complessiva salire al 7,5% a novembre prima di scendere leggermente al 7,4% a dicembre. Al contrario, la Cina sta lottando contro la deflazione, con i prezzi al consumo in contrazione del –0,3% a dicembre e i prezzi alla produzione in calo del –2,7%. Nel frattempo, l’inflazione in Brasile è scesa per il terzo mese consecutivo, scendendo leggermente al 4,6% (4,7% a novembre).

MA I TASSI RISALGONO

Insomma mentre l’economia nel 2024 sembra al momento migliorare un po’ in tutto il mondo, il rovescio della medaglia di questa congiuntura positiva (cioè chi ne fa le spese) ovviamente sono i i tassi d’interesse, da qualche tempo, stanno risalendo, soprattutto negli USA, anche a causa della crescente domanda di capitali e di credito, tanto da parte dei governi quanto delle imprese, come si può vedere dal grafico qui sotto riportato:


Attualmente, il commercio mondiale è in gran parte trainato dalle importazioni nelle economie emergenti.

LA LIQUIDITÀ ABBONDA

Ci sono dunque molti motivi per i quali i tassi sono tornati a salire, nonostante il fatto ad esempio che la ripresa economica si può intuire, ma per adesso ancora non si può toccare con mano. Il primo motivo è senza dubbio l’abbondanza della liquidità in circolazione, che irrora anche le borse valori, tenendole intorno ai massimi: la sensazione peraltro è che quella liquidità non sia destinata a scendere.


Ma c’è poi la contemporanea presenza di politiche fiscali molto espansive da parte di quasi tutti i governi delle principali nazioni, che stimola la crescita economica e, al tempo stesso, mantiene elevata la domanda di capitali e finanziamenti. La ragione principale di queste politiche è peraltro la corsa al riarmo e all’aggiornamento tecnologico dell’arsenale militare, ma c’è anche la necessità di nuove infrastrutture che spinge i governi a spendere come non ci fosse un domani, e nonostante non si sia verificata alcuna significativa recessione economica.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SPINGE A INVESTIRE

E c’è una nuova domanda di capitali per investimenti tecnologici che deriva dalla necessità di cavalcare la nuova rivoluzione tecnologica dettata dalla possibilità di utilizzare nel business le prime soluzioni per l’intelligenza artificiale. Probabilmente siamo soltanto agli inizi, ma questa nuova tendenza può acquistare “momento” man mano che passano i mesi e può diventare il nuovo mantra di una stagione di sviluppo economico.


Non è molto diversa dall’ondata di investimenti che sono stati richiesti dalla corsa alla digitalizzazione, anzi ci va a braccetto, ma evidentemente può cambiare per sempre il modo di vivere e di produrre beni e servizi e chi ci arriva per primo può godere di un vantaggio significativo.

CRESCE L’OCCUPAZIONE ANCHE IN EUROPA

Questa corsa agli investimenti mantiene elevata la domanda di beni e servizi e tiene bassa la disoccupazione.


Ma cosa può significare per gli investimenti azionari la prospettiva di vedere i tassi d’interesse elevati ancora a lungo?

MA COSA SUCCEDE SE I TASSI RESTANO ALTI?

Dal punto di vista teorico possono succedere due cose, piuttosto divergenti tra loro in termini di conseguenze:

  • la prima è che, se l’inflazione non resterà altrettanto resiliente quanto la crescita economica, i tassi reali che derivano da interessi elevati e bassa inflazione risulteranno troppo ”cari” per non danneggiare lo sviluppo economico, comportando tra l’altro maggiori problemi per le imprese medio-piccole rispetto a quelle grandi e più capitalizzate;
  • la seconda è che i profitti aziendali, in conseguenza di una congiuntura economica che potrebbe risultare ancora migliore di quella oggi prospettata, resteranno elevati, soprattutto per quelle imprese che più potranno beneficiare delle nuove tecnologie (cioè ancora una volta le più grandi e capitalizzate).

I PROFITTI DI NVIDIA SUPERANO LE ATTESE DEGLI INVESTITORI

C’è anche da dire però che l’abbondanza di liquidità generata dalle politiche fiscali espansive e dalle generose politiche di rifinanziamento delle banche centrali potrebbe aiutare l’incremento dei moltiplicatori di valore anche per le imprese più piccole e tradizionali, così come potrebbe facilitare per molte imprese “matricola” l’accesso al mercato borsistico e in generale a quello dei capitali, cosa che in generale aiuterebbe a ridurre il divario tra le imprese “AI driven” e le altre.

I PROFITTI AZIENDALI CRESCONO


Ma che la nuova ondata di investimenti in tecnologia aiuterà gli investitori di borsa a fare sempre più distinzione tra imprese meritevoli e le vecchie glorie del passato è praticamente certo! Insomma il “volo verso la qualità” non soltanto è iniziato con il “boom” delle grandi multinazionali tecnologiche, ma è probabilmente destinato a proseguire con la possibilità che i tassi restino elevati più a lungo.

Come sempre del resto: ogni nuova ondata tecnologica aiuta a scuotere la struttura industriale pre-esistente rivoluzionandone i fondamenti. E questo in assoluto non è detto che costituirà un male per lo sviluppo economico globale.

 

Stefano di Tommaso