COL FIATO SOSPESO

I mercati finanziari in tutto il mondo si interrogano su ciò che succederà nel corso della prossima settimana o di quella successiva. Il Presidente americano Trump ha promesso fuoco e fiamme per il giorno 2 di Aprile, nel quale accenderà la miccia delle sanzioni globali e reciproche. Molti si chiedono se sarà davvero così ma, nel dubbio, chi deve investire attende e chi deve disinvestire preferisce comperare oro e altri beni rifugio. Anche perché l’Europa, dove molti capitali precedentemente investiti in America sono rientrati, ora rischia la guerra.

 

SU E GIÙ

Wall Street è in calo di quasi 5 punti percentuali dall’inizio dell’anno, anche se contemporaneamente scendono i rendimenti dei titoli a reddito fisso in dollari americani, mentre le borse europee sono salite di 11 punti, sebbene al prezzo di una crescita dei tassi a lungo termine in Euro. Ma nell’ultima settimana la tendenza delle azioni europee si è invertita e sono tornate a scendere. L’Eurozona infatti potrebbe subire un duro colpo se fosse oggetto di nuove sanzioni all’export verso l’America.

L’INCERTEZZA NON DIPENDE SOLO DA TRUMP

Il governatore della banca centrale americana, nel corso della sua ultima allocuzione, la scorsa settimana, ha nominato 16 volte la parola “incertezza” a proposito delle prospettive dell’economia e, nel dubbio, ha voluto dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Powell ha cioè lasciato fermi i tassi d’interesse (nel timore di una ripresa dell’inflazione, nonostante i mercati finanziari scontino ancora due tagli dei tassi entro l’estate) ma ha contemporaneamente ridotto la il programma di Quantitative Tightening (cioè di restrizione della liquidità programmata) per impedire che le banche commerciali si potessero trovare a corto di liquidità.


La crescita economica a stelle e strisce è molto probabilmente in rallentamento e sta apparentemente scendendo la fiducia di imprese e consumatori. D’altra parte quel che accade è probabilmente proprio ciò che la nuova amministrazione federale voleva ottenere: ridurre il rischio di inflazione ammansendo una crescita del prodotto interno lordo che era prevalentemente basata su consumi superflui, abbassando contemporaneamente i tassi d’interesse a lungo termine sui titoli di stato americani (e questo indipendentemente da ciò che farà la Federal Reserve di Powell, che governa quasi soltanto i tassi a breve termine). E al tempo stesso incrementare le entrate fiscali attraverso i dazi alle importazioni, usati anche per ottenere dai partner commerciali qualche vantaggio strategico.

IL RISCHIO DI ESAGERARE

Il rischio ovviamente per Trump e compagni è quello di esagerare, non soltanto riguardo all’incertezza sullo sviluppo dell’economia che le guerre commerciali possono provocare, ma anche perché al tempo stesso procede tra mille urla di dolore l’ambizioso programma di Elon Musk, incaricato dal Presidente di tagliare diversi trilioni di spesa pubblica.


Se quest’ultimo arriverà ad eccedere con le sue prese di posizione e al tempo,stesso le tattiche di Trump divenissero vere e proprie politiche protezioniste, l’America potrebbe trovarsi in recessione nel giro di qualche mese. Ma anche l’Europa potrebbe entrare in crisi con l’avvio delle guerre commerciali, sebbene sia indubbio che le minacce di Trump abbiano dato la sveglia ad una Commissione troppo impegnata a darsi la zappa sui piedi dei propri membri con le ennesime sanzioni alla Russia.

LA SOTTOVALUTAZIONE DELLE BORSE EUROPEE È PARZIALMENTE GIUSTIFICATA

L’Europa soffriva di una pesante sottovalutazione dei propri titoli azionari quotati, in parte oggi recuperata, ma l’America soffriva di una forte sopravvalutazione della propria borsa, anch’essa in parte oggi rientrata. Resta peraltro ancora un divario a favore degli U.S.A. che sarà difficile colmare, dal momento che le prospettive di profitto per le imprese del vecchio continente non sono altrettanto favorevoli quanto quelle americane. L’industria europea è infatti meno tecnologica e tendenzialmente in riduzione del proprio “output” mentre una parte importante della capitalizzazione delle borse europee è costituita dalle banche, che potrebbero vedere ridotti i loro profitti con la discesa dei tassi d’interesse europei.

Di seguito una stima aggiornata alla scorsa settimana, dei profitti cumulativi attesi per i titoli dell’indice americano Standard & Poor’s 500 che, come si può leggere in basso a sinistra, sono ancora una volta in crescita, determinando un crescente premio al rischio sui rendimenti dei titoli di stato (parallelamente in diminuzione):

PIÙ CHE I DAZI FANNO PAURA LE GUERRE

Abbiamo peraltro esordito con un titolo clamoroso (“col fiato sospeso”) che dipende anche dalle sorti di altri due scenari particolarmente complicati per l’Europa:

  • il riaccendersi del conflitto Israelo-Palestinese (che potrebbe provocare l’intervento degli altri paesi della Nazione Araba) e una recrudescenza di terrorismo e pesanti contrapposizioni geopolitiche nell’intero medio-oriente, trascinando gli U.S.A. a dover profondere risorse nella difesa di Israele, e:
    il rischio di prosecuzione della guerra in Ucraina, alimentato tanto dal programma di riarmo europeo (a traino principalmente tedesco, dal momento che la Germania vorrebbe riconvertire parte della propria industria “automotive” in produzioni militari) quanto dalle continue dichiarazioni interventiste della Francia, che spingono Mosca a non fermarsi proprio ora che -con la possibile presa di Odessa- sta per chiudere l’accesso al mare a ciò che resta dell’Ucraina.

Entrambe le “situazioni” rischiano di riaccendere le tensioni e di incrinare al tempo stesso la credibilità internazionale di Trump. La guerra è inoltre di per sé inflazionistica e potrebbe far risalire bruscamente il prezzo del petrolio, che in caso di scenari di guerra allargata tornerebbe ad essere stoccato a più non posso. Il paradosso -in caso del riaccendersi del conflitto NATO-Russia- sarebbe quello di vedere le borse internazionali eventualmente pronte a festeggiare, ma il rischio è quello di un rialzo generalizzato tanto dell’inflazione quanto dei tassi d’interesse europei, con la conseguenza di nuove spiacevoli aspettative di insostenibilità dei debiti pubblici.

Al momento però lo scenario più probabile appare quello della conferma da parte di Trump delle tariffe doganali annunciate per il prossimo 2 Aprile con una possibile conseguente prosecuzione della “correzione” delle borse americane, fino a quasi un altro 10%, anche se difficilmente potrà andare oltre senza che le prospettive macroeconomiche peggiorino sensibilmente.


I TASSI POTREBBERO SCENDERE ANCORA MA LA VOLATILITÀ RESTA ALTA

Questo scenario potrebbe spingere i tassi sul dollaro a lungo termine anche sotto alla soglia psicologica del 4% e rendere, perciò, estremamente conveniente l’investimento in titoli a reddito fisso con un possibile rialzo del cambio del dollaro.

Si tratta peraltro soltanto di ipotesi, perché a favore di una ripresa invece più rapida delle quotazioni delle borse americane (che comunque difficilmente potranno brillare) ci sono le ottime speranze di profitti (riportate più sopra) e la possibilità di un compromesso tra Russia e Ucraina, che tornerebbe a dare fiato anche all’Europa, oltre che a ridurre il rischio di vere e proprie guerre commerciali tra europei e americani.

In tutto questo la volatilità attesa resta al momento molto elevata, rendendo più difficile scorgere una tendenza di fondo sui mercati.


Per il medio periodo (dopo l’estate) tutti appaiono invece più ottimisti, tanto in relazione alla possibilità di concludere relativamente presto la stagione dei dazi doganali di Trump quanto per la possibilità che le attuali tensioni geopolitiche potranno, prima o poi allentarsi, almeno temporaneamente.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 115 – sa 22 mar 2025

Operazioni in essere : lu 17.3 comperato 1 GIU MICRO NAS 100 a 20000, ancora con stop loss a 19300

Premessa: troverete in allegato anche un grafico giornaliero di DJ TRANSPORTATION, con indicazione del livello di 15650, di cui scrissi nella N. 112 e che potrebbe assumere rilevanza, anche per giudicare la forza di un eventuale rimbalzo di DJ INDUSTRIAL, di cui la Lettera si occupa da tempo. osserviamo insieme che, mentre DOW INDUSTRIAL e NAS 100 non hanno rotto il minimo di gio 13.3, DOW TRANSPORTATION lo ha rotto, di poco e quindi è in debolezza relativa.

Perché ? Non lo posso sapere con oggettività.

Rammento solo che DJ TRAN si basa su FEDEX, UPS, linee aeree………che sono legate alle attese dei consumi di massa e la U.S. CONSUMER CONFIDENCE è scesa, non di poco.

Viceversa NAS 100 da ott 2022 a feb 2025 è passato da 10440 a 22222 sulle ali del software, semiconduttori, intelligenza artificiale.

GOLD GIU 25

Aprirò le eventuali operazioni sul contratto giugno, in quanto aprile si avvicina alla consegna.

Con uno sforzo notevole, oggi ho dedicato ore a cercare la eventuale presenza di cicli settimanali su GOLD, riscontrando che dalla settimana 17 – 21 marzo, appena conclusa, inizia una finestra che si concluderà ve 4.4., con prezzi – obiettivo tra 3030 e 3060.

Siamo già nell’intervallo, ma la 17 – 21 presenta un range piuttosto ampio da 2982 a 3057 pari a 75 USD e costringerebbe ad uno stop loss ampio.

Mi auguro quindi che nelle prossime due settimane GOLD indugi nell’area indicata, riducendo la volatilità e consentendo una vendita con rischio contenuto.

Durante le due settimane potrei eseguire una vendita intorno a 3050 – 3060 GOLD CASH ( + 28 USD per contratto giugno ) utilizzando il pattern giornaliero per piazzare lo stop loss, strategia non gestibile da una lettera settimanale.

SILVER MAGGIO 25

Rammento che in marzo 2025 scade un ciclo temporale di medio – alto rilievo.

Silver è infine salito anche oltre l’area sopra 33,70 che attendevo per pianificare una vendita, che ho deciso di aprire solo se avvicinerà il livello di doppio massimo, quindi vicino a 34,86

Nell’ àmbito di marzo ho trovato un ciclo settimanale nella settimana entrante del 24 – 28 marzo e cercherò di vendere quando si avvicinasse a 34,86 operando in rottura del minimo di ogni giorno precedente.

Concluso marzo e conosciuto il range mensile, cercherò di sfruttarlo intorno ai suoi estremi.

DOW JONES INDU CASH

Concluso febbraio, nel quale avevo collocato da tempo un importante segnale di inversione, da lu 3 marzo a gio 13 marzo DJ cash è sceso da 44033 a 40661 pari a 7,7 %, in sole 9 sedute.

La mia operazione strategica deve essere una vendita, ma ciò è fattibile solo dopo un profondo rimbalzo.

Sto cercando quindi un acquisto, inizialmente per finanziare lo stop loss della futura operazione strategica di vendita, ma non escludo che l’eventuale acquisto possa anche rendere una % di rilievo.

La precedente N. 114 aveva inserito un acquisto del GIU DJ FUT a 41500 ma la discesa si è fermata a 41587; serve una pazienza infinita, come ho da sempre.

Auguro ai lettori di averne almeno metà della mia e si divertiranno.

Il range da 45073 a 40661 è di circa 4400 punti e non posso accettare vendite sotto la metà, che ora è 42867.

Per vendere a basso rischio occorreva farlo sopra la trend line da 28660, ma ora si trova intorno a 44900, vicina ai massimi storici.

Difficile che DJ la tocchi di nuovo e poi scenda.

DJ CASH ha chiuso ve 21.3 a 41985, quindi serve una salita intorno al 3 – 5 %, ben possibile; tutto da vedere che poi inverta.

Il doppio minimo di TRUMP ( 41647 – 41844 ) non ha retto, ma non ho fretta di vendere.

Troverei statisticamente credibile un target finale tra 39000 e 37500 per DJ CASH.

Rammento infine che ritengo poco probabile la rottura del minimo dell’anno 2024 ( 37122 ) in quanto fu uno splendido pull back sul top di inizio 2022 ( 36952 ) livello dal quale il Mercato andò giù fino a ottobre 2022 a 28660, da cui parte la trend line di cui parlo da oltre un anno e che ha accompagnato questo Mercato con un magnetismo visto non di frequente.

Ciò premesso, sin da lu 24.3, inserirò i seguenti ordini :

compro 1 GIUGNO MICRO DJ a 41700 con stop loss a 41000

e, anche nel caso di non eseguito,

compro 1 GIUGNO MICRO DJ alla rottura di un top che sarà riuscito a reggere almeno 3 gg, quindi non prima di merc 26 marzo, sempre con stop loss a 41000.

Dopo la eventuale rottura di un top che avesse retto almeno 3 gg, al tempo dell’esecuzione dell’ acquisto in rottura, per tutti gli acquisti eseguiti alzerò lo stop loss appena sotto il minimo che avrà fatto nella settimana 24 – 28 marzo.

NASDAQ 100 CASH

Il top assoluto merc 19.2 a 22222 è un numero quanto meno insolito.

Segnalo che febbraio, dopo il top storico a 22222, ha realizzato un outside mensile ribassista, figura grafica da osservare, rotta immediatamente al ribasso in marzo.

Indico nel grafico giornaliero tre livelli di possibile rimbalzo, solo da osservare, al momento, per valutare la forza residua di questo Mercato, il cui raddoppio dal 2022 ( 10440 ) ad ora ( 22222 ) è stato originato da 5 – 8 titoli, mentre il resto lateralizzava.

Anche per NAS 100, come per DJ, nel grafico giornaliero ho evidenziato una grande distanza tra i massimi ( 42 gg tra 22133 e 22222 ) che è quasi bilanciata dai 41 gg tra i due minimi ( 20538 – 19152 )

Ho quindi cercato di comperare a 19600 il GIU NAS 100 FUTURE per beneficiare del “presunto rimbalzo”, ma NAS 100 ha sfiorato il prezzo a :

– 19604 mart 18.3
– 19602 ve 21.3

negandomi l’ acquisto a basso rischio ( lo stop loss era fissato a 19300, circa 1,5 % ),

mentre è stato eseguito lu 17.3 un acquisto in rottura a 20000, ovviamente più costoso e quindi rischioso.

Ciò premesso, sin da lu 24.3, inserirò i seguenti ordini :

compro 1 GIUGNO MICRO NAS 100 a 19700 con stop loss a 19300

e, anche nel caso di non eseguito,

compro 1 GIUGNO MICRO NAS 100 alla rottura di 20200, sempre con stop loss a 19300.

Per l’acquisto già eseguito a 20000, lo stop loss resta fissato a 19300.

Da lu 31.3 mi auguro di poter alzare lo stop loss sotto il minimo del 24 – 28 marzo.

Nota finale
Pare che le considerazioni sul grande W. BUFFET siano piaciute; le penso nel profondo, ma, con 6 – 8 titoli che concentrano grande parte della creazione di valore, assumere una posizione al rialzo, prima di un vero scroscio, credo sia difficile anche per lui.

Attendo la comunicazione trimestrale del portafoglio di B. Hathaway per capire se al 31.3.2025 avrà già impegnato una quota rilevante dei 334 billion.

Come ho detto, anche troppo chiaramente, immagino di no.

Leonardo Bodini

 




LE IDI DI MARZO DI TRUMP

I mercati finanziari sono in subbuglio, soprattutto in America, che però conta per il 72% del totale mondiale e tutti (soprattutto chi ne è avversario) indicano Donald Trump e dei suoi proclami sui dazi doganali come la causa principale di quanto sta avvenendo. Ma è davvero così ? Oppure la risposta (come spesso avviene) è molto più complessa? Tanto per cominciare occorre ricordare che i mercati finanziari avevano continuano a salire quasi incessantemente dal lontano 2009, cioè da 16 anni a questa parte: è dunque normale attendersi che non possano continuare in eterno.

 

I MERCATI SI SONO RIVOLTATI CONTRO

Gli americani però hanno i loro risparmi investiti principalmente sul mercato azionario e dunque la discesa di circa il 10% dei corsi di Wall Street da inizio d’anno rischia di divenire un cappio al collo per il presidente nonostante, per certi versi, il ribasso del mercato azionario possa fare gioco all’interesse dell’America di ridurre i tassi d’interesse pagati sui titoli di stato, perché molti -disinvestendo dalle borse- acquistano titoli a reddito fisso e questo afflusso di denaro ne rialza le quotazioni sul mercato secondario, facendone calare il tasso implicito d’interesse (e con esso il costo delle nuove emissioni di debito pubblico).


Occorre infatti ricordare che l’attuale presidente ha ricevuto da quello che lo ha preceduto una pesante “eredità negativa” di deficit di bilancio fuori controllo, debito pubblico insostenibile (anche a causa degli elevati tassi d’interesse) e de-industrializzazione galoppante, pericolosa anche dal punto di vista della sicurezza strategica. Dunque l’amministrazione repubblicana “doveva” fare qualcosa per rimediare a questi problemi, indipendentemente dalle proprie convinzioni e dalle proprie politiche.

LE ATTESE DI INFLAZIONE POTREBBERO ESSERE INGIUSTIFICATE

La recente pubblicazione dei dati sull’inflazione americana di Febbraio degli Stati Uniti ha riportato una crescita dei prezzi calata allo 0,2% su base mensile e al 2,8% su base annua, cioè al di sotto delle aspettative degli economisti. Dunque GLI USA si starebbero avvicinando all’obiettivo del 2% auspicato dalla Federal Reserve (la banca centrale USA).

Ciò nonostante la maggior parte dei commentatori prevede che:

  1. l’imposizione dei dazi doganali sui prezzi dei beni importati,
  2. Il maggior costo della manodopera che deriva dallo stop all’immigrazione clandestina,
  3. la svalutazione del dollaro americano (che alza ulteriormente il costo delle importazioni),

porteranno l’America nei prossimi mesi a un’inflazione che non potrà che risalire, supportati dall’aspettativa che il rialzo del prezzo dell’oro comporti un’inevitabile ancora peggior svalutazione per il dollaro.

Non ci sono evidenze al riguardo e, anzi, il rallentamento della crescita economica che sembra profilarsi potrebbe agire da calmiere dei consumi, con la possibilità quindi che l’inflazione americana scenda ancora. E se ciò succedesse sarebbe un’ottima notizia anche per il mercato azionario americano, ponendo termine alla sua discesa. Senza considerare il fatto che, almeno per il momento, la tendenza dei profitti netti delle imprese quotate in borsa a Wall Street continua a essere impostata al rialzo anche a Marzo. Cosa che lascia presumere che i cali delle borse non continueranno indefinitamente.


Addirittura c’è qualcuno che sta ricalcolando il vero tasso di inflazione a un livello molto più basso (1,32% a Marzo) di quello riportato dalle statistiche ufficiali (fonte: Mauldin Economics):


Dunque secondo questa lettura (Quill Intelligence) le politiche del nuovo presidente americano sarebbero state addirittura tutt’altro che inflattive e, anzi, il vero problema che egli dovrà affrontare sarà quello della deflazione! Si tratta ovviamente soltanto di teorie perché, al momento, ci sono solo delle statistiche che riportano una moderata discesa dell’inflazione dei prezzi.

TRUMP TRADITO DAI SUOI COME GIULIO CESARE?

Il destino però spesso colpisce i grandi personaggi proprio nei loro momenti di maggior gloria. Quando Giulio Cesare fece la sua ultima visita al Senato di Roma il giorno prima di essere assassinato da un complotto di 60 senatori, il 14 marzo 44 a.C. egli aveva appena conquistato la Gallia, sconfitto Pompeo ed era appena stato proclamato dittatore a vita. Il giorno dopo periva colpito da 23 ferite da taglio, inferte persino dal suo figlio adottivo, Bruto.


Così pure Trump potrebbe trovarsi oggetto di una congiura di palazzo. La sua entrata in carica, soltanto un mese e mezzo fa (Il 29 Gennaio), era stata partecipata dall’intero “gotha” dei più grandi personaggi della nazione, ed era stata accompagnata da un trionfante rialzo del mercato azionario. Trump era perciò sembrato, almeno per un po’ di tempo, divenuto davvero potente. Ma la realtà già oggi sembra essere divenuta un’altra: così come l’Impero romano, nemmeno i cicli al rialzo delle borse muoiono di vecchiaia, piuttosto vengono brutalmente assassinati. Oggi stanno giocando a sfavore della sua popolarità tanto la pesante campagna stampa (contraria al partito del presidente) quanto le minacce provenienti da Cina, Canada, Messico e Europa di ritorsione ai dazi doganali. Così come sta minando il consenso popolare del presidente anche il programma di tagli alla spesa pubblica del suo maggior alleato politico: Elon Musk.

IL MERCATO ORA ASPETTA UN TAGLIO DEI TASSI

C’è Inoltre una certa probabilità che il pesante calo delle quotazioni di borsa possa, almeno per il momento, proseguire. Quantomeno per il motivo che i mercati hanno sperimentato un rialzo durato complessivamente oltre tre lustri, e dunque chi ha guadagnato bene sino ad oggi non avrebbe grandi difficoltà se dovesse decidere di restare ancora per un po’ di tempo alla finestra. Cosa che evidentemente risulterebbe in un grande danno d’immagine per il presidente.


Il mercato finanziario d’altra parte ora inizia a scontare ben tre tagli dei tassi da parte della Federal Reserve entro l’anno (dunque un calo dello 0,75%). E non è così scontato che quest’ultima, chiaramente schierata politicamente dall’altra parte rispetto a Trump, voglia davvero cedere alle evidenze dell’inflazione calante, abbassando il costo dei fondi federali, supportata dalla narrazione prevalente dell’incertezza che i dazi potrebbero procurare. E se non lo facesse questo aumenterebbe le possibilità che l’America entri addirittura in recessione. Altro fattore che farebbe perdere altri consensi a Trump, almeno tanto quanto il calo delle borse.

IL PERICOLO DELL’UNIONE EUROPEA

Ma c’è un ulteriore elemento di pericolo per il nuovo presidente, che deriva dall’ingente programma di spesa militare dell’Unione Europea (€850 miliardi) il quale ha ribaltato la situazione in Europa provocando un rialzo dei tassi d’interesse in Euro e una focosa risalita dei corsi azionari (peraltro fisiologica perché erano da tempo sottovalutati rispetto a quelli americani). Il cambio del vento in Europa potrebbe risultare pericolosa per l’America in due possibili modi: provocando ulteriori ribassi nel cambio del Dollaro (e dunque maggior inflazione importata) e/o riducendo l’appetibilità dei titoli di stato americani, cioè provocandone un rialzo dei rendimenti. Evento che potrebbe risultare particolarmente increscioso per l’amministrazione federale dal momento che quest’anno sono da rimborsare (e rimpiazzare) moltissime emissioni di titoli di stato.

RENDIMENTO TITOLI DI STATO DECENNALI TEDESCHI

La possibilità infine che l’Europa entri prima o poi in guerra con la Russia poi (a causa o con il pretesto di un intervento a favore dell’Ucraina) sarebbe per Trump comunque una sconfitta, dal momento che l’America, legata al patto della NATO, non potrebbe rimanerne indifferente e con il forte rischio che la cosa possa provocare nuovi rialzi del prezzo del petrolio. Se l’America dovesse essere costretta a intervenire di nuovo in Ucraina il programma dei tagli alla spesa pubblica subirebbe un’inevitabile stop, costringendo il presidente a cambiare i suoi programmi.

Come si può vedere dunque, è assai nutrita la lista dei possibili eventi negativi che Trump potrà essere costretto ad affrontare, oltre al fatto che entro due anni la maggioranza repubblicana al Congresso Federale potrebbe venire ribaltata. In tal caso i secondi due anni di presidenza Trump potrebbero risultare molto meno incisivi nel riuscire a cambiare l’America e, con essa, l’intero mondo occidentale.

LE OPZIONI DI TRUMP

Di fronte a tutti questi rischi a Trump restano sostanzialmente soltanto due possibilità: rivedere drasticamente i propri programmi e la propria posizione di sfida nei confronti degli altri paesi del mondo allo scopo di chiudere in fretta la stagione dei dazi doganali, oppure riuscire a trovare qualche altro elemento a proprio favore per ribaltare l’andamento negativo dei mercati finanziari e le aspettative degli investitori. La terza possibilità, vale a dire quella di tenere duro per un paio d’anni sino a quando non divenissero evidenti i risultati pratici del programma di governo, resta veramente assai rischiosa.


Non è escluso che Trump scelga comunque questa strada, fedele al suo programma, così come non è del tutto improbabile che la fortuna aiuti gli audaci e che qualche evento positivo possa invece permettere all’America e al suo nuovo presidente di mostrare i propri muscoli e ottenere concessioni dal resto del mondo senza dover proseguire nella campagna protezionistica. Al momento invece sembra decisamente improbabile che Trump possa cambiare rotta politica, sebbene questo aggiunga ai mercati finanziari altra incertezza e una probabile dose aggiuntiva di volatilità delle borse. Cosa che non potrà che avere riflessi anche su quelle europee.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 114 – sa 15 mar 2025

Operazioni in essere : nessuna

Premessa: troverete in allegato anche un grafico settimanale di NYSE COMPOSITE ( comprende oltre 3000 titoli ) che evidenzia che questo indice è sceso di poco sotto il minimo di dicembre – gennaio e un grafico giornaliero di DJ TRANSPORTATION, con indicazione del livello di 15650, di cui scrissi nella N. 112 e che potrebbe assumere rilevanza, anche per giudicare la forza di un eventuale rimbalzo di DJ INDUSTRIAL, di cui la Lettera si occupa da tempo.

GOLD APR 25

Continua a fare nuovi massimi.

Il segnale che avevo in gennaio a 2790 circa è stato ecceduto troppo.

Il minimo di 2614 non sarà quindi utilizzabile.

La recente discesa a 2832 cash deve essere considerata un “pull back alto” di un Mercato che appare ancora molto forte.

Comunque non mi interessa comprare a questi livelli.

Vedremo se GOLD offrirà una configurazione per la quale la dimensione dello stop loss sia entro i 40 – 50 USD, vale a dire l’ampiezza tipica di una settimana.

SILVER MAGGIO 25

Rammento che in marzo 2025 scade un ciclo temporale di medio – alto rilievo

Per beneficiare della eventuale discesa, senza allargare troppo lo stop loss, devo attendere che finisca di salire e offra uno stop loss non oltre il 3 – 4 %

Nell’ àmbito di marzo non ho trovato cicli settimanali, quindi devo attendere una laterale che consenta uno stop loss contenuto.

Concluso marzo e conosciuto il range mensile, cercherò di sfruttarlo intorno ai suoi estremi.

DOW JONES INDU CASH ( capitolo intenso e pesante )

Concluso febbraio, nel quale avevo collocato da tempo un importante segnale di inversione, da lu 3 marzo a gio 13 marzo DJ cash è sceso da 44033 a 40661 pari a 7,7 %, in sole 9 sedute.

La mia operazione strategica deve essere una vendita, ma ciò è fattibile solo dopo un profondo rimbalzo.

Il range da 45073 a 40661 è di circa 4400 punti e non posso accettare vendite sotto la metà del range, che ora è 42867.

Per vendere a basso rischio occorreva farlo sopra la trend line da 28660, ma ora si trova intorno a 44900, vicina ai massimi storici.

Difficile che DJ la tocchi di nuovo e poi scenda.

DJ CASH ha chiuso ve 14.3 a 41488, quindi serve una salita intorno al 4 – 5 %, ben possibile; tutto da vedere che poi inverta.

Avevo scritto che gli obiettivi in giù erano talmente lontani che non volevo nemmeno parlarne, per evitare sberleffi, ma, come scritto nelle precedenti N. 112 – 113, immaginavo che, una volta iniziato un ribasso, il doppio minimo di TRUMP ( 41647 – 41844 ) non sarebbe diventato triplo, mentre giudicavo l’area 40000 difficile da passare al primo tentativo.

Finora è giunto a 40661 sbriciolando il MINIMO di TRUMP di 41647, ma non è giunto a 40000.

Troverei statisticamente credibile un target finale tra 39000 e 37500 per DJ CASH.

Rammento infine che ritengo poco probabile la rottura del minimo dell’anno 2024 ( 37122 ) in quanto fu uno splendido pull back sul top di inizio 2022 ( 36952 ) livello dal quale il Mercato andò giù fino a ottobre 2022 a 28660, da cui parte la trend line di cui parlo da oltre un anno e che ha accompagnato questo Mercato con un magnetismo visto non di frequente.

Mi attendo nei prossimi gg un rimbalzo per un raro caso di eccessiva distanza giornaliera tra punti rilevanti.

Mi spiego meglio.

Come ho evidenziato nel grafico daily, la distanza tra i massimi quasi uguali di 45071- 45073 ( 29.11.2024 e 4.12.2024 ) e 45054 ( 31.1.2025 ) è insolitamente lunga ( 38 – 41 gg ) rispetto ai cicli che osservo da 30 anni e ciò può creare uno sbilanciamento che richiede una simile distanza tra i minimi successivi.

Osservo che il minimo del 13.1.2025 ( 41844 ) dista 41 gg dal minimo ( appena segnato e ancora da confermare ) del 13.3.2025 ( 40661 )

Ciò potrebbe bilanciare i movimenti di PREZZO con i periodi di TEMPO.

L’acquisto viene eseguito in ipotesi che si tratti solo di un rimbalzo tra 42800 e 44000 di DJ CASH, per ritornare a vendere nell’ipotesi in cui la prima gamba del ribasso da 45000 possa già concludersi e che, dopo una breve salita, possa partire una seconda spinta in giù per completare la discesa.

E’ solo una ipotesi, avveratasi in oltre due terzi dei casi in cui la salita è stata lunga e relativamente priva di scossoni.

Da ott 2022 ( 28660 ) l’unica discesa durevole e profonda era avvenuta in luglio – ottobre 2023, con sfioramento a 32327 della trend line di inclinazione dimezzata.

Ciò premesso, sin da lu 17.3, inserirò i seguenti ordini :

compro 1 GIUGNO MICRO DJ a 41500 con stop loss a 41000

e, anche nel caso di non eseguito,

compro 1 GIUGNO MICRO DJ alla rottura di un top che sarà riuscito a reggere almeno 3 gg, quindi non prima di gio 20 marzo, sempre con stop loss a 41000.

NASDAQ 100 CASH

Il top assoluto merc 19.2 a 22222 è un numero quanto meno insolito.

E poi abbiamo avuto una discesa violenta del 14 % come NAS 100 sa ben fare, fino a 19152 cash, rompendo quel minimo a 20538 caduto in gennaio, mese che era caratterizzato da un segnale, anche se di rilievo modesto rispetto a quanto potrebbe essere febbraio per DJ, ma soprattutto rompendo l’ultimo minimo ( 19880 ) prima della elezione di TRUMP; comunque l’azzeramento della violenta salita seguente alla retorica TRUMP – MUSK fa pensare.

Segnalo infine che febbraio, dopo il top storico a 22222 ha realizzato un outside mensile ribassista, figura grafica da osservare, rotta immediatamente al ribasso in marzo.

Indico nel grafico giornaliero tre livelli di possibile rimbalzo, solo da osservare, al momento, per valutare la forza residua di questo Mercato, il cui raddoppio dal 2022 ( 10440 ) ad ora ( 22222 ) è stato originato da 5 – 8 titoli, mentre il resto lateralizzava.

Anche per NAS 100, come per DJ, nel grafico giornaliero ho evidenziato una grande distanza tra i massimi ( 42 gg tra 22133 e 22222 ) che è quasi bilanciata dai 41 gg tra i due minimi ( 20538 – 19152 )

Ciò premesso, sin da lu 17.3, inserirò i seguenti ordini :

compro 1 GIUGNO MICRO NAS 100 a 19600 con stop loss a 19300

e, anche nel caso di non eseguito,

compro 1 GIUGNO MICRO NAS 100 alla rottura di 20000, sempre con stop loss a 19300.

Nota finale

Warren Buffet aveva fatto cassa per la sua amata BERKSHIRE HATHAWAY, giungendo al 31.12.2024 a USD 334 billions liquidi ( gov. bond al 4 % ).

Pagherei un dollaro per sapere se ha già usato una quota significativa di questa liquidità in questi giorni di discesa.

Scommetto di no.

W. Buffet compra davanti alla paura della massa, ma nelle strade non scorrono lacrime, nemmeno dei traders.

Leonardo Bodini