LE BORSE CONTINUERANNO LA LORO CORSA ?

La risposta potrebbe essere positiva: la congiuntura resta eccezionalmente favorevole e cerchiamo qui di approfondirne le ragioni. Resta però l’incognita della geopolitica: eventuali nuovi colpi di mano, soprattutto in Medio Oriente sono tutt’altro che da escludere e potrebbero spegnere l’entusiasmo che oggi fa brillare i mercati finanziari occidentali. Un rischio considerato oggi basso dai mercati in funzione delle numerose votazioni in programma nel corso del 2024 (nella tabella l’elenco delle votazioni in tutto il mondo: sono 30 nazioni). Ma le condizioni economiche non è detto possano migliorare nel corso dell’anno…

 

L’INFLAZIONE FLETTE ANCORA

La notizia più rilevante della settimana scorsa sembra essere stata quella dell’inflazione negli USA, che ha segnato un ulteriore arretramento nelle sue varie componenti sotto la soglia psicologica del 3%, proprio mentre peraltro la crescita del Prodotto Interno Lordo degli USA superava di slancio la medesima soglia arrivando al 3,1% annuale e la disoccupazione restava in area 4% (dunque in una situazione vicina alla ”piena occupazione”). E se l’inflazione scende i tagli dei tassi da parte delle banche centrali si avvicinano.

E I PROFITTI RESTANO ALTI…

Persino sul fronte dei profitti aziendali le cose sembrano andare piuttosto bene, soprattutto ovviamente per le grandi multinazionali degli Stati Uniti d’America, quasi giustificando così l‘eccesso di ottimismo che ha reso possibili i nuovi record dei vari indici di borsa di Wall Street e facendo ben sperare che si ripeta anche quest’anno il fenomeno della “locomotiva americana” che traina quella europea. Tuttavia occorre notare che buona parte dello sviluppo economico statunitense deriva dalla forte spesa pubblica e militare, che nei prossimi mesi sarà costretta a ridursi per necessità di bilancio. Le attese di crescita economica per l’anno in corso dovranno pertanto ridimensionarsi.


C’è poi la variabile “intelligenza artificiale”, che continua a far discutere perché molti scommettono su impatti concreti in termini di maggiori profitti per la maggioranza delle imprese soltanto in capo a un quinquennio. Un orizzonte temporale tuttavia nemmeno così lungo da evitare che le “magnificent seven” (M7) non siano in testa alla lista delle imprese che per prime l‘adotteranno per riuscire a guadagnare di più.

…MA NON PER TUTTI

La grande sfida tuttavia è quella delle piccole e medie imprese (PMI), che hanno subìto più delle altre l’impatto del rialzo dei tassi d’interesse e che sono rimaste compresse in termini di multipli di valore in borsa. Verso fine anno l’indice Russell 2000 che riguarda le medie imprese quotate a Wall Street.


Dopo un intero ha fatto un deciso balzo a fine 2023 per poi ridimensionarsi. Ora sembra di nuovo volersi riprendere, ma comunque è salito nell’ultimo anno del 4,91%, cioè 7 volte meno del Nasdaq (+35,65%) e 4,5 volte meno dello SP500 (+21,73%). E fino a quando non raggiungerà una performance paragonabile con gli altri indici (che fanno prevalenza ai titoli a maggior capitalizzazione) resta sempre il dubbio che saranno piuttosto questi ultimi a doversi ridimensionare.

L’EUROZONA LANGUE

L‘Economia dell’Eurozona appare molto meno tonica di quella oltre oceano, soprattutto perché le politiche monetarie ancora oggi restrittive provocano un rallentamento dello sviluppo, limitando anche la spesa per consumi. Tuttavia la mancata crescita europea placa inevitabilmente la dinamica salariale, rimasta costantemente dietro all’inflazione dei prezzi e in tendenziale flessione. Di conseguenza l’inflazione si riduce anche nel vecchio continente e questo fa sperare in un taglio dei tassi già in estate anche in Europa.

Come si può leggere nel grafico qui sotto riportato tuttavia i mercati si attendono una ripresa dei profitti aziendali nell’Eurozona, in funzione di una serie di fattori che potrebbero sospingere la profittabilità delle imprese, a partire dagli effetti positivi che deriveranno dalla ripresa di taluni investimenti fino al tanto atteso taglio dei tassi d’interesse. Una previsione che inevitabilmente sostiene i listini azionari.

I TASSI D’INTERESSE SONO SCESI TROPPO ?

Un fattore di dubbio prima di poter guardare ancora con ottimismo ai mercati sono i tassi d’interesse. Quelli a breve termine e controllati dalle banche centrali sembrano sì orientati al ribasso ma sulla tempistica dei possibili tagli che queste effettueranno c’è anche molta incertezza: i mercati si aspettano i primi tagli già entro il secondo trimestre 2024 ma i primi a smorzare questi entusiasmi sono proprio le banche centrali, sostenendo che le aspettative di mercato sono eccessive.

Ancora minor sollievo proviene poi dalle aspettative sui tassi d’interesse a lungo termine (da quali discendono anche le attese sulle valutazioni d’impresa). Il segmento a lungo termine della curva dei tassi è innanzitutto sceso probabilmente più di quanto sarebbe stato conseguente alla situazione attuale e dunque c’è poco spazio perché scenda ancora.

E poi restano le incertezze relative ai massicci rifinanziamenti dei debiti pubblici europei e americani attesi per i prossimi mesi, che potrebbero far rialzare i tassi d’interesse qualora le aspettative dei mercati finanziari non restassero sulla linea attuale di ottimismo e qualora non si riscontrasse sui mercati sufficiente liquidità.

LA LIQUIDITÀ ABBONDA

L’eccesso di liquidità sui mercati che ha caratterizzato l’intero 2023 derivava tanto dalle politiche espansive delle banche centrali quanto dall’eccesso dei risparmi strutturale in un mondo occidentale che tende a invecchiare. Quell’eccesso di risparmi è stato esaltato durante la il biennio del COVID e ha contribuito non poco al progresso dei listini azionari. Ma oggi si sta oggi restringendo negli USA e sembra quasi del tutto esaurito nell’Eurozona, cosa che lascia pensare che le borse potranno correre meno nella seconda parte dell’anno.


Tuttavia molta della nuova liquidità che affiora sui mercati proviene dalle politiche fiscali espansive di quasi tutti i governi occidentali, che sino ad oggi hanno ampiamente compensato le strette monetarie. E si può ragionevolmente ritenere che, per vari motivi, tutte le principali potenze economiche continueranno a spendere più di quanto incassano dai prelievi fiscali, tanto per ragioni militari quanto per sussidi vari. Senza considerare poi che altra liquidità continua a provenire sui mercati internazionali dalle politiche monetarie espansive di Cina e Giappone.

La somma algebrica di tutte le componenti pertanto sembra pertanto essere ancora in territorio positivo e i mercati restano ottimisti anche per questa ragione.

MA IL RISCHIO GEOPOLITICO RESTA SULLO SFONDO

Nonostante le borse ne tengano poco conto, la prima parte del 2024 registra una serie di tensioni geopolitiche che non accennano a diminuire e che creano aumenti dei costi logistici e riduzioni dei volumi nel commercio internazionale. Questo elemento frena le esportazioni europee e rischia di alimentare una corsa al rialzo del petrolio, e di conseguenza non aiuta la ripresa economica.


Il petrolio peraltro avrebbe già dovuto vedere i suoi prezzi impennarsi con tutto quello che è successo, e ha invece mantenuto i livelli attuali attorno alla media storica di lungo periodo (si veda il grafico qui sotto riportato) anche perché la sua domanda non è elevata e l’offerta continua invece a salire. Ma nel prossimo futuro le cose potrebbero cambiare, in modo inaspettato con ogni probabilità.

IL PETROLIO POTREBBE TORNARE A SALIRE

Difficile dunque fare una previsione al riguardo del petrolio, sebbene sarà più probabile alla fine esso salga a fronte di eventuali ulteriori buone notizie per le economie occidentali (perché con ogni probabilità crescerà di conseguenza la domanda), arrivando a ridosso dei 90 dollari intorno a fine 2024.


IN CONCLUSIONE

Molte delle variabili positive che hanno determinato l’attuale rally delle borse dunque potrebbero, nel corso dell’anno, venire meno, influenzando direttamente o indirettamente le valutazioni azionarie. Se nel breve termine perciò resistono tutte le condizioni che hanno portato le borse così in alto (e che potrebbero spingerle ancora più su), dalla primavera avanzata in poi le cose potrebbero cambiare in peggio, a meno di importanti novità sul panorama macroeconomico (che potrebbero tranquillamente provenire dai paesi emergenti, ad esempio).

Resta poi il dilemma già menzionato a proposito delle imprese quotate a bassa capitalizzazione: se l’attuale ondata di ottimismo non investirà anche queste ultime, è più probabile che alla fine saranno le imprese più apprezzate oggi a vedere ridimensionate le proprie valutazioni. Il che peraltro non è detto che sia un male assoluto, ma i listini azionari -che registrano le quotazioni medie- potrebbero di conseguenza ridursi.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 60 – sabato 27 gennaio 2024

 

Operazioni in essere : nessuna

GOLD APR 24

Segnalo che eventuali operazioni saranno da me eseguite sul contratto aprile che costa 20 usd più del febbraio, che va in consegna.

GOLD, secondo me, sta nascondendo la sua forza.

Il mese più significativo degli ultimi anni fu aprile 2022 in cui scadeva un ciclo di valenza pluriennale. Il top fu 1998. Da allora GOLD è salito nella primavera 2023 sopra tale prezzo, ma senza chiudere nessun mese al di sopra.

Da allora ho atteso che chiudesse un mese sopra 1998 e ho dovuto aspettare 19 mesi, fino a novembre 2023, per ipotizzare che tale livello sia infine conquistato.

In dic 2023 la chiusura è avvenuta nuovamente sopra 1998 e fra poco vedremo la chiusura di merc 31 gennaio.

La maggioranza degli analisti studia il prezzo e non i cicli temporali: quindi non attribuisce alcuna importanza a quanto sopra. Presumo al contrario che eventuali ripetute chiusure mensili ( solo due sino ad ora ) sopra 1998 diano a chi ha questa sensibilità una informazione preziosa.

La rottura del TRIPLO MASSIMO ( 2075 – 2070 – 2060 ), che attendo, ancora non si vede.

Se e quando ci sarà (la dichiarerò dopo una chiusura settimanale sopra 2090 cash ) mi aspetto un forte movimento al rialzo con obiettivi anche molto lontani.

La mia ipotesi è che, molto lentamente, GOLD riceva denaro in uscita dalla rilevante liquidità mondiale, per fare una passeggiata al rialzo.

Tutti i maggiori asset managers sanno che hanno troppo liquido per riuscire a comperare oro senza far schizzare il prezzo, cosa che vogliono evitare perché depotenzierebbe il loro tentativo di usarlo come copertura dall’eccesso di “fiat money”.

Credo che GOLD non abbia invertito al ribasso, ma che il recente minimo a 2002 cash sia un secondo pull back in zona 1998, dopo quello a 1973, appena seguente alla sfuriata notturna a 2146.

Da 4 settimane GOLD non riesce a rompere il top della settimana precedente e ciò mette in allarme per la tenuta di 1973, che fu il minimo registrato la settimana successiva al top assoluto di 2146 registrato nella notte del 3 dic 2023.

Resto convinto di un rialzo, finchè GOLD CASH non rompesse 1973.

Per dare il via potrebbe bastare anche la sola rottura del top di ogni settimana precedente.

SILVER MAR 24

Appare molto debole fino ad ora, con massimi settimanali calanti da 5 settimane e minimi intorno a 22 usd, zona di prezzo dove intendevo programmare un acquisto, solo con i miei quattrini, senza coinvolgere la Lettera.

Al momento non vedo sintomi di inversione e non intendo rischiare, ma comunque non è un profilo di rischio compatibile con lo spirito conservativo di questa Lettera.

Al momento la Lettera lo monitora, senza inserire ordini.

DOW JONES INDU CASH

ENNESIMO NUOVO MASSIMO ASSOLUTO

E’ stato rotto il top di 36952 dell’inizio gen 2022 e il Mercato è salito a 38215 DJ CASH. Continua a segnare nuovi record, di pochi punti ogni volta, ma non molla.

DOW JONES CASH nella settimana 8 -12 gen , dopo che la Lettera ha venduto alla rottura di 37440 di FEB FUT, è sceso poco, ha toccato la trend line che sale da 28660 e che avevo colorato in GIALLO nel grafico che accompagnava la prec. Lettera 58 ed è schizzato su in outside.

Il punto è che un segnale di simile valenza interesserà NAS 100 la prossima settimana ( 29 gen – 2 feb ) con obiettivi intorno a 17500 – 17700, ormai raggiunti ( registrato 17665 NASDAQ CASH ) e sembra che la forte positività che sta interessando NAS 100 sostenga anche DOW JONES.

L’andamento di DOW JONES ven 26.1 mostra una maggior forza relativa rispetto a NAS 100, che non si vedeva dall’inizio di gennaio. Va monitorato.

NASDAQ 100 CASH ( paragrafo impegnativo da scrivere e da leggere )

Gennaio è stato il momento di questo Mercato, fino a gio 25.1, mentre la giornata di 26.1 ha segnato una inversione della forza relativa a favore di DOW JONES.

Controllerò i componenti dei due indici alla ricerca di uno o più titoli che abbiano creato questa situazione, salvo che sia conseguenza di una inversione diffusa da growth a titoli value.

Nella N. 59 avevo scritto : “NAS 100……………..Ha ritrovato molta forza relativa rispetto a DOW JONES e tre dei sette titoli FAANG + MICROSOFT + TESLA hanno registrato il top storico in questa ultima settimana. Una quota che oscilla tra il 70 e il 100 % del rialzo dell’intero indice, composto da 100 titoli, deriva dall’incremento ( inesauribile ? ) dei più volte citati FAANG + 2 ( ho tolto Netflix perché nessuno più ne parla ). Storicamente queste situazioni hanno provocato gravi danni ai frequentatori del mercato, quindi sto lontano.”

Al pari di DOW JONES, NAS 100 non può certamente essere comprato, ma non vi è una figura gestibile per vendere con stop loss contenuto.

La mia analisi del tempo porta ad attribuire un certo rilievo alla settimana da lu 29.1 a ven 2.2, quindi proverò a sfruttare questo segnale, che possono vedere solo pochi operatori, certamente meno di uno su cento.

NAS 100 è salito proprio nel range 17500-17700 ( registrato 17665 ) che avevo indicato da circa un mese, ma ora bisogna vedere se questo treno in corsa invertirà proprio qui e ora.

Sarebbe una analisi di grande valenza, che poi dovrò tradurre in profitti, senza espormi ad uno stop loss non compatibile con il profilo di rischio della Lettera.

Giunti ora ai prezzi che avevo calcolato, tutto da verificare che il Mercato inverta, ma si creerebbe un pattern interessante.

L’operatività necessaria a gestire una ipotizzata inversione, della quale non c’è alcun sintomo, è quasi incompatibile con la cadenza settimanale della Lettera, senza possibilità di intervenire.

Ugualmente, sin dal mattino di lunedì 29.1, la Lettera inserirà i seguenti ordini :

vendo 1 MARZO MICRO NAS 100 a 17750 e inoltre

vendo 1 MARZO MICRO NAS 100 a 17900, entrambi con stop loss a 18200

e poi

vendo 2 MARZO MICRO NAS 100 a 17350 stop ( in rottura ) senza condizioni

e inoltre

sempre a 17350 stop ( in rottura ) raddoppio la posizione al ribasso eventualmente aperta a 17750 e 17900.

( nella tabella excel scriverò :PER DUE, intendendo che si raddoppia la quantità eventualmente venduta in forza.

Non so se sono stato chiaro, quindi aggiungo un esempio:

se il Mercato eseguirà la vendita a 17900, avrà eseguito anche la vendita a 17750 e quindi a 17350 stop la Lettera venderà i 2 MICRO senza condizioni e altri due MICRO in quanto NAS 100 sarà giunto a 17350 con 1 vendita in utile da 17900 e 1 vendita in utile da 17750.

Qualsiasi vendita che venga eseguita avrà stop loss a 18200, in attesa che si concluda la settimana.

Se tutte le vendite venissero eseguite, senza subire lo stop loss a 18200, si tratterebbe di 6 MICRO NAS 100 ( usd 2 x 6 MICRO = USD 12 per ogni punto di future )

La posizione totale che si verrebbe a creare è rilevante rispetto al capitale gestito dalla Lettera e sarà mio obiettivo la riduzione ragionata dello stop loss dal successivo lu 5.2

NOTA FINALE

Ritengo che la eventuale rottura di DOW JONES sotto 37122 cash andrebbe seguita con una vendita, in quanto romperebbe una figura grafica che sinora è di grande forza rialzista, che verrebbe smentita ed inoltre romperebbe nettamente la trend line da ott 2022 ( da 28660 ) che giudico sempre più importante, un sostegno per tutto l’azionario U.S.A.

La Lettera forse non potrà eseguire questa vendita, per non incrementare leverage e conseguente V.A.R., ma segnalo comunque il mio pensiero.

Leonardo Bodini

ù

 

 

 




PERCHÉ WALL STREET È TORO

La prima parte dell’anno ha visto comparire due fenomeni apparentemente contrastanti: il prezzo del petrolio in sostanziale discesa e le quotazioni della borsa più autorevole del mondo toccare nuovi massimi: come si spiegano?

 

UNA CONGIUNTURA INSTABILE MA POSITIVA

Il petrolio in questi giorni è un “osservato speciale” perché l’instabilità geopolitica del Medio Oriente potrebbe farlo lievitare e da esso potrebbe dipendere un eventuale significativo rimbalzo dell’inflazione. L’inflazione però invece al momento sembra essere stata vinta, con la Cina che addirittura è piombata in deflazione, parallelamente ad una crescita economica attesa di tutto rispetto! (+5,2%), cosa che aiuta a ritenere limitato il rischio di una nuova recessione globale.


Una congiuntura dunque instabile ma positiva quella che ha spinto Wall Street sui massimi, che lascia ben sperare tanto in un “soft landing” (atterraggio morbido) o addirittura in un “no landing” (nessun atterraggio) dell’economia americana quanto in una discesa -seppur lenta- dei tassi d’interesse. Discesa favorita da un contesto di liquidità persistente. Dunque sono per il momento accantonate le attese di consistenti prese di beneficio che circolavano subito dopo capodanno, casomai sta accelerando la rotazione dei portafogli verso i nuovi business ed è questo il vero carburante dei record!

L’EUROPA INVECE LANGUE

Il quadro generale si completa infatti con l’arretramento delle borse e dell’economia europea, tanto in assoluto quanto in paragone al resto del mondo e un deciso processo di transizione verso nuovi paradigmi. Mentre dunque la situazione per gli investitori è quasi ideale il mondo accelera la sua evoluzione e il vecchio continente langue!

Anche questo spiega la reazione quasi nulla dei prezzi del petrolio alle tensioni sul Mar Rosso e al rialzo violento dei costi di trasporto: dall’inizio dell’anno i prezzi del Brent hanno oscillato all’interno di un stretto intervallo di negoziazione tra 75 e 81 dollari al barile (+0,03% a 79,12 dollari al barile lo scorso venerdì 19 gennaio). Addirittura ci si aspetta una diminuzione dei prezzi del petrolio nei prossimi mesi e non un aumento, come potrebbe emergere in un contesto geopolitico complicato.

SAN DOLLARO E SAN PETROLIO

E l’ottimismo della speculazione non è dovuto a distrazione. Diversi fattori pesano sul petrolio, come la debole domanda cinese, un’offerta persistente proveniente dagli U.S.A. e da molti altri paesi, nonché i vincoli ambientali alle emissioni nocive. La notizia positiva è che -evidentemente- nessuno si aspetta al momento pesanti conflitti armati, cosa che farebbe scattare invece l’esigenza di maggiori riserve strategiche di carburanti: cioè maggior domanda e minore offerta. In assenza di conflitti perciò nemmeno il Dollaro brilla, cosa a sua volta positiva per il resto del mondo. Rimane aperto dunque l’altare votivo a “San Dollaro e San Petrolio” da parte dei paesi meno ricchi del mondo (come anche il nostro) i quali se ne avvantaggiano tanto per l’inflazione quanto per il costo del debito.

DI COSA BENEFICIA WALL STREET

Quindi mentre molti temono che quello appena iniziato sia un anno di instabilità, anche a causa dei numerosissimi scrutini elettorali in arrivo e delle manovre speculative sui mercati che ne possono conseguire, la grande liquidità che circola sta spingendo nella direzione opposta: la volatilità dei corsi resta limitata e gli investimenti si dirigono verso le nuove tecnologie e i nuovi business. Anche per questo motivo le aspettative dei listini azionari alla fine di quest’anno sono di ulteriore crescita con l’SP500 intorno a quota 5000.

EUROPA E TITOLI MINORI NE SOFFRONO

Si tratta di “ottimismo”? Probabilmente no, dal momento che i titoli a minore capitalizzazione come quelli che costituiscono l’indice SP600 (il cui andamento recente è qui sotto riportato) sono in realtà in discesa e altrettanto restano compresse le borse europee (vedi più sotto l’andamento riflessivo dell’indice STOXX 600):

Per le imprese di minori dimensioni o dipendenti dai business più tradizionali c’è in definitiva poco interesse e un peso maggiore del costo del debito, che è oramai chiaro a tutti resterà elevato almeno per la prima parte dell’anno. Per tutta l’Europa pesano poi i veti incrociati ad una maggior spesa da parte dei governi, che frena i consumi, i quali invece corrono oltre Atlantico.

LA “VOGLIA”DI INNOVARE…

C’è invece una generale attrazione nei confronti dei business che attireranno i maggiori investimenti nel prossimo futuro: da quelli che possono derivare dall’utilizzo per le imprese dell’Intelligenza Artificiale (non a caso restano sui massimi le big tech che sono le migliori candidate a trarne profitto) alle nuove tecnologie per l’energia nucleare, fino alle imprese che potranno trarre maggior profitto dagli investimenti nelle infrastrutture, di cui il mondo intero ha una forte esigenza e che dunque non potranno che lievitare, soprattutto se i conflitti armati non si intensificheranno. Per gli stessi motivi appare riflessiva invece l’industria farmaceutica.

…E QUELLA DI NON RISCHIARE TROPPO

Ma occorre notare che ciò che sospinge le quotazioni dei titoli più “sexy” del mercato americano sembra anche la necessità di orientare le scelte d’investimento verso titoli e borse che garantiscono la maggior liquidità, dati i giganteschi rischi di fondo citati. Dunque la molta liquidità circola e sembra pilotare al ribasso i rendimenti dei titoli a reddito fisso, ma gli investitori restano cauti: la guerra fredda impazza e quella calda rischia di dilagare.

Meglio ruotare dunque i portafogli in direzione del futuro (le tecnologie), della stabilità (le imprese più solide, più capitalizzate o capaci dei migliori dividendi) o delle grandi iniziative infrastrutturali (la mobilità condivisa e le tecnologie per le Smart cities, ad esempio). Sinanco le tensioni geopolitiche sono quindi capaci di accelerare il cambiamento e i mercati ne prendono atto. Anzi! Sono soliti guardare più lontano di tutti…

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 59 – sabato 20 gennaio 2024

 

Operazioni in essere : nessuna

lu 27 nov 2023 comperato 1 FEB MICRO GOLD FUT a 2035 e martedì 16 gen 2024 comperato un secondo FEB MICRO GOLD FUT a 2030, entrambi stoppati mercoledì 17 gen a 2015 con una perdita di 2035 – 2015 = usd 200 e 2030 – 2015 = usd 150

mart 16 gen venduto 1 MAR MINI DJ a 37440, stoppato ven 19 genn a 38115 con una perdita di (38115 – 37440 = 675 punti x usd 5 pari a usd 3375 )

GOLD FEBB 24

La rottura del TRIPLO MASSIMO ( 2075 – 2070 – 2060 ), che attendo, ancora non si vede.

Se e quando ci sarà (la dichiarerò dopo una chiusura settimanale sopra 2090 cash ) mi aspetto un forte movimento al rialzo con obiettivi anche molto lontani.

La mia ipotesi è che, molto lentamente, GOLD riceva denaro in uscita dalla liquidità mondiale, per fare una passeggiata al rialzo.

La settimana 8 – 12 aveva segnato la scadenza di un ciclo di medio rilievo e avevo utilizzato il minimo come nuovo e più alto livello di stop loss ( alzando da 1970 a 2015 ) con incremento della posizione a 2030.

GOLD ha rotto il minimo della settimana precedente, ma si è fermato, al momento, a 2002, sfiorando il noto livello di 1998. Credo che GOLD non abbia invertito al ribasso, ma che si tratti di un secondo pull back in zona 1998, dopo quello a 1973, appena seguente alla sfuriata notturna a 2146.

Dopo la consueta settimana di pausa, le operazioni saranno eseguite sul future con scadenza aprile, in quanto febbraio presto andrà in consegna.

Resto convinto di un rialzo, finchè GOLD CASH non rompesse 1973.

SILVER MAR 24

Avevo scritto :

SILVER è sceso molto più di GOLD, ma solo fino a 22,43 USD, senza raggiungere il livello di 22 che mi interessava, pertanto l’acquisto avrebbe richiesto uno stop loss troppo ampio.

Al momento la Lettera lo monitora, senza inserire ordini.

DOW JONES INDU CASH

NUOVO MASSIMO ASSOLUTO

E’ stato rotto il top di 36952 dell’inizio gen 2022 e il Mercato è salito a 37933 DJ CASH. Continua a segnare nuovi record, di pochi punti ogni volta, ma non molla.

DOW JONES CASH nell’ultima settimana, dopo che la Lettera ha venduto alla rottura di 37440 di FEB FUT, è sceso poco, ha toccato la trend line che sale da 28660 e che avevo colorato in GIALLO nel grafico che accompagnava la prec. Lettera 58 ed è schizzato su in outside.

Sapevo che c’era un ostacolo ? Certamente, sennò non avrei colorato di giallo la zona della trend line, ma l’uscita al ribasso dalle due settimane dal 2 gen al 12 gen aveva un medio significato ciclico e meritava l’apertura dello short.

Il punto è che un segnale di simile valenza interesserà NAS 100 tra due settimane ( 29 gen – 2 feb ) con obiettivi intorno a 17500 – 17700, ormai quasi raggiunti e sembra che la forte positività che sta interessando NAS 100 sostenga anche DOW JONES.

Con minore forza, ma sostiene.

NASDAQ 100 CASH

E’ il momento di questo Mercato.

Ha ritrovato molta forza relativa rispetto a DOW JONES e tre dei sette titoli FAANG + MICROSOFT + TESLA hanno registrato il top storico in questa ultima settimana.

Una quota che oscilla tra il 70 e il 100 % del rialzo dell’intero indice, composto da 100 titoli, deriva dall’incremento ( inesauribile ? ) dei più volte citati FAANG + 2 ( ho tolto Netflix perché nessuno più ne parla ).

Storicamente queste situazioni hanno provocato gravi danni ai frequentatori del mercato, quindi sto lontano.

Al pari di DOW JONES, NAS 100 non può certamente essere comprato, ma non vi è una figura gestibile per vendere con stop loss contenuto.

La mia analisi del tempo porta ad attribuire un certo rilievo alla settimana da lu 29.1 a ven 2.2

Se poi NAS 100 salisse e si fermasse intorno a 17500-17700 ( + 1-2 % da ora ) proverei una grande soddisfazione.

Giunti eventualmente a quei prezzi, tutto da verificare che il Mercato inverta, ma si creerebbe un pattern interessante.

Se in gennaio ci fossero eventi esogeni negativi, quei gg a cavallo del primo feb 2024 potrebbero diventare un minimo da comprare.

NOTA FINALE

Con il senno di poi, che non fa ricchi, ma serve ugualmente, forse dovevo tenere più largo lo stop loss su GOLD, su cui resto comunque positivo ed attendere che anche NAS 100 vedesse scadere il ciclo del 29 gen – 2 feb prima di andare a ribasso su DOW JONES.

Come avevo anticipato :

– il profitto del 32 % che avevo conseguito in 10 mesi al 28 ago 2023 era sopra ogni media di settore, il conto arriva sempre;
– SILVER è veramente un Mercato molto difficile, poco adatto alla cadenza settimanale di questa Lettera.

Aumenterò l’impegno

Leonardo Bodini