APPUNTI DI TRADING

N. 62 – sabato 10 febbraio 2024

 

Operazioni in essere : merc. 31.1 venduti 2 MARZO MICRO NAS 100 a 17350 e ven 2.2 venduto 1 MARZO MICRO NAS 100 a 17750 con stop loss a 18200 per tutto

GOLD APR 24

Ho riproposto il grafico giornaliero, oltre al consueto settimanale, per tracciare il cono che evidenzia la totale assenza di direzionalità da due mesi a questa parte, dopo la violenta discesa dal top assoluto di 2146, che in soli 7 gg ha portato a 1973.

Da allora GOLD, che è da sempre il mio mercato preferito, rimbalza con sempre minor forza.

Ritengo fondamentale osservare se romperà ( immagino di no ) il minimo ( 1973 GOLD CASH ) di dic 2023, che aveva un medio – basso valore ciclico.

Senza trend si vigila, ma non inserisco ordini.

Resta valido, anche se i prezzi non lo rendono urgente, quanto scrissi nella N. 61 : “se GOLD riceve maggiori flussi e prova ad attaccare 2090 in chiusura settimanale; sopra tale livello chi vuole comprare, secondo me dovrà spicciarsi.”

SILVER MAR 24

Appare debole rispetto a GOLD fino ad ora, ma, dopo massimi settimanali calanti da 5 settimane e minimi intorno a 22 usd, è riuscito a rompere il top della precedente settimana, senza accelerare, al momento.

La Lettera lo monitora, senza inserire ordini.

DOW JONES INDU CASH

NON RIESCE A REGISTRARE UN NUOVO MASSIMO ASSOLUTO, MA NON MOLLA

DOW JONES ha restituito a NAS 100 lo scettro della maggior forza relativa, registrando una settimana inside.

Tutto l’azionario mondiale registrerà in marzo, ormai imminente, il ciclo di 180 mesi dal minimo del 2009.

Si tratta statisticamente di un tempo da non anticipare, ma da osservare, per comprendere un eventuale cambio di trend.

NASDAQ 100 CASH

Fortissimo, saliva da un mese e, nella settimana del 29 gen – 2 feb, cui attribuivo una media rilevanza ciclica e quindi possibilità di invertire il trend, NAS 100, invece di registrare un nuovo massimo ed eventualmente iniziare a scendere, ha fatto un minimo ed è risalito veloce, registrando un outside rialzista.

Come ho più volte scritto, l’outside è la figura grafica che è poco gestibile per qualsiasi investitore ed è molto difficile non subire una perdita, che non si è ancora concretizzata, ma è nell’aria a 18200.

NAS 100 si è comportato come fece DOW JONES nella finestra temporale di due settimane dal 2.1 al 12.1, che avevo dichiarato idonea ad una inversione.

Invece di fare un top ( che avrebbe dato una vendita ) quel Mercato scese fino a rompere il minimo della settimana precedente, per poi salire in 2 gg con outside rialzista.

Mantengo quindi il livello prefissato di stop loss a 18200.

Se, diversamente, NAS 100 nonostante questa figura fortemente rialzista, rompesse il minimo di 17128 cash segnato merc 31.1, lo giudicherei un segnale di grave smentita della forza di questo Mercato.

Conseguentemente venderei altri due MICRO FUT in rottura del minimo settimanale di 17200.

Poco probabile, ma non impossibile.

Tutto ciò premesso, sin dal mattino del 12.2, la Lettera inserirà i seguenti ordini :

per i 3 MARZO MICRO NAS 100 venduti , mantengo lo stop loss a 18200

( se ritracciasse intorno a 17500 fut, valuterei la riduzione – azzeramento dei 3 micro shortati, per limitare il rischio, ma è una simile operatività va gestita giorno per giorno e questa Lettera è settimanale )

e poi

vendo 2 MARZO MICRO NAS 100 a 17200 stop ( in rottura )

Leonardo Bodini




NIENTE RECESSIONE!

L’economia globale continua a “tirare”! Quest’anno si prevede una crescita del prodotto globale lordo almeno pari a quella del 2023, mentre le borse toccano nuovi massimi e gli interessi pagati dai titoli a reddito fisso continuano a flettere. Tutto bene dunque? Forse si, nonostante le cornacchie abbondino e i cannoni urlino. La stagione dei dividendi in arrivo sembra ricca e la liquidità sui mercati difficilmente scarseggerà. Unica guastafeste potrebbe risultare la volatilità, ad agitare le acque nei prossimi mesi.

 

L’ECONOMIA CRESCE

Tanto tuonò che piovve”! Il proverbio viene dal racconto che Platone fa della vita di Socrate: mentre il filosofo intratteneva un ospite nel cortile di casa, la moglie iniziasse a brontolare ed inveire ad alta voce. Completamente ignorata, la donna fini per rovesciare dalla finestra una brocca di acqua sulla testa di Socrate che in quella occasione ebbe a pronunciare seraficamente questa frase, destinata a fissarsi nell’immaginario collettivo per significare l’ineluttabilità di un evento.

Ma stavolta l’ineluttabilità evidentemente non era tale (cioè nonostante i tuoni “non” piovve), visto che la recessione più annunciata della storia continua anche quest’anno a non verificarsi!

Sia ben chiaro: è sempre possibile che si verifichino eventi straordinari e imprevedibili quali guerre, pandemie, catastrofi naturali o simili. A dire il vero il rischio geopolitico continua a più che mai ma nel frattempo i mercati brindano! La verità è che nessuno può prevedere gli eventi catastrofici, e in loro assenza, l’economia va avanti, e contro tutte le previsioni. È altrettanto vero che prima o poi le recessioni arrivano, ma se non riusciamo a prevedere quando, allora è inutile parlarne!

E infatti l’economia globale quest’anno dovrebbe superare di slancio il 3% di crescita (la stima del FMI è del 3,1%, cioè più del 2023) al netto dell’inflazione, che peraltro continua a flettere. È vero: le banche centrali temporeggiano nell’abbassare i tassi e il costo del debito continua a restare alto, ma è altrettanto vero che i tassi d’interesse a lungo termine (cioè quelli che guidano le valutazioni azionarie e che riguardano la maggior parte dei titoli obbligazionari) continuano a scendere, nonostante i timori che riguardano lo straripare dei debiti pubblici e la conseguente necessità di collocare più titoli. E se scendono i rendimenti impliciti dei titoli a reddito fisso si apprezzano corrispondentemente quasi tutti i valori finanziari.

MA GLI IMMOBILI AL MOMENTO LANGUONO

Gli unici valori che -ad oggi- proprio non ne vogliono sapere di rivalutarsi (o anche soltanto di riprendere fiato) sono quelli immobiliari, stretti fra un elevato costo del denaro e un’inflazione calante. E questi rischiano di far crollare il valore di una parte importante degli impieghi delle banche, che iniziano a rappresentare una sorta di attivo “tossico” per i loro bilanci.

Nemmeno sul fronte delle banche tuttavia sta succedendo alcunché di grave, perché stavolta le principali banche centrali stanno irrorandole con molti rifinanziamenti. Sono soprattutto le banche del territorio quelle che mantengono più impieghi negli immobili e sono anche quelle più penalizzate nelle valutazioni delle borse. Ma per assurdo è proprio questo rischio che spinge le banche centrali a mettere a disposizione del sistema degli importanti rifinanziamenti, sospingendo così la liquidità disponibile.

E I TAGLI DEI TASSI VENGONO RINVIATI

Ecco spiegato peraltro per quale motivo le banche centrali nicchiano nell’abbassare i tassi d’interesse: non potendo praticare politiche monetarie restrittive (a pena del crollo di buona parte delle banche minori) ecco che esse rallentano sul fronte dei tassi, almeno sino a quando l’inflazione non scenderà al di sotto del tasso-target (il famigerato 2%).

Quest’ultimo tuttavia, nella misura in cui l’economia continuerà a tirare -come al momento può sembrare, soprattutto in America- rischia di rimanere una sorta di “asintoto” (cioè un limite cui ci si può avvicinare ma non può essere raggiunto). E così, seduta dopo seduta, i tagli dei tassi continuano ad essere rinviati.

I PRIVILEGIATI RESTANO I TECNOLOGICI

Ma il lavoro delle banche centrali stavolta lo sta facendo il mercato, perché se i tassi a lungo termine scendono allora i titoli salgono e l’economia ne viene ristorata, quasi come se il costo del denaro fosse ugualmente in discesa: ad esempio scendono i tassi fissi e salgono i valori azionari, soprattutto quelli fortemente orientati al futuro. Cioè i più solidi e più tecnologici.

Questo fenomeno ovviamente può spaventare perché continua a crescere il divario tra i valori azionari emessi da aziende “tradizionali” (cioè meno tecnologiche) e quelli delle altre. Così come continuano ad essere meglio valutate le imprese più grandi rispetto a quelle minori: è un tema implicito di “comperare” il lungo termine: la chimera più richiesta al momento dagli investitori.

CRESCE IL DIVARIO TRA AMERICA E EUROPA

Purtroppo, mentre le notizie in generale per i mercati finanziari restano decisamente positive, continua a crescere il divario tra i valori che esprimono al di qua e al di là dell’Atlantico. I corsi azionari di molte imprese americane continuano a sovraperformare rispetto a quelle europee, dove peraltro esistono in assoluto poche imprese davvero tecnologiche e molte più banche del territorio. Un divario che sembra destinato a permanere, anche se il rendimento implicito dei dividendi in Europa continua a crescere e diviene in tal modo attrattivo, soprattutto se la liquidità continuerà ad essere abbondante e i tassi d’interesse continueranno a flettere.

L’auspicio rimane cioè quello di un progressivo allargamento dell’interesse degli investitori ai settori meno innovativi e alle imprese di minor dimensione. Soprattutto se, come sembra, i bilanci che verranno pubblicati da qui a poco riveleranno ulteriori miglioramenti dei profitti netti. Cosa però plausibile dal momento che -con la scusa dell’inflazione dei prezzi- molte imprese hanno potuto beneficiare della revisione all’insù dei listini di vendita.

MA LA VOLATILITÀ POTREBBE RISALIRE

Dunque si può legittimamente sperare -almeno fino alla conclusione della stagione dei bilanci in un’ ampliamento ad altri comparti dell’appetito degli investitori, cosa che potrebbe rilanciare i titoli a più bassa capitalizzazione e contribuire a mantenere un buon tono generale sui mercati finanziari.

Anche se è altrettanto probabile che i listini di borsa, da tempo giunti ai massimi di sempre, inizieranno a scarseggiare di buone notizie e potrebbero di conseguenza registrare una generale maggior volatilità dei corsi, sino ad oggi rimasta sostanzialmente ai minimi.

Se da questa possibile maggior volatilità potrà scaturire anche qualche vero sell-off dipenderà -al netto delle possibili sorprese della geopolitica, purtroppo sempre in agguato- soprattutto dall’abbondanza della liquidità disponibile. E al momento risulta difficile vederne la probabilità.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 61 – sabato 3 febbraio 2024

 

Operazioni in essere : merc. 31.1 venduti 2 MARZO MICRO NAS 100 a 17350 e ven 2.2 venduto 1 MARZO MICRO NAS 100 a 17750 con stop loss a 18200 per tutti

GOLD APR 24

Ho riproposto il grafico mensile, dopo molto tempo, per evidenziare che, dopo 19 mesi dal top di apr 2022 ( GOLD CASH 1998 ), le chiusure di fine novembre , dicembre e gennaio sono avvenute sopra tale livello. Sintomo di forza, con alcuni pull back ( 1973 e 2002 )

La rottura del TRIPLO MASSIMO ( 2075 – 2070 – 2060 ), che attendo, ancora non si vede.

Se e quando ci sarà (la dichiarerò dopo una chiusura settimanale sopra 2090 cash ) mi aspetto un forte movimento al rialzo con obiettivi anche molto lontani.

La mia ipotesi è che, molto lentamente, GOLD riceva denaro in uscita dalla rilevante liquidità mondiale, per fare una passeggiata al rialzo.

Tutti i maggiori asset managers sanno che hanno troppo liquido per riuscire a comperare oro senza far schizzare il prezzo, cosa che vogliono evitare perché depotenzierebbe il loro tentativo di usarlo come copertura dall’eccesso di “fiat money”.

Avevo scritto :

“Da 4 settimane GOLD non riesce a rompere il top della settimana precedente e ciò mette in allarme per la tenuta di 1973, che fu il minimo registrato la settimana successiva al top assoluto di 2146 registrato nella notte del 3 dic 2023. Resto convinto di un rialzo, finchè GOLD CASH non rompesse 1973. Per dare il via potrebbe bastare anche la sola rottura del top di ogni settimana precedente.”

Nella ultima settimana è stato rotto il top della precedente; vedremo se GOLD riceve maggiori flussi e prova ad attaccare 2090 in chiusura settimanale; sopra tale livello chi vuole comprare, secondo me dovrà spicciarsi.

SILVER MAR 24

Appariva molto debole fino ad ora, ma, dopo massimi settimanali calanti da 5 settimane e minimi intorno a 22 usd, è riuscito a rompere il top della precedente, senza accelerare, al momento.

La Lettera lo monitora, senza inserire ordini.

DOW JONES INDU CASH

ENNESIMO NUOVO MASSIMO ASSOLUTO

E’ stato rotto il top di 36952 dell’inizio gen 2022 e il Mercato è salito a 38783 DJ CASH. Continua a segnare nuovi record, questa volta con barra estesa.

L’andamento di DOW JONES ven 26.1 mostra una maggior forza relativa rispetto a NAS 100, che non si vedeva dall’inizio di gennaio. Va monitorato.

NASDAQ 100 CASH

Avevo scritto :

“La mia analisi del tempo porta ad attribuire un certo rilievo alla settimana da lu 29.1 a ven 2.2, quindi proverò a sfruttare questo segnale, che possono vedere solo pochi operatori, certamente meno di uno su cento. NAS 100 è salito proprio nel range 17500-17700 ( registrato 17665 ) che avevo indicato da circa un mese, ma ora bisogna vedere se questo treno in corsa invertirà proprio qui e ora. Sarebbe una analisi di grande valenza, che poi dovrò tradurre in profitti, senza espormi ad uno stop loss non compatibile con il profilo di rischio della Lettera. Giunti ora ai prezzi che avevo calcolato, tutto da verificare che il Mercato inverta, ma si creerebbe un pattern interessante.”

Nella settimana appena conclusa, cui attribuivo una media rilevanza ciclica e quindi possibilità di invertire il trend, NAS 100 invece di registrare un nuovo massimo ed eventualmente iniziare a scendere, ha fatto un minimo ed è risalito veloce, registrando un outside rialzista.

Esattamente come fece DOW JONES dal 2.1 al 12.1, invece di assistere ad un top ( che avrebbe dato una vendita ) quel Mercato scese fino a rompere il minimo della settimana precedente, per poi salire in 2 gg con outside rialzista.

Quindi, nei 5 gg di trading, stesso copione del DOW JONES, che poi salì circa di un ulteriore 5 per cento, sino ad ora.

Mantengo il livello prefissato di stop loss a 18200.

Se, diversamente, NAS 100 nonostante questa figura fortemente rialzista, rompesse il minimo di 17128 cash segnato merc 31.1, lo giudicherei un segnale di grave smentita della forza di questo Mercato.

Conseguentemente venderei altri due MICRO FUT in rottura del minimo settimanale di 17200.

Poco probabile, ma non impossibile.

Tutto ciò premesso, sin dal mattino del 5.2, la Lettera inserirà i seguenti ordini :

per i 3 MARZO MICRO NAS 100 appena venduti , mantengo lo stop loss a 18200

e poi

vendo 2 MARZO MICRO NAS 100 a 17200 stop ( in rottura )

NOTA FINALE

Nella N. 60 ho dimenticato di scrivere una riga : gli ordini di vendita a 17750 e a 17900 saranno cancellati, se NAS 100 scenderà sotto 17350 prima di averli eseguiti.

Ciò per me era scontato, in quanto la rottura di 17350, seguita dalla rottura di 17750, avrebbe generato un outside rialzista e certamente non si vende in forza contro il ribaltamento del trend. Ma la riga non c’è e pertanto la Lettera si trova con 1 MARZO MICRO NASDAQ venduto a 17750, che non ci doveva essere.

Amen.

Leonardo Bodini

 

 




LE BORSE CONTINUERANNO LA LORO CORSA ?

La risposta potrebbe essere positiva: la congiuntura resta eccezionalmente favorevole e cerchiamo qui di approfondirne le ragioni. Resta però l’incognita della geopolitica: eventuali nuovi colpi di mano, soprattutto in Medio Oriente sono tutt’altro che da escludere e potrebbero spegnere l’entusiasmo che oggi fa brillare i mercati finanziari occidentali. Un rischio considerato oggi basso dai mercati in funzione delle numerose votazioni in programma nel corso del 2024 (nella tabella l’elenco delle votazioni in tutto il mondo: sono 30 nazioni). Ma le condizioni economiche non è detto possano migliorare nel corso dell’anno…

 

L’INFLAZIONE FLETTE ANCORA

La notizia più rilevante della settimana scorsa sembra essere stata quella dell’inflazione negli USA, che ha segnato un ulteriore arretramento nelle sue varie componenti sotto la soglia psicologica del 3%, proprio mentre peraltro la crescita del Prodotto Interno Lordo degli USA superava di slancio la medesima soglia arrivando al 3,1% annuale e la disoccupazione restava in area 4% (dunque in una situazione vicina alla ”piena occupazione”). E se l’inflazione scende i tagli dei tassi da parte delle banche centrali si avvicinano.

E I PROFITTI RESTANO ALTI…

Persino sul fronte dei profitti aziendali le cose sembrano andare piuttosto bene, soprattutto ovviamente per le grandi multinazionali degli Stati Uniti d’America, quasi giustificando così l‘eccesso di ottimismo che ha reso possibili i nuovi record dei vari indici di borsa di Wall Street e facendo ben sperare che si ripeta anche quest’anno il fenomeno della “locomotiva americana” che traina quella europea. Tuttavia occorre notare che buona parte dello sviluppo economico statunitense deriva dalla forte spesa pubblica e militare, che nei prossimi mesi sarà costretta a ridursi per necessità di bilancio. Le attese di crescita economica per l’anno in corso dovranno pertanto ridimensionarsi.


C’è poi la variabile “intelligenza artificiale”, che continua a far discutere perché molti scommettono su impatti concreti in termini di maggiori profitti per la maggioranza delle imprese soltanto in capo a un quinquennio. Un orizzonte temporale tuttavia nemmeno così lungo da evitare che le “magnificent seven” (M7) non siano in testa alla lista delle imprese che per prime l‘adotteranno per riuscire a guadagnare di più.

…MA NON PER TUTTI

La grande sfida tuttavia è quella delle piccole e medie imprese (PMI), che hanno subìto più delle altre l’impatto del rialzo dei tassi d’interesse e che sono rimaste compresse in termini di multipli di valore in borsa. Verso fine anno l’indice Russell 2000 che riguarda le medie imprese quotate a Wall Street.


Dopo un intero ha fatto un deciso balzo a fine 2023 per poi ridimensionarsi. Ora sembra di nuovo volersi riprendere, ma comunque è salito nell’ultimo anno del 4,91%, cioè 7 volte meno del Nasdaq (+35,65%) e 4,5 volte meno dello SP500 (+21,73%). E fino a quando non raggiungerà una performance paragonabile con gli altri indici (che fanno prevalenza ai titoli a maggior capitalizzazione) resta sempre il dubbio che saranno piuttosto questi ultimi a doversi ridimensionare.

L’EUROZONA LANGUE

L‘Economia dell’Eurozona appare molto meno tonica di quella oltre oceano, soprattutto perché le politiche monetarie ancora oggi restrittive provocano un rallentamento dello sviluppo, limitando anche la spesa per consumi. Tuttavia la mancata crescita europea placa inevitabilmente la dinamica salariale, rimasta costantemente dietro all’inflazione dei prezzi e in tendenziale flessione. Di conseguenza l’inflazione si riduce anche nel vecchio continente e questo fa sperare in un taglio dei tassi già in estate anche in Europa.

Come si può leggere nel grafico qui sotto riportato tuttavia i mercati si attendono una ripresa dei profitti aziendali nell’Eurozona, in funzione di una serie di fattori che potrebbero sospingere la profittabilità delle imprese, a partire dagli effetti positivi che deriveranno dalla ripresa di taluni investimenti fino al tanto atteso taglio dei tassi d’interesse. Una previsione che inevitabilmente sostiene i listini azionari.

I TASSI D’INTERESSE SONO SCESI TROPPO ?

Un fattore di dubbio prima di poter guardare ancora con ottimismo ai mercati sono i tassi d’interesse. Quelli a breve termine e controllati dalle banche centrali sembrano sì orientati al ribasso ma sulla tempistica dei possibili tagli che queste effettueranno c’è anche molta incertezza: i mercati si aspettano i primi tagli già entro il secondo trimestre 2024 ma i primi a smorzare questi entusiasmi sono proprio le banche centrali, sostenendo che le aspettative di mercato sono eccessive.

Ancora minor sollievo proviene poi dalle aspettative sui tassi d’interesse a lungo termine (da quali discendono anche le attese sulle valutazioni d’impresa). Il segmento a lungo termine della curva dei tassi è innanzitutto sceso probabilmente più di quanto sarebbe stato conseguente alla situazione attuale e dunque c’è poco spazio perché scenda ancora.

E poi restano le incertezze relative ai massicci rifinanziamenti dei debiti pubblici europei e americani attesi per i prossimi mesi, che potrebbero far rialzare i tassi d’interesse qualora le aspettative dei mercati finanziari non restassero sulla linea attuale di ottimismo e qualora non si riscontrasse sui mercati sufficiente liquidità.

LA LIQUIDITÀ ABBONDA

L’eccesso di liquidità sui mercati che ha caratterizzato l’intero 2023 derivava tanto dalle politiche espansive delle banche centrali quanto dall’eccesso dei risparmi strutturale in un mondo occidentale che tende a invecchiare. Quell’eccesso di risparmi è stato esaltato durante la il biennio del COVID e ha contribuito non poco al progresso dei listini azionari. Ma oggi si sta oggi restringendo negli USA e sembra quasi del tutto esaurito nell’Eurozona, cosa che lascia pensare che le borse potranno correre meno nella seconda parte dell’anno.


Tuttavia molta della nuova liquidità che affiora sui mercati proviene dalle politiche fiscali espansive di quasi tutti i governi occidentali, che sino ad oggi hanno ampiamente compensato le strette monetarie. E si può ragionevolmente ritenere che, per vari motivi, tutte le principali potenze economiche continueranno a spendere più di quanto incassano dai prelievi fiscali, tanto per ragioni militari quanto per sussidi vari. Senza considerare poi che altra liquidità continua a provenire sui mercati internazionali dalle politiche monetarie espansive di Cina e Giappone.

La somma algebrica di tutte le componenti pertanto sembra pertanto essere ancora in territorio positivo e i mercati restano ottimisti anche per questa ragione.

MA IL RISCHIO GEOPOLITICO RESTA SULLO SFONDO

Nonostante le borse ne tengano poco conto, la prima parte del 2024 registra una serie di tensioni geopolitiche che non accennano a diminuire e che creano aumenti dei costi logistici e riduzioni dei volumi nel commercio internazionale. Questo elemento frena le esportazioni europee e rischia di alimentare una corsa al rialzo del petrolio, e di conseguenza non aiuta la ripresa economica.


Il petrolio peraltro avrebbe già dovuto vedere i suoi prezzi impennarsi con tutto quello che è successo, e ha invece mantenuto i livelli attuali attorno alla media storica di lungo periodo (si veda il grafico qui sotto riportato) anche perché la sua domanda non è elevata e l’offerta continua invece a salire. Ma nel prossimo futuro le cose potrebbero cambiare, in modo inaspettato con ogni probabilità.

IL PETROLIO POTREBBE TORNARE A SALIRE

Difficile dunque fare una previsione al riguardo del petrolio, sebbene sarà più probabile alla fine esso salga a fronte di eventuali ulteriori buone notizie per le economie occidentali (perché con ogni probabilità crescerà di conseguenza la domanda), arrivando a ridosso dei 90 dollari intorno a fine 2024.


IN CONCLUSIONE

Molte delle variabili positive che hanno determinato l’attuale rally delle borse dunque potrebbero, nel corso dell’anno, venire meno, influenzando direttamente o indirettamente le valutazioni azionarie. Se nel breve termine perciò resistono tutte le condizioni che hanno portato le borse così in alto (e che potrebbero spingerle ancora più su), dalla primavera avanzata in poi le cose potrebbero cambiare in peggio, a meno di importanti novità sul panorama macroeconomico (che potrebbero tranquillamente provenire dai paesi emergenti, ad esempio).

Resta poi il dilemma già menzionato a proposito delle imprese quotate a bassa capitalizzazione: se l’attuale ondata di ottimismo non investirà anche queste ultime, è più probabile che alla fine saranno le imprese più apprezzate oggi a vedere ridimensionate le proprie valutazioni. Il che peraltro non è detto che sia un male assoluto, ma i listini azionari -che registrano le quotazioni medie- potrebbero di conseguenza ridursi.

Stefano di Tommaso