APPUNTI DI TRADING

N. 41 e tre quarti – sa 2 sett 2023 – senza grafici

Operazioni in essere : nessuna

Riassumo i risultati, fantastici, della chiusura di tutte le operazioni effettuata lu 28 ago ai primi prezzi del mattino europeo :

– gio 3 ago avevo venduto 1 SETT MICRO NAS 100 a 15400 chiuso a 15035 con utile di usd 730 pari a euro 676
– lu 6 ago avevo venduto 2 SETT MICRO NAS 100 a 15330 chiusi a 15035 con utile di usd 1180 pari a euro 1092
– mart 8 ago avevo comprato 1 SETT MINI SILVER a 23,00 rollato il 21.8 alla scad. dic con costo di usd 0,32 e chiuso a 24,58 con un utile di ( 24,58 – 23,32 ) x usd 2500 = usd 3150 pari a euro 2916
– lu 14 ago avevo comprato 1 SETT MINI SILVER a 22,50 rollato il 21.8 alla scad. dic con costo di usd 0,32 e chiuso a 24,58 con un utile di ( 24,58 – 22,82 ) x usd 2500 = usd 4400 pari a euro 4074

L’utile totale è di euro 9084 e confermo che è il più alto mai prodotto da una singola Lettera.

Abbiamo pertanto un NEW HIGH WATERMARK di euro ( 124624 + 9084 ) = 133382

Il profitto realizzato in circa 11 mesi dal 1 ottobre 2022 sale al 33 %

Certamente oltre le mie aspettative; quasi impossibile mantenere questo livello di performance.

Vedremo cosa arriva.

GOLD OTT 23

Gio 17 ago GOLD CASH ha rotto per poche ore il livello di 1893 che reggeva dal 29 giugno. In seguito è risalito molto meno di SILVER. Non è il suo momento.

SILVER SETT 23

Mantengo per la settimana 4 -8 settembre i seguenti ordini :

compero 1 DIC MINI SILVER a 23,50 e un altro a 23,00 entrambi con stop loss a 22,30

Resto quindi convinto della probabilità che prosegua il rialzo.

DOW JONES INDU CASH

Sta sotto la trend line che avevo tracciato dal 13 ott 2022.

Rimbalza poco. Resta in vacanza.

NASDAQ 100 CASH

Come avevo prospettato, NAS 100 è rimbalzato e inserirò i seguenti ordini :

compero 1 SETT MICRO NAS 100 a 15000

compero 1 SETT MICRO NAS 100 a 14800, con stop loss a 14700 per entrambi

Dopo che la N. 41 e mezzo è stata un aggiustamento per non vanificare l’eccezionale risultato prodotto dalla N. 41, la N. 41 e tre quarti ( non posso chiamarla N. 42, semplicemente perché sono fuori studio e quindi totalmente privo degli strumenti di analisi ) è solo un tentativo di restare in tendenza al rialzo, alla quale credevo fermamente per SILVER, mentre la questione è molto più complessa per NAS 100.

Proseguo brevemente le ferie.

A presto

Leonardo Bodini

 

 

 

 




DOPO LE FERIE PIÙ OTTIMISMO?

Per il momento il summit di Jackson Hole tra i banchieri centrali di tutto l’occidente non ce l’ha fatta a infondere ottimismo ai mercati finanziari. Troppe incertezze sull’andamento dell’inflazione impediscono alle banche centrali di promettere tassi d’interesse in ribasso (anzi!). Troppe variabili ancora da decifrare impediscono ai banchieri centrali di valutare esprimersi sulle decisioni future di continuare con la stretta monetaria o fermarsi. E quella scarsa visibilità, nonché i tassi d’interesse -già alti e che potrebbero proseguire la corsa al rialzo- impediscono agli economisti di prevedere buoni sviluppi sul fronte dell’economia reale. Ma i mercati finanziari guardano oltre…

 

AL MOMENTO PREVALGONO LE PRESE DI BENEFICIO

Troppo poca visibilità al momento sembra esserci inoltre sui benefici delle nuove tecnologie (NVIDIA ha raddoppiato i risultati ma -grazie alle prese di beneficio- non è salita a Wall Street) e le borse sembrano ancora troppo care per lasciare tranquilli gli investitori e tenere ferme le posizioni già acquisite. Molti si aspettano dunque altri ondeggiamenti dei valori di capitalizzazione dei listini borsistici per il prossimo autunno e, si sa, quando questo succede, allora le aspettative al ribasso tendono ad autorealizzarsi. Non per niente nel mese di Agosto l’andamento al rialzo delle borse si è invertito e sono prevalsi i disinvestimenti.

ANDAMENTO DELL’INDICE GLOBALE AZIONARIO A FINE AGOSTO

 

Ragione per cui invece di cercare di cogliere le piccole oscillazioni giornaliere per comperare sui minimi, molti investitori e risparmiatori sembrano aspettare qualche nuovo picco per vendere sui massimi del giorno (come appunto è successo con NVIDIA) invece di cogliere occasioni al ribasso per comperare sui minimi. La cautela insomma prevale in borsa sull’ottimismo, anche perché la strada per riallineare le valutazioni d’impresa con le attuali prospettive di generazione di cassa delle imprese sembra lunga. Cioè i redditi attesi delle imprese sono da scontare a tassi più elevati che in passato nonostante le valutazioni correnti delle imprese quotate siano rimaste vicine ai massimi di sempre.

LA RECESSIONE E’ RINVIATA MA NON SCONGIURATA

Il quadro insomma, soprattutto per l’economia reale, non appare al momento particolarmente favorevole: il petrolio (e anche il gas) non hanno fatto che salire nell’ultimo trimestre, i tassi d’interesse (che rischiano ulteriori rialzi, tanto nel segmento a breve termine quanto nel lungo) rischiano di dispiegare davvero soltanto nei prossimi mesi i loro effetti recessivi e la scarsa rincorsa dei salari nei confronti degli aumenti dei prezzi riduce la capacità di spesa per consumi delle famiglie.

PRODOTTO INTERNO LORDO GLOBALE (BLU) E INDICE AZIONARIO GLOBALE (ROSSO)

 

In questa congiuntura di fine estate il quadro che si mostra sempre più dettagliato è quello di un’insufficiente rincorsa dell’Europa nei confronti degli Stati Uniti d’America. Oltreoceano infatti il più fiorente sviluppo tecnologico delle imprese favorisce nuovi IPO (la quotazione in borsa di nuove matricole) soprattutto laddove nuove tecnologie è uguale a maggiori attese di redditi futuri. Nel vecchio continente invece la prevalenza di imprese attive nei comparti industriali tradizionali incrementa il timore di una maggior concorrenza da parte delle esportazioni asiatiche e dunque il rischio di uno schiacciamento dei margini produttivi.

I MARGINI INDUSTRIALI HANNO BENEFICIATO DELL’INFLAZIONE

Nell’ultimo anno infatti quegli stessi margini delle imprese europee si sono ampliati grazie al rincaro generalizzato dei prezzi di vendita, reso possibile dalla scarsa competizione dei prodotti disponibili sui canali distributivi tradizionali (soprattutto per servizi, beni di consumo durevole, prodotti alimentari e accessori di lusso) che si è confrontata con una ripresa dei consumi dopo l’era pandemica e con il minor aumento dei costi per salari, materie prime ed energia. Le imprese insomma hanno cavalcato l’inflazione per rimpinguare i profitti. Ma quanto è possibile che ciò resi valido anche in futuro?


La sfida come sempre risiede soprattutto nella capacità di fare efficienza, tanto per le imprese quanto per le pubbliche amministrazioni (che in Europa contano ben più che in America) quanto ancora per il sistema bancario e finanziario, oggi particolarmente beneficiato dall’ampliamento della forbice tra i tassi d’interesse attivi e quelli passivi, ma in futuro con il rischio di subire (oltre alla tassa sui superprofitti) gli effetti di maggiori insolvenze e maggior concorrenza internazionale.

Il continente asiatico infatti, sebbene abbia da confrontarsi con minori esportazioni nei confronti dell’occidente e una domanda interna per consumi non certo brillante, continua a beneficiare di costi del denaro e dell’energia decisamente inferiori, cosa che favorisce gli investimenti tecnologici e quelli per l’efficienza produttiva. Lo si vede ad esempio nell’industria dell’automobile, dove i nuovi grandi “player” cinesi danno filo da torcere all’industria continentale, mentre la crescita demografica dell’intero continente sospinge soprattutto i consumi dei prodotti più economici che man mano prendono il posto di quelli europei o americani.

L’AMERICA PUNTA SULLE NUOVE TECNOLOGIE

L’occidente però sembra aver contenuto l’impatto del rallentamento economico che ha subìto (cioè sembra essere riuscito a pilotare il cosiddetto “soft landing”) e ha dalla sua parte una maggior capacità di fare ricerca, innovazione e design. E questo fattore rischia di essere quello della riscossa del prossimo futuro, dal momento che la nuova transizione tecnologica ed energetica ne richiede ampie dosi. Le imprese europee si concentrano sulla capacità di produrre impianti, macchinari e beni di consumo durevole di qualità, nonché sulle competenze e sullo stile, mentre quelle americane sembrano avere successo soprattutto sull’intelligenza artificiale e su tutte le numerosissime ricadute pratiche della sua applicazione. E queste capacità potrebbero fare la differenza in particolar modo sui mercati finanziari, che guardano al lontano futuro e scommettono su di esso.

L’ANDAMENTO DELL’INDICE AZIONARIO DELLE NUOVISSIME TECNOLOGIE (BLU) E QUELLO COMPLESSIVO DELLE BORSE DI TUTTO IL MONDO (ROSSO) MOSTRA UNA FORTE DIFFERENZA DI PERFORMANCE NEGLI ULTIMI TRE ANNI

 

In America insomma (e soprattutto in Europa) il popolo soffre una minor capacità di reddito, l’industria guadagna ma si preoccupa del suo futuro e la finanza guadagna e sembra essere anche ottimista per il futuro, mentre in Asia succede l’esatto opposto: la finanza langue e si preoccupa, le imprese guadagnano meno (o per niente) ma vedono migliori prospettive e la gente migliora il proprio tenore di vita e addirittura risparmia di più, anche perché abituata a consumi meno cospicui.

Ora molto dipende dalle prospettive del 2024: se si attesteranno tutto sommato positive allora -nonostante il maggior costo del denaro- gli investimenti riprenderanno e, con essi, anche lo sviluppo economico occidentale. Se invece alla fine dell’anno anche l’America segnerà il passo (come è già successo in Europa) allora l’economia asiatica prevarrà su quella occidentale e anche le aspettative dei mercati finanziari si adegueranno a questo diverso scenario, con uno schiacciamento delle borse occidentali a favore di quelle asiatiche.

L’ASIA APPARE PIÙ RESILIENTE

L’Asia (e in particolare Cina e India) infatti può contare su una dinamica demografica completamente differente e dunque su una sostanziale tenuta dei consumi di base. Più difficile attendersi dunque un sostanziale passo indietro delle tigri d’oriente in caso di nuova recessione globale, che tuttavia sembrerebbe al momento quasi scongiurata. I mercati finanziari -nonostante che al momento sembrano proseguire negli storni dovuti ancora alle prese di beneficio- sembrano tuttavia volerci credere, come si può vedere dalla sostanziale tenuta dei titoli a reddito fisso. E i governi di tutta Europa stanno cercando al momento di dispiegare molte nuove iniziative di stimolo all’economia per spingere nella medesima direzione. Cosa che fa ben sperare. Difficile al momento tuttavia dire di più…

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 41 e mezzo – sabato 26 agosto 2023 – senza grafici

Operazioni in essere :

– gio 3 ago avevo venduto 1 SETT MICRO NAS 100 a 15400
– lu 6 ago avevo venduto 2 SETT MICRO NAS 100 a 15330
Tutti i tre contratti verranno chiusi al meglio lu 28 ago sin dal mattino

– mart 8 ago avevo comprato 1 SETT MINI SILVER a 23,00
– lu 14 ago avevo comprato 1 SETT MINI SILVER a 22,50
Entrambi i contratti verranno chiusi al meglio lu 28 ago sin dal mattino

GOLD OTT 23

Gio 17 ago GOLD CASH ha rotto per poche ore il livello di 1893 che reggeva dal 29 giugno. In seguito è risalito molto meno di SILVER. Non è il suo momento.

SILVER SETT 23

Gli ordini di vendita a 25,30 ( salito solo a 24,98 ) e 26,30 vengono cancellati.

Se SILVER FUT SETTEMBRE fosse salito fino a 25,30 l’utile sarebbe stato di portata storica per la Lettera.

Pazienza.

I due acquisti a 23,00 e 22,50 sono stati “rollati” lu 21 agosto da scadenza SETTEMBRE a DICEMBRE ( con maggiorazione del costo di 32 cent per contratto ) e verranno chiusi al meglio lu 28 ago ai primi prezzi eseguibili.

Un minuto dopo, assaporato il grande profitto conseguito, inserirò i seguenti ordini :

compero 1 DIC MINI SILVER a 23,50 e un altro a 23,00 entrambi con stop loss a 22,30

Resto quindi convinto della probabilità che prosegua il rialzo.

DOW JONES INDU CASH

Sta sotto la trend line che avevo tracciato dal 13 ott 2022.

Rimbalza poco. Resta in vacanza.

NASDAQ 100 CASH

Cancello la vendita in forza a 16400.

Sin dal mattino di lu 28 ago, chiuderò al meglio i ribassi aperti a 15400 e alla ulteriore rottura ( a 15330 lu 7 ago ) del minimo del periodo da lu 24 lug a ven 4 ago.

Un minuto dopo, assaporato il discreto profitto, inserirò i seguenti ordini :

compero 1 SETT MICRO NAS 100 a 14850

compero 1 SETT MICRO NAS 100 a 14700, con stop loss a 14550 per entrambi

Ho quindi cambiato opinione da ribasso ( già avvenuto ) a possibile rimbalzo.

Nota conclusiva : la N. 41 è stata un tentativo di formulare una strategia che reggesse per 6 settimane feriali. Lu 28 ago la strategia incasserà un profitto molto alto, forse il massimo singolo profitto registrato da queste Lettere.

La N. 41 e mezzo ( senza grafici ) è un aggiustamento per non vanificare l’eccezionale risultato che è in formazione.

L’ho scritta pertanto in deroga alle mie intenzioni espresse l’ormai lontano 29 luglio.

A presto

Leonardo Bodini

 




AUTUNNO CALDO ?

Passato Ferragosto si cerca di tracciare qualche linea circa l’autunno prossimo venturo: sarà “caldo” come spesso succede per le rivendicazioni salariali, l’inflazione, le banche centrali, le esportazioni e la produzione industriale? Probabilmente si: le prospettive per la seconda metà dell’anno, al momento, non sono esattamente rosee. Ancora peggiori appaiono quelle per l’anno a venire. Tuttavia esistono anche valide ragioni di ottimismo, che spingono gli osservatori a molta cautela nei confronti del prossimo futuro.

THOMAS CARLYLE

IL FALLIMENTO DELLE SOCIETÀ IMMOBILIARI CINESI

Il condizionale è d’obbligo! Thomas Carlyle coniò saggiamente per l’economia il termine di “scienza triste” (dismal science) in relazione alle previsioni catastrofiche di Malthus, ma anche perché quando gli economisti formulano previsioni si lasciano spesso andare ad ingiustificati pessimismi. Anche stavolta esistono elementi oggettivi di preoccupazione, ma non è detto che si traducano automaticamente in eventi negativi. Proviamo perciò qui di seguito a esaminarli.

 

 

 

UNA DELLE SEDI DI EVERGRANDE

Il “LA” (la nota tradizionalmente anticipata dal primo violino dell’orchestra per intonare tutti gli altri strumenti) durante questo Ferragosto sembra averlo dato la Cina, con il fallimento di Evergrande, una gigantesca società immobiliare cinese che lascia un “buco” di debito (principalmente contratto all’estero) di 340 miliardi di dollari (una cifra superiore al PIL di una cinquantina di nazioni nel mondo).
A Evergrande rischiano tra l’altro di far seguito altre società immobiliari cinesi-americane come Country Garden, Kasia, Fantasia e Shinzo, la sola prima delle quali ha già accumulato insoluti per circa 200 miliardi di dollari. Mezzo trilione di dollari di debiti insoluti possono generare una serie di ripercussioni sui mercati finanziari paragonabili a quelle della crisi dei mutui “sub-prime” del 2008!
Il settore immobiliare ha subìto un indubbio rallentamento a causa dei maggiori costi dei finanziamenti e ha provocato la necessità per molti investitori eccessivamente “levereggiati” (cioè indebitati) di dismettere interi portafogli di cespiti che, per il momento, non trovano sufficienti acquirenti. Di qui la tendenza al deprezzamento dei medesimi, alimentata dalla sfiducia di investitori e finanziatori per l’intero comparto.

LA CRESCITA SMISURATA DEL DEBITO NEL MONDO

La crisi dell’immobiliare peraltro mette in evidenza due concause molto importanti, caratteristiche del momento che l’economia globale sta vivendo: l’eccesso di debito cui siamo arrivati (ben oltre i livelli raggiunti prima della crisi dei mutui sub-prime del 2008) e il violento rialzo dei tassi d’interesse che le banche centrali occidentali hanno messo a segno prima che se ne fossero valutate e prevenute tutte le possibili conseguenze. Un rialzo di tassi e costi finanziari collegati che ha messo in ginocchio molte industrie tra quelle più esposte al costo e alla disponibilità del credito, oltre ad avere importanti conseguenze recessive poiché il maggior costo del credito disincentiva gli acquisti e gli investimenti.

I TASSI SALGONO ANCHE A LUNGO TERMINE

Il problema del rialzo dei rendimenti finanziari non riguarda più soltanto i tassi a breve termine: la prospettiva di vederli addirittura ancora più in alto di dove sono già arrivati e quella di non vederli calare presto (come in precedenza si era falsamente ritenuto) sta poi estendendosi anche ai titoli obbligazionari a lungo termine (dai 10 anni in su) provocando diffuse minusvalenze nei portafogli delle banche e delle assicurazioni che li possiedono.

L’INCREMENTO DEL RENDIMENTO CORRISPONDE AD UNA SVALUTAZIONE DEL TITOLO IN C/CAPITALE

 

Il fenomeno ha dapprima favorito le borse valori, dal momento che i titoli azionari sono viceversa rappresentativi di quote di attività reali e pertanto soggette a rivalutarsi con l’inflazione, ma oggi minaccia di creare un ostacolo alla corsa delle borse, a causa del maggior tasso di interesse al quale andrebbero attualizzati i flussi di cassa prospettici delle società quotate.

PROSEGUE IL CALO DEGLI INVESTIMENTI NELLE STARTUP NEL MONDO

 

Il maggior costo del denaro tra l’altro produce un effetto particolarmente indesiderabile: impedisce alle piccole e medie imprese di investire a costi accettabili e riduce di conseguenza domanda e offerta di credito, abbassando tanto il moltiplicatore monetario del credito quanto la velocità di circolazione della moneta. Il fenomeno è stato ampiamente controbilanciato fino a ieri dalle robuste iniezioni di ”capitale di ventura” nelle startup innovative da parte di investitori specializzati, i quali appaiono parecchio meno desiderosi di continuare a sussidiare i nuovi sviluppi tecnologici.

L’ANDAMENTO DEL TASSO DI SCONTO PRATICATO DALLE PRINCIPALI BANCHE CENTRALI

 

Il fatto poi che sia stata principalmente e preventivamente la Federal Reserve Bank of America (FED) a rialzare i tassi ha costretto molte altre banche centrali a seguirla allo scopo di limitare la forza che ciò ha impresso al dollaro americano, ancora oggi principale moneta di scambio per materie prime e commerci internazionali. Anche la forza del dollaro ha a sua volta avuto effetti negativi su molti paesi emergenti, incrementando il costo del loro debito estero fino a livelli difficilmente sostenibili.

IL FATTORE GEOPOLITICO

UNA DELLE ESPLOSIONI SUL PONTE PER LA CRIMEA

La prosecuzione a oltranza della guerra russo-ucraina (con i conseguenti esborsi per sussidiarla), l’inflazione e il rialzo dei tassi hanno tra l’altro mandato in recessione tecnica buona parte dei Paesi dell’Europa e hanno frenato ulteriormente la circolazione globale di denaro, beni e servizi, lasciando nel mondo un’alea di possibile allargamento della recessione economica oltre i confini dell’Eurozona che però, per il momento, non ha ancora toccato le principali economie, come gli USA, il Giappone, l’India e la Cina.

PERICOLOSO E’ IL RIALZO DEL PETROLIO “BRENT” NEGLI ULTIMI 3 MESI

 

IL PREZZO DEL PETROLIO

E uno dei grandi quesiti per il 2024 resta proprio questo: alla fine dell’anno in corso il mondo entrerà in recessione oppure tornerà a crescere, magari in modo sincronizzato, come era successo poco più di un lustro fa? La guerra ad esempio, si sa bene che tende a far lievitare i prezzi dell’energia e, in effetti, da circa un trimestre, il petrolio è tornato a costare più caro, sfiorando la soglia dei 90 dollari al barile (dollari peraltro rivalutati).
Il fenomeno non è ancora stato “digerito” dai mercati come stabilmente acquisito e pertanto non ha innescato una corsa al rialzo dei prezzi del gas e delle altre materie prime (carbone, uranio, legno ecc…) ma rischia di farlo, innestando un possibile pericolo di nuova spirale inflazionistica. Negli anni ‘70 era successa la stessa cosa: l’inflazione non si era fermata alla prima fiammata succeduta allo scoppio della guerra del kippur ma era andata avanti a lungo, a ondate appunto.

CHE FINE FARÀ L’EXPORT EUROPEO ?

L’EXPORT EUROPEO E’ IN CALO DALL’INIZIO DELL’ANNO

 

Un’altra scomoda conseguenza dei conflitti geopolitici in corso (in particolare lo scontro frontale tra Cina e altri paesi “BRICS” da una parte, con gli USA e l’Europa dall’altra) è la prospettiva di ulteriori restrizioni ai commerci internazionali e dunque un forte rischio di riduzione delle esportazioni europee, le medesime che sino ad oggi sono state la spina dorsale dell’economia continentale. Se i conflitti in corso proseguiranno (come sembra proprio) allora anche quei commerci transcontinentali si indeboliranno ulteriormente, gettando un’ulteriore ombra minacciosa sulle sorti dell’economia nell’Eurozona (già in recessione e sotto stretta monetaria della Banca Centrale Europea), rischiando di accendere la miccia del panico relativamente alla sostenibilità dei debiti pubblici giunti ai massimi storici di sempre.

I MOTIVI DELL’OTTIMISMO

Difficile perciò praticare l’ottimismo di fronte ad un panorama congiunturale come quello delineato! Ma per delineare uno scenario completo corre l’obbligo di elencare ugualmente i possibili fattori positivi:

  • innanzitutto il fenomeno dei fallimenti a catena delle grandi società immobiliari cinesi è possibile che venga ampiamente controbilanciato dai sussidi dello stato cinese, onde evitare di perdere completamente fiducia degli investitori. Analogo fenomeno avvenne a primavera scorsa con le insolvenze delle banche e assicurazioni americane. Anzi è al momento questo lo scenario più probabile, cosa che disinnescherebbe eventuali mine incendiarie tanto in borsa quanto in relazione alla disponibilità di credito immobiliare.
  • anche la possibilità di una recessione globale che nel tempo (da fine 2023?) si possa propagare dall’Europa quantomeno al resto dell’Occidente è tutta da verificare. In America l’hanno definita la recessione più annunciata della storia e, almeno oltreoceano, alla fine non è mai arrivata. Al momento addirittura l’economia americana sta accelerando! Era successa la stessa cosa nel corso del 2016 e poi, dopo l’elezione di Donald Trump, l’America era ripartita in quarta trainando anche il resto del mondo.
  • corre in senso positivo anche la discesa endemica della disoccupazione. Normalmente l’andamento di quest’ultima è inversamente proporzionale allo sviluppo economico. Stavolta invece -anche grazie all’invecchiamento progressivo della popolazione attiva- la disoccupazione tende a ridursi anche nel corso della recessione, spingendo intere fasce generazionali alla consapevolezza di dover lavorare fino a tarda età: il che non è necessariamente un male dal punto di vista sociale, ma è sicuramente positivo dal punto di vista della crescita del prodotto interno lordo.
  • nemmeno per le borse le prospettive sono infine necessariamente catastrofiche, anzi: permane un certo livello di liquidità in giro per il mondo che non può che riversarsi sulle società quotate che possano vantare le migliori prospettive. E anche se al momento ci si trova vicini alle quotazioni massime di tutti i tempi, queste prospettive, per quanto premature e assai incerte, esistono eccome: sono quelle legate all’intelligenza artificiale e alle nuove tecnologie di trasporto, alla chimica dei nuovi materiali e alle ricadute della fiorente industria aerospaziale.
  • E’ vero che molte di queste realtà appaiono ancora oggi decisamente sopravvalutate, ma è anche vero che nel lungo termine non contano tanto le fluttuazioni del momento quanto le tendenze di fondo.

NEL GRAFICO L’ANDAMENTO DELL’INDICE GLOBALE DELLE AZIONI DI TUTTO IL MONDO

 

Dunque come diceva ironicamente il grande fisico Niels Bohr è sempre difficile formulare previsioni, soprattutto quando riguardano il futuro! (riprendendo un vecchio adagio danese). E quest’anno è stato oggettivamente ancora più difficile: grandi contrasti attraversano il mondo, non soltanto circa l’andamento delle economie ma anche a proposito del suo assetto geopolitico futuro: la guerra sopra il mar nero rischia di andare avanti a lungo o addirittura di estendersi in nuove direzioni, comportando lo schieramento in fazioni contrapposte tra le nazioni del mondo che riducono il dialogo e accentuano le preoccupazioni, oltre a far lievitare il prezzo dell’energia.

L’EMERGENZA AMBIENTE INCOMBE
L’umanità che sembrava impostata verso un’accelerazione dello sviluppo scientifico e tecnologico rischia ora -prima con la pandemia, poi con le contrapposizioni frontali dei due blocchi- di fare uno o più passi indietro, mentre l’inquinamento globale che la prima industrializzazione ha comportato (e i consumi che ne sono conseguiti), che determinino o meno l’aumento in corso delle temperature del pianeta, costituiscono ugualmente una minaccia alla prosperità, qualora la scienza non faccia presto dei decisi passi avanti. Il prossimo anno, un anno bisestile nel quale potrebbe svilupparsi più di un problema tra quelli citati è dunque a rischio.

OCCORRE CONSAPEVOLEZZA

La consapevolezza del quale può aiutare molto ad operare scelte di saggezza gli operatori economici, i risparmiatori e sinanco i regolatori del sistema finanziario globale. Per comprendere a fondo il quale è assai evidente che le vecchie teorie socio-economiche risultano assai obsolete, se non del tutto errate. Occorre probabilmente -come scrivono al Meeting di Rimini che si apre oggi- costruire una nuova cultura, che non è più quella del consumismo vetero-occidentale (per imporre il quale spesso intervengono i missili) e nemmeno quella dei regimi autoritari…

Stefano di Tommaso