FA PAURA L’INDICE DELLA PAURA

È passato ben più di un anno da quando, tanto sulla base dell’impennata dell’inflazione quanto a causa dello scoppio della guerra in Ucraina, in tutto il mondo l’inversione della curva dei tassi d’interesse (quelli a lungo termine più bassi di quelli a breve) ha suggerito l’imminente arrivo di una recessione. Ciò nonostante le borse hanno continuato a crescere, e la volatilità (misurata normalmente con l’indice VIX riferito alla borsa americana) a scendere, con un disallineamento che ha lasciato tutti increduli.

 

MA COSA È SUCCESSO NEL MONDO?

1. L’Europa :

ha iniziato a vedere il proprio Prodotto Interno Lordo (PIL) declinare più del resto del mondo, e soprattutto la Germania, dove probabilmente l’istituto nazionale di statistica segue criteri più scrupolosi del nostro, che con un minor deflattore del PIL sta permettendo di registrare una piccola crescita.


2. L’America :

non ha vissuto sino ad oggi alcun declino del PIL ma sicuramente ha visto i propri consumi iniziare a flettere e il mercato immobiliare entrare quasi in crisi e, soprattutto, ha vissuto giorni da incubo per una possibile crisi del sistema bancario minore (poi rientrata), intervenuta mentre la banca centrale americana somministrava forti e rapidi aumenti dei tassi d’interesse, ridotti successivamente sino addirittura a fare una breve pausa. Di recessione però ancora non si vedono le avvisaglie, fatta salva -appunto- l’inversione della curva dei tassi d’interesse.

monthly variations of wages and salaries in the United States

3. L’Asia :

dal canto suo ha visto una reazione molto diversa al mutato scenario globale: la Cina ad esempio ha confermato il proprio obiettivo di una crescita del PIL quest’anno addirittura intorno al 5% e, per riuscirvi, ha mantenuto una politica monetaria espansiva, infischiandosene della possibilità di un rialzo dell’inflazione. Il Giappone, la cui economia corre molto meno e rassomiglia molto più a quelle occidentali, ha fatto una scelta simile, sebbene a molti sia sembrato vedere la speranza delle autorità nipponiche di abbattere, attraverso l’inflazione (che nel frattempo ha preso il volo molto più che in Cina), una quota del proprio ingente debito pubblico.


LA BANCA D’INGHILTERRA HA ANTICIPATO GLI ALTRI

I governi asiatici dunque saranno stati spericolati ma sono restati piuttosto indenni dall’inflazione occidentale, che invece ha avuto il proprio culmine in Gran Bretagna, dove le più recenti rilevazioni mostrano un’inflazione “core” decisamente resiliente al calo dei prezzi di energia e materie prime che si è verificato nel frattempo. C’è da osservare tuttavia che il Regno Unito è anche il paese storicamente più pronto a reagire sui tassi d’interesse e il luogo dove ci si può aspettare la maggior serietà per le statistiche dell’inflazione dei prezzi.


E la Banca d’Inghilterra ne ha preso atto con un nuovo deciso rialzo dei tassi a Giugno, che si allinea all’annunciata prosecuzione dei rialzi per la Banca Centrale Europea (BCE) così come a una nuova stagione di rialzi per quella americana (FED). I tassi tuttavia vengono mantenuti bassi in Oriente, consentendo alle valute asiatiche un maggior controllo del cambio contro Dollaro e Euro, che fa bene alle loro esportazioni.

LA RECESSIONE PIÙ ANNUNCIATA DELLA STORIA

Il problema è che la recessione più annunciata della storia alla fine sembra alla proprio in arrivo, mentre l’inflazione si mostra decisamente “appiccicosa” come dicono in inglese, cioè resiliente. Uno scenario che non potrebbe apparire peggiore per gli analisti finanziari e che tuttavia vede nei mercati borsistici una dose di ottimismo che supera qualsiasi pronostico. Sino a preoccupare anche le banche centrali che temono per la tenuta della stabilità finanziaria (giustamente, ma senza fare alcunché di conseguenza se non rincarare la dose degli aumenti dei tassi d’interesse).


PERCHÉ LE BORSE NON SONO SCESE

Il fatto che le borse abbiano voluto sino ad oggi ignorare la recessione dipende da un mucchio di concause, ivi compresa quella più recente: i gestori si sono accorti che il portafoglio di titoli a reddito fisso, recentemente incrementato quando era sembrato che le banche centrali fossero arrivate alla fine dell’incremento dei tassi, doveva invece tornare ad essere ridotto, spostando di nuovo cifre ingenti dall’investimento obbligazionario a quello azionario e dunque supportando il rialzo dei listini borsistici. Ovviamente sino a quando la liquidità in circolazione resterà abbondante e finché qualcuno non preferirà detenere cassa.

MSCI WORLD STOCK INDEX

UN ECCESSO DI OTTIMISMO

Il risultato è stato un progressivo decremento della volatilità dei mercati, come ben mostrato nel grafico riportato in copertina, stupefacente quanto preoccupante, perché un suo forte calo storicamente denota spesso un eccesso di ottimismo, che prima o poi viene a cadere bruscamente. È vero che l’ottimismo riguarda soprattutto l’intelligenza artificiale e non a caso è principalmente dovuto alla corsa al rialzo di 7 tra le azioni a maggior capitalizzazione nel mondo: Apple, Microsoft, Google, Amazon, Meta, Tesla e Nvidia.


IL RISCHIO ORA È QUELLO DI UN TRACOLLO

Preoccupa tuttavia la sempre minore volatilità dei corsi azionari dell’indice borsistico al quale il VIX è riferito: lo Standard & Poors 500 di Wall Street, cosa che fa emergere un rischio crescente di sussulti improvvisi da parte dei mercati finanziari, probabile man mano che l’indice continua la sua discesa, anche per un altro motivo: le azioni emesse da queste “magnifiche 7” multinazionali americane sono tutte caratterizzate da un elevatissimo rapporto tra prezzo e utili (P/E). Ed è noto che più elevato è il P/E più il prezzo del titolo azionario cui è riferito diventa sensibile agli incrementi dei tassi d’interesse. Senza contare le preoccupazioni relative alla stagionalità delle borse, come si può ben osservare dal grafico qui riportato:


MA CONTANO I TASSI A LUNGO TERMINE

Sino ad oggi ha fatto parte delle concause che hanno spinto al rialzo le borse il fatto che, mentre i tassi praticati dalle banche centrali (cioè quelli a breve termine) crescevano, al contrario i tassi a lungo termine si riducevano, a causa delle attese di recessione e degli acquisti di titoli a lungo termine da parte degli investitori . E ai fini delle valutazioni aziendali sono i tassi a lungo termine che contano, non quelli a breve. Ma se l’inflazione si rivelerà più resiliente di quanto atteso dai mercati i rendimenti reali torneranno a scendere e i titoli a lunga scadenza verranno venduti, in tal modo i tassi a lungo termine torneranno a crescere. Storicamente la correlazione tra curva dei tassi e recessione è fortissima, come si può ben vedere dal grafico qui riportato:

FA PAURA L’ASSENZA DI PAURA

Insomma l’ “indice della paura” mostra chiaramente che i mercati hanno troppa poca paura, e questo, paradossalmente, fa davvero paura! Paura che le cose possano cambiare istantaneamente, in funzione del prossimo “cigno nero” che dovesse fare la sua comparsa (anche soltanto legato alle tensioni geopoliriche), o per effetto di una congiuntura che tende sempre più a rassomigliare ad una “stagflazione” (cioè stagnazione e inflazione al tempo stesso).

IL RISCHIO STAGFLAZIONE

E il problema delle stagflazioni è che sono “appiccicose” anch’esse: una volta instauratesi tendono storicamente a non scomparire in fretta e, soprattutto, il ricordo più significativo nella storia delle stagflazioni è quello del 1929, quando le borse crollarono in modo particolarmente devastante. È probabile dunque un crollo dei listini azionari? Probabilmente no. È soltanto possibile. Ma questo dovrebbe indurre gli operatorie di mercato a maggior prudenza, e invece no: i mercati restano mediamente troppo euforici, e troppo legati all’andamento di pochi giganteschi titoli azionari quotati soltanto in America.


IL RIALZO SI ESTENDERÀ AL RESTO DEI LISTINI ?

La domanda successiva che si pongono gli analisti è infatti quella che ne consegue: potrà il recente rialzo delle borse estendersi anche ai titoli azionari a minor capitalizzazione? Abbiamo qualche dubbio, ma se la risposta dovesse essere positiva lo scenario sarebbe più tranquillizzante. Anche per le prospettive implicite di miglior performance dell’economia reale rispetto a quanto prospettato dalle estrapolazioni degli economisti. Il dilemma potrebbe sciogliersi molto presto, con la verifica dei prossimi profitti trimestrali e le nuove rilevazioni economiche, a partire da quelle americane, che notoriamente anticipano le altre.

IN ATTESA DELLA NUOVA STAGIONE DEI PROFITTI

Se i dati (e in particolare i profitti) appariranno mediamente positivi è possibile che le borse potranno riuscire a stabilizzarsi, controbilanciando ad esempio qualche ”presa di beneficio” che inevitabilmente arriverà per i titoli cresciuti di più. Se saranno deludenti può succedere di tutto, ivi compreso il rischio che le borse si accorgano repentinamente di aver camminato senza paura nel vuoto. Cosa che evidentemente fa paura!

S&P 500 performance by sector, year-to-date 2023

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 36 – sabato 24 giugno 2023

Nessuna operazione in essere

Premessa :

la odierna “manovra” della WAGNER contro l’ARMATA ROSSA ha un retrogusto di BALLO IN MASCHERA.

Non ho mai operato in politica, ma 25.000 uomini contro la Grande Madre Russia sembrano un assist pubblicitario per Putin, da sfruttare chissà come; speriamo non aumenti la dimensione dei petardi.

Ciò detto, questa Lettera sarà di analisi, spero interessante, ma non ritengo di operare in un clima di totale opacità.

Il trading tornerà con luglio.

GOLD AGO 23

Ha rotto il recente minimo di 1932 cash ( circa 1954 ago fut ); potrebbe scendere in zona 1870 e, se rompesse il livello, eventualmente fino al noto range 1804 – 1808.

GOLD attualmente non consente un reward/risk pari almeno a tre, che richiedo per investire.

Ciò mi induce a osservare GOLD, senza operazioni.

Se ormai molti “vedono” in formazione quel TRIPLO MASSIMO del quale parlai quando ancora GOLD era in violenta salita ( e taluno annunciava : 2500, 3000….. ) potrei ricominciare a fare trading sul mio Mercato preferito; potrebbe essere una vendita in rimbalzo, se mi avvicinerò al livello di stop loss.

Consiglio di rileggere la N. 13 di sab 7 gen 2023 da cui estraggo :

“Tutti ora sono positivi sull’oro, già partita la gara tra gli analisti a chi prospetta il target più alto ( 2070, già visto due volte, 2500, 3000 ? ).

Non partecipo.”

Evito le gare e ho allegato grafico sia mensile che settimanale per consentire a tutti di comprendere quanto sopra.

SILVER SETT 23

GOLD è molto lento, mentre SILVER fa range giornalieri doppi o anche tripli.

Ricordo che scrissi :

“SILVER purtroppo sembra fastidioso.

Quando la N. 33 voleva comperare a 23,30 – SILVER ha sfiorato a 23,32. Niente acquisto, con successiva salita, rabbiosa, a 24,62

Quando la N. 34 ha migliorato il costo di ingresso da 24,30 a 23,80 è stata stoppata a 23,30 e SILVER è sceso poi solamente a 23,27 per poi schizzare in poche ore a 24,29.”

Per fortuna metto sempre uno stop loss; SILVER è crollato fino a 22,11 cash

Ho allegato il solito grafico settimanale per evidenziare che SILVER ha rotto il minimo della settimana 120 dal grande top di 30,09 usd, che aveva un medio significato ciclico e trovate inoltre uno zoom che rende comprensibile perché in questa area è più sensato comprare che vendere, ma avverrebbe su una trend line che cala con forte pendenza.

A parte il fatto che l’iniziativa di Prigozhin induce a non inserire ordini, prima che si posi il polverone, la discesa molto veloce mi indurrebbe ad un acquisto in zona 22 usd ( ma non si vede uno stop loss credibile sopra 19,90 ) o ad una vendita tra 24 e 24,30 con stop loss 24,60

Tutti prezzi di silver cash, che dovrei maggiorare di 20 cent per il FUT SETTEMBRE

DOW JONES INDU CASH

Non mi piace e non investo, se non dopo un ( poco probabile ) forte calo a 33300 di future settembre.

Pertanto da lu 26 giu 2023 forse inserirò il seguente ordine :

compero 1 DJ sett MINI FUT a 33300 con stop loss a 32800

Allego il consueto grafico giornaliero DJ cash ed il suo zoom, per illustrare i motivi ( deboli ) dell’eventuale acquisto

NASDAQ 100 CASH

Analisi di scenario : vedo due range da osservare, per motivi opposti.

L’acquisto è interessante in caso di discesa a 13720 – 13200 cash, circa ove la lettera comprò in maggio a 13400 il FUTURE.

Guardando in alto, per progettare una vendita, trovo interessante l’area di fine anno 2021, ove si formò una faticosa area di top tra 15600 e 16400 cash, mentre DOW JONES e SP 500 proseguivano la salita, in quanto molti soldi in uscita dagli otto grandi ( FAANG + MSFT + TSLA + NVDA ) hanno cercato rifugio nei titoli “difensivi”.

Dopo aver dato il trade più ricco in termini percentuali ( 8,43 % ), ma senza pull back per aumentare le dosi, ritengo che NAS 100 si è avvicinato all’area di target credibile troppo velocemente e quindi sono costretto ad attendere per pianificare un secondo acquisto.

Aprire short ?

Molto difficile, se non usando barre di 4 – 8 ore e quindi non praticabile per una Lettera da scrivere al sabato, che “regga” una settimana.

Pensate solo se Prigozhin, invece di innervosirsi al sabato mattina, con i mercati chiusi, avesse marciato 200 km verso Mosca in un qualsiasi giorno di borsa aperta.

Stop loss centrati su tutti i Mercati, soldi al vento.

So che mi ripeto, ma questa bassa volatilità dura da troppo tempo.

Ecco perché ho molto ridotto la dimensione delle operazioni ( anche se quel MICRO NAS 100 meritava di essere in compagnia, ma è il senno di poi )

Leonardo Bodini

 

 




LA GUERRA SOFFIA SULL’INFLAZIONE

Non sarà sfuggito a molti osservatori il nesso temporale (e di probabile causalità) tra l’annuncio di una stasi nella crescita dei tassi della Federal Reserve, la banca centrale americana (a Giugno non li ha rialzati) e quello di una revisione al rialzo delle stime sulla crescita dell’economia per l’anno in corso, passate all’1% dallo 0,3% praticamente di colpo. Come dire, la crescita economica sarà migliore del previsto anche grazie al fatto che la banca centrale non la strozzerà. A dirla tutta però la medesima FED si è dichiarata preoccupata per l’inflazione che scende poco, indicando il rischio concreto di nuovi rialzi dei tassi già a partire da Luglio.

 

L’INFLAZIONE È IN AGGUATO, ED È STATA SOTTOSTIMATA

Invece la Banca Centrale Europea non soltanto ha continuato ad accrescere i tassi d’interesse, ma ha anche dovuto fare ammenda, ammettendo di avere sottostimato l’inflazione tendenziale (e così giustificando un programma di continuazione dei rialzi dei tassi d’interesse anche per luglio e settembre, che dal punto di vista macroeconomico rasenta la follia). E ha altresì ammesso di aver sovrastimato la crescita economica tendenziale in Europa. E certo: l’Europa quest’anno praticamente non crescerà anche grazie all’ “aiutino” dell’aumento dei tassi d’interesse, che rischia di gettare nel baratro molte aziende e di creare un gran caos con i titoli pubblici dei paesi più indebitati. Spesso infatti gli effetti della politica monetaria impiegano molti mesi per fare effetto.


E le analisi delle principali banche d’affari americane (ad esempio JP Morgan) dicono senza mezze misure che la BCE sta ancora una volta sovrastimando la crescita europea (e cioè ignorando il fatto che -almeno per la Germania- oramai la recessione è conclamata) e sottostimando ancora una volta l’inflazione reale. Dunque secondo loro l’inflazione presto risulterà in media ancora più elevata di quanto stimato in precedenza e si manterrà ancora più a lungo al di sopra dell’obiettivo del 2%, almeno fino al 2025.

Se guardiamo al mercato borsistico globale occorre invece notare che esso continua ad inanellare nuovi record, proprio quando la situazione economica (almeno quella europea) sembra volgere al peggio. Cosa sta succedendo?


QUAL’E’ LA SITUAZIONE ATTUALE?

Per cercare di fare chiarezza occorre tenere presente alcune dinamiche che man mano che i giorni passano sembrano sempre più chiare:

  1. le cattive prospettive per l’inflazione al momento non soltanto fanno bene al mercato azionario innanzitutto perché le aziende quotate tendono a rivalutarsi con l’inflazione, ma soprattutto perché quando i tassi continuano a salirei titoli azionari costituiscono una migliore alternativa ai titoli a reddito fisso. Stava accadendo il contrario perché si pensava si fosse giunti in fondo ai rialzi dei tassi. Dunque le borse salgono forse più per il fatto che si sgonfiano gli investimenti in titoli obbligazionari che perché siano davvero giustificate le valutazioni d’azienda implicite nelle prospettive di profitti e tassi d’interesse;|
  2. quali sono i settori economici che “tirano” di più in borsa? A parte quello delle tecnologie (dove però la festa sembra quasi soltanto per i magici 7: Apple, Amazon, Netflix, Microsoft, Meta, Tesla e Nvidia), gli altri sono le banche, gli energetici, il farmaceutico e l’ alimentare. Guarda caso proprio quelli che vengono privilegiati in caso di guerra. Colpisce soprattutto l’appetibilità delle imprese nel settore dell’energia, dal momento che al momento il petrolio -pur in crescita- resta ancora vicino ai minimi di periodo. Anche il prezzo del gas sta tornando velocemente alle stelle. Proprio quel gas che all’Europa rischia di mancare di nuovo il prossimo inverno e che rischia di riaccendere una nuova fiammata dei prezzi alla produzione. Circa le banche poi il nesso con i rialzi dei tassi è quantomai evidente: più crescono gli uni più profittano le altre, migliorando le già rosee prospettive (almeno sintantoché non esplodono gli insoluti);
  3. invece non migliorano i titoli azionari delle aziende industriali più tradizionali, soprattutto quelle energivore e ad alta intensità di investimenti (l’acciaio, ad esempio, ma anche il metalmeccanico e l’industria di base, come la chimica), anche perché le prospettive di rincaro dell’energia e del servizio del debito riducono le loro prospettive di margini industriali;
  4. le politiche monetarie espresse dalle banche centrali delle diverse regioni del mondo infine non potrebbero essere più disallineate tra loro: se quella americana ora sta ferma sui tassi (ma si prepara al peggio) e quella europea prosegue al rialzo come non ci fosse un domani, quelle giapponesi, cinesi ed indiane invece rivedono al ribasso i tassi d’interesse per stimolare le loro economie, implicitamente esprimendo poca preoccupazione per l’inflazione tendenziale e molta più attenzione per la recessione globale che è alle porte. Come dire (senza dirlo) che l’inflazione è vista in discesa salvo forse per la componente energetica. Che però a loro “non tange” visto che la Russia dirotta verso oriente tutte le proprie esportazioni a prezzi calmierati.

LE BANCHE CENTRALI NON POTREBBERO ESSERE PIÙ DISALLINEATE

Dunque se le prospettive sono quelle di un allargamento al resto del pianeta del rallentamento dell’economia e di una nuova fiammata dei prezzi energetici, ecco che invece l’America rivede al rialzo le prospettive della propria economia, tanto per il fatto che essa domina la filiera delle tecnologie ed in particolare dell’intelligenza artificiale (preziose tra l’altro per costruire gli armamenti di ultima generazione) quanto perché la continuazione a oltranza della guerra russo-ucraina stimola nuove forniture militari (che sono principalmente americane), mentre l’Europa si prepara al peggio e i Paesi asiatici invece cercano di stimolare i consumi interni perché iniziano a fare i conti con la prospettiva di ulteriore riduzione del commercio globale.

QUALI PREVISIONI SE NE POSSONO DEDURRE ?

1. BORSE

Innanzitutto parliamo delle borse valori: preoccupa l’elevata propensione al rischio da parte degli investitori, con la volatilità dell’indice SP500 oramai scesa ai minimi storici: segno plateale di un eccesso di ottimismo che potrebbe portare a forti delusioni, anche nel breve termine. Dunque c’è la possibilità che l’attuale tendenza al rialzo delle borse prosegua ancora per qualche tempo (di solito quando una tendenza si interrompe arrivano i primi scossoni che al momento non si vedono), ma ci sono sempre meno elementi razionali a supporto delle attuali valutazioni d’azienda, che risultano fin troppo elevate soprattutto a causa dell‘influenza dominante sul listino americano dei titoli supertecnologici.


In Europa la situazione è non è troppo diversa perché sono soprattutto al rialzo i titoli bancari, che al momento non sembrano scontare una nuova stagione di insolvenze come quella che invece rischia di verificarsi a breve. Anche qui dopo le vagonate di ottimismo che hanno trainato i listini ora occorrerebbe molta più prudenza. I mercati finanziari potrebbero invertire presto la tendenza costante alla crescita realizzando che hanno corso troppo e perché sono stati condizionati da pochi titoli di grandi dimensioni.

2. ENERGIA E MATERIE PRIME

Vediamo poi cosa può succedere sul fronte dell’energia: la risalita dei prezzi di gas e petrolio da una decina di giorni a questa parte appare piuttosto preoccupante. La sensazione è che non sia soltanto di un miglior andamento dell’economia globale rispetto alle attese a trainare al rialzo le quotazioni bensì una manovra a tenaglia tesa a recuperare profitti da parte sia dei produttori aderenti al cartello OPEC come pure dei paesi nordici e degli americani. È noto infatti che questi ultimi -quando il prezzo del gas scende al di sotto di una certa soglia- non riescono più a esportare gas via mare. Il problema è che se le quotazioni risalgono così vistosamente già prima del grande caldo (il gas è passato da 24 a 50 euro per kilowattora alla borsa di Amsterdam in una settimana), cosa succederà quando i condizionatori dell’aria andranno a manetta? Per non parlare dell’arrivo del secondo inverno senza gas russo a buon mercato: in quello scorso le temperature miti hanno moderato la domanda ma continuiamo ad avere un deficit strutturale di forniture, che gli stoccaggi non possono eliminare del tutto.

I RINCARI RISCHIANO DI SPIAZZARE L’INDUSTRIA

Dunque l’inflazione -che sino ad oggi ha gonfiato i profitti di molte imprese- potrebbe riprendere slancio principalmente a causa del costo dell’energia (che invece li deprime) e, con essa, i tassi d’interesse che potrebbero toccare nuovi massimi, creando problemi tanto ai Paesi Emergenti, quanto alla sostenibilità dei debiti. Questo proietterebbe ulteriori aumenti dei costi sul fronte industriale, ulteriori rialzi dei prezzi e, a seguito di altre possibili chiusure di stabilimenti, forse anche qualche emergenza occupazionale, un fronte sino ad oggi restato su una china positiva a causa dell’eccedenza di domanda di lavoro rispetto all’offerta.


ANCHE LE BANCHE SONO A RISCHIO

Se dovesse accadere allora la situazione positiva dei titoli bancari potrebbe rapidamente capovolgersi, perché parallelamente ai rialzi dei margini sull’intermediazione del denaro arriverebbe anche una nuova ondata di crediti insoluti, a devastarne i bilanci. In generale poi ulteriori rialzi dei tassi d’interesse non farebbero che accelerare l’arrivo di una recessione globale e la prosecuzione dell’instabilità del sistema bancario. Anche perché riporterebbe fuori controllo il costo dei debiti pubblici. Gli americani (che ne hanno molti) lo sanno bene e frenano, per evitare che la situazione arrivi a degenerare.

MA LA CAUSA È LA GEOPOLITICA

Ma se è probabile che il costo dell’energia (e dunque l’inflazione) non ridiscenda rapidamente dopo qualche “puntata”” speculativa, questo dipende dal fatto che la situazione di grande tensione geopolitica est-ovest non fornisce alcun segno di miglioramento. Anzi: il fronte della guerra dell’intero Occidente contro la Russia sembra soltanto allargarsi al di fuori dell’Ucraina, e questo avvicina la possibilità per quest’ultima di rispondere con armi nucleari alle incursioni di duroni e missili sul proprio territorio, dal momento che non può vantare la medesima potenza di fuoco.

La Cina, pur pazientemente ai margini del conflitto, lo capisce bene, anche perché rischia di dover fare i conti con una situazione molto simile a Taiwan, dove esiste un vasto spiegamento di missili americani puntati contro Pechino e Shangai. Anche per questo motivo è partita una corsa generale al riarmo: crescono concreti rischi di una terza guerra mondiale tra il blocco occidentale e quello orientale. E in queste situazioni non può che riprendere a correre il prezzo del petrolio…

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 35 – sabato 17 giugno 2023

Nessuna operazione in essere

Premessa :

la Lettera:
– lu 12 giugno ha venduto l’unico LUGLIO SILVER a 24,28 con una perdita di usd ( 24,28 – 24,30 = 0,02) x usd 5000 = 100 usd equivalenti a euro 92
– riuscendo poi merc 14 giugno a ricomperare lo stesso LUGLIO SILVER a 23,80 – abbassando il costo di ingresso di 0,48 usd ( circa il 2 % )
– venendo poi stoppata il giovedì 15 giugno a 23,30 con una perdita di usd ( 23,30 – 23,80 = 0,50 ) x usd 5000 = 2500 usd equivalenti a euro 2315

Tanta fatica, buon senso del timing e denaro perso.

Ci vuole altro per stancarmi.

GOLD AGO 23

Continua a sembrare in formazione un pericoloso TRIPLO MASSIMO in area 2070 – 2080, che cerca conferme e quindi potrebbe invertire il mercato.

Se rompesse il recente minimo di 1932 cash ( circa 1954 ago fut ) immagino possibile una accelerazione in zona 1870 e oltre.

GOLD quindi non consente un reward/risk pari almeno a tre, che richiedo per investire.

La situazione di mancanza di trend mi induce a osservare GOLD, senza operazioni.

SILVER LUG 23

GOLD è molto lento, mentre SILVER fa range giornalieri più che doppi.

SILVER è stato scelto perché in questo periodo si muove più ampiamente di GOLD e chi scrive cerca sempre mercati veloci, che consentano di investire poco e camminare molto.

Perché ?

Diffido dei mercati lenti, impantanati in estenuanti trading range.

Mi piacerebbero solo se vendessi opzioni, per incassare il TIME VALUE.

Non lo faccio e preferisco cercare un trend netto, come quello che la Lettera ha cavalcato comperando 1 solo MICRO NAS 100 il 10 maggio a 13400 e vendendolo a 14530 il 5 giugno, con un utile di 8,43 % – esaltante vista la velocità, ma applicato ad un investimento minimo, senza alcun pull back che abbia consentito di incrementare a basso rischio.

Tornando a SILVER

L’ordine di acquisto a 23,30 inserito dalla N. 33 per la settimana 5 – 9 giugno era stato sfiorato mart. 6.6. a 23,32 e quindi è rimasto non eseguito.

Il Mercato sembrava aver visto il mio ordine, lo ha accarezzato ed è volato via fino a 24,62 alle ore 17.30 di venerdì 9 giugno.

Avendo in seguito acquistato a 24,30 – giudicavo molto costoso lo stop loss che l’analisi tecnica richiedeva di collocare non sopra 23,32 – ultimo minimo.

Ecco che ho chiuso al primo prezzo di lu 12.6 cercando di riacquistare ad un prezzo migliore ( 23,80 venne inserito ed eseguito ) per ridurre la eventuale perdita, nel caso il livello di stop loss – 23,30 – venisse colpito.

Il rischio era che SILVER invece salisse, scappando ai target ( 25,20 – 26 ) senza di me.

SILVER purtroppo sembra fastidioso.

Quando la N. 33 voleva comperare a 23,30 – SILVER ha sfiorato a 23,32. Niente acquisto, con successiva salita, rabbiosa, a 24,62

Quando la N. 34 ha migliorato il costo di ingresso da 24,30 a 23,80 è stata stoppata a 23,30 e SILVER è sceso poi solamente a 23,27 per poi schizzare in poche ore a 24,29.

Ad aumentare il fastidio è il fatto che rispetto quasi sempre la regola secondo cui, dopo una perdita, tralascio quel Mercato per almeno una settimana e così farò.

Peccato. Anche perché temo di aver visto giusto su questo mercato che è violento, ma potrebbe salire a usd 25 abbondante, probabile 26 e poi chissà.

Comunque, per chi scrive, pur avendo solo sfiorato un acquisto che avrebbe dato rapidamente un profitto di rilievo, così come la settimana seguente è sceso solo 3 centesimi sotto lo stesso prezzo di 23,30 – continua a confermare di aver calcolato questo prezzo con precisione non frequente.

Nasce la tentazione di allargare lo stop loss per cercare di stare su questo Mercato,
ma Silver continua a dimostrare che ha la violenza per spazzare via tutto l’utile accumulato, con otto mesi di lavoro, in pochi gg.

Riprenderò SILVER con il Future Settembre. Luglio è ora in consegna.

DOW JONES INDU CASH

Non mi piace e non investo, se non dopo un ( poco probabile ) forte calo a 33600 di future settembre.

Pertanto da lu 19 giu 2023 inserirò il seguente ordine :

compero 1 DJ sett MINI FUT a 33600 con stop loss a 32900

NASDAQ 100 CASH

NAS 100 si era fermato, ma in questo Mercato tuttora deve tutta la sua crescita ai “FAANG + 3” mentre gli altri 92 titoli vagano “nowhere”.

I FAANG hanno archiviato una settimana esplosiva e NAS 100 ne viene trascinato, benchè gli altri titoli stiano mediamente a guardare.

I livelli di ingresso per l’acquisto sono troppo lontani e la vendita si può fare solo con tecnica “intraday”, come potrebbe essere sfruttare un outside giornaliero ribassista.

Impossibile da inserire nel foglio Excel e troppo rischioso per il profilo che vuole avere questa Lettera.

Quindi passo la mano, al momento.

Per la seconda volta consecutiva ho scritto troppo, amen.

 

Leonardo Bodini