IL PARADISO PUÒ ATTENDERE

Gli eventi Non c’è dubbio alcuno: i fatti che orienteranno i mercati in questa e nella prossima settimana saranno con ogni probabilità quelli geopolitici: la temuta escalation dello scontro tra i due blocchi (NATO e BRICS) in Medio Oriente, Ucraina e Mar della Cina, oppure il “nulla di nuovo”, che spianerebbe la strada all’atteso rialzo delle Borse di fine anno, le quali se imboccheranno quella strada lo faranno piuttosto presto, per poter consolidare una buona performance e consentire a gestori di patrimoni di tutto il mondo di portare a casa un lauto bonus (succede quasi tutti gli anni).

 

LE BANCHE CENTRALI NON PARLANO

In effetti sinanco le banche centrali restano attendiste e si chiedono (senza trovare alcuna risposta) se devono continuare a dare segnali di fermezza (rischiando ovviamente di provocare una recessione in tutto l’Occidente) oppure iniziare a intonare una melodia più dolce, onde consentire alle imprese di riprendere gli investimenti produttivi, agli investitori di seguirle nei loro progetti e ai risparmiatori di rifornirli di denaro fresco smettendola nell’ accumulare liquidità, per il timore di rimanere invischiati in un tunnel discendente dei mercati (che al momento non fanno quasi differenza nei movimenti al rialzo o al ribasso tra azioni e obbligazioni).

LA PERCENTUALE DEI RISPARMI LASCIATA IN LIQUIDITÀ NEGLI ULTIMI ANNI

 

La cosa peraltro è un male per l’economia e persino per l’ambiente (si veda qui sotto il grafico che riporta un grande ridimensionamento dei valori oggi riconosciuti dai mercati ai titoli azionari riconosciuti come ESG): da ogni prospettiva le banche centrali (almeno loro) farebbero meglio a fornire ai mercati una “guidance”.

ANCHE LA TRANSIZIONE “VERDE” PUÒ ATTENDERE

L’ANDAMENTO DEI TITOLI AZIONARI CONSIDERATI “VERDI” IN CONTROTENDENZA RISPETTO ALL’ANDAMENTO DEI TASSI SUI FONDI FEDERALI AMERICANI

Ma le banche centrali -così come gli investitori- hanno ben chiaro davanti a loro l’andamento “a onde” dell’inflazione negli anni ‘70 e ancora grande è oggi il rischio che quest’ultima possa riprendere vigore, anche solo a causa dei rincari dei prezzi di materie prime e energia.

RISALE IL COSTO DELLE MATERIE PRIME

Cosa che peraltro sta parzialmente già accadendo come si può vedere dai dati forniti da grafico e tabella qui sotto riportati dall’indice CRB sulla media dei prezzi delle principali 19 “commodities” calcolato da Thomson- Reuters che include: alluminio, cacao, caffè, rame, mai, cotone, greggio, oro, gasolio, carne di maiale e di manzo, gas, nickel, succo d’arancia, benzina, argento, semi di soia, zucchero e farina.

Anzi, quell’ultima oscillazione (prima di ridimensionamento e poi di conferma) la si può vedere anche per i titoli azionari di Wall Street per quelli italiani (che seguono pedissequamente):

LE BORSE TENTENNANO

Mentre addirittura la borsa tedesca è arrivata a sfondare al ribasso:

Dunque i dubbi sono fondati: la congiuntura economica non promette niente di buono e, peraltro, man mano che passa del tempo intorno a questo “movimento laterale” in cui tutti tentennano, la media mobile a 200 giorni (quella che indica davvero la tendenza di fondo) viene superata, generando ulteriori tendenze dei corsi al ribasso.

ORO E VOLATILITÀ TORNANO IN AUGE

Chi ne trae vantaggio in questo momento è l’incertezza, che si manifesta innanzitutto nell’indice della volatilità (VIX Index) qui sotto riportato, dove si può vedere che ha superato la sua principale media mobile e ha instaurato una tendenza ad ulteriori rialzi:

L’INDICE “VIX” CHE REGISTRA LA VOLATILITÀ DELLA BORSA AMERICANA

E poi nelle quotazioni dell’oro, tornato lo scorso venerdì intorno a 2000 dollari l’oncia e cioè quasi ai massimi:

IL PREZZO DELL’ORO E’TORNATO A SUPERARE I 2000 DOLLARI

I MERCATI FINANZIARI SOFFRONO TUTTI

In questa situazione di incertezza chi ci rimette di più sono le borse europee, che scontano il timore di una discesa dei corsi azionari relativi alle principali banche del sistema e un problematico disallineamento tra i paesi membri dell’Unione, che fa temere anche ulteriori rialzo dei tassi impliciti nelle quotazioni dei titoli obbligazionari (che evidentemente si muovono all’inverso) come evidenziato in questa duplice tabella de Il Sole 24 Ore dello scorso Sabato:

Ma anche i listini azionari americani in realtà proseguono nell’incertezza: se guardiamo all’andamento dell’indice Russel 2000 che riflette l’andamento medio dei duemila principali “titoli minori” quotati a Wall Street (tutti ricorderanno che l’andamento del principale indice della borsa valori americana dipende per quasi un terzo del suo valore di capitalizzazione dalle grandi “sette sorelle” della tecnologia, le quali scontano forti aspettative per i profitti futuri). Da questa incertezza (che va avanti da prima dell’estate scorsa) si può ben comprendere come le prospettive economiche non siano affatto buone nemmeno oltreoceano:

L’INDICE DEI TITOLI MINORI A WALL STREET TOCCA NUOVI MINIMI

Peraltro negli USA i titoli di Stato vanno anche peggio, perché crescono i timori circa il debito pubblico fuori controllo a un anno esatto dalle elezioni presidenziali e dunque alla vigilia di una campagna elettorale che non potrà che tingersi di sangue:

I RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO USA AI MASSIMI STORICI

Morale: non ci sono grandi ripari se nei prossimi giorni scoppierà un fortunale, perché ciò che normalmente costituisce una strategia difensiva (vendere azioni e comperare titoli a reddito fisso) è in realtà stavolta assai rischioso: se i tassi a lungo termine continueranno a salire essi subiranno ulteriori perdite in conto capitale, con il rischio che qualche banca troppo esposta potrebbe addirittura tornare a traballare.

I LISTINI DIVERGONO IN FUNZIONE DELLA “RESILIENZA”

Dal fallimento della Silicon Valley Bank in poi infatti i listini azionari hanno registrato una notevole divergenza, principalmente dovuta alla potenziale “resilienza” dei rispettivi titoli ad un potenziale ulteriore shock, come si può ben desumere dal grafico comparativo qui sotto riportato:

I DIVERSI INDICI AZIONARI AMERICANI REGISTRANO UNA FORTE DIVERGENZA

MA SE “FINALMENTE” ARRIVA LA RECESSIONE…

Diverso sarà se da qui a poco dovesse alla fine conclamarsi l’attesa di una “bella” recessione, soprattutto se si rivelerà non particolarmente accentuata. Ciò è peraltro relativamente plausibile, perché le economie orientali proseguono la loro corsa, contribuendo a limitare i danni di una possibile crisi delle aspettative in Occidente.

Allora i mercati potrebbero -cinicamente- addirittura gioirne, perché in tal caso l’inflazione non farà troppi danni e l’atteggiamento probabilmente “difensivo” delle banche centrali potrebbe tornare a sostenere i listini delle borse.

LE PROBABILITÀ DI UNA RECESSIONE AUMENTANO

Personalmente tenderei anzi a indicarlo come lo scenario più probabile, se non fosse quantomai reale il rischio che la “geopolitica” nei prossimi giorni (a partire dalle mosse di Israele contro il resto dei paesi mediorientali) torni a spiazzare tutti. E non è noto tuttavia né quanto ciò sia probabile né quanto a lungo bisognerà attendere prima di dichiarare scampato il pericolo. Nel frattempo potremo assistere ad altri movimenti laterali. Ma il rally di fine anno può attendere!

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 48 – sabato 21 ottobre 2023

 

Operazioni in essere :

ve 20 ott alle 8.20 comprato 1 DIC MICRO NAS 100 FUT a 14800 con stop loss 14600

ve 20 ott alle 16.15 comprato 1 DIC MINI DOW FUT a 33.400 con stop loss 33000

Se lu 23 al mattino uno o entrambi i Mercati dovessero segnare prezzi già sotto i rispettivi stop loss, dalle 8,15 chiuderò a prezzo di Mercato, qualunque esso sia.

Lo sottolineo perché il problema ISRAELE – HAMAS è di grave entità e imprevedibile negli influssi sui Mercati.

 

GOLD DIC 23

Fare operazioni su GOLD ora è molto difficile.

Da tempo indico nel corpo della Lettera e sui grafici il valore 1998 che corrisponde al top di apr 2022, mese di grande importanza.

GOLD CASH non ha mai chiuso sopra. Per darne evidenza allego grafico mensile e zoom dello stesso.

Martedì 31 ott 2023 potremmo assistere alla prima chiusura mensile sopra questo prezzo; se così fosse, l’energia di GOLD potrebbe incrementare in misura non prevedibile.

Proverò a formulare una strategia in tale evenienza; se invece, ancora una volta, non si verificasse una chiusura sopra 1998, proverò a ribaltare lo schema.

SILVER DIC 23

Allego un grafico settimanale con la solita trend line da 30,09 assaggiata molte volte e un’altra di pendenza dimezzata, che potrebbe rappresentare il primo ostacolo in alto.

La trend line è stata forzata più volte dalla primavera ad oggi, ma senza chiudere mai sotto al venerdì. Mi sembra da annotare.

Se così avvenisse ancòra, avremmo comodi acquisti in zona 21 – 21,50 con stop loss 20,69.

Troppo facile.

Ritengo che SILVER e GOLD siano particolarmente scollegati dal giorno in cui è sorto il problema ISRAELE, ma dubito che possa impennarsi GOLD a fronte di un calo di SILVER sotto 21,50.

Cambio argomento.

Avevo scritto :

“Premessa comune ai Mercati azionari U.S.A.

La settimana 9 – 13 ott 2023 è stata la 52 esima dal minimo del 13 ott 2022

Dopo che è trascorsa, DJ e NAS 100 saranno ( secondo me ) più liberi di assumere un trend direzionale e ancor di più dopo la metà di novembre. Intanto comincio ad affinare l’analisi, per poter assumere una posizione di maggior dimensione.”

Era meglio se stavo zitto.

Nella settimana 53 dal minimo del 13 ott 2022, il mercato azionario USA (come immaginavo DOW JONES e NAS 100 in questo momento tengono contegno analogo) ha servito un outside che, l’ho scritto forse troppe volte, provoca gravi danni agli investitori che usano stop loss.

Questa Lettera inserisce SEMPRE gli stop loss contestualmente alla eventuale apertura di ogni operazione, ma l’outside del 16 – 20 ott non ha ancòra subito lo stop loss.

Tuttavia è nell’aria………………………………………

DOW JONES INDU CASH

La lettera precedente era stata fortunata per aver comprato DOW JONES a 33300 a fronte di un minimo del Mercato a 33298.

La posizione long è stata chiusa lu 16 ott alle 8.16 a 33881 con un profitto di ( 33881 – 33300 = 581 x 5 USD = USD 2905 corrispondenti a EURO 2753.

Dopo che la lettera ha chiuso il Long, DOW JONES è salito velocemente tutto il giorno; la Lettera ha venduto a 34050 ed è stata stoppata dopo circa un’ora e mezzo a 34200, con una perdita di 150 punti x 5 USD = USD 750 corrispondenti a EURO 711.

Il Mercato è stato sopra il prezzo di stop loss solo 4 ore nei giorni lu 16 e mart 17 e poi è sceso velocemente, realizzando un outside settimanale.

Direi che questa settimana la Lettera è stata quindi s-fortunata perché il Mercato è stato sopra lo stop loss poche ore, per poi scendere tutto il tempo.

Lo stop loss era appena sopra il top della settimana precedente ( circa 34150 di DIC DJ FUT ) , prezzo che rispetta il profilo razionale – prudente che ho scelto per questa Lettera, sin dal primo numero.

Allego anche un grafico intraday ( in genere preferisco evitarlo ) per illustrare cosa intendo per “poche ore sopra lo stop loss di 34200, per poi scendere senza rimbalzi”.

Poi la Lettera ha comprato 1 DIC MINI DJ FUT a 33400 (ovviamente non ha comprato il secondo, perché la vendita a 34050 purtroppo fu immediatamente stoppata a 34200)

Vi è quindi evidenza che la STRATEGIA di vendere in forza era giusta, ma purtroppo la ampiezza dello stop loss che mi sono concesso era insufficiente.

Un cliente – lettore mi aveva fatto notare martedì 17 ott che era molto improbabile una vendita a 34050 e un riacquisto nella stessa settimana a 33400, ma così poi avvenne.

Anzi il DIC DJ FUT nella settimana 16 – 20 ott ha percorso un range da 34305 a 33220 di oltre 1000 punti.

E’ molto insolito per DOW JONES, ma rammento che è ormai trascorsa la W 52 dal 13 ott 2022……………………………………………….

Pertanto, da lu 23 ott, sin dal mattino, inserirò il seguente stop loss , molto vicino ai minimi di ve 20 ott :

per 1 DIC MINI DJ FUT                     Stop Loss 33000

 

NASDAQ 100 CASH

Avevo scritto .
“L’uscita dal range 14431 – 14905 è stata al rialzo, così come per DOW JONES, ma senza l’eccesso di forza relativa che spesso caratterizza NAS 100…………….Quindi, poiché sono qui per fare utili con il minimo rischio possibile, “tiro” il prezzo per gli acquisti di NAS 100, assumendo posizione solo a prezzi vicini allo stop loss, che non posso ancòra alzare.”

Per fortuna avevo “tirato” il prezzo a 14800. C’è aria di stop loss, già sfiorato ve 20 ott a 14645.

Pertanto da lu 23 ott, sin dal mattino, inserirò :

per 1 DIC MICRO NAS 100 FUT Stop Loss 14600

Chiacchere

Sembra che io debba tornare ancora su quelle righe conclusive delle Lettere 46 – 47, che forse interessano più di altri contenuti, ben più tecnici e faticosi.

La frase

( qualche volta la forzatura ha successo per poche settimane o pochi gg e poi anche questi “autorevoli” assaggiano la forza delle maree )”

ha la seguente interpretazione autentica :

analizzando la barra di ve 6 ott, troppo rialzista senza fatti esogeni, ho pensato che soggetti ben dotati finanziariamente avessero deciso di ribaltare al rialzo un Mercato che fino a pranzo era decisamente in discesa.

Di conseguenza ho inserito nella Lettera ordini di acquisto, dei quali fu eseguito il DIC DJ MINI FUT a 33300, con successiva salita e profitto.

Per la stessa mia opinione sulla barra del 6 ott 2023, mi trovo ora al rialzo da 33400 su DIC DJ MINI FUT e da 14800 su DIC MICRO NAS 100 FUT.

Ritengo infatti che l’analisi tecnica non possa ignorare un messaggio forte e chiaro come quello di ve 6 ott. 2023.

Penso anche altro.

Se tale prezzo venisse sfiorato, come è avvenuto ve 20 ott, forse quelle mani, che hanno lavorato il 6 ottobre, potrebbero anche concedere il bis. Resterei volentieri in buona compagnia.

Tira tira, qualche corda poi si rompe. Parlavo di “poche settimane o pochi gg…………e poi…………..assaggiano la forza delle maree”

Ritengo di aver spiegato meglio. Comunque non ne parlerò più.

Leonardo Bodini




CAOS CALMO

L’America si rende conto del momento di grave rischio politico, finanziario ed economico che verrebbe ad esplodere con l’estensione di un eventuale conflitto tra Israele e il resto del Medio Oriente, e -apparentemente- intende fare il possibile per disinnescarne la miccia. È pur sempre una buona notizia, ma la tensione ora circola in giro per il mondo ai massimi livelli, anche perché se lo stato di Israele esagererà nella rappresaglia molti paesi solidarizzeranno con il popolo palestinese scacciato dalla striscia di Gaza. Il momento è estremamente pericoloso per l’Occidente, che potrebbe vedere crescere di nuovo l’inflazione, i tassi d’interesse e l’instabilità finanziaria. Nessuno insomma vuole gridare l’allarme ma tutti gettano ugualmente acqua sul fuoco. I mercati lo percepiscono e restano molto guardinghi.

 

IL RISCHIO È LA TERZA GUERRA MONDIALE

Non c’è solo per la questione palestinese. La questione siriana, ad esempio, vede altro fuoco covare sotto la cenere. La guerra in Ucraina rischia di proseguire ancora a lungo, solo non è più coperta dai servizi televisivi. L’Armenia è sotto schiaffo (e non soltanto in Nagorno Karabach) per i suoi errori in politica estera ma anche perché ha un contendente decisamente ingombrante come la Turchia. La questione taiwanese ad esempio è solo sopita perché l’America sta entrando in campagna elettorale e cerca di non strafare dal punto di vista delle provocazioni, ma persino in Africa la situazione è quella di un,forte smacco smacco all’influenza europea, sempre meno dominante a causa della pressione di Cina, Russia e India, soprattutto dove sono le maggiori risorse minerarie (Niger e dintorni).

E se Israele dovesse proseguire negli attacchi (già iniziati) alla Siria assisteremmo al probabile inizio della terza guerra mondiale, con i Paesi islamici che si stanno schierando compatti a favore della creazione forzosa di uno Stato Palestinese e le grandi potenze militari alternative alla NATO che li sosterrebbero compatti nel fronteggiare Israele. A quel punto l’Occidente intero vedrebbe costretto a dare una mano al governo di Netanyahu. Si verificherebbe cioè quanto paventato da Jamie Dimon, CEO della grande banca d’affari J.P.Morgan: il rischio di una terza guerra mondiale!

È forse anche per questo motivo che gli U.S.A. hanno inviato ben due grandi navi portaerei a salvaguardare i numerosi pozzi di petrolio e gas presenti nella parte orientale del Mediterraneo, in particolare nelle acque che fronteggiano la costa mediorientale, dal Libano all’Egitto. In caso di conflitto “regionale” cioè allargato, le piattaforme di petrolio e gas sarebbero le prime ad essere attaccate.

LE PRINCIPALI BASI DI ESTRAZIONE IN MEDIO ORIENTE

L’OCCIDENTE È IN FERMENTO ANCHE AL SUO INTERNO

Ci si prepara poi alle grandi manifestazioni sindacali d’autunno, iniziate in America con i lavoratori dell’auto ma che stanno per prendere la ribalta della cronaca soprattutto in Europa, dove i salari sono cresciuti meno e l’inflazione ha colpito di più. La questione dei migranti economici dall’Africa è vista dai più come una materia tutta italiana, perciò poco interessante per il resto del mondo, ma quello che i giornali raccontano a mezza bocca è che il resto d’Europa ha già detto basta ai nuovi migranti, bloccando i confini con l’Italia e respingendo con il fuoco delle armi quelli che provano ad entrare tramite Grecia, Spagna e Francia. E poiché gli sbarchi proseguono, la situazione rischia di diventare esplosiva. In primis per il nostro Paese.

Le banche centrali occidentali sono prese tra due fuochi: da un lato sanno benissimo che l’inflazione sta risalendo lentamente la china, spinta dal prezzo dell’energia ma anche da tutti quegli strascichi dei rialzi dei prezzi dei mesi scorsi che, soprattutto nei salari, nei servizi e nei costi delle costruzioni, non si sono ancora completamente scaricati sui prezzi finali.

Morale: i prezzi -in Europa soprattutto- non potranno che salire ancora e rischiano di provocare altri interventi da parte della Banca Centrale Europea, che sull’argomento fa sapere di non aver ancora deciso nulla e in realtà non sa che pesci prendere, dal momento che non può ammetterlo, ma è perfettamente consapevole della scarsa rilevanza di altri rialzi dei tassi sul prezzo delle materie prime e sulla necessità di adeguare i salari.

L’andamento dell’inflazione negli U.S.A. (dove peraltro era scesa di più)

In America la FED viceversa sa di avere molto più effetto sui rincari con possibili nuovi aumenti dei tassi d’interesse, poiché essi influenzano abbastanza pesantemente i consumi tramite la catena di trasmissione delle carte di credito e dei prestiti al consumo, ma attende: se lo scenario internazionale, come sembra, sosterrà le quotazioni del Dollaro, allora non ci sarà bisogno di un nuovo aumento dei tassi USA, mentre se quest’ultimo riprenderà a scendere allora c’è da attendersi almeno un altro rialzo e la promessa di mantenere elevati i tassi attuali abbastanza a lungo.

GLI AUMENTI DEI TASSI A LUNGO TERMINE

L’effetto più rilevante dell’inflazione che ha iniziato a riprendere piede e della mancata recessione americana è tuttavia stato quello dell’incremento dei tassi d’interesse sui bond, che equivale a dire della discesa dei corsi di questi ultimi sul mercato secondario. Anche perché il mercato primario -quello delle nuove aste- è andato di recente quasi deserto. Morale: lo scivolamento verso il basso e oltre le attese dei rendimenti a lungo termine americani sta appiattendo la curva dei rendimenti che, come noto era rovesciata (cioè il lungo termine rendeva meno del breve), incrementando le chances della recessione, che però sino ad oggi non è mai arrivata.

I TASSI DEI TITOLI DI STATO AMERICANI A 10 ANNI

Qualcuno dice che in America la recessione non è arrivata forse anche grazie alla sua leadership sulle tecnologie, ma soprattutto grazie alle enormi commesse ottenute sulle forniture militari (il settore degli armamenti è l’unico davvero in grande forma sul listino di borsa) e di quelle biotecnologiche (leggi: i nuovi vaccini Covid). Se ciò fosse confermato ecco che scomparirebbe la speranza di un traino americano nei confronti dell’economia europea, che in fatti appare in salute molto scarsa e con prospettive ancora peggiori.

Ma persino sul breve termine è abbastanza difficile che vedremo le banche centrali allentare la morsa, dal momento che -con il rincaro di petrolio e gas- il rischio di nuove fiammate inflazionistiche resta forte. Da questo punto di vista è anzi il caso di dire che i mercati finanziari non stanno quasi prezzando la possibilità di nuovi rialzi dei tassi (come si può leggere dal grafico qui sotto riportato), mentre in caso di allargamento del conflitto mediorientale ce ne sarà la quasi certezza.

ANDAMENTI E PROSPETTIVE DEI TASSI D’INTERESSE FISSATI DALLE BANCHE CENTRALI AL NETTO DELL’INFLAZIONE

I MERCATI TREMANO

In ogni caso, economia reale a parte, i mercati finanziari hanno sofferto quello scivolamento oltre le attese delle quotazioni dei titoli a reddito fisso a lunga scadenza, che stanno provocando qualche smottamento anche sul mercato azionario, per vari motivi (nella tabella qui riportata l’andamento dei valori azionari nel mondo, in termini di moltiplicatori del reddito dei principali settori industriali):

VARIAZIONE NEGLI ULTIMI 9 MESI DEI MOLTIPLICATORI DI VALORE NEL MONDO

  • Il primo è che i titoli delle grandi utilities, dei grandi colossi di bevande e alimenti e degli articoli di largo consumo, che sono tradizionalmente sempre stati pagatori di grandi dividendi, oggi soffrono la competizione dei titoli pubblici, che rendono di più e non sono soggetti al rischio che una nuova recessione possa peggiorare le cose. Morale questi titolo sono scesi ben oltre i listini e rischiano di proseguire così;

ANDAMENTO DI UN ETF CHE TRACCIA QUELLO DEI TITOLI PIÙ GENEROSI NEL PAGARE I DIVIDENDI NELL’AMBITO DELL’INDICE DELLA BORSA AMERICANA SP500

  • il secondo motivo per cui le borse fanno fatica (Wall Street compresa, ma quelle occidentali sono tutte collegate tra di loro) è il fatto che se i titoli a reddito fisso scendono, scende anche il valore degli attivi in portafoglio alle banche, soprattutto quelle commerciali e soprattutto quelle più esposte nel settore immobiliare. Morale: se con i rialzi dei tassi le banche erano salite perché guadagnavano di più adesso invece sono preoccupanti perché se i tassi salgono troppo le banche (e l’intero comparto finanziario) inizia a perdere soldi in conto capitale;
  • il terzo motivo sono i multipli di valore delle azioni quotate: se il valore delle imprese può essere stimato nel valore attuale dei flussi di cassa futuri che esse riusciranno a generare, in generale tale valore dipende anche dal tasso al quale si scontano i flussi attesi. Mentre oggi salgono anche i tassi a lungo termine. Ma fino ad ieri le quotazioni dei titoli azionari avevano tenuto botta per vari motivi, Ivi compreso il fatto che fino a ieri con i rialzi delle banche centrali salivano quasi soltanto i tassi a breve termine ma non quelli a lungo che impattano sulle prospettive dei flussi di cassa;

L’ANDAMENTO DEI TITOLI A LUNGO TERMINE INFLUENZA QUELLO DELLE BORSE

  • e poi sempre a proposito dei moltiplicatori di valore, questi salivano perché crescevano le aspettative sugli utili futuri, soprattutto per effetto della grande influenza sul listino di Wall Street delle grandi multinazionali dell’informatica, molto esposte sull’intelligenza artificiale. Al contrario sono parecchi mesi che l’indice Russell 2000 (quello delle PMI americane) invece va giù. Cosa che sta spingendo ad una revisione anche i moltiplicatori degli utili, visto che le prospettive di migliori profitti per il futuro si stanno riducendo. Le PMI sono peraltro quelle che più stanno soffrendo del temutissimo “credit crunch” che sarebbe seguito alla stretta delle banche centrali, il quale purtroppo già in atto, come si può vedere dal grafico qui sotto riportato (sorprendentemente più in America che in Europa):

I VOLUMI DI CREDITO EROGATO IN EUROZONA (IN NERO) E USA (IN AZZURRO) NEGLI ULTIMI 2 ANNI MOSTRANO UNA DECISA TENDENZA AL RIBASSO

In definitiva non sono soltanto le guerre a scuotere i mercati finanziari, ma anche le aspettative dei risparmiatori, che con gli ultimi colpi di scena geopolitici si stanno indiscutibilmente ridimensionando. La lotta per la campagna presidenziale americana inoltre si prospetta più dura che mai, con un debito pubblico oramai fuori controllo e il rischio che non venga più sottoscritto come in passato dai risparmiatori del resto del mondo. È questo il contesto che spiega, anche se non giustifica (almeno sin tanto che i tassi d’interesse reali resteranno positivi), il poderoso e repentino ritorno in auge dell’oro quale bene rifugio, come si può vedere dal grafico del relativo contratto a termine qui sotto riportato:

L’ANDAMENTO DEI FUTURES SUL PREZZO DELL’ORO CON SCADENZA DICEMBRE

LA RECESSIONE SI LIMITERÀ ALL’EUROPA?

E se Atene (cioè gli USA) piange, Sparta (cioè l’Europa) non ride. L’Occidente è oramai un’unica grande regione a traino NATO e con forti interdipendenze, con l’aggravante che la maggior parte dei focolari di guerra è alle nostre porte (Balcani e Ucraina, Medio Oriente e Africa). In questa situazione l’intero Occidente rischia una forte instabilità politica e, conseguentemente, di perdere la leadership globale.

La cosa peraltro si aggraverebbe se anche oltreoceano sopraggiungesse una nuova grande recessione economica. Wall Street inizierebbe a prezzare diversamente le prospettive di profitto e lo scoramento si estenderebbe sicuramente agli altri Paesi legati all’America, cioè l’Europa (Regno Unito compreso), ma anche Taiwan, Giappone e Corea. E a ben vedere è già oggi in atto un forte rallentamento, in tutto il mondo, come si può desumere dal grafico qui sotto riportato:

L’ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE, DEL VOLUME DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE E QUELLO DELLE ASPETTATIVE (INDICE PMI) DELLE IMPRESE NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI E IN QUELLI EMERGENTI

La possibilità di una nuova recessione globale è peraltro quasi l’unico motivo per il quale avrebbe senso oggi investire in titoli a reddito fisso, dal momento che i rischi che i tassi riprendano a salire sono ancora notevoli e che viceversa il mercato azionario è storicamente più resiliente all’inflazione. Ma se riprendesse a correre l’inflazione a questo punto sarebbe forse il minore dei mali, perché significherebbe che la recessione globale non si verificherà. Qualcuno lo pensa, e ancora spera che i tassi d’interesse ricominceranno a scendere. Cosa forse possibile nell’ultima parte dell’anno, ma ben più difficilmente ciò accadrà nella prima.

La morale è che in questa situazione è difficile scegliere quali pesci prendere cioè quali categorie di investimenti selezionare e il risultato è che molti preferiscono restare liquidi, contrastando in tal modo il lavoro delle banche centrali che è quello di riuscire a ridurre la liquidità in circolazione per non aumentare ancora i tassi. Ed è anche il motivo per il quale, mentre il mondo si addentra nel caos, i mercati finanziari si prendono si una pausa per cercare nuovi spunti, ma si preparano anche al peggio.

 

Stefano di Tommaso

 




APPUNTI DI TRADING

N. 47 – sabato 14 ottobre 2023 –

 

Operazioni in essere :

comprato 1 DIC MINI DOW a 33.300 lu 9 ott alle 9.16 da vendere al meglio lu 16 sin dal mattino

GOLD DIC 23

Dopo che GOLD CASH è sceso quasi a target ( ven 6 ott registrato 1810 cash – 1823,50 DIC FUT ) è salito lentamente da lu 9 ott a gio 12 ott, per poi accelerare con violenza ve 13 ott con un movimento oltre il 3 % in poche ore.

Dopo questa barra giornaliera così estesa, il trading diviene impossibile, salvo accettare uno stop loss non compatibile con il basso rischio che deve caratterizzare questa Lettera.

Quindi : non opero su GOLD

SILVER DIC 23

Avevo scritto : “Ipotizzo un rimbalzo probabile fino a 22,30 DIC FUT e possibile, ma non subito, fino in zona 24, dove SILVER dovrebbe essere completamente rianalizzato. Se avrò ragione, non guadagnerò nulla, se non una maggior convinzione”.

DIC SILVER FUT è salito dal minimo fatto a 20,85 fino a 22,99 registrando ve 13 ott un + 4,26 %; eccomi accontentato, ancor maggiore convinzione, nessun profitto.

Esattamente come per GOLD, devo attendere che si riduca la volatilità e poi cogliere con disciplina il primo pattern che consenta un reward/risk maggiore o uguale a 3.

Premessa comune ai Mercati azionari U.S.A.

La settimana 9 – 13 ott 2023 è stata la 52 esima dal minimo del 13 ott 2022

Dopo che è trascorsa, DJ e NAS 100 saranno ( secondo me ) più liberi di assumere un trend direzionale e ancor di più dopo la metà di novembre. Intanto comincio ad affinare l’analisi, per poter assumere una posizione di maggior dimensione.

DOW JONES INDU CASH

Avevo scritto : “Finalmente in due mesi, dal 1 agosto a ve 6 ottobre, ha avuto una discesa di 2833 punti pari all’ 8 %, forse sufficiente a togliere la schiuma sopra la birra”.

Vi ricordo che ven 6 ott DIC DJ FUT aveva chiuso oltre 33600.

Volevo comprare, ma con un rischio non oltre l’uno per cento ( 300 punti su 33600 )

Avevo quindi inserito l’ordine di acquisto di un DIC MINI DJ FUT a 33300 con stop loss a 33000, sotto il minimo della discesa recente.

Questa volta la Lettera è stata fortunata, perché il Mercato è sceso alle ore 9.16 del mattino a 33298, mi ha preso a bordo ed è salito molto, trovando un ostacolo solo intorno a 34.100.

Quale ostacolo ? L’unica evidenza che trovo è il pull back sotto il minimo di agosto 2023, che non considero un livello molto importante, ma di rilievo solo per qualche gg., salvo che venga rotto il recente minimo di 32846 cash. In tal caso cambierebbe tutto lo scenario.

Fatto sta che la Lettera ha comperato 1 DIC MINI DJ FUT a 33300 e questo Mercato tra gio 12 e ven 13 ott si sta dibattendo tra 33650 e 34100 circa, come se non riuscisse a decidere; non mi piace. Allego anche un grafico intraday ( in genere preferisco evitarlo ) per illustrare cosa intendo per “non riesce a decidere”

Quindi passo alla cassa e cerco di ricomperare questo Mercato più in basso, a costo di perdere il treno della salita, apparentemente già in corso.

Pertanto, da lu 16 ott, sin dal mattino, inserirò :

– vendo al meglio 1 DIC MINI DJ, per chiudere il rialzo aperto a 33300 lu 9 ott
– vendo a 34050 1 DIC MINI DJ con stop loss a 34200, perché immagino un ostacolo a tale prezzo
– compero 1 DIC MINI DJ ( 5 USD ) a 33400 con stop loss a 33000 ( solo se verrà eseguita la vendita a 34050, ne comprerò due, perché, diversamente, arriverei a 33400 con una posizione short e quindi un solo acquisto mi manderebbe “flat”, mentre desidero 1 long da 33400 )

Spero che la mia strategia, come esposta, risulti comprensibile.

NASDAQ 100 CASH

Rileggete quanto avevo scritto : “………diffido di movimenti direzionali prima che siano trascorse 52 settimane dal minimo del 13 ott 2022, punto che è visibile sui grafici anche ai meno attenti. ……………. La settimana 25 – 29 sett era caratterizzata dalla scadenza di un ciclo di media importanza e verrà quindi controllata l’uscita di NAS 100 dal range di 14431 – 14905 Propendo per una risalita del prezzo, idealmente ancora una volta nella zona intorno a 15600, che è stata la resistenza che ha bloccato la salita.”

L’uscita dal range 14431 – 14905 è stata al rialzo, così come per DOW JONES, ma senza l’eccesso di forza relativa che spesso caratterizza NAS 100.

Non vorrei che stesse “passando di moda”, anche per l’eccesso di focus sui titoli FAANG + 3, che potrebbe far riflettere i gestori più prudenti, con conseguente inserimento in portafoglio di qualche titolo “value” a danno dei molti titoli “growth”.

Fosse mai che questo fenomeno sia già iniziato, potrebbe conseguirne un incremento di forza relativa di DOW JONES rispetto a NAS 100.

Poiché NAS 100 è caratterizzato da un P/E ben superiore a DOW JONES, altrettanto superiore è il rischio che lo caratterizza.

Quindi, poiché sono qui per fare utili con il minimo rischio possibile, “tiro” il prezzo per gli acquisti di NAS 100, assumendo posizione solo a prezzi vicini allo stop loss, che non posso ancòra alzare.

Pertanto da lu 16 ott, sin dal mattino, inserirò :

compero 1 DIC MICRO NAS 100 a 14800 con stop loss a 14600

Con mia sorpresa, dalle domande dei miei clienti, prendo atto che le righe finali della Lettera N. 46 hanno scatenato varie fantasie.

Esse contenevano nulla più di quanto ho scritto. Non so e nessuno mi viene a raccontare se qualcuno effettivamente ven 6 ott abbia fatto un intervento pesante a sostegno del Mercato azionario U.S.A., ma, poiché ciò mi pareva evidente, l’ho scritto.

Null’altro.

Edito nuovamente quelle righe.

“Potrebbe essere invece che qualcuno abbia ribaltato i Mercati.

Lo sapremo, se nessun ordine verrà eseguito.

Entrerebbe solamente chi ha girato i Mercati e chi compra a qualsiasi prezzo.

( qualche volta la forzatura ha successo per poche settimane o pochi gg e poi anche questi “autorevoli” assaggiano la forza delle maree )”

 

Leonardo Bodini