LA FRENATA

Mentre l’Italia celebra una crescita economica superiore a quella media del resto d’Europa (si veda il grafico qui sotto riportato), si addensano tuttavia le nuvole sulle prospettive dell’industria italiana per il resto dell’anno, circa le quali vale la pena di fare degli approfondimenti, suffragati peraltro dai dati forniti dal Centro Studi Confindustria e dall’ultimo Bollettino OCSE (OECD Economic Outlook). Quel che ne traspare è senza dubbio un quadro incerto per il prossimo futuro della nostra economia, per la quale una variabile importante sarà svolta dalla politica estera, dal momento che le esportazioni dell’industria italiana risultano fondamentali ma restano fortemente dipendenti dal commercio internazionale.

 


LA RECESSIONE TEDESCA

La ”recessione tecnica” in cui è entrata la Germania (che rappresenta circa un quarto del Prodotto Interno Lordo dell’Eurozona) non è priva di conseguenze per l’economia italiana. Intanto perché quella nazione rappresenta direttamente ancora oggi quasi il 13% del totale delle nostre esportazioni. E quando l’industria tedesca rallenta anche la nostra inevitabilmente frena. Ma non bisogna farsi ingannare dall’esiguità di quel numero: non soltanto per l’ovvio indotto interno di quelle nostre produzioni che vengono direttamente esportate in Germania, e non soltanto per il turismo dei tedeschi a casa nostra (che inevitabilmente si indebolisce).

Il punto è che alcuni tra i comparti industriali più strategici nel nostro Paese sono quelli per i quali le esportazioni italiane verso la Germania rappresentano una quota ben maggiore del dato medio del 13%, come i metalli (20% delle nostre esportazioni), l’industria “automotive” (il 18%), la gomma (il 18%), i macchinari (il 17%) gli alimentari e le bevande (il 14,5%). Per non parlare dell’ indotto della Germania nei confronti degli altri Paesi europei (ad esempio Francia e Spagna) verso i quali l’Italia esporta ancora altro. Dal grafico qui sotto riportato si deduce infatti un evidente calo della produzione industriale nel primo trimestre 2023.


DISCESA DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE DEL 7,2% SU BASE ANNUA

D’altra parte i beni di consumo discrezionali nei quali l’industria italiana è sempre stata concentrata vanno ancora peggio: la produzione industriale è scesa del 17% nelle calzature, del 20% negli altri prodotti in pelle, del 19% nel legno. Lo scorso mese l’Istat ha registrato un calo su base annua dell’output industriale complessivo del nostro Paese pari al 7,2%, peraltro il quarto consecutivo, diffuso a tutti i comparti con le eccezioni di: farmaceutica, prodotti petroliferi e mezzi di trasporto, come si può leggere dalla tabella riportata (al centro il dato medio di Aprile 2023):


Sebbene peraltro le previsioni per il secondo semestre siano leggermente migliorative per il secondo semestre nell’Eurozona, esse riguardano soprattutto il comparto dei servizi, dal momento che il commercio internazionale continua a languire e che di conseguenza non ci siano grandi aspettative per i settori tipici delle nostre esportazioni, quali la meccanica, gli impianti, le attrezzature e il tessile/abbigliamento/arredo.

L’INFLAZIONE HA RISOLLEVATO I PROFITTI

Una nota meno negativa di quanto si potrebbe pensare riguarda tuttavia l’inflazione, la cui persistenza a maggio in Europa (+6,1%) non deve farci sfuggire che i prezzi di molti beni intermedi dell’industria, ivi compreso il costo dell’energia, sono in realtà calati, lasciando un timido spazio di ripresa ai margini industriali, che mediamente stanno crescendo, anche se ben più nel resto d’Europa che non in Italia, come si può leggere dal grafico qui riportato, che mette in evidenza un problema non banale di competitività dell’industria nazionale.


La recessione tuttavia tende ad avere un effetto intermedio sul continente europeo, la cui industria continua a sperare di mantenere più aperti possibile i mercati di sbocco asiatici, i quali rallentano anch’essi, ma meno dell’Occidente.

AL MOMENTO L’OCCUPAZIONE TIENE

In Europa peraltro non si sono ancora visti eclatanti casi di licenziamenti collettivi e di ripresa della disoccupazione, ancora oggi piuttosto limitata se comparata con le medie storiche e questo -al momento- ha evitato che i consumi interni potessero scendere bruscamente.


IL FUTURO E’ NEI PAESI EMERGENTI

E sul futuro degli scambi internazionali si gioca anche il futuro delle nostre esportazioni così come -più in generale- quello della nostra economia, dal momento che le prospettive per l’anno in corso e per quello successivo (2024) dei Paesi più sviluppati (cioè OCSE, OECD in inglese) risultano decisamente meno promettenti di quelle dei Paesi Emergenti (non OECD), come si può chiaramente leggere dal grafico qui sotto riportato proprio dal bollettino periodico dell’OCSE stessa.


Le grandi tensioni geopolitiche con la Cina (che è la superpotenza regionale asiatica) ovviamente non aiutano l’industria italiana, e dovrebbero far riflettere a proposito di un certo atlantismo a tutti i costi che spesso ci viene propinato dal mainstream mediatico. Se dal punto di vista politico dunque l’Occidente appare unito, per quanto riguarda l’economia è invece assolutamente chiaro che ogni nazione gioca la sua propria partita, nel nostro caso spesso in contrasto con le scelte “di campo” concernenti la politica internazionale.

MA IL RISPARMIO DEGLI ITALIANI SCENDE…

Il risparmio degli italiani (dati relativi ai depositi bancari) è tuttavia clamorosamente in calo nell’ultimo trimestre, come si può leggere dalla tabella qui sotto riportata dai dati Banca d’Italia ed elaborati dal sindacato dei bancari (FABI).


…COSÌ COME SCENDONO I SALARI REALI

La cosa peraltro non stupisce dal momento che la dinamica del salario medio nel nostro Paese resta tra quelle con la crescita più bassa, se confrontata con il resto d’Europa, come si può leggere dal grafico (OCSE) qui riportato.

Stefano di Tommaso

 




APPUNTI DI TRADING

N. 34 – sabato 10 giugno 2023

Operazione in essere : acquistato gio 8 giugno 1 LUGLIO SILVER a 24,30 – da chiudere lu 12 giugno al meglio già dal mattino.

Premessa : lunedì 5 giugno la Lettera:
– ha venduto l’unico GIUGNO MICRO NAS 100 a 14530 con un profitto di usd (14530 – 13400 = 1130 ) x usd 2 = 2260 usd equivalenti a euro 2108
e
– ha venduto i tre AGOSTO MICRO GOLD a 1958,50 con una perdita di usd ( 1958,50 – 1960 = 1,50 ) x usd 10 x 3 = 45 usd equivalenti a euro 42

GOLD AGO 23

Continua a sembrare in formazione un pericoloso TRIPLO MASSIMO in area 2070 – 2080, che cerca conferme e quindi potrebbe invertire il mercato.

Avevo provato ad utilizzare i recenti minimi per tentare una piccola posizione al rialzo, inizialmente solo allo scopo di finanziare lo stop loss della futura vendita, dato che la discesa dopo l’outside ribassista mensile, avvenuto in soli 5 gg di borsa aperta, secondo me aveva un retrogusto molto dubbio.

La discesa era troppo lenta.

Se rompesse il recente minimo di 1932 cash ( circa 1954 ago fut ) immagino possibile una accelerazione in zona 1870 e oltre.

GOLD quindi non consente un reward/risk pari almeno a tre, che richiedo per investire.

La situazione di mancanza di trend mi induce a osservare GOLD, senza operazioni.

SILVER LUG 23

Avevo scritto :

“ Assomiglia a GOLD ? Sì e no. Molto più violento, sia nelle barre giornaliere che nel m/l termine.”

La scelta di abbandonare GOLD e cercare un posizionamento al rialzo su SILVER, enunciata nella precedente N. 33, ha avuto una conferma persino eccessiva.

GOLD è molto lento, mentre SILVER fa range giornalieri più che doppi.

L’ordine di acquisto a 23,30 inserito dalla N. 33 per la settimana 5 – 9 giugno è stato sfiorato mart. 6.6. a 23,32 e quindi è rimasto non eseguito.

Il Mercato sembra aver visto il mio ordine, lo ha accarezzato ed è volato via fino a 24,62 alle ore 17.30 di venerdì 9 giugno.

Peccato.

Comunque, per chi scrive, pur avendo solo sfiorato un acquisto che avrebbe dato in 4 gg di trading un profitto di rilievo, ha una enorme valenza il fatto di aver calcolato il prezzo di ingresso con tale precisione.

Come talvolta accade : ottima l’analisi, niente profitti.

Il rischio è, come avvenuto con il rialzo del NAS 100 di cui sono riuscito a comperare solo 1 micro contratto che è stato monetizzato lu 5 giugno, di fare una analisi millimetrica, ma essere troppo prudenti nei prezzi inseriti e rincorrere il Mercato che poi sale, proprio come previsto.

Si guadagna molto in %, ma poco in assoluto.

L’investitore che vuole restare vivo deve accettare di perdere molte occasioni.

Da lu 12 giugno inserirò il seguente ordine :

vendo, per chiudere al meglio, 1 LUGLIO SILVER FUT acquistato a 24,30

compero 1 LUGLIO SILVER FUT a 23,80 con stop loss 23,30

Voglio abbassare il costo di acquisto, che era accettabile, ma solo in media con l’altro acquisto a 23,30 – che è stato sfiorato a 23,32.

So bene che SILVER può scappare a 25,20 – 26 senza me a bordo; pazienza, voglio tenere basso il rischio.

Se dovesse rompere 23,30 – starò in attesa, prima di un secondo tentativo.

Silver ha la violenza per spazzare via tutto l’utile accumulato, con otto mesi di lavoro, in pochi gg.

DOW JONES INDU CASH

Passo dal giugno, che è in scadenza, al settembre, che vale 300 usd in più

DOW JONES esprimeva una forza relativa modesta e sempre più modesta rispetto al NAS 100. Attualmente sembra in rafforzamento, ma ancora con poca direzionalità.

DJ è sceso molto vicino al prezzo di 32500 ( DJ CASH ha toccato 32586 ) che attendevo da settimane ed è schizzato.

Invito a guardare bene la trendline che era presente anche nel giornaliero allegato alla N. 33 : il Mercato sta battendo dal basso la trendline e sembra stentare.

Non mi piace e non investo, se non dopo un ( poco probabile ) forte calo a 33600 di future settembre.
Allego uno zoom per enfatizzare i livelli di supporto – resistenza.

Pertanto da lu 12 giu 2023 inserirò il seguente ordine :

compero 1 DJ sett MINI FUT a 33600 con stop loss a 32900

NASDAQ 100 CASH

Passo dal giugno, che è in scadenza, al settembre, che vale 180 usd in più

NAS 100 si è fermato, come pensavo; in realtà sembra che questo Mercato debba tutta la sua crescita ai “FAANG + 3” mentre gli altri 92 titoli vagano “nowhere”.
Deve togliersi da questi prezzi, per ricevere i miei quattrini.

In realtà, vedo una operazione fattibile, ma con profilo di rischio molto più alto dell’impostazione che ho dato a questa Lettera il 1 ottobre 2022 :

nel solo caso di outside settimanale ribassista, ( rottura del top di ve 9.6 di 14870 fut settembre e successiva rottura del bottom di gio 8.6 di 14420 ) venderò in rottura di 14400 1 SETTEMBRE MICRO NAS 100 FUTURE

Lo stop loss sarà il top che precederà la vendita.

Perseguirò personalmente questa strategia, che non è inseribile in un foglio excel.

Target 13600.

So che ho scritto troppo e in modo troppo complesso.

Leonardo Bodini

 









BORSE EUFORICHE MA…

Le borse festeggiano il mancato “default” del governo americano, ma in realtà non c’è quasi niente da festeggiare fatta eccezione per le mirabolanti prospettive dell’intelligenza artificiale: semplicemente la liquidità in circolazione è evidentemente ancora alta e altrettanto lo è la voglia di investire in borsa dove fanno ancora tanti profitti i colossi tecnologici americani (soprattutto Apple, che ha quasi raggiunto lo storico record di tutti i tempi di 3mila miliardi di dollari di capitalizzazione) nonchè le grandi banche d’investimento e qualche ”big pharma”.

 

IL SOSTEGNO ALL’UCRAINA COSTA CARO

In Europa sono soprattutto banche e assicurazioni ad attirare gli investitori in attesa di ulteriori rialzi dei tassi d’interesse che -a Francoforte piacendo- permetteranno loro di fare ancora per un po’ dei profitti aggiuntivi. Ma soprattutto di Ucraina a Washington non si parla più, mentre in Europa la Germania ha iniziato ad alzare la voce sulla prosecuzione indiscriminata della guerra.

Dopo che Cina, Turchia e Iran hanno chiaramente preso le parti della Russia e dopo che dai “Paesi non allineati” come India, Brasile e Sud Africa (e sinanco dal Giappone) sono arrivati degli importanti “distinguo”, il sostegno all’Ucraina sembra destinato ad attutirsi nell’intero Occidente.

LA GERMANIA NON VUOLE LA GUERRA

La Cina rappresenta per l’Europa un importantissimo partner commerciale, e quest’ultima inizia a fare i conti sui costi della guerra che le tocca sopportare alle sue porte. In particolare la Germania, adesso che deve moltiplicare gli aiuti interni alla propria economia dopo essere ufficialmente entrata in recessione. Morale: l’aria sta cambiando e nessuno ha davvero voglia di finanziare l’invasione della Crimea da parte di Zelenski, il quale dovrà -almeno per il momento- ridurre le sue pretese.

Adesso che è diventato ovvio che l’America nei prossimi 18 mesi non parlerà che di debito pubblico, non c’è più nessuna possibilità di continuare a far passare in sordina il salasso della fornitura di armi a Kiev. Così com’è ovvio che non potrà durare in eterno il ”trucchetto” di chiedere agli alleati continentali di fare la loro parte nella guerra.

IL “REBUS” DEL PREZZO DELL’ENERGIA

Sulla scia dell’attesa di un allargamento della recessione tedesca anche al resto d’Europa e del mondo, i prezzi gas e petrolio continuano -per il momento- a scendere, come si può vedere dal grafico sotto riportato. Ma durerà questa discesa del costo dell’energia? Non soltanto è difficile dirlo ma è anche piuttosto improbabile (si veda il grafico qui sotto riportato): il mondo va incontro ad un deficit strutturale di estrazione di petrolio, soprattutto se si vuole davvero impedire alla Russia di esportare il proprio e al momento la domanda scende più dell’offerta.

Ma la tendenza globale di lungo periodo è quella di una inevitabile crescita della domanda di energia, cui difficilmente farà totalmente fronte la crescita della produzione da “fonti rinnovabili” e, in aggiunta, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) sta riuscendo a convincere i Paesi membri a tagliare ancora l’estrazione.


IL DILEMMA AMERICANO

Il fatto poi che l’America voglia ridurre il salasso finanziario nei confronti dell’Ucraina (quantomeno fino alle elezioni del 2024) non significa necessariamente che arriverà la pace. Solo una (improbabile e non certo immediata) radicale svolta politica americana potrebbe far allentare la tensione sulla Russia e quindi mi aspetto il passaggio da una fase di guerra vera e propria a una di guerriglia, con attacchi sempre più frequenti sul territorio russo (a questo servono di fatto gli F16) e una risposta difficile da pronosticare da parte di Mosca. Chi ha davvero da rimetterci siamo noi europei ma sembra che i nostri governanti non lo capiscano.

Il debito americano tra l’altro non è mai stato così alto. L’accordo by-partisan al Congresso per innalzare il tetto del debito pubblico ha come ovvia conseguenza che esso crescerà ancora, almeno per un altro anno e mezzo, tanto quanto manca fino all’elezione del prossimo Presidente. Ovviamente non senza conseguenze per l’economia reale.

In America peraltro non cresce soltanto il debito pubblico, ma anche quello privato, come si può vedere dal grafico qui sotto, che riporta la crescita dell’utilizzo delle carte di credito.

D’altra parte senza finanziare di più i consumi questi ultimi potrebbero continuare a crescere soltanto sotto la spinta di ulteriori pressioni salariali, che avrebbero lo spiacevole risvolto di accrescere l’inflazione “core”. Meglio la crescita del debito, dunque, almeno sin tanto che l’America continuerà ad attrarre capitali dal resto del mondo, cosa che potrebbe interrompersi in caso di peggioramento del quadro geopolitico! Ovviamente però i tassi d’interesse accresciuti (e che non caleranno facilmente perché non calerà facilmente l’inflazione) costituiscono un bell’ostacolo allo sviluppo economico.

L’America oggi sa di marciare verso una probabile recessione proprio in concomitanza con le elezioni presidenziali e il suo governo tenta perciò di rallentarne più possibile l’arrivo. Anche per questo non ha voglia di accelerare lo scontro con la Cina, con la quale le sue aziende continuano a fare affari. Così come non ha troppa voglia di moltiplicare gli altri focolai di guerra nel mondo (come il Kosovo) perché correrebbe il rischio di vedere l’inflazione tornare a mordere e perché questa sarebbe la volta buona che l’elettorato si rivolterebbe contro l’intero establishment. Così il grande conflitto con la Cina e i suoi alleati sembra oggi rinviato, lasciando ai soli servizi segreti il compito di mantenere alta la tensione geopolitica.

L’EUROPA SI ALLONTANA DALL’ITALIA

Quanto all’Italia il teatrino della crescita dell’economia al di sopra della media europea fino ad oggi ha funzionato, ma sembra destinato a terminare presto. Non soltanto a causa dei danni delle alluvioni, ma anche per molti alti motivi, quali ad esempio:

  • per il fatto che nel contrasto alle grandi correnti migratorie l’Italia non ha alleati in Europa, e i barconi qualche fastidio al turismo nazionale lo danno di sicuro;
  • altri “fastidi” arriveranno dai poi prossimi (anche se non del tutto scontati) rialzi dei tassi d’interesse della banca centrale europea, i quali colpiranno soprattutto la fiducia nella capacità del nostro governo di sostenere gli interessi sul debito pubblico e provocheranno ulteriori riduzioni dell’erogazione di finanziamenti alle aziende;
  • il cappottino per il nostro Paese sarà poi completo quando tornerà a crescere il costo dell’energia, che come abbiamo visto più sopra sarà difficile che vada avanti a lungo, mettendo a nudo l’impossibilità di far coincidere gli interessi italiani con quelli degli altri “partner” europei.

Il tam tam del “mainstream” mediatico sulla crescita del P.I.L. italiano dunque deve necessariamente essere fragoroso adesso, sin tanto che non ci toccherà fare meglio i conti sull’inflazione “core” e sugli effettivi esborsi che saranno necessari per tamponare i disastri alle grandi infrastrutture, che ovviamente toglieranno risorse ad altri capitoli di spesa pubblica quali il welfare e le agevolazioni agli investimenti produttivi. E quando quei conti li faremo scopriremo che l’Unione Europea e la sua Banca Centrale appaiono assai poco disposte a finanziare ulteriori interventi di Stato in deficit.

LA BOLLA SPECULATIVA

Dunque il mondo sta vivendo l’inizio di questo mese di Giugno in una sorta di limbo dorato dei mercati, abbastanza disconnesso dall’economia reale. Tuttavia l’ottimismo delle borse non si sa quanto possa durare o a cosa possa portare, mentre crescono i rischi che la bolla speculativa costruita intorno alle grandi aziende tecnologiche possa arrivare ad esplodere inaspettatamente, magari sull’onda dei nuovi tagli alla produzione di petrolio, o semplicemente per la crisi di qualche altra istituzione finanziaria.

Ma anche se nessuno di questi eventi accadrà domani mattina, i mercati sono tornati all’ottimismo, anche se per farlo scontano due eventi piuttosto improbabili a breve termine: una nuova crescita delle aspettative di profitti aziendali, e il ribasso dei tassi d’interesse (senza il quale non si giustificherebbe una risalita del rapporto “prezzo/utili” delle borse di tutto il mondo).

L’equilibrio dei mercati finanziari è dunque sempre più vacillante, vuoi per il fatto che la scommessa sul calo dell’inflazione appare destinata ad essere perduta, vuoi per la probabilità elevata di un’imminente recessione economica concomitante con crescenti tensioni geopolitiche. Non è improbabile perciò la ripresa di una certa volatilità dei corsi azionari.


E nemmeno è troppo convincente la narrativa delle “magnifiche sorti et progressive” (Giacomo Leopardi NDR) relativamente alle grandi ricadute dell’intelligenza artificiale. È abbastanza ovvio che lunga è la strada per trasformare in lauti profitti le sue prime vere applicazioni, e prima o poi qualcuno finirà per accorgersene. Così com’è ovvio che le banche che al momento stanno facendo profitti per l’apertura della “forbice dei tassi d’interesse”, prima o poi dovranno subire una nuova ondata di insolvenze a causa della concomitanza (negativa per imprese e privati) di recessione, inflazione e tassi elevati.

MA L’OTTIMISMO NON È DEL TUTTO INFONDATO

Ma dall’altra parte c’è la possibilità che la guerra Ucraina arrivi quantomeno ad una stasi (cosa che provocherebbe reazioni positive), così come c’è una certa probabilità che entro l’estate le banche centrali occidentali arrestino la corsa alla risalita dei tassi d’interesse: due ottimi motivi per le borse per festeggiare. Cui potrebbe aggiungersi un terzo fattore: se l’inflazione non inizierà presto a scendere allora l’euforia che oggi aleggia intorno ai titoli a reddito fisso dovrà necessariamente ridursi, a causa della presa d’atto che i loro rendimenti reali restano scarsi, mentre saranno preferiti i titoli azionari, che costituiscono storicamente un ottimo scudo nei confronti dell’inflazione, perché rappresentano beni e attività reali delle imprese.

Se dunque l’inflazione non inizierà presto a scendere (come auspicano le curve dei rendimenti implicite) allora le banche centrali dovranno tornare ad allargare i cordoni del credito e gli investitori torneranno alle borse, e queste ultime quantomeno non scenderanno. Dunque è davvero un punto interrogativo: l’euforia di queste settimane è giustificata? Non è probabile ma a a tutti piace volerci credere.

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 33 – sabato 3 giugno 2023

Operazioni in essere :

acquistato 1 GIU MICRO NAS 100 a 13400, ora da chiudere al meglio, all’apertura del mercato, lu 5 giugno
acquistati martedì 30 maggio 3 AGO MICRO GOLD a 1960, ora da chiudere al meglio, all’apertura del mercato, lu 5 giugno

PREMESSA ( che vale tutto il resto della Lettera ) : ritengo che i mercati aumenteranno, di molto, la volatilità e qualcuno si farà veramente male, se non metterà gli stop loss.

Solo un paio dei pochi lettori con cui ho rapporti ( per altra professione ) mi hanno evidenziato ( lamentati ? ) che gli stop loss mi sono costati molto; spero che sia un pensiero minoritario.

Diversamente l’eventuale futura frequentazione dei Mercati presenterà conti salati, o devastanti.

Spero di sbagliarmi e proseguo il lavoro.


GOLD AGO 23

Continua a sembrare in formazione un pericoloso TRIPLO MASSIMO in area 2070 – 2080, che cerca conferme e quindi potrebbe invertire il mercato.

La caduta violenta da 2060 gold cash a 1936 ha realizzato un outside mensile, figura grafica ribassista ; quindi veniva la tentazione di aprire degli short a qualsiasi prezzo, ma fare trading non è così semplice.

Per facilitare la comprensione di queste righe, continuo ad allegare il grafico a barre mensili, nella speranza che tutti possano vedere con me la possibile formazione di un TRIPLO MASSIMO nel range 2070 – 2080.

Come ricorderete, nel breve termine, ho cambiato strategia.

Avevo provato ad utilizzare i recenti minimi per tentare una piccola posizione al rialzo, inizialmente solo allo scopo di finanziare lo stop loss della futura vendita, dato che la discesa dopo l’outside ribassista mensile, avvenuto in soli 5 gg di borsa aperta, secondo me aveva un retrogusto molto dubbio.

La discesa era troppo lenta.

GOLD tuttavia sembra “non essere buono per tutte le stagioni” .

Può salire, ma non mi convince, perché sente troppo il livello di 1998 cash in essere sin dall’aprile 2022.

Se rompesse il recente minimo di 1936 cash ( circa 1954 ago fut ) immagino possibile una accelerazione in zona 1870 e oltre.

GOLD quindi non consente un reward/risk pari almeno a tre, che richiedo per rischiare i quattrini.

Pertanto da lu 5 giugno , sin dalla apertura del Mercato, inserirò il seguente ordine :

Chiudere al meglio tutti i 3 AGO MICRO GOLD acquistati a 1960

SILVER LUG 23

Assomiglia a GOLD ? Sì e no.

Molto più violento, sia nelle barre giornaliere che nel m/l termine.

Allego grafico mensile di quasi 20 anni con i miei commenti STABILO GIALLO

Non serve altro per comprendere che non è “merce per tutti”.

Poiché ritengo di aver svolto una iniziale ( ma affidabile ) analisi su questo Mercato, abbandono GOLD e passo a SILVER, con tutte le prudenze del caso.

Pertanto da lu 5 giugno inserirò i seguenti ordini :

compero 1 LUGLIO SILVER FUT a 23,30 con stop loss 22,60

compero un secondo LUGLIO SILVER FUT 24,30 stop ( in rottura ) sempre con stop loss 22,60

Segnalo che il primo ordine che inserirò presenta uno stop loss del 3 % circa, mentre il secondo ordine richiede uno stop loss iniziale del 7,5 % , veramente sconsigliabile.

Stiamo a vedere.

Qui serve fortuna, per la violenza del Mercato, ma, se avessi visto giusto, la Lettera potrebbe trovare un tema per germogliare più pienamente.

Se dovesse rompere 22,60 – starò in attesa, prima di un secondo tentativo.

Ricordo che il future ha dimensione di 5000 once x il valore, che è pari a 5000 x usd 23,7 = usd 118500, casualmente vicino al capitale posseduto dalla Lettera, che vi ricordo partì da euro 100000 il 1 ott 2022.

Silver ha la violenza per spazzare via tutto l’utile accumulato, con otto mesi di lavoro, in pochi gg.

DOW JONES INDU CASH

DOW JONES esprimeva una forza relativa modesta e sempre più modesta rispetto al NAS 100. Ora non più, secondo me.

DJ è sceso molto vicino al prezzo di 32500 ( DJ CASH ha toccato 32586 ) che attendevo da settimane ed è schizzato.

Complimenti al DJ, che riceverà prontamente i miei quattrini, se non altro perché NAS 100, da quando la Lettera lo ha acquistato, è salito senza posa, impedendomi di incrementare la infima posizione iniziale, se non acquistando incondizionatamente, ma, come hanno compreso certamente i lettori, non lo faccio mai.

Pertanto da lu 5 giu 2023 inserirò il seguente ordine :

compero 1 DJ GIU MINI FUT a 33300 con stop loss a 32600

NASDAQ 100 CASH

NAS 100 non si ferma mai, ma la inversione di forza relativa con DJ mi fa dubitare che NAS 100 proseguirà la salita con profitto e pertanto lunedì 5.6 inserirò il seguente ordine :

vendere al meglio sin dal mattino il GIUGNO MICRO NASDAQ 100 acquistato a 13400

Bravo NAS 100, hai dato a questa Lettera un forte profitto percentuale, ma purtroppo l’autore ha investito troppo poco, quindi l’incasso sarà veramente modesto.

Lo sapevamo da tempo.

Questa Lettera ha avuto fortuna qualche volta; non lo dimentico e resto a vedere.

Se la fretta mi dominasse, potrei comperare ( o vendere, che è lo stesso ) in qualsiasi istante di Mercato aperto, ma alzerei il prezzo medio ed il profilo di rischio e non è il mio stile.

Leonardo Bodini