SPIRAGLI DI LUCE

È giusto parlare di “decoupling” sempre maggiore tra l’andamento dell’economia reale e quello delle borse? Oppure queste ultime stanno solo anticipando un cambio di scenario, in cui le prospettive di una recessione imminente lasciano spazio alle speranze di un nuovo sviluppo economico? Difficile dirlo con certezza mentre il forte rialzo dei tassi d’interesse continua a provocare un travaso di profitti dall’industria alle banche e agli investitori. E mentre i banchieri centrali promettono ulteriori rialzi dei tassi che possono rischiare di diventare essi stessi produttori di maggior inflazione (alzando i costi). Intanto i mercati finanziari continuano ad inanellare guadagni che non si ricordavano da molti decenni…

 

LA RIPRESA AMERICANA

L’America nell’ultimo fine settimana ha festeggiato lo scampato pericolo di recessione, almeno per l’anno in corso. Lo scorso giovedì 29 giugno infatti è stato confermato che il prodotto interno lordo USA è salito nel primo trimestre del 2% annualizzato contro l’1,3% previsto, con buone prospettive di prosecuzione dell’accelerazione anche per il secondo trimestre, che si è appena concluso. La FED di Atlanta si è addirittura sbilanciata stimando una crescita annualizzata dell’economia americana per il trimestre aprile-giugno 2023 al 2,2%, con una disoccupazione che continua a rimanere al di sotto della soglia psicologica del 4% che significa per gli economisti non soltanto piena occupazione ma anche la prosecuzione di un record storico, verificatosi assai raramente in passato.


LE BORSE BRINDANO

Non stupisce che le borse americane stiano celebrando una crescita che arriva quasi al 20% a Wall Street dai minimi dello scorso ottobre e supera il 33% in media per il Nasdaq (il mercato telematico di borsa americano riservato ai titoli più tecnologici). Una brusca impennata delle borse che aveva riguardato sino a ieri quasi solo le 7 maggiori società tecnologiche oltre alle azioni delle maggiori banche e assicurazioni (che traggono profitto dai rialzi dei tassi).

NASDAQ COMPOSITE INDEX 30 JUNE 2023

E che ha stupìto, anche a causa dei timori di una nuova crisi di sistema scatenata dai forti rialzi dei tassi d’interesse e dalle recenti crisi bancarie. Invece adesso si inizia a sperare che il rialzo dei titoli azionari arrivi ad estendersi anche alle società industriali. L’indice Dow Jones, che li comprende a Wall Street è salito infatti fino ad oggi soltanto del 2%.

LE PROSPETTIVE MIGLIORANO, MA NELL’IMMEDIATO SONO PIÙ PROBABILI LE PRESE DI PROFITTO

E non solo: si parla addirittura della possibilità che la corsa dei listini di borsa possa proseguire, anche se magari non subito, a causa delle probabili prese di profitto che seguiranno ai recenti forti rialzi dei corsi. I motivi che generano questo ottimismo derivano da una straordinaria concomitanza positiva di:

  • liquidità disponibile di nuovo in aumento,
  • ripresa dei consumi e degli investimenti,
  • riduzione dell’inflazione,
  • ulteriori cospicui profitti aziendali.

E questo nonostante l’ultima dura requisitoria del governatore della banca centrale americana, il quale minaccia di tornare a rialzare i tassi d’interesse anche a Luglio e a Settembre. La prova che l’umore del mercato non ne sia stato intaccato ce la fornisce tuttavia il Bitcoin, la criptovaluta più diffusa al mondo, le cui quotazioni sono risalite dell’80% rispetto ai recenti minimi, nonostante le principali piattaforme di scambio siano quasi tutte sotto accusa di frode.


L’EUROPA CON LA PALLA AL PIEDE

Nell’eurozona al momento il quadro macroeconomico appare decisamente meno roseo di quello americano, tanto per motivi strutturali (l’industria si concentra sui settori industriali più tradizionali) quanto per il fatto che qui l’inflazione stia scendendo meno. L’eurozona deve poi fare i conti con l’aggressività della banca centrale europea, che promette ancora decisi rialzi dei tassi e rischia di estendere al resto del continente l’amara sorte che sta riguardando l’economia tedesca, già in recessione da almeno due trimestri e con la possibilità di registrare analogo andamento negativo anche per il trimestre appena concluso.

L’INDICE EUROPEO DELLA FIDUCIA DEI DIRETTORI DEGLI ACQUISTI AZIENDALI


I MERCATI FINANZIARI PERÒ GUARDANO OLTRE

Per le borse tuttavia ciò che conta davvero sono le aspettative sui tassi d’interesse a lungo termine, evidenziati dall’andamento dei titoli a reddito fisso con le scadenze più lunghe e, ovviamente, l’abbondanza di liquidità in circolazione. I tassi d’interesse influenzati dalle banche centrali invece di norma sono soltanto quelli a breve termine. Dunque le banche centrali fanno paura soltanto se arrivano a far crollare le prospettive di profitto delle imprese quotate in borsa (che sono quelle di maggiori dimensioni). Ma appunto sembra proprio questo lo scampato pericolo che alimenta l’appetito degli investitori: sino ad oggi le grandi società quotate paiono essere riuscite a mantenere buoni margini di profitto. E le borse festeggiano!

Anche le borse europee sono in rialzo, riflettendo il fatto che in passato erano rimaste indietro e non soltanto i maggiori profitti di banche e assicurazioni. Gli umori positivi di oltreoceano e le speranze di sviluppo economico per America e Asia trainano inoltre l’attesa di maggiori esportazioni per l’Europa e quelle di possibili nuovi rialzi dei prezzi delle commodities che vengono esportate dai paesi emergenti.

I mercati finanziari insomma non sembrano spaventati né dalle parole dei banchieri centrali e neanche dalla forte inversione della curva dei tassi d’interesse (che di solito promette una recessione imminente). Essi tendono invece a guardare oltre le attuali prospettive, prefigurando un ritorno alla crescita sinanco per il vecchio continente, che potrebbe beneficiare dello scampato pericolo a livello globale con maggiori esportazioni.

L’EUROPA E’ PIÙ ESPOSTA A RISCHI SISTEMICI

Se questa narrativa dovesse consolidarsi allora addirittura bene farebbero le banche centrali di tutto l’Occidente a tirare i freni con gli aumenti dei tassi. Ma è ancora presto per dirlo e, al tempo stesso l’incremento del costo del denaro provoca molti timori: il rischio sistemico di crisi di liquidità per le banche minori e per le assicurazioni meno capitalizzate resta ad esempio ancora elevato. Esponendo l’intero l’Occidente alla possibilità che si verifichino nuovi casi di crisi. Ciò vale ancor più l’Europa, che resta decisamente più “bancocentrica” degli USA (dove invece le imprese si finanziano quasi solo sul mercato dei capitali).

L’inflazione europea poi deriva quasi solo da fattori esogeni (come l’anomalo rialzo del costo del gas naturale e delle derrate alimentari), piuttosto che da eccessi di ottimismo dei consumatori che forse non ci sono mai stati, limitati da una maggiore imposizione fiscale (con il “fiscal drag” che è derivato dall’inflazione) e da una ben maggiore disoccupazione. La guerra alle porte dell’Europa poi non accenna a scemare, e può comportare altre “esternalità” (nuovi profughi, problemi di sicurezza, ecc…) nonché ulteriori esborsi per il riarmo degli eserciti, di cui profittano quasi soltanto le imprese d’oltreoceano.

MA LE ASPETTATIVE MIGLIORANO !

La situazione economica europea appare dunque molto meno rosea (anche in prospettiva) e l’ottimismo delle borse continentali decisamente meno motivato di quello che alimenta le borse americane, dove l’attesa di sviluppo economico si basa principalmente sullo sviluppo delle nuove tecnologie, che possono beneficiare dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Sino ad oggi la volatilità dei corsi azionari è rimasta schiacciata sui minimi di sempre ed è probabile che adesso riprenderà vigore. Questo potrà lasciare la sensazione che i rialzi delle borse siano arrivati al capolinea. Ma il “sentiment” del mercato borsistico (cioè la fiducia) resta ampiamente positivo. E c’è il rischio che ne abbia ragione!

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 37 – sabato 1 luglio 2023

Nessuna operazione in essere

Premessa :

Dopo soli 7 gg quasi nessuno parla più di Prigozhin o compagnia W; sembra la memoria del risparmiatore.

GOLD AGO 23

Ho intervistato un campione attendibile e ritengo che molti ormai “vedano” il TRIPLO MASSIMO del quale parlo sin dalla fase di salita a 2060 GOLD cash.

Buon segno.

Se tanti desiderano vendere per sfruttare il triplo massimo, è il momento di acquistare il mio Mercato preferito.

Userò come stop loss ( circa ) il minimo della settimana 26 – 30 giu appena conclusa.

Da lu 3 luglio, sin dalla apertura del mattino europa, inserirò pertanto i seguenti ordini :

acquisto due MICRO GOLD AGO FUT a 1940 o meglio, ( limitato a 1940 )

acquisto due MICRO GOLD AGO FUT a 1910

con stop loss a 1895 per tutti quelli acquistati

Ritengo prematuro andare short in rottura di 1895, quindi : solo acquisti.

SILVER SETT 23

SILVER purtroppo continua a rendere dura la vita.

Peccato.

A macchia di leopardo, mi ha dato grandi soddisfazioni.

Avevo scritto : “Ho allegato il solito grafico settimanale per evidenziare che SILVER ha rotto il minimo della settimana 120 dal grande top di 30,09 usd, che aveva un medio significato ciclico e trovate inoltre uno zoom che rende comprensibile perché in questa area è più sensato comprare che vendere, ma avverrebbe su una trend line che cala con forte pendenza. La discesa molto veloce mi indurrebbe ad un acquisto in zona 22 usd ( ma non si vede uno stop loss credibile sopra 19,90 ) o ad una vendita tra 24 e 24,30 con stop loss 24,60”

La penso ancora così e non aggiungo nulla, al momento.

Lo potrei solo comprare, errato venderlo, ma ci vogliono energie che mi mancano, per sovraccarico di lavoro dello studio.

DOW JONES INDU CASH

Nella scorsa settimana ( 26 – 30 giu ) è scaduto un ciclo di medio – basso impatto, nel quale abbiamo avuto un outside settimanale rialzista.

DOW JONES non è sceso al prezzo gradito di 33300 ( SETT FUT ), limitandosi a 33850 FUT ( 33610 CASH ) , per poi salire rapidamente.

Utilizzo il bottom di 33850 come stop loss e pertanto da lu 3 luglio 2023 inserirò il seguente ordine :

compero 1 SETT DJ MINI FUT a 34200 con stop loss a 33800

NASDAQ 100 CASH

La salita post rottura di 13200 cash ( la Lettera comperò il fut a 13400, con successiva corsa al rialzo ) sta diventando molto lunga e quasi monocorde.

Non consente rientri a basso rischio.

Solo per acquistare un biglietto per questo autobus guidato da un maniaco, inserirò il seguente ordine :

compero 1 SETT NAS 100 MICRO FUT a 15100 con stop loss 14850

Se penso al P/E di questo mercato, scapperei, ma le fasi iperboliche del NAS 100 sono guidate da cieca avidità e bisogna accettare le regole, se si vuole sedere al tavolo.

Faccio notare che :

– L’eventuale investimento nel DJ sarà di 34200 x 5 usd = usd 171000
– L’eventuale investimento nel NAS 100 sarà di 15100 x 2 usd = usd 30200

Non serve aggiungere altro.

Volevo accorciare, senza privarmi di contenuto.

Leonardo Bodini

 





 

 




FA PAURA L’INDICE DELLA PAURA

È passato ben più di un anno da quando, tanto sulla base dell’impennata dell’inflazione quanto a causa dello scoppio della guerra in Ucraina, in tutto il mondo l’inversione della curva dei tassi d’interesse (quelli a lungo termine più bassi di quelli a breve) ha suggerito l’imminente arrivo di una recessione. Ciò nonostante le borse hanno continuato a crescere, e la volatilità (misurata normalmente con l’indice VIX riferito alla borsa americana) a scendere, con un disallineamento che ha lasciato tutti increduli.

 

MA COSA È SUCCESSO NEL MONDO?

1. L’Europa :

ha iniziato a vedere il proprio Prodotto Interno Lordo (PIL) declinare più del resto del mondo, e soprattutto la Germania, dove probabilmente l’istituto nazionale di statistica segue criteri più scrupolosi del nostro, che con un minor deflattore del PIL sta permettendo di registrare una piccola crescita.


2. L’America :

non ha vissuto sino ad oggi alcun declino del PIL ma sicuramente ha visto i propri consumi iniziare a flettere e il mercato immobiliare entrare quasi in crisi e, soprattutto, ha vissuto giorni da incubo per una possibile crisi del sistema bancario minore (poi rientrata), intervenuta mentre la banca centrale americana somministrava forti e rapidi aumenti dei tassi d’interesse, ridotti successivamente sino addirittura a fare una breve pausa. Di recessione però ancora non si vedono le avvisaglie, fatta salva -appunto- l’inversione della curva dei tassi d’interesse.

monthly variations of wages and salaries in the United States

3. L’Asia :

dal canto suo ha visto una reazione molto diversa al mutato scenario globale: la Cina ad esempio ha confermato il proprio obiettivo di una crescita del PIL quest’anno addirittura intorno al 5% e, per riuscirvi, ha mantenuto una politica monetaria espansiva, infischiandosene della possibilità di un rialzo dell’inflazione. Il Giappone, la cui economia corre molto meno e rassomiglia molto più a quelle occidentali, ha fatto una scelta simile, sebbene a molti sia sembrato vedere la speranza delle autorità nipponiche di abbattere, attraverso l’inflazione (che nel frattempo ha preso il volo molto più che in Cina), una quota del proprio ingente debito pubblico.


LA BANCA D’INGHILTERRA HA ANTICIPATO GLI ALTRI

I governi asiatici dunque saranno stati spericolati ma sono restati piuttosto indenni dall’inflazione occidentale, che invece ha avuto il proprio culmine in Gran Bretagna, dove le più recenti rilevazioni mostrano un’inflazione “core” decisamente resiliente al calo dei prezzi di energia e materie prime che si è verificato nel frattempo. C’è da osservare tuttavia che il Regno Unito è anche il paese storicamente più pronto a reagire sui tassi d’interesse e il luogo dove ci si può aspettare la maggior serietà per le statistiche dell’inflazione dei prezzi.


E la Banca d’Inghilterra ne ha preso atto con un nuovo deciso rialzo dei tassi a Giugno, che si allinea all’annunciata prosecuzione dei rialzi per la Banca Centrale Europea (BCE) così come a una nuova stagione di rialzi per quella americana (FED). I tassi tuttavia vengono mantenuti bassi in Oriente, consentendo alle valute asiatiche un maggior controllo del cambio contro Dollaro e Euro, che fa bene alle loro esportazioni.

LA RECESSIONE PIÙ ANNUNCIATA DELLA STORIA

Il problema è che la recessione più annunciata della storia alla fine sembra alla proprio in arrivo, mentre l’inflazione si mostra decisamente “appiccicosa” come dicono in inglese, cioè resiliente. Uno scenario che non potrebbe apparire peggiore per gli analisti finanziari e che tuttavia vede nei mercati borsistici una dose di ottimismo che supera qualsiasi pronostico. Sino a preoccupare anche le banche centrali che temono per la tenuta della stabilità finanziaria (giustamente, ma senza fare alcunché di conseguenza se non rincarare la dose degli aumenti dei tassi d’interesse).


PERCHÉ LE BORSE NON SONO SCESE

Il fatto che le borse abbiano voluto sino ad oggi ignorare la recessione dipende da un mucchio di concause, ivi compresa quella più recente: i gestori si sono accorti che il portafoglio di titoli a reddito fisso, recentemente incrementato quando era sembrato che le banche centrali fossero arrivate alla fine dell’incremento dei tassi, doveva invece tornare ad essere ridotto, spostando di nuovo cifre ingenti dall’investimento obbligazionario a quello azionario e dunque supportando il rialzo dei listini borsistici. Ovviamente sino a quando la liquidità in circolazione resterà abbondante e finché qualcuno non preferirà detenere cassa.

MSCI WORLD STOCK INDEX

UN ECCESSO DI OTTIMISMO

Il risultato è stato un progressivo decremento della volatilità dei mercati, come ben mostrato nel grafico riportato in copertina, stupefacente quanto preoccupante, perché un suo forte calo storicamente denota spesso un eccesso di ottimismo, che prima o poi viene a cadere bruscamente. È vero che l’ottimismo riguarda soprattutto l’intelligenza artificiale e non a caso è principalmente dovuto alla corsa al rialzo di 7 tra le azioni a maggior capitalizzazione nel mondo: Apple, Microsoft, Google, Amazon, Meta, Tesla e Nvidia.


IL RISCHIO ORA È QUELLO DI UN TRACOLLO

Preoccupa tuttavia la sempre minore volatilità dei corsi azionari dell’indice borsistico al quale il VIX è riferito: lo Standard & Poors 500 di Wall Street, cosa che fa emergere un rischio crescente di sussulti improvvisi da parte dei mercati finanziari, probabile man mano che l’indice continua la sua discesa, anche per un altro motivo: le azioni emesse da queste “magnifiche 7” multinazionali americane sono tutte caratterizzate da un elevatissimo rapporto tra prezzo e utili (P/E). Ed è noto che più elevato è il P/E più il prezzo del titolo azionario cui è riferito diventa sensibile agli incrementi dei tassi d’interesse. Senza contare le preoccupazioni relative alla stagionalità delle borse, come si può ben osservare dal grafico qui riportato:


MA CONTANO I TASSI A LUNGO TERMINE

Sino ad oggi ha fatto parte delle concause che hanno spinto al rialzo le borse il fatto che, mentre i tassi praticati dalle banche centrali (cioè quelli a breve termine) crescevano, al contrario i tassi a lungo termine si riducevano, a causa delle attese di recessione e degli acquisti di titoli a lungo termine da parte degli investitori . E ai fini delle valutazioni aziendali sono i tassi a lungo termine che contano, non quelli a breve. Ma se l’inflazione si rivelerà più resiliente di quanto atteso dai mercati i rendimenti reali torneranno a scendere e i titoli a lunga scadenza verranno venduti, in tal modo i tassi a lungo termine torneranno a crescere. Storicamente la correlazione tra curva dei tassi e recessione è fortissima, come si può ben vedere dal grafico qui riportato:

FA PAURA L’ASSENZA DI PAURA

Insomma l’ “indice della paura” mostra chiaramente che i mercati hanno troppa poca paura, e questo, paradossalmente, fa davvero paura! Paura che le cose possano cambiare istantaneamente, in funzione del prossimo “cigno nero” che dovesse fare la sua comparsa (anche soltanto legato alle tensioni geopoliriche), o per effetto di una congiuntura che tende sempre più a rassomigliare ad una “stagflazione” (cioè stagnazione e inflazione al tempo stesso).

IL RISCHIO STAGFLAZIONE

E il problema delle stagflazioni è che sono “appiccicose” anch’esse: una volta instauratesi tendono storicamente a non scomparire in fretta e, soprattutto, il ricordo più significativo nella storia delle stagflazioni è quello del 1929, quando le borse crollarono in modo particolarmente devastante. È probabile dunque un crollo dei listini azionari? Probabilmente no. È soltanto possibile. Ma questo dovrebbe indurre gli operatorie di mercato a maggior prudenza, e invece no: i mercati restano mediamente troppo euforici, e troppo legati all’andamento di pochi giganteschi titoli azionari quotati soltanto in America.


IL RIALZO SI ESTENDERÀ AL RESTO DEI LISTINI ?

La domanda successiva che si pongono gli analisti è infatti quella che ne consegue: potrà il recente rialzo delle borse estendersi anche ai titoli azionari a minor capitalizzazione? Abbiamo qualche dubbio, ma se la risposta dovesse essere positiva lo scenario sarebbe più tranquillizzante. Anche per le prospettive implicite di miglior performance dell’economia reale rispetto a quanto prospettato dalle estrapolazioni degli economisti. Il dilemma potrebbe sciogliersi molto presto, con la verifica dei prossimi profitti trimestrali e le nuove rilevazioni economiche, a partire da quelle americane, che notoriamente anticipano le altre.

IN ATTESA DELLA NUOVA STAGIONE DEI PROFITTI

Se i dati (e in particolare i profitti) appariranno mediamente positivi è possibile che le borse potranno riuscire a stabilizzarsi, controbilanciando ad esempio qualche ”presa di beneficio” che inevitabilmente arriverà per i titoli cresciuti di più. Se saranno deludenti può succedere di tutto, ivi compreso il rischio che le borse si accorgano repentinamente di aver camminato senza paura nel vuoto. Cosa che evidentemente fa paura!

S&P 500 performance by sector, year-to-date 2023

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 36 – sabato 24 giugno 2023

Nessuna operazione in essere

Premessa :

la odierna “manovra” della WAGNER contro l’ARMATA ROSSA ha un retrogusto di BALLO IN MASCHERA.

Non ho mai operato in politica, ma 25.000 uomini contro la Grande Madre Russia sembrano un assist pubblicitario per Putin, da sfruttare chissà come; speriamo non aumenti la dimensione dei petardi.

Ciò detto, questa Lettera sarà di analisi, spero interessante, ma non ritengo di operare in un clima di totale opacità.

Il trading tornerà con luglio.

GOLD AGO 23

Ha rotto il recente minimo di 1932 cash ( circa 1954 ago fut ); potrebbe scendere in zona 1870 e, se rompesse il livello, eventualmente fino al noto range 1804 – 1808.

GOLD attualmente non consente un reward/risk pari almeno a tre, che richiedo per investire.

Ciò mi induce a osservare GOLD, senza operazioni.

Se ormai molti “vedono” in formazione quel TRIPLO MASSIMO del quale parlai quando ancora GOLD era in violenta salita ( e taluno annunciava : 2500, 3000….. ) potrei ricominciare a fare trading sul mio Mercato preferito; potrebbe essere una vendita in rimbalzo, se mi avvicinerò al livello di stop loss.

Consiglio di rileggere la N. 13 di sab 7 gen 2023 da cui estraggo :

“Tutti ora sono positivi sull’oro, già partita la gara tra gli analisti a chi prospetta il target più alto ( 2070, già visto due volte, 2500, 3000 ? ).

Non partecipo.”

Evito le gare e ho allegato grafico sia mensile che settimanale per consentire a tutti di comprendere quanto sopra.

SILVER SETT 23

GOLD è molto lento, mentre SILVER fa range giornalieri doppi o anche tripli.

Ricordo che scrissi :

“SILVER purtroppo sembra fastidioso.

Quando la N. 33 voleva comperare a 23,30 – SILVER ha sfiorato a 23,32. Niente acquisto, con successiva salita, rabbiosa, a 24,62

Quando la N. 34 ha migliorato il costo di ingresso da 24,30 a 23,80 è stata stoppata a 23,30 e SILVER è sceso poi solamente a 23,27 per poi schizzare in poche ore a 24,29.”

Per fortuna metto sempre uno stop loss; SILVER è crollato fino a 22,11 cash

Ho allegato il solito grafico settimanale per evidenziare che SILVER ha rotto il minimo della settimana 120 dal grande top di 30,09 usd, che aveva un medio significato ciclico e trovate inoltre uno zoom che rende comprensibile perché in questa area è più sensato comprare che vendere, ma avverrebbe su una trend line che cala con forte pendenza.

A parte il fatto che l’iniziativa di Prigozhin induce a non inserire ordini, prima che si posi il polverone, la discesa molto veloce mi indurrebbe ad un acquisto in zona 22 usd ( ma non si vede uno stop loss credibile sopra 19,90 ) o ad una vendita tra 24 e 24,30 con stop loss 24,60

Tutti prezzi di silver cash, che dovrei maggiorare di 20 cent per il FUT SETTEMBRE

DOW JONES INDU CASH

Non mi piace e non investo, se non dopo un ( poco probabile ) forte calo a 33300 di future settembre.

Pertanto da lu 26 giu 2023 forse inserirò il seguente ordine :

compero 1 DJ sett MINI FUT a 33300 con stop loss a 32800

Allego il consueto grafico giornaliero DJ cash ed il suo zoom, per illustrare i motivi ( deboli ) dell’eventuale acquisto

NASDAQ 100 CASH

Analisi di scenario : vedo due range da osservare, per motivi opposti.

L’acquisto è interessante in caso di discesa a 13720 – 13200 cash, circa ove la lettera comprò in maggio a 13400 il FUTURE.

Guardando in alto, per progettare una vendita, trovo interessante l’area di fine anno 2021, ove si formò una faticosa area di top tra 15600 e 16400 cash, mentre DOW JONES e SP 500 proseguivano la salita, in quanto molti soldi in uscita dagli otto grandi ( FAANG + MSFT + TSLA + NVDA ) hanno cercato rifugio nei titoli “difensivi”.

Dopo aver dato il trade più ricco in termini percentuali ( 8,43 % ), ma senza pull back per aumentare le dosi, ritengo che NAS 100 si è avvicinato all’area di target credibile troppo velocemente e quindi sono costretto ad attendere per pianificare un secondo acquisto.

Aprire short ?

Molto difficile, se non usando barre di 4 – 8 ore e quindi non praticabile per una Lettera da scrivere al sabato, che “regga” una settimana.

Pensate solo se Prigozhin, invece di innervosirsi al sabato mattina, con i mercati chiusi, avesse marciato 200 km verso Mosca in un qualsiasi giorno di borsa aperta.

Stop loss centrati su tutti i Mercati, soldi al vento.

So che mi ripeto, ma questa bassa volatilità dura da troppo tempo.

Ecco perché ho molto ridotto la dimensione delle operazioni ( anche se quel MICRO NAS 100 meritava di essere in compagnia, ma è il senno di poi )

Leonardo Bodini