LA GUERRA SOFFIA SULL’INFLAZIONE

Non sarà sfuggito a molti osservatori il nesso temporale (e di probabile causalità) tra l’annuncio di una stasi nella crescita dei tassi della Federal Reserve, la banca centrale americana (a Giugno non li ha rialzati) e quello di una revisione al rialzo delle stime sulla crescita dell’economia per l’anno in corso, passate all’1% dallo 0,3% praticamente di colpo. Come dire, la crescita economica sarà migliore del previsto anche grazie al fatto che la banca centrale non la strozzerà. A dirla tutta però la medesima FED si è dichiarata preoccupata per l’inflazione che scende poco, indicando il rischio concreto di nuovi rialzi dei tassi già a partire da Luglio.

 

L’INFLAZIONE È IN AGGUATO, ED È STATA SOTTOSTIMATA

Invece la Banca Centrale Europea non soltanto ha continuato ad accrescere i tassi d’interesse, ma ha anche dovuto fare ammenda, ammettendo di avere sottostimato l’inflazione tendenziale (e così giustificando un programma di continuazione dei rialzi dei tassi d’interesse anche per luglio e settembre, che dal punto di vista macroeconomico rasenta la follia). E ha altresì ammesso di aver sovrastimato la crescita economica tendenziale in Europa. E certo: l’Europa quest’anno praticamente non crescerà anche grazie all’ “aiutino” dell’aumento dei tassi d’interesse, che rischia di gettare nel baratro molte aziende e di creare un gran caos con i titoli pubblici dei paesi più indebitati. Spesso infatti gli effetti della politica monetaria impiegano molti mesi per fare effetto.


E le analisi delle principali banche d’affari americane (ad esempio JP Morgan) dicono senza mezze misure che la BCE sta ancora una volta sovrastimando la crescita europea (e cioè ignorando il fatto che -almeno per la Germania- oramai la recessione è conclamata) e sottostimando ancora una volta l’inflazione reale. Dunque secondo loro l’inflazione presto risulterà in media ancora più elevata di quanto stimato in precedenza e si manterrà ancora più a lungo al di sopra dell’obiettivo del 2%, almeno fino al 2025.

Se guardiamo al mercato borsistico globale occorre invece notare che esso continua ad inanellare nuovi record, proprio quando la situazione economica (almeno quella europea) sembra volgere al peggio. Cosa sta succedendo?


QUAL’E’ LA SITUAZIONE ATTUALE?

Per cercare di fare chiarezza occorre tenere presente alcune dinamiche che man mano che i giorni passano sembrano sempre più chiare:

  1. le cattive prospettive per l’inflazione al momento non soltanto fanno bene al mercato azionario innanzitutto perché le aziende quotate tendono a rivalutarsi con l’inflazione, ma soprattutto perché quando i tassi continuano a salirei titoli azionari costituiscono una migliore alternativa ai titoli a reddito fisso. Stava accadendo il contrario perché si pensava si fosse giunti in fondo ai rialzi dei tassi. Dunque le borse salgono forse più per il fatto che si sgonfiano gli investimenti in titoli obbligazionari che perché siano davvero giustificate le valutazioni d’azienda implicite nelle prospettive di profitti e tassi d’interesse;|
  2. quali sono i settori economici che “tirano” di più in borsa? A parte quello delle tecnologie (dove però la festa sembra quasi soltanto per i magici 7: Apple, Amazon, Netflix, Microsoft, Meta, Tesla e Nvidia), gli altri sono le banche, gli energetici, il farmaceutico e l’ alimentare. Guarda caso proprio quelli che vengono privilegiati in caso di guerra. Colpisce soprattutto l’appetibilità delle imprese nel settore dell’energia, dal momento che al momento il petrolio -pur in crescita- resta ancora vicino ai minimi di periodo. Anche il prezzo del gas sta tornando velocemente alle stelle. Proprio quel gas che all’Europa rischia di mancare di nuovo il prossimo inverno e che rischia di riaccendere una nuova fiammata dei prezzi alla produzione. Circa le banche poi il nesso con i rialzi dei tassi è quantomai evidente: più crescono gli uni più profittano le altre, migliorando le già rosee prospettive (almeno sintantoché non esplodono gli insoluti);
  3. invece non migliorano i titoli azionari delle aziende industriali più tradizionali, soprattutto quelle energivore e ad alta intensità di investimenti (l’acciaio, ad esempio, ma anche il metalmeccanico e l’industria di base, come la chimica), anche perché le prospettive di rincaro dell’energia e del servizio del debito riducono le loro prospettive di margini industriali;
  4. le politiche monetarie espresse dalle banche centrali delle diverse regioni del mondo infine non potrebbero essere più disallineate tra loro: se quella americana ora sta ferma sui tassi (ma si prepara al peggio) e quella europea prosegue al rialzo come non ci fosse un domani, quelle giapponesi, cinesi ed indiane invece rivedono al ribasso i tassi d’interesse per stimolare le loro economie, implicitamente esprimendo poca preoccupazione per l’inflazione tendenziale e molta più attenzione per la recessione globale che è alle porte. Come dire (senza dirlo) che l’inflazione è vista in discesa salvo forse per la componente energetica. Che però a loro “non tange” visto che la Russia dirotta verso oriente tutte le proprie esportazioni a prezzi calmierati.

LE BANCHE CENTRALI NON POTREBBERO ESSERE PIÙ DISALLINEATE

Dunque se le prospettive sono quelle di un allargamento al resto del pianeta del rallentamento dell’economia e di una nuova fiammata dei prezzi energetici, ecco che invece l’America rivede al rialzo le prospettive della propria economia, tanto per il fatto che essa domina la filiera delle tecnologie ed in particolare dell’intelligenza artificiale (preziose tra l’altro per costruire gli armamenti di ultima generazione) quanto perché la continuazione a oltranza della guerra russo-ucraina stimola nuove forniture militari (che sono principalmente americane), mentre l’Europa si prepara al peggio e i Paesi asiatici invece cercano di stimolare i consumi interni perché iniziano a fare i conti con la prospettiva di ulteriore riduzione del commercio globale.

QUALI PREVISIONI SE NE POSSONO DEDURRE ?

1. BORSE

Innanzitutto parliamo delle borse valori: preoccupa l’elevata propensione al rischio da parte degli investitori, con la volatilità dell’indice SP500 oramai scesa ai minimi storici: segno plateale di un eccesso di ottimismo che potrebbe portare a forti delusioni, anche nel breve termine. Dunque c’è la possibilità che l’attuale tendenza al rialzo delle borse prosegua ancora per qualche tempo (di solito quando una tendenza si interrompe arrivano i primi scossoni che al momento non si vedono), ma ci sono sempre meno elementi razionali a supporto delle attuali valutazioni d’azienda, che risultano fin troppo elevate soprattutto a causa dell‘influenza dominante sul listino americano dei titoli supertecnologici.


In Europa la situazione è non è troppo diversa perché sono soprattutto al rialzo i titoli bancari, che al momento non sembrano scontare una nuova stagione di insolvenze come quella che invece rischia di verificarsi a breve. Anche qui dopo le vagonate di ottimismo che hanno trainato i listini ora occorrerebbe molta più prudenza. I mercati finanziari potrebbero invertire presto la tendenza costante alla crescita realizzando che hanno corso troppo e perché sono stati condizionati da pochi titoli di grandi dimensioni.

2. ENERGIA E MATERIE PRIME

Vediamo poi cosa può succedere sul fronte dell’energia: la risalita dei prezzi di gas e petrolio da una decina di giorni a questa parte appare piuttosto preoccupante. La sensazione è che non sia soltanto di un miglior andamento dell’economia globale rispetto alle attese a trainare al rialzo le quotazioni bensì una manovra a tenaglia tesa a recuperare profitti da parte sia dei produttori aderenti al cartello OPEC come pure dei paesi nordici e degli americani. È noto infatti che questi ultimi -quando il prezzo del gas scende al di sotto di una certa soglia- non riescono più a esportare gas via mare. Il problema è che se le quotazioni risalgono così vistosamente già prima del grande caldo (il gas è passato da 24 a 50 euro per kilowattora alla borsa di Amsterdam in una settimana), cosa succederà quando i condizionatori dell’aria andranno a manetta? Per non parlare dell’arrivo del secondo inverno senza gas russo a buon mercato: in quello scorso le temperature miti hanno moderato la domanda ma continuiamo ad avere un deficit strutturale di forniture, che gli stoccaggi non possono eliminare del tutto.

I RINCARI RISCHIANO DI SPIAZZARE L’INDUSTRIA

Dunque l’inflazione -che sino ad oggi ha gonfiato i profitti di molte imprese- potrebbe riprendere slancio principalmente a causa del costo dell’energia (che invece li deprime) e, con essa, i tassi d’interesse che potrebbero toccare nuovi massimi, creando problemi tanto ai Paesi Emergenti, quanto alla sostenibilità dei debiti. Questo proietterebbe ulteriori aumenti dei costi sul fronte industriale, ulteriori rialzi dei prezzi e, a seguito di altre possibili chiusure di stabilimenti, forse anche qualche emergenza occupazionale, un fronte sino ad oggi restato su una china positiva a causa dell’eccedenza di domanda di lavoro rispetto all’offerta.


ANCHE LE BANCHE SONO A RISCHIO

Se dovesse accadere allora la situazione positiva dei titoli bancari potrebbe rapidamente capovolgersi, perché parallelamente ai rialzi dei margini sull’intermediazione del denaro arriverebbe anche una nuova ondata di crediti insoluti, a devastarne i bilanci. In generale poi ulteriori rialzi dei tassi d’interesse non farebbero che accelerare l’arrivo di una recessione globale e la prosecuzione dell’instabilità del sistema bancario. Anche perché riporterebbe fuori controllo il costo dei debiti pubblici. Gli americani (che ne hanno molti) lo sanno bene e frenano, per evitare che la situazione arrivi a degenerare.

MA LA CAUSA È LA GEOPOLITICA

Ma se è probabile che il costo dell’energia (e dunque l’inflazione) non ridiscenda rapidamente dopo qualche “puntata”” speculativa, questo dipende dal fatto che la situazione di grande tensione geopolitica est-ovest non fornisce alcun segno di miglioramento. Anzi: il fronte della guerra dell’intero Occidente contro la Russia sembra soltanto allargarsi al di fuori dell’Ucraina, e questo avvicina la possibilità per quest’ultima di rispondere con armi nucleari alle incursioni di duroni e missili sul proprio territorio, dal momento che non può vantare la medesima potenza di fuoco.

La Cina, pur pazientemente ai margini del conflitto, lo capisce bene, anche perché rischia di dover fare i conti con una situazione molto simile a Taiwan, dove esiste un vasto spiegamento di missili americani puntati contro Pechino e Shangai. Anche per questo motivo è partita una corsa generale al riarmo: crescono concreti rischi di una terza guerra mondiale tra il blocco occidentale e quello orientale. E in queste situazioni non può che riprendere a correre il prezzo del petrolio…

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 35 – sabato 17 giugno 2023

Nessuna operazione in essere

Premessa :

la Lettera:
– lu 12 giugno ha venduto l’unico LUGLIO SILVER a 24,28 con una perdita di usd ( 24,28 – 24,30 = 0,02) x usd 5000 = 100 usd equivalenti a euro 92
– riuscendo poi merc 14 giugno a ricomperare lo stesso LUGLIO SILVER a 23,80 – abbassando il costo di ingresso di 0,48 usd ( circa il 2 % )
– venendo poi stoppata il giovedì 15 giugno a 23,30 con una perdita di usd ( 23,30 – 23,80 = 0,50 ) x usd 5000 = 2500 usd equivalenti a euro 2315

Tanta fatica, buon senso del timing e denaro perso.

Ci vuole altro per stancarmi.

GOLD AGO 23

Continua a sembrare in formazione un pericoloso TRIPLO MASSIMO in area 2070 – 2080, che cerca conferme e quindi potrebbe invertire il mercato.

Se rompesse il recente minimo di 1932 cash ( circa 1954 ago fut ) immagino possibile una accelerazione in zona 1870 e oltre.

GOLD quindi non consente un reward/risk pari almeno a tre, che richiedo per investire.

La situazione di mancanza di trend mi induce a osservare GOLD, senza operazioni.

SILVER LUG 23

GOLD è molto lento, mentre SILVER fa range giornalieri più che doppi.

SILVER è stato scelto perché in questo periodo si muove più ampiamente di GOLD e chi scrive cerca sempre mercati veloci, che consentano di investire poco e camminare molto.

Perché ?

Diffido dei mercati lenti, impantanati in estenuanti trading range.

Mi piacerebbero solo se vendessi opzioni, per incassare il TIME VALUE.

Non lo faccio e preferisco cercare un trend netto, come quello che la Lettera ha cavalcato comperando 1 solo MICRO NAS 100 il 10 maggio a 13400 e vendendolo a 14530 il 5 giugno, con un utile di 8,43 % – esaltante vista la velocità, ma applicato ad un investimento minimo, senza alcun pull back che abbia consentito di incrementare a basso rischio.

Tornando a SILVER

L’ordine di acquisto a 23,30 inserito dalla N. 33 per la settimana 5 – 9 giugno era stato sfiorato mart. 6.6. a 23,32 e quindi è rimasto non eseguito.

Il Mercato sembrava aver visto il mio ordine, lo ha accarezzato ed è volato via fino a 24,62 alle ore 17.30 di venerdì 9 giugno.

Avendo in seguito acquistato a 24,30 – giudicavo molto costoso lo stop loss che l’analisi tecnica richiedeva di collocare non sopra 23,32 – ultimo minimo.

Ecco che ho chiuso al primo prezzo di lu 12.6 cercando di riacquistare ad un prezzo migliore ( 23,80 venne inserito ed eseguito ) per ridurre la eventuale perdita, nel caso il livello di stop loss – 23,30 – venisse colpito.

Il rischio era che SILVER invece salisse, scappando ai target ( 25,20 – 26 ) senza di me.

SILVER purtroppo sembra fastidioso.

Quando la N. 33 voleva comperare a 23,30 – SILVER ha sfiorato a 23,32. Niente acquisto, con successiva salita, rabbiosa, a 24,62

Quando la N. 34 ha migliorato il costo di ingresso da 24,30 a 23,80 è stata stoppata a 23,30 e SILVER è sceso poi solamente a 23,27 per poi schizzare in poche ore a 24,29.

Ad aumentare il fastidio è il fatto che rispetto quasi sempre la regola secondo cui, dopo una perdita, tralascio quel Mercato per almeno una settimana e così farò.

Peccato. Anche perché temo di aver visto giusto su questo mercato che è violento, ma potrebbe salire a usd 25 abbondante, probabile 26 e poi chissà.

Comunque, per chi scrive, pur avendo solo sfiorato un acquisto che avrebbe dato rapidamente un profitto di rilievo, così come la settimana seguente è sceso solo 3 centesimi sotto lo stesso prezzo di 23,30 – continua a confermare di aver calcolato questo prezzo con precisione non frequente.

Nasce la tentazione di allargare lo stop loss per cercare di stare su questo Mercato,
ma Silver continua a dimostrare che ha la violenza per spazzare via tutto l’utile accumulato, con otto mesi di lavoro, in pochi gg.

Riprenderò SILVER con il Future Settembre. Luglio è ora in consegna.

DOW JONES INDU CASH

Non mi piace e non investo, se non dopo un ( poco probabile ) forte calo a 33600 di future settembre.

Pertanto da lu 19 giu 2023 inserirò il seguente ordine :

compero 1 DJ sett MINI FUT a 33600 con stop loss a 32900

NASDAQ 100 CASH

NAS 100 si era fermato, ma in questo Mercato tuttora deve tutta la sua crescita ai “FAANG + 3” mentre gli altri 92 titoli vagano “nowhere”.

I FAANG hanno archiviato una settimana esplosiva e NAS 100 ne viene trascinato, benchè gli altri titoli stiano mediamente a guardare.

I livelli di ingresso per l’acquisto sono troppo lontani e la vendita si può fare solo con tecnica “intraday”, come potrebbe essere sfruttare un outside giornaliero ribassista.

Impossibile da inserire nel foglio Excel e troppo rischioso per il profilo che vuole avere questa Lettera.

Quindi passo la mano, al momento.

Per la seconda volta consecutiva ho scritto troppo, amen.

 

Leonardo Bodini









LA FRENATA

Mentre l’Italia celebra una crescita economica superiore a quella media del resto d’Europa (si veda il grafico qui sotto riportato), si addensano tuttavia le nuvole sulle prospettive dell’industria italiana per il resto dell’anno, circa le quali vale la pena di fare degli approfondimenti, suffragati peraltro dai dati forniti dal Centro Studi Confindustria e dall’ultimo Bollettino OCSE (OECD Economic Outlook). Quel che ne traspare è senza dubbio un quadro incerto per il prossimo futuro della nostra economia, per la quale una variabile importante sarà svolta dalla politica estera, dal momento che le esportazioni dell’industria italiana risultano fondamentali ma restano fortemente dipendenti dal commercio internazionale.

 


LA RECESSIONE TEDESCA

La ”recessione tecnica” in cui è entrata la Germania (che rappresenta circa un quarto del Prodotto Interno Lordo dell’Eurozona) non è priva di conseguenze per l’economia italiana. Intanto perché quella nazione rappresenta direttamente ancora oggi quasi il 13% del totale delle nostre esportazioni. E quando l’industria tedesca rallenta anche la nostra inevitabilmente frena. Ma non bisogna farsi ingannare dall’esiguità di quel numero: non soltanto per l’ovvio indotto interno di quelle nostre produzioni che vengono direttamente esportate in Germania, e non soltanto per il turismo dei tedeschi a casa nostra (che inevitabilmente si indebolisce).

Il punto è che alcuni tra i comparti industriali più strategici nel nostro Paese sono quelli per i quali le esportazioni italiane verso la Germania rappresentano una quota ben maggiore del dato medio del 13%, come i metalli (20% delle nostre esportazioni), l’industria “automotive” (il 18%), la gomma (il 18%), i macchinari (il 17%) gli alimentari e le bevande (il 14,5%). Per non parlare dell’ indotto della Germania nei confronti degli altri Paesi europei (ad esempio Francia e Spagna) verso i quali l’Italia esporta ancora altro. Dal grafico qui sotto riportato si deduce infatti un evidente calo della produzione industriale nel primo trimestre 2023.


DISCESA DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE DEL 7,2% SU BASE ANNUA

D’altra parte i beni di consumo discrezionali nei quali l’industria italiana è sempre stata concentrata vanno ancora peggio: la produzione industriale è scesa del 17% nelle calzature, del 20% negli altri prodotti in pelle, del 19% nel legno. Lo scorso mese l’Istat ha registrato un calo su base annua dell’output industriale complessivo del nostro Paese pari al 7,2%, peraltro il quarto consecutivo, diffuso a tutti i comparti con le eccezioni di: farmaceutica, prodotti petroliferi e mezzi di trasporto, come si può leggere dalla tabella riportata (al centro il dato medio di Aprile 2023):


Sebbene peraltro le previsioni per il secondo semestre siano leggermente migliorative per il secondo semestre nell’Eurozona, esse riguardano soprattutto il comparto dei servizi, dal momento che il commercio internazionale continua a languire e che di conseguenza non ci siano grandi aspettative per i settori tipici delle nostre esportazioni, quali la meccanica, gli impianti, le attrezzature e il tessile/abbigliamento/arredo.

L’INFLAZIONE HA RISOLLEVATO I PROFITTI

Una nota meno negativa di quanto si potrebbe pensare riguarda tuttavia l’inflazione, la cui persistenza a maggio in Europa (+6,1%) non deve farci sfuggire che i prezzi di molti beni intermedi dell’industria, ivi compreso il costo dell’energia, sono in realtà calati, lasciando un timido spazio di ripresa ai margini industriali, che mediamente stanno crescendo, anche se ben più nel resto d’Europa che non in Italia, come si può leggere dal grafico qui riportato, che mette in evidenza un problema non banale di competitività dell’industria nazionale.


La recessione tuttavia tende ad avere un effetto intermedio sul continente europeo, la cui industria continua a sperare di mantenere più aperti possibile i mercati di sbocco asiatici, i quali rallentano anch’essi, ma meno dell’Occidente.

AL MOMENTO L’OCCUPAZIONE TIENE

In Europa peraltro non si sono ancora visti eclatanti casi di licenziamenti collettivi e di ripresa della disoccupazione, ancora oggi piuttosto limitata se comparata con le medie storiche e questo -al momento- ha evitato che i consumi interni potessero scendere bruscamente.


IL FUTURO E’ NEI PAESI EMERGENTI

E sul futuro degli scambi internazionali si gioca anche il futuro delle nostre esportazioni così come -più in generale- quello della nostra economia, dal momento che le prospettive per l’anno in corso e per quello successivo (2024) dei Paesi più sviluppati (cioè OCSE, OECD in inglese) risultano decisamente meno promettenti di quelle dei Paesi Emergenti (non OECD), come si può chiaramente leggere dal grafico qui sotto riportato proprio dal bollettino periodico dell’OCSE stessa.


Le grandi tensioni geopolitiche con la Cina (che è la superpotenza regionale asiatica) ovviamente non aiutano l’industria italiana, e dovrebbero far riflettere a proposito di un certo atlantismo a tutti i costi che spesso ci viene propinato dal mainstream mediatico. Se dal punto di vista politico dunque l’Occidente appare unito, per quanto riguarda l’economia è invece assolutamente chiaro che ogni nazione gioca la sua propria partita, nel nostro caso spesso in contrasto con le scelte “di campo” concernenti la politica internazionale.

MA IL RISPARMIO DEGLI ITALIANI SCENDE…

Il risparmio degli italiani (dati relativi ai depositi bancari) è tuttavia clamorosamente in calo nell’ultimo trimestre, come si può leggere dalla tabella qui sotto riportata dai dati Banca d’Italia ed elaborati dal sindacato dei bancari (FABI).


…COSÌ COME SCENDONO I SALARI REALI

La cosa peraltro non stupisce dal momento che la dinamica del salario medio nel nostro Paese resta tra quelle con la crescita più bassa, se confrontata con il resto d’Europa, come si può leggere dal grafico (OCSE) qui riportato.

Stefano di Tommaso

 




APPUNTI DI TRADING

N. 34 – sabato 10 giugno 2023

Operazione in essere : acquistato gio 8 giugno 1 LUGLIO SILVER a 24,30 – da chiudere lu 12 giugno al meglio già dal mattino.

Premessa : lunedì 5 giugno la Lettera:
– ha venduto l’unico GIUGNO MICRO NAS 100 a 14530 con un profitto di usd (14530 – 13400 = 1130 ) x usd 2 = 2260 usd equivalenti a euro 2108
e
– ha venduto i tre AGOSTO MICRO GOLD a 1958,50 con una perdita di usd ( 1958,50 – 1960 = 1,50 ) x usd 10 x 3 = 45 usd equivalenti a euro 42

GOLD AGO 23

Continua a sembrare in formazione un pericoloso TRIPLO MASSIMO in area 2070 – 2080, che cerca conferme e quindi potrebbe invertire il mercato.

Avevo provato ad utilizzare i recenti minimi per tentare una piccola posizione al rialzo, inizialmente solo allo scopo di finanziare lo stop loss della futura vendita, dato che la discesa dopo l’outside ribassista mensile, avvenuto in soli 5 gg di borsa aperta, secondo me aveva un retrogusto molto dubbio.

La discesa era troppo lenta.

Se rompesse il recente minimo di 1932 cash ( circa 1954 ago fut ) immagino possibile una accelerazione in zona 1870 e oltre.

GOLD quindi non consente un reward/risk pari almeno a tre, che richiedo per investire.

La situazione di mancanza di trend mi induce a osservare GOLD, senza operazioni.

SILVER LUG 23

Avevo scritto :

“ Assomiglia a GOLD ? Sì e no. Molto più violento, sia nelle barre giornaliere che nel m/l termine.”

La scelta di abbandonare GOLD e cercare un posizionamento al rialzo su SILVER, enunciata nella precedente N. 33, ha avuto una conferma persino eccessiva.

GOLD è molto lento, mentre SILVER fa range giornalieri più che doppi.

L’ordine di acquisto a 23,30 inserito dalla N. 33 per la settimana 5 – 9 giugno è stato sfiorato mart. 6.6. a 23,32 e quindi è rimasto non eseguito.

Il Mercato sembra aver visto il mio ordine, lo ha accarezzato ed è volato via fino a 24,62 alle ore 17.30 di venerdì 9 giugno.

Peccato.

Comunque, per chi scrive, pur avendo solo sfiorato un acquisto che avrebbe dato in 4 gg di trading un profitto di rilievo, ha una enorme valenza il fatto di aver calcolato il prezzo di ingresso con tale precisione.

Come talvolta accade : ottima l’analisi, niente profitti.

Il rischio è, come avvenuto con il rialzo del NAS 100 di cui sono riuscito a comperare solo 1 micro contratto che è stato monetizzato lu 5 giugno, di fare una analisi millimetrica, ma essere troppo prudenti nei prezzi inseriti e rincorrere il Mercato che poi sale, proprio come previsto.

Si guadagna molto in %, ma poco in assoluto.

L’investitore che vuole restare vivo deve accettare di perdere molte occasioni.

Da lu 12 giugno inserirò il seguente ordine :

vendo, per chiudere al meglio, 1 LUGLIO SILVER FUT acquistato a 24,30

compero 1 LUGLIO SILVER FUT a 23,80 con stop loss 23,30

Voglio abbassare il costo di acquisto, che era accettabile, ma solo in media con l’altro acquisto a 23,30 – che è stato sfiorato a 23,32.

So bene che SILVER può scappare a 25,20 – 26 senza me a bordo; pazienza, voglio tenere basso il rischio.

Se dovesse rompere 23,30 – starò in attesa, prima di un secondo tentativo.

Silver ha la violenza per spazzare via tutto l’utile accumulato, con otto mesi di lavoro, in pochi gg.

DOW JONES INDU CASH

Passo dal giugno, che è in scadenza, al settembre, che vale 300 usd in più

DOW JONES esprimeva una forza relativa modesta e sempre più modesta rispetto al NAS 100. Attualmente sembra in rafforzamento, ma ancora con poca direzionalità.

DJ è sceso molto vicino al prezzo di 32500 ( DJ CASH ha toccato 32586 ) che attendevo da settimane ed è schizzato.

Invito a guardare bene la trendline che era presente anche nel giornaliero allegato alla N. 33 : il Mercato sta battendo dal basso la trendline e sembra stentare.

Non mi piace e non investo, se non dopo un ( poco probabile ) forte calo a 33600 di future settembre.
Allego uno zoom per enfatizzare i livelli di supporto – resistenza.

Pertanto da lu 12 giu 2023 inserirò il seguente ordine :

compero 1 DJ sett MINI FUT a 33600 con stop loss a 32900

NASDAQ 100 CASH

Passo dal giugno, che è in scadenza, al settembre, che vale 180 usd in più

NAS 100 si è fermato, come pensavo; in realtà sembra che questo Mercato debba tutta la sua crescita ai “FAANG + 3” mentre gli altri 92 titoli vagano “nowhere”.
Deve togliersi da questi prezzi, per ricevere i miei quattrini.

In realtà, vedo una operazione fattibile, ma con profilo di rischio molto più alto dell’impostazione che ho dato a questa Lettera il 1 ottobre 2022 :

nel solo caso di outside settimanale ribassista, ( rottura del top di ve 9.6 di 14870 fut settembre e successiva rottura del bottom di gio 8.6 di 14420 ) venderò in rottura di 14400 1 SETTEMBRE MICRO NAS 100 FUTURE

Lo stop loss sarà il top che precederà la vendita.

Perseguirò personalmente questa strategia, che non è inseribile in un foglio excel.

Target 13600.

So che ho scritto troppo e in modo troppo complesso.

Leonardo Bodini