DECOUPLING

Il termine tecnico significa “disaccoppiamento”, sfasatura (quella dei mercati finanziari rispetto all’andamento dell’economia). Il significato pratico è facilmente intuibile: nel mese appena trascorso i segnali macroeconomici sono sembrati inequivocabilmente negativi ma i mercati finanziari hanno vagheggiato non poco, arrivando a sostenere quasi i massimi raggiunti all’inizio di Febbraio e infischiandomene della pioggia di pessime notizie che ha investito l’economia reale. Perché? E soprattutto: da adesso in poi cosa succederà? La verità è che non lo sa (quasi) nessuno. Ma forse noi si. Volete scoprirlo? Metteteci alla prova leggendo quanto segue!

 

Per rispondere bisognerà necessariamente ripercorrere i fatti salienti, a partire dai più recenti:

  • L’inflazione è risalita a Febbraio. Sono ancora le prime letture e bisogna confermarlo, ma quantomeno non è scesa. La notizia è pessima a causa della reazione che adesso avranno le banche centrali: non soltanto hanno alzato in pochi mesi i tassi del 3%, ma ora affermano di voler proseguire con i rialzi dei tassi d’interesse almeno fino ad estate inoltrata e comunque di voler arrivare oltre il 5% in America (qualcuno dice già 6%) e tra il 4% e il 5% in Europa.
  • Ma la notizia può essere interpretata persino positivamente: a fronte di consumatori che non smettono di acquistare c’è probabilmente un’economia che non è davvero andata in declino. E che permette loro di disporre di risorse aggiuntive rispetto a quelle di sussistenza.
  • È possibile che la corsa al riarmo di mezzo mondo e la necessità di investimenti che -quasi inevitabilmente- tra qualche mese costeranno più cari abbia aggiunto stimoli all’economia e alle esportazioni occidentali, così come è possibile che l’espansione della base monetaria cinese, giapponese e indiana abbia compensato la riduzione di quella americana ed europea, riequilibrando i mercati finanziari.
  • In effetti sinanco la fiducia degli operatori economici sembra essere in lieve risalita, come dimostrano gli andamenti dell’indice della fiducia dei responsabili degli acquisti delle imprese manifatturiere per le varie regioni del mondo:

  • Era però successa la stessa cosa un anno fa, e poi il fenomeno si era presto riassorbito. Dunque non è possibile dedurne qualcosa di concreto, se non che l’incertezza è nell’aria.
    Nemmeno i profitti delle principali grandi imprese quotate sono ancora andati in vero declino. Un esempio fra tutti è Tesla, grandissima azienda che vende beni di consumo durevole a quasi tutto il mondo: le vendite del primo trimestre 2023 pare stiano ]: andando benissimo! Certo, con i tassi d’interesse cresciuti di 300 punti base le valutazioni aziendali sembrano comunque un po’ gonfiate, indipendentemente dai profitti. Ma evidentemente il rialzo dei tassi d’interesse operato dalle banche centrali non ha ancora prodotto effetti tangibili nell’economia reale, altrimenti i consumi sarebbero scesi e i profitti aziendali sarebbero cresciuti.
  • La disoccupazione non cresce. Nello stranissimo momento in cui stiamo vivendo il mondo occidentale, dopo aver fatto nascere pochissimi figli, si è accorto che gli mancano molte risorse umane, soprattutto quelle più o meno qualificate. Dunque la disoccupazione, che nei decenni passati era un concetto associato con le recessioni, oggi tende a non esserlo più. Ciò non di meno la recessione potrebbe arrivare ugualmente, soprattutto in Europa dove le condizioni di vita non sono quelle americane e anche a causa del fatto che il maggior costo delle risorse umane appesantirà ulteriormente i conti economici delle imprese.

Morale: c’è molta confusione in giro, cosa che rende difficilmente intelligibili le tendenze di fondo dell’economia, ma la più probabile delle spiegazioni per l’andamento incerto delle borse e dell’economia è che i rialzi dei tassi d’interesse operati dalle banche centrali genereranno soltanto più avanti una recessione, sebbene questa potrebbe non dare affatto luogo ad una vera e propria ondata di disoccupazione. Semplicemente non è ancora successo.

E cosa può succedere quando c’è confusione sui mercati? Che la volatilità -sino ad oggi scesa ai minimi- ora può spiccare il volo. Prima di calare inesorabilmente, i mercati potrebbero prendere andamenti irregolari e oscillare parecchio. Soprattutto quando la liquidità in circolazione non sembra davvero diminuita. Dunque nell’ambito di una maggior volatilità attesa le borse potrebbero agitarsi, prima di arrivare a riflettere un quadro economico peggiorativo.

Ciò può indurre nella falsa sensazione di ottimismo. Ma bisogna stare parecchio in guardia: la tendenza di fondo al momento non può essere positiva. Quantomeno sintanto che la guerra andrà avanti e l’inflazione non scenderà in modo significativo.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 21 – sabato 4 marzo 2023

Nessuna operazione in essere

GOLD APR 23

Dopo una pausa conseguente allo stop loss, sembra che sia stato sufficiente il più alto ( 1808 – top agosto 2022) dei due livelli ragionevoli di acquisto ( vi rammento l’altro 1735 – top settembre 2022 ) per invertire GOLD

In particolare GOLD CASH ha segnato 1804.70 la scorsa settimana ed è risalito immediatamente quasi il 40 % della discesa da 1960 a 1804. In soli tre giorni.

Sembra quindi un mercato molto forte.

Non mi convince.

Da lu 6 marzo inserirò :

acquisto di 5 micro future APR GOLD a 1840 con stop loss a 1810

BTP FUT MARZO 2023

E’ riuscito a scendere nella zona 112 – 110 che aspettavo da oltre un mese, segnando un minimo a 111.02.

Potrei tentare un acquisto a 110 con stop loss a 108, ma ancora non lo inserisco. Andrebbe gestito in funzione della dinamica giornaliera del prezzo e non è fattibile con una Lettera settimanale.

DOW JONES INDU CASH

DOW JONES sta delineando sempre più una fascia da 32500 a 34350 ( 1850 punti pari al 5,7 % ) che contiene tutti i prezzi segnati da Natale 2022 ad ora.

Ho pertanto ruotato questa fascia in giù sotto 32500, ottenendo la zona 30650 ed in su sopra 34350 ottenendo la zona 36500.

Allego pertanto due grafici, entrambi giornalieri, di cui il secondo è intitolato 2 IPOTESI, con indicazione delle due possibili uscite dall’invervallo in essere da Natale 2022.

Contro ogni opinione degli amici cari, ritengo più probabile la rottura di 34350, che rappresenta un triplo massimo visibile a chiunque e quindi molto solido, piuttosto che la rottura di 32500, che invece è un minimo singolo e, per di più, recente, quindi non ancora consolidato.

So perfettamente che il mio è un pensiero in solitudine, ma ho tre – quattro buone ragioni, delle quali la meno qualificata è come DOW JONES merc 1 marzo 2023 ha assaggiato solo per 20 minuti i prezzi sotto 32573 ( minimo di dic 2022 ) che rappresenta il mio benchmark per valutare la forza dell’ azionario americano.

Poi si è alzato con violenza.

Da lu 6 marzo inserirò :

acquisto 1 mini DOW JONES apr fut a 33100 con stop loss 32500

Purtroppo lo stop loss è molto ampio.

Questa lettera non è avvezza a stop loss che sfiorano il 2 %, quindi terrò la seguente strategia : eseguito l’eventuale acquisto, una volta rotto in su il top del giorno di acquisto, alzerò lo stop loss al minimo del medesimo giorno.

Stare sul mercato senza finire il denaro è sport per uno su dieci; questa lettera, con cinque profitti e cinque perdite, vanta un profitto di rilievo anche perché piazza con precisione ( fortuna ? ) gli stop loss.

Leonardo Bodini





 

 




DA OVEST NIENTE DI BUONO

Echeggiare il titolo del famoso film del 1930 (tratto dall’ancora più famoso romanzo (https://it.wikipedia.org/wiki/Erich_Maria_Remarque) può sembrare scontato ma la sua trama (quella di un professore di liceo che esalta gli ideali bellici e patriottici e convince i propri allievi ad arruolarsi, per poi pentirsene amaramente) purtroppo invece ha parecchio a che fare con la guerra che l’Europa ha alle porte. Le conseguenze potrebbero farsi sentire presto, tanto sui mercati finanziari, quanto sull’economia reale, fino a ieri risparmiata dall’inverno mite, dalla tenuta delle esportazioni e dagli strascichi di tempi migliori. L’Asia invece ci guadagna!

 

IL DECIMO PACCHETTO DI SANZIONI COLPISCE PRIMA L’EUROPA

L’Europa, giusto qualche giorno fa, ha varato il decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia e i suoi più stretti alleati. Questa notizia potrebbe meritare di finire tra i trafiletti di fondo se non fosse che l’ammontare delle esportazioni europee colpite da tale pacchetto sembra stavolta molto più rilevante di quelli precedenti! Basti pensare che ad un calcolo approssimativo il valore del decimo “pacchetto” eccede da solo un terzo del valore cumulato di tutti precedenti 9 “pacchetti”. Cioè circa 11,4 miliardi di euro a valori del 2021, il che significa che ad oggi dobbiamo rivalutarne la portata di almeno il 10%: cioè €12,5 miliardi.

Se pensiamo che l’ammontare totale di quella parte di export europeo che era stato silurato con i precedenti 10 pacchetti di sanzioni a Russia&C. ammontava in totale a 32,5 miliardi di euro, ecco che si percepisce meglio la gravità di ciò che è stato deliberato -quasi nel silenzio dei commentatori- da una Commissione Europea che -alla prova dei fatti- risulta fortemente schierata sugli interessi strategici ed economici americani, anche quando essi appaiono in tutta la loro gravità in contrasto con quelli europei.

Occorre notare infatti che l’Europa continentale vive quasi esclusivamente del suo export nel resto del mondo dal momento che prima della guerra l’export annuo totale dell’Eurozona ammontava in media a 140.548 milioni di euro dal 1999 al 2022. Dunque toglierne 45.000 nel solo anno che va dal Febbraio 2022 al Febbraio 2023 equivale ad affossarne l’equilibrio economico, già messo a dura prova dalla scarsità e dal prezzo delle risorse energetiche, dall’inflazione a doppia cifra e dai tagli ai bilanci pubblici per le ristrutturazioni edilizie e gli investimenti tecnologici a causa dell’incremento della spesa militare.


L’INFLAZIONE NON SCENDE PIÙ

A questa ferale notizia se ne aggiunge una non meno travolgente: l’inflazione non scende più! La prima rilevazione per l’Italia relativa al mese di Febbraio dovrebbe evidenziare addirittura una crescita del 10,1% dal precedente 10% di Gennaio! Nel continente americano (dove era scesa di più) l’inflazione mostra ugualmente una risalita. La lettura di gennaio dell’indice Pce (esclusi beni energetici e alimentari) è quasi del 4,7%, dunque superiore al dato di dicembre (che era del 4,4%): una vera e propria doccia fredda per la borsa americana che archivia la peggior settimana del 2023! E si prepara all’opposto di ciò che si aspettavano gli investitori: cioè ad un lungo periodo di ulteriori rialzi dei tassi da parte delle banche centrali. Il plurale è d’obbligo dal momento che a quelli della Fed, seguiranno quasi pedissequamente i rialzi della Banca Centrale Europea (BCE) e della Banca d’Inghilterra (BOE).

DOLLARO E PETROLIO RISALGONO

Non a caso il Dollaro è risalito contro Euro al cambio di 1,05 e vi sono timori diffusi che lo stesso possa avvenire per le quotazioni del petrolio (in Dollari, tra l’altro), che era sceso negli ultimi mesi ben oltre le attese.


Wall Street perciò si prepara a nuove sedute negative e a rivedere le proprie aspettative almeno alla seconda parte dell’anno. La guerra all’inflazione dovrà necessariamente uccidere i consumi e ridurre le aspettative degli operatori economici, che sino ad oggi erano tutto sommato ancora positive. Morale: se l’America piange l’Europa non può ridere.

LA GUERRA NON SEMBRA FERMARSI

Non si tratta quindi di discutere della possibile recessione, che forse l’America riuscirà ad evitare mentre l’Europa ha già imboccato (l’ultima lettura del PIL tedesco dell’ultimo trimestre 2022 mostra un calo del P.I.L. dello 0,4%), bensì del fatto che la guerra in Ucraina non sembra più vicina ad una soluzione di pace di quanto non lo fosse un anno fa e che di conseguenza l’intera Europa sembra intrappolata in tutte le conseguenze negative che una guerra alle sue porte può comportare (ivi compresi gli aggravi di debito pubblico che saranno necessari per supportare la corsa al riarmo di cui beneficherà quasi solo l’industria americana).


INDICE EURO STOXX 600 EUROPE
Ci aspettiamo perciò che il mercato finanziario (anche quello europeo) non potrà che peggiorare nei prossimi mesi, non solo a causa dei rialzi programmati dei tassi d’interesse (che a questo punto proseguiranno quantomeno per tutta la prima metà del 2023), ma anche per i potenziali ulteriori cali dei consumi, con la conseguente possibile progressiva riduzione dei profitti aziendali. Molti perciò ritengono che il mercato borsistico occidentale sia rimasto sino ad oggi troppo ottimista e che nelle prossime settimane gli investitori in titoli azionari potrebbero proseguire quei movimenti al ribasso che usualmente arrivano a primavera avanzata.

E L’ASIA GUADAGNA POSIZIONI

Non è detto peraltro che questa situazione sia simile nel continente asiatico, la cui economia è sembrata sino ad oggi marciare meglio del mondo occidentale. E’ probabile che ne possano beneficiare i mercati finanziari dei paesi emergenti e che la sovraperformance sui listini azionari occidentali attragga capitali in fuga dall’Occidente.

In situazioni come questa saranno ovviamente avvantaggiati gli esportatori abituali verso il continente asiatico, l’industria pesante e i produttori di beni essenziali, nonché ancora una volta gli estrattori di materie prime e risorse naturali. In bilico (ma non necessariamente in difficoltà) le grandi imprese tecnologiche, perché da un lato soffriranno per il calo dei consumi, dall’altro lato potrebbero avvantaggiarsi della corsa al riarmo e della necessità di tagliare i costi.

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 20 – sabato 25 febbraio 2023

Nessuna operazione in essere

La lettera N. 19 ha eseguito entrambi gli acquisti ed ha subito entrambi gli stop loss, con una perdita di 1750 usd ( 1651 euro )

GOLD APR 23

La N. 19 diceva : ……………………..non dimentico che le serie così positive presentano il conto a chi assume troppa confidenza ( presunzione ) nei confronti del Mercato……………………………….. l’acquisto di gold andrebbe fatto non sopra il top di agosto ( 1808 cash )

Dopo aver predicato bene, la N.19 ha elevato il profilo di rischio, senza attendere il primo prezzo che fosse ben motivato ( top agosto 2022 pari a 1808 cash – 1816 fut )

Il Mercato ha presentato il conto.

Pazienza, si farà meglio.

Dopo la necessaria consuntivazione dei recenti fatti, evidenzio che :

– Ven 24 feb GOLD cash ha riavvicinato finalmente l’area da 1808 a 1735 nella quale un acquisto presenta un reward/risk ( relazione tra profitto sperato e ampiezza dello stop loss ) accettabile
– È confermato che la tredicesima settimana dal terzo bottom consecutivo a 1614 – 1616 ha invertito il trend al rialzo che era molto violento ( non ci illudiamo che ogni tredicesima settimana conteggiata da un minimo inverta il mercato, diversamente tutti i lettori di questa lettera potrebbero tralasciare altre considerazioni e attendere la tredicesima settimana di un qualsiasi mercato – qui c’era anche altro )
– Guardando infine il grafico mensile, spero che almeno qualcuno si sia accorto che febbraio, lungi dal mandare GOLD a 2500 – 3000 come i soliti “esperti” avevano proclamato, ha generato un outside ribassista devastante per quei “signori”
– Infine, osserviamo insieme con gioia che la prima vendita eseguita dalla lettera a 1960 apr future è nella parte più alta della barra mensile, che è semplice a dirsi, ma non a farsi.

Torno a rispettare le regole e quindi non inserisco ordini per almeno una settimana.

BTP FUT MARZO 2023

Sta provando a scendere in zona 112 – 110 e ancora non mi interessa.

DOW JONES INDU CASH

Dopo lo stop loss, la regola imponeva  una settimana di pausa, regola che la N. 19 ha violato, evidenziando ai lettori tale deroga, quindi non ci deve sorprendere il fatto di subire un secondo stop loss.

Per interpretare correttamente quanto avvenuto, è’ necessaria una piccola dose di “senno di poi” :

dobbiamo ricordare che nella N. 18 fu inserita una vendita a 34200 fut con stop loss a 34500 fut; martedì 14.2, in seguito ai dati sull’inflazione USA, il Mercato salì fino a 34551 stoppando la vendita eseguita la sera prima a 34200.

Il Mercato è restato sopra il prezzo dello stop loss ( 34500 fut ) meno di un minuto, iniziando poi una discesa massacrante e abbiamo visto fino a ieri venerdì 24.2 quanto corretta era la scelta di andare al ribasso sul DOW JONES.

Qualcuno potrebbe quindi pensare che bastava non mettere lo stop loss per beneficiare della vendita a 34200.

Non si deve mai operare senza uno stop loss.

Il comportamento del medesimo DOW JONES, dopo lo stop loss scattato la settimana scorsa a 33500, con successiva accelerazione al ribasso, spiega la valenza.

Riassunto

Da sab 1.10.2022 la Lettera ha eseguito 10 ( dieci )operazioni di cui:

Cinque in utile con un profitto totale di euro 20926.75 (euro 4185.35 per operazione)
Cinque in perdita con una perdita totale di euro 4770 (euro 954 per operazione)

Viene da pensare che gli stop loss costano, ma servono.

Il capitale iniziale di euro 100000 al momento, senza operazioni in essere e senza ordini inseriti e non eseguiti, ammonta ad euro 116156.75 – vale a dire un profitto sul capitale che supera il 16 % dal 1 ottobre ad ora.

Provo a continuare così, ma sarebbe veramente fuori dal comune.

Leonardo Bodini