TRASLAZIONE LATERALE

Dopo mille domande e timori su inflazione, recessione, rialzi dei tassi e crisi bancarie, è difficile persino accettare l’idea che le borse non siano crollate e che la disoccupazione non sia (quasi) aumentata. Eppure è così: i mercati da un anno si muovono all’interno di un canale di oscillazione che non è cambiato, e questo accade mentre i tassi d’interesse salgono, l’economia rallenta, il credito bancario si fa sempre più raro e i consumi scendono in tutto l’Occidente. Ci sono spiegazioni razionali o siamo sull’orlo di un nuovo baratro?

 

Sembrerebbe che la risposta a tale domanda sia affermativa, anche se le previsioni -si sa- è sempre difficile farle, soprattutto quando riguardano il futuro (come affermava esattamente un secolo fa il nobel danese Niels Bohr). Esistono cioè delle risposte razionali che possano giustificare almeno in parte ciò che accade oggi e fornire altresì talune indicazioni sul prossimo futuro. Ma ci sono anche elementi che fanno dubitare che la narrativa oggi prevalente possa perdurare. Proviamo dunque ad esplorarle:

1. I tassi d’interesse:

Apparentemente l’inflazione dei prezzi al consumo scende ma, per comprendere meglio,

occorre distinguere tra le categorie di prezzi che muovono la statistica: i prezzi delle materie prime e quelli energetici vanno giù, ultimamente anche quelli dei servizi, ma, continua a salire il costo del lavoro, rischia di salire la pressione fiscale e crescono le spese sanitarie e previdenziali. Insomma, ci sono componenti dell’inflazione che non andranno giù facilmente e che rischiano di guastare la festa ai mercati finanziari che scontano già dei ribassi per i tassi d’interesse intorno a fine anno. Al momento infatti tanto la Federal Reserve (USA) quanto la BCE (Europa) stanno ancora pianificando uno o due ulteriori rialzi dei tassi. Oggi la risalita dei tassi d’interesse è considerata dai mercati temporanea, e il mercato dei titoli a reddito fisso sconta di conseguenza un ribasso nel giro di pochi mesi. Se questa narrativa dovesse venire ribaltata scorrerebbe nuovo sangue a Wall Street e in tutto il sistema bancario, la cui crisi è stata al momento coperta dalle rassicurazioni fornite da governi e autorità monetarie.


2. Le banche:

Le perdite accumulate dal settore creditizio e ancora oggi non evidenziate non potranno restare nascoste per sempre, mentre sarà sempre più difficile permettere loro di compensarle con altri profitti proprio a causa della normativa che si fa più stringente relativamente alle perdite su crediti e ai requisiti di capitalizzazione, che riducono le prospettive di profitto.

Al tempo stesso il settore è fortemente segmentato: da una parte ci sono i grandi istituti che sono sottoposti a controlli più stringenti, dall’altro ci sono quelli più piccoli, che rischiano di sparire come neve al sole e che non potranno essere tutti salvati da nuovi interventi pubblici. Insomma se i tassi d’interesse non riprenderanno a scendere presto l’economia reale sconterà quantomeno una minor capacità di credito al sistema delle imprese e forse altri fallimenti di banche. Se non ulteriori corse agli sportelli. In tutto il mondo. Il sistema insomma non è risanato e il contagio dei suoi virus all’economia reale non è affatto terminato. E le prospettive di profitto delle banche regionali tendono decisamente al ribasso. Come si può leggere dal grafico qui riportato:


C’è peraltro una variabile di cui al momento quasi nessuno tiene conto nell’equilibrio economico degli istituti di credito, che riguardano l’ampiezza ed il costo della raccolta dei depositi. Sino a ieri la liquidità messa in circolazione dalle banche centrali in qualche modo “percolava” fino ad alimentare i depositi bancari, ma il progressivo restringimento della massa monetaria (soprattutto in Occidente) rischia di generare l’effetto opposto, mentre la parte del leone nella raccolta dei risparmi la fanno quasi solo i “fondi di mercato monetario”, dal momento che i risparmiatori sono spaventati dalla prospettiva di perdere il denaro depositato nelle banche.

3. Le imprese e le borse:

Uno dei grandi temi di dibattito in questi giorni è la stima dei profitti aziendali che le imprese mostreranno per il primo trimestre dell’anno, soprattutto ai fini della tenuta delle loro quotazioni azionarie. Le previsioni per le prossime relazioni trimestrali sono piuttosto ottimistiche, come si può leggere dal grafico qui riportato:


Anche perché molte imprese sono riuscite addirittura a rialzare i loro margini unitari con l’inflazione, ma ovviamente molto dipenderà anche dall’andamento dei consumi, che invece appare decisamente riflessivo. Negli USA, dove questi ultimi contano molto sul totale del Prodotto Interno Lordo, stanno stimando le quantità anche in funzione del reddito disponibile, in calo nonostante i rialzi dei salari, decisamente più vivaci che in Europa. Ma il tesoretto di risparmi accumulati durante il periodo pandemico rischia di esaurirsi molto in fretta, come si può leggere dal grafico qui riportato, costringendo presto i consumi a flettere:


CHI HA RAGIONE ?

La recessione insomma è alle porte e la sensazione è che al momento ancora si preferisca esorcizzarla piuttosto che incorporarla nelle stime dei profitti aziendali dei prossimi mesi. Se la recessione morderà decisamente i consumi di beni e servizi, inevitabilmente anche i corsi dei titoli azionari dovranno riflettere prospettive meno rosee. Che potrebbero restare positive soltanto qualora si materializzassero ribassi dei tassi d’interesse proporzionalmente più ampi della discesa delle vendite. L’indice relativo all’ottimismo dei “purchasing managers” (il PMI) infatti è in discesa in tutto l’Occidente:


Insomma l’economia mondiale sembra essere giunta a un bivio relativo all’ampiezza e alle possibili conseguenze della prossima recessione e i mercati nel frattempo restano in attesa. In attesa non soltanto dei dati relativi ai profitti trimestrali, bensì soprattutto in attesa delle grandi notizie macroeconomiche che potrebbero esorcizzare i peggiori timori: quelli di un allargamento delle tensioni geopolitiche in corso, quelli (addirittura) di un potenziale rincaro dei costi energetici, e quelli di ulteriori danni allo sviluppo economico globale che potrebbero derivare da una riduzione più marcata del commercio internazionale.

LO SCENARIO MIGLIORE…

Se la recessione in arrivo durerà pochi mesi e non sarà accompagnata da ulteriori cadute della fiducia dei risparmiatori, le prospettive relative alla ripresa che dovrebbe svilupparsi nel 2024, insieme alle attese di una rapida inversione della tendenza dei tassi d’interesse potrebbero materializzare una tenuta dei mercati finanziari e una ripresa degli investimenti produttivi. La traslazione laterale in corso potrebbe dunque partorire intorno all’estate un’uscita verso l’alto delle borse dall’attuale canale di oscillazione. In tal caso la scommessa che molti stanno facendo sulle quotazioni dell’oro (oggi tornato ai massimi di oltre un decennio) potrebbe avere successo.


… E QUELLO PEGGIORE

Se invece qualche ulteriore elemento di disturbo arrecherà danni alla fiducia dei risparmiatori e alle prospettive delle imprese, allora la recessione che sta per arrivare in tutto l’Occidente potrebbe venire considerata tutt’altro che temporanea, e trascinare con se anche una serie di problemi relativi ai mercati finanziari, all’eccesso di indebitamento del sistema globale e alle borse, le quali finirebbero per incorporare prospettive ben peggiori di quelle oggi scontate.

Si rischia insomma in tal caso una nuova turbolenza, sinanco peggiore di quella occorsa esattamente quindici anni fa, nel 2008, quando il mondo peraltro scontava un minor debito globale rispetto ad oggi, minori problemi geopolitici e un sistema bancario più solido di quello attuale. Una turbolenza che -a ragion del vero- al momento non è incorporata in alcun dato di mercato, e speriamo a ragione!

Stefano di Tommaso

 




APPUNTI DI TRADING

N. 26 – sabato 8 aprile 2023

Nessuna operazione in essere

GOLD GIU 23

Dopo aver tentato per quasi due settimane di rompere 1998 senza mai chiudere sopra, martedì 4 aprile, alle 16.00 ora italiana, GOLD ha fatto un allungo poderoso con vendita a 2015 di 5 GIUGNO MICRO GOLD FUT centrando dopo pochi minuti lo stop loss a 2035, subendo uno stop loss di 20 punti x 50 usd = perdita usd 1000

Gold cash è poi salito fino a 2032 ( 2049 GOLD FUTURE GIUGNO )

Se il livello di 1998, corrispondente al top di aprile 2022, non verrà rapidamente attaccato dall’alto verso il basso, da possibile tetto, diventerà un pavimento e dovrò programmare acquisti e non più vendite.

Infatti, fino a prova contraria, GOLD ora è molto più forte e quindi cercherò acquisti in debolezza, come già fatto a 1840, evitando le vendite in forza, come fu prima eseguito a 1960.

Il grafico registra fino a gio 6 apr, in quanto le borse occidentali erano chiuse il Venerdì Santo.

Non inserisco ordini, prima di vedere se GOLD ritorna sotto 1998 cash, in questi gg.

DOW JONES INDU CASH – NASDAQ 100 CASH

DOW JONES ha andamento ascendente, ma con forza relativa minore del NAS 100

Poiché non sono interessato alle vendite, in quanto ritengo che ora sia meno rischioso comperare, tralascio il DOW per il mio trading e mi concentro sul NAS 100.

Proseguo ugualmente l’analisi sul DOW, per avere un “parametro di scenario”, che aiuta a capire il NAS 100 che, come ho sottolineato fino alla noia, è estremamente veloce e quindi pericoloso.

Veniamo ora al NASDAQ 100.

Come scrissi nella N. 25, il mercato non fa la cortesia di scendere a 12300, per consentire un acquisto con risk-reward accettabile e quindi si mantiene molto lontano dallo stop loss, che sbaglierei ad alzare da 11800 a suo tempo individuato.

E’ come se volesse costringere ad assumere un rischio oltre il 5-6 % a chi vuole entrare.

Non ci sto e non alzo i prezzi di acquisto, perché NAS 100 è furbo, ma la Lettera ormai ha la “pancia piena” e non ha senso alzare il profilo di rischio; se me lo danno, bene, sennò attendo.

La Lettera da lun 10 aprile rinnoverà gli ordini scaduti gio 6 aprile:

compero 1 GIUGNO MICRO NASDAQ 100 a 12600 con stop loss 11800

compero 1 GIUGNO MICRO NASDAQ 100 a 12200 con stop loss 11800

Lo stop loss è già così molto ampio, ma ritengo che debba essere accettato per riuscire ad entrare nel volatile NAS 100 e segnalo che un rischio medio di 600 su 12000 circa corrisponde già al 5 %.

Ritengo obbligatorio quindi usare dosi minime, da incrementare solo sulle eventuali conferme di un trend rialzista, che sembra già avviato.

Leonardo Bodini

 





 

 

 




TANTO TUONÒ CHE NON PIOVVE

Con lo scorso Venerdì si è chiuso uno dei trimestri finanziari più agitati degli ultimi anni: la recente crisi di fiducia relativa ai bilanci di molte istituzioni bancarie e, prima di essa, i timori relativi ad una nuova recessione globale, l’accesso dibattito sui rialzi dei tassi praticati dalle banche centrali, hanno movimentato non poco tanto i mercati finanziari quanto i timori di imprenditori e investitori. Ma nonostante tutti gli scossoni e le angosce tuttavia il primo trimestre del 2023 si chiude con una serie di segnali positivi che fanno ben sperare per il prosieguo:

 

  • I tassi d’interesse sui titoli di stato italiani sono scesi dal 4,8% di capodanno al 4,1%
  • La Borsa Italiana fa segnare al suo indice principale (il FTSE MIB) un guadagno del 14,4%
  • Pari guadagno hanno segnato i titoli azionari delle banche italiane, nonostante alti e bassi

  • Wall Street chiude il trimestre con un +6% (con l’indice SP500) e il NASDAQ fa +16%
  • L’inflazione italiana segna un +7,7% su base annua che però è addirittura una discesa dello 0,3% su base mensile (marzo)
  • l’attività di acquisizioni e fusioni non sembra flettere, anzi! La sensazione è ci sia molta fretta a concludere gli affari in corso. Sarà perché si teme che più avanti sarà più difficile reperire finanza per le acquisizioni?
  • In effetti uno dei timori più diffusi al momento permane: quanto verrà ristretto il credito bancario nei prossimi mesi? La misura non è nota al momento ma il segno è chiaramente negativo: è già in atto una riduzione della disponibilità ad erogare nuovi finanziamenti da parte delle banche, anche in funzione dei sospetti ancora molto diffusi circa le perdite da queste realizzate con i rialzi dei tassi e non ancora esposte nei bilanci.


A parte quest’ultimo fattore, che ancora preoccupa e che indubbiamente frena lo sviluppo, il quadro generale all’inizio del secondo trimestre dell’anno appare più rassicurante di quanto si sarebbe potuto pensare qualche settimana fa.

Addirittura potrebbe presto arrivare il momento di una pausa nei rialzi dei tassi da parte delle banche centrali, tanto atteso dai mercati. Non una discesa (che al momento potrebbe materializzarsi soltanto in caso di conclamata recessione economica) bensì uno stop ai rialzi, che sarebbe più che sufficiente per rilanciare gli entusiasmi e dichiarare sostanzialmente conclusa la battaglia all’inflazione. Nel grafico che segue si può chiaramente vedere come il mercato americano sconti un maggior calo dei tassi attesi per i prossimi trimestri, rispetto a tre mesi fa.


A generare un’ inatteso ottimismo due fattori: la tempestività e l’efficacia (almeno apparente) delle misure di salvaguardia messe in atto a tutela del sistema bancario occidentale e la discesa dell’inflazione.


In particolare è il costo dell’energia che è tornato a livelli vicini ai precedenti e che permette all’industria di “respirare”: il gas naturale è sceso nel corso del primo trimestre 2023 di ben il 40%!


Tutto bene” dunque? Non proprio. In effetti i recenti rialzi delle borse appaiono improntati ad una estrema speculatività, con i settori tecnologici in testa nei rialzi proprio perché quelli con i moltiplicatori più elevati, il che vuol dire titoli azionari sui quali gli investitori scommettono maggiormente relativamente alla loro crescita di valore nel medio termine. Sono anche i titoli che mostrano la maggiore volatilità dei corsi.

Non solo, ma dobbiamo anche ricordare che le borse corrono perché la liquidità in circolazione rimane alta, anzi addirittura in crescita, se facciamo la media globale, come dimostra il grafico qui sotto riportato:


In pratica una vera riduzione della liquidità globale è arrivata soltanto dagli Stati Uniti d’America. Tutte le altre principali banche centrali hanno invece allargato i cordoni, Cina in testa che ha più che controbilanciato i tagli americani. I mercati perciò mostrano ancora oggi una forte dipendenza da questo fattore.

Un’ultimo grande timore poi riguarda la nuova stagione dei profitti, che nel giro di qualche settimana entrerà nel suo pieno, dopo che saranno state rese note le prime rilevazioni trimestrali. Qualora infatti le principali società quotate dovessero mostrare maggior debolezza reddituale potrebbe venire ridimensionato l’ottimismo che al momento circola sui mercati. Il rallentamento dell’economia infatti prima o poi si farà sentire anche a livello reddituale.


Le previsioni per il nostro Paese appaiono tuttavia mediamente ottimistiche rispetto al resto del mondo: una recente indagine di EY mostra un quadro non proprio sconfortante, tanto per ciò che riguarda le previsioni di crescita economica quanto per la disoccupazione, data addirittura in frenata, e persino per i consumi, che fino a ieri si poteva temere crollassero:


Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 25 – sabato 1 aprile 2023

Nessuna operazione in essere

GOLD GIU 23

GOLD ha ora un ostacolo, rappresentato dal top di aprile 2022 ( 1998 cash )

Questo prezzo è stato attaccato negli ultimi gg, senza chiusure giornaliere sopra.

Provo a sfruttare questo livello per vendere, utilizzando come stop loss i recenti massimi.

Da lun 3 aprile la lettera inserirà :

vendo a 2015 5 GIUGNO MICRO GOLD FUT con stop loss a 2035.

Nota bene: nel caso in cui il prezzo di 2015 venga centrato senza venire stoppato a 2035, quando la vendita avesse almeno 40 usd di utile ( 1975 o più giù), abbasserò lo stop loss da 2035 al top registrato nella settimana entrante.

DOW JONES INDU CASH – NASDAQ 100 CASH

DJ CASH da quando ven 10 marzo ha raggiunto la riga che trovate colorata di giallo sul grafico giornaliero, si è incollato ad essa, con close giornalieri che si sono alternati sopra e sotto tale riga, fino a venerdì 24 marzo, dopo di chè scrissi la N. 24 di sa 25.3.

Scrissi anche :

“Ritengo che stia cercando un punto di inversione al rialzo, ma in una forte incertezza. E’ una situazione in cui manca totalmente un trend, quindi soprassiedo dall’inserire ordini fino alla ricomparsa dello stesso. Credo che non manchi molto.”

Dal lunedì successivo si è poi distaccato dalla mia linea colorata di giallo, verso l’alto.

Ovviamente sono contento della mia previsione corretta, ma non ho investito e quindi non traggo profitto.

Medaglie, ma non profitto .

Veniamo ora al NASDAQ 100.

Sta dimostrando una forza relativa superiore al DOW JONES, anche in lieve incremento, ma non deve ingannare.

Il NASDAQ 100 è il mercato della avidità e del forte leverage, quindi a grandi profitti corrispondono perdite devastanti.

E’ facile verificare nel recente passato che questo mercato dal top di novembre 2021 ( 16764 ) ha sbriciolato due anni di salita in pochi mesi.

Chi non usa gli stop loss finisce sfondato.

Nella N.24 avevo scritto :
………………………“nel grafico settimanale aveva generato un “quasi megafono” che era stato oggetto del post scriptum della N. 23. Questa figura è stata rotta in su e quindi posso utilizzare il minimo di marzo 2023 ( 11695 NAS 100 CASH ) come stop loss attendibile per le posizioni long che cercherò di aprire”.

Purtroppo il mercato non ha fatto la cortesia di scendere a 12300, farmi accomodare a bordo e poi veleggiare verso il sereno.

Macchè. E’ salito con violenza e purtroppo si è molto allontanato dallo stop loss, che sbaglierei ad alzare da 11800 a suo tempo individuato.

Pazienza.

La Lettera da lu 3 aprile inserirà :

compero 1 GIUGNO MICRO NASDAQ 100 a 12600 con stop loss 11800
compero 1 GIUGNO MICRO NASDAQ 100 a 12200 con stop loss 11800

Lo stop loss diventa molto ampio, ma ritengo che debba essere accettato per riuscire ad entrare nel volatile NAS 100 e segnalo che un rischio medio di 600 su 12000 circa corrisponde già al 5 % e ciò è ai limiti dei miei principi.

Con la violenza che connota il NAS 100, sarà ugualmente poco probabile che offra l’ingresso con uno stop loss inferiore al 5 % .

Ritengo obbligatorio quindi usare dosi minime, da incrementare solo sulle eventuali conferme di un trend rialzista, per me già avviato.

Leonardo Bodini