NIENTE RECESSIONE!

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Come andrà l’anno appena iniziato? Male grazie, anzi, forse no! È questa la sintesi estrema dei ragionamenti emersi nel corso del World Economic Forum, a Davos, dove i grandi protagonisti dell’industria sono andati più che altro per cercare di comprendere riservatamente come profittare della congiuntura attuale. Ma qualche indicazione per analizzarla e interpretarla pubblicamente è emersa. E lo scenario appare teso, ma al tempo stesso in apparente equilibrio…

 

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UNA SITUAZIONE CONTRADDITTORIA

Che la situazione generale sia fortemente contraddittoria era chiaro a tutti, ma che addirittura si potesse respirare una boccata di ottimismo non era affatto scontato. Ad esempio, le banche centrali: pur continuando a dichiarare che non intendano tornare presto ad allentare la politica monetaria (e dunque che i rialzi dei tassi delle principali banche centrali occidentali probabilmente proseguiranno, quantomeno per un po’ di tempo ancora), iniziano a prendere atto di ciò che al resto dell’umanità è oramai palese: che la fiammata inflazionistica al momento è in ritirata.

Ma le cattive notizie non finiscono qui: se i tassi saliranno ancora le economie dell’Europa e degli Stati Uniti d’America non potranno brillare, perché dovranno sostenere l’onere di maggiori saggi di interesse. E se i debiti pubblici continuano a crescere, con i tassi più alti si dovranno imporre maggiori tasse. Europa e America, in particolare, appaiono destinate a passare i prossimi mesi a chiedersi se la recessione arriverà davvero, dal momento che non soltanto dovranno gestire il crescente onere finanziario, ma si trovano in una situazione geopolitica insidiosa.

LA COMPAGNIA HOLDING SPAAnche in funzione di tali cautele, molte imprese stanno di conseguenza riducendo il personale e rinviando gli investimenti programmati, provocando (ma solo entro certi limiti) ciò che in scienza economica viene definita ”autorealizzazione delle aspettative”.

 

MA I PROFITTI SEMBRANO CONTINUARE

In realtà però le imprese fanno al tempo stesso efficienza, tagliando i costi, e così possono continuare a fare profitti. Infatti dopo un primo mese dell’anno passato ad esaminare le statistiche, in America (ma anche in Europa) per la prima parte del 2023 più che di recessione sembra lecito attendersi al massimo una stagnazione dei consumi, un obiettivo peraltro corrispondente all’interesse politico dell’attuale presidente Biden: quello di soffocare il più possibile l’inflazione e mantenere compresse le attese di sviluppo economico nel corso di questo anno per partire meglio possibile nel 2024, anno in cui il partito democratico rischia di giocarsi il tutto per tutto perché lo sanno anche le pietre che il suo primo quadriennio è apparso a molti insoddisfacente.

Per il candidato ad altri quattro anni al Campidoglio americano la speranza sembra pertanto quella di comprimere il 2023 ritrovarsi un 2024 in crescita e con l’inflazione riportata in basso, per poter ribaltare i pronostici che lo vedono al momento molto in bilico.

MA LE BORSE AVANZANO

Le borse -pur con qualche sussulto- da Novembre ad oggi hanno continuato invece ad avanzare, dal momento che si aspettano che ancora una volta la Federal Reserve Bank of America possa ritrovarsi ad aver torto e per di più in una posizione molto scomoda, a combattere cioè in retroguardia un’inflazione scesa di più e più velocemente del previsto.

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E dunque chi investe si aspetta che FED e BCE debbano presto prendere atto di non poter continuare a rispettare il copione appena annunciato, dal momento che apparirebbero come la palla al piede del sistema finanziario.

Un sistema già particolarmente fragile da altri punti di vista (il forte deficit del bilancio pubblico, l’elevato indebitamento della popolazione, il dollaro in discesa nonostante i rialzi dei tassi, eccetera eccetera…).

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l’andamento delindice generale delle borse mondiali MSCI World, dove si può vedere un deciso movimento rialzista che parte addirittura da Ottobre e che, dopo una pausa intorno a fine anno, sembra aver ripreso la sua corsa

Dunque hanno ragione le borse? Apparentemente si, ma la vera partita che può avere forte impatto sull’economia ha invece un esito molto incerto, ed è quella della geopolitica, che ancora oggi (e speriamo ancora per poco nella storia) ha e avrà un ripercussioni sul costo dell’energia, a sua volta il principale responsabile della propagazione dei rialzi dei prezzi nel mondo, e di conseguenza dell’inflazione.

GLI SCENARI GEOPOLITICI INCOMBONO

Gli scenari geopolitici da analizzare sono molteplici, a partire da cosa aspettarsi da parte del grande convitato di pietra tanto del vertice di Davos quanto dell’ultimo vertice Nato: la Cina.

LA COMPAGNIA HOLDING SPAL’ex celeste impero ha fino ad oggi spiazzato tutti per aver esibito un governo che, nonostante venga dipinto dai media occidentali come unipersonale (nella figura di uno Xi Jimping dispotico e scollegato dalla realtà), ha agito con grandissima tempestività e determinazione, dapprima nel riuscire a contenere con misure draconiane la pandemia, negli ultimi mesi ancora insidiosa (grazie all’ultima variante del virus: l’XBB.1.5, detto anche “kraken”, apparentemente meno pericolosa ma molto più resistente ai vaccini e al tempo stesso estremamente capace di propagarsi) e poi a riaprire le frontiere prima di quando ci si potesse attendere, determinando le precondizioni per un deciso ”rimbalzo” dell’economia.

LA CINA SI SMARCA E CRESCE

La Cina si aspetta nell’anno in corso uno sviluppo economico dal 5% al 6% al netto dell’inflazione, che lì appare decisamente più bassa che da noi. Probabilmente le statistiche ufficiali sono “da interpretare” più che da digerire inopinatamente, ma resta il fatto che le prospettive cinesi possono portare la domanda di energia a crescere corrispondentemente, con il rischio che i prezzi di gas e petrolio possano subire una risalita.

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Scriviamo di rischio e non di certezza dal momento che le esportazioni russe di materie prime energetiche da un anno a questa parte sono andate quasi solo ad est del mondo, determinando un estremo vantaggio (anche di costo) per Cina e India. Dunque anche loro, come l’America, hanno tratto vantaggio dalla guerra. E’ possibile dunque che un‘accresciuta domanda di energia proveniente da Est venga quasi tutta soddisfatta dall’incremento dì esportazioni russe e mediorientali, calmierandone di fatto le quotazioni.

Non soltanto: Cina e India stanno oramai pagando le forniture principalmente in Renminbi, la divisa valutaria cinese, spiazzando cioè il Dollaro Americano dal suo ruolo di principale valuta di conto per le transazioni commerciali. Anche questo fa calare le quotazioni del biglietto verde!

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E se l’economia della Cina corre proprio quando quella americana prende invece fiato, ecco che l’Europa, superato lo shock iniziale delle quotazioni energetiche impazzite e della scarsa disponibilità di forniture, inizia a guardare con più fiducia all’anno in corso, dal momento che le sue esportazioni potrebbero beneficiarne. Resta la palla al piede degli onerosissimi supporti da fornire all’Ucraina e, soprattutto, resta l’incertezza dovuta al rischio che l’intera Eurozona possa venire risucchiata dal conflitto, che invece al momento tutti prevedono placarsi presto.

I RISCHI DI UNA GUERRA MONDIALE

Ed è qui che i mercati finanziari potrebbero non avere del tutto ragione ad essere ottimisti: il conflitto ucraino sta lentamente trasformandosi in una pesante guerra di logoramento ai danni della Russia, dove però l’altro contendente non è solo l’Ucraina, bensì l’intero Occidente. Se i paesi NATO dovessero andare avanti a lungo a finanziare l’Ucraina senza porle alcuna condizione di sedersi al tavolo della pace, allora la guerra potrebbe durare per tutto il 2023 e forse anche ben oltre, con il rischio di estendersi alla Federazione Russa, ma anche all’Europa orientale stessa.

E che possa prendere questa piega lo testimoniano le pressioni americane nei confronti dei paesi europei a fornire mezzi bellici che vanno ben oltre la semplice difesa del territorio ucraino (tant’è vero che Mosca sta correndo a piazzare nuove batterie di sistemi antimissile perché si attende un incremento di attacchi all’interno del suo territorio) e dall’altra parte lo rivelano i supporti indiretti cinesi al conflitto, al momento mascherati da forniture di missili nord-coreani. Una vera polveriera! Voluta dagli americani ma di cui l’opinione pubblica europea è consapevole solo parzialmente.

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Non solo: la Cina non ha mai davvero abbassato la guardia sulla questione di Taiwan, sia per non perdere la faccia, ma anche perché la NATO pare aver piazzato nell’isola numerose nuove testate balistiche di lungo raggio, capaci cioè di colpire Pechino. E tutti ricordano cos’ha combinato l’America quando si era ritrovata ai suoi confini i missili sovietici su Cuba! Un’estensione delle ostilità Oriente-Occidente al mar meridionale cinese porterebbe davvero in alto il rischio di una terza guerra mondiale! E i mercati finanziari non poterebbero non risentirne.

Per fortuna si tratta soltanto di scenari possibili, non di certezze, cui fa riscontro un ottimismo pragmatico piuttosto diffuso su quasi tutte le piazze finanziarie del mondo, in particolare su quelle dei principali paesi emergenti, che si candidano ad essere le vere protagoniste del prosieguo dell’anno.

LA DEMOGRAFIA AIUTA GLI EMERGENTI

In particolare le migliori prospettive paiono quelle di India e Cina, la prima per la migliore performance demografica attesa nel prossimo decennio (e il P.I.L. è il prodotto del numero di lavoratori moltiplicato la loro produttività): già oggi l’India ha raggiunto il numero di abitanti della Cina ma ha un’ invecchiamento minore e dunque pare proiettata ad essere a breve il paese più popoloso del mondo.

nei due grafici le curve di invecchiamento della popolazione di Cina e India, dove si vede chiaramente che la Cina sembra essere arrivata alla sommità, mentre l’India no

Quest’ultima invece per la sua crescita economica attesa nell’anno in corso dopo la riapertura dei confini e la ripresa dell’edilizia. Una crescita che dovrebbe riflettersi soprattutto in una ripresa dei consumi e in una nuova fase di investimenti nelle nuove tecnologie, per arrivare a competere con gli USA anche da questo punto di vista. E un certo numero di investimenti saranno esportazioni europee.

Dunque è lecito essere ottimisti per l’economia del 2023? Probabilmente a livello globale si, ma forse anche se parliamo del ”vecchio continente”, nonostante il rallentamento dovuto al peso dell’inflazione e al costante invecchiamento della popolazione che frenano i consumi. Eppure le recenti notizie sul fronte dell’andamento dei profitti aziendali tendono a sgomberare ogni dubbio: le aziende europee sembrano generare margini non soltanto nel 2022 ma -con buona probabilità- anche nell’anno in corso, come ad esempio si può leggere dai grafici qui riportati relativi alla Borsa italiana.

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Insomma, grazie alle nuove locomotive dell’economia globale (la Cina, l’India e gli altri paesi dell’estremo oriente) neanche quest’anno dovremmo vedere la recessione. Lo confermano a Davos la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, oltre che i principali banchieri centrali del pianeta e la notizia non è di poco conto!

E se i profitti aziendali non scenderanno e i tassi non saliranno allora per i listini delle borse esiste la teorica possibilità che continuino a salire, soprattutto nei comparti più tradizionali. Chi sembra ancora in ambasce sono i comparti industriali legati ai consumi, perché il rischio che la disoccupazione torni a mordere spinge alla prudenza riguardo alle spese non di prima necessità.

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il differenziale di crescita economica tra paesi emergenti e USA (in blu e scala di sinistra) raffrontato all’andamento del cambio del Dollaro (in grigio, scala di destra). Come si può vedere nell’ultimo anno gli andamenti si sono disaccoppiati


IL COSTO DELL’ENERGIA

Una riflessione a parte va poi fatta sull’energia e sul suo costo, apparentemente destinato a crescere se ci sarà un risveglio anticipato dell’economia globale. Non solo: la necessità di tenere duro sotto il profilo della sostenibilità ambientale tornerà di attualità e anche questo fattore (oltre alla guerra che non si placa) dovrebbe contribuire a evitare che l’energia torni a buon mercato. Ma al tempo stesso non è improbabile una ulteriore frenata del cambio del Dollaro, cosa che potrebbe ulteriormente addolcire eventuali rincari. Dunque con un po’ di fortuna oggi molte preoccupazioni appaiono sfumare in una sorta di calma apparente.

Siamo perciò nell’era “riccioli d’oro” (della bambolina cioè che è felice nelle situazioni intermedie)? Sembrerebbe di sì, ma solo in apparenza. Con le spaventose minacce geopolitiche all’orizzonte oggi, a differenza di qualche anno fa, nessuno riesce davvero a rilassarsi. E questo, insieme all’intrinseca debolezza del Dollaro, sembra un altro ottimo motivo perché le quotazioni dell’oro continuino a riprendersi…

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Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

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N. 15 – sabato 21 gennaio 2023

 

Operazione in essere :

comperato 1 mini Dow Jones mar 23 a 33.100 con stop loss inserito a 32.550

GOLD FEB 23

La vendita di 5 feb gold micro fut effettuata a 1920 ven 13 gennaio 2023 è stata stoppata giovedì 19 gennaio a 1930 con una perdita di ( 10 usd x 5 micro fut da 10 usd cadauno ) usd 500.

Il prezzo di 1930 era già stato sfiorato a 1929,80 merc. 18.1 dopo di che gold è sceso fino a 1902 nella stessa serata.

La lettera esce ogni lunedì e quindi non può adattare il trading nella settimana.

Se ciò fosse stato possibile, forse 18 usd di utile dalla vendita eseguita a 1920 avrebbero suggerito di abbassare lo stop loss in pari a 1920, ma tant’è.

Anche dopo lo stop loss a 1930, GOLD non ha accelerato con evidenza, ma ven 20 gennaio ha chiuso la settimana sopra il prezzo di 1919, che rappresenta la parte alta del mio range di vendita ( ricorderete 1872 – 1919 ) e quindi, ancora una volta, si dimostra molto forte.

Dopo uno stop loss, non inserirò ordini sull’oro per almeno una settimana.

D’ora in poi il contratto feb 2023 si avvicina alla consegna e si lavorerà sulla scadenza liquida successiva, che appare essere aprile 2023.

BTP FUT MARZO 2023

Attualmente non consente acquisti a basso rischio e non sono interessato a venderlo.

DOW JONES INDU CASH

Gio 19 gennaio, contemporaneamente allo stop loss subito sull’oro, la lettera N. 14 ha acquistato 1 MINI DJ scadenza marzo a 33.100

Dico subito che si tratta di una “forzatura” eseguire l’ordine in una settimana che parte alta e sviluppa una forte spinta in giù.

Mi rafforza tuttavia il fatto che l’acquisto è avvenuto sulla linea che avevo tracciato sin dalla lettera N. 11 di sa 10 dic 2022, che vi inviterei a rileggere, in quanto, trascorsi oltre 30 gg, è forse ancora più di interesse.

Nella precedente N. 14 di sa 14 gennaio avevo scritto : ……il mercato è salito di oltre 700 punti, ma ora mi attendo una pausa.

Siamo andati oltre la pausa ipotizzata, ritracciando quasi tutta l’ultima salita.

Poiché attribuisco alla settimana 16 – 20 gennaio appena conclusa un discreto significato dal punto di vista ciclico, osserveremo con particolare attenzione l’uscita.

Quindi inserirò :

lo stop loss a 33.000 di 1 MARCH DJ MINI FUT per l’acquisto in essere.

Valuterò per la settimana che inizierà lu 30 gennaio un acquisto di un secondo mini contratto in rottura di 34.500 – top di gennaio, per raddoppiare la posizione, ma il livello è lontano e quindi non inserisco questo ordine.

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Leonardo Bodini

 

 




UN ANNO PIENO DI SORPRESE !

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Se intorno alla fine del 2022 pensavamo di aver già capito tutto, forse dobbiamo fare un doppio passo indietro, ammettendo ciò che per citare Niels Bohr è sempre stato ovvio: “è difficile fare previsioni, soprattutto quando riguardano il futuro!” Pensavamo che le borse occidentali, dopo aver lasciato sul terreno il 20-30% da inizio 2022 fino ad Ottobre, avrebbero dovuto terminare in fretta il “rally di Natale” che sembrava il classico rimbalzo a metà discesa. E invece hanno continuato la loro corsa. Nonostante i tassi d’interesse saliti (anche molto rapidamente) e con le prospettive di profitto che sembrano ridimensionarsi in funzione di consumi in rallentamento (negli USA la spesa per consumi conta per circa il 70% del Prodotto Interno Lordo) a causa dell’inflazione.

 

L’INFLAZIONE CALA E LE BORSE SALGONO

Indubbiamente l’inflazione, a partire proprio da Ottobre, è scesa più del previsto, andando a smentire la narrativa delle banche centrali, e in parte anche la logica. Questo ha sospinto i listini azionari. Ma le valutazioni aziendali dovrebbero anche rispecchiare l’indubbio calo del valore attuale netto dei flussi di cassa prospettici. E invece no! Sono salite mediamente del 16% ! Qui di seguito l’andamento dell’indice generale dei maggiori titoli azionari europei -lo STOXX600- e subito dopo quello del corrispondente indice americano -l’SP500- :

LA COMPAGNIA HOLDINGPensavamo che il mondo intero sarebbe quasi certamente andato incontro ad una recessione, e invece al momento di scontato non c’è proprio nulla, anzi! Adesso addirittura la Goldmann Sachs si aspetta una crescita dello 0,6% nel 2023 per l’Eurozona, nonostante la guerra in Ucraina (e il conseguente salasso in termini di aiuti militari) non accenni a concludersi.

 

LA COMPAGNIA HOLDINGNIENTE RECESSIONE E ANCORA GUERRA

Pensavamo che sarebbe stata la guerra in Ucraina a determinare l’inflazione futura e che dunque quest’ultima si sarebbe rivelata persistente a causa del permanere delle condizioni di incertezza che l’avevano determinata. E invece la guerra prosegue ma l’inflazione sta calando (soprattutto in America, ma anche in Europa) più velocemente di quanto prevedibile. In America ci si attende tocchi il 3% per fine anno, in Europa forse meno perché dipenderà dall’andamento del prezzo del gas.

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TASSI EUROPEI DI VARIAZINE DEL PRODOTTO INTERNO LORDO E DELLA DISOCCUPAZIONE

E a proposito della disoccupazione: ci si sarebbe potuto aspettare una sua risalita, tanto per i licenziamenti che molte imprese stanno avviando, quanto per il fatto che era giunta ai minimi storici di sempre (soprattutto oltreoceano). Neanche a dirlo, incredibilmente quasi non se ne parla! Come si legge da grafico sopra riportato, per ora la disoccupazione accenna a crescere solo di qualche frazione di punto.

LA COMPAGNIA HOLDINGMa più di ogni altra previsione ciò che sembrava davvero scontata era la volatilità dei mercati, e invece l’indice della paura (il VIX, quotato al Chicago Board of Trade e relativo all’indice americano SP500) è addirittura arrivato ai minimi storici nell’ultimo mese!

E l’oro che avrebbe dovuto sottoperformare a causa della risalita dei tassi d’interesse reali (cioè al netto degli interessi) sta invece risalendo, mentre il dollaro USA appare in caduta libera, nonostante i tassi americani siano cresciuti di più e più velocemente..! Dunque gli analisti (tutti compresi) devono ammettere di non aver compreso quasi nulla di ciò che stava accadendo.

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COSA ACCADRÀ AGLI UTILI AZIENDALI?

Ora la prossima grande scommessa riguarda la performance dei profitti aziendali. Ci si attende un calo degli utili del 2,2% su base annua per i titoli azionari che compongono l’indice S&P 500 nel quarto trimestre 2022. La previsione riportata è tuttavia una “media del pollo di Trilussa” e discende dalla compressione generalizzata dei margini lordi, più che compensata dalla crescita dei ricavi (all’incirca intorno all’8%). Soprattutto per i settori meno premiati da questa congiuntura, come quelli “tecnologici”, ove gli utili sono visti in calo di quasi il 9%, mentre per il settore “energia” l’incremento stimato supera il 60% e per quelli “industriali“ il 40%.

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LE BANCHE CENTRALI PROSEGUIRANNO

Se anche questa previsione verrà smentita (o anche solo addolcita) non si può escludere che le borse potrebbero continuare imperterrite a salire ancora! Cosa però oggettivamente un po’ improbabile dato tutto il resto, ivi compreso il fatto che le banche centrali, almeno per un po’ di tempo ancora, continueranno ad alzare i tassi e con questo a creare indubbiamente altri rialzi dei costi delle imprese. Solo il sistema bancario sembra poter beneficiare decisamente del rialzo dei tassi.

Ma l’economia occidentale sta velocemente rinnovando sé stessa e la portata della sua “metamorfosi” in corso è tale che i dati economici e finanziari potrebbero continuare a riservarci ancora a lungo delle grandi sorprese, in ogni direzione e per i motivi più diversi!

LA COMPAGNIA HOLDINGL’AMERICA SI AVVIA ALL’INSTABILITÀ POLITICA?

Ad esempio non è chiaro cosa succederà in America al superamento, tra pochi giorni, del limite imposto per legge all’ammontare del debito pubblico, già arrivato oltre i 31,4 triliardi di Dollari e otre il 137% del PIL USA (noi siamo al 156% del PIL italiano). Potrebbe intervenire una fase di forte instabilità politica e, conseguentemente, anche finanziaria.

Nel grafico che segue vengono comparati l’ammontare di credito al consumo (linea verde) confrontato con quello del risparmio privato (linea rossa), arrivato quest’ultimo quasi a zero.

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E non è perciò chiaro cosa succederà con l’esplosione in corso della diffusione del credito al consumo, i cui tassi d’interesse medi in America orbitano intorno al 20% annuo (avete letto bene). Si può rischiare una nuova catena di insolvenze, cui potrebbe seguire una nuova crisi ”subprime”. In “copertina è riportato l’andamento recente dell’Economic Surprise Index (ESI: cioè dell’indice delle “sorprese”di Citibank, che riporta l’andamento della somma delle differenze tra i dati economici ufficiali e le relative previsioni). E come si può ben vedere è molto cresciuto per l’Eurozona, divaricandosi rispetto all’andamento in USA.

IL SISTEMA OCCIDENTALE È SOTTO STRESS

Il sistema occidentale deve riuscire a rinnovare sé stesso ma, per farlo, dovrebbe riuscire a interrompere la spirale delle disparità sociali e, con essa, il malcontento popolare che montano con l’inflazione, il caro-bollette e lo scarso adeguamento dei salari al caro-vita.

E il sistema finanziario, nonostante l’ottimismo delle borse, è anch’esso oggi sotto stress, e non soltanto per il rialzo dei tassi d’interesse, ma soprattutto perché la politica di restrizione monetaria attuata dalle principali banche centrali occidentali rischia di subire degli improvvisi e repentini colpi d’arresto a causa dei rischi che essa comporta per la ”tenuta” del sistema finanziario stesso, in tensione per l’elevatissimo livello raggiunto dal valore nozionale dei derivati e per l’ammontare di debito complessivo. Si è creata cioè una situazione cioè simile a quella che ha provocato il terremoto del 2008!

LA COMPAGNIA HOLDINGCome si può leggere in questo grafico nei prossimi mesi l’inflazione potrebbe scendere decisamente, ma il prezzo dell’energia potrebbe risalire… E se lo farà allora le sorprese potrebbero proseguire, ma non soltanto in positivo!

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 14 – sabato 14/01/2023

Operazione in essere :

Venduto 5 micro gold fut feb 2023 a 1920 con stop loss inserito a 1930

GOLD FEB 23

Venerdì sera, in chiusura di settimana, la lettera N.13 ha venduto a 1920 in base all’ordine in essere sin da lu 9 gennaio, inserito contestualmente allo stop loss di 1930.

Lo stop loss non è ancora stato centrato, ma già sfiorato.

L’operazione è stata aperta con metà della dose abituale di questa lettera ( 5 micro futures x 10 usd x 1920 = 96.000 usd ) in quanto è contro trend.

Ricordiamo che GOLD, dopo la rottura del top di settembre 2022 a 1735 cash, ha percorso circa 180 usd con un solo pull back sulla rottura, senza offrire ingressi a basso rischio.

Questa lettera, avendo in cassa un utile derivante dalle prime due operazioni, può assumere l’elevato rischio di una operazione contro il trend ( che è indubitabilmente al rialzo ) accettando tuttavia uno stop loss piccolo, fino all’insignificante.

Il lettore si chiederà : perché vendere proprio a 1920 ? perché è l’unico prezzo che coincide con un top significativo, ma comunque, se lo stop loss di dimensione infima che mi sono concesso non verrà raggiunto, certamente la lettera meriterà un applauso perché avrebbe rischiato solo lo 0,50 % del capitale, che è come trovare un ago nel solito pagliaio.

Probabilmente lo stop loss verrà centrato e la vaccinazione prosegue.

Bisogna accettare tante piccole perdite, se si vuole poi cavalcare un trend lungo.

Caso mai non vi fosse lo stop loss, devo calcolare quanto il ns. fortissimo GOLD potrà ragionevolmente scendere, perché, dopo la rottura di 1735, quando decido una vendita, è solo per finanziare lo stop loss del prossimo acquisto, che si spera strategico.

Non ho illusioni sulla ampiezza della eventuale discesa.

Ritengo quasi impossibile un secondo pull back fino a 1735, sarebbe troppo comodo.

Appare possibile una discesa compresa tra il 25 % e il 38,2 % dell’ultima salita, che è ben in corso da 1614 cash a 1922 (registrato ieri ve 13.1.23 ) quindi circa 1850 – 1805

Quindi da lu 16 genn 2023 inserirò :

a) l’acquisto di 5 micro gold feb 2023 a 1930 USD per stop loss (molto probabile)
b) se lo stop loss non verrà colpito, inserirò un acquisto di 5 micro gold feb 2023 tra 1850 ( ritracciamento del 25 % della salita ancora in corso ) e 1805 ( 38,2 % della salita ) per chiudere la posizione in profitto

infine

c) un acquisto di altri 5 micro gold feb 2023 intorno a 1780 ( 50 % della citata salita ) per aprire una posizione al rialzo; per questa ultima, poco probabile, posizione è impossibile stabilire uno stop loss preciso, perché il prezzo è troppo lontano.

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BTP FUTURE MAR 23

Ora questo mercato non offre acquisti a basso rischio e non vedo le condizioni per vendere, quindi non mi interessa.

DOW JONES INDU – CASH

Nella N. 13 di sa 7 genn 2023 avevo scritto che la barra di ve 6 genn poteva essere la partenza di un movimento; certamente il mercato è salito di oltre 700 punti, ma ora mi attendo una pausa.

Anche su questo mercato mi interessano solo gli acquisti, fino a quando reggerà il minimo di dicembre 2022 pari a 32.573 DOW JONES CASH.

Poiché i prezzi del future marzo quasi coincidono con quelli del cash, inserirò :

un acquisto di 1 mini DOW JONES ( X 5 USD ) MAR 23 a 33.100 con stop loss 32.550.

Nei due grafici di DOW JONES allegati ho evidenziato in giallo il ve 6 gennaio e la grande barra di outside rialzista del 2-6 gennaio sul grafico settimanale.

 

Leonardo Bodini