LE BORSE CROLLERANNO?

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Le borse stanno gonfiando le valutazioni delle aziende quotate oltre ogni ragionevolezza? C’è una bolla speculativa che va avanti da Ottobre scorso nonostante il peggioramento delle condizioni economiche generali? Adesso siamo vicini al punto di rottura? A dirlo non sono gli analisti finanziari, né qualche nota ”cassandra”come Nuriel Roubini (che lo dice sempre), bensì DAN, cioè un software di intelligenza artificiale, nella versione “jailbreak” (cioè “sbloccata”) del famoso software ChatGPT che, subito dopo essere stato lanciato lo scorso 30 Novembre a San Francisco dalla società OpenAI di Sam Altman, sta scuotendo il mondo con le sue esternazioni senza freni!

 

LA DIVERGENZA DEI MERCATI

Più precisamente la data prevista da DAN per il crollo delle borse è il prossimo 15 Febbraio, cioè il giorno dopo la pubblicazione del nuovo dato sull’inflazione americana. In effetti una serie di fattori macroeconomici appaiono tendenzialmente negativi quali: il rallentamento dei prodotti interni lordi delle principali economie occidentali, il crescente livello di indebitamento dell’intero sistema, l’aggravarsi della situazione geopolitica globale, la prosecuzione dei rialzi dei tassi d’interesse e il calo dei profitti aziendali.

I fattori macro appena citati sono sempre più in contrasto con l’andamento super-ottimistico dei mercati finanziari dove la speculazione l’ha fatta da padrona anticipando tutti gli altri operatori del mercato con posizioni al rialzo sinanco eccessive. Ora, delle due l’una: o i fattori citati stanno falsamente preannunciando una recessione che invece non ci sarà oppure l’ottimismo dei mercati ha oramai le ore contate. E se anche il gioco delle aspettative dovesse rivolgersi contro, allora c’è da attendersi quantomeno una corsa alla chiusura delle posizioni speculative e un conseguente forte ribasso dei listini, che potrebbe fare largo nell’orientamento collettivo.

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L’OTTIMISMO È ESAGERATO…

Ma perché il mercato ha espresso sino ad oggi uno smisurato ottimismo? La narrativa principale riguarda l’andamento al ribasso dell’inflazione, dalla quale quasi tutto è derivato. Il rallentamento dell’economia globale sta sgonfiando i rialzi dei prezzi già da qualche mese e l’inflazione è apparsa in discesa tanto velocemente quanto era salita.

Se l’inflazione continuerà a scendere le banche centrali non potranno che prenderne atto prima possibile, fermando i rialzi dei tassi e creando le condizioni per un “atterraggio morbido” dell’economia e per una potenziale conferma delle attuali quotazioni azionarie, al momento tutte in stato di forte “ipercomprato”.

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Un altra ragione di ottimismo è proprio l’avvio dell’era dell’intelligenza artificiale, con tutto ciò che la rivoluzione tecnologica che seguirà potrà comportare per l’industria, i consumi e gli investimenti collegati. Non a caso sono tornati in grande spolvero i titoli azionari delle società che esprimono più tecnologia. È ormai un dato di fatto che indubbiamente aiuta ad essere ottimisti. Tutte le volte che in passato furono introdotte nuove tecnologie che comportavano un salto quantico con il passato le borse hanno sempre brindato al rialzo!

E poi c’è il dato sulla disoccupazione. Mai una recessione è arrivata con un mercato del lavoro così dinamico! Davvero gli economisti non sanno come interpretare l’attuale congiuntura.


Il problema però non sono i dati, bensì le aspettative. Se dovessero venire tradite una ripercussione sui listini azionari sarebbe quantomai probabile. E oggi, a poche ore dal nuovo dato sull’inflazione, la grande domanda è cosa succederà se la discesa dell’inflazione fosse già finita. Già perché forse proprio il prossimo rilevamento sull’andamento dell’inflazione potrà diventare l’ago della bilancia, quello che può mettere in crisi il sistema finanziario, con l’eventuale smentita delle attese iper-ottimistiche degli operatori di mercato.

…E LE BANCHE CENTRALI SONO SPESSO MALDESTRE

C’è inoltre la teorica possibilità che le cose vadano ancora peggio. E cioè che non soltanto l’inflazione mostri una resilienza a proseguire la discesa che spingerà le banche centrali a mantenere in programma ulteriori aumenti dei tassi d’interesse, ma anche che, contemporaneamente, le banche centrali occidentali non riescano a pilotare il cosiddetto “atterraggio morbido” (storicamente non ci sono riuscite quasi mai, anche perché per tornare a tagliare in fretta i tassi ci vuole forse troppo coraggio) e che invece provochino esse stesse una nuova recessione, pur in presenza di un’inflazione che non cala più. Sarebbe il massimo! E ovviamente le borse non potrebbero che reagire negativamente.

Altra variabile assai poco sotto controllo è l’andamento dei profitti aziendali delle società quotate in borsa: fino ad oggi hanno “tenuto” piuttosto bene anche grazie alla rincorsa dei consumi causata anche dal timore di dover pagare più caro nel prossimo futuro molti beni durevoli. Ma dalla primavera 2023 in avanti è ancora giustificato attendersi profitti che resteranno ancora una volta sui livelli più elevati della storia recente? Probabilmente no, ma questa si che è una variabile che oggi nessuno è in grado di prevedere correttame.

UNA TEMPESTA PERFETTA?

E’ chiaro dunque che nelle prossime giornate una serie di fattori, rimasti sostanzialmente stabili sino alla fine di Gennaio, potrebbero congiurare fra loro per creare una “tempesta perfetta” sui mercati: l’inflazione che smette di scendere, le banche centrali che, spaventate, proseguono i rialzi (o quantomeno non si fermano), i consumi che continuano a calare in funzione dei prezzi cresciuti oltre la capacità di spesa del cittadino medio… Persino gli investimenti, essenziali per le esportazioni europee e motore della crescita futura, potrebbero subire una battuta d’arresto se il “circuito della fiducia” dovesse interrompersi.

Ovviamente il condizionale è d’obbligo: l’inflazione invece potrebbe fornire segnali rassicuranti! Ma l’eccesso di speculazione al rialzo è difficile cancellarlo con un tratto di penna!

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

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N. 18 – Sabato 11 Febbraio 2023

Operazioni in essere :

venduti 5 micro gold apr 23 a 1960, ora con stop loss 1905 ( vendita eseguita merc 1 feb durante riunione FEDERAL RESERVE )

venduti 5 micro gold apr 23 a 1905, da chiudere al meglio appena apre il mercato al mattino di lunedi 13 feb 2023 ( vendita eseguita ve 3 feb )

GOLD APR 23

Nella settimana 6 – 10 feb GOLD ha dormito, ma comunque non ha centrato nemmeno lo stop loss basso ( 1905 ) e tanto meno quello alto ( 1940 )
Dopo questo piattume, la tentazione è di incassare tutto il profitto, che è veramente inconsueto.

Confesso che tale è lo sforzo di scrivere una lettera che “regga” per cinque gg di trading, che anche il profitto che sto conseguendo sul mio conto personale ha tratto un certo beneficio e forte è la tentazione di chiudere tutto e passare alla cassa.

Non si fa così.

Ritengo quindi di chiudere solo la metà posizione aperta a 1905 e mantenere aperta, con stop loss a 1905, la prima vendita, eseguita a 1960.

Ricordo ai lettori che la strada già percorsa in discesa è molta rispetto a spazi limitati ulteriori.

Mi piacerebbe scendere ancora fino al mio range preferito pari a 1840 – 1820 di future apr 2023 ( che corrisponde a 1825 – 1805 gold cash )

Vediamo se ci accontenta.

Ribadisco che comprerò per chiudere metà posizione (5 micro gold apr 2023) a qualsiasi prezzo aprirà GOLD lu 13 feb al mattino

BTP FUT MARZO 2023

Se non scende in zona 112 – 110, non mi interessa.

DOW JONES INDU CASH

Su questo mercato l’analisi sta diventando ancora più difficile.

Il mercato ha rotto la linea che avevo colorato di giallo, sfiorando anche il livello che mi occupava profondamente l’analisi, tanto che nella N. 17 di sab 4 feb 2023 avevo scritto :

……………..….”Valuterò durante la settimana 6 – 10 feb se inserire una vendita alla rottura del minimo della settimana scorsa ( 33550 circa di mar fut ), ma una simile operazione non può trovare spazio in una lettera che deve durare una settimana, senza possibilità di intervenire”

Il prezzo di 33550 è stato assaggiato e DOW JONES, visto l’abisso, è schizzato su nella stessa seduta.

Meditate su queste parole.

Resta da capire se il Mercato avrà la cortesia di riconquistare il segmento che ho colorato di giallo della linea che avevo tracciato sin nella N.11 di sab 10 dic 2022.

In tal caso proverò a vendere 1 mini DJ MAR FUT a 34100 – 34300 con stop loss a 34500.

Leonardo Bodini

 

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LE DIVERGENZE DELL’OCCIDENTE

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I tassi d’interesse aumentano, l’economia rallenta, l’inflazione cala (ma non troppo), l’indebitamento continua a crescere e la guerra Ucraina rischia di allargarsi. Eppure le borse vanno alla grande e i mercati finanziari brindano: che succede? Dipende soltanto dal fatto che l’inflazione ha iniziato a calare? No,non solo. E quest’ultima non è detto sia ancora vinta..!

 

GLI EFFETTI DELL’ECCESSO DI CONCENTRAZIONE DELLA RICCHEZZA

Fior di studi sula concentrazione della ricchezza in poche potentissime mani hanno dimostrato che è una minaccia per la democrazia e il sistema di mercato che l’ha prodotta. Il rischio è quello di una progressiva inefficacia della politica a favore di chi esercita un potere finanziario o oligopolistico, arrivando a controllare le sorti di migliaia di posti di lavoro, il sistema sanitario, le risorse energetiche, le scelte delle amministrazioni locali e sinanco quelle dei parlamenti nazionali.

LA COMPAGNIA HOLDING SPACiò che però in queste ultime settimane stiamo sperimentando appare come una fase “nuova” dell’era “post-capitalistica”, in cui i mercati e i loro grandi protagonisti stanno mostrando la capacità di farsi un baffo non soltanto delle politiche economiche e fiscali delle nazioni, ma persino delle politiche monetarie, rendendole di fatto poco efficaci. Questa “novità” potrebbe aiutare a spiegare i rialzi azionari e il morbidissimo impatto dell’inflazione e delle misure messe in campo per contrastarla sui profitti delle grandi multinazionali.

LA COMPAGNIA HOLDING SPASP500 Corporate Earnings 12/2022

LA DISCUTIBILE “MANFRINA” DELLE BANCHE CENTRALI

Le banche centrali alzano i tassi d’interesse ben sapendo che poco saranno efficaci per combattere l’inflazione perché l’origine di quest’ultima non è il surriscaldamento dei consumi o l’eccesso di investimenti, bensì la scarsità di offerta di materie prime ed energia. Provocano non poco patimento alle piccole imprese, ai privati, e ai lavoratori autonomi che devono sobbarcarsi una spesa aggiuntiva fingendo che il rialzo dei tassi ridurrà l’inflazione.

Quegli aumenti colpiscono poi anche il costo del debito pubblico. I governi devono perciò stanziare maggiori risorse per il servizio del debito, distraendole dalla previdenza sociale, dall’assistenza sanitaria e dal rinnovo delle infrastrutture.

LA COMPAGNIA HOLDING SPAMa il calo della domanda di beni e servizi dei privati e delle piccole imprese appare -per la prima volta nella storia economica- poco percettibile nelle statistiche, fino a mettere in discussione il concetto stesso di “recessione”. Le grandi imprese, la grande finanza, i grandi oligopoli dell’energia, della farmaceutica, delle tecnologie e del commercio elettronico, ne risentono tutto sommato piuttosto poco, a causa delle enormi risorse a loro disposizione per contrastare i venti avversi.

E LE BORSE BRINDANO…

I listini azionari delle borse valori dipendono molto più dall’andamento dei titoli principali per ammontare di capitalizzazione che non da quello generalizzato dell’economia reale che condiziona quasi esclusivamente i profitti e le prospettive delle imprese minori. Ed è probabilmente questo il motivo principale per cui le borse occidentali stanno correndo a gonfie vele proprio da Ottobre, in strana coincidenza tanto con il picco dell’inflazione quanto con l’acuirsi del conflitto ucraino. Oggi la borsa americana delle tecnologie (il NASDAQ) è cresciuto del 20% dall’inizio dell’anno!

E’ quasi come se coesistessero due diverse economie nell’ambito delle stesse nazioni: quella dei grandi oligopoli e dei grandissimi investitori finanziari (che trae persino giovamento dai rialzi dei prezzi delle risorse naturali e dal rialzo dei tassi) e quella di tutti gli altri (che ne soffre).

LA “DIVERGENZA” TRA GRANDI E PICCOLI OPERATORI ECONOMICI

Si è creata insomma una situazione che viene alimentata dalle stesse istituzioni pubbliche (a partire dalle banche centrali) per cui se i tassi salgono e i debiti pubblici peggiorano aumenta anche la divergenza tra le due categorie di operatori: quelli della prima categoria ci guadagnano e quelli della seconda ci rimettono.

Difficile affermare che il panorama economico occidentale, rarefatto e fortemente polarizzato sui pochi grandissimi operatori economici del terzo millennio, sia ancora il medesimo del capitalismo storico, i cui valori erano: la concorrenza perfetta, la libera circolazione delle idee e del sapere scientifico, l’intervento dei comitati antitrust, l’innovazione e il pionierismo. Sembra di parlare di concetti relativi ad un’altra era geologica e invece si riferiscono soltanto all’altro ieri!

IL RIARMO FAVORISCE L’INFLAZIONE

Oggi poi l’Occidente propone attraverso i suoi mezzi di informazione di massa una “crociata” contro Russia e Cina (oltre che tutti gli altri stati accusati di “amicizia” con Russia e Cina), ree di non aver piegato la loro politica a questa nuova forma di “oligo-capitalismo” che rischia di sfociare in una sorta di dittatura occulta e globale. In nome di questa grande mobilitazione l’Occidente corre al riarmo, “sanziona” chi esprime “divergenza” e talvolta chiude sinanco alla libera circolazione delle idee, delle persone e delle merci.

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Finanziare il riarmo tuttavia comporta scelte importanti: la spesa pubblica cresce a scapito del “welfare” e accresce il debito pubblico. Al tempo stesso contrasta gli effetti restrittivi della politica monetaria delle banche centrali. Cioè favorisce l’inflazione.

 

 

 

IL RISCHIO DI UNA “SECONDA ONDATA”

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E le statistiche dicono che l’inflazione non è ancora vinta. Tutt’altro! Anzi il rischio è quello di vederne una “seconda ondata”! Ci sono per ora pochi segnali ma preoccupano non poco: se la discesa dell’inflazione in Occidente fosse già terminata non solo le borse non potrebbero che scendere bruscamente, ma le banche centrali sarebbero costrette a reagire bruscamente provocando, stavolta sì, una vera e propria recessione! Uno di questi segnali è il prezzo del rame, salito di circa il 30% dai minimi di Ottobre. Il rame è considerato un “anticipatore” dell’andamento degli altri prezzi delle altre materie prime, di solito di tre mesi.

LA COMPAGNIA HOLDING SPAAltri segnali da non sottovalutare riguardano l’inflazione “core”, cioè quella che non tiene conto dei prezzi energetici ed alimentari, in lieve salita in quasi tutti i paesi europei, e soprattutto gli aumenti salariali. Particolarmente accentuati negli Stati Uniti d’America, anche in Europa stanno arrivando un po’ dappertutto, con il rischio che possano innestare una spirale dei prezzi (soprattutto dei servizi) che si autoalimenta. D’altra parte è da considerarsi quasi fisiologico che, dopo una prima ondata di rialzo dei prezzi, ce ne siano di successive, così come accade per le pandemie. Una serie di “fattori di trascinamento” dell’inflazione appaiono inevitabili.

FANNO BENE LE BANCHE CENTRALI?

Fanno bene allora le banche centrali ad annunciare altri rialzi? Probabilmente no, dal momento che i tassi più elevati assai poco incidono sulle vere cause, fatto salvo il caso in cui esse riusciranno a “scatenare” una seria recessione economica e un rialzo della disoccupazione, due che però avrebbero anche molti effetti collaterali, tutt’altro che desiderabili. Ad esempio abbasserebbero il gettito fiscale, provocando nuove tasse o di mettere a rischio la sostenibilità dei debiti pubblici). Non solo: eventuali disagi sociali porterebbero quasi automaticamente i governi ad aumentare la spesa per il “welfare” (cn un effetto opposto sull’inflazione), proprio quando meno potrebbero permettersela!

LA “DIVERGENZA” TRA POLITICHE MONETARIE E FISCALI

C’è una seconda divergenza al riguardo: se le politiche fiscali restano espansive (a causa dell’incremento della spesa pubblica che deve finanziare il riarmo e che cerca di contrastare i problemi sociali generati dall’inflazione) a poco serve stringere sulle politiche monetarie!

LA COMPAGNIA HOLDING SPASenza pretendere di possedere la verità, in quest’ottica apparirebbe più corretta una manovra delle banche centrali coordinata con i governi per restringere la liquidità in circolazione senza alzare i tassi, onde riuscire a correggere i prezzi di materie prime ed energia, con la finalità di toccare le vere cause dell’inflazione degli altri prezzi ed evitare che il rialzo dei tassi provochi conseguenze spiacevoli.

Ma il rialzo dei tassi d’interesse (soprattutto se dovesse sortire un rialzo di quelli reali, cioè quelli al netto dell’inflazione) appare un toccasana per i bilanci di banche, finanziarie e holding di partecipazione. Con tassi reali più elevati le rendite finanziarie crescono, a scapito dell’industria e del commercio. Si può comprendere dunque che ci sono forti interessi in ballo!

COSA SUCCEDERÀ

Prima di lanciarsi nelle previsioni occorre ricordare l’andamento ciclico di quasi tutte le variabili economiche e finanziarie: è probabile che le borse non proseguano troppo a lungo nella risalita di cui hanno goduto negli ultimi mesi dal momento che l’economia globale rallenta, lievemente ma inesorabilmente. È inoltre possibile che l’inflazione arrivi a “rimbalzare”, seppur di poco, spingendo le banche centrali a ulteriori rialzi dei tassi, peraltro già ampiamente annunciati!

Tuttavia se il conflitto ucraino non si allargherà e se non si creerà un secondo fronte di scontro a Taiwan o in generale con la Cina, allora è possibile che il prezzo del petrolio e del gas continuerà a scendere, con un benefico effetto sull’economia mondiale e sull’inflazione dei prezzi. Ciò potrebbe permettere alle banche centrali di interrompere i rialzi dei tassi anche in presenza di piccoli rialzi dell’inflazione “core”. Il che darebbe manforte alle borse per toccare nuovi massimi.

LO SCENARIO PIÙ PROBABILE

Quello appena descritto non è tuttavia lo scenario più probabile. Il consenso di mercato attribuisce la probabilità più elevata ad una “lieve” recessione, forse confinata alle sole economie occidentali, che deprimerà la dinamica dei prezzi ma che scatenerà anche molta incertezza sui mercati finanziari, soprattutto se accompagnata da nuovi attacchi da entrambi i fronti in Ucraina. Provocando una discesa moderata delle borse.

E in tal caso gli scenari possibili sono almeno due: se i prossimi scontri in Ucraina saranno brevi ma intensi e lasceranno spazio a nuove trattative per la pace, l’effetto negativo sarà contenuto.

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Auspicando infine che l’ultimo scenario abbia la minima probabilità di verificarsi, c’è invece la teorica possibilità che gli scontri prossimi venturi siano pesanti e non consentano di “aprire” ad alcuna soluzione diplomatica. Anzi, se anche nei confronti della Cina dovessero aumentare le tensioni, allora l’inflazione potrebbe riprendere la sua corsa anche a causa dell’accresciuta necessità di materie prime ed energia, che porterebbe a rialzi dei prezzi in breve tempo generalizzati. In tutto il mondo forse. Con buona pace per il buonsenso!

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 17 – sabato 4 febbraio 2023

Operazioni in essere :

venduti 5 micro gold apr 23 a 1960, ora con stop loss 1940 ( vendita eseguita merc 1 feb durante riunione FEDERAL RESERVE )

venduti 5 micro gold apr23 a 1905, ora con stop loss 1905 ( vendita eseguita ve 3 feb )

Premessa :

la settimana da lu 30 gennaio a ven 3 febbraio ha dato a questa lettera un utile molto elevato, poco usuale.

Se si considera inoltre l’utile percentuale realizzato dal 1 ottobre ad oggi, qualche trader penserebbe di aver già “fatto l’anno”.

Senza farsi prendere dall’euforia, che combatto con ogni mezzo, proveremo a vivere altre settimane simili.

GOLD APR 23

Troppo bello, si tratta anche di fortuna.

Dopo due stop loss consecutivi, costati usd 1270 il 1 dic 2022 e usd 500 il 19 gennaio 2023, la vendita in forza eseguita dalla lettera N.16 a 1960 durante il discorso di Jerome Powell, con successiva salita a 1975,20 senza colpire lo stop loss di 1980, ci ripaga dello sforzo.

Vendere una terza volta dichiaratamente contro trend non è da consigliare a nessuno, ma ho affrontato il rischio per una serie di coincidenze, tra le quali, nella lettera precedente, avevo citato la presenza di un ciclo di 13 settimane dall’ultimo minimo, uguale ai due precedenti, ma dal quale era partito il violento rialzo.

L’enorme outside ribassista dell’ultima settimana è un compenso persino eccessivo anche per tale caparbietà.

Chiacchere a parte, ora la doppia vendita del gold ha un utile solo potenziale, perché la vendita eseguita a 1960 offre un margine di sicurezza, mentre la seconda vendita a 1905 appare a rischio di tornare in perdita, data l’ampiezza del ribasso e la conseguente probabilità di rimbalzi, anche ben oltre il prezzo di ingresso.

Se rileggete la N.16 di sa 28 gen, troverete la condizione per inserire la seconda vendita – avevo scritto :

“Solo se venisse eseguita la vendita e poi GOLD scendesse prima di stoppare, inserirei un secondo ordine di vendita di altri 5 apr fut micro gold a 1905 stop per provare una discesa fino a 1840 – 1820 fut ( 1823 – 1803 gold cash )”

Così, fortunatamente, è avvenuto.

Poiché abitualmente sacrifico i guadagni per non subire perdite, la seconda vendita avrà da lu 6 feb uno stop loss in pari a 1905, mentre rischierò di perdere gran parte dell’utile ora in essere sulla vendita a 1960, inserendo uno stop loss molto ampio a 1940.

L’obiettivo di queste vendite appare intorno a 1800 – 1820 gold cash ( 15 usd in più per gold aprile sul quale è in essere il trade )

Difficile scendere oltre, al primo tentativo.

Di conseguenza la strada già percorsa in discesa è molta rispetto a spazi limitati ulteriori.

BTP FUT MARZO 2023

Solo nell’area 111 – 110 si potrebbe acquistare con stop loss a 108,36 bottom del future marzo 2023, ma il prezzo è lontano e non inserirò alcun ordine. Non merita altre righe.

DOW JONES INDU CASH

La lettera N. 16 proponeva da lu 30.1.23 lo stop loss a 33.850, che è stato centrato già nella mattina di lunedì, registrando un utile di ( 33850 – 33100 = 750 punti ) x 5 usd = 3750 usd.

Sono molto contento.

Resta da capire cosa succederà se il Mercato si appoggerà una seconda volta sul segmento che ho colorato di giallo della linea che avevo tracciato sin nella N.11 di sab 10 dic 2022.

Quella linea ha caratteristiche per le quali può reggere anche due o tre volte, ma il comportamento del DOW JONES nel delineare un possibile doppio massimo in zona 34350 cash ( + 100 per il contratto mar 2023 ) statisticamente concede poco tempo per trovare sostegno nella zona gialla; se non riuscirà a chiudere almeno un giorno sopra 34500 fut, DOW JONES potrebbe fallire l’appoggio e scendere, anche di molto.

Inserirò per la settimana che inizierà lu 6 feb un acquisto di un mini contratto in rottura di 34.500 – top di gennaio, per riaprire la posizione.

Lo stop loss sarà il minimo registrato nella giornata in cui viene eseguito l’acquisto.

Valuterò durante la settimana 6 – 10 feb se inserire una vendita alla rottura del minimo della settimana scorsa ( 33550 circa di mar fut ), ma una simile operazione non può trovare spazio in una lettera che deve durare una settimana, senza possibilità di intervenire.

Felice dell’utile incassato sul DOW JONES e del profitto potenziale su GOLD, penserò come consolidarlo, senza fretta di chiudere.

Leonardo Bodini