ORA IL RISCHIO È “CREDIT CRUNCH”

LA COMPAGNIA HOLDING SPA
Se le borse brindano, i mercati applaudono e i banchieri centrali fanno ancora finta di fare il muso duro ma in realtà cercano soltanto di non perdere la faccia, è perché le notizie macroeconomiche delle ultime settimane appaiono piuttosto positive. L’inflazione cala mentre l’economia mondiale -contro tutti i pronostici- cresce ugualmente, seppur meno dello scorso anno. Altra sorpresa è la domanda di lavoro, che appare ancora frizzante nonostante molti licenziamenti, chiusure aziendali, fallimenti e ristrutturazioni. Insomma nonostante tutto la gente continua a spendere e investire, seppure in tono minore, in tutto l’Occidente. E questa -per assurdo- è una brutta notizia per i banchieri centrali perché significa che dovranno rimanere ancora in guardia sul fronte della lotta all’inflazione.

 

Ma l’inflazione, oramai lo sanno anche i bambini, non si è abbattuta come una scure sulla gente a causa dell’eccesso collettivo di consumi, bensì per fattori obbligati (la ripresa della domanda di beni e servizi dopo il lockdown ) e fattori totalmente discrezionali, quali la necessità di transizione energetica e il conseguente maggior costo dell’energia, i rincari delle materie prime e la scarsità di semilavorati. Ora che da alcuni mesi (più esattamente da Ottobre) i relativi prezzi hanno iniziato a flettere, gli operatori economici hanno riacquistato ottimismo.

ORA IL RISCHIO È “CREDIT CRUNCH”
IL DEBITO GLOBALE CONTINUA A CRESCERE

Ma c’è un dato che preoccupa un po’ tutti gli osservatori: la crescita spaventosa del debito (pubblico e privato) in giro per il mondo. Di per sé il dato potrebbe non essere del tutto negativo, dal momento che se c’è un soldo di debito esiste da qualche altra parte del mondo il medesimo soldo di credito, cioè qualcuno ha prestato quel denaro e lo riattende indietro. Il credito è inoltre un formidabile moltiplicatore della moneta circolante, dal momento che con il credito la moneta appare nella disponibilità (futura) tanto di chi dovrà riaverla, quanto in quella (attuale) di chi la riceve. E con quella moneta prestata si possono realizzare investimenti in grado di generare crescita economica e dunque reddito e ricchezza.

Ma i timori di un’inflazione fuori controllo hanno spinto le banche centrali a “stringere” la politica monetaria, cioè a ridurre la liquidità in circolazione e rialzare i tassi d’interesse, anche perché -con l’inflazione -i rendimenti finanziari in termini reali erano scesi sotto zero. E c’è un dato che -quando salgono i saggi d’interesse- va osservato con molta attenzione anche perché la sua misurazione è tutt’altro che banale: la sostenibilità del debito. Meno il debito è sostenibile e più danni può generare il suo ampliamento. Più lo è invece e meglio si trova l’economia di chi lo utilizza per investire nel futuro.

Indubbiamente con l’aumento dei tassi d’interesse la sostenibilità del debito rischia di venire compromessa, poiché cresce il saggio di rendimento da pagare e di conseguenza il costo di quel debito. Se sale troppo arriva ad azzerare il beneficio di averlo ricevuto come finanziamento. La domanda di case e beni di consumo durevole ad esempio è molto sensibile all’aumento del costo del loro finanziamento perché entra nel loro costo complessivo. Se i tassi continuano a crescere i mutui e il credito al consumo costano più cari e la gente frena la spesa perché teme di non farcela.

LA SOSTENIBILITÀ DEL DEBITO SI RIDUCE

Presumibilmente dunque la sostenibilità del debito (per una nazione, un’azienda o un individuo) scende al crescere del suo costo. Così come scendono i consumi al crescere del costo per interessi. In definitiva se l’ammontare del debito non è necessariamente un problema per l’economia mondiale, qualora essa si accompagni ad una decisa crescita del suo costo, il problema lo crea eccome, dal momento che, quando sale il costo del credito :

  • la spesa per impianti e macchinari tende a ridursi,
  • i consumi possono calare in termini reali
  • le scorte possono assottigliarsi perché detenerle costa di più
  • la liquidità complessiva può restringersi anche se aumenta la velocità di circolazione della moneta, perché il credito costa più caro e tutti cercano di scambiarla con beni il cui valore reale potrà preservarsi meglio nel tempo.

La sorpresa delle scorse settimane (il mancato raffreddamento dell’economia in Occidente) ha generato ottimismo e nuova fiducia nelle borse. Ma evidentemente la ripresa economica post-pandemica è stata tale da controbilanciare l’effetto-povertà generato dal rialzo dei prezzi. I sussidi pubblici hanno fatto il resto, così come la corsa ad accaparrarsi beni e servizi prima di vederne salire il costo. Ma può chiamarsi tutto questo sviluppo economico?

LA CRESCITA ECONOMICA È SOSTENIBILE ?

Bisogna infatti distinguere l’aspetto contingenziale della crescita economica (cioè quello che non dura) dall’aspetto strutturale (cioè i motivi per i quali lo sviluppo appare destinato a durare per tempo). Il rischio per gli osservatori è che abbia prevalso parecchio il primo, scarseggiando il secondo. E che dunque nei prossimi mesi probabilmente l’economia globale continuerà a correre (anche a causa dello sviluppo economico dei paesi emergenti), ma meno di prima.

LA COMPAGNIA HOLDING SPA
Ora, se coniughiamo il maggior rischio di sostenibilità del debito con la possibilità che consumi e investimenti continuino a ridursi, anche a causa del rialzo dei tassi d’interesse, le probabilità di una progressiva frenata dell’economia aumentano, e al tempo stesso si riduce la liquidità in circolazione, dunque anche la disponibilità di credito. Le banche hanno -giustamente- timore di insoluti, ma è un meccanismo che si avvita perché questi si generano anche a causa del maggior costo del denaro.

LA COMPAGNIA HOLDING SPA
In un mondo perfetto a tale rischio dovrebbe contrapporsi -per tempo- qualche organismo collettivo che a a cuore il benessere delle nazioni, fornendo risorse perché l’economia non collassi sotto il peso del debito e a causa della minor disponibilità finanziaria. Ma le banche centrali hanno ancora in animo la volontà di “stringere” ancora la politica monetaria, per eradicare l’inflazione. Storicamente (e deprecabilmente) ciò è stato fatto (soprattutto in America) a scapito del benessere economico, cioè scatenando una recessione.

OGGI C’È PIÙ BISOGNO DI FINANZA

Oggi tuttavia il mondo occidentale ha più bisogno che mai di abbondanza di risorse finanziarie per continuare a investire, finanziare i consumi durevoli, rinnovare le abitazioni e adeguare le tecnologie datate. E sopporta già il fardello del molto debito accumulato con la pandemia e la guerra. Non solo: la corsa al riarmo degli ultimi mesi genera altri forti esborsi, quasi tutti rigorosamente finanziati con nuovo debito, dal momento che non esistono quasi più nazioni con avanzi monetari. La spesa militare può generare ricerca tecnologica e crescita economica, ma se queste vengono finanziate tutte a debito il problema che si crea appare ben più grande dello stimolo allo sviluppo industriale.

E se il debito costerà sempre più caro e non sarà di conseguenza sostenibile molte imprese salteranno in aria e ciò può alimentare una recessione o un lungo periodo di stagnazione. Che potrebbe fare molto male all’economia moderna, ben più che negli anni passati. Come conciliare dunque l’esigenza di domare l’inflazione con quella di sostenere l’economia, se non evitando eccessi di rialzo dei tassi?

LA COMPAGNIA HOLDING SPA
COSA NE DISCENDE

Nessuno ha la risposta magica a tale domanda esiziale, ma qualche considerazione di buon senso occorre comunque farla:

  • quando il credito scarseggia vince sempre chi genera più cassa oppure ha più capitale, anche se la redditività in termini reali di quest’ultimo non può che assottigliarsi
  • quando i debiti pubblici appaiono meno sostenibili e il gettito fiscale tende a declinare, si determina un’accelerazione degli eventi dal momento che soltanto le innovazioni e lo sviluppo demografico possono controbilanciare la domanda calante
  • quando i tassi d’interesse salgono e -contemporaneamente- i listini azionari crescono di valore è la finanza a guadagnare a scapito dell’industria e del lavoro. E solitamente questo non è sostenibile nel lungo periodo, dunque comporta un impoverimento collettivo e il rischio di qualche scossone sui mercati
  • e mentre tutto ciò succede tornano prepotentemente alla ribalta la scienza, le nuove tecnologie, i tagli dei costi e l’automazione industriale, quali ovvi antidoti al saggio marginale decrescente di profitti e alla stagnazione dei consumi.

PREVEDIBILI CONSEGUENZE

Dunque è possibile che il prosieguo del “soft landing” dell’economia (come lo chiamano in Inglese) potrà vedere un’economia ancora abbastanza in salute, ma al tempo stesso è assai probabile che vedremo:

  • frenare le materie prime, l’energia e l’edilizia,
  • i servizi e i consumi discrezionali che si riducono
  • le tecnologie che tornano a dominare la scena
  • il private equity avrà buon gioco nello smembrare le aziende per ricombinarle con maggior efficienza
  • le banche ridurranno le erogazioni di credito
  • molte piccole imprese, di conseguenza, chiuderanno, o saranno cedute o si aggregheranno.

E tornerà alla ribalta la corsa ad accaparrarsi capitali di rischio, che in uno scenario di “credit crunch” saranno ovviamente molto più ambìti. Venture Capital, Private Equity, Private Debt e Borsa compresi. Sarà il trionfo delle banche, delle Fintech e degli Intermediari finanziari, sinché dura però!

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

LA COMPAGNIA HOLDING SPA

N. 16 – sabato 28 gennaio 2023

Operazione in essere :

comperato giovedì 19 gennaio 1 mini Dow Jones mar 23 a 33.100

Il Dow Jones cortesemente vorrebbe restituirmi con gli interessi quanto investito nel secondo stop loss subito su GOLD.

Ringrazio e proseguo questo lavoro di penna.

GOLD APR 23

Da oggi lavorerò sul fut apr 2023 che , al momento in cui scrivo, vale 17 usd oltre GOLD CASH, sul cui grafico eseguo l’analisi.

Anche dopo lo stop loss a 1930, GOLD non ha accelerato con evidenza, ma, dopo il ven 20 gennaio, anche ve 27.1 continua a chiudere sopra 1919, che rappresenta la parte alta del mio range di vendita ( ricorderete 1872 – 1919 ) e quindi, ancora una volta, si dimostra molto forte.

La settimana che inizia lu 30.1.2023 è la tredicesima dall’ultimo minimo a 1616 ( livello fondamentale, in quanto assaggiato 3 volte ) dal quale GOLD è salito con violenza, senza dare occasioni di ingresso a rischio contenuto, salvo una volta a fine nov. 2022, con pull back sul top di sett 2022 ( 1735 cash )

Si tratta di un quarto di anno e quindi osserverò con speciale attenzione il comportamento di GOLD nelle 5 sedute.

Da fine novembre ad ora qualsiasi tentativo di short avrebbe subìto stop loss quasi istantaneo, quindi, con scarso entusiasmo, potrei valutare un terzo tentativo di ribasso, al solo fine di accumulare un profitto da reinvestire al più presto quale stop loss di un successivo acquisto.

Inserirò un ordine di vendita di 5 apr fut micro gold a 1960 con stop loss 1980, assumendo un rischio di 1000 usd.

Solo se venisse eseguita la vendita e poi GOLD scendesse prima di stoppare, inserirei un secondo ordine di vendita di altri 5 apr fut micro gold a 1905 stop per provare una discesa fino a 1840 – 1820 fut ( 1823 – 1803 gold cash )

E’ una strategia complessa e contro trend, quindi quasi ingestibile per una lettera che deve durare una settimana, per l’impossibilità di intervenire quotidianamente secondo la dinamica di mercato.

Mi cimento ugualmente, per provare lo stato di forma, in attesa di tempi che temo interessanti.

BTP FUT MARZO 2023

Attualmente non consente acquisti a basso rischio e non sono interessato a venderlo.

Solo nell’area 111 – 110 si potrebbe acquistare con stop loss a 108,36 bottom del future marzo 2023, ma il prezzo è lontano e non inserirò alcun ordine.

DOW JONES INDU CASH

Alzo da lu 30.1.23 lo stop loss a 33.850, per difendere una grande parte del profitto in essere.

Normalmente inserirei uno stop – loss molto più basso, intorno al pareggio ( 33.100 ) rischiando tutto il profitto, pur di cercare di restare nel trend, che già da giorni giudico al rialzo.

Ora invece mi attendo che questa salita possa fermarsi e far assaggiare una seconda volta il segmento che ho colorato di giallo della linea che avevo tracciato sin nella N.11 di sab 10 dic 2022.

Attribuisco alla settimana 16 – 20 gennaio un discreto significato dal punto di vista ciclico ed attendo con particolare attenzione l’uscita dal top di circa 34.500, non ancora verificatasi.

Quindi inserirò :

lo stop loss a 33.850 di 1 MARCH DJ MINI FUT per l’acquisto in essere.

Inserirò per la settimana che inizierà lu 30 gennaio un acquisto di un secondo mini contratto in rottura di 34.500 – top di gennaio, per raddoppiare la posizione, ma, anche se il prezzo è molto più vicino rispetto a 7 gg fa, mi pare prematura una rottura.

Nel caso in cui venga azionato lo stop loss a 33.850 fut, inserirò l’acquisto di 1 march DJ mini fut a 33.400 con stop loss a 33.000.

Lettera molto pesante da scrivere e, temo, da leggere.

Leonardo Bodini

LA COMPAGNIA HOLDING SPA

LA COMPAGNIA HOLDING SPA

LA COMPAGNIA HOLDING SPA

LA COMPAGNIA HOLDING SPA

 




NIENTE RECESSIONE!

LA COMPAGNIA HOLDING SPA
Come andrà l’anno appena iniziato? Male grazie, anzi, forse no! È questa la sintesi estrema dei ragionamenti emersi nel corso del World Economic Forum, a Davos, dove i grandi protagonisti dell’industria sono andati più che altro per cercare di comprendere riservatamente come profittare della congiuntura attuale. Ma qualche indicazione per analizzarla e interpretarla pubblicamente è emersa. E lo scenario appare teso, ma al tempo stesso in apparente equilibrio…

 

LA COMPAGNIA HOLDING SPA
UNA SITUAZIONE CONTRADDITTORIA

Che la situazione generale sia fortemente contraddittoria era chiaro a tutti, ma che addirittura si potesse respirare una boccata di ottimismo non era affatto scontato. Ad esempio, le banche centrali: pur continuando a dichiarare che non intendano tornare presto ad allentare la politica monetaria (e dunque che i rialzi dei tassi delle principali banche centrali occidentali probabilmente proseguiranno, quantomeno per un po’ di tempo ancora), iniziano a prendere atto di ciò che al resto dell’umanità è oramai palese: che la fiammata inflazionistica al momento è in ritirata.

Ma le cattive notizie non finiscono qui: se i tassi saliranno ancora le economie dell’Europa e degli Stati Uniti d’America non potranno brillare, perché dovranno sostenere l’onere di maggiori saggi di interesse. E se i debiti pubblici continuano a crescere, con i tassi più alti si dovranno imporre maggiori tasse. Europa e America, in particolare, appaiono destinate a passare i prossimi mesi a chiedersi se la recessione arriverà davvero, dal momento che non soltanto dovranno gestire il crescente onere finanziario, ma si trovano in una situazione geopolitica insidiosa.

LA COMPAGNIA HOLDING SPAAnche in funzione di tali cautele, molte imprese stanno di conseguenza riducendo il personale e rinviando gli investimenti programmati, provocando (ma solo entro certi limiti) ciò che in scienza economica viene definita ”autorealizzazione delle aspettative”.

 

MA I PROFITTI SEMBRANO CONTINUARE

In realtà però le imprese fanno al tempo stesso efficienza, tagliando i costi, e così possono continuare a fare profitti. Infatti dopo un primo mese dell’anno passato ad esaminare le statistiche, in America (ma anche in Europa) per la prima parte del 2023 più che di recessione sembra lecito attendersi al massimo una stagnazione dei consumi, un obiettivo peraltro corrispondente all’interesse politico dell’attuale presidente Biden: quello di soffocare il più possibile l’inflazione e mantenere compresse le attese di sviluppo economico nel corso di questo anno per partire meglio possibile nel 2024, anno in cui il partito democratico rischia di giocarsi il tutto per tutto perché lo sanno anche le pietre che il suo primo quadriennio è apparso a molti insoddisfacente.

Per il candidato ad altri quattro anni al Campidoglio americano la speranza sembra pertanto quella di comprimere il 2023 ritrovarsi un 2024 in crescita e con l’inflazione riportata in basso, per poter ribaltare i pronostici che lo vedono al momento molto in bilico.

MA LE BORSE AVANZANO

Le borse -pur con qualche sussulto- da Novembre ad oggi hanno continuato invece ad avanzare, dal momento che si aspettano che ancora una volta la Federal Reserve Bank of America possa ritrovarsi ad aver torto e per di più in una posizione molto scomoda, a combattere cioè in retroguardia un’inflazione scesa di più e più velocemente del previsto.

LA COMPAGNIA HOLDING SPA
E dunque chi investe si aspetta che FED e BCE debbano presto prendere atto di non poter continuare a rispettare il copione appena annunciato, dal momento che apparirebbero come la palla al piede del sistema finanziario.

Un sistema già particolarmente fragile da altri punti di vista (il forte deficit del bilancio pubblico, l’elevato indebitamento della popolazione, il dollaro in discesa nonostante i rialzi dei tassi, eccetera eccetera…).

LA COMPAGNIA HOLDING SPA
l’andamento delindice generale delle borse mondiali MSCI World, dove si può vedere un deciso movimento rialzista che parte addirittura da Ottobre e che, dopo una pausa intorno a fine anno, sembra aver ripreso la sua corsa

Dunque hanno ragione le borse? Apparentemente si, ma la vera partita che può avere forte impatto sull’economia ha invece un esito molto incerto, ed è quella della geopolitica, che ancora oggi (e speriamo ancora per poco nella storia) ha e avrà un ripercussioni sul costo dell’energia, a sua volta il principale responsabile della propagazione dei rialzi dei prezzi nel mondo, e di conseguenza dell’inflazione.

GLI SCENARI GEOPOLITICI INCOMBONO

Gli scenari geopolitici da analizzare sono molteplici, a partire da cosa aspettarsi da parte del grande convitato di pietra tanto del vertice di Davos quanto dell’ultimo vertice Nato: la Cina.

LA COMPAGNIA HOLDING SPAL’ex celeste impero ha fino ad oggi spiazzato tutti per aver esibito un governo che, nonostante venga dipinto dai media occidentali come unipersonale (nella figura di uno Xi Jimping dispotico e scollegato dalla realtà), ha agito con grandissima tempestività e determinazione, dapprima nel riuscire a contenere con misure draconiane la pandemia, negli ultimi mesi ancora insidiosa (grazie all’ultima variante del virus: l’XBB.1.5, detto anche “kraken”, apparentemente meno pericolosa ma molto più resistente ai vaccini e al tempo stesso estremamente capace di propagarsi) e poi a riaprire le frontiere prima di quando ci si potesse attendere, determinando le precondizioni per un deciso ”rimbalzo” dell’economia.

LA CINA SI SMARCA E CRESCE

La Cina si aspetta nell’anno in corso uno sviluppo economico dal 5% al 6% al netto dell’inflazione, che lì appare decisamente più bassa che da noi. Probabilmente le statistiche ufficiali sono “da interpretare” più che da digerire inopinatamente, ma resta il fatto che le prospettive cinesi possono portare la domanda di energia a crescere corrispondentemente, con il rischio che i prezzi di gas e petrolio possano subire una risalita.

LA COMPAGNIA HOLDING SPA
Scriviamo di rischio e non di certezza dal momento che le esportazioni russe di materie prime energetiche da un anno a questa parte sono andate quasi solo ad est del mondo, determinando un estremo vantaggio (anche di costo) per Cina e India. Dunque anche loro, come l’America, hanno tratto vantaggio dalla guerra. E’ possibile dunque che un‘accresciuta domanda di energia proveniente da Est venga quasi tutta soddisfatta dall’incremento dì esportazioni russe e mediorientali, calmierandone di fatto le quotazioni.

Non soltanto: Cina e India stanno oramai pagando le forniture principalmente in Renminbi, la divisa valutaria cinese, spiazzando cioè il Dollaro Americano dal suo ruolo di principale valuta di conto per le transazioni commerciali. Anche questo fa calare le quotazioni del biglietto verde!

LA COMPAGNIA HOLDING SPA
E se l’economia della Cina corre proprio quando quella americana prende invece fiato, ecco che l’Europa, superato lo shock iniziale delle quotazioni energetiche impazzite e della scarsa disponibilità di forniture, inizia a guardare con più fiducia all’anno in corso, dal momento che le sue esportazioni potrebbero beneficiarne. Resta la palla al piede degli onerosissimi supporti da fornire all’Ucraina e, soprattutto, resta l’incertezza dovuta al rischio che l’intera Eurozona possa venire risucchiata dal conflitto, che invece al momento tutti prevedono placarsi presto.

I RISCHI DI UNA GUERRA MONDIALE

Ed è qui che i mercati finanziari potrebbero non avere del tutto ragione ad essere ottimisti: il conflitto ucraino sta lentamente trasformandosi in una pesante guerra di logoramento ai danni della Russia, dove però l’altro contendente non è solo l’Ucraina, bensì l’intero Occidente. Se i paesi NATO dovessero andare avanti a lungo a finanziare l’Ucraina senza porle alcuna condizione di sedersi al tavolo della pace, allora la guerra potrebbe durare per tutto il 2023 e forse anche ben oltre, con il rischio di estendersi alla Federazione Russa, ma anche all’Europa orientale stessa.

E che possa prendere questa piega lo testimoniano le pressioni americane nei confronti dei paesi europei a fornire mezzi bellici che vanno ben oltre la semplice difesa del territorio ucraino (tant’è vero che Mosca sta correndo a piazzare nuove batterie di sistemi antimissile perché si attende un incremento di attacchi all’interno del suo territorio) e dall’altra parte lo rivelano i supporti indiretti cinesi al conflitto, al momento mascherati da forniture di missili nord-coreani. Una vera polveriera! Voluta dagli americani ma di cui l’opinione pubblica europea è consapevole solo parzialmente.

LA COMPAGNIA HOLDING SPA
Non solo: la Cina non ha mai davvero abbassato la guardia sulla questione di Taiwan, sia per non perdere la faccia, ma anche perché la NATO pare aver piazzato nell’isola numerose nuove testate balistiche di lungo raggio, capaci cioè di colpire Pechino. E tutti ricordano cos’ha combinato l’America quando si era ritrovata ai suoi confini i missili sovietici su Cuba! Un’estensione delle ostilità Oriente-Occidente al mar meridionale cinese porterebbe davvero in alto il rischio di una terza guerra mondiale! E i mercati finanziari non poterebbero non risentirne.

Per fortuna si tratta soltanto di scenari possibili, non di certezze, cui fa riscontro un ottimismo pragmatico piuttosto diffuso su quasi tutte le piazze finanziarie del mondo, in particolare su quelle dei principali paesi emergenti, che si candidano ad essere le vere protagoniste del prosieguo dell’anno.

LA DEMOGRAFIA AIUTA GLI EMERGENTI

In particolare le migliori prospettive paiono quelle di India e Cina, la prima per la migliore performance demografica attesa nel prossimo decennio (e il P.I.L. è il prodotto del numero di lavoratori moltiplicato la loro produttività): già oggi l’India ha raggiunto il numero di abitanti della Cina ma ha un’ invecchiamento minore e dunque pare proiettata ad essere a breve il paese più popoloso del mondo.

nei due grafici le curve di invecchiamento della popolazione di Cina e India, dove si vede chiaramente che la Cina sembra essere arrivata alla sommità, mentre l’India no

Quest’ultima invece per la sua crescita economica attesa nell’anno in corso dopo la riapertura dei confini e la ripresa dell’edilizia. Una crescita che dovrebbe riflettersi soprattutto in una ripresa dei consumi e in una nuova fase di investimenti nelle nuove tecnologie, per arrivare a competere con gli USA anche da questo punto di vista. E un certo numero di investimenti saranno esportazioni europee.

Dunque è lecito essere ottimisti per l’economia del 2023? Probabilmente a livello globale si, ma forse anche se parliamo del ”vecchio continente”, nonostante il rallentamento dovuto al peso dell’inflazione e al costante invecchiamento della popolazione che frenano i consumi. Eppure le recenti notizie sul fronte dell’andamento dei profitti aziendali tendono a sgomberare ogni dubbio: le aziende europee sembrano generare margini non soltanto nel 2022 ma -con buona probabilità- anche nell’anno in corso, come ad esempio si può leggere dai grafici qui riportati relativi alla Borsa italiana.

LA COMPAGNIA HOLDING SPA
Insomma, grazie alle nuove locomotive dell’economia globale (la Cina, l’India e gli altri paesi dell’estremo oriente) neanche quest’anno dovremmo vedere la recessione. Lo confermano a Davos la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, oltre che i principali banchieri centrali del pianeta e la notizia non è di poco conto!

E se i profitti aziendali non scenderanno e i tassi non saliranno allora per i listini delle borse esiste la teorica possibilità che continuino a salire, soprattutto nei comparti più tradizionali. Chi sembra ancora in ambasce sono i comparti industriali legati ai consumi, perché il rischio che la disoccupazione torni a mordere spinge alla prudenza riguardo alle spese non di prima necessità.

LA COMPAGNIA HOLDING SPA
il differenziale di crescita economica tra paesi emergenti e USA (in blu e scala di sinistra) raffrontato all’andamento del cambio del Dollaro (in grigio, scala di destra). Come si può vedere nell’ultimo anno gli andamenti si sono disaccoppiati


IL COSTO DELL’ENERGIA

Una riflessione a parte va poi fatta sull’energia e sul suo costo, apparentemente destinato a crescere se ci sarà un risveglio anticipato dell’economia globale. Non solo: la necessità di tenere duro sotto il profilo della sostenibilità ambientale tornerà di attualità e anche questo fattore (oltre alla guerra che non si placa) dovrebbe contribuire a evitare che l’energia torni a buon mercato. Ma al tempo stesso non è improbabile una ulteriore frenata del cambio del Dollaro, cosa che potrebbe ulteriormente addolcire eventuali rincari. Dunque con un po’ di fortuna oggi molte preoccupazioni appaiono sfumare in una sorta di calma apparente.

Siamo perciò nell’era “riccioli d’oro” (della bambolina cioè che è felice nelle situazioni intermedie)? Sembrerebbe di sì, ma solo in apparenza. Con le spaventose minacce geopolitiche all’orizzonte oggi, a differenza di qualche anno fa, nessuno riesce davvero a rilassarsi. E questo, insieme all’intrinseca debolezza del Dollaro, sembra un altro ottimo motivo perché le quotazioni dell’oro continuino a riprendersi…

LA COMPAGNIA HOLDING SPA
Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

LA COMPAGNIA HOLDING SPA

N. 15 – sabato 21 gennaio 2023

 

Operazione in essere :

comperato 1 mini Dow Jones mar 23 a 33.100 con stop loss inserito a 32.550

GOLD FEB 23

La vendita di 5 feb gold micro fut effettuata a 1920 ven 13 gennaio 2023 è stata stoppata giovedì 19 gennaio a 1930 con una perdita di ( 10 usd x 5 micro fut da 10 usd cadauno ) usd 500.

Il prezzo di 1930 era già stato sfiorato a 1929,80 merc. 18.1 dopo di che gold è sceso fino a 1902 nella stessa serata.

La lettera esce ogni lunedì e quindi non può adattare il trading nella settimana.

Se ciò fosse stato possibile, forse 18 usd di utile dalla vendita eseguita a 1920 avrebbero suggerito di abbassare lo stop loss in pari a 1920, ma tant’è.

Anche dopo lo stop loss a 1930, GOLD non ha accelerato con evidenza, ma ven 20 gennaio ha chiuso la settimana sopra il prezzo di 1919, che rappresenta la parte alta del mio range di vendita ( ricorderete 1872 – 1919 ) e quindi, ancora una volta, si dimostra molto forte.

Dopo uno stop loss, non inserirò ordini sull’oro per almeno una settimana.

D’ora in poi il contratto feb 2023 si avvicina alla consegna e si lavorerà sulla scadenza liquida successiva, che appare essere aprile 2023.

BTP FUT MARZO 2023

Attualmente non consente acquisti a basso rischio e non sono interessato a venderlo.

DOW JONES INDU CASH

Gio 19 gennaio, contemporaneamente allo stop loss subito sull’oro, la lettera N. 14 ha acquistato 1 MINI DJ scadenza marzo a 33.100

Dico subito che si tratta di una “forzatura” eseguire l’ordine in una settimana che parte alta e sviluppa una forte spinta in giù.

Mi rafforza tuttavia il fatto che l’acquisto è avvenuto sulla linea che avevo tracciato sin dalla lettera N. 11 di sa 10 dic 2022, che vi inviterei a rileggere, in quanto, trascorsi oltre 30 gg, è forse ancora più di interesse.

Nella precedente N. 14 di sa 14 gennaio avevo scritto : ……il mercato è salito di oltre 700 punti, ma ora mi attendo una pausa.

Siamo andati oltre la pausa ipotizzata, ritracciando quasi tutta l’ultima salita.

Poiché attribuisco alla settimana 16 – 20 gennaio appena conclusa un discreto significato dal punto di vista ciclico, osserveremo con particolare attenzione l’uscita.

Quindi inserirò :

lo stop loss a 33.000 di 1 MARCH DJ MINI FUT per l’acquisto in essere.

Valuterò per la settimana che inizierà lu 30 gennaio un acquisto di un secondo mini contratto in rottura di 34.500 – top di gennaio, per raddoppiare la posizione, ma il livello è lontano e quindi non inserisco questo ordine.

LA OMPAGNIAHOLDING SPA

LA OMPAGNIAHOLDING SPA

LA OMPAGNIAHOLDING SPA

Leonardo Bodini