TRADING: GOLD FUTURE DICEMBRE

N.7 – 12/11/2022

Nessuna operazione in essere

Nella lettera N.6 avevo evidenziato che ve 4 nov Gold cash aveva ribaltato l’andamento precedente sviluppando un rialzo di usd 55 – da 1631 a 1686 – in un solo giorno, indicando che, dopo una escursione così ampia, la lettera avrebbe necessità di aggiornamento dopo ogni barra giornaliera da oltre 35-40 usd.

Il mercato si è ripetuto come segue :

mart 8 nov salito da 1664 a 1716 con ampiezza di usd 52

gio 10 nov salito da 1704 a 1757 con ampiezza di usd 53

Nel mezzo vi sono stati lu 7 e merc 9 con ampiezza normale ( 15 – 20 usd ).

Quindi nei tre gg : ve 4.11, mart 8.11 e gio 10.11 GOLD ha fatto un movimento maggiore che negli interi mesi di sett – ott, che erano quasi sovrapponibili.

Osservo infine che la settimana 24 – 28 ott, in cui scadeva un ciclo piuttosto rilevante, fu di ampiezza molto modesta, non esprimendo dunque l’energia generata dal CICLO.

Ha poi sfogato tutto in 3 soli gg, mi ripeto perché non capita spesso; osservo che, comunque, nonostante un ribaltamento violento, la lettera “si è salvata” senza subire stop loss.

Ora il trading diviene molto difficile, salvo affrontare il rischio di subire uno stop – loss veramente ampio, che potrebbe azzerare l’utile di 100 usd ( x 100 oz. quindi usd 10.000 ) generato dalle due operazioni vincenti.

Opero solo con stop loss contenuti, diversamente non mi interessa.

Ricordiamoci che, di rado, capita un gap notturno che non è gestibile, quindi non ritengo di aggiungere rischi.

Provo a formulare una strategia a rischio medio ( basso è impossibile ), con poche probabilità di effettuare il LONG

Premesso che, dopo tre strappi per totali 150 usd, organizzare un tentativo di SHORT esula dalle mie abitudini, ecco la mia scelta:
– inserirò da lu 14 nov un ordine di acquisto di 1 DEC GOLD FUTURE nella fascia 1700 – 1680 con un enorme stop loss a 1618
– se avverrà l’acquisto, quando vi fosse un profitto di almeno 40 usd, alzerò lo stop loss in pari, vale a dire al prezzo del LONG che avrò eseguito.

Nella precedente N.6 avevo allegato un grafico mensile con una evidenza 1872 e un segno giallo: si trattava del minimo di aprile 2022, che potrebbe essere l’area di fine corsa della onda rialzista in corso, con possibile estensione fino a 1919, che fu il top di undici anni fa ( sett 2011 ).

Allego :
-grafico giornaliero, per evidenziare la grande ampiezza delle tre barre a gg alterni;
-grafico settimanale, per evidenziare che la settimana “ciclica”, lungi dallo sfogare energia, ha registrato un piccolo range, con una compressione dell’energia stessa;
-grafico mensile, per evidenziare che ci sono tre mesi consecutivi sostanzialmente con lo stesso bottom, che è già ora stop loss per qualsiasi tipo di analisi tecnica.

Alternative
Francamente GOLD mi ha reso la vita difficile da ve 4 nov in poi e quindi mi chiedo se meriti ancora di rischiare i miei quattrini.

Continuo a analizzare il DEC BTP FUTURE che ha un’area interessante per un LONG a 112 – 111.

Il bottom recente 112,45 di mart 8 nov ha sfiorato tale range e poi BTP è schizzato a 118 in 2 gg; tale comportamento rafforza l’idea che il range indicato ha un significato.

Non ho fretta di aprire il long perché il secondo punto utile è poco sotto 109, valido per tutta la settimana 14 – 18 nov.

Per chi vorrà eseguire il long, è tassativo uno stop loss a 108, sotto il minimo del 28 settembre 2022.

 

Leonardo Bodini

 

 




SEGNALI DI FUMO

LA COMPAGNIA HOLDING
I mercati finanziari nelle ultime settimane fiutano segnali positivi e reagiscono altrettanto positivamente. Di cosa si tratta? E hanno ragione? Difficile ovviamente dare una risposta netta. Però l’aria sembra essere cambiata e tra gli operatori finanziari c’è più ottimismo, persino di fronte alle terribili dichiarazioni di volontà da parte della Federal Reserve Bank of America (la banca centrale degli U.S.A.) nella prosecuzione indefinita del rialzo dei tassi d’interesse, cui fa pedissequamente eco la Banca Centrale Europea. Il rialzo dei tassi d’interesse non può che buttare giù il valore attuale netto dei profitti futuri, principale fattore di valutazione delle imprese quotate. Eppure le borse reagiscono positivamente. Hanno ragione? Proviamo a rispondere, in punta di piedi peraltro.

 

LA CINA CORRE, L’AMERICA PROCEDE E COL CALDO CALA IL GAS

Non c’è soltanto l’aspettativa che il prodotto interno lordo cinese guidi la crescita economica dei prossimi mesi, sia per la probabile fine dei lockdown localizzati che per il balzo in avanti delle esportazioni dell’ultimo trimestre. Questo scorcio finale del 2022 sembra avere in serbo una serie di altre sorprese positive: a partire dalla straordinaria resilienza dell’economia americana al torchio senza precedenti cui l’ha sottoposta la sua banca centrale, fino alle ritrovate buone aspettative per i grandi marchi del lusso e alla ripresa dei consumi di petrolio che nonostante la straordinaria mitezza del clima autunnale.

Tutti segnali positivi che fanno ben sperare in una mini-ripresa economica mondiale o, quantomeno, in una recessione in arrivo ben più moderata di quel che sembrava essere soltanto un mese fa. Le borse ne hanno preso atto prima di chiunque altro e hanno già registrato un deciso rimbalzo. L’inflazione continua a mordere il potere d’acquisto dei consumatori e le banche centrali rialzano i tassi d’interesse e il conseguente costo del debito. E come non bastasse, dichiarano di voler proseguire su tale strada ancora a lungo.

L’ECONOMIA RESISTE, LE BORSE SALGONO, I MATERIALI CALANO

Ma ciò nonostante la crescita economica dell’Occidente (sinanco quella italiana) si mostra piuttosto resiliente. Sullo sfondo del buon andamento dei listini azionari però c’è soprattutto il fattore stagionale: tutti i numerosi gestori dei patrimoni si augurano di chiudere l’anno meno peggio di quel che poteva accadere, e poi c’è la protagonista indiscussa del mancato crollo delle borse: la famosissima signora Tina (cioè: “There Is No Alternative” all’investimento azionario) che fa dirottare grandi somme di denaro dall’investimento in titoli a reddito fisso verso il capitale delle aziende quotate, che peraltro rappresentano una delle migliori difese dalla svalutazione del denaro implicita nell’inflazione.

C’è poi la straordinaria positività del fatto che i prezzi delle materie -dopo i paurosi rialzi della prima parte dell’anno- si sono finalmente ridimensionati (l’indice azionario di riferimento per le commodities: il “S&P GSPC” è sceso del 22% da metà giugno) e lasciano sperare che l’inflazione, cresciuta come un fungo proprio sulla base di quei rialzi, si stia avvicinando al suo picco (il famoso “pivot” invocato a destra e a manca)! E se la pressione al rialzo sui prezzi al consumo dovesse venir meno anche la pervicacia nel rialzo dei tassi da parte delle banche centrali potrebbe scomparire.

E QUALCUNO FIUTA LA PACE…

L’ultimo e, forse, il più importante dei segnali positivi è l’indicazione, comunicata ai media di tutto il mondo, fornita dagli USA al governo ucraino, di non rifiutare più di sedersi al tavolo della mediazione per la risoluzione del conflitto armato, pena il disimpegno americano. Si tratta soltanto di parole, fino ad oggi, ma proviene dal maggior fornitore di armamenti a Kiev e dunque il segnale appare molto importante, anche alla luce del fatto che in queste ore la maggior parte degli americani ha già espresso il suo voto o ha già deciso per chi votare per il Parlamento, e dunque non dovrebbe esserci più alcuna retorica elettorale. Se anche soltanto un “cessate il fuoco” dovesse finalmente materializzarsi allora sarebbe più probabile anche una discesa dei prezzi di petrolio e gas e l’Europa potrebbe iniziare a tirare un bel sospiro di sollievo.

Purtroppo si tratta soltanto di aspettative, non di fatti tangibili. Non esistono certezze, né al riguardo di uno stop alla guerra e nemmeno a proposito della possibile inversione della crescita dei prezzi. Ma sembra sufficiente la sola speranza di un qualche cambiamento per ispirare ottimismo agli investitori, seppur sulla china di una probabile recessione in arrivo. Si vuole cioè sperare in un’evoluzione positiva del quadro congiunturale e, soprattutto, sembra si voglia fare di tutto perché l’anno solare non si chiuda troppo negativamente per i listini azionari: una performance particolarmente sfavorevole (si veda il grafico sotto riportato, relativo all’indice mondiale dei listini azionari) danneggerebbe non poco la fiducia che i risparmiatori ripongono sull’industria del risparmio gestito.

LA COMPAGNIA HOLDING
indice mondiale dei listini azionari

Difficile aggiungere altro: si tratta al momento soltanto di deboli segnali di fumo, quasi di vaghe speranze. Ma di questi tempi potrebbe già essere sufficiente che esse non vengano smentite!

OGNI TRANSIZIONE È COMUNQUE UNA RIVOLUZIONE

Per i commentatori meno propensi a fantasticare, quello che stiamo vivendo quello attuale sembra dunque il classico periodo di transizione, in cui nessuno si aspetta dai listini delle borse grandi sorprese ma nemmeno grandi performances. Al tempo stesso quello attuale sembra un momento in cui gli investitori professionali approfittano per fare più “pulizia” nei loro portafogli, andando a selezionare meglio tra i comparti industriali e ancor più tra le singole imprese chi mostra migliori promesse di generazione di valore. Ogni transizione vede sempre un certo numero di soggetti che riescono a profittarne, e altri che viceversa ne risultano vittime.

Potremmo provare a dire che anche stavolta a guadagnarci sono le imprese più tecnologiche, innovative, quelle che sono state capaci di costruire marchi davvero esclusivi e quelle che sono riuscite a creare una vera dominanza. Ma è vero solo in parte: la rivoluzione talvolta è silenziosa, misteriosa, improvvisa. Non tutte le imprese tecnologiche hanno la meglio, come non tutte le grandi case del lusso fanno grandi affari. Sicuramente le tensioni internazionali hanno favorito le imprese che vendono energia, che trattano petrolio e gas e che fanno chimica. Così come il rialzo dei tassi favorisce le banche sì, ma soprattutto i grandi operatori finanziari, i grandissimi capitalisti e i fondi più speculativi.

I bradisismi sottostanti ai grandi cambiamenti contribuiscono ogni giorno a rimodellare il mondo, e non soltanto quello occidentale. Tre grandi colossi quali Cina, India e Russia stanno anche loro cambiando pelle, modificando le loro strategie e le loro priorità, e prendendo progressivamente le distanze dal modello capitalistico occidentale. Questo comporterà necessariamente anche cambiamenti nel business, nelle filiere di approvvigionamento e nelle politiche commerciali. Tutte cose per le quali servono ingenti capitali. Perciò bisogna attrezzarsi di conseguenza, tanto più se i segnali di fumo dovessero risultare azzeccati…

Stefano di Tommaso




TRADING: GOLD FUTURE DICEMBRE

N. 6 – 05/11/2022

 

Nessuna operazione in essere.

La scorsa settimana era iniziata con la posizione di long 1 dec gold future a 1630 da gio 20 ott 2022.

Nella lettera N. 5 di sabato 29 ott 2022 il programma era : a 1670 – 1680 vendere un contratto per chiudere il long aperto il 20 ott 2022 a 1630 e, per chi voleva, nello stesso intervallo vendere un contratto per aprire lo short, in tal caso con stop loss 1690.

Personalmente avevo inserito il primo ordine a 1670 – eseguito merc 2 nov durante POWELL SPEECH con un utile di ( 1670 – 1630 ) = 40 usd pari a 40 / 1630 = 2,45 %.

Avevo inserito lo short a 1680, purtroppo un po’ tirato, ovviamente non eseguito.

Il mercato ha toccato 1673.10 e, dopo una euforia insolitamente breve, è iniziata una discesa altrettanto insolitamente rapida.

Non avendo aperto lo short ( mi auguro che qualche lettore sia stato meno avaro di me e sia riuscito a eseguire la vendita ) non ho potuto beneficiare della caduta completata il giorno seguente fino a 1618 gold cash.

Per chi invece è riuscito ad aprire lo short nell’intervallo indicato nella N.5 ( 1670 – 1680 ) , vista la rapida discesa, avrebbe dovuto mettere lo stop loss a 1673.10, lavorando senza rischio.

Come dico talvolta : in questi casi fortunati, si lavora con “ i soldi del mercato “.

Venerdì 4 nov 2022 Gold ha ribaltato l’andamento registrando la barra più ampia da agosto ( da 1631 a 1686 cash, quindi 55 usd in un giorno).

Con una escursione così ampia in poche ore, occorrerebbe aggiornare questa lettera, non dico ogni giorno, ma dopo ogni barra giornaliera da oltre 35 – 40 usd.

Pazienza.

Provo ugualmente a esporre una strategia che possa reggere una settimana ( a me stesso scrivo un aggiornamento ad ogni cambio di scenario).

Procederò come segue:

inserisco un ordine di acquisto nel range da 1655 a 1640 con stop loss 1618 dec gold fut ( stop tassativo, in quanto con qualsiasi analisi tecnica 1618 riveste una crescente valenza come supporto – ricordiamo inoltre che è il minimo di settembre).

Se gold cash, dopo l’acquisto, darà 40 usd di profitto, alzare lo stop loss al prezzo di apertura del long.

Nuovo argomento

Comincio a chiedermi se la rottura di 1676 verrà dimenticata dal mercato.

Potrebbe essere se il prezzo sfonderà 1735 cash – 1747 dec fut ( top settembre 2022 ).

In tal caso sono pronto a rivoluzionare il mio trading, ma ne parlerò in seguito.

Rileggete le ultime quattro righe della prima pag. della lettera N. 4 e ora potete capire perché ipotizzavo un outside rialzista, che non avrei immaginato potesse in poche ore percorrere il range usuale di una settimana.

Infine allego 3 grafici di GOLD CASH

LA COMPAGNIA HOLDINGLA COMPAGNIA HOLDINGLA COMPAGNIA HOLDING

Altri mercati

Lascio perdere il DAX, che a 13500 non offre un trading a basso rischio.

Controllerò il DEC BTP FUT solo se scende in zona 111, eventualmente con stop loss a 108.

Riflessioni

Con la lettera N. 6 si conclude un mese dei miei scritti dedicati all’oro.

Ringrazio il Dott. Di Tommaso che, con coraggio, ha ritenuto di ospitare i miei contributi.

Ho condiviso con voi, che non conosco, la lettera che da tempo indirizzo a me stesso, allo scopo di condurre un trading ordinato, lontano dai rumori e le emotività del mercato aperto.

Per evitare ciò, mi scrivo queste lettere il sabato pomeriggio.

Consiglio pertanto a tutti voi di leggere la lettera estraniandosi dalle sciocchezze che potete cogliere dai mass media e soppesando con calma se quanto esposto sia comprensibile, innanzitutto e poi condivisibile, se svolgete una Vs. analisi.

Buona prosecuzione.

Leonardo Bodini




LA BORSA NON TEME L’INFLAZIONE

LA COMPAGNIA HOLDING
L’inflazione non è domata. Anzi ! In un recente studio di una famosa banca d’affari americana viene riportato un umore che da qualche settimana circola oramai sui mercati: le banche centrali dovranno andare avanti a lungo a rialzare i tassi (al momento si stima fino a primavera 2023), poiché l’inflazione non dà segni di riduzione. E non soltanto: l’indicazione che proviene dai meglio informati riguarda anche una notevole diversificazione degli andamenti di Europa e America, sino ad oggi pressoché paralleli nel calcolo dell’inflazione.

 

LE ASPETTATIVE SULL’ECONOMIA USA MIGLIORANO

Oggi però qualcosa sta cambiando, e non soltanto per il fatto che in Europa l’energia costa cinque volte di più che in America e in Asia, ma anche perché la recessione in America, almeno quella misurata attraverso il tasso di disoccupazione, ancora non si vede, mentre in Europa l’inizio del 2023 potrebbe risultare piuttosto grigio. D’altra parte l’aggressività senza precedenti della banca centrale americana mette le ali al cambio del dollaro, cosa che consente all’America di liberarsi di una parte dell’inflazione “esportandola” con il cambio valute a suo favore.

LA COMPAGNIA HOLDING
Qualcosa sta cambiando anche per un altro fondamentale motivo: la prospettiva di recessione aveva portato con sé un’attesa di forte riduzione dei profitti delle imprese quotate, riduzione che nella maggior parte dei casi è stata più lieve delle attese, almeno per il terzo trimestre 2022. La borsa americana ha festeggiato con un rialzo di quasi il 9% nelle ultime due settimane.

Non solo: adesso l’aspettativa più diffusa tra gli economisti è per un “soft landing” del prodotto interno lordo, quantomeno quello americano che, unito all’approssimarsi del “pivot” cioè del punto massimo dell’inflazione, lascia ben sperare nel fatto che anche nel resto del mondo le cose possano -alla fine- andare meglio. Ma su questo corollario non tutti sono d’accordo. L’inflazione in Europa infatti sta crescendo anche oltre ciò che resta spiegabile con i numeri, come mostrano i grafici sotto riportati.

LA COMPAGNIA HOLDING
Se è vero infatti che la trafila di rialzi dei tassi d’interesse (che si prevede andrà avanti almeno fino al prossimo Marzo per gli Stati Uniti d’America) potrebbe arrivare a portare la loro economia allo sfinimento, è ancor più vero che il rialzo dei tassi d’interesse americani e il vantaggio sul cambio del dollaro che essi determinano rendono la situazione assai più dolorosa per l’Europa, alle prese con un’inflazione peggiore (10,8%, contro l’8,2 dell’America in Ottobre) anche a causa del maggior costo dell’energia e, al tempo stesso, anche con una recessione oramai conclamata. La situazione generale europea rimane perciò quella di un forte rallentamento della crescita economica, cosa che riduce i profitti e spinge le grandi imprese a rallentare negli investimenti.

IL VANTAGGIO AMERICANO CRESCE

C’è poi un ulteriore fattore che premia gli Stati Uniti d’America in questa situazione: l’afflusso di capitali dal resto del mondo e il contemporaneo deflusso di moneta dai paesi periferici verso il centro del mondo che sono gli USA stessi. L’America deve oggi senza dubbio incentivarlo, perché è su di esso che si basa il governo per sostenere il deficit pubblico strutturale e per proseguire indisturbato nell’ingente spesa militare. Ma quando si dovesse arrivare ad esagerare quel divario e l’economia mondiale dovesse rallentare troppo, allora si potrebbero generare problemi che arriverebbero a ripercuotersi persino sull’America stessa.

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D’altra parte la partita in Ucraina sembra tutt’altro che conclusa! L’amministrazione Biden ha evidentemente deciso di andare alle elezioni di medio termine senza rinunciare alla guerra in corso. Costi quel che costi (e nessuno sa davvero se il perdere le elezioni per il parlamento costerà per il partito democratico anche la testa del suo presidente). E quindi -escludendo fatti ad oggi impossibili da prevedere- è probabile che la guerra non durerà ancora poco. Se nei programmi del governo americano ci fosse stata la volontà di far convolare il governo ucraino ad una pace impostata sul compromesso, probabilmente Biden l’avrebbe favorita o almeno tentata fin da Ottobre, senza aspettare di perdere le elezioni.

Di seguito un grafico che evidenzia la crescita quasi costante negli ultimi quarant’anni e la sostanziale tenuta dei profitti aziendali (Earnings per Share) anche nell’ultimo periodo per le imprese quotate alla Borsa di New York.

LA COMPAGNIA HOLDING
Insomma: nel breve termine la guerra fa male a tutti tranne che all’America. E dunque genera un vantaggio per quest’ultima. È plausibile che nel medio termine l’eventuale estensione del conflitto non faccia bene nemmeno all’America, ma di fatto oggi la guerra dà spazio al dollaro e crea un vantaggio competitivo all’America che genera a sua volta degli altri vantaggi. Dunque è anche per questo che l’amministrazione Biden persegue il suo desiderio strategico di andare a colpire e screditare la Russia persino nei confronti di suoi alleati storici come la Cina. Puntando ovviamente sul fatto che la Russia non colpirà l’America e che la Cina non arriverà ad invadere Taiwan.

UNA SITUAZIONE ESTREMAMENTE RISCHIOSA

Uno scenario però estremamente pericoloso e per di più incancrenito, dal momento che i Russi non pensano affatto di compiere alcun passo indietro, perché sanno che la posta in gioco è la loro stessa identità nazionale. Né lo pensa questo governo americano, che presumibilmente tirerà a campare almeno sin quando sarà in carica, con la possibilità che tra due anni possa addirittura farsi rieleggere per un altro quadriennio.

La prosecuzione del conflitto non soltanto fa male all’economia europea, che rischia di trovarsi presto a corto di materie prime ed energia, ma soprattutto aumenta le probabilità, non esattamente pari a zero, che la miccia accesa in Ucraina faccia esplodere il conflitto a livello globale, o quantomeno “regionale” (brutto termine americano che indica un aggregato di stati vicini tra loro) e cementi sempre di più il legame della Russia con Cina e India.

CHI CI GUADAGNA E CHI CI PERDE

Ma se questa analisi geopolitica sarà corretta, allora dobbiamo prevedere un prosieguo dell’attuale congiuntura, e quindi l’aggravarsi della recessione in Europa, con una stag-flazione da manuale, che indubbiamente riduce l’ammontare reale dei debiti pubblici a causa dell’erosione monetaria, ma provoca inevitabilmente problemi agli anziani (che siano pensionati, fruitori dei sussidi pubblici o risparmiatori), e possibili ulteriori vantaggi per i grandi industriali e i detentori di quote dei gruppi finanziari, i quali ultimi addirittura dal rialzo dei tassi hanno tutto da guadagnare.

LA COMPAGNIA HOLDING
Lo scenario-base che ne discende è quello di un progressivo peggioramento nelle condizioni economiche generali del nostro Paese, non necessariamente seguìto da una crisi dei valori borsistici, che potrebbe anzi non manifestarsi mai. Anche le borse europee sono cresciute infatti nelle ultime due settimane, sebbene “soltanto” di un 6,5%.

Un divario però si sta creando tra l’economia di carta e quella reale! I salari non tengono il passo con l’inflazione e i rialzi dei tassi dalle parti nostre hanno soprattutto un effetto palla-di-neve aiutando l’inflazione a crescere a sua volta. Il rischio che a livello politico e sociale l’Europa possa diventare esplosiva evidentemente ad oggi è considerato marginale sui mercati finanziari che però, si sa, non hanno sempre ragione.

Stefano di Tommaso