TRADING: GOLD FUTURE DICEMBRE

N. 6 – 05/11/2022

 

Nessuna operazione in essere.

La scorsa settimana era iniziata con la posizione di long 1 dec gold future a 1630 da gio 20 ott 2022.

Nella lettera N. 5 di sabato 29 ott 2022 il programma era : a 1670 – 1680 vendere un contratto per chiudere il long aperto il 20 ott 2022 a 1630 e, per chi voleva, nello stesso intervallo vendere un contratto per aprire lo short, in tal caso con stop loss 1690.

Personalmente avevo inserito il primo ordine a 1670 – eseguito merc 2 nov durante POWELL SPEECH con un utile di ( 1670 – 1630 ) = 40 usd pari a 40 / 1630 = 2,45 %.

Avevo inserito lo short a 1680, purtroppo un po’ tirato, ovviamente non eseguito.

Il mercato ha toccato 1673.10 e, dopo una euforia insolitamente breve, è iniziata una discesa altrettanto insolitamente rapida.

Non avendo aperto lo short ( mi auguro che qualche lettore sia stato meno avaro di me e sia riuscito a eseguire la vendita ) non ho potuto beneficiare della caduta completata il giorno seguente fino a 1618 gold cash.

Per chi invece è riuscito ad aprire lo short nell’intervallo indicato nella N.5 ( 1670 – 1680 ) , vista la rapida discesa, avrebbe dovuto mettere lo stop loss a 1673.10, lavorando senza rischio.

Come dico talvolta : in questi casi fortunati, si lavora con “ i soldi del mercato “.

Venerdì 4 nov 2022 Gold ha ribaltato l’andamento registrando la barra più ampia da agosto ( da 1631 a 1686 cash, quindi 55 usd in un giorno).

Con una escursione così ampia in poche ore, occorrerebbe aggiornare questa lettera, non dico ogni giorno, ma dopo ogni barra giornaliera da oltre 35 – 40 usd.

Pazienza.

Provo ugualmente a esporre una strategia che possa reggere una settimana ( a me stesso scrivo un aggiornamento ad ogni cambio di scenario).

Procederò come segue:

inserisco un ordine di acquisto nel range da 1655 a 1640 con stop loss 1618 dec gold fut ( stop tassativo, in quanto con qualsiasi analisi tecnica 1618 riveste una crescente valenza come supporto – ricordiamo inoltre che è il minimo di settembre).

Se gold cash, dopo l’acquisto, darà 40 usd di profitto, alzare lo stop loss al prezzo di apertura del long.

Nuovo argomento

Comincio a chiedermi se la rottura di 1676 verrà dimenticata dal mercato.

Potrebbe essere se il prezzo sfonderà 1735 cash – 1747 dec fut ( top settembre 2022 ).

In tal caso sono pronto a rivoluzionare il mio trading, ma ne parlerò in seguito.

Rileggete le ultime quattro righe della prima pag. della lettera N. 4 e ora potete capire perché ipotizzavo un outside rialzista, che non avrei immaginato potesse in poche ore percorrere il range usuale di una settimana.

Infine allego 3 grafici di GOLD CASH

LA COMPAGNIA HOLDINGLA COMPAGNIA HOLDINGLA COMPAGNIA HOLDING

Altri mercati

Lascio perdere il DAX, che a 13500 non offre un trading a basso rischio.

Controllerò il DEC BTP FUT solo se scende in zona 111, eventualmente con stop loss a 108.

Riflessioni

Con la lettera N. 6 si conclude un mese dei miei scritti dedicati all’oro.

Ringrazio il Dott. Di Tommaso che, con coraggio, ha ritenuto di ospitare i miei contributi.

Ho condiviso con voi, che non conosco, la lettera che da tempo indirizzo a me stesso, allo scopo di condurre un trading ordinato, lontano dai rumori e le emotività del mercato aperto.

Per evitare ciò, mi scrivo queste lettere il sabato pomeriggio.

Consiglio pertanto a tutti voi di leggere la lettera estraniandosi dalle sciocchezze che potete cogliere dai mass media e soppesando con calma se quanto esposto sia comprensibile, innanzitutto e poi condivisibile, se svolgete una Vs. analisi.

Buona prosecuzione.

Leonardo Bodini




LA BORSA NON TEME L’INFLAZIONE

LA COMPAGNIA HOLDING
L’inflazione non è domata. Anzi ! In un recente studio di una famosa banca d’affari americana viene riportato un umore che da qualche settimana circola oramai sui mercati: le banche centrali dovranno andare avanti a lungo a rialzare i tassi (al momento si stima fino a primavera 2023), poiché l’inflazione non dà segni di riduzione. E non soltanto: l’indicazione che proviene dai meglio informati riguarda anche una notevole diversificazione degli andamenti di Europa e America, sino ad oggi pressoché paralleli nel calcolo dell’inflazione.

 

LE ASPETTATIVE SULL’ECONOMIA USA MIGLIORANO

Oggi però qualcosa sta cambiando, e non soltanto per il fatto che in Europa l’energia costa cinque volte di più che in America e in Asia, ma anche perché la recessione in America, almeno quella misurata attraverso il tasso di disoccupazione, ancora non si vede, mentre in Europa l’inizio del 2023 potrebbe risultare piuttosto grigio. D’altra parte l’aggressività senza precedenti della banca centrale americana mette le ali al cambio del dollaro, cosa che consente all’America di liberarsi di una parte dell’inflazione “esportandola” con il cambio valute a suo favore.

LA COMPAGNIA HOLDING
Qualcosa sta cambiando anche per un altro fondamentale motivo: la prospettiva di recessione aveva portato con sé un’attesa di forte riduzione dei profitti delle imprese quotate, riduzione che nella maggior parte dei casi è stata più lieve delle attese, almeno per il terzo trimestre 2022. La borsa americana ha festeggiato con un rialzo di quasi il 9% nelle ultime due settimane.

Non solo: adesso l’aspettativa più diffusa tra gli economisti è per un “soft landing” del prodotto interno lordo, quantomeno quello americano che, unito all’approssimarsi del “pivot” cioè del punto massimo dell’inflazione, lascia ben sperare nel fatto che anche nel resto del mondo le cose possano -alla fine- andare meglio. Ma su questo corollario non tutti sono d’accordo. L’inflazione in Europa infatti sta crescendo anche oltre ciò che resta spiegabile con i numeri, come mostrano i grafici sotto riportati.

LA COMPAGNIA HOLDING
Se è vero infatti che la trafila di rialzi dei tassi d’interesse (che si prevede andrà avanti almeno fino al prossimo Marzo per gli Stati Uniti d’America) potrebbe arrivare a portare la loro economia allo sfinimento, è ancor più vero che il rialzo dei tassi d’interesse americani e il vantaggio sul cambio del dollaro che essi determinano rendono la situazione assai più dolorosa per l’Europa, alle prese con un’inflazione peggiore (10,8%, contro l’8,2 dell’America in Ottobre) anche a causa del maggior costo dell’energia e, al tempo stesso, anche con una recessione oramai conclamata. La situazione generale europea rimane perciò quella di un forte rallentamento della crescita economica, cosa che riduce i profitti e spinge le grandi imprese a rallentare negli investimenti.

IL VANTAGGIO AMERICANO CRESCE

C’è poi un ulteriore fattore che premia gli Stati Uniti d’America in questa situazione: l’afflusso di capitali dal resto del mondo e il contemporaneo deflusso di moneta dai paesi periferici verso il centro del mondo che sono gli USA stessi. L’America deve oggi senza dubbio incentivarlo, perché è su di esso che si basa il governo per sostenere il deficit pubblico strutturale e per proseguire indisturbato nell’ingente spesa militare. Ma quando si dovesse arrivare ad esagerare quel divario e l’economia mondiale dovesse rallentare troppo, allora si potrebbero generare problemi che arriverebbero a ripercuotersi persino sull’America stessa.

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D’altra parte la partita in Ucraina sembra tutt’altro che conclusa! L’amministrazione Biden ha evidentemente deciso di andare alle elezioni di medio termine senza rinunciare alla guerra in corso. Costi quel che costi (e nessuno sa davvero se il perdere le elezioni per il parlamento costerà per il partito democratico anche la testa del suo presidente). E quindi -escludendo fatti ad oggi impossibili da prevedere- è probabile che la guerra non durerà ancora poco. Se nei programmi del governo americano ci fosse stata la volontà di far convolare il governo ucraino ad una pace impostata sul compromesso, probabilmente Biden l’avrebbe favorita o almeno tentata fin da Ottobre, senza aspettare di perdere le elezioni.

Di seguito un grafico che evidenzia la crescita quasi costante negli ultimi quarant’anni e la sostanziale tenuta dei profitti aziendali (Earnings per Share) anche nell’ultimo periodo per le imprese quotate alla Borsa di New York.

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Insomma: nel breve termine la guerra fa male a tutti tranne che all’America. E dunque genera un vantaggio per quest’ultima. È plausibile che nel medio termine l’eventuale estensione del conflitto non faccia bene nemmeno all’America, ma di fatto oggi la guerra dà spazio al dollaro e crea un vantaggio competitivo all’America che genera a sua volta degli altri vantaggi. Dunque è anche per questo che l’amministrazione Biden persegue il suo desiderio strategico di andare a colpire e screditare la Russia persino nei confronti di suoi alleati storici come la Cina. Puntando ovviamente sul fatto che la Russia non colpirà l’America e che la Cina non arriverà ad invadere Taiwan.

UNA SITUAZIONE ESTREMAMENTE RISCHIOSA

Uno scenario però estremamente pericoloso e per di più incancrenito, dal momento che i Russi non pensano affatto di compiere alcun passo indietro, perché sanno che la posta in gioco è la loro stessa identità nazionale. Né lo pensa questo governo americano, che presumibilmente tirerà a campare almeno sin quando sarà in carica, con la possibilità che tra due anni possa addirittura farsi rieleggere per un altro quadriennio.

La prosecuzione del conflitto non soltanto fa male all’economia europea, che rischia di trovarsi presto a corto di materie prime ed energia, ma soprattutto aumenta le probabilità, non esattamente pari a zero, che la miccia accesa in Ucraina faccia esplodere il conflitto a livello globale, o quantomeno “regionale” (brutto termine americano che indica un aggregato di stati vicini tra loro) e cementi sempre di più il legame della Russia con Cina e India.

CHI CI GUADAGNA E CHI CI PERDE

Ma se questa analisi geopolitica sarà corretta, allora dobbiamo prevedere un prosieguo dell’attuale congiuntura, e quindi l’aggravarsi della recessione in Europa, con una stag-flazione da manuale, che indubbiamente riduce l’ammontare reale dei debiti pubblici a causa dell’erosione monetaria, ma provoca inevitabilmente problemi agli anziani (che siano pensionati, fruitori dei sussidi pubblici o risparmiatori), e possibili ulteriori vantaggi per i grandi industriali e i detentori di quote dei gruppi finanziari, i quali ultimi addirittura dal rialzo dei tassi hanno tutto da guadagnare.

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Lo scenario-base che ne discende è quello di un progressivo peggioramento nelle condizioni economiche generali del nostro Paese, non necessariamente seguìto da una crisi dei valori borsistici, che potrebbe anzi non manifestarsi mai. Anche le borse europee sono cresciute infatti nelle ultime due settimane, sebbene “soltanto” di un 6,5%.

Un divario però si sta creando tra l’economia di carta e quella reale! I salari non tengono il passo con l’inflazione e i rialzi dei tassi dalle parti nostre hanno soprattutto un effetto palla-di-neve aiutando l’inflazione a crescere a sua volta. Il rischio che a livello politico e sociale l’Europa possa diventare esplosiva evidentemente ad oggi è considerato marginale sui mercati finanziari che però, si sa, non hanno sempre ragione.

Stefano di Tommaso

 




Borsa, come e perché quotarsi? Per le imprese è un’occasione unica per crescere e aprirsi al mercato

La quotazione in Borsa rappresenta una grande opportunità di crescita per le imprese, ma non tutte possono offrire al mercato storie attraenti. Il percorso però può portare buoni vantaggi: ecco quali

La quotazione in Borsa rappresenta da sempre la “grande opportunità” per le aziende che hanno ambizione di crescere. Non soltanto per raccogliere capitali di rischio che non bisognerà mai restituire a chi li ha sottoscritti, ma anche perché è una vetrina nella quale l’impresa si propone agli occhi anche di tutti gli altri: fornitori, clienti, opinione pubblica, altre aziende, investitori istituzionali, banchieri e consulenti. Ma come quotarsi in Borsa?


Non tutte le società possono però risultare appetibili per gli investitori e di conseguenza possono passare l’”esame” delle autorità di vigilanza. Occorre innanzitutto esporre una bella “equity story”, cioè prospettare una strategia vincente che lasci presumere la crescita di valore, una gestione trasparente oltre che un impiego intelligente e ottimale delle risorse che l’impresa raccoglierà sul mercato.

Ovviamente non sono molte le imprese che risultano già pronte per la quotazione: in molti, moltissimi casi ci sono tutte le potenzialità che servirebbero ma vanno opportunamente espresse e il management va opportunamente preparato per mostrarsi all’altezza degli obiettivi dichiarati, perché all’atto pratico l’operazione di IPO (initial public offering) funzioni. E qui interviene una figura centrale nel processo di quotazione, che apparentemente non risulta essenziale nei ruoli previsti per adempiere a tutti i passaggi, ma che in realtà rappresenta l’”abilitatore” del processo e che vigila costantemente sulla qualità dei lavori in corso.

Le 4 “diligences” per quotarsi in Borsa

È vero, infatti, che per andare a quotarsi in borsa le aziende devono superare le famose 4 “diligences” (quella legale, quella fiscale, quella contabile e quella di business, per ciascuna delle quali bisogna incaricare dei professionisti tra coloro che risultano “accettati” nell’ambiente di Borsa). Ma gli imprenditori devono anche poter reclutare una banca o una Società di Intermediazione Mobiliare per coprire i ruoli di Euronext Advisor (chi vigila per conto delle autorità di Borsa), di “global coordinator” (chi colloca i titoli), e di “specialist” (chi si impegna a fare mercato sui titoli quotati). E soprattutto devono poter attrarre gli investitori (tra i quali alcuni necessariamente istituzionali), esprimere il più elevato valore aziendale possibile, e presentarsi capaci di proseguire nel percorso di crescita anche negli anni successivi alla quotazione.


Un buon advisor e una strategia di comunicazione

Già da queste considerazioni si può comprendere che il mettere insieme un “dream team” adeguato ai compiti da assolvere non è proprio così immediato. L’esperienza di un buon advisor per la quotazione può aiutare moltissimo, tanto nel valutare la qualità dei soggetti quanto nel limitarne il costo al minimo possibile. Ma c’è di più: per riuscire ad andare in Borsa nel modo migliore non basta “barrare le caselle” degli adempimenti previsti, bensì occorre esprimere una vera e propria strategia di comunicazione, capace di centrare l’incontro tra le prospettive di sviluppo aziendale e le esigenze di chi investe, che variano parecchio a seconda del momento di mercato. Cosa che rende davvero utili poter avere dalla propria parte degli advisor qualificati.


Quotarsi in Borsa: tempistiche

La tempistica per poter sbarcare sul listino di Piazza Affari si può dunque comprendere che non è brevissima: si va da un minimo di 4-5 mesi per le aziende campionesse del mondo capaci di risultare praticamente già pronte, sino ad un massimo di 12-15 mesi per quelle che invece non dispongono ancora di alcun sistema di controllo gestionale, e che devono innanzitutto prepararsi iniziando a scrivere un ”piano industriale” (alla base di ogni altro documento aziendale) e contemporaneamente devono iniziare ad ottenere la prima certificazione di bilancio.

Un buon motivo per rivedere la propria organizzazione aziendale

Non tutti i mali però vengono per nuocere, poiché molto spesso gli imprenditori che si avventurano su questo cammino ne approfittano per rivedere profondamente la propria organizzazione aziendale, l’impostazione del modello di business, e talvolta persino la strategia di mercato e le fonti di acquisizione delle materie prime, dei semilavorati e delle lavorazioni esterne. Per non parlare della quasi certa revisione che interverrà a seguito della suddetta preparazione nei campi della strategia finanziaria, o dell’altrettanto probabile revisione e ottimizzazione del capitale circolante netto che capita dopo aver esaminato approfonditamente le tematiche di valutazione. Non sono nemmeno da escludere riflessioni (conseguenti alla revisione del piano industriale) che riguardano una più attenta valutazione dell’effettiva opportunità di procedere con determinati investimenti, che siano produttivi, di marketing o tecnologici.

Quotarsi in Borsa? Percorso faticoso ma pieno di opportunità

Insomma, il percorso che può portare le imprese alla quotazione in Borsa rischia di essere molto faticoso ma carico di possibili risultati “collaterali” derivanti dall’importante setaccio che le procedure per la quotazione impongono alle imprese e ai loro sistemi interni di gestione, governance e revisione delle performances. Per non parlare infine dell’utilissimo confronto, quando si arriva in fondo a parlare con i possibili investitori nei cosiddetti “road show” o nelle fasi immediatamente precedenti, tra imprenditore e investitori terzi, le cui domande spesso rappresentano un momento di elevatissima consulenza strategica, che deriva dal fatto che gli investitori, nel valutare l’opportunità, si pongono dalla stessa parte dell’imprenditore per comprendere se ne condividono le strategie!


Con queste righe ovviamente non possiamo consigliare a tutte le imprese che possono vantare aspettative di crescita di quotarsi in Borsa. Ma sicuramente il percorso di avvicinamento all’obbiettivo aiuta moltissimo le imprese a rimettersi in discussione, e a educarsi ad avviare un dialogo con il mercato dei capitali, anche solo per emettere bond o per studiare fusioni e acquisizioni.

Marika Lion e Stefano di Tommaso

Marika Lion. Curatrice di FIRST Arte. Specialista di arte XIX, XX secolo, contemporanea e mercato dell’arte (CTU). Lunga esperienza nella Comunicazione Pubblica Istituzionale e in area Artistico-Culturale. Dal 2001 opera nel settore dell’ Art Wealth Management e nello specifico per collezioni e patrimoni artistici privati. Esperto di digitalizzazione di archivi culturali, collezionista e curatore di collezioni e mostre d’arte. Docente universitario in Economia dell’Arte, Marketing e Comunicazione degli eventi culturali e Strategie di comunicazione per la valorizzazione e promozione di patrimoni artistico culturali. Autore di libri e responsabile di collane editoriali dedicate all’arte.
Stefano L. Di Tommaso. Presidente La Compagnia Holding S.p.A.. Tra il 1993 e il 2012 amministratore delegato de La Compagnia Finanziaria S p A. Tra il 1983 e il 1993 ha lavorato dapprima nella sala cambi di Citibank e nella compravendita di titoli sul mercato dei capitali per La Compagnia. Dal 1989 ha costituito e gestito una rete di promotori finanziari per poi passare a Sviluppo Finanziaria ( Finarte) quale direttore marketing della Sviluppo Investimenti. Ha maturato esperienze in numerosi CdA nei contesti più disparati (International Development Project, Summa Finance, SGT). Formazione: Laurea in Economia Aziendale (Prof Ruozi) presso l’Università Bocconi di Milano, Master in Business Administration presso l’Istituto Dirigenti Italiani (Fondazione Natale Toffoloni); analista Finanziario Europeo AIAF; dottore commercialista e revisore dei conti; attività di docenza nell’economia delle aziende di credito e in consulenza finanziaria.




TRADING: GOLD FUTURE DICEMBRE

– N. 5 – 29/10/2022

E’ ancora aperta la posizione di long 1 dec gold future a 1630 da gio 20 ott 2022.

Ho deciso di alzare da lu 31 ott lo stop loss a 1630 per non subire perdite, ma è una scelta personale di money management.

Comunque nessun trader dovrebbe avere lo stop loss sotto usd 1618, bottom di settembre.

Dato il comportamento del mercato, sembra utile riproporre il grafico mensile che era allegato alla lettera N. 1 di sab 1 ott 2022 in quanto, quello che era evidenziato come un supporto di lungo termine (1676 – 1680), nella settimana 24 – 28 ott ha fatto da resistenza.

Conclusa tale settimana, dobbiamo inquadrarla

– Gold non ha raggiunto il prezzo preferito ( 1800 ) e nemmeno quello alternativo di 1550
– L’ultima settimana presenta un range ( 1638 – 1675 cash ) piuttosto contenuto, quindi non ha sfogato energia e si presta ad uscite outside
– La dimensione ridotta deve far dubitare della prima rottura, salvo che prima il prezzo abbia assaggiato l’altro estremo del range settimanale

Anche se il mese di ottobre non è completato, ( manca lu 31 ott ) se osservate i range di sett e ott ( 1614 – 1735 gold cash e 1618 – 1747 dec gold future ), essi quasi coincidono, pertanto li considero un unico mese con rafforzamento della spinta futura.

Ricordiamo che settembre 2022 ha per me una rilevanza ciclica medio – alta e quindi la molla in ottobre si è caricata.

L’uscita dal range dovrà essere osservata con attenzione, tanto sopra 1747 che sotto 1614.

Poiché l’intervallo di 133 usd è troppo ampio per sopportare un simile stop – loss, procederò come segue:

– Mantengo il long 1630 aperto il 20 ott tenendo stop loss a 1630 ( sperando di non subire un gap – down notturno)
– Chiuderò il long se il future salirà nel range 1670 – 1680, rovesciando anche la posizione in tale intervallo, quindi il mio ordine al broker sarà : SELL ONE DEC GOLD FUTURE TO CLOSE AND SELL ONE DEC GOLD FUTURE TO OPEN
Per chi , come forse farò io, rovescerà la posizione, inserire uno stop loss a 1690 dec gold future
Di cosa fare oltre 1690, parlerò in futuro.

Pensiero del pomeriggio : se il Mercato sta spendendo le sue energie per ritestare nuovamente la vecchia zona di supporto (1676 – 1680) ora resistenza di breve termine, rompendo poi 1614 ( bottom sett 2022 ) avrebbe massacrato molte tecniche di analisi, meritando quindi di aprire un secondo short a ( circa ) 1610 stop.

Vorrei delineare uno scenario più lungo, ma il mercato dovrà prima scegliere come uscire dal set up 24 – 28 ott.

Ottobre contiene 5 sabati e mi ha fatto lavorare il 25 % in più.

Speriamo ne valga la pena.

Allego uno zoom del grafico mensile, che non vedevate dalla N. 1 del 1 ott 2022, oltre i consueti settimanale e giornaliero ( purtroppo il fornitore nuovamente non ha scaricato i dati di ve 28 ott)

Riflessione aggiuntiva

GOLD offre un trading molto difficile in questi giorni, per l’effetto “magnete” della settimana 24 – 28 ott.

Poiché non amo le difficoltà, dato che il focus è un buon rapporto RISK – REWARD, segnalo che, in presenza di volatilità dovuta a possibili sorprese ( FED, missili supplementari……………), mi interessa acquistare:

BTP FUTURE in zona 112 – 111 con stop loss 108 – bottom recente.

DEC DAX FUTURE in zona 12.650 – 12.400 con stop loss 11.860 – bottom recente.

Allego grafici con pochi “stabilo“ gialli per favorire la comprensione.

Leonardo Bodini