L’I.P.O. CHE STUPISCE TUTTI

A stupire non è stata la scelta dell’imprenditore Carlo Iervolino di quotarsi in borsa a Parigi lo scorso 19 Ottobre (invece che a Milano) e nemmeno il fatto che l’IPO sia andata molto bene (di questi tempi poi…) permettendo alla società di raggiungere 1600 milioni di capitalizzazione dopo un private placement guidato da Paribas. E non è stato nemmeno il fatto che in due giorni la società sia arrivata a capitalizzare più di quattro volte tanto (cioè quasi 7 miliardi di euro, ai livelli dell’IPO di Tecnoprobe, la maggiore quest’anno all’Euronext Growth). Quello che colpisce di più è il fatto che ciò avvenga in pieno marasma delle borse e dell’economia, nonché l’ambizione (fondata) di sfidare i grandi social network americani sul loro stesso terreno con un nuovo modello di business, e che gli investitori le abbiano dato credito nel riuscirci!

NUMERI DA FAVOLA

TA TA TU è un’App creata dall’omonima società, che peraltro stupisce anche nei numeri. Ha infatti chiuso il 2021 con circa 39 milioni di ricavi realizzati con 95 mila iscritti, cioè fatturando circa 400 euro per iscritto. Ma ad Agosto quest’ultimo numero era salito già a 350 mila e nei primi sei mesi del 2022 la società aveva già fatturato 53,7 milioni di euro generando un ebitda di 47,3 milioni, puntando a superare ampiamente i 100 milioni di margine operativo già quest’anno. Il modello di business insomma appare estremamente seducente e redditizio, nonché capace di soppiantare quello che si era affermato negli ultimi anni con gli altri social network.

IL MODELLO DI BUSINESS


Ora con la quotazione la società punta a farsi conoscere molto di più, arrivando a contare circa un milione di utenti entro la fine dell’anno nei principali paesi europei, per poi espandersi nel continente americano. Cioè per fare concorrenza ai grandi come FaceBook, Instagram, Twitter o TikTok, con un sistema di rewarding degli utenti con i quali l’App condivide sostanzialmente i suoi guadagni premiandoli per il solo fatto che “chattano”.

In funzione dell’attività dei suoi utenti (un commento, un “mi piace”, un nuovo “follower”, eccetera) infatti TA TA TU li remunera con dei “TTU Coin” (cioè dei ”gettoni” o “token”) che vanno a finire in un borsellino digitale (un “wallet”) gestito con la tecnologia della blockchain (quella di Bitcoin) per essere spesi online sull’e-commerce proprietario, acquistando contenuti multimediali come ad esempio i film presenti sulla piattaforma CHILI oppure scambiandoli o prossimamente spederli in punti vendita di beni fisici che la stessa società intende aprire come estensione fisica del proprio e-commerce: “Mercato Metropolitano” : una società londinese che gestisce omonimi bazar enogastronomici specializzati in prodotti tipici artigianali italiani, acquisita lo scorso Luglio per 14,5 milioni di Euro.

L’ECOSISTEMA DI TRANSAZIONI DIGITALI


TaTaTu dunque condivide i suoi guadagni, principalmente da pubblicità, con gli utenti, allo scopo di alimentare la loro soddisfazione e di arrivare a guadagnare anche dalle transazioni digitali che questi originano in quanto possessori dei “TTU Coin”. In pratica il modello di business tende ad attivare un ecosistema, una comunità virtuale online che fa guadagnare gli iscritti e li rende protagonisti dell’espansione del network e dei suoi guadagni.

Una delle strade ipotizzate per tale espansione sarà perciò la possibilità di aggregare anche altri network di e-commerce, tanto fondendosi con i medesimi quanto semplicemente collaborandoci, per far circolare i propri “coin”, con l’obiettivo dichiarato di arrivare a 80 milioni di utenti entro quattro anni, possibilmente con ricavi pro-capite addirittura in crescita! Una bella sfida insomma all’oligopolio dei grandi social network, basato su una formula (quella del “cash-back”) che non è affatto nuova ma che evidentemente ha convinto ugualmente i grandi investitori poiché sembra sia stato trovato il modo di renderla estremamente redditizia.

LA SCELTA DI QUOTARSI ALL’EURONEXT GROWTH PARIGI

Da questo punto di vista TA TA TU ha probabilmente fatto bene a sfruttare il network europeo di Euronext Growth, e per assicurarselo ha scelto di partire da Parigi invece che da Milano, anche se le piazze europee sono tutte collegate tra di loro. La sfida infatti è stata vinta soprattutto nel raccogliere l’attenzione dei grandi investitori, prima di allargare l’offerta al grande pubblico con una futura OPS-OPV da destinare al grande pubblico. Ma anche da questo punto di vista l’App ha stracciato ogni record: è riuscita a farli scommettere sulle tecnologie proprio mentre i titoli di quel settore sono in netto calo in tutto il mondo (vedi qui sotto l’andamento dell’indice cumulato di Facebook, Amazon Netflix e Google).


LA CRISI DELLE “ALTRE” SOCIETÀ TECNOLOGICHE

Twitter infatti si prepara a licenziare circa 5000 dipendenti su un totale di circa 7500, Microsoft ha annunciato un taglio di circa 1000 dipendenti, Facebook e Google hanno annunciato in parallelo che ridurranno del 10% l’intera loro forza lavoro e tutte stanno annunciando una riduzione dei profitti.per non parlare di Netflix, pesantemente penalizzata in borsa dopo aver annunciato ufficialmente il primo proprio “profit warning”. TA TA TU è stata invece capace di navigare controcorrente e di risultare estremamente convincente!

LA CRISI ACCELERA IL CAMBIAMENTO

E’ ovviamente presto per dire se il successo che ha accompagnato il titolo in borsa potrà continuare imperterrito nonostante la guerra, l’inflazione, gli aumenti dei tassi e le grigie prospettive economiche globali. Ma sicuramente tale successo suggerisce una riflessione, forse ovvia ma ugualmente importante: la crisi accelera il ritmo del cambiamento e -se condotta con la necessaria credibilità- alimenta l’innovazione, persino sul fronte finanziario.

I listini insomma potranno anche puntare verso il basso in media, ma esistono opportunità, come questa, che fanno pensare che anche la composizione dei titoli che compongono i listini di borsa sia destinata a cambiare rapidamente, cavalcando le vere novità e consentendo alla finanza rinnovandosi ben più velocemente dell’economia reale!

Stefano di Tommaso




TRADING: GOLD FUTURE DICEMBRE

– N. 4 – 22/10/2022

 

E’ stata aperta posizione di long dec gold future a 1630 il 20 ottobre con contestuale inserimento di stop loss a 1618 (minimo di settembre)

Lo stop loss è stato sfiorato a 1621 il giorno successivo.

Ogni stop loss deve essere mantenuto fino a chiusura dell’operazione.

Nel caso di acquisto di un mercato, lo stop loss può essere alzato, mai abbassato.

Siamo giunti alla settimana 24 – 28 ott che attendevo da mesi.

La scadenza di un ciclo non necessariamente fa partire un movimento direzionale, ma è semplicemente da osservare per comprendere se ci può dare indicazioni.

Ciò avviene soprattutto se, nella finestra temporale, il mercato raggiunge uno dei prezzi attesi ( ricordo che essi sono 1800 e 1550, presi come aree, non come valori puntuali).

Non sembra che questo possa avvenire, ma osserviamo senza preconcetti.

La presenza di un importante ciclo temporale immette energia nel mercato e possono verificarsi figure tecniche ( ad es. rottura del minimo di 1618, senza raggiungere l’obiettivo in zona 1550 ed invece generando un outside rialzista ) di fronte alle quali ogni operatore viene disarmato.

In particolare le figure di outside mettono alla prova anche gli operatori più razionali.

Per evitare di perdere soldi, primo obiettivo di tutti noi, chi, come me, ha comprato nella zona a suo tempo indicata nella lettera n.3 (1630 – 1640 ) deve assolutamente mantenere lo stop loss a 1618.

Solo dopo la rottura di 1690 ( top di merc. 13 ott ) lo stop loss potrà essere alzato al prezzo di acquisto pagato.

Nel caso in cui venga rotto il prezzo di 1690, il target successivo è 1720, ove abbiamo iniziato le operazioni con la prima vendita.

Non appare, purtroppo, raggiungibile l’obiettivo ideale di 1790 – 1810.

Segnalo che il fornitore di dati non ha caricato ven 21 ott e quindi i grafici che allego si fermano a gio 20 ott.

LA COMPAGNIA HOLDING SPA

LA COMPAGNIA HOLDING SPA

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Leonardo Bodini




UN MONDO SEMPRE PIÙ DIVISO

LA COMPAGNIA HOLDING
Le agenzie di rating stanno sottolineando oggi ciò che su queste colonne scriviamo da mesi: il mondo occidentale sembra avviarsi verso una recessione feroce, provocata da inflazione e guerra e acuita dall’approccio da falco delle banche centrali che hanno provocato a loro volta anche un terremoto valutario. Le speranze di una ripresa dei mercati si assottigliano di conseguenza e una serie di fratture si evidenziano non soltanto fra Oriente e Occidente, ma anche tra le singole economie.

 

Lo scenario al momento si fa decisamente grigio, tanto per l’industria quanto per la finanza, oltre che profondamente diviso: da una parte dell’Occidente ci sono gli Stati Uniti d’America, non soltanto protagonisti tanto dell’oltranzismo in guerra quanto delle sanzioni alla Russia ma anche speculatori sui mercati energetici e degli armamenti, e dall’altra parte ci sono in ordine sparso gli stati europei, oramai frammentati sino quasi a dimenticare che dovrebbe esistere una Commissione Europea a coordinarli.

LA COMPAGNIA HOLDING
Oltre “cortina” ci sono Russia, Cina e India, le quali -forti di tendenze demografiche positive- stanno approfittando della stasi europea per guadagnare posizioni e spazi economici nel rapporto con numerosi paesi emergenti i quali non possono che fare le spese di un dollaro troppo forte e tassi d’interesse che rendono insostenibili i debiti contratti per le infrastrutture. L’India prevede di chiudere il 2022 con una crescita del 6,8% del P.I.L. mentre per il 2023 prevede una crescita del 6,1%. La Cina passerà dal 3,2% del 2022 al 4,4% l’anno prossimo. Il confronto con l’Occidente è feroce: gli USA passeranno dall’1,6% del 2022 all’1% nel 2023, l’Unione Europea dal 3,1% del 2022 allo 0,5% del 2023. (qui sotto il grafico dell’indice composito MSCI dell’andamento borse appartenenti alle economie emergenti, sceso vistosamente nell’ultimo anno e mezzo)

LA COMPAGNIA HOLDINGMa nemmeno i Paesi Emergenti fanno blocco unico, anzi! Al vertice di Samarcanda della SCO (Shangai Cooperation Organization) c’erano rappresentanti di Cina, Russia, India, Iran, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan e molti altri. Vorrebbe entrare a farne parte anche la Turchia, ma sarebbe il primo paese NATO a farlo. Oltre 3 miliardi di persone sono rappresentate in quella sede, ma le economie emergenti oggi restano ancora sostanzialmente ognuna per sé, con il rischio che non arrivino a fare fronte comune per creare valide alternative alle istituzioni occidentali e per supportare lo sviluppo economico. Ognuna sembra avere ottime ragioni andare soltanto per la sua strada, senza alcuna strategia di lungo termine. E quando succede questo lo sviluppo economico non avanza.

Il risultato di questo bel coagulo di veleni è una previsione decisamente negativa per l’anno a venire, innanzitutto per l’economia europea, gravata dal doppio problema dell’assenza improvvisa delle forniture energetiche della Federazione Russa e dell’incremento formidabile nei costi delle materie prime, dovuto tanto all’inflazione quanto al cambio sfavorevole con il Dollaro.

LA COMPAGNIA HOLDINGSe ci aggiungiamo che, con uno scenario siffatto non sarebbe da stupirsi più di tanto se a questo punto arrivassero ulteriori problemi anche dai mercati finanziari, in lenta ma costante disfatta, e ci aggiungiamo anche che l’Europa è in prima linea negli aiuti all’Ucraina (e dunque nel confronto militare quasi diretto oramai con la Russia) ecco che le condizioni appaiono tutte sul tavolo per avviarsi a scatenare un bel putiferio.

Non si può poi considerare a quali danni va incontro anche il resto del mondo con il perdurare dell’inflazione dei prezzi e della scarsità di numerosi fattori di produzione: l’industria è costretta a ridurre le proprie produzioni e a rialzare i prezzi di vendita pur senza riuscire a mantenere i margini di guadagno ai livelli precedenti, mentre i consumatori frenano in tutte le direzioni perché impoveriti improvvisamente e preoccupati dalla forte riduzione delle risorse a favore della previdenza sociale. L’eccesso di debiti pubblici infatti sconsiglia di proseguire sulla strada dei sussidi ai consumi e riducono la capacità di fornire adeguato welfare alle classi più deboli della popolazione. Il risultato è pertanto anche quello di una prospettiva di profonde spaccature sociali.

Anche questo fatto sta provocando uno spostamento verso destra nelle preferenze degli elettori europei (e non solo) e, soprattutto, sta facendo più danni al processo di convergenza europeo di quanti ne abbia fatti il successo dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Cosa che fa prevedere ulteriori problemi tanto nel governo della medesima quanto nelle manovre della Banca Centrale Europea, paralizzata dalle divergenze.

LA COMPAGNIA HOLDING
Senza contare il fatto che anche l’atlantismo sfegatato di politici e governanti cui abbiamo assistito sino ad oggi in tutta Europa non potrà non subire una pausa di riflessione dal momento che è sotto gli occhi di tutti chi guadagna e chi perde da questa situazione. Guadagnano gli americani a scapito degli europei, ma guadagnano anche le banche (prima di contare le ulteriori perdite sugli attivi in portafoglio, però) a scapito di chi deve pagare più cari i propri debiti. Guadagnano le grandi industrie a scapito di quelle piccole e medie.

LA COMPAGNIA HOLDINGCi guadagnano i grandi esportatori di petrolio, gas e altre risorse naturali a scapito di quelli che devono importarli, guadagnano i paesi più attivi con l‘energia prodotta dalle centrali elettriche nucleari e da quelle a carbone, guadagnano i produttori di armi e quelli di prodotti chimici e farmaceutici. Guadagnano gli speculatori al ribasso sulle borse, sui preziosi e sulle valute e guadagnano le imprese più innovative, capaci di cavalcare l’accelerazione nel cambiamento del paradigma industriale pregresso, mentre perdono margini di profitto l’industria tradizionale, quella alimentare e quasi tutte le “public utilities”.

Resta ovviamente sullo sfondo la possibilità che ai margini del prossimo G-20 si delineino le condizioni per anche soltanto una tregua nel conflitto in Ucraina. Cosa che potrebbe far flettere tanto le aspettative di persistenza dell’inflazione quanto il prezzo dell’energia. Anche il cambio del Dollaro potrebbe invertire la rotta se ciò avvenisse e le borse potrebbero riprendere vigore, prima che si materializzino altri importanti smottamenti nella fiducia degli investitori. Anzi, paradossalmente, le chances di uno scenario del genere sono oggi più elevate anche a causa dell’evidenza della drammaticità dell’alternativa.

Una profonda frattura però si è prodotta tra Oriente e Occidente, tra paesi più sviluppati ed economie emergenti, tra i paesi membri dell’Unione Europea, tra la stessa America e il Regno Unito e, nell’ambito di quest’ultimo, tra la Gran Bretagna e il resto dei paesi del Commonwealth, sempre più desiderosi di svincolarsi. Persino nell’ambito del medio oriente ritornano prepotentemente le divisioni tra i paesi arabi nonché tra i musulmani sunniti e quelli sciiti.

LA COMPAGNIA HOLDING
Ma non finisce qui: altrettante fratture è possibile osservare tra le classi sociali e tra le fazioni politiche del mondo occidentale. Così come sempre meno fiducia tendono a nutrire gli investitori nei confronti dell’industria e delle innovazioni tecnologiche, riducendo l’importo degli investimenti proiettati al lontano futuro e riducendo lo spazio di crescita delle vere innovazioni. Cosa che non lascia molto spazio all’ottimismo persino nello scenario più positivo dell’avvio di solide trattative per una pace duratura in Est Europa.

Un bel passo indietro nel progresso dell’umanità si potrebbe dire sintetizzando al massimo. Se anche le prospettive di pace con un graduale ritorno alla cooperazione e agli scambi internazionali riusciranno a sventare il pericolo di una nuova profonda recessione globale (sulle certezze dell’avvento della quale nessuno è in grado di affermare previsioni affidabili), il mondo resterà profondamente ferito dalla tragicità degli eventi che stanno accadendo in queste settimane. E le conseguenze di ciò non potranno che farsi sentire a lungo nel prossimo futuro. Le borse difficilmente torneranno presto a toccare nuovi massimi, i tassi d’interesse difficilmente scenderanno in fretta, i prestiti bancari difficilmente saranno di nuovo elargiti a mani basse per chissà quanto tempo ancora.

Stefano di Tommaso




TRADING: GOLD FUTURE DICEMBRE

LA COMPAGNIA HOLDING

– N. 3 – 15/10/2022

 

La posizione di short 1720 del dec. gold future è stata chiusa giovedì 13 ott. a 1660 dopo i dati inflazione U.S.A.

Il prezzo era già inserito da lunedì 10 ott

Il dec gold fut è sceso fino a 1648 per poi risalire in giornata a 1679 e ridiscendere venerdì 14 ott a 1646

Ora il mercato, dopo movimenti intraday piuttosto ampi, consente di assumere posizioni solo a patto di accettare stop loss percentualmente maggiori, che possono essere non compatibili con il profilo di rischio di molti traders

Avevo indicato nella lettera n.1 del 1 ottobre che la settimana del 24-28 ott poteva vedere targets fino a 1800 circa

Ora, dopo la recente discesa da 1739 a 1646 ( 93 USD, veramente troppo per pochi gg di trading ), aggiungo che l’altro possibile obiettivo per il 24-28 ott è 1550

Quindi, entro due settimane, possiamo indifferentemente spaziare nel range tra 1550 e 1800 circa

Non avendo la sfera di cristallo, segnalo che si tratta di un range con estremi possibili, non probabili.

Il range è talmente ampio che la strategia è quasi impossibile da anticipare di una settimana; andrebbe invece rivista dopo ogni movimento di 40-60 usd, ma provo ugualmente ad ipotizzare un comportamento con rischi sopportabili.
Poiché attribuisco al minimo di settembre 2022 un forte significato, possiamo usarlo come stop loss e quindi :

  • comprerò a 1630 – 1640 con stop loss 1618 dec gold future
  • poiché la giornata di gio 13 ott è stata carica di emotività (lo stato d’animo che questa lettera cerca di limitare) comprerò a rottura del top ( 1690 dec gold fut ) con stop loss pari al minimo dei gg precedenti ( attualmente sarebbe 1646 – bottom ve 14 ott)
  •  non so ancora decidere se vendere gold alla rottura del minimo di sett 2022 ( 1618 dec fut – 1614 cash ) per il risk reward poco favorevole e quindi alieno dai principi che mi sono dato.
    Ci penserò con calma.

Operazioni chiuse

Vendita di un dec gold future il 4 ottobre a 1720 con sl 1747 ( top settembre)
Acquisto per chiudere il 13 ottobre a 1660 ( nell’intervallo di 1680 – 1650 ) con profitto di 60/1720 = 3,48 %

Nessuna posizione in essere

Ricordo a tutti che comperare e vendere è la stessa cosa, se il mercato è liquido.

Se non è molto liquido, provare a ricomprare un bene sul quale si è short può essere una esperienza spiacevole.

Opero solo su mercati molto liquidi, nei quali anche somme ben maggiori di quelle che posso permettermi devono essere ininfluenti sulla quotazione.

Chi ritiene di influenzare un mercato sottile, non troverà alcun giovamento da queste righe.

Leonardo Bodini