LA LIQUIDITÀ SOSPINGE I MERCATI

La settimana scorsa si è aperta con molta incertezza e si è chiusa con l’ennesimo rialzo delle quotazioni. Chi l’avrebbe mai detto? I mercati finanziari (e non solo) hanno tutti raggiunto nuovi massimi storici :


con la volatilità dei corsi che scende ai minimi nbsp; proprio mentre imperversano in tutto il mondo le guerre commerciali di Trump, mentre i profitti aziendali non crescono più (si vedano i grafici qui sotto riportati), l’inflazione fa un balzo in avanti invece che indietro, le prospettive dell’economia globale e sinanco quelle del commercio mondiale arrancano e i tassi a lungo termine non soltanto non scendono ma rischiano anche di tornare a crescere.

Come scriverebbe un noto politico italiano, stiamo osservando “il mondo alla rovescia” ! La verità sottostante è che l’incremento della liquidità disponibile a livello globale che registriamo da qualche tempo sospinge le quotazioni anche in presenza di minori prospettive e incrementati rischi.

L’altra faccia della medaglia di questo scenario invertito, è dunque che chi si svaluta davvero sono le divise monetarie con le quali si misurano gli andamenti dei mercati. Si veda ad esempio il grafico sottostante che misura l’andamento dell’indice Standard & Poor 500 di Wall Street (molto meno brillante dell’indice SP500) non in termini di Dollari bensì di numero di once d’oro:

ANDAMENTO INDICE SP500 IN TERMINI DI ONCE D’ORO (SI PUÒ NOTARE COME DAL 2015 NON È PRATICAMENTE PIÙ CRESCIUTO E NELL’ULTIMO ANNO È ADDIRITTURA SCESO)

Dunque la diluizione del contenuto di riserva di valore di ciascuna divisa valutaria provoca un effetto-vetrina di incremento dei prezzi delle attività finanziarie (ivi comprese le criptovalute, di cui riportiamo qui sotto un paio di grafici) ma anche e soprattutto su quelli delle attività reali, come i metalli preziosi e i beni di lusso, che in realtà risulta ingannevole:

Ovviamente l’espansione della base monetaria globale (nel grafico che segue è esposto l’andamento delle misure M2 e M3 europee) risulta al momento inarrestabile:


innanzitutto perché aiuta a tenere a bada il valore reale dei debiti pubblici, con la loro monetizzazione, e in secondo luogo perché l’alternativa sarebbe il rischio di illiquidità dei mercati finanziari, ma ha un prezzo (quasi) ovvio: la parallela perdita di valore delle cosiddette “fiat” currencies, cioè delle principali monete emesse dalle maggiori economie globali che non hanno un corrispondente valore sottostante, come una volta ad esempio erano le riserve auree (di seguito l’andamento del valore di un’oncia d’oro):

Questa perdita di valore intrinseco della moneta non si muove parallelamente all’inflazione dei prezzi misurata dagli istituti di statistica, ma indubbiamente la alimenta, in forma graduale e costante. E’ anche per questo che le aspettative di inflazione non vanno a zero, nonostante l’economia globale, al netto della svalutazione, non sia in una bella forma (nel grafico qui sotto i tassi d’interesse americani a 10 anni):

Quali prospettive si profilano resta molto difficile da prevedere, dal momento che i “fondamentali” che potrebbero alimentare nuovi massimi delle borse non brillano. In assenza di shock sistemici (quali nuove guerre, pandemie o carestie) i mercati potrebbero continuare a lungo a fluttuare in questo mare di liquidità (che alimenta anche le quotazioni delle criptovalute) o addirittura toccare nuovi massimi, com’è tipico quando la volatilità scende ai minimi. Come potrebbero riprendere a fluttuare senza una precisa direzione.

Quello che però tutti si attendono è che sia l’oro che riprenda a correre, dal momento che il suo andamento è stato recentemente calmierato, mentre gli altri metalli rari, come l’argento o il platino (nel grafico qui sotto) hanno fatto balzi molto più decisi.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

APPUNTI DI TRADING
N. 131 – sa 19 lug 2025

Operazioni in essere : nessuna

Premessa

Le parole di Trump continuano a influenzare i Mercati, ma, in apparenza, l’ impatto è meno forte.

Vorrei gioirne, salvo che ciò lo spinga ancòra più in là.

GOLD OTT 25

Entro fine luglio il contratto sarà in consegna fisica e utilizzerò la scadenza ottobre, che costa 27 – 28 usd in più.

Aggiungo solamente che oggi ho calcolato un ciclo giornaliero di medio impatto per merc 23.7, ma i prezzi presunti sono nell’area dove oscilliamo da tempo, quindi non mi attendo una inversione, che richiede un forte movimento, per produrre un “ effetto elastico “.

Tuttavia, da gio 24.7, va osservata l’uscita dal range del giorno precedente, soprattutto se avvenisse in outside.

A parte questo segnale di breve, resta valido quanto già scritto sul segnale di luglio :

“Ho notato una significativa importanza ciclica nel trimestre luglio – settembre 2025.

Purtroppo un trimestre è lungo e non facile da gestire lo stop loss, per l’ampiezza del range medio.

Considerando che anche luglio e giugno sono caratterizzati da segnali ( mensili ) valuterò dal 1 ago se vi sarà un accettabile reward – risk nella vendita sotto il minimo di luglio ( ad ora 3282 cash ) con eventuale incremento sotto il minimo di giugno ( 3246 cash )

I due livelli sono molto vicini e forse sceglierò di vendere alla rottura del più basso.

Ovviamente, salvo che GOLD già in luglio rompa 3246.
Il comportamento tenuto da GOLD ( minimo rapido lu 30.6 e salita immediata ) nella settimana 30.6 – 4.7 già da ora, secondo me, attribuisce rilievo al minimo registrato a 3246 cash.

Quindi potrei comprare sotto 3300 cash con stop loss ( e forse reverse ) a 3246.

Dal lato opposto, in caso di rimbalzo intorno a 3430 – 3440 GOLD CASH, potrei vendere, con stop loss ( escluderei il reverse ) a 3500 cash.

Al momento siamo distanti.”

SILVER SETT 25

Nulla di nuovo, a parte i continui nuovi massimi di periodo ( il top storico di 49,45 risale a 14 anni orsono ) quindi ripropongo il precedente testo, tuttora valido :

“ Dopo la rottura del doppio top a 34,86 – 34,58 cash, SILVER appare in accelerazione al rialzo e sembra possibile solo un acquisto.

Segnalo già da ora per agosto un segnale che rimanderebbe intorno al doppio massimo di 34,86 – 34,58 – livello che potrebbe ostacolare il raggiungimento dell’area da 33,70 a 31,65 ( minimo del 12 – 16 maggio, segnale di media importanza ) nella quale più volentieri acquisterei.

Rammento che l’area solida di acquisto tuttavia si trova solo da 28 ( livello toccato il 7.4 con i dazi di Trump ) a circa 26 usd.

Il livello di 26 fu supporto nel biennio 2011 – 2012 e tetto per tutto il 2022 – 2023.”

Considerazione comune ai Mercati azionari U.S.A.

La settimana 23 – 27 giugno era caratterizzata da un segnale temporale di inversione, rilevante su SP 500, di minore grado su NAS 100, che sembra aver invertito il ciclo, azzerando la lunga salita precedente, con un outside rialzista settimanale.

Da lu 23.6, insolitamente, la salita di DOW JONES ( pochi titoli tecno ), SP 500 ( rilevante incidenza dei magnifici 7 ) e NAS 100 ( in cui largamente prevalgono i Magnifici 7 ) è molto simile, intorno al 7 %.
Sembra una rotazione, per tirare avanti il rialzo.

Starò attento alla eventuale rottura del minimo di luglio ( 43759 DJ CASH ) e del giorno 23.6 ( 41981 ) dal quale, in 7 – 8 sedute, gli azionari U.S.A. sono schizzati via.

DOW JONES

Riprendo questo Mercato dopo aver individuato un ciclo mensile di medio livello che scade in luglio e un segnale giornaliero intrigante che scade tra mart 22.7 e merc 23.7

Molto comoda per me sarebbe una salita a 44600 – 44700 DJ CASH ( + 250 per sett future ) per cercare una vendita, che eseguirei da gio 24.7, alla rottura del minimo dei due gg precedenti.

Il range di luglio presenta un certo rilievo ciclico ( purtroppo non pari a feb 2025 ) ma lo attira quasi esattamente agli stessi prezzi e ci troviamo proprio nel range di feb 2025, quindi il mio interesse all’osservazione aumenta.

Finora, il range di luglio ( 43759 – 44886 ) è contenuto; se non si dilata troppo, potrebbe consentirmi, dal primo agosto, una vendita con stop loss accettabile.

Mio obiettivo ideale sarebbe una salita fino a 44900 – 45000 del sett future per vendere entro merc 23.7, con una seconda vendita da gio 24.7 alla rottura del minimo più basso tra mart 22 e merc 23 per poi raddoppiare la quantità del ribasso a rottura del minimo di luglio, a patto che non si trovi troppo sotto 43758 DJ CASH.

Non posso inserire questi ordini in questa Lettera settimanale solo perché il comportamento di Trump rende necessario correggere il tiro ogni giorno, se non ad ogni proclama.
Ma la efficacia di ciò sembra affievolirsi…………………

NASDAQ 100 CASH

In questo momento dorme, in area laterale – positiva.

Leonardo Bodini





SUI MERCATI PREVALGONO I TIMORI

Sui mercati borsistici di tutto il mondo parecchio è cambiato dal famoso annuncio di Donald Trump nel “liberation day”: lo scorso 2 Aprile 2025. Dopo l’annuncio tutte le asset class perdevano valore e sembrava che gli investitori avrebbero messo per un bel po’ di tempo i remi in barca in attesa del peggio. E invece in meno di un mese è accaduto tutto il contrario. La parola d’ordine circolata tra gli investitori professionali (vendere) è stata rovesciata dagli investitori del cosiddetto “retail” (brutta definizione, alla lettera: dettaglio, usata per denominare gli investitori “fai da te”, noti anche come e-traders). Questi si sono coordinati tra loro come ai tempi delle “meme stocks” per far salire i listini delle borse e contrastare in tal modo il mantra prevalente dei gestori che gridava all’allarme per le disastrose conseguenze economiche che avrebbero avuto i dazi di Trump.

 

Un po’ il “retail” ha avuto ragione: l’incertezza derivante dai dazi di Trump è stata quasi una bufala circolata sul mainstream per attaccare la leadership politica del nuovo presidente! Negli scorsi due mesi non si è vista alcuna “stagflazione“. Anzi, abbiamo recentemente rischiato stagnazione e inflazione a causa dell’estendersi della guerra in Medio Oriente e nemmeno in questo caso gli indicatori economici hanno cambiato direzione. L’economia americana “tiene” enbsp; il risultato finale delle vendite dei grandi gestori di patrimoni e dei riacquisti dei piccoli speculatori è stata una “V” profonda dei listini azionari un po’ in tutto il mondo, con le borse europee che hanno leggermente sopravanzato quelle americane anche a causa del deprezzamento del Dollaro. La scorsa settimana però l’indice principale di Wall Street (l’SP500) ha segnato un nuovo record storico.


Dunque la tempesta attesa (inflazione, recessione, perdita di fiducia e calo dei profitti) si è risolta in tre mesi in nuovi record storici delle borse. L’aspetto comico di questa faccenda è stato che i grandi gestori di portafogli si sono ritrovati non soltanto schiaffeggiati da un mercato che ha volto al rialzo nonostante tutto, ma anche costretti ad alimentare loro stessi il rialzo delle borse, andando a ricomprare in fretta e furia (anche se non completamente) ciò che avevano venduto per non sotto-performare troppo rispetto al mercato.

E’ tuttavia normale che, di fronte a movimenti così ampi delle principali borse globali, giunti ai massimi storici di Wall Street qualcuno alla fine abbia deciso di prendere beneficio e ridurre la propria esposizione al mercato azionario. Ed è altrettanto normale che qualcuno si faccia due domande circa la sostenibilità del listini di borsa giunti a questi livelli, dal momento che il quadro generale resta incerto. Molto incerto! Proviamo dunque a vedere perché.


Innanzitutto c’è una domanda di fondo: dove andranno i tassi d’interesse? Sembrano confermare lo stop alla loro discesa. Anzi negli ultimi giorni si è visto qualche rialzo proprio in America, dove sono già piuttosto alti. E se i tassi a lungo termine crescono non è certo normale che le borse segnino nuovi massimi. Quando il saggio di sconto degli utili futuri cresce le aziende valgono meno.

Inoltre c’è il problema della debolezza del Dollaro, circa la quale nessuno è in grado di fare buone previsioni. Per certo c’è stato sino ad oggi un enorme “ipervenduto” che fa pensare a una risalita del cambio contro le altre valute a causa delle possibili ricoperture. Sempre che non intervenga un nuovo esodo in massa dei capitali internazionali dai mercati americani.

C’è però più di un problema per il biglietto verde: la de-dollarizzazione è comunque in atto e Trump sta lanciando una sorta di nuovo “liberation day” con rialzi a raffica delle tariffe doganali nei confronti di mezzo mondo. Cosa che fa temere nuove fughe dagli USA con conseguenze negative per il cambio del Dollaro, nonostante il fatto che i rendimenti offerti dai Treasury Bonds a stelle e strisce siano elevatissimi. Inoltre le nuove leggi approvate dal Congresso fanno temere per la traiettoria ascendente del debito pubblico americano e possono contribuire a generare una crisi di fiducia nei confronti degli USA.


Il punto è che l’andamento dei principali indici azionari americani resta fortemente legato al cambio del Dollaro circa il quale nessuno è davvero in grado di fare previsioni. Dunque l’attesa generale di un ridimensionamento dei listini dopo aver toccato nuovi massimi resta elevata ma potrebbe rimanere delusa perché molto dipenderà da quello che succederà ai tassi d’interesse americani. Se questi ultimi saliranno ancora è possibile che l’investimento in dollari tornerà ad essere privilegiato dagli investitori internazionali ma, al tempo stesso, è probabile che le valutazioni d’azienda (soprattutto di quelle iper-tecnologiche ed iper-valutate come Nvidia) subiranno un ridimensionamento significativo. Se invece i tassi d’interesse americani non supereranno gli attuali livelli (o torneranno a flettere, come si attende il mercato) allora quello che verrà fuori sarà l’insostenibilità dell’attuale sopravvalutazione della divisa unica europea nei confronti del Dollaro. In questo caso sarà possibile che Wall Street riprenda a segnare nuovi massimi, mentre le borse europee potrebbero seguire un percorso inverso, salvo che la corsa agli armamenti (e ai lauti profitti che possono generare) torni a sospingere i listini del vecchio continente.

A complicare ulteriormente il quadro macro-economico occorre anche notare che buona parte delle tendenze borsistiche possono spiegarsi con la grande liquidità disponibile sui mercati, non solo elevata ma addirittura in crescita (dopo ad esempio che la Federal Reserve ha di fatto allentato i vincoli di bilancio delle banche americane). In questo quadro occorre perciò moderare le attese per un possibile ribasso delle borse occidentali: se la liquidità rimarrà alta anche i listini di borsa seguiranno.


Dall’altro lato occorre notare che il quadro geo-politico resta fortemente contrastato. L’Europa (Regno Unito compreso, anzi protagonista) si prepara a inviare truppe in Ucraina con possibili nefaste conseguenze per chiunque. Il Medio Oriente poggia l’armistizio attuale di Israele nei confronti di quasi tutti gli stati vicini su basi estremamente fragili, mentre la Cina sta provvedendo a fornire armamenti e aiuti all’Iran in vista di possibili nuovi problemi, ma anche perché in tal modo può testare le sue nuove tecnologie e prepararsi ad invadere il mercato delle armi con la propria offerta. Ovviamente questo quadro di possibili nuove “escalation” militari preoccupa gli investitori e induce a prudenza gli speculatori, oltre a corroborare le attese di ripresa del cambio del Dollaro, notoriamente in rialzo in caso di guerre.

I prezzi delle materie prime e dei metalli preziosi sembrano tuttavia volgere ancora una volta in alto anche a causa di tali tensioni e possono contribuire ad impedire che l’inflazione venga definitivamente sconfitta, mentre il petrolio non riesce invece a toccare nuovi massimi di periodo perché, nonostante tutti i timori, il mercato è dominato dall’offerta più che dalla domanda. Dunque nemmeno sul fronte delle “commodities” vi è alcuna certezza. Anzi: in assenza di shock esogeni è possibile che la situazione attuale si cristallizzi.

In teoria in una situazione del genere i mercati finanziari che potrebbero beneficiarne di più potrebbero essere quelli dei paesi “emergenti”, ma nemmeno in questa direzione possiamo trovare solidi appigli di razionalità. Se infatti il cambio del dollaro tornasse a volgere a favore del biglietto verde allora i listini “esotici” potrebbero riceverne un pesante contraccolpo.

In generale dunque il quadro sembra contrastato e poco rassicurante e per di più ancor meno prevedibile. Come sempre in queste congiunture gli investitori colgono l’occasione per rendere più accurato lo “stock picking” e rivolgendosi a titoli con miglior contenuto intrinseco di valore e/o capacità di generare flussi di cassa. Ma -come è successo negli ultimi mesi- se da un lato è possibile prevedere come si comporteranno gli investitori professionali e istituzionali perché se ne possono intuire le preferenze razionali, dall’altro resta molto difficile prevedere dove andrà la speculazione on-line.

È piuttosto probabile che i nuovi obiettivi riguardino i tassi sui titoli di stato americani, dal momento che rendono molto bene, ed è altrettanto probabile che la contropartita sia la copertura dal rischio che il Dollaro si svaluti ancora. Due elementi che possono favorire nel breve termine la ripresa della fiducia sui mercati a


stelle e strisce. Ma probabilmente soltanto nel breve termine. Mentre è più probabile che prosegua la tendenza rialzista dell’oro e degli altri metalli preziosi, oltre che del Bitcoin (le cui quotazioni sono molto dipendenti dalla liquidità) e degli altri beni-rifugio dal momento che tutti cercano riparo dalla svalutazione galoppante delle cosiddette “fiat currencies” (cioè le principali divise valutarie occidentali) e non è facile trovarlo nelle borse a questi livelli.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

APPUNTI DI TRADING

N. 130 – sa 12 lug 2025

Operazioni in essere : nessuna

Premessa

Trump ha parlato oggi, annunciando che i dazi per import dall’Europa saranno del 30 %, a partire dal 1 ago 2025. Ci crede davvero ? immagino di no.
Tuttavia, in attesa che ( poco ) gentilmente ci faccia sapere se i suoi dazi entreranno realmente in vigore ( quante volte cambierà tempi e % ? ), di certo non inserisco alcun ordine sui mercati, nemmeno per questo lu 14.7
Peccato, stiamo assistendo ad uno spettacolo poco edificante.
Non dovendo, ragionevolmente, inserire degli ordini, mi limito ad alcune integrazioni della precedente N. 129

GOLD AGO 25

Entro fine luglio il contratto sarà in consegna fisica e utilizzerò la scadenza ottobre.

Ho notato una significativa importanza ciclica nel trimestre luglio – settembre 2025.
Purtroppo un trimestre è lungo e non facile da gestire lo stop loss, per l’ampiezza del range medio.

Considerando che anche luglio e giugno sono caratterizzati da segnali ( mensili ) valuterò dal 1 ago se vi sarà un accettabile reward – risk nella vendita sotto il minimo di luglio ( ad ora 3282 cash ) con eventuale incremento sotto il minimo di giugno ( 3246 cash )

I due livelli sono molto vicini e forse sceglierò di vendere più in basso, ma solo dopo che entrambi i minimi risulteranno rotti.

Ovviamente, salvo che GOLD già in luglio rompa 3246.

Il comportamento tenuto da GOLD ( minimo rapido lu 30.6 e salita immediata ) nella settimana 30.6 – 4.7 già da ora secondo me attribuisce rilievo al minimo registrato a 3246 cash.

Quindi potrei comprare sotto 3300 cash con stop loss ( e forse reverse ) a 3246.

Dal lato opposto, in caso di rimbalzo intorno a 3430 – 3440 GOLD CASH, potrei vendere, con stop loss ( escluderei il reverse ) a 3500 cash.

Al momento siamo distanti.

SILVER SETT 25

Allego una seconda volta un grafico mensile di lungo periodo per ricordare gli enormi movimenti che talvolta caratterizzano SILVER.

Dopo la rottura del doppio top a 34,86 – 34,58 cash, SILVER appare in accelerazione al rialzo e sembra possibile solo un acquisto.

Segnalo già da ora per agosto un segnale che rimanderebbe intorno al doppio massimo di 34,86 – 34,58 – livello che potrebbe ostacolare il raggiungimento dell’area da 33,70 a 31,65 ( minimo del 12 – 16 maggio, segnale di media importanza ) nella quale più volentieri acquisterei.

Rammento che l’area solida di acquisto tuttavia si trova solo da 28 ( livello toccato il 7.4 con i dazi di Trump ) a circa 26 usd.

Il livello di 26 fu supporto nel biennio 2011 – 2012 e tetto per tutto il 2022 – 2023.

Il livello di 23,5 ( top di febbraio 2024 – il segnale più importante di tutti ) sembra ormai troppo basso, ma SILVER ha sorpreso nei due versi anche gli operatori più navigati.

Considerazione comune ai Mercati azionari U.S.A. ( sempre valida, da rileggere )

La settimana 23 – 27 giugno era caratterizzata da un segnale temporale di inversione, rilevante su SP 500, di minore grado su NAS 100, che sembra aver invertito il ciclo, azzerando la lunga salita precedente, con un outside rialzista settimanale.

Dopo 10 settimane di salita dal 7.4, attendevo un top per vendere intorno ai doppi massimi :

– 6147 per SP 500
– 22222 per NAS 100

I Mercati si sono “liberati” dell’obbligo di inversione registrando un minimo fulmineo lu 23.6 con immediata inversione al rialzo e da allora sono saliti senza pause.

Vale ancora quanto scrissi nella precedente N. 128 : “……….dopo i fatti bellici USA-IRAN del precedente week end ( 21 – 22 ), questi Mercati hanno registrato un minimo e quindi, essendo attesa una inversione, l’outside rialzista che è seguito direbbe : i Mercati U.S.A. avevano una scadenza ciclica di inversione; sono scesi per poi schizzare in su, quindi il segnale è di acquisto.

Mi occupo di analisi tecnica e quindi non posso ignorare i pattern che i Mercati esprimono, ma la lunga esperienza mi fa dubitare di una salita di 10 settimane quasi consecutive dal 7 aprile 2025 che poteva ( forse doveva ) invertire qui ( doppi top con febb 2025 ) e ora ( 23 – 27 giugno ) e invece il segnale di possibile vendita viene invertito in un nuovo rialzo, solo per qualche ora di ribasso nel mattino di lu 23.6

Dopo tali premesse, osservo che, ad ora:
– DOW JONES non ha ancora rotto il top storico di 45073 cash segnato in dic 24
– SP 500 ha rotto del 2 % il top di feb 25 ( 6147 ) salendo a 6290 cash
– NAS 100 ha rotto del 3 % il top di feb 25 ( 22222 ) salendo a 22915

Niente di esplosivo, al momento.

SP 500

Il minimo a 5943 cash è già divenuto un punto di controllo importante.

A questo punto posso operare in due modi :

– vendere a rottura di 5943 cash, ma dovrei mettere lo stop loss sopra il top assoluto ( ad oggi 6290 cash, ma potrebbe innalzarsi ulteriormente, prima di rompere 5943 ) Già ora richiederebbe uno stop loss di 347 punti, non accettabile
– al contrario dare credito all’outside rialzista, che si è molto dilatato in 14 gg, comperando nel gap tra lu 23 e mart 24.6 intorno a 6050 sett fut, con stop loss a 5950 sett fut.

Trump ha comunicato dazi da guerrafondaio, non resta che attendere smentite e giravolte.

NASDAQ 100 CASH

Andamento simile a SP 500, salvo che la salita da lu 23.6 è del 6 % contro il 5 % di SP 500.

Come per SP 500, è presente un vistoso gap up tra lu 23 e mart 24 che consentirebbe un acquisto intorno a 22000 di sett fut con eventuale stop loss a 21600 sett fut.

Impossibile da vendere, senza un pattern che riduca lo stop loss necessario.

Nelle ultime sedute ha disegnato una laterale, immagino distributiva, ma non tiro ad indovinare.

 

Leonardo Bodini