CRESCE LA DIVERGENZA EUROPA/USA

Si dice che quando l’economia reale soffre (ma non troppo) la grande finanza ci guadagna. Anche stavolta sembra stia andando così. Ma questo succede anche perché -se non arriva il putiferio- i profitti delle grandi imprese (quelle quotate ad esempio) continuano a crescere, man mano che esse consolidano le loro posizioni. Il caso “Deep Seek” può addirittura essere visto come un utile spauracchio nella direzione dell’efficienza gestionale e dello sgonfiamento della bolla speculativa tecnologica. Nessuna paura per le borse quindi, qualche scossone qua invece è assicurato!

 

I DAZI SONO GIÀ INIZIATI

Lo scorso Venerdì, a mercati chiusi in Europa, sono iniziate le “guerre commerciali“ di Donald Trump, e prima del previsto. I dazi del 25% per le importazioni da Canada e Messico, due tra i paesi più interconnessi con gli USA sono un segnale chiarissimo: si comincia con gli “amici” per poi rivolgersi agli altri. Un istante dopo i mercati dei cambi valute sono impazziti al riguardo del Peso Messicano e del Dollaro Canadese:

La morale però è che risulta piuttosto probabile che per l’Europa che esporta negli ”States” ci saranno forse altrettanti dazi. Non per nulla il cambio Euro/Dollaro, che negli ultimi giorni era leggermente risalito, ha subìto nelle ultime ore un assestamento (come si può leggere dal grafico qui sotto riportato):

TRUMP NON PERDE TEMPO

Sino a qualche giorno fa i mercati finanziari scommettevano su un approccio graduale del nuovo Presidente americano, il quale invece ha mostrato chiaramente di non voler perdere tempo, per raggiungere l’obiettivo che si è posto (quello di recuperare spazio negoziale nei confronti del resto del mondo). Lo scorso Venerdì sera i mercati finanziari tuttavia negli USA erano ancora aperti e, correttamente, all’annuncio Wall Street ha virato al ribasso. Cosa che ragionevolmente potrà accadere anche alle altre borse già lunedì mattina quando, a partire dal Giappone, le piazze finanziarie si risveglieranno agitate dal riposo del fine settimana.

Peraltro non è così scontato che le borse volgano davvero al ribasso (nel grafico sopra riportato si evince chiaramente una tendenza positiva per l’indice SP500).

LA BCE TAGLIA, LA FED NO

La Banca Centrale Europea ha proceduto con un nuovo taglio del costo del denaro e -per di più- una serie di indicatori europei (quali i consumi e la disoccupazione) fanno propendere per la possibilità che la medesima banca centrale possa proseguire con il taglio dei tassi d’interesse. Di seguito un grafico che riporta l’andamento del differenziale dei tassi:

I PROFITTI TRIMESTRALI CRESCONO ANCHE IN EUROPA

Come non bastasse, i profitti trimestrali annunciati sino ad oggi in Europa sembrano decisamente in rialzo, non soltanto per le imprese americane ma anche per quelle europee, a parte il caso Stellantis che pesa come un macigno. Si veda in proposito il grafico qui sotto che riguarda l’Europa:

IL CASO DEEP SEEK AIUTA A SGONFIARE LA BOLLA SPECULATIVA

Altro fattore che può far pensare ad una tendenza delle borse occidentali tutto sommato positive anche in futuro è il ridimensionamento in corso delle quotazioni delle grandi multinazionali tecnologiche americane, i multipli di valore delle quali preoccupano ancora quelli che temono uno scoppio improvviso della bolla speculativa che ne ha gonfiato sino a ieri le quotazioni. Nel grafico qui sotto possiamo osservarne la dinamica:


LA DIVERGENZA DELLE DUE ECONOMIE

La “spaccatura” degli andamenti tra le due sponde dell’Atlantico riguarda tuttavia soprattutto i dati macroeconomici: l’America continua la sua corsa verso una crescita impetuosa (nonostante la Federal Reserve abbia deciso di mantenere i tassi d’interesse al 4,25% cioè ben al di sopra a quelli europei, giunti con l’ultimo taglio al 2,75%) e, ovviamente, anche l’inflazione ne risente al rialzo.


IL COSTO DELL’ENERGIA METTE A RISCHIO DI INFLAZIONE ANCHE L’EUROPA

L’Europa negli ultimi giorni invece ha certificato un ultimo trimestre 2024 la cui crescita economica è stata pari a zero (con la Germania a -0,2% e la Francia a -0,1%) con l’inflazione che si è mantenuta in leggero ribasso, nonostante l’impetuosa crescita del costo dell’energia, come si può leggere dal grafico qui riportato (il primo relativo al solo gas naturale, il secondo al prezzo all’ingrosso dell’energia)

IL PREZZO DELL’ORO È SEMPRE STATO LA MISURA DELLA SVALUTAZIONE

In tema d’inflazione dei prezzi peraltro è difficile confidare soltanto sulle statistiche ufficiali. In molti casi la svalutazione monetaria è ben superiore all’incremento dei prezzi rilevato. In questi giorni è di nuovo al centro delle attenzioni il prezzo dell’oro, cresciuto nell’ultimo anno ben più di quanto si sarebbe potuto immaginare (circa il 40% come mostra il GRAFICO QUI SOTTO), soprattutto se si tiene conto del fatto che, nel lungo termine, esso rispecchia più o meno esattamente la svalutazione monetaria.

D’altra parte l’andamento riflessivo dell’economia europea parte da lontano: dalla scarsità di investimenti nell’innovazione tecnologica e dalla crisi (non ancora risolta) del comparto industriale dell’automobile, che ha investito sì principalmente la Germania ma di risulta anche tutti i piccoli fornitori dell’industria tedesca.

L’Europa inoltre si confronta con una dinamica dei salari non particolarmente favorevole, che deprime i consumi, come si può leggere nel grafico relativo alla FIDUCIA DEI CONSUMATORI IN U.E. :

L’Europa cioè riesce ad esprimere un’inflazione media dei prezzi in diminuzione nonostante l’esplosione del costo di energia e riscaldamento, anche grazie ad una dinamica riflessiva dei consumi. Non per niente l’andamento delle aspettative economiche degli analisti finanziari per il nostro paese resta ancora a Gennaio in territorio negativo.

MA QUANDO L’ECONOMIA NON TIRA, LA FINANZA GUADAGNA

Difficile tuttavia esprimere da queste considerazioni delle indicazioni per ciò che riguarda i mercati finanziari perché, come abbiamo più volte notato, l’andamento dell’economia reale e quello dei mercati finanziari sono quasi sempre disallineati, se non addirittura opposti. Questo potrebbe far pensare che le borse europee potrebbero anche proseguire la loro strada di crescita, spinte dal ribasso dei tassi d’interesse praticati dalla BCE, che tuttavia non corrisponde esattamente ad un ribasso del costo del denaro, come si può leggere dal GRAFICO qui sotto riportato:

D’altra parte questo in parte spiega l’andamento estremamente positivo dei conti delle principali banche italiane (quelle quotate). E’ vero che è soprattutto la giostra delle possibili aggregazioni a menare le danze, ma resta il fatto che le valutazioni aziendali non sarebbero così positive se i margini non fossero così ampi.

LE QUOTAZIONI DELLE BANCHE CONTINUANO A CORRERE

Ecco il GRAFICO riportato in proposito dal Sole 24 Ore dello scorso Sabato (esattamente in linea con quanto previsto su queste colonne la scorsa settimana):

 

 

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 108 – sab 1 feb 2025

 

Operazioni in essere : nessuna

Lu 27.1 venduto 1 APR MICRO GOLD a 2768 stoppato il 30.1 a 2832 con una perdita di ( 64 x 10 usd = 640 usd ) corrispondenti a 621 euro; sempre gio 30.1 venduto 1 APR MICRO GOLD a 2820 stoppato il 31.1 a 2860 con una perdita di ( 40 x 10 usd = 400 usd ) corrispondenti a 388 euro, in totale 1009 euro.

GOLD APR 25

GOLD richiede molte considerazioni.

Sta dimostrando grande forza.

Non solo è andato oltre il livello di 2790, che era la mia area di vendita, ma ha chiuso gennaio, mese di scadenza del segnale, sopra tale prezzo.

A livello di difficoltà del trading, sono successe due cose insolite.

Lu 27.1, nella confusione generata dalle notizie su DEEPSEEK, che ragionevolmente dovevano incidere solo sull’azionario legato alla intelligenza artificiale, GOLD ha accompagnato al ribasso gli indici azionari fino a 2730 cash ( il future aprile ha segnato 2746,8 quindi 16,8 usd in più, come d’abitudine ) rompendo il minimo dei 2 gg precedenti e quindi facendo scattare l’operazione short a 2768 APR GOLD.

Poi è sempre salito, spingendo fino a 2817 GOLD CASH, ma il future aprile si è completamente distaccato al rialzo, giungendo a 2862,9 e stoppando la vendita eseguita a 2820.

La differenza di ( 2862,9 – 2817 ) 45,9 usd non si era mai vista in questo periodo e non riesco ad immaginare la ragione, forse un eccesso di scoperto sulla scadenza apr 2025.

Basti pensare che il precedente ve 24.1 il top di GOLD CASH era stato 2785 e quello del future aprile fu 2808,10 – vale a dire 23,1 usd in più. Nella norma.

Su GOLD sto cercando una operazione strategica, che possa durare anche oltre 30 gg e, mediamente, un Mercato, per concedere di sfruttare poi un vero trend, richiede stop loss più ampi dello standard nella fase di apertura delle operazioni.

Salterò come sempre una settimana, usandola per osservare se è stata una trappola, oppure GOLD romperà il forte segnale di gennaio e volerà a più alti livelli.

La barra mensile di GOLD CASH è ampia ( 2614 – 2817 ) e quindi non posso di certo attendere la eventuale rottura del minimo per operare. Vedremo

SILVER MARZO 25

Resta valido quanto scrissi nella precedente :

SILVER dimostra una evidente minore forza relativa rispetto a GOLD, per la distanza ben maggiore dal top di 34,86 cash e per i top settimanali fortemente in calo.

Sta assumendo sempre maggiore importanza il doppio minimo a 28,75.

Vedremo insieme se sarà utilizzabile prima come stop loss per un acquisto e, possibilmente, poi per una vendita in rottura.

Serve prima che SILVER salga almeno tra 31,5 ( livello colorato in giallo ) e 32,50

Segnalo sin da ora che in marzo 2025 scadrà un ciclo temporale di medio – alto rilievo, soprattutto se si trattasse di un minimo che si manifestasse tra il top di marzo 2024 ( 25,77 ) e il top di febbraio 2024 ( 23,50 )

Sono livelli talmente lontani che, più che un auspicio, pare una provocazione.

Ma non è così.

DOW JONES INDU CASH

Siamo pienamente nel bimestre che attendevo da tempo per apertura di ribasso su DOW JONES

Senza fretta, visto che il segnale coinvolge gennaio, ma anche febbraio, cerco di vendere nelle prossime settimane sopra la trend line in essere dal lontano ott 2022 ( da 28660 )

Ho segnato in giallo l’area preferita di vendita.

La recente settimana 27 – 31 gen ha spinto DOW JONES fino a 45054, contro 45073 di dicembre.

Siamo quindi ben sopra 44000 cash, che era il requisito minimo per analizzare una possibilità di vendita.

Ha segnato un doppio massimo, tanto perfetto da dar fastidio.

Fuori dalle abitudini, ho allegato anche un grafico mensile per evidenziare che in novembre, dicembre e gennaio ci sono stati tre massimi uguali ( 45071 – 45073 – 45054 ) e due minimi molto vicini ( 41647 TRUMP e 41845, più recente ) tanto che i 90 gg costituiscono un BLOCCO UNICO.

Febbraio, dal punto di vista ciclico, è la fine della spinta da ott 2022 ( 28660 citato molte volte ) e ott 2023 ( 32327, per me meno importante )

Vedremo insieme se la mia analisi del tempo produce una inversione.

Purtroppo febbraio inizia solo ora e DOW JONES si trova già nel range tra 44000 e 45073 dove ho progettato di venderlo, ma ovviamente non è semplice, essendoci 28 gg di calendario e 20 gg di borsa aperta in cui gestire l’eventuale apertura dello short.

Segnalo che la settimana 27 – 31 gennaio appena trascorsa era la 120esima da 28660, ciclo di rilievo e quindi il top assume un maggior significato.

Segnalo inoltre che, complice l’effetto DEEPSEEK di lu 27.1, quel giorno DOW JONES ha aperto molto in basso, con un minimo, anche settimanale, a 44026 per poi volare su, con un outside rialzista.

Dopo questo evento esasperato DJ da merc 29.1 a ven 31.1 ha espresso tre outside in tre gg consecutivi.

L’ultimo ha toccato 45054 ( doppio massimo ) e poi è sceso tutto il giorno, rompendo il range dei tre gg precedenti.

Significato : DJ ha stoppato qualsiasi posizione legata a barre giornaliere, al rialzo e al ribasso, a giorni alterni.

Cercherò una figura grafica che consenta di avere uno stop loss contenuto, ma non escludo di attendere la rottura di 44026.

NASDAQ 100 CASH

L’effetto DEEPSEEK ovviamente è stato ben più forte su NAS 100, indice sul quale incidono in misura estrema i titoli che nella realtà ( ancor più nell’immaginazione ) trovano nella connessione all’intelligenza artificiale ciò che rende sopportabili dei P/E d’affezione.

Solo un vago dubbio che gli oligopolisti U.S.A. possano trovare un competitor in Asia è bastato a generare cali del 5 – 10 e oltre %.

In febbraio immagino che sceglierò DJ per aprire uno short, ma da dicembre i due indici azionari hanno un comportamento insolitamente simile.

Leonardo Bodini

 




BANCHE SUPERSTAR

È possibile sia tornato il momento di comprare i titoli delle banche in Borsa. Non soltanto per i “rilanci” giudicati da tutti cosa necessaria per concludere le attuali Offerte Pubbliche. Ma anche perché le fusioni e acquisizioni in corso potrebbero generare nuovi giganti per capitalizzazione, la cui redditività potrebbe spiccare il volo.

 

RIPRENDE IL RISIKO DELLE BANCHE

Qualche tempo fa s’era scritto su queste colonne che stava per partire una nuova stagione di aggregazioni bancarie, innanzitutto perché la prospettiva di possibili ulteriori discesa dei tassi d’interesse (nella settimana entrante potremmo assistere ad un nuovo taglio da parte della Banca Centrale Europea) costringe le banche a muoversi per tempo per migliorare la propria efficienza e non farsi cogliere impreparate quando si dovesse ridurre la forbice sui tassi che fino ad oggi ha benedetto i loro profitti.


Ma anche perché l’intero sistema finanziario europeo appare ancora piuttosto frammentato ed è oramai universalmente riconosciuto che le banche di minori dimensioni riescono ad esprimere una minor redditività, sinanco negli Stati Uniti d’America, dove i tassi d’interesse restano più elevati (nel grafico un confronto).


A prima vista tuttavia il risiko bancario che si sta sviluppando in Italia sembra un gran pasticcio, e forse lo è. Al momento nessuna delle iniziative lanciate dalle banche italiane su altre banche è stata così incisiva da risultare immediatamente vincente.

NESSUNA OFFERTA PUBBLICA AL MOMENTO E’ ANDATA IN PORTO

L’offerta di Banca Ifis su Banca Illimity è risultata ad esempio troppo bassa mentre Banco BPM avrebbe dovuto agire con molta decisione se avesse davvero voluto conquistare subito Monte Dei Paschi, UniCredit avrebbe dovuto alzare il tiro se avesse voluto davvero conquistare subito Banco BPM e Monte Dei Paschi avrebbe dovuto (aggiungerei: se avesse potuto) offrire di più per Mediobanca per muovere dalla sua parte gli altri soci. Al momento è stata stoppata (dalla politica tedesca) sinanco la mossa di UniCredit per aggregare la tedesca HypoVereinsbank (controllata da UniCredit dal 2005) con Commerzbank.

Tra i veri motivi per i quali le iniziative suddette non sono risultate decisive però non c’è soltanto la scarsità del capitale impiegato, ma anche e soprattutto la presenza di risvolti politici e di forti personalismi, non tutti completamente razionali. Il Banco BPM probabilmente credeva di avere dalla sua parte la maggioranza di governo del nostro Paese quando ha pensato di prendere Monte Dei Paschi, senza considerare la forza -e il protagonismo- dei due soci forti di quest’ultima: Del Vecchio (tramite il plenipotenziario della famiglia: Milleri) e Caltagirone. Forza esercitata anche nei confronti della politica, che ufficialmente finge di restarne estranea.

LA LOTTA TRA NAGEL E I SUOI AZIONISTI

Milleri e Caltagirone a loro volta non soltanto avevano ambizioni ben più ampie che quelle di restare comprimari di una ex banca popolare presente quasi soltanto nel Nord Italia, ma hanno (anche e soprattutto) una quota importante del capitale di Mediobanca e delle Generali. Quest’ultimo poi non è soltanto un colosso assicurativo ed europeo, ma anche un grande operatore nel “private banking” (cioè nella gestione dei risparmi). Anzi: probabilmente ciò che ha scatenato l’iniziativa di Monte Dei Paschi nel lancio dell’offerta pubblica su Mediobanca è proprio la recente mossa di Generali che ha deliberato di passare la mano su questo fronte ad una Joint Venture con i francesi di Natixis.


Generali lo ha deciso con il voto contrario in assemblea di Milleri e Caltagirone e addirittura contro le indicazioni ricevute dal Governo Meloni. La Joint Venture di fatto sposta quell’attività in Olanda e la delega ad un management straniero. E questo accade con il beneplacito (se non con la regia) di Mediobanca, il cui organo di controllo evidentemente ha ottenuto proprie contropartite, essendo da tempo in rotta di collisione con alcuni tra i suoi più importanti azionisti, cioè le famiglie Del Vecchio e Caltagirone. Certificando così un possibile conflitto di interessi tra azionariato e management.


UN PASTICCIO, MA ANCHE UN’OPPORTUNITÀ PER IL MERCATO

E forse è proprio da queste considerazioni che nasce la spiegazione del motivo per il quale il risiko bancario che si sta delineando è sì un vero pasticcio, ma è al tempo stesso anche una bella opportunità per il mercato azionario. Il pasticcio nasce probabilmente dal fatto che occorrevano più capitali (e più investitori) per riuscire al primo colpo in ciascuna di queste manovre avviate e non facilmente concludibili. Ma anche dal fatto che le questioni in campo non sono del tutto lineari e alla luce del sole. La politica ha evidentemente deciso di non guardare passivamente a queste manovre (e in parte anche a ragione). L’opportunità invece deriva dal pasticcio: le ipotesi di fusioni e acquisizioni bancarie infatti soprattutto se andranno avanti a colpi di pesanti rilanci, potrebbero contribuire non poco ad alimentare i due fattori che risultano sempre essenziali perché il valore delle azioni quotate si innalzi: la contendibilità del controllo e le aspettative di maggior efficienza.

Il polverone che si sta alzando può fare cioè molto bene alla borsa italiana non soltanto perché i giochi che vediamo sembrano tutti piuttosto lontani dall’essere già fatti e perché evidentemente ciascuna delle possibili aggregazioni è suscettibile di generare sinergie, economie di scala e migliori efficienze operative, cioè di incrementare i profitti delle banche coinvolte. Ma anche perché quel che si può intravedere all’orizzonte è la possibile discesa in campo di altri attori interessati a mettere il proprio zampino nel calderone dal quale uscirà il nuovo volto della finanza italiana: da Unipol a Banca Intesa fino forse ai grandi gestori dei fondi speculativi internazionali, i quali sino ad oggi hanno invece osservato in silenzio.

STA PER ARRIVARE LA “CAVALLERIA”?

Dalla partita sono fino ad oggi mancati infatti Cimbri (Unipol) che storicamente è sempre stato vicino al management di Mediobanca, oltre che concorrente di Generali, di fatto oggi indirettamente sottoposto al controllo di quest’ultimo. Ma anche Banca Intesa, che è sempre stata ”sensibile” alle indicazioni ricevute dalla politica e che non è necessariamente la più contenta qualora le manovre di aggregazione bancarie in corso portino alla creazione di un vero “terzo polo” dopo di essa e di UniCredit.


IL MERCATO ITALIANO È STATO POCO LIQUIDO FINO AD OGGI

Ricordiamoci inoltre che la Borsa italiana sta attraversando un periodo piuttosto negativo dal punto di vista della liquidità del mercato, con diverse aziende quotate che hanno deciso il “de-listing”. Ciò avviene anche perché sino a ieri molti capitali sono fuggiti dall’Italia e poi per la concorrenza dei titoli del Tesoro italiano, la fame di denaro del quale prosciuga di fatto liquidità all’investimento azionario.

Ora invece, con i riflettori che si accendono sulle grandi manovre di aggregazione delle banche in corso, il mercato borsistico potrebbe beneficiare di nuovo interesse, in primis proprio da parte degli investitori stranieri. La possibilità che queste ultime riescano a generare profitti generosi anche in futuro non potrà che destare la loro attenzione! E questa potrebbe significare che arriva maggior liquidità sul mercato.


Difficile dunque prevedere cosa succederà, a parte l’elevata probabilità che ciascuna di queste offerte pubbliche di acquisto o scambio possano subire dei “rilanci”. Ma non è difficile prevedere che, nel bailamme, i titoli del comparto bancario ne avranno un beneficio. Più difficile è rispondere invece all’altra domanda: se anche il Paese ne otterrà qualcuno.


I TASSI D’INTERESSE HANNO FINITO DI SCENDERE?

Un’ultima considerazione riguarda le prospettive dei tassi d’interesse: la Federal Reserve Bank of America ha parlato chiaro: non ci sarà nessun taglio ulteriore dei tassi per almeno un semestre! Ma addirittura la banca centrale del Giappone li ha appena alzati (e si sa che spesso quel che succede in Giappone spesso poi accade nel resto del mondo). Da questo punto di vista l’ulteriore taglio dei tassi di sconto previsto per questa settimana da parte della Banca Centrale Europea potrebbe perciò essere l’ultimo. E, se fosse, costituirebbe l’ennesima buona notizia per il comparto bancario italiano.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

N. 107 – sab 25 gen 2025

 

Operazioni in essere : nessuna

Premessa :

da tempo ho indicato gennaio come mese di possibile svolta per GOLD con obiettivo intorno a un doppio massimo a 2790 cash e indicato gennaio – febbraio per indici azionari U.S.A. ( in particolare DOW JONES ) con obiettivo sopra 44000, fino al doppio massimo a 45073 cash.

Mi concentro su GOLD, giunto al target e che ritengo possa subire una pausa di questa eccezionale salita partita da 1616 – 1810 e attendo che inizi febbraio per considerare una vendita di DJ.

GOLD APR 25

Passo al contratto APRILE 2025, in quanto febbraio va in consegna.

Avevo scritto :
“……………in gennaio 2025 ho un segnale che attrae GOLD CASH intorno al prezzo di 2790 per un eventuale doppio massimo, area che eventualmente può essere utilizzata per aprire lo short e per questo motivo cercavo l’acquisto.”

La Lettera aveva provato ad acquistare a 2620 feb fut, ma il prezzo era stato solo sfiorato.

Ora siamo nell’area di doppio massimo e intendo iniziare a prendere le misure per una o più operazioni short.

GOLD è un treno in corsa e ci vuole molta pazienza.

Se prosegue a salire, non vi è uno stop loss con logica grafica; devo quindi cercare una vendita in inversione di barra giornaliera, plurigiornaliera o settimanale ( ma l’ultimo range weekly è 2689 – 2785 e 100 usd sono uno stop loss non adatto a questa Lettera )

Ciò premesso, sin dal mattino di lu 27.1, inserirò i seguenti ordini :

vendo 1 APRILE MICRO GOLD a 2820 con stop loss a 2860
e
vendo 1 APRILE MICRO GOLD in rottura del minimo segnato nei due giorni precedenti ad ogni giorno ( ora sarebbe 2768 di gio 23.1 ) con stop loss 10 usd sopra il massimo che avrà registrato da gio 23.1 in poi ( ora sarebbe 2822 di ve 24.1 + 10 usd = 2832 )

Il secondo ordine sarà da me annullato in caso che venga colpito lo stop loss a 2860, per la regola secondo cui la Lettera, dopo stop loss su un mercato, lo evita per una settimana.

Questa mia operatività è certamente complessa, ma spero comprensibile per i lettori.

Aggiungo infine che su GOLD sto cercando una operazione strategica, che possa durare anche oltre 30 gg e, mediamente, un Mercato, per concedere di sfruttare poi un vero trend, richiede stop loss più ampi dello standard nella fase di apertura delle operazioni.

SILVER MARZO 25

Resta valido quanto scrissi nella precedente :

“SILVER dimostra una evidente minore forza relativa rispetto a GOLD, per la distanza ben maggiore dal top di 34,86 cash e per i top settimanali fortemente in calo.

Sta assumendo sempre maggiore importanza il doppio minimo a 28,75.

Vedremo insieme se sarà utilizzabile prima come stop loss per un acquisto e, possibilmente, poi per una vendita in rottura.

Serve prima che SILVER salga almeno tra 31,5 ( livello colorato in giallo ) e 32,50”

Segnalo sin da ora che in marzo 2025 scadrà un ciclo temporale di medio – alto rilievo, soprattutto se si trattasse di un minimo che si manifestasse tra il top di marzo 2024 ( 25,77 ) e il top di febbraio 2024 ( 23,50 )

Sono livelli talmente lontani che, più che un auspicio, pare una provocazione.

Ma non è così.

DOW JONES INDU CASH

Siamo pienamente nel bimestre che attendevo da tempo per apertura di ribasso su DOW JONES

Dalla settimana 2 – 6 dic ( 45073 ) DJ è molto sceso fino al ………………… ciclo scadente tra lu 6.1 e ve 17.1 , che secondo me era idoneo a far risalire l’azionario U.S.A., …………………..ma non sono riuscito a salire a bordo con un acquisto per ottenere un utile da reinvestire nella operazione di vendita di più ampio respiro, che attendo nei prossimi 15 – 20 gg di trading.

Senza fretta, visto che il segnale coinvolge anche febbraio, cerco di vendere nelle prossime settimane sopra la trend line in essere dal lontano ott 2022 ( da 28660 )

Ho segnato in giallo l’area preferita di vendita.

La recente settimana 21 – 24 gen ( il 20 era chiuso per M. L. King day ) ha spinto altri 1000 punti portando a 2700 la salita dal 13 gen ( 41845, doppio minimo crescente rispetto al 41647, prezzo TRUMP )
– Siamo quindi sopra 44000 cash, che era il requisito minimo per analizzare una possibilità di vendita
– Abbiamo sfiorato il livello 44574 cash che era il minimo del 2 – 6 dic
– Entrando in febbraio, mi piacerebbe molto salire intorno al doppio massimo e, possibilmente, vivere una inversione fruttuosa per la lettera.

NASDAQ 100 CASH

NAS 100 è stato veramente dispettoso perché è sceso a 20538 cash, sfiorando il mio ordine di acquisto e poi è salito similmente a DOW JONES.

In febbraio immagino che sceglierò DJ per aprire uno short, ma da dicembre i due indici azionari hanno un comportamento insolitamente simile.

Vedremo insieme.

Lascio ancora per questa settimana la Nota finale che avete trovato in calce alla precedente N. 106, in quanto due clienti dello studio sono stati particolarmente colpiti dallo scenario da me delineato, nel tempo e nel prezzo.

Ricordo a tutti che è solo una ipotesi, pur frutto di anni di osservazioni.
Se fosse di più, saremmo tutti molto ricchi.

 

“Mi attendo un top da vendere in gennaio per GOLD ( ideale intorno al top assoluto di 2790 ) e tra gennaio e febbraio ( meglio se fosse la prima metà ) sugli indici U.S.A. e questo sarà il focus delle prossime Lettere.

Mi serve che DJ CASH salga almeno a 44000 ( meglio 44500 – sotto il minimo della settimana 2 – 6 dic 2024 ), mentre è molto difficile stimare un obiettivo per NAS 100, che verrà gestito con il tempo, prima che con il prezzo.

Sto cercando una possibilità a rischio contenuto di eseguire prima un acquisto sugli indici azionari U.S.A. per finanziare lo stop loss che, per aprire una operazione strategica, spesso deve essere più ampio del normale, quasi che il Mercato richieda un maggior tributo per sedere al tavolo.”

Leonardo Bodini